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Spessotto (M5S) all’attacco dei sindaci Zoggia e Forcolin che restano favorevoli al progetto

JESOLO «Via del Mare, Zoggia e Forcolin illustrino i declamati benefici dell’opera per i cittadini». La deputata sandonatese del M5S, Arianna Spessotto, va all’attacco dei sindaci di Jesolo e Musile, dopo che l’Autorità Anticorruzione ha avviato le verifiche sull’iter della superstrada a pedaggio tra il casello dell’A4 di Meolo e Jesolo. Sia Zoggia che Forcolin, pur dicendosi favorevoli ai controlli sul piano della legalità, hanno espresso l’augurio che, al termine delle verifiche, si provveda senza indugio a realizzare la grande opera.

«Vorrei chiedere a Zoggia e Forcolin, gli unici tra i sindaci dei Comuni attraversati dall’opera ad aver manifestato il loro appoggio alla costruzione, che spiegassero nel dettaglio quali sono gli ipotetici benefici che la realizzazione della superstrada a pedaggio apporterebbe ai cittadini e ai Comuni interessati dall’opera», attacca Arianna Spessotto, «non è sufficiente declamare, come ha fatto Zoggia, la strategicità dell’opera e il suo essere “vitale per tutta la costa del Veneto”, se non si approfondiscono nel dettaglio i supposti benefici, tanto sbandierati ma mai esplicitati, che tutti i Comuni del litorale avrebbero dalla realizzazione della via del Mare».

La deputata grillina ricorda i dubbi sollevati dai sindaci dell’entroterra. «La Treviso Mare è una strada già ampiamente pagata dai veneti e per questo non ha alcun senso imporre il pedaggio, se non quello finalizzato al profitto», conclude Spessotto, «alla luce dei recenti scandali legati al sistema corruttivo alla base dell’aggiudicazione degli appalti delle grandi opere in Veneto, va ripensato l’intero modello di mobilità sul territorio regionale a favore di soluzioni più sostenibili a vantaggio dei cittadini, che non si esauriscano nella costruzione di nuove autostrade ma che investano nel trasporto intelligente».

Giovanni Monforte

 

Asl 10 nel caos: il Pd all’attacco, ma il centrodestra si schiera con Bramezza

PORTOGRUARO – Sanità ancora nella bufera, mentre il sindaco Antonio Bertoncello chiede la testa del direttore generale dell’Asl 10, Carlo Bramezza, il Pd si compatta mentre il centrodestra si schiera con Bramezza.

«Invece che occuparsi di politica», attacca Bertoncello, «il dottor Bramezza farebbe bene a interessarsi ai tanti problemi esistenti nel territorio a cui non è riuscito a dare risposte concrete, è davvero arrivato il momento per Bramezza di dare le dimissioni dal suo incarico ed eventualmente scegliere altri ruoli che sembrano a lui più congegnali».

A San Donà, il sindaco Andrea Cereser si rivolge al governatore Zaia.  «La giunta regionale dia seguito alla mozione votata all’unanimità dal Consiglio regionale che esprime la volontà unanime di bloccare le schede sanitarie», dice, «in modo da fare chiarezza una volta per tutte. La giunta e soprattutto il presidente Zaia chiariscano da che parte stanno».

L’assessore regionale Daniele Stival, autore della mozione per l’ospedale unico e il blocco delle schede regionali, parla di problema burocratico in merito al fatto che Bramezza abbia già dato avvio alle schede e tolto il primariato di Chirurgia a San Donà a vantaggio di Portogruaro: «Sarà mia cura sapere perché all’atto formale della mozione non sia seguito un atto di indirizzo della giunta regionale per fermare l’attuazione delle schede».

Nel Basso Piave piovono accuse al sindaco di San Donà. Dall’ex vicesindaco Oliviero Leo al consigliere comunale Enrico Fingolo, che imputano al primo cittadino l’appiattimento sulle logiche del Pd e del sindaco di Portogruaro in merito all’ospedale unico.

Il sindaco di Musile Gianluca Forcolin se la prende con il Pd: «Scaricare le colpe politiche sul braccio operativo della Regione, il dottor Bramezza è scorretto e di cattivo gusto. Spieghino invece ai cittadini le mere convenienze elettorali: Portogruaro va al voto nel 2015 e non poteva andarci con la perdita dell’ospedale, sarebbe stato un suicidio politico».

(g.ca.)

 

MEOLO – Autostrada del Mare Meolo- Jesolo: i Comuni scrivono al governatore Zaia per chiedere «con estrema urgenza, prima della pausa estiva, un incontro per conoscere lo stato dell’iter del progetto e per confrontarci sulle necessità infrastrutturali del nostro territorio». La lettera ha come firmatari i Comuni di Meolo, San Donà, Musile, Fossalta, Eraclea, Cavallino- Treporti, nonché Monastier, Roncade, San Biagio, Silea e Treviso. I Comuni firmatari affermano anche che «prima di ogni definitiva decisione, riteniamo necessaria una revisione approfondita delle motivazioni dell’opera in relazione all’impatto e alle esigenze dei Comuni del territorio». La lettera segue un incontro organizzato dal Comune di Meolo, a cui sono stati invitati tutti i sindaci. «La nuova amministrazione ha deciso di riunire tutti i Comuni interessati per aprire un confronto allo scopo di ricercare una posizione condivisa, valutare lo stato attuale dell’opera e possibili soluzioni alternative», spiega Loretta Aliprandi, sindaco di Meolo, «la nostra posizione è contraria alla privatizzazione della Treviso Mare». Hanno firmato pure Comuni di centrodestra, anche se con posizioni più sfumate. «La mia firma vuole essere costruttiva per capire lo stato dell’arte dell’opera e le questioni aperte da qui ai prossimi mesi, in attesa che le note vicende giudiziarie facciano il loro corso», commenta Gianluca Forcolin, sindaco di Musile.

(g.mon.)

 

Gazzettino – Treviso-Mare, altola’ dei sindaci

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1

ago

2014

SANDONATESE   «No alla Via del mare» Altolà dei sindaci a Zaia

GRANDI OPERE Tutti i Comuni scrivono a Zaia per chiedere un incontro. Solo Jesolo si defila

Aliprandi (Meolo): «Va trovata un’alternativa compatibile con il territorio»

UNDICI COMUNI – Il sindaco di Meolo Loretta Aliprandi. L’appello a Zaia sottoscritto da 11 primi cittadini

