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Nuova Venezia – Cav: prove tecniche di sconti autostradali

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2014

 

SALASSO PEDAGGI »DOPO L’INTERVENTO DI LUPI
La concessionaria sta simulando gli effetti di riduzioni dal 10 al 40%.

Sul web oltre 2 mila adesioni alla nostra campagna

VENEZIA – Qualcosa si muove sul fronte dei rincari dei pedaggi autostradali. L’intervista di Maurizio Lupi al nostro giornale, dove il ministro dei Trasporti esprime la volontà di compensare gli aumenti tariffari con abbonamenti scontati a pendolari e autotrasportatori, ha impresso un’accelerazione agli eventi mentre sul nostro sito le adesioni alla campagna anti-stangata hanno superato quota 2 mila.

Gli uffici di Cav, la concessionaria nell’occhio del ciclone per l’impennata da 0,80 a 2,80 euro nella tratta Padova-Mirano/Dolo cui fanno riscontro gli analoghi salassi sull’A27 e sulla Padova-Rovigo, hanno iniziato la simulazioni degli sconti, ipotizzando un ventaglio di opzioni – dal 10 al 40% – per valutarne gli effetti in termini di minori introiti ed equilibri di bilancio:

«Condivido le parole di Lupi, soprattutto laddove sottolinea la necessità di rivedere l’intero sistema delle concessioni autostradali adeguandolo ai nuovi volumi di traffico», commenta il presidente Tiziano Bembo «da parte nostra abbiamo garantito in partenza una riduzione del 40% ai residenti di Dolo, Mirano, Pianiga, Mira, Spinea e vogliamo rispondere concretamente alle esigenze di pendolari e autotrasportatori ma anche di artigiani e piccoli commercianti, spesso trascurati».

Pesa il debito del Passante da ripianare (425 milioni saldati, 650 pendenti) ma la circolazione – e i conseguenti incassi – non sembra scoraggiata dagli aumenti: nei primi sei giorni dell’anno il flusso tra Padova est al casello di Mestre segna +2% sul 2013.

Numerosi gli interventi politici. «Il rincaro dei pedaggi in Veneto è destinato a penalizzare l’utenza compromettendo anche quei timidi segnali di ripresa della produttività e dell’economia regionale che si stanno intravvedendo», afferma il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Martella, autore di un’interrogazione a Lupi: «Guardiamo con favore la volontà del ministro di intervenire per abbattere i costi attraverso abbonamenti mirati e la convocazione di un tavolo di confronto con le società autostradali. Ma i tempi di intervento devono essere rapidi: per questo auspico da parte del ministro chiarimenti e decisioni tempestive».

«Finora c’è stato l’amaro ping pong tra politici ed amministratori, ma il vero caos lo vedremo a febbraio», fa eco il capogruppo veneto dell’Idv Antonino Pipitone «quando i pendolari, gli agenti di commercio e le aziende di trasporto controlleranno l’estratto conto del Telepass scoprendo così la reale entità del salasso, la protesta salirà di tono e il traffico si riverserà sulle statali. Invece dei “tornellisti”, avremo i forconi del casello».

Quasi un annuncio della protesta della Lega che sabato – accogliendo l’appello del segretario Salvini – manifesterà all’ingresso delle autostrade: «Rincari solo al Nord mentre nelle autostrade del Sud si gira a sbafo, è l’ennesima rapina, il nostro popolo dice basta»; «Con tutte le tasse che paghiamo a Roma, avremmo il diritto di viaggiare gratis», fa eco il governatore Luca Zaia. In Consiglio regionale, infine, oggi Bruno Pigozzo (Pd) e Dario Bond (Pdl-Ncd) chiederanno una riunione straordinaria della commissione trasporti con l’audizione di tutti i presidenti delle concessionarie venete.

Filippo Tosatto

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LE NUOVE TARIFFE ALLA PROVA

Vetrego senza colonne ma timori per il traffico

MIRANO – Il “tornello”? Deserto. Al primo banco di prova, al rientro dalle ferie, la rotonda del casello di Vetrego ha tante auto quante si registrano nei giorni di festa. Alle 8 di ieri mattina, orario di punta, non si è ripetuto quello che è stato la norma negli ultimi anni: code chilometriche, rotonda congestionata, tempi di attesa eterni per entrare in autostrada e di conseguenza residenti prigionieri in casa loro e smog alle stelle. Oggi tutto questo non c’è più. Sarà anche presto per fare un bilancio e cantare vittoria, ma di sicuro chi si aspettava di mettersi in coda come tutte le altre mattine, si è trovato invece ad arrivare al lavoro in anticipo. I pendolari della Padova-Mestre insomma lo hanno già capito, qualcuno l’ha provato sulla propria pelle nei giorni scorsi: percorrere l’autostrada dal casello di Dolo-Mirano a Padova è davvero un salasso. Uscire e rientrare per poi riprendere gratuitamente il tratto autostradale verso Villabona non conviene più. Tanto si paga lo stesso. A Mirano, in località Vetrego, protestavano da anni per il “tornello”, quella cattiva abitudine dei pendolari (ma pur sempre legale) di uscire al casello miranese, fare un giro di rotatoria e rientrare per sfruttare la liberalizzazione dell’ultimo tratto. Fra i residenti l’impressione è che sia solo la quiete prima della tempesta è diffusa: il timore che tutto il traffico di via Vetrego e via Porara verso il casello si sposterà sulla viabilità ordinaria è quasi una certezza.

Ieri le polizie locali dei comuni del Miranese, soprattutto Mirano e Santa Maria di Sala, non hanno riscontrato un aumento particolare del traffico rispetto agli ultimi giorni del vecchio anno (con le vecchie tariffe). Stesso riscontro anche in Riviera del Brenta. Dove sono finiti i pendolari in auto?

Filippo De Gaspari

 

pedaggi – Ci vuole il bollino autostradale

Ecco siamo alle solite, si sono accorti che le nostre autostrade sono costose. Lo si dice da anni, si fanno i paragoni con altri Paesi europei, delegazioni vanno a verificare all’estero (a spese nostre) la gestione dei servizi al cittadino, nei dibattiti si citano ad esempio altri paesi ma poi nulla si fa per imitarli… Potrei continuare. Oggi le solite lagnanze come per l’aumento della benzina nei periodi di vacanza, per le code chilometriche ai caselli ecc. Ma il vero problema è che le varie società pensano solo ai profitti ricavati da un territorio che è di tutti e dato in concessione senza grosse prescrizioni da rispettare. I CdA delle società si dividono soldi a palate e noi paghiamo. Facciamo degli esempio. In quasi tutta Europa vige il sistema del bollino autostradale. In Germania il turista paga solo per attraversare la Baviera (il tedesco paga ma si scarica la spesa dal costo del Bollo auto). Nella vicina Austria per 10 giorni si paga circa 9 Euro; in Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Romania si pagano circa 10 Euro per 10 Giorni. In Slovenia si paga 15 euro per 10 giorni.. Ecc. Col bollino non si fanno code evitando l’inquinamento e non ci sono intasamenti eppure anche in questi Paesi si lavora nelle autostrade. Basta vedere la vicina Austria. Da noi No. Contano più gli interessi delle concessionarie che quelli della collettività. Quando la Slovenia istituì il bollino autostradale molti italiani protestarono perché hanno pensato al loro particolare e momentaneo (vacanze in Istria) interesse. Mi piacerebbe sapere cosa dicono oggi dell’aumento autostradale italiano. Ecco il nostro problema: quello di fare gli interessi dei gruppi economici e politici. Proviamo a copiare dagli altri e vedremo che qualche problema si risolverebbe, almeno proviamo a cominciare sapendo che l’interesse collettivo viene prima di quello privato.

Danilo Rosan Venezia

 

di Alvise Fontanella

Un abbonamento per il pedaggio autostradale tra Dolo e Padova. Come per il treno, come per il bus. Tra l’esigenza della Cav di garantirsi giusti ricavi e quella dei pendolari di non venir massacrati, bisogna trovare un punto di equilibrio. Una tariffa equa, dedicata agli utenti abituali, sui quali gli aumenti che la Cav ha deciso, moltiplicati dalla frequenza quotidiana, peserebbero eccessivamente. Una tariffa speciale, che non può essere limitata ai residenti a Dolo e dintorni, come pensa di fare la Cav: ma deve essere allargata, se non a tutti i residenti in Veneto, almeno a chi abita a Padova, a Venezia, nei Comuni della Città metropolitana che sotto il dogado di Galan, dopo lunga trattativa diedero il via libera al Passante di Mestre. Il patto politico fu chiaro e lungimirante: si doveva in cambio allungare la Tangenziale gratuita, liberando dal pedaggio il tratto da Quarto d’Altino fino a Dolo, facendone la grande dorsale gratuita della Patreve. E fu così: si andava gratis fino a Dolo, e chi proseguiva fino a Padova pagava, per i pochi chilometri oltre la tratta gratuita, 60 centesimi, il giusto. E senza fare il “tornello” a Vetrego.

Poi la Cav s’inventò l’isopedaggio, cioè rese uguale per il traffico di attraversamento il costo del Passante e quello della Tangenziale, applicando un superpedaggio che si paga alle tre barriere, e si evita invece passando dai caselli. Perciò i cosiddetti “furbetti” del tornello di Vetrego non erano affatto furbetti: l’unica furbetta era la Cav, che costringeva i pendolari Mestre-Padova a uscire e rientrare al casello di Dolo se volevano continuare a usufruire della tratta gratuita, com’era loro sacrosanto diritto.