Tutti i sindaci dei Comuni da Treviso al litorale coinvolti dal progetto della “Via del mare”, scrivono al governatore Luca Zaia per chiedere una revisione dell’opera. E chiedono un incontro urgente, prima della pausa estiva.
L’iniziativa, partita dal sindaco di Meolo Loretta Aliprandi, è stata sottoscritta da 11 amministrazioni comunali: Cavallino Treporti, Eraclea, Fossalta di Piave, Meolo, Monastier di Treviso, Musile di Piave, Roncade, San Biagio di Callalta, San Donà, Silea e Treviso. L’unico a non firmare la richiesta è stato Jesolo, particolarmente interessato alla nuova superstrada che collegherebbe il casello della A4 Meolo-Roncade con la spiaggia jesolana. «Abbiamo deciso di riunire tutti i Comuni coinvolti per aprire un confronto allo scopo di ricercare una posizione comune, valutare lo stato attuale dell’opera e le possibili soluzioni alternative» afferma Loretta Aliprandi.
Il centrosinistra, al governo dopo le recenti elezioni amministrative in quasi tutti i Comuni interessati dalla superstrada a pedaggio, compreso Meolo, è sempre stato contrario alla privatizzazione della Treviso-mare. A questo si aggiungono i recenti scandali che hanno coinvolto due delle tre società (Consorzio “Vie del Mare” e “Adria Infrastrutture”) che dovrebbero realizzare in project financing la nuova opera. «Riteniamo sia doveroso riprendere in esame altre soluzioni maggiormente compatibili con il territorio attraversato» aggiunge Aliprandi.
Ma se non sorprende che il centrosinistra abbia ora i numeri per dire “no” all’autostrada del mare, quello che meraviglia è che anche due Comuni di centrodestra, come Musile e Fossalta di Piave, abbiano aderito alla richiesta a Zaia. «Non si tratta di rifiutare l’opera – dice Sensini, sindaco di Fossalta -. È una richiesta di incontro con i sindaci, mai fatto dalla Regione, perché vogliamo capire bene questo intervento». «È un’occasione per comprendere se l’opera andrà avanti oppure no, anche alla luce delle vicende giudiziarie» sostiene Forcolin, sindaco di Musile.

Emanuela Furlan

 

Nuova Venezia – “Ecco come salvarci dal Piave”

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13

apr

2014

Musile. L’ingegner D’Alpaos: invaso a Falzè e casse di espansione sul Montello, tutto il resto non serve

MUSILE – Per salvare il Sandonatese dal rischio di una esondazione del Piave è necessario realizzare l’invaso di Falzè (a Sernaglia, là dove il Piave sbuca nell’alta pianura), da accompagnare a una cassa di espansione sulle Grave di Ciano, sul Montello. Per il professor Luigi D’Alpaos, uno dei massimi esperti di ingegneria idraulica, rimane questo l’unico intervento davvero risolutivo per scongiurare il rischio che il Basso Piave possa rivivere l’incubo dell’alluvione del 1966. D’Alpaos lo ha ribadito a Musile, dove ha partecipato a unconvegno delPdlocale. Un intervento in cui D’Alpaos non le ha risparmiate, attaccando la politica, la classe tecnica, nonché un certo ambientalismo «della domenica».Unchiaro riferimento a chi da anni con varie motivazioni si batte contro la diga di Falzè, tanto osteggiata a monte quanto per D’Alpaos necessaria per il Basso Piave. Eil professore lo haspiegato a Musile, partendo dalla constatazione che oggi nel Basso Piave il fiume non può sopportare più di 3 mila metri cubi al secondo (mc/s) di acqua. D’Alpaos ha spiegato che i modellimatematici dimostrano l’insufficienza delle soluzioni alternative: le casse di espansione a Ponte di Piave o sulle Grave di Papadopoli. Quindi la proposta. Per il professore si potrebbe realizzare il cosiddetto «Falzè basso», ovvero un invaso da 40 milioni di mc/s contro i 90 previsti dall’idea originaria del bacino di laminazione (il «Falzè alto»), più impattante. «L’effetto che avremmo con un Falzè basso associandovi una cassa di espansione sulle Grave di Ciano», ha spiegato D’Alpaos, «farebbe scendere sotto i 3 mila mc/s il colmo di piena a San Donà, facendo sì che il fiume possa scorrere nel suo alveo senza esondare». D’ Alpaos ha ribadito che questa soluzione non avrebbe un maggiore impatto ambientale. E poi si è rivolto ai politici: «Decidetevi e fatelo con saggezza senza farvi condizionare dalla conta dei voti». Al convegno è intervenuto anche Sergio Grego, direttore del Consorzio di bonifica Veneto Orientale, che ha illustrato il delicato lavoroche l’ente svolge per la sicurezza idraulica di un territorio in gran parte sotto il livello del mare. Un lavoro di cui si è avuta testimonianza durante l’emergenza di fine gennaio scorso, quando ci si è trovati a gestire una piena che ha fatto transitare un quantitativo d’acqua pari a due volte la capienza del Vajont. Grego ha ricordato che il consorzio ha predisposto un piano strategico di interventi sulle opere di bonifica da 40 milioni di euro, di cui 6 di massima priorità. Mentre, secondo una stima, per rialzare tutte le arginature dei canali di media importanza servirebbero circa 200 milioni di euro. Soldi che, ovviamente, dovrebbero arrivare dagli enti. «Se la Regione ci desse 4 milioni di euro all’anno, in dieci anni noi e il Genio Civile saremmo in grado di rialzare gli argini e scavare i canali nelle situazioni più urgenti», ha concluso Grego.

Giovanni Monforte

 

Appello dei sindaci alla Regione  «Confermi i fondi»

MUSILE. «Alla Conferenza dei sindaci l’assessore regionale Conte ha fatto alcune promesse. Spero che le mantenga e sia destinata a questo territorio l’attenzione che merita». A lanciare l’appello, durante il convegno di Musile, è stato il primo cittadino di Eraclea, Giorgio Talon, delegato della conferenza dei sindaci per le questioni idrauliche. Una problematica che la Conferenza ha classificato come il primo dei tre progetti strategici per il territorio. Talon ha ricordato il piano elaborato nel 2013 che, all’interno di un pacchetto più ampio, individua 6 interventi da 6milioni di euro considerati prioritari per la messa in sicurezza del territorio. Il problema però è la mancanza di fondi regionali. «Sul piano della disponibilità finanziaria siamo sempre al punto di partenza. Da parte della politica regionale serve dare un segnale chiaro di cambio di direzione», ha commentato il consigliere regionale Pd, Bruno Pigozzo.

(g.mon.)

 

PENDOLARI Aggiustamenti all’orario cadenzato. I sindaci: «Altri nodi da sciogliere»

QUARTO D’ALTINO – Compiuti dei passi avanti, ma sull’orario cadenzato ci sono ancora nodi da sciogliere.
Dopo l’incontro con l’assessore regionale Renato Chisso nella sede di Veneto Strade, i sindaci dei Comuni lungo la tratta ferroviaria Venezia-Portogruaro promettono di mantenere alta l’attenzione sulle situazioni non ancora risolte.

«Abbiamo chiesto di riflettere su alcuni temi, in particolare manderemo una nota sul problema della cancellazione di alcune corse prevista al termine del periodo scolastico perché non si tratta di corse utilizzate principalmente da studenti».

All’incontro erano presenti i primi cittadini di Quarto d’Altino Silvia Conte, con l’assessore Radames Favaro, di Marcon Andrea Follini e di Meolo Michele Basso, oltre al vicesindaco di San Stino Mauro Marchiori e quello di Portogruaro Luigi Villotta, e gli assessori Francesca Zottis, di San Donà, e Alferio Persico di Musile.

«Abbiamo avuto buone notizie, come il ripristino del treno di mezzogiorno e il raddoppio dell’autobus nella notte tra sabato e domenica, e ci ritroveremo ancora a maggio per continuare a discuterne – continuano i sindaci -. Però si tratta di un tamponamento di una situazione di emergenza: non sono stati stanziati dei soldi e non c’è chiarezza sulle risorse anche per il problema dei sottopassi e delle pensiline. E poi resta aperto il problema del fine settimana».

All’incontro è stato ammesso anche un rappresentante del comitato dei pendolari di Quarto d’Altino e del Veneto Orientale, Nicola Nucera, che ha presentato una proposta di modifica di una corsa serale.

«Il treno delle 22.41 non va bene né per chi lavora, nè per chi è a Venezia o Mestre per svago – affermano i pendolari -. Proponiamo quindi di sopprimere la corsa del bus in partenza da Venezia e di ritardare la partenza del Regionale Veloce dalle 22.41 alle 23.11, facendolo fermare in tutte le stazioni fino a Portogruaro per poi farlo proseguire per Trieste». Regione e Rfi hanno promesso di valutare la possibilità di attuare tale modifica.

«Restiamo però preoccupati per il fine settimana e la notte – concludono i pendolari -. La rilevazione della frequentazione delle corse dopo mezzanotte potrebbero non rappresentare la vera potenzialità del servizio. Da quando il treno è stato sostituito con un autobus che, per andare a Portogruaro, impiega più di due ore, tante persone hanno smesso di prenderlo».

Melody Fusaro

 

Gazzettino – Treni, per Bassano e Portogruaro si cambia

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1

apr

2014

Aggiustamenti all’orario cadenzato, col raddoppio di un servizio bus notturno per venire incontro a pendolari e turisti.

Ancora aggiustamenti all’orario cadenzato sulle linee Venezia-Portogruaro e Venezia-Bassano. Nel doppio incontro di ieri pomeriggio nella sede di Veneto Strade sono proseguite le trattative tra Regione, Rfi e sindaci, in rappresentanza dei pendolari delle due linee. A partire dall’autobus notturno in partenza alle 0,20 da Venezia in direzione Portogruaro, oggetto delle contestazioni di pendolari e turisti che più volte sono rimasti a piedi in piazzale Roma. La Regione ha quindi deciso di raddoppiare, a partire dalla prossima settimana, il servizio della notte tra sabato e domenica facendo partire due autobus.

«I problemi si sono verificati in casi particolari, come San Valentino, l’8 marzo e domenica scorsa – spiega l’assessore regonale ai trasporti Renato Chisso – Per questo abbiamo deciso di lavorare su eventi eccezionali, sul periodo di Pasqua e sull’estate. Inoltre abbiamo chiesto agli albergatori di comunicarci con un giorno di anticipo la presenza di gruppi intenzionati a rientrare in orario notturno».

Sulla stessa linea, comunicata inoltre l’aggiunta, a partire dal 18 maggio, di una corsa in partenza da Portogruaro alle 12,06 che poi riparte da Venezia Mestre alle 13,57. Confermata infine la decisione di anticipare alle 4,13 il treno delle 4,30.

Risposte positive anche per la linea Venezia-Bassano. Tutti gli autobus tra le 6 e le 8 del mattino diventeranno treni e fermeranno quindi anche a Spinea e Salzano. È stata inoltre introdotta una corsa con tappa a Salzano alle 7,14 in direzione Venezia.

I sindaci della tratta per Portogruaro parlano di piccoli passi avanti e tengono alta la guardia sui disagi per i turnisti in difficoltà nel fine settimana: «Continua ad esserci un confronto ed è positivo – commentano – Però i dati sulla frequentazione sono poco chiari, soprattutto per quello delle 0,36 che l’anno scorso è stato soppresso 100 volte». Delusi invece i pendolari che speravano nel ripristino dei treni notturni.

E sul tema interviene anche il vice presidente del gruppo Pd alla Camera, Andrea Martella, che proprio ieri ha annunciato di aver presentato al ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi un’interrogazione sui disagi che si sono registrati nella notte tra sabato e domenica scorse a bordo del bus sostitutivo che collega Venezia a Portogruaro chiedendogli di promuovere un tavolo di confronto tra Trenitalia e Regione con comitati dei viaggiatori e organizzazioni di categoria. «Non passa giorno senza che l’assessore regionale ai trasporti minimizzi la portata dei disagi o che, alla mal parata, scarichi le colpe altrove». scrive Martella. «Sono solo parole – replica Chisso – Ho già risposto con i fatti raddoppiando il servizio nella notte critica».

 

GAZZETTINO – VENEZIA-PORTOGRUARO

Pendolari preoccupati nonostante la modifica per la corsa notturna. Ore 0.20, raddoppiano i bus sostitutivi.

Raddoppia il servizio di autobus sostitutivi nella notte tra sabato e domenica. Lo ha annunciato ieri l’assessore regionale Renato Chisso durante l’incontro con i sindaci e gli amministratori della linea dei Comuni sulla linea Venezia Portogruaro. Dopo i disagi registrati in diverse occasioni con l’autobus sostitutivo, la Regione ha deciso di aggiungere un altro pullman, sempre in partenza alle 00,20, nella notte tra sabato e domenica nel periodo di Pasqua e per tutta l’estate. Sul tema ieri è intervenuto anche il vicepresidente del Pd alla Camera, Andrea Martella, che con un’interrogazione al ministro Lupi ha criticato l’operato della Regione chiedendo l’intervento del ministero per evitare disservizi e disagi per i pendolari. Tra le modifiche all’orario cadenzato, Chisso ha comunicato anche l’intenzione di aggiungere dal lunedì al venerdì una corsa in partenza da Portogruaro alle 12,06 che poi riparte dalla stazione di Mestre alle 13,57. Confermata infine la decisione di anticipare alle 4,13 il treno delle 4,30 per Venezia.

All’incontro erano presenti sindaco e assessore di Quarto d’Altino, i sindaci di Marcon e Meolo, il vicesindaco di San Stino e gli assessori alla mobilità dei comuni di San Donà, Musile e Portogruaro. «Sono stati fatti dei piccoli passi avanti e il confronto resta aperto – commentano – ma rimangono i problemi dei fine settimana e della cancellazione di alcuni treni al termine del periodo scolastico, corse utilizzate in realtà anche dai lavoratori».

All’incontro era presente anche Nicola Nucera, in rappresentanza dei Comitati dei pendolari del Veneto Orientale e di Quarto d’Altino che ha presentato una proposta di modifica dell’orario per il treno delle 22.41 da Venezia. I più delusi sono i comitati: «Siamo preoccupati per il mancato ripristino dei treni notturni e per l’assenza di risposte sulle corse nei giorni festivi».

Risposte positive alle richieste per la Venezia-Bassano. Tutti gli autobus tra le 6 e le 8 del mattino diventeranno treni e fermeranno anche a Spinea e Salzano. È stata inoltre introdotta una corsa con tappa a Salzano alle 7,14 in direzione Venezia.

(M.Fus.)

 

LE INFRASTRUTTURE »ALTA VELOCITÀ VENEZIA-TRIESTE

I sindaci del Veneto Orientale: positivo l’abbandono del tracciato litoraneo, ma non si ripetano gli errori del passato

Costa (Porto): «Lupi ha colto l’interesse della nazione. Adesso usiamo bene il denaro»

MESTRE. Alta Velocità Venezia-Trieste, i sindaci del Veneto Orientale esultano per la bocciatura definitiva del tracciato litoraneo. Ma in vista della stesura del nuovo progetto, che riguarderà prima l’ammodernamento (stanziato dal governo 1 miliardo e 800 milioni di euro) e poi l’eventuale raddoppio della linea attuale, i Comuni chiedono che si apra subito il confronto con il territorio, per non ripetere gli errori del passato.