Questo diritto non può essere cancellato. Il presidente della Cav non può raccontarci che il pedaggio da Mestre a Padova era di 2,20 euro ed è stato aumentato di appena 60 cent. Eh no: il pedaggio, per chi entra dalla Tangenziale di Mestre e va a Padova, o viceversa, era di 0,80 cent ed è stato portato a 2,80: significa levare di tasca ai pendolari uno stipendio all’anno.

La manovra 2014 della Cav sembra contraddire quel “Prima i Veneti” che fu ed è la bandiera di Zaia: il traffico di attraversamento vede scendere il pedaggio da 3,30 a 2,80 mentre i pendolari subiscono l’aumento record da 0,80 a 2,80. È l’opposto di quel che si dovrebbe fare: il costo del Passante, che è un pezzo dell’asse Torino-Trieste, deve gravare soprattutto sul traffico di lungo corso, sul traffico occasionale, non su quello locale e abituale, sui pendolari della Tangenziale, sui residenti in Veneto che con le loro tasse pagano le autostrade e le tangenziali gratuite del Sud e di Roma, e poi debbono pure pagarsi le strade venete in project financing perché lo Stato per noi non ha soldi. I pendolari della Patreve devono poter continuare a muoversi tra Mestre e Padova pagando solo, per il tratto Padova-Dolo, la normale tariffa, e non un superpedaggio che di fatto fa loro pagare anche il tratto gratuito. Il governatore Luca Zaia ha già invitato la Cav a studiare la possibilità di una “vignette” per i residenti: e ci aspettiamo che l’invito di un azionista che detiene il 50% sia molto simile a un ordine. Non ci sono problemi tecnici: ci pensa il sistema Telepass a leggere le targhe e ad applicare gli sconti agli abbonati.

Dopotutto, per ammissione dello stesso presidente Tiziano Bembo, la Cav in cinque anni – gli anni della grande crisi, dal 2008 ad oggi – ha già rimborsato metà dell’investimento complessivo richiesto dal Passante: di questo passo, al termine della concessione ventennale, avrà rimborsato il 200 per cento del capitale investito. Dovrebbe bastare, no?

Alvise Fontanella

 

La considerazione: «Ogni cittadino dà in solidarietà al resto del Paese 3.700 euro all’anno»

Le polemiche che sono seguite all’aumento dei pedaggi autostradali scattato in questi primi giorni dell’anno, mi danno lo spunto per fare una riflessione sul rapporto tra lo Stato centrale e le autonomie locali. In Italia ci sono una decina di Regioni dove si pagano più tasse rispetto alla media nazionale. In linea generale, ciò è dovuto a due ordini di motivi: il primo è legato al fatto che in queste realtà territoriali il livello di reddito è superiore alla media nazionale; il secondo è riconducibile alla fedeltà fiscale che in alcuni territori è maggiore che in altri. Per contro, queste realtà ricevono pochi contributi da parte dello Stato, confermando, tra i cittadini e gli imprenditori, la sensazione che nella parte più sviluppata del Paese si paghi molto e si riceva poco.

Il Veneto è un caso molto emblematico: il suo residuo fiscale pro capite (dato dalla differenza tra quanto si versa a Roma di tasse e contributi e quanto si riceve in termini di servizi e trasferimenti) è pari a poco più di 3.700 euro. Ciò vuol dire che ogni cittadino veneto dà in solidarietà al resto del Paese 3.700 euro all’anno. Consapevoli che le opere pubbliche si dovrebbero realizzare con le tasse che i contribuenti pagano regolarmente, in virtù della cronica mancanza di risorse pubbliche, le grandi infrastrutture del nostro Paese, ed in particolar modo nel Veneto, vengono sempre più realizzate con il meccanismo del «Project financing». In altre parole, per costruire una grande opera (sia essa un’autostrada o un ospedale) si chiede il coinvolgimento di soggetti privati, ponendo così rimedio alla mancanza di risorse pubbliche. E’ chiaro che questi privati partecipano all’iniziativa solo se hanno un ritorno economico: spesso questo beneficio si traduce in nuove tariffe o con aumenti di pedaggio per quanto riguarda i nuovi tratti autostradali, che poi, però, ricadono sulle tasche dei contribuenti e delle imprese che operano in quell’area.

Alla luce di tutto questo, proviamo ad indovinare in quale parte del Paese viene maggiormente utilizzato il «Project financing »? Guarda caso proprio al Nord, con il risultato che i contribuenti del settentrione si pagano queste infrastrutture due volte. Dapprima con le tasse, che in misura maggiore di altre parti del Paese versano allo Stato, poi attraverso il pagamento di ticket e di tariffe, per coprire gli investimenti privati. L’obiezione che qualcuno potrebbe sollevare è abbastanza scontata: senza il loro apporto, quasi sicuramente queste opere, necessarie per modernizzare il Paese, non si potrebbero realizzare. Questo è assolutamente vero, tuttavia, voglio sollevare una questione di principio: perché i veneti, e in generale i cittadini del Nord, devono pagare le grandi opere due volte , quando «subiscono» un livello di pressione tributaria che non ha pressoché eguali nel resto d’Europa, mentre in altre parti del Paese continua a pagare «Pantalone»? Mi riferisco alla famigerata Salerno- Reggio Calabria. Secondo l’ex ministro Corrado Passera, la superstrada senza pedaggio doveva terminare entro la fine del 2013. Invece, a distanza di oltre 50 anni dall’avvio dei lavori, ci sono ancora 13 chilometri di cantieri aperti e 58 chilometri non finanziati. E mentre in questi giorni i nostri ticket autostradali hanno subito i rincari più elevati d’Italia, con la legge di Stabilità approvata prima di Natale, il Parlamento ha deciso di rifinanziare la «grande incompiuta» con altri 340 milioni di euro. E’ proprio il caso di dire: oltre il danno anche la beffa.

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Non sono autostrade per pendolari

C’ è un punto in cui il rapporto tra costi e benefici non lascia scelte. E i pendolari che usano l’autostrada, anche se confortati da uno stipendio di tutto rispetto, l’hanno già superato. La scelta obbligata è la statale. O la provinciale. O le stradine, quelle che neanche il navigatore.

Colpa dei rincari e dei tempi. Nel senso di congiunture. Il macro clima influisce sempre di più sulla meteorologia del risparmio e la curva dei conti personali è cambiata. Il “massì, lasciamo questi tre-quattro euro al casello che torniamo prima dalla famiglia” è diventato un lusso. Perché gli euro ora sono cinque, otto o dieci. Al giorno. E la famiglia ha bisogno anche di quelli per vivere bene, alle volte solo per sopravvivere.

Per qualcuno “la scelta” tra fare e non fare l’autostrada vale uno stipendio. Caso specifico, uno fra tanti: ci aiutano il cruscotto e l’econometro di un duemila diesel. Da Treviso centro (abitazione) a Padova Fiera (posto di lavoro) sono 52 chilometri in autostrada e 46 lungo la Noalese. L’autostrada da Padova Est a Treviso Sud, più lunga e comunque più veloce, costa 9 euro e 60 andata e ritorno che per 220 giorni lavorativi l’anno fa 2.112 euro. E c’è un altro fattore che incide sulla differenza, scoperto provando le due tratte: l’econometro. Tra l’autostrada, percorsa a 120 all’ora, e la Statale, percorsa a 70, l’automobile fa 5 chilometri in più al litro che con calcolo approssimativo, fidatevi, fanno circa 2 euro e mezzo di benzina al giorno. Altri 500 euro l’anno di differenza.

Ai già ragguardevoli costi andrebbero aggiunti, questa volta in ambedue i casi, la benzina (3.600 euro l’anno) e l’usura dell’auto (0,21 centesimi al chilometro), calcolo che il Corriere del Veneto ha fatto solo qualche giorno fa su diverse tratte. Non è questo il nodo, va ricordato a completezza del quadro ma qui stiamo ragionando solo sull’aumento dei pedaggi. Capitolo tempi. In autostrada sono 41-44 minuti da garage a garage, abbastanza stabile. Lungo la Statale da 52 minuti a 1 ora e 8 minuti a seconda del traffico e dell’ora, naturalmente al netto di incidenti o giornate limite. Diciamo da 10 a 25 minuti in più a tratta. E chi sta alzando la manina nell’ultimo banco per parlare di mezzi pubblici la abbassi pure: ci sono impieghi e orari e percorsi e distanze che rendono l’automobile indispensabile.

Il punto è proprio questo: è veramente una scelta? No, non lo è. Non è nemmeno un dramma, che come ci scriveva qualche giorno fa un volontario in India la fine del mondo è un’altra cosa. Ci si può tranquillamente accontentare delle strade ordinarie (e così da Padova a Mestre, da Mestre a Treviso o da Verona a Vicenza). Resta da capire se i comuni di Quinto, Scorzè, Santa Maria di Sala e tutti quelli tagliati dalla Noalese (che potrebbe essere il Terraglio, la Riviera del Brenta, la Regionale 11 o un’altra statale) saranno contenti di farsi attraversare da migliaia e migliaia di veicoli in più. Magari anche i Tir come hanno minacciato gli autotrasportatori. E viene da chiedersi se è veramente questa la soluzione per la mobilità in Veneto, evitare (e non boicottare) un servizio nato (al prezzo di grandi investimenti) per decongestionare il traffico, migliorare la sicurezza, sostenere il lavoro e l’economia.