«È positivo l’abbandono del progetto di tracciato basso. Ma ora chiediamo di essere coinvolti fin da subito nella valutazione degli aspetti economici e dell’impatto ambientale e sociale della nuova progettazione», commenta Andrea Cereser (Pd), presidente della conferenza dei sindaci del Veneto Orientale e primo cittadino di San Donà, «se i Comuni fossero stati coinvolti prima, non sarebbero state sprecate ingenti risorse per il tracciato basso».

Le sindache di Quarto d’Altino e Roncade, Silvia Conte e Simonetta Rubinato, indicano già il percorso da seguire: «Ci aspettiamo che venga predisposto il progetto preliminare della modernizzazione della linea esistente con il metodo del dibattito pubblico, sull’esempio della Francia», dicono le due esponenti del Pd, «in modo da concertare l’intervento con il territorio, evitando ulteriore spreco di tempo e di risorse».

«Esprimo grande soddisfazione per la pietra tombale posta sul tracciato litoraneo della Tav», aggiunge Gianluca Forcolin, sindaco leghista di Musile, «condivido la posizione del governatore Zaia e lo ringrazio per il grande lavoro svolto. Apprezzo pure le dichiarazioni del ministro Lupi sul riutilizzo produttivo delle risorse risparmiate dal tracciato litoraneo. La buona politica, che ascolta il territorio, porta sempre a soluzioni sensate».

L’unica voce dissonante arriva da Meolo. «Sono preoccupato», spiega il sindaco Michele Basso (Forza Italia), «perché con la soluzione di ammodernamento, o ancora peggio di quadruplicamento della linea esistente, nel nostro Comune si mettono in allarme numerosi cittadini che hanno abitazioni che distano pochi metri dalla linea. Si mettono anche in pericolo gli edifici scolastici che si trovano entro la fascia di sicurezza dei 200 metri dalla linea». Basso ha già riallacciato il confronto con il comitato civico che, nel 2012, aveva raccolto più di 3 mila firme contro l’ipotesi in affiancamento.

«Finalmente bisogna dare atto al ministro Lupi di aver colto l’interesse nazionale in gioco», commenta Paolo Costa, presidente del Porto di Venezia, «adesso si tratta di utilizzare bene il miliardo e 800 milioni e questo dipende dalla definizione di un cronoprogramma serio, che consenta di rispettare gli impegni assunti con l’Europa e ancor più dalla soluzione che verrà trovata per il nodo di Mestre».

Giovanni Monforte

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La Cia esulta: «Grande vittoria»

Quaggio: «La Regione si è resa conto di quanto era devastante l’ipotesi balneare»

QUARTO D’ALTINO. Sono loro i grandi vincitori della battaglia, durata quattro anni, contro il tracciato litoraneo: gli agricoltori di Cia Venezia, di Confagricoltura e di Copagri che, insieme a Legambiente, hanno dato vita al comitato «L’Altra Tav» e non hanno esitato a scendere in strada con i trattori.

«È una vittoria su tutti i fronti. Le parole di Lupi sull’abbandono del tracciato balneare e sull’ampliamento della linea esistente rispecchiano totalmente la battaglia che stiamo conducendo da anni», commenta Paolo Quaggio, presidente di Cia Venezia, «è importante che la Regione si sia resa conto di quanto fosse devastante per il territorio l’ipotesi balneare». Per Quaggio è stata decisiva la risposta del territorio: seria, responsabile e mai ideologica.

«Ci siamo mossi con compattezza e grazie anche alla collaborazione con Confagricoltura Venezia, Copagri e Legambiente abbiamo richiamato alle sue responsabilità la Regione», conclude il presidente di Cia Venezia, «siamo consapevoli dell’importanza dello sviluppo, della circolazione delle persone e delle merci, opporci tout-court alla realizzazione della Tav sarebbe stato miope. Il nostro era un no a un tracciato con forte impatto ambientale dal punto delle interferenze con la rete idrografica, idrogeologica, naturalistica, senza contare i costi eccessivi e il consumo di territorio agricolo. Continueremo ad accompagnare il progetto anche in questa nuova fase, perché questa vittoria è frutto proprio della collaborazione e del confronto».

Da Roma si fanno sentire anche i deputati veneti. «Ha prevalso alla fine il buon senso. Auspico adesso che “l’altra Tav” divenga presto realtà, dando avvio immediato alla progettazione e realizzazione nella certezza delle risorse disponibili, senza che passino anni come il collegamento della stazione di Mestre con l’aeroporto, il cui progetto era stato deliberato dal Comune di Venezia nel 2004», commenta Michele Mognato (Pd), «è necessario da subito coinvolgere tutti i Comuni interessati per una progettazione condivisa al fine di superare tutte le ulteriori criticità che si possono presentare».

«Questa vittoria crei un precedente per continuare a condividere. L’auspicio è che, per il nuovo progetto, si continui con lo stesso approccio di condivisione con il territorio», aggiunge il leghista Emanuele Prataviera.

(g.mon.)

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Gazzettino – San Dona’. Ore contate per la discarica.

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31

gen

2014

CALVECCHIA  – Assemblea nella frazione che da 18 anni si batte per la chiusura

Cereser: «Non c’è più posto. Aumentare la differenziata per contenere i costi»

«Ultimi mesi, forse ultime settimane, di attività per la discarica di Calvecchia». Lo ha annunciato il sindaco Andrea Cereser mercoledì sera nell’incontro con oltre cento cittadini della frazione.

«La Regione Veneto non consente di portare altri rifiuti – precisa il sindaco -. Con l’aumento della differenziata i conferimenti in discarica si sono ridotti a un paio di camion al giorno e lo spazio è quasi esaurito. Si tratta di un vantaggio dal punto di vista ambientale, ma dovremo pagare una quota in più per lo smaltimento dei rifiuti. L’aumento dei costi può essere però compensato con un aumento della differenziata, già al 76 per cento, salendo di altri dieci punti». Le lamentele dei residenti dovute alla discarica riguardano odori nauseabondi che interessano anche Mussetta, oltre al mancato funzionamento della torcia che brucia i biogas dal giugno dello scorso anno. «Dal primo gennaio ho già ucciso 16 pantegane – sbotta Albano Mattiuzzo del comitato della discarica di via Silos -. L’amministrazione ha provveduto allo sfalcio dell’erba e alla derattizzazione lo scorso ottobre, ma per tutto l’anno precedente non era mai stata fatto nulla». Secondo Mattiuzzo, applaudito dall’assemblea, a mancare finora è stata una certa tempestività negli interventi. «Ogni mese ci sono controlli – spiega l’assessore all’Ambiente Luigi Trevisiol -. La concentrazione di metano, che alimenta la torcia, è scesa al 32 per cento poichè non vengono più conferiti rifiuti organici, e gli spegnimenti sono dovuti all’assenza di rilascio di sostanze inquinanti nell’atmosfera».

Il futuro della discarica esausta verrà garantito dai fondi accantonati allo scopo, «6 milioni di euro che serviranno per i prossimi 30 anni – precisa ancora Trevisiol -. I tempi della chiusura saranno definiti in base alla capacità di conferimento, interessando anche i comuni di Musile, Noventa e Fossalta, con l’utilizzo di altri siti». La destinazione dei rifiuti potrebbe ora essere Fusina, a Venezia.