A queste tariffe non ci sono alternative e se fossimo i concessionari delle nuove arterie a pagamento in costruzione con il project financing – dalla Pedemontana alla Romea commerciale, dalla superstrada per Jesolo alla Nogara mare – saremmo un tantino preoccupati per il piano di rientro.

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«Il Passante il mio capolavoro. Farei in project anche i treni»

Galan e il caso dell’autostrada «pagata due volte». L’ex governatore: meglio il pedaggio che le tasse allo Stato.

VENEZIA— Giancarlo Galan, ce l’hanno tutti con lei. Dicono che il Passante si sta rivelando una fregatura, che per ripagarlo i veneti sono costretti a buttare il sangue al casello. Lei l’ha voluto, ideato, costruito. Col senno di poi, è stato un errore?

«Sta scherzando, vero?».

No. Dal governatore Luca Zaia al presidente di Cav Tiziano Bembo tutti dicono di avere le mani legate, che il piano finanziario approvato al momento della realizzazione del Passante non lascia scappatoie davanti agli aumenti matti e disperatissimi necessari a ripagare Anas dell’investimento.

«Se qualcuno pensa di governare il Veneto dando la colpa dei rincari dei pedaggi a Galan, forse è meglio che vada a coltivare gli asparagi. Il Passante l’ho voluto io e lo rivendico. Zaia non lo voleva ed è una verità. Ma se fosse stato per lui e per la Lega staremmo ancora aspettando il tunnel scavato nel fango grazie a una fantomatica macchina di una società svedese…».

Nulla di cui pentirsi dunque?

«Al contrario, c’è molto di cui andare orgogliosi. Chieda ai veneti se stanno meglio ora, col Passante, o prima, con la tangenziale di Mestre. Quanto a Cav, è il capolavoro della mia vita. Con quella società abbiamo smentito chi va dicendo che il Veneto è un gigante economico e un nano politico, abbiamo sconfitto l’Anas, Pietro Ciucci, l’establishment romano, i grand commis di Stato. E per che cosa, per creare una poltrona in più e farci sedere il capo staff di un partito in consiglio regionale? No. L’abbiamo fatto per dimostrare che su 32 chilometri di autostrada si possono fare utili mostruosi e che le risorse spropositate che lo Stato lascia normalmente ai concessionari privati possono essere dirottate nelle casse della Regione, che poi li reinveste sul territorio».

Intanto, però, i veneti si pagano l’autostrada due volte: con le tasse e con i pedaggi.

«C’è un fondo di verità in questo, una verità che purtroppo non riguarda solo le autostrade ma anche gli ospedali e molte altre opere. Dopo di che, se vogliamo essere onesti, dobbiamo anche dire che sul piano infrastrutturale molte risorse destinate al Veneto vengono assorbite dal Mose».

Non c’è alternativa? Dalla Pedemontana alla Nogara-Mare, passando per la Nuova Valsugana e la Romea Commerciale, dobbiamo abituarci a pagare due volte quel che altrove (sul Grande Raccordo Anulare di Roma, ad esempio) è gratis da sempre? «Possiamo inveire contro Roma ladrona quanto vogliamo ma è così. E finché le cose non cambieranno, delle due l’una: o le strade si fanno con i privati o, semplicemente, non si fanno».

C’è chi invoca la ri-nazionalizzazione…

«Ma siamo impazziti? Va bene che spira il vento dello statalismo più sfrenato ma non diciamo fesserie. Preferisco pagare il pedaggio a un privato efficiente e trasparente, in cui è chiaro a chi vanno gli incassi e come vengono utilizzati (bene o male che sia), piuttosto che sborsare più tasse per uno Stato lento, burocratico, opaco, in cui non si capisce mai chi ha le responsabilità delle buche e dove vanno a finire i soldi. Ha presente com’è presa la Cesena-Orte?».

La frammentazione dei concessionari, ben cinque in Veneto, non aiuta a semplificare il quadro.

«E’ una follia. Quella di riunire le concessioni in un’unica società è sempre stato un mio cruccio ma come nel caso delle multiutilities per fare certe operazioni servono le persone, non bastano le intenzioni. E purtroppo in questi settori ci sono interessi diversi che si faticano a conciliare».

Lei ha governato questa regione per 15 anni. E’ soddisfatto del risultato ottenuto sul piano della mobilità?

«Molto è stato fatto e sfido chiunque a negarlo. Certo, c’è ancora tanto da fare. Penso che il Veneto sia una grande città diffusa, che si articola in due poli: Venezia e Verona. Questi due poli vanno collegati con le strade e le autostrade, un sistema ferroviario metropolitano, due scali aeroportuali possibilmente sotto il medesimo ombrello societario, due piattaforme logistiche, Verona e Padova-Venezia, un porto e un grande polo medico. Penso sia questa la direzione su cui lavorare».

A proposito di sistema ferroviario metropolitano: è come un miraggio, lo immaginiamo da anni ma non si concretizza mai.

«E’ difficile dirsi soddisfatti quando si pensa alla metropolitana di superficie. E’ un progetto che ho ereditato da chi mi ha preceduto e che ho tentato in ogni modo di portare avanti. Disgraziatamente era concepito secondo quei vecchi sistemi statalisti di cui parlavamo prima e i risultati si vedono: oltre alla suggestione c’è ben poco. Ah, se solo potessi tornare indietro! Farei sedere attorno a un tavolo tecnici e progettisti, poi farei una bella gara… ».

Non lo dica…

«E invece sì che lo dico: rifarei in project financing pure quello!».

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Auto e treno, i costi e i tempi. Che cosa conviene ai pendolari

Usare la macchina tutti i giorni costa fino a mille euro al mese

La ferrovia è più economica ma solo per chi ha orari d’ufficio

VENEZIA — Studenti, stagisti, impiegati, operai, ingegneri. E ancora: avvocati, medici, infermieri, commercianti, insegnanti. In veneto ogni mattina quasi un milione di persone esce di casa e si riversa sui treni regionali o sulle autostrade. Percorre chilometri e chilometri per andare dal Comune dove abita a quello dove lavora. E arrivata sera, inverte la marcia rigettandosi nelle stazioni e sulle strade rifacendo lo stesso percorso al contrario. Il Veneto della «metropoli diffusa» è una terra di pendolari in un mondo di tariffe che non smettono di crescere. Poco importa che siano pedaggi autostradali o abbonamenti ferroviari. Il prezzo che si paga per andare al lavoro è sempre più alto. Per questo motivo, alla luce degli aumenti delle tariffe autostradali del primo gennaio e dei disagi denunciati periodicamente da chi prende il treno due volte al giorno abbiamo deciso di mettere a confronto i diversi mezzi di trasporto. E di sottolineare i vantaggi e gli svantaggi dell’automobile e del treno.

Spese a confronto (auto)

Andare al lavoro in macchina non costa poco. Basta dare un’occhiata alla tabella per scoprire che con la stessa cifra ci si può pagare un anno di affitto nella città dove si lavora. Secondo i calcoli ufficiali dell’Automobile club d’Italia (Aci) i pendolari che usano un’automobile a diesel spendono mediamente 0,25 centesimi al chilometro comprensivi del carburante e dell’usura dell’auto che include anche il cambio gomme obbligatorio (l’alternanza estive- invernali) imposto dalla legge due anni fa. Ipotizzando un lavoratore che infila la strada dieci volte a settimana (cinque all’andata e cinque al ritorno) per quarantotto settimane (tutti hanno diritto a un mese di ferie) e aggiungendo la spesa dei pedaggi (aggiornati al primo gennaio) il risultato è di quelli salati. Di fatto chi si muove nella Città metropolitana allargata spende da un minimo di cinquemila euro (Venezia- Treviso) a un massimo di diecimila euro all’anno (Treviso- Padova). Non basta? Allora chiedete a chi va da Verona a Padova o viceversa. Là la spesa supera di poco i mille euro al mese. Praticamente uno stipendio. Non resta dunque che lasciare l’auto in garage e prendere il treno.

Spese a confronto (treno)

Il treno è decisamente più economico. Anche aggiungendo una spesa di trecento euro all’anno per fare un abbonamento all’autobus che porta fino alla stazione (o dalla stazione di arrivo al luogo di lavoro) è molto difficile arrivare a spendere più di cento euro al mese. I prezzi degli abbonamenti mensili, anche se sono recentemente aumentati, sono senza ombra di dubbio i più bassi d’Europa.

Tempi a confronto (treno)

I tempi di percorrenza dei treni regionali però non sono competitivi. A parte il fatto che le stazioni dei piccoli Comuni non sempre sono collegate alle case dei veneti dagli autobus di linea e che in quelle dei capoluoghi non si sa mai dove parcheggiare, basta ascoltare le lamentele quotidiane di chi prende un treno per affrontare la tratta casa-lavoro con un certo senso di preoccupazione. I treni sono lenti, rari. E non sempre rispettano gli orari di partenza e arrivo. E non solo. Per chi deve fare i turni o per chi non va o non torna dal lavoro nelle cosiddette fasce protette (7-9 e 17-19) prendere un treno è una vera e propria avventura. Per muoversi tra i capoluoghi della PaTreVe comunque si deve uscire di casa almeno un’ora prima per arrivare al lavoro anche negli orari canonici. E non diversa è la situazione del Polo Ovest. Da Verona a Vicenza o da Rovigo a Verona ci vuole più di un’ora e mezza per arrivare a destinazione. E non sempre la giornata fila liscia come si vorrebbe. Per chi finisce di lavorare dopo le 21 o per chi inizia prima delle 7 infine non c’è quasi nulla da fare. I treni, per molte tratte, non ci sono proprio e non resta che tirare fuori la macchina dal garage e lasciare giù mezzo stipendio.