Altre segnalazioni da parte dei residenti riguardano la mancanza di collegamento Adsl, lo stato precario delle zone verdi nonché, come sottolineato da Federico De Pieri e Luigi Falco, i punti neri della viabilità che interessano le vie Piveran, Degli Esposti, Boemia e Danubio.

Davide De Bortoli

 

Nuova Venezia – Treni, un giorno d’inferno

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17

dic

2013

Guasti, soppressioni, morta d’infarto e gravi ritardi

Guasto e nuovi orari i treni vanno in tilt

Disastro nel primo giorno del cadenzato: sulla Venezia-Padova il gelo paralizza i convogli

Al mattino ritardi di un’ora. In serata a Vigonza donna muore in un vagone, nuovi disagi

VENEZIA – È partito con il piede sbagliato il primo giorno infrasettimanale dell’orario cadenzato: un lunedì nero per Trenitalia e soprattutto per i pendolari: ritardi su ritardi, treni che non arrivano, coincidenze che saltano vagoni sovraffollati, abbonati stipati e schiacciati come sardine. Una serie di fattori si sono sovrapposti negli orari di punta, al mattino e alla sera: prima un guasto avvenuto tra le 5.30 e le 6 del mattino nella tratta Padova-Mestre, tra le stazioni di Dolo e Vigonza, per la difficoltà dei convogli a captare l’energia elettrica. Verso le 17, invece, una donna è morta a bordo di un treno all’altezza di Vigonza, fatto che ha provocato ennesimi ritardi fino all’ora di cena. Cronaca, dunque, di una giornata convulsa, iniziata male e finita peggio. Tanto che l’assessore regionale, Renato Chisso, a metà pomeriggio ha dichiarato che «il battesimo del sistema di trasporto ferroviario su ferro non è stato certo soddisfacente. Anzi è andato male, a causa di malfunzionamenti nei servizi resi da Trenitalia e dei conseguenti contraccolpi a catena». Venezia-Padova. Mattinata di passione per chi si è dovuto spostare, ieri mattina, lungo la tratta tra Venezia-Padova, rallentata dalle sei del mattino, a causa – spiega Trenitalia – delle difficoltà di captazione di energia elettrica da parte del treno regionale 20800 Venezia-Verona, tra le stazioni di Dolo e Vigonza. Può darsi che le linee aeree fossero ghiacciate o umide, treni merci ne erano passati pochi, per cui i materiali più sensibili possono averne risentito. Il risultato però, non è cambiato: disagi a catena, 14 treni regionali hanno registrato tra i 20 e i 60 minuti di ritardo e 6 sono stati cancellati. Sul sito trenitado.org, realizzato da studenti del Triveneto che calcolano il tempo perduto a causa di Trenitalia, i commenti linkati su twitter si sono sprecati. Tantissimi si sono lamentati per via del sovraffollamento dei treni, delle modalità di viaggio, delle coincidenze saltate. Al mattino la circolazione, è ripresa nella normalità poco dopo le 9, ma la fascia oraria più delicata, era andata oramai male. Tragedia in treno. Il convoglio che ha mandato in tilt la circolazione, ieri pomeriggio, è stato il Venezia-Vicenza, ancora una volta nella tratta Venezia-Padova. All’altezza di Vigonza, in un treno che viaggiava sulla linea “storica”, una donna anziana si è sentita male. A nulla sono valsi i tentativi di rianimarla: Maria Laura Latini, 77 anni, nativa di Ascoli Piceno ma residente a Cavallino, non ce l’ha fatta. Ai soccorritori, non è rimasto che constatare il decesso. Ritardi anche di quaranta minuti, a catena, come al mattino.

A catalizzare lamentele dei pendolari di tutta la Regione, il sito del comitato pendolari del Veneto Orientale, che ieri ha raccolto testimonianze di viaggiatori che si sono cimentati su tutte le linee: «Il treno da Treviso a Padova», spiega un pendolare, «è un unico minuetto striminzito per una tratta che prima ne aveva uno multipiano da cinque vagoni». Un’operatrice sanitaria di Treviso, che da poco si è trasferita a Preganziol proprio per riuscire ad arrivare all’ospedale Fatebenefratelli in orario, racconta tutta la sua disperazione. Mestre-Santa Lucia. Centro dei rallentamenti di mezza regione, la stazione veneziana, dove pendolari e studenti cambiano treno e tratta per tornare a casa o per recarsi al lavoro o all’università. Trenitalia aveva predisposto dei servizi sostitutivi di autobus nel caso ce ne fosse stato bisogno. A Quarto d’Altino, ad esempio, dove convergono pendolari anche della zona della Marca, c’era un autobus fermo, in attesa di istruzioni. L’autista non ha detto molto, tranne che era lì qualora fosse stato necessario. Dopo qualche ora, è ripartito vuoto. Eppure di convogli sovraffollati, ce n’erano eccome ieri. Bellunese. Non è andata meglio per le linee del bellunese, che pure l’assessore regionale ha promesso rivisiterà entro l’estate, inserendo se possibile almeno un diretto Venezia-Calalzo. Se la mattinata, a differenza che tra Padova Mestre e Verona, è stata sufficientemente tranquilla con treni però iper affollati (e ritardi cronicizzati), il pomeriggio è stata una disfatta. Padova-Belluno e Belluno-Padova in ritardo: un treno che doveva partire da Belluno alle 16.48, alle 17.35 era ancora fermo a Sedico ad attendere la coincidenza che veniva da Padova nel senso opposto, mentre un convoglio diretto da Belluno a Venezia del tardo pomeriggio, ha portato addirittura 51 minuti di ritardo. I gruppi Treni per Belluno e Binari Quotidiani, hanno commentato amaramente, con la speranza, però, che dopo la prima settimana di rodaggio, la situazione migliori e le coincidenze vengano rispettate.

Marta Artico

 

L’assessore Chisso ammette «Battesimo andato male»

La Regione: «Giornata nera, da cancellare».

Lanciato un appello a Trenitalia perché i disagi non si ripetano.

Ruzzante, Pigozzo e Pettenò: «Orario da rivedere»

VENEZIA – Giornata nera, da cancellare. Tutti d’accordo. Con l’assessore Renato Chisso profondamente deluso e arrabbiato con Trenitalia che mette a disposizione un numero verde per raccogliere le proteste dei pendolari. Il guasto tecnico che ha mandato in tilt dalle 5,30 alle 9 i treni sulla Padova-Mestre è assai banale: problemi alla linea elettrica, con il pantografo che non riceve corrente dai cavi elettrici paralizzati dal gelo. Non è la prima volta e non sarà l’ultima: il ghiaccio e la neve bloccano sia gli Etr dell’Alta velocità sia i Taf regionali. Se le opposizioni con Pigozzo e Ruzzante (Pd) e Pettenò (Sv) parlano di pessimo esordio dell’orario cadenzato, l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso si arrende di fronte all’ennesimo black out e ammette: «Il battesimo del sistema di trasporto ferroviario su ferro non è stato certo soddisfacente. Anzi è andato male, a causa di malfunzionamenti nei servizi resi da Trenitalia e dei conseguenti contraccolpi a catena. Io però credo in quello che il suo amministratore delegato (Mauro Moretti ndr) ha definito il migliore standard di servizio a livello europeo e, nell’invitare tutti gli utenti a segnalare criticità e a inviarci suggerimenti, attendo che chi svolge il servizio lo assicuri così come è stato assieme stabilito che debba funzionare», spiega l’assessore veneto. Chisso è contrariato perché il bilancio dei primi due giorni di servizio cadenzato è pessimo, soprattutto ieri che rappresentava il battesimo del fuoco. «Siamo tutti di fronte ad un sistema nuovo, ma al momento non possiamo valutarlo nella sua funzionalità proprio a causa di queste disfunzioni, che sarebbero capitate anche con il vecchio sistema», ha detto Chisso, «mi auguro però che non si ripetano, non di questa entità ed estensione, e soprattutto chiedo che si capisca alla radice quali ne sono state le cause remote e vi si ponga rimedio. Un servizio ferroviario non può vivere con le fragilità che oggi abbiamo constatato, anche se so dell’impegno profuso da tutti gli addetti al lavoro per limitare i disagi e per garantire il ritorno alla normalità. A chi continua a speculare dico solo che far funzionare i treni non è una scelta politica, di destra o di sinistra, ma un dovere di tutti, Trenitalia in testa, che va tenuta sotto pressione», conclude Chisso. Diversa la lettura di Pietrangelo Pettenò (Sv): «Chiediamo che il nuovo orario venga rivisto per andare incontro alle esigenze dei pendolari, che siano investiti più soldi per acquistare nuovi treni e che l’assessore venga in Commissione a spiegare i continui disguidi». Pigozzo e Ruzzante (Pd) rincarano la dose: «Ritardi pesanti, tagli di corse, carrozze strapiene, pendolari sul piede di guerra: L’esordio dell’orario cadenzato è pessimo. Eppure per mesi abbiamo chiesto che l’assessore Chisso e il presidente Zaia aprissero occhi ed orecchie alle tante segnalazioni dei territori sui probabili ed ulteriori disagi che il nuovo orario avrebbe provocato».

 

LA DIREZIONE DI TRENITALIA VENETO

«Il freddo ha bloccato la linea elettrica»

Giaconia si difende: ci scusiamo con tutti, sono problemi che capitano in inverno

VENEZIA – Tutta colpa del freddo. Che ha creato problemi alla linea elettrica dei treni. Maria Annunziata Giaconia, direttrice per il Veneto di Trenitalia, non ha dubbi: il guasto è di natura tecnica e non va confuso con l’introduzione dell’orario cadenzato entrato in vigore domenica scorsa, una vera rivoluzione del trasporto pubblico ferroviario. «Ci sono stati problemi alla linea elettrica e il pantografo non riusciva a catturare l’energia: il primo treno regionale della Tav partito alle 5 del mattino si è messo in moto con grande difficoltà e pensavamo che la linea fosse stata ripulita dal ghiaccio, invece il secondo convoglio si è bloccato a Vigonza. Uno stop dalle 5,30 alle 9 del mattino», spiega la Giaconia. «Sono problemi che si verificano nelle giornate invernali: la brina, il ghiaccio, la neve non danno tregua non solo in Veneto ma in tutt’Italia. Per fortuna si sono accumulati ritardi sull’ordine di 15-20 minuti ma non c’è stato il black out generale perché sui binari dell’alta velocità abbiamo fatto circolare gli altri convogli». E la rivoluzione dell’orario cadenzato? «Dopo due giorni è difficile fare un bilancio ma posso dire che stiamo monitorando 3-4 linee per capire se ci sono stati dei cambiamenti profondi da parte degli utenti. Sulla Schio-Vicenza i segnali sono importanti ma ci vuole almeno un mese per capire se l’orario cadenzato ha migliorato la qualità del servizio, come tutti ci auguriamo», dice Maria Giaconia. Se Trenitalia è finita sul banco degli imputati con l’assessore Chisso che invoca il rispetto degli accordi firmati con la Regione, c’è un altro soggetto coinvolto: Sistemi Territoriali guidata da Michele Gambato, che ha fornito i 12 nuovi treni Stadler entrati in funzione il 15 dicembre con l’orario cadenzato. «Il guasto non ha coinvolto i nostri mezzi, ci mancherebbe altro. Si tratta dei Tav regionali a due piani che continuano a farci soffrire», dice Gambato. «Ma la qualità del servizio in Veneto è nella media europea, con punte di eccellenza, costi molto bassi per i pendolari e incidenti che si contano sulle dita di una mano. Non ci dobbiamo lamentare anche se i ritardi danno fastidio, ma il passo in avanti con il nuovo orario sarà davvero notevole». Infine, per segnalare disagi, si può chiamare il numero verde gratuito 800042822.

 

TRASPORTI NEL CAOS»VENEZIA

«Con questi orari dovremo usare l’auto»

L’ira di turnisti e studenti: orari assurdi, siamo costretti a svegliarci all’alba. Lavoratori e famiglie sono penalizzati

MESTRE – In tanti, con il nuovo orario cadenzato, ammettono di avere problemi con l’orario lavorativo e di dover prendere l’auto, specialmente chi si dirige verso la città lagunare. Ieri mattina, nella stazione di Quarto d’Altino, in tanti avevano l’amaro in bocca.

«Da inizio settimana arrivo mezzora in ritardo», racconta Marco Natella, di Musile di Piave, «il sabato un’ora e mezza e alla domenica due. Ho fatto anche il conto di quanti chilometri in più faccio. Solo di festività, sono 400 chilometri in più al mese, che son soldi e pesano nel bilancio familiare». Prosegue: «E con la neve e il ghiaccio? La nebbia? Senza contare che in famiglia, lavoro solo io. Il mio treno, quello che partiva alle 4.13 da Portogruaro, dicono che l’hanno posticipato, in verità è defunto perché del vecchio treno, non è rimasto più nulla, né il numero, né l’ora. Adesso dovrò parlare con l’impresa per la quale lavoro all’ospedale civile di Venezia e vedere cosa si può fare». Chiosa: «Domenica, solo da San Donà, dieci persone hanno preso l’auto».

Anna Toffolo lavora per una impresa di pulizie a Marghera. «Adesso prendo il treno delle 5.17», racconta, «prima prendevo quello delle 4.53, devo iniziare alle 5.30 ma ho iniziato più tardi, per fortuna non lavoro il fine settimana. Sono preoccupata anche per mio figlio, prima arrivava a scuola alle 7.50, adesso con il treno fa più tardi, altrimenti dovrebbe prenderne uno troppo presto, ma già si sveglia all’alba. Ci sono diversi genitori con i figli che frequentano il Barbarigo di Venezia, che hanno questo problema». «Da domenica», spiega Luciano Ferro, rappresentante dei pendolari, «quando sono di turno nel fine settimana prendo l’auto. Il che significa non solo spendere denaro di benzina oltre a pagare l’abbonamento, ma anche andare a parcheggiare a Campalto, pigliare un autobus e poi di nuovo un altro mezzo verso Venezia».

«Gli orari che si sono inventati sono assurdi», commenta Lorianna Spinadin, «andando avanti così, gireranno i treni vuoti e la gente userà sempre di più l’auto. È un problema che riguarda tutti: anche chi dice che i suoi orari non sono stati toccati, in verità sbaglia, perché è tutto collegato. Senza contare che oramai tutti lavorano il sabato e la domenica, i turnisti aumenteranno anziché diminuire».