Tempi a confronto (auto)

Al momento, l’automobile è il mezzo più rapido per muoversi in Veneto. Pur sapendo che a causa del traffico, dei semafori e delle code non si riesce quasi mai a superare una media di 60 chilometri all’ora nemmeno nelle tratte autostradali, chi usa l’auto nell’area della Città metropolitana arriverà al lavoro a qualunque orario in un massimo di un’ora (la tratta più lunga è Padova-Treviso). Nei tragitti più brevi i tempi sono dimezzati: chi abita a Venezia ci mette meno di trenta minuti sia per andare a Padova che per andare a Treviso. Più lunga infine è la strada di chi va da Padova a Verona. Ci vuole quasi un’ora e mezza per arrivare a destinazione. Ma con un treno regionale le ore diventano quasi tre. E alle volte, il tempo è denaro.

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TABELLA

 

Pedaggi, in Veneto rincari record. Ecco quanto costa andare al lavoro

Gli aumenti più pesanti d’Italia. E a Dolo la tariffa cresce del 250% in una notte. Chi si sposta nella PaTreVe pagherà dai 1300 ai 2300 euro all’anno

VENEZIA—Se non ve ne siete già accorti tornando dalle vacanze, ve ne renderete conto a brevissimo quando riprenderete ad andare al lavoro regolarmente. Le autostrade costano di più. I pendolari che percorrono la A4 tra Verona e Padova o la Valdastico (A31) devono sborsare per il pedaggio l’1,44% in più rispetto al 31 dicembre 2013, chi si muove lungo il Brennero deve affrontare un aumento dell’1,63%, chi fa uso del Passante deve fare i conti con una crescita media delle tariffe del 6,26% e chi ha bisogno della A31 tra Rovigo e Padova o della A27 tra Venezia e Longarone spende il 4,43% in più. La botta più forte è dedicata a chi va dal Veneto al Friuli. La tratta dell’A4 tra Venezia a Trieste e quella della A28 tra Portogruaro e Pordenone aumentano infatti del 7,17%. Non basta? Allora fate quel pezzetto di autostrada che va da Dolo a Padova, il famoso «girello» dei pendolari che volevano risparmiare andando dal capoluogo lagunare a quello patavino. Bene. Là l’aumento è stato un secco +250%, per scoraggiare gli automobilisti a fare i furbi.

 

Andare da Venezia a Padova o da Dolo a Padova adesso costa 2,80 euro, 50 centesimi in meno per chi viene da Venezia, due euro in più per chi viene da Dolo, con buona pace dei residenti della Riviera del Brenta (che però potranno usufruire di uno sconto del 40% sulla tariffa se faranno la tratta più di venti volte al mese). Inutile aggiungere che i veneti non sono stati tra gli italiani più fortunati quanto a tariffe. A conti fatti sono quelli che hanno subito gli aumenti maggiori tra quelli accordati dal ministero delle Infrastrutture su richiesta dei concessionari. A fronte di una crescita nazionale media delle tariffe del 3,9% i concessionari che operano in Veneto hanno ottenuto un aumento del 4,3%. Perché? Perché dei 23 concessionari di tutta la rete autostradale italiana i tre che hanno ottenuto aumenti maggiori a livello nazionale (Autovie Venete, Cav e Autostrade per l’Italia) operano tutti nella nostra regione. Una mazzata che si traduce in centinaia di euro in più da pagare per chi deve prendere l’autostrada tutti i giorni per andare al lavoro e che nel prossimo futuro si rifletterà anche sui bilanci dalle aziende che fanno circolare le merci per il territorio regionale. In attesa di capire quanto incideranno le nuove tariffe sui prezzi delle merci, ci dobbiamo accontentare di capire quanto influisce l’aumento dei pedaggi sugli stipendi dei residenti della mitologica PaTreVe.

 

Partendo dal presupposto che si lavora cinque giorni a settimana per 48 settimane (siamo ottimisti e calcoliamo un mese di ferie all’anno, ndr) chi vive a Venezia e lavora a Padova, per esempio, quest’anno per percorrere all’andata e al ritorno i 25 chilometri che separano i due capoluoghi lascerà alla A4 Holding 1344 euro all’anno, mentre chi percorre i 60 chilometri che vanno da Treviso a Padova (con il ritorno fanno 120) inizi pure a ragionare su un possibile trasloco in pianta stabile o il 2014 gli costerà di pedaggio 2304 euro (e non contiamo la benzina e l’usura dell’auto). Lasciando il fronte della Città metropolitana allargata e spostandosi più a Ovest, chi va da Verona a Vicenza o viceversa metta in conto di spendere 1344 euro, mentre chi va da Verona a Rovigo si metta proprio una mano sul cuore: in un anno dovrà pagare 3984 euro. Dura la vita autostradale anche per chi va da Verona a Padova o viceversa. Per andare al lavoro dovrà lasciare all’A4 Holding 2592 euro all’anno, più di duecento euro al mese, per capirci. Meno difficile da digerire la tratta Vicenza Padova che con 912 euro è l’unica sotto i mille tra capoluoghi veneti. Ma basta già spostarsi poco fuori, per esempio a Montecchio, per dover sborsare 1296 euro ogni anno, circa cento euro al mese. D’altra parte, a sentire il ministero dei Trasporti, sarebbe potuta andare molto peggio di così. I concessionari avevano chiesto aumenti molto più corposi dicendo di aver fatto enormi investimenti per mantenere efficiente la rete autostradale. E con il calo delle auto in circolazione a causa della crisi non ci stavano più dentro con le attuali tariffe. Di parere del tutto diverso le associazioni dei consumatori che già prima dell’entrata in vigore dei nuovi prezzi si erano scagliate contro «una serie di aumenti ingiustificati ». A commentare per tutti comunque ieri è stata la Cna che non è voluta entrare nel merito della questione, ma per bocca dei suoi rappresentanti nazionali ha rammentato al ministro Maurizio Lupi che «c’è poco da stupirsi se domani ritorneranno i forconi in piazza».

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I sindaci schierano i vigili: «Se i pendolari passano da noi sarà un disastro»

Dopo i rincari dei pedaggi autostradali, il timore è che il traffico si sposti nei paesi e lungo le statali

VENEZIA — Automobilisti di tutto il Veneto segnatevi bene a mente questa informazione: a partire dal 7 gennaio e per tutta la settimana a venire i comandanti della polizia municipale schiereranno tutti i loro agenti agli incroci principali delle città di provincia per controllare eventuali anomalie del traffico. «Con la fine delle festività e la ripresa della vita lavorativa e scolastica ordinaria ci troviamo davanti alla prova del fuoco – spiega il comandante della polizia municipale del Comune di Mira Mauro Rizzi -. Se a causa dell’aumento dei pedaggi autostradali ci dovesse essere un riversamento del traffico lungo le statali e le regionali sarebbe un problema. Già ci sono i lavori in corso che creano disagi, ma così aumenterebbero anche i rischi per la viabilità».

Il timore delle forze dell’ordine della Riviera del Brenta è che a fronte di un aumento secco delle tariffe di Cav (nel caso della tratta Dolo- Padova il prezzo del pedaggio è balzato da 80 centesimi a 2,80, con un aumento del 250%), i pendolari della zona saluteranno per sempre i caselli e si incolonneranno con pazienza lungo le strade secondarie che passano per i centri urbani. «Se quelli che facevano il tornello per non pagare l’intera tratta dovessero attraversare la città non so che cosa succederebbe – confessa il comandante di Dolo Alberto Baratto -. Al momento non abbiamo rilevato crescite preoccupanti del traffico urbano e lungo la Riviera, ma con la fine delle feste potrebbe intensificarsi. In ogni caso siamo pronti per eventuali emergenze». A creare ulteriori preoccupazioni sono le minacce degli autotrasportatori. Secondo l’Aiscat, l’associazione delle concessionarie autostradali, le strade a pedaggio della regione sopportano tutti i giorni il passaggio di 895 mila veicoli. Anche se solo una piccola parte si riversasse nel traffico urbano, i disagi sarebbero incalcolabili.

«Non solo a livello di tempi e spostamenti – interviene il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia che teme un ulteriore intasamento della Triestina, la statale che collega la terraferma veneziana al Friuli passando lungo il litorale -, ma soprattutto per la qualità dell’aria che respiriamo». La diminuzione della velocità dei mezzi in coda e l’aumento dei tempi di spostamento dovuti al traffico porterebbero anche a una possibile crescita dei Pm10 nei centri abitati con un forte impatto anche sulla salute e sulla qualità della vita. «Credo che il governo dovrebbe correre subito ai ripari pensando a forme di sgravi fiscali per chi usa le autostrade per lavoro – continua Zoggia – non possiamo permetterci un cambio di abitudine degli automobilisti in questo senso». «Prenderemo le decisioni che servono dopo il monitoraggio di questa prima settimana – aggiunge il primo cittadino di Portogruaro Antonio Bertoncello, anche lui interessato dalle sorti della Triestina -. Al momento però non abbiamo dati e non ci fasciamo la testa prima del tempo».