Sara Folin, è di Musile di Piave: «Questi orari penalizzano le famiglie», racconta, «mio marito non ha più i treni di prima, questo significa che torna dopo, deve recuperare i ritardi, non può andare a prendere almeno uno dei nostri figli e devo chiedere aiuto, portarlo alla suocera, senza contare il denaro che si spende in più in auto e che pesa nell’economia familiare».

«Io lavoro allo Iuav», racconta Mario Florian», che tutti i giorni da Quarto va a Venezia, «e ho anche dei problemi di deambulazione. Sono responsabile della chiusura di una sede, per cui se i professori si fermano devo aspettare che escano, a quel punto anche facendo il prima possibile, non arrivo a prendere l’ultimo treno. Abito qui da 28 anni e degli orari peggiori di questi, non li ho mai visti».

Salvatore Scribano, lavora nell’orchestra della Fenice: «Parlo per me, ma anche per la categoria delle sarte della Fenice. Intanto domando: come si fa a togliere treno delle 14.45? Come si arriva vicino a San Marco? Io lavoro nel coro, sono più elastico, ma la sera? Adesso il prenotturno è alle 22.11, ma chi lo piglia? Non serve a nessuno mezzora dopo, si deve andare in auto. E sono soldi, parcheggio, benzina. Io non ho la macchina, la usano i miei familiari, che faccio? Quelli che guidano il pullman sostitutivo a mezzanotte e venti, spengono pure le luci per non farsi vedere». Chiosa: «La sera, siamo totalmente disperati. E i camerieri? E chi lavora a San Marco? C’è gente che viene da San Cipriano fin qui in stazione a prendere il treno».

Marta Artico

 

Bloccati i lavoratori del teatro La Fenice «Non possiamo anticipare gli spettacoli»

VENEZIA. Dei 315 dipendenti della Fenice, tra artisti e tecnici, quasi nessuno risiede a Venezia. Per tutti quindi i treni delle 23.18 e delle 23.56 erano fondamentali per tornare a casa. «È quasi impossibile riuscire a prendere quello delle 23.04», sbotta Manuela Marchetto, “alto” del coro della Fenice, «Le opere iniziano alle 19 e solo in alcuni casi finiscono alle 22.30. Poi ci sono gli applausi, bisogna cambiarsi e fare il tragitto fino alla stazione. Qualche settimana fa per esempio tutti siamo saliti sul treno delle 23.56. Con il taglio degli ultimi due treni possiamo solo venire in auto». C’è chi ha provato a ipotizzare di anticipare alle 18 l’inizio degli spettacoli, ma si andrebbe a colpire pesantemente il pubblico. «È già troppo presto iniziare alle 19», sostiene Luciano Tegon, macchinista alla Fenice. «È stato anche tolto un treno tra le 22 e le 23», prosegue Manuela Marchetto, «e di mattina il buco è stato ampliato. Ora dalle 10.15 alle 12 non ci sono treni per tornare a Treviso». Il sovrintendente del Teatro La Fenice di Venezia, Cristiano Chiarot, e il presidente del Teatro Stabile del Veneto, Angelo Tabaro hanno incontrato alcuni giorni fa l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso.

 

Rabbia e ritardi a San Donà e Portogruaro

Privilegiati i Frecciargento, pendolari costretti ad attendere oltre 20 minuti l’arrivo dei convogli

SAN DONÀ – Arrabbiati, ma ancor più disorientati da un cambiamento radicale che non è stato accompagnato da un’adeguata informazione. Così i pendolari del Sandonatese hanno accolto l’introduzione del nuovo orario cadenzato. Sulla Portogruaro-Venezia ieri mattina non c’è stato il caos che si è verificato sulla Padova-Venezia. Ma i ritardi non sono mancati. «Anche per i pendolari di San Donà e Portogruaro non è stato un buon avvio di orario cadenzato, è stata una partenza con oggettive difficoltà nell’inizio della programmazione, così come era stata prevista», commentano da Legambiente Veneto Orientale. Nei giorni scorsi gli ambientalisti avevano realizzato un dossier con le criticità del nuovo orario, che puntualmente stanno trovando conferma. Ieri mattina le proteste maggiori hanno riguardato il Regionale 11112 Portogruaro-Venezia, atteso a San Donà alle 8.06 e giunto con 20 minuti di ritardo. Più di un pendolare ha lasciato la stazione, optando per andare al lavoro in auto. Proprio la situazione che si dovrebbe scongiurare grazie a una migliore offerta di servizio ferroviario. Tra questi, anche il segretario comunale del Pd, David Vian, giunto in stazione per controllare la situazione insieme ad altri due consiglieri pendolari dei Democratici, Daniele Terzariol ed Elisa Veronese. Proteste anche per il Regionale 2206 delle 7.42, giunto in ritardo e con viaggiatori già in piedi. A complicare le cose rischia di contribuire la decisione, concertata tra Trenitalia e Regione Friuli, di inserire due nuovi collegamenti ad Alta Velocità (Frecciargento per Roma e Frecciabianca per Milano) che transitano dal Veneto Orientale in piena fascia pendolare. Già ieri mattina avrebbero ostacolato la marcia dei treni regionali. A penalizzare i pendolari di San Donà anche la trasformazione del treno delle 7.03 (adesso 7.01) da Regionale Veloce a Regionale Lento con tutte le fermate. Tante proteste per i nuovi Regionali Portogruaro-Mestre, attestati al binario «Giardino». «Sono arrivato a Mestre con il treno delle 6.04 e ho impiegato, camminando veloce, circa sei minuti per giungere all’altezza del sottopasso. Immaginate chi è arrivato con i treni stracolmi delle 8 del mattino» racconta un pendolare. «Il primo giorno può accadere qualche problema, ma il secondo dovrebbe essere superato e il terzo già tutto apposto. Altrimenti il problema è nella struttura del sistema» avvertono da Legambiente, che anche oggi monitorerà la situazione. E domani, alle 20.30, al centro servizi anziani di Meolo, si terrà un’assemblea pubblica, organizzata dal Pd, per una prima verifica dell’impatto del nuovo orario cadenzato.

Giovanni Monforte

 

Sciopero dell’Actv è guerra di cifre Tram a singhiozzo

Per i sindacati adesione al 60% nel settore automobilistico metà per l’azienda. Disagi in laguna, proteste dei pendolari