Sul fronte opposto dal punto di vista geografico, ma dello stesso parere il sindaco di Rubano Ottorino Gottardo che rischia di trovarsi investito dal traffico di pendolari tra Vicenza e Padova. «La mia speranza è che gli automobilisti si facciano scoraggiare dal fatto che la velocità sulle nostre strade è molto più bassa di quella autostradale – spiega -. Capisco che le tariffe siano aumentate, ma anche il tempo è un costo, quindi al momento ci limitiamo a monitorare la situazione ». Da stamattina i comportamenti dei pendolari saranno tenuti sotto controllo anche dalla polizia stradale che valuterà, sulla base di una possibile diminuzione del traffico autostradale, di rafforzare le pattuglie sulle strade regionali e su quelle urbane. «Se il traffico autostradale dovesse subire variazioni ce ne accorgeremo immediatamente », conclude il comandante della polizia stradale di Venezia Maria Faloppa.

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Tosi: «I rincari erano inevitabili, paghiamo anche gli sprechi del passato»

Il sindaco e concessionario, presidente della Brescia-Padova, che nel 2012 ha prodotto ricavi per 322 milioni di euro

VERONA — Gli aumenti autostradali? Inevitabili. A Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, ma anche presidente della Brescia-Padova, la concessionaria autostradale veneta parte del gruppo A4 Holding, di cui resta di fatto il vero «forziere » (nel 2012 ha prodotto ricavi per 322 milioni di euro e un utile di 38, quelli che consentono al bilancio consolidato di A4 Holding di chiudere in attivo per 18,5 milioni di euro, visto che la gestione delle partecipate – dalle costruzioni, all’immobiliare, alle telecomunicazioni, e perfino ai campi da golf – era in rosso per 41 milioni), non ci sta a vestire i panni del colpevole dei rincari autostradali: «Per quel che ci riguarda, avevamo proposto un aumento del 4% e ci è stato riconosciuto un ben più limitato 1,89%». Riduzione tra l’altro che non sta per niente bene a Brescia- Padova, determinata a chiedere una riconsiderazione di quanto concesso, che potrebbe sfociare, in caso di risposta negativa, in un contenzioso davanti al Tar. Ma il problema degli aumenti resta.

I vostri non saranno i rincari più vistosi, ma in questo momento tutti pesano molto. Possibile che in un’epoca di spending review, le società autostradali non riescano ad evitarli?

«Il problema è diverso. Bisognerebbe guardare nel Paese alle situazioni di serie A e B che si creano tra aree dove le autostrade sono gratis, dove le infrastrutture sono costruite e mantenute dallo Stato, e altre dove lo Stato non spende nulla e le opere si fanno sulla base dei pedaggi gestiti da spa private».

Già, ma proprio per questo, visto che in Veneto le tasse pagate non servono a costruire grandi opere, che vengono pagate una seconda volta con i pedaggi, come per il Passante, non si potrebbe almeno evitare di pagarle una terza volta, come con gli aumenti Cav del 6%, i cui piani finanziari dovrebbero esssere già definiti?

«Non conosco in concreto la genesi degli aumenti sul Passante. Ma so che il criterio di fondo con cui i ritocchi vengono concessi è la tenuta del piano finanziario. Immagino che ci saranno stati extra-costi ».

Eppure il tema resta sul tappeto.

«Quegli aumenti non sono fatti a capocchia, sono concessi su opere inserite nei piani finanziari: non si traducono in guadagni per le concessionarie».

Sì, ma provare a tagliare spese?

«Negli ultimi anni sono stati compiuti contenimenti drastici rispetto ai decenni d’oro. Da cui ci trasciniamo risultati come una gestione del personale che ci costa in media 70 mila euro l’anno. Una cifra enorme; e non parlo di dirigenti, ma della media per dipendente. Oltre alle scelte sbagliate sulle acquisizioni societarie fatte in passato».

È l’accusa del consigliere regionale ex Udc e ora di Futuro popolare, Stefano Valdegamberi, secondo cui i pedaggi, magari indirettamente, sostengono un insieme di società in perdita.

«Valdegamberi sbaglia però a collocare nel tempo le responsabilità: che sono di chi ha gestito nel passato, e cioè degli amici suoi. Noi abbiamo passato gli ultimi anni a ripulire la Brescia-Padova, buona parte di quelle società l’abbiamo dismessa ».

La crisi ha ridotto il traffico sulle autostrade. I rincari non rischiano di deprimerlo ancora, inducendo ad un ritorno sulla rete ordinaria, azzerando tra l’altro l’obiettivo-decongestione, per cui si fanno le grandi opere?

«Non credo che il rischio sia reale. I tempi di percorrenza non rendono comunque competitive le strade ordinarie. E sono fattori di cui tengono conto piani finanziari e adeguamenti tariffari».

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Autostrade, Zaia lancia il bollino annuale

Il governatore propone il modello austriaco della «vignetta» per spalmare i costi dei pendolari. Le mani legate sui treni

Presidente Luca Zaia, l’aumento dei pedaggi autostradali ha mandato i veneti su tutte le furie. I pendolari sono inferociti e le chiedono di intervenire perlomeno su Cav, la concessionaria che gestisce il Passante e la Venezia-Padova partecipata al 50% dalla Regione. Lo farà?

«Ho già parlato col presidente Tiziano Bembo, una soluzione per ammortizzare l’impatto degli aumenti dev’essere trovata. Non sta a me dire come, gli uffici di Cav ci stanno lavorando».

Avrà pure una proposta…

«Personalmente sono favorevole all’introduzione della “vignetta” sul modello austriaco o sloveno. Un sistema mutualistico per cui tutti sono tenuti a sottoscrivere il bollino autostradale, ad un costo di una cinquantina di euro all’anno, così che spalmando su una platea più vasta i costi, questi gravano meno sui singoli utenti. Ma mi chiedo: i veneti sarebbero disponibili? Anche quelli che usano di rado l’autostrada? Senza contare che un’autostrada meno cara disincentiverebbe l’uso dei mezzi pubblici, con nuove polemiche. E’ un equilibrio complicato».

Certo gli aumenti deliberati a inizio anno gridano vendetta.

«Restiamo su Cav. Quando fu costruito il Passante, e ricordo che tutti lo chiedevano per liberare la tangenziale di Mestre, fu spiegato urbi et orbi che questo sarebbe stato ripagato con i pedaggi. Così è andata e ora l’equilibrio finanziario della società va salvaguardato».

Non si possono trovare dei correttivi in corsa?

«Soluzione alternative andavano studiate prima, ora è tardi. Per la Pedemontana, ad esempio, abbiamo già stabilito l’esenzione totale per gli studenti fino a 23 anni e per i pensionati over 65».

Passante, Pedemontana, Nogara- Mare, Romea commerciale. Il Veneto di domani sarà «a pagamento».

«L’autostrada è un’infrastruttura ma è anche un servizio che, in quanto tale, va pagato. Bisogna essere onesti: nessuno costruisce le strade gratis, per farle servono i soldi. Dove li troviamo? E’ come se chi ha acquistato la casa col mutuo poi si lamentasse degli interessi… ».

E così i cittadini pagano due volte: con le tasse e con i pedaggi.

«E’ un ragionamento criptoleghista che mi trova perfettamente d’accordo. Stiamo lottando da anni contro questo andazzo e non prendo lezioni dai rivoluzionari del sofà. E’ un fatto incontestabile che il Veneto paghi ogni anno 21 miliardi di euro di tasse, denari sprecati in mille rivoli che quando servono per le autostrade o i treni non si trovano mai».

Le concessionarie dicono che «gli adeguamenti» servono per ripagare gli investimenti. Quali?

«Non sta a me fare l’avvocato difensore dei concessionari. Ci sono dei dubbi in proposito? Si vada in procura».

Forse si stava meglio quando si stava peggio, con le autostrade nazionalizzate…

«Questo è populismo allo stato puro. Secondo lei i 2 mila miliardi di debito pubblico da dove sono saltati fuori? C’è stata un’epoca, quella dell’Italia del boom, in cui spendere 100 o spendere 1.000 era lo stesso. Oggi non sarebbe più sostenibile».

Un’alternativa all’automobile ci sarebbe: il treno. Ma alla fiaba della metropolitana di superficie ormai non crede più nessuno. E lei?

«Le ragioni per cui alcune infrastrutture non ci sono o sono in ritardo vanno ricercate nel passato ed è inutile star qui a recriminare. Si dice: perché la PaTreVe non ha un servizio metropolitano come Barcellona, Londra, Parigi? E’ un paragone senza senso: si tratta di aree di dimensioni differenti, urbanizzate in modo diverso. Dolo non è il Tibidabo e sulla nostre linee circolano appena 200 mila persone: siamo ben lontani dalle economie di scala di certe metropoli europee».

Forse se si facessero più investimenti l’utenza aumenterebbe.

«La Regione fa sempre la sua parte, ovviamente col bilancio che ha, mettendo sul trasporto pubblico oltre 700 milioni l’anno. Lo Stato dov’è? Ci riempie di spot sull’Expo di Milano ma non ha fatto nulla per migliorare i trasporti che serviranno i 15 milioni di turisti che arriveranno nel 2015».

Vanno aumentati i prezzi dei biglietti?