VENEZIA – Da oltre una settimana, i trasporti pubblici sono la dannazione dei pendolari e di chiunque si debba muovere con un mezzo pubblico: prima lo sciopero nazionale di quattro ore indetto da Usb, poi la settimana di passione dei “forconi” con i blocchi a singhiozzo in via Righi che hanno mandato in tilt il sistema e di traverso intere giornate a migliaia di persone prigioniere di mezzi pubblici e privati; sabato la manifestazione dei Centri sociali Vs. Forza Nuova, con guerriglia urbana e cariche di polizia e piazzale Roma e terminal interdetto per tre ore al traffico. Ieri, infine, lo sciopero di quattro ore indetto dai sindacati confederali al gran completo, per protestare per il mancato rilancio del settore del trasporto pubblico locale a livello nazionale e della stasi delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro, come già avevano fatto i Cobas, in separata sede. Per quest’inizio settimana con disservizio, nessuna paralisi, ma corse a singhiozzo e conseguenti disagi – legati all’incertezza sul passaggio o meno di vaporetti, bus, tram – per tutta la mattinata di ieri, dal momento che l’agitazione era in programma dalle 9 alle 13, con mezzi a deposito e, dunque, con possibili disagi più dilatati nel tempo. Contrastanti i numeri delle adesioni dei dipendenti Actv all’agitazione: il sindacato parla di una partecipazione del 50 per cento nel settore automobilistico, con punte al 60 per cento, e del 25 per cento nella navigazione, dove però sono obbligatori i servizi minimi di collegamento con le isole. Actv ridimensiona i risultati, parlando del 32,9 per cento di partecipazione nel settore automobilistico e del 20 per cento in quello della navigazione. Risultato: linea 2 spezzata Tronchetto-piazzale Roma e piazzale Roma-Rialto; Giracittà ogni 20 minuti; tre corse di ferry boat saltate; tram a singhiozzo (con una partecipazione di un autista su cinque alla protesta). In redazione, numerose le telefonate e i commenti on line di cittadini esasperati dai continui disservizi legati a questa o quella protesta, con ripetute ricadute sui trasporti pubblici, tanto che ogni viaggio diventa un’incognita e la mobilità quasi un lusso. A livello di trattativa sindacati-governo non sembrano esserci al momento novità importanti. Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cisal giustificano la mobilitazione con i ritardi del governo nel porre il settore dei trasporti al centro di un piano di rilancio, contestano la legge di stabilità 2014, ricordano i pesanti tagli di finanziamenti che sono stati operati al settore negli ultimi 4 anni – servizio tanto più essenziale per i cittadini, in tempi di crisi così pesante – ma anche l’impostazione da parte di Asstra e Anav (che rappresentano le aziende) per un rinnovo del contratto a costo zero, con incentivi solo attraverso recuperi di produttività o tagli di spese.

Roberta De Rossi

 

UN PAZIENTE DELL’OSPEDALE

«Mi hanno lasciato a piedi con me hanno chiuso»

VENEZIA «Con me l’Actv ha chiuso». Tra i tanti che hanno vissuto vicissitudini a causa dello sciopero dei mezzi di trasporto pubblico, c’è anche Piero Memo, che però, più che per lui, vuole parlare a nome delle persone anziane e dei bambini che ieri hanno sperimentato i suoi stessi disagi, solo moltiplicati per dieci. «Dovevo recarmi all’ospedale», racconta, «prima mi hanno detto di smontare a una fermata, poi mi hanno fatto raggiungere, invece, tutt’altra zona a piedi. Ma stiamo parlando di chilometri, non uno scherzetto. Una cosa davvero assurda. E tutto per arrivare a destinazione. Lo dico non per me, ma per le persone di una certa età, chi ha difficoltà di deambulazione, gli anziani, così come i bambini, cui han fatto fare il percorso inverso, sempre a piedi». Precisa: «Una giornata ad attendere. E c’è chi non lavora e ha tempo e chi invece non può permetterselo. Allora dico, fate sciopero? Fatelo davvero, ma non fingete di fare sciopero a metà, per far pesare sulla gente disagi e disagi che invece potrebbero essere facilmente evitati. Invece sembra che lo sport sia quello di creare tutti questi problemi a persone che colpe non ne hanno, mentre in qualche modo si poteva pur ovviare». Persone esasperate, però, ce ne sono state parecchie, lo sfogo ieri, è corso anche sui social network, dove più di qualcuno si è lamentato, sbuffando, dei ritardi, delle incomprensioni, dell’incertezza fino all’ultimo e della difficoltà a programmarsi appuntamenti, anche importanti, magari presi da un pezzo. E ancora: «Non si capisce poi il senso, per tutta l’estate non ci sono stati battelli per il Lido, adesso che c’è il deserto, è pieno di bis. Non si possono trattare le persone così, come delle pecore, non ha senso». Sbotta: «Senza contare che siamo l’unico posto dove per viaggiare si deve avere la carta Venezia: con tutti i soldi che prendono si sognano anche di fare sciopero due volte al mese. Con me Actv ha chiuso, ma per sempre, d’ora in poi non mi vedranno più».

(m.a.)

 

Atvo, alta l’adesione dei lavoratori allo stop

Secondo la Cgil si è sfiorato il 90%, l’azienda prende tempo: «I dati precisi solo stamattina»

SAN DONÀ – Nel Veneto Orientale è stata alta l’adesione allo sciopero del trasporto pubblico locale da parte dei lavoratori di Atvo. Secondo le prime stime diffuse in serata dalla Filt Cgil, l’adesione potrebbe aver toccato una cifra compresa tra l’80 e il 90%. Ma una quantificazione esatta delle percentuali si potrà avere solamente questa mattina. Per l’Atvo, infatti, le modalità di svolgimento dello sciopero prevedevano la sospensione dei servizi extraurbani a partire dalle 16,30 con proseguimento fino alle 20,30. Per questo motivo l’azienda di trasporto, tramite il direttore Stefano Cerchier, ha fatto sapere che solo stamattina sarà possibile fare una stima esatta dell’adesione complessiva e di quanti servizi sono stati assicurati e quanti soppressi. Una prima valutazione è stata fatta però dalla Filt Cgil, con i referenti aziendali e il segretario provinciale Walter Novembrini. L’adesione dovrebbe aver sfiorato punte tra l’80 e il 90%, con una massiccia partecipazione soprattutto nell’officina riparazioni. Ma anche nelle sedi di Jesolo e San Donà solo pochissimi autisti sono rimasti al lavoro. «Un dato ottimo» per il segretario Novembrini, che conferma la necessità di giungere al più presto alla chiusura della vertenza contrattuale in atto. L’adesione superiore rispetto a quella registrata in Actv dovrebbe essere dettata anche dal fatto che nell’azienda veneziana si sono già svolti di recente altre agitazioni che non avevano invece interessato Atvo.

(g.mon.)

 

UN CASO A LIETO FINE «Visita effettuata grazie al Consorzio Venezia taxi»

VENEZIA – Deve fare un esame vitale all’addome ma non sa come arrivare all’ospedale, un taxi acqueo la porta gratuitamente. È accaduto a Venezia, a due donne, madre e figlia. Kim Benetazzo abita al Lido, dove si è trasferita da qualche anno. La mamma, Fiorella, 70 anni, è invalida al 100%, per una serie di vicissitudini. «A settembre», racconta la donna, «abbiamo prenotato un esame urgente, con la priorità ce l’hanno dato a dicembre, fatalità proprio il 16. Poi, ho scoperto che era proprio il giorno dello sciopero. Da Lido è un viaggio, dovevamo essere sul posto alle 10.30 e mia madre non cammina. Ho contattato Actv, ho chiesto se avevano previsto la fermata da qualche parte. Niente». Prosegue: «Poi su facebook ho conosciuto questo gruppo, “sciopero dell’abbonamento Actv”, ho chiesto se mi davano qualche dritta, loro di tutta risposta hanno iniziato una catena di solidarietà “postando” il mio appello di bacheca in bacheca. Tempo tre giorni e ha risposto il Consorzio Venezia Taxi». Prosegue: «Mi hanno detto che venivano a prendere mamma gratuitamente. Si sono presentati con un taxi di quelli appositi con la pedana disabili, l’hanno portata a destinazione e ha fatto l’esame». Conclude: «Sono stati degli angeli, tutti quanti, hanno inondato di affetto mia mamma e me, per questo li ringrazio. Di questi tempi, trovare persone solidali, non è facile». (m.a.)

 

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