«Vedere cammello, pagare moneta. Il servizio ferroviario ci costa caro già oggi per cui pretendo da subito treni capienti, confortevoli, puntuali, “giapponesi”, sulle corse che ci sono. Vogliamo poi migliorarci ulteriormente, aggiungendone di nuove? Pensiamo a come finanziarle. Mi ripeto: i servizi si pagano. Tutti guardiamo con ammirazione alla tutela dell’ambiente in Germania ma lì un metro cubo d’acqua arriva a costare 7 euro. Qui ci sarebbe la rivoluzione. Ad esempio, perché non differenziare i prezzi degli abbonamenti? Ci sono pendolari- operai e pendolari-manager, studenti di famiglie facoltose e studenti figli di cassintegrati».

La gara nel 2015 risolverà i problemi?

«Una gara in Veneto è già stata fatta e l’ha vinta Trenitalia. Ne faremo un’altra e sarà l’occasione per mettere nero su bianco le aspettative dei veneti. Poi toccherà al governo dare un segnale, eliminando quello che è un monopolio di fatto. Ricordo che la trafila è: ministero delle Finanze, Ferrovie dello Stato, Trenitalia. Un trittico che spiega molte cose».

Resta senza risposta la Grande Domanda: può esistere un «Veneto metropolitano» all’interno del quale è impossibile muoversi?

«Ci sono dei problemi, non lo nego, e stiamo lavorando duro per risolverli, senza chiacchiere. Ma sia chiaro: io penso al Veneto, non alle suggestioni elettorali come la PaTreVe. A Belluno non hanno forse diritto alle autostrade ed ai treni come tutti gli altri? ».

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Il caro pedaggi aumenterà il traffico in molte strade di Riviera e Miranese

Su Facebook gli automobilisti annunciano l’abbandono dell’autostrada

MIRANO – Il salasso in autostrada e l’invasione di auto nei centri abitati. Ecco perché i rincari del pedaggio in A4 e A57 non riguardano solamente i pendolari. Rischia tutta la viabilità ordinaria, vera alternativa all’autostrada e a tremare sono sia il Miranese che la Riviera. A fare due conti sono gli stessi sindaci, che da questa settimana, al rientro dalle ferie, si troveranno a dover gestire una situazione che non avevano messo in conto in questo inizio d’anno, capitata tra capo e collo a Capodanno con l’aumento delle tariffe al casello fino al 250% sulla tratta Mirano-Padova, a pieno titolo ora diventati gli 11 chilometri più cari d’Italia. Ovvio che con questi aumenti, la maggior parte dei pendolari del Miranese sceglieranno la viabilità locale per raggiungere la città del Santo. Le alternative alla A57 per raggiungere Padova in realtà sono più di una, ma questo non basterà a spalmare la mole di traffico senza un incremento, anche minimo, di auto e tir nei centri abitati, con conseguenze nefaste per la circolazione, i tempi di percorrenza e la sicurezza stradale.

A rischio soprattutto la strada regionale 515 Noalese, che collega Treviso con Padova e attraversa proprio i comuni di Santa Maria di Sala e Pianiga (a Mellaredo). Ma anche la strada provinciale 25 (via Marinoni) tra Caltana e Pianiga, verso la Riviera del Brenta (Fiesso e Stra). Tra Santa Maria di Sala e Mirano a rischio congestione è via Cavin di Sala, fino alla confluenza (in pieno centro del capoluogo salese, alla curva Beccante) con la Noalese, ma anche viale Venezia a Mirano: qui potrebbe riversarsi tutto il nuovo traffico che utilizzerà il casello di Spinea, località Crea, al posto di quello di Dolo-Mirano, località Vetrego. Non se la passerà meglio la Riviera, che rischia di trovarsi tutto il traffico autostradale lungo la statale 11 del Naviglio Brenta e occhio anche alla provinciale 26 da Roncoduro a Dolo, sempre verso la Riviera.

Non si tratta solo di ipotesi: sui social network molti pendolari annunciano già le loro intenzioni. «Abbandono l’autostrada e passo in Riviera», commenta un automobilista. Addirittura un lavoratore incita a fare della convenienza una forma di protesta: «Usiamo tutti le statali, così che capiscano che ci stanno massacrando».

Forconi al volante insomma: anche così si crea il blocco. I sindaci corrono già ai ripari: chiederanno un incontro con la Regione e il prefetto, come annunciato dal primo cittadino di Santa Maria di Sala Nicola Fragomeni, per chiedere la tutela dei paesi attraversati dalle provinciali e regionali. Intanto già oggi, al rientro delle ferie, si avrà il primo banco di prova delle scelte dei pendolari.

Filippo De Gaspari

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IL CALVARIO DEI PENDOLARI »L’AUTOSTRADA

Lupi: abbonamenti scontati ai lavoratori

Il ministro dei Trasporti: «Stiamo lavorando a riduzioni mirate del 20 per cento. Concessioni più lunghe? L’Ue direbbe no»

VENEZIA – Famiglia, messa, staff, cinema. Finalmente, alle otto della sera Maurizio Lupi, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, riaccende il cellulare e replica alle domande del cronista. Nel Veneto cresce la protesta contro i rincari autostradali e le società concessionarie chiamano in causa il suo ministero: eventuali riduzioni dei pedaggi – è la tesi – non rientrano nelle nostre facoltà ma richiedono l’autorizzazione preventiva dei Trasporti.

«Una premessa: nel Veneto, quasi tutte le concessionarie ci avevano richiesto aumenti superiori a quelli accordati, noi li abbiamo calmierati in partenza ma questo non è sufficiente. In tempi di crisi che colpisce le famiglie e le imprese, ogni rincaro diventa doloroso. Per questo, con i tecnici del ministero stiamo studiando un sistema di abbonamenti sulla rete autostradale diretti alle categorie che, per ragioni di lavoro, sono più esposte agli aumenti, come i pendolari e gli autotrasportatori. L’obiettivo realistico? Se attraverso il sistema dell’abbonamento riuscissimo a ridurre i costi del 20%, avremmo ridotto di molto l’impatto degli adeguamenti tariffari».

Nel tratto più controverso, quello Padova-Venezia, la Cav auspica un allungamento dei tempi di concessione, dagli attuali 23 a una quarantina d’anni, perché ciò consentirebbe di “spalmare” il debito contratto per realizzare il Passante di Mestre, rendendo possibili sconti ai caselli altrimenti vietati da esigenze di bilancio. È una prospettiva praticabile?

«Rispondo con franchezza, nell’immediato lo ritengo improbabile alla luce della scontata opposizione dell’Unione Europea, che solleverebbe un problema di violazione della libera concorrenza. È evidente però che la questione è fondata e attuale. Il sistema delle concessioni dev’essere rivisto, anzitutto perché da sei anni a questa parte la domanda di traffico autostradale è diminuita. Dobbiamo garantire i contratti e il rispetto della legge, certo, ma dall’altra parte non si può continuare con questo meccanismo di rinnovo automatico che ignora le mutate condizioni di mercato».

Lei ipotizza una revisione delle regole. Ma su quali basi? E con quali effetti sulle tasche dei consumatori?

«Per quanto riguarda l’interlocutore europeo, dobbiamo avviare un tavolo di confronto nella consapevolezza che i tempi della trattativa non saranno brevi e l’esito non sarà scontato. Sul fronte interno, invece, credo ci sia disponibilità e coscienza da parte del sistema dei concessionari per rivedere una dinamica non più adeguata alle esigenze del Paese, anzi, per molti versi in controtendenza. Su questo versante sono ipotizzabili agevolazioni mirate, almeno per le categorie pendolari: gli abbonamenti scontati favorirebbero non soltanto loro ma anche i concessionari che hanno interesse a stimolare la domanda evitando un ulteriore calo della percorrenza autostradale».

Sconti per lavoratori pendolari e camionisti. È una vaga promessa o un obiettivo concreto del suo ministero?

«È un impegno che assumiamo, al quale stiamo già lavorando. Conto di darvi buone notizie in tempi ragionevoli».

Filippo Tosatto

 

Appello web: adesioni verso quota 2 mila «Scongiurare l’ennesima stangata» 

VENEZIA. Si avviano a quota 2 mila le adesioni giunte al nostro sito a sostegno degli «sconti pendolari» della Venezia-Padova, una campagna inaugurata dal nostro giornale con l’appello rivolto dal direttore Antonio Ramenghi al governatore Luca Zaia. L’iniziativa, che ha sollevato il tema dei rincari autostradali in particolar modo sul Passante (più 20 per cento in due anni), sta raccogliendo consensi crescenti: in meno di quattro giorni hanno firmato cittadini di ogni età e fascia sociale. Qual è la richiesta? Che la Regione Veneto, proprietaria del 50% di Cav, si faccia carico di una serie di agevolazioni e sconti a favore dei pendolari che ogni giorno percorrono la tratta Venezia-Padova. Una misura necessaria, a detta di tutti, perché su questo tratto autostradale padovani, mestrini e trevigiani rischiano di bruciarsi le tredicesime. Il costo dei venti chilometri tra Padova Est e la barriera di Venezia-Mestre, attualmente, è di 2 euro e 80 centesimi. Stessa cifra per chi esce a Mirano/Dolo o Mira/Oriago. Il sistema più conveniente, attualmente, per raggiungere Mestre da Padova è quello di scegliere il casello di uscita di Spinea Crea (1,60 il pedaggio da Padova Est) ed entrare a Mestre attraverso la viabilità ordinaria. Questa tariffa differenziata rischia di riproporre il tema del tornello che tanti disagi ha provocato al casello di Vetrego.

 

MENTRE DE POLI PUNGE ZAIA E IL GOVERNO

Bembo cerca uno spiraglio «Rischio di danno erariale»

VENEZIA – Che fare? A parole tutti concordi, nei fatti prevale un rimpallo di responsabilità sull’asse Venezia-Roma. Che il salasso dei pedaggi autostradali investa competenze svariate lo riconosce anche Antonio De Poli, segretario dell’Udc veneta, lesto peraltro a incalzare la Regione:

«Le concessionarie non possono scaricare le loro inefficienze sui cittadini, il governatore Zaia convochi subito un tavolo con le società concessionarie tra cui la Cav e non stia dalla parte di chi mette i rincari»; il senatore centrista spiega che«quella che si sta giocando è una partita senza colore politico ma in difesa dei veneti, di pendolari e autotrasportatori» e in un’interrogazione parlamentare al ministero dei trasporti chiede spiegazioni sui criteri adottati che «hanno graziato il Sud e dato una stangata al Nord».

Conclusione salomonica: «Ciascuno deve fare la propria parte, solo così riusciremo a vincere questa sfida che si gioca in Veneto ma anche nei palazzi romani».

Giorni di passione per Tiziano Bembo, presidente della Cav. Che si sente preso di mira, perché i contestatissimi aumenti nella sua tratta Padova-Mestre sono pur sempre inferiori a quelli adottati dalle società che gestiscono la Padova-Rovigo e la Treviso nord-Mestre:

«Figuratevi se non vorrei applicare riduzioni tariffarie e sconti», fa sapere «il punto è che gli adeguamenti dei pedaggi sono sanciti dalla concessione, eventuali modifiche, che stiamo valutando dal punto di vista tecnico, devono essere autorizzati dal ministero. In presenza di minori introiti al casello determinati da scelte unilaterali, lo Stato subirebbe un contraccolpo sul piano dell’Iva e dell’Ires e potrebbe farci causa chiedendo il risarcimento del danno erariale».

«È l’ennesimo regalo avvelenato del centralismo», chiosa il governatore Zaia «la Cav non ha effettivo potere decisionale sulle tariffe soggetta com’è alle decisioni del Governo di Roma. Ma noi non ci arrenderemo, lo dobbiamo ai nostri pendolari».

 

SALASSO PEDAGGI»la venezia-padova 

Il governatore Zaia si impegna, Cav studia i flussi. Gli autotrasportatori infuriati, protestano anche gli agenti di commercio

PADOVA – La richiesta corre sul web ma è sempre più diffusa nell’opinione pubblica: «La Regione intervenga per i pendolari di Padova e Mestre» introducendo delle agevolazioni sostenibili dopo il salasso cui sono sottoposti dal primo gennaio i pendolari della Venezia-Padova (più 6,2%, che si aggiunge al più 13,6% dell’anno scorso). Il governatore Luca Zaia si è impegnato, sollecitando il gestore Cav a studiare un sistema che salvi la tredicesima ai pendolari dell’autostrada più trafficata e importante del Veneto (120 mila passaggi al giorno). Cav, dal canto suo, ha promesso di studiare i flussi di traffico ma ha messo le mani avanti: «Allo stato attuale, a normativa vigente, appare difficile estendere la scontistica ad altre categorie, oltre ai residenti dei cinque comuni del Veneziano più danneggiati dal Passante» ha spiegato il presidente Tiziano Bembo. Ad appena 24 ore dal ritorno al lavoro di gran parte dei pendolari, insomma, la protesta anziché spegnersi sembra aumentare in rabbia. Contro la politica, soprattutto: perché non ha saputo aumentare gradualmente i costi e imposto due balzi che, in due anni, hanno fatto crescere il pedaggio del 20%. La Cav è una concessionaria controllata per il 50% dalla Regione Veneto, che ne esprime il presidente, e per il 50% dall’Anas, che ne esprime l’amministratore delegato.

Intanto si aggiungono reazioni: «Far gravare i pedaggi autostradali sulle tasche di tutti i veneti, anche di chi non si mette in auto neppure una volta all’anno, è una proposta inaccettabile che non risolverebbe alla radice la questione: l’equilibrio finanziario delle concessionarie va garantito ma non possono essere pendolari e autotrasportatori a farsene carico» spiega il senatore Udc Antonio De Poli commenta la proposta di «bollino» sul modello austriaco.

Protestano anche le associazioni di categoria: «Noi artigiani siamo come sempre chiamati a pagare e a subire questi aumenti – commenta Roberto Boschetto, presidente dell’Unione provinciale artigiani di Padova – ad incorporarli nei nostri costi per poter lavorare, facendo crescere così le sofferenze di questi mesi. Com’è possibile continuare a chiedere sacrifici sempre agli stessi, quando ci sono realtà che appena hanno una necessita la scaricano sugli altri aumentando le tariffe?»

Anche gli agenti di commercio di Padova e Rovigo prendono posizione contro gli aumenti dei pedaggi: «Questo ulteriore aggravio di costi peserà nel bilancio delle nostre attività e assottiglierà ulteriormente i ricavi derivanti dall’attività svolta».

«Il Passante deve restare una strada a servizio dei veneti e quindi le tariffe non possono diventare proibitive e lo stesso discorso vale per le tratte venete della Società Autostrade» aggiungono Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, capogruppo e vice del gruppo Ncd in Regione. «Una cosa è certa, un pendolare nella tratta Padova Est-Mestre nel 2014 non può spendere mille euro in più all’anno rispetto al 2013, è quasi uno stipendio medio che si volatilizza. Perché tutta questa fretta negli aumenti? Ragioniamo sulle agevolazioni».

(d.f.)

 

Appello web, 1.700 firme in tre giorni «Ecco come ci bruciamo la tredicesima»

VENEZIA. Millesettecento sottoscrizioni sul sito del nostro giornale a sostegno degli «sconti pendolari» della Venezia Padova: un appello lanciato dal nostro giornale dopo l’appello al governatore Zaia da parte del direttore Antonio Ramenghi. La campagna avviata dal nostro giornale, che ha sollevato il tema dei rincari autostradali in particolar modo sul Passante (più 20 per cento in due anni) sta raccogliendo le adesioni di migliaia di persone: in meno di tre giorni hanno firmato la campagna più di milleseicento persone. Qual è la richiesta? Che la Regione, proprietaria del 50% di Cav, si faccia carico di una serie di agevolazioni e sconti a favore dei pendolari che ogni giorno percorrono la tratta Venezia-Padova. Una misura necessaria, a detta di tutti, perché su questo tratto autostradale padovani, mestrini e trevigiano rischiano di bruciarsi le tredicesime. Il costo dei venti chilometri tra Padova Est e la barriera di Venezia Mestre, attualmente, è di 2 euro e 80 centesimi. Stessa cifra per chi esce a Mirano/Dolo o Mira/Oriago. Il sistema più conveniente, attualmente, per raggiungere Mestre da Padova è quello di scegliere il casello di uscita di Spinea Crea (1,60 il pedaggio da Padova Est) ed entrare a Mestre attraverso la viabilità ordinaria. Questa tariffa differenziata rischia di riproporre il tema del tornello che tanti disagi ha provocato al casello di Vetrego.

 

PROGETTO ALLO STUDIO

Quarta corsia, un sogno che vale 300 milioni

VENEZIA – Il progetto – per ora solo di massima – esiste. E potrebbe prendere forma nei prossimi mesi. Una quarta corsia autostradale tra Padova Est e la barriera di Venezia Mestre potrebbe essere il «grimaldello» attraverso il quale Cav potrebbe riuscire a farsi prolungare la concessione autostradale che attualmente scade nel dicembre 2032. Diciotto anni in più di gestione con l’impegno ad investire altri 300 milioni di euro nel potenziamento dell’asse principale che collega le due città principali del Veneto centrale: Padova e Mestre. Una quarta corsia, del resto, si rende necessaria per snellire il traffico che, soprattutto nei periodi di punta e in caso di incidente, rischia di formare code e incolonnamenti pericolosi. Il sogno di una quarta corsia, del resto, non è nuovissimo: se ne era già parlato ai tempi della realizzazione del Passante. Ma anche alla luce delle recenti polemiche sul salasso dei pedaggi autostradali, il progetto potrebbe essere riesumato. Perché l’investimento nelle reti infrastrutturali è condizione necessaria per ottenere dall’Anas e al Ministero delle Infrastrutture un allungamento della concessione. L’attuale scadenza, infatti, era legata alla conclusione naturale della concessione Anas. Ora però la concessione generale sta per essere allungata per tutti i tronchi stradali in carico ad Anas. E questo potrebbe aprire la strada a un rinnovo della concessione per il Passante e il tratto Padova Est -Venezia della A4 gestito dal concessionario regionale. La scadenza che potrebbe essere ipotizzata è quella del dicembre 2050, diciotto anni più lunga dunque dell’attuale. Con questo sistema, anche il rimborso del debito in carico a Cav potrebbe essere rimodulato e, con esso, anche le tariffe che potrebbero tornare ad essere più leggere.

Più difficile, attualmente, l’estensione delle agevolazioni in essere per i cinque comuni del Veneziano interessato ai pendolari padovani e mestrini. Anche se Cav sta approfondendo la questione.

Dal primo gennaio scorso, inoltre, è stata abolita anche l’ultima convenzione in essere da parte della società Cav, quella a favore dei giornalisti professionisti iscritti all’Ordine del Veneto.

Analoga convenzione era in essere con la società Autostrada Brescia Padova a favore sempre dei giornalisti professionisti iscritti all’Ordine.

(d.f.)

 

Gazzettino – Pedaggi, Cav a rapporto in Regione

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2014

STANGATA – Pd e Ncd-Pdl chiedono una seduta della commissione Trasporti a Palazzo Ferro Fini

SCONTI – Sollecitate le agevolazioni per i pendolari tra Venezia e Padova promesse ancora un anno fa

Cav a rapporto in Regione. La società che gestisce il Passante autostradale di Mestre e che in queste ore ha difeso la stangata dei pedaggi, dovrà spiegare per filo e segno i motivi dei rincari che colpiscono soprattutto i pendolari dell’area Venezia-Padova. E, soprattutto, dovrà spiegare perché le agevolazioni ai pendolari stessi di cui si era parlato un anno fa non sono state ancora realizzate. Perché gli sconti non dovevano riguardare soltanto gli automobilisti del Miranese, quelli del famoso tornello di Vetrego, ma anche chi per lavoro deve spostarsi all’interno di quella che dovrebbe essere la città metropolitana.

Non solo: la vicenda dei megapedaggi sarà sottoposta anche al ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato che giovedì si incontrerà a Venezia con i sindaci del centrosinistra: «L’incontro era nato per parlare della legge di stabilità e dei problemi occupazionali delle nostre aree – dice il sindaco reggente di Padova, Ivo Rossi – ma è chiaro che a questo punto tratteremo anche la vicenda dei pedaggi e in quella occasione valuteremo il da farsi».

Si preannuncia dunque un’altra settimana di bordate nei confronti della Cav. Mercoledì a Palazzo Ferro Fini si riunirà la seconda commissione consiliare e al presidente Andrea Bassi sarà subito formalizzata la richiesta di una seduta straordinaria da dedicare ai temi della mobilità.

«L’abbiamo chiesto noi del Pd – dice il vicepresidente della commissione Bruno Pigozzo – e l’hanno chiesto anche i colleghi del Ncd-Pdl Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo. Dovremo convocare non solo il presidente di Cav, Tiziano Bembo, ma anche l’assessore Renato Chisso, così da affrontare sia il tema dei pedaggi che i disservizi dell’orario cadenzato».

Le spiegazioni di Cav, tra l’altro, non convincono Pigozzo. Il presidente Tiziano Bembo, nella conferenza stampa di sabato mattina, ha spiegato che per tre anni consecutivi, dal 2010 al 2012, le tariffe di Cav sono diminuite e che gli incrementi autorizzati negli ultimi due anni aggiunti ai decrementi dei primi tre corrispondono a un valore medio di incremento pari al 3,18 per cento, cifre che sono nella media in Italia. Solo che, dal 2013 al 2014, nella tratta Mirano/Dolo-Padova Est si è passati da 80 centesimi a 2,80 euro.

Il vicepresidente della commissione Trasporti del consiglio regionale del Veneto non ha dubbi: «Questi aumenti servono per far quadrare il bilancio – dice Pigozzo – perché il conto economico di Cav evidentemente non tiene più. È un circolo vizioso: a causa della crisi si usa meno l’auto, quindi calano le entrate da pedaggi e per far fronte ai minori ricavi paradossalmente si aumentano i pedaggi. Cav deve darci i numeri esatti e a quel punto dovremo valutare tutte le contromisure».

Ma soprattutto dovranno essere rese operative quelle agevolazioni per i pendolari di cui si era parlato un anno fa. Il governatore Luca Zaia ha rilanciato ipotizzando l’istituzione della “vignetta” sul modello austriaco o sloveno. Ma in consiglio regionale si spinge per gli sconti ai pendolari dell’area metropolitana. Il Ncd-Pdl, con Bond e Cortelazzo, ha già avvertito: «Un pendolare nella tratta Padova Est-Mestre nel 2014 non può spendere mille euro in più all’anno rispetto al 2013, è quasi uno stipendio medio che si volatilizza».

 

Nuova Venezia – Autostrade, no agli sconti

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2014

SALASSO PEDAGGI» la venezia-padova

La Cav si difende dalle accuse ma non modifica i pedaggi dei pendolari

La Cav: «Non possiamo abbassare le tariffe»

Zaia gli aveva chiesto di lavorare «pancia a terra», ma Bembo mette alcuni paletti «Garantirò l’equilibrio finanziario». Allo studio l’allungamento della concessione

VENEZIA – Sul caro pedaggi (più 20 per cento in due anni) nel quale è inciampata la concessionaria regionale Cav si affloscia il mito del Veneto, vacilla la salvifica idea dei progetti di finanza, capitombola la supremazia di chi preferisce farsi le cose da sè anziché chiederle a Roma, l’odiata capitale con la quale è in continua belligeranza. Il presidente di Cav, Tiziano Bembo, sollecitato dal suo azionista regionale, convoca la stampa di sabato mattina per arginare l’alluvione di proteste che si sta abbattendo come un uragano sulla sua società. Una tempesta che rischia di travolgere il fragilissimo equilibrio sul quale si regge la maggioranza in Regione.

«Le preoccupazioni dei pendolari sono anche le mie – spiega il presidente di Cav -: se fosse nelle nostre possibilità non avremmo certamente chiesto adeguamenti tariffari al Ministero delle Infrastrutture. Ma io devo garantire l’equilibrio finanziario della società, in un contesto di riduzione del traffico autostradale e di rimborso del debito legato all’investimento sul Passante». La strada, conferma Bembo, è quella di lavorare sull’allungamento della convenzione con Anas a fronte di un nuovo investimento (la quarta corsia sulla Venezia-Padova).

Ma un po’ di chiarezza sui numeri, Bembo intende farla: «Non è vero che il Passante è l’autostrada più cara d’Italia. Le nostre tariffe sono in linea con quelle degli altri concessionari, tenendo conto di quasi 45 chilometri pedaggiati e liberi il costo medio è pari a 0,06 centesimi al chilometro. Inoltre – spiega Bembo – la Venezia-Padova nel 2009 costava 2 euro e 20 centesimi, nel 2013 tre euro e trenta centesimi ed ora 2 euro e 80 centesimi. Il pedaggio applicato è conforme alle deliberazioni Cipe del progetto originario del Passante. Ora viene applicato un pedaggio equivalente alle tre stazioni di Mirano/Dolo, Mira/Oriago e Venezia/Mestre. Le tariffe sono rimaste uguali per tutto il 2009, il 2010, il 2011 e il 2012. Sono aumentate nel 2013 e dal primo gennaio di quest’anno».

Bembo lamenta la canea cui è stata sottoposta la sua concessionaria: «Non ho visto clamori sulla Padova-Rovigo, che pure costa 3 euro e 40 centesimi». E insiste su un punto: «Cav è nata con lo scopo di rimborsare l’investimento del Passante e progettare nuovi investimenti nelle infrastrutture del Veneto. É quello che stiamo facendo dal primo giorno: sulla tangenziale di Mestre abbiamo rinnovato l’illuminazione e oggi si transita gratis, forse dovremmo ricordarci che cosa era la tangenziale fino a pochi anni fa. Per rimborsare il Passante abbiamo attivato una serie di operazioni finanziarie, con la Bei e con un consorzio di banche: oggi possiamo dire di essere vicini al rimborso di circa la metà dell’investimento complessivo, dopo così pochi anni è un risultato importante».

Ma sulla «vignette» sul modello austriaco che periodicamente il governatore Luca Zaia torna a proporre, Bembo è scettico: «Sarebbe una bella idea, tecnicamente è fattibile. Ma noi possiamo solo chiederla, altri devono autorizzarla».

Quanto alla scontistica per i pendolari, Bembo risponde allargando le braccia: «Abbiamo avviato, in via sperimentale e per due anni, gli abbonamenti pendolari per i cinque comuni veneziani che hanno subito i maggiori disagi dalla costruzione del Passante. Allo stato attuale, con il quadro normativo in vigore, non è pensabile l’estensione di una scontistica senza compromettere l’equilibrio della società».

Diverso il discorso se la Regione riuscisse a strappare ad Anas l’allungamento della convenzione dal 2032 al 2050: «Ci stiamo lavorando da mesi, spero che il presidente Zaia raggiunga questo risultato. Ci consentirebbe di spalmare il rimborso dell’investimento in un arco di tempo maggiore e tenere i pedaggi calmierati».

Daniele Ferrazza

 

Il governatore twitta «Sconti da allargare a Padova e Mestre»

Un tweet del governatore del Veneto Luca Zaia rilancia il tema dell’estensione degli abbonamenti per i pendolari, nonostante il presidente di Cav abbia escluso per ora questa possibilità. «Già attivi gli sconti per pendolari di Mirano, Pianiga, Dolo, Mira e Spinea. Ora su mio mandato Cav studia allargamento anche a Mestre e Padova» scrive il presidente su twitter. L’ipotesi cara al governatore è stata però esclusa dallo stesso presidente di Cav Tiziano Bembo durante la conferenza stampa di ieri mattina. «Estendere la scontistica ad altri soggetti appare, nell’attuale quadro normativo, improponibile» ha spiegato Tiziano Bembo. Le agevolazioni decise per i cinque comuni veneziani consentono ai pendolari di spendere 1,68 centesimi al posto dei 2 euro e 80 centesimi. Finora le richieste sono poco meno di un centinaio: 59 a Mestre e 26 a Padova Est.

 

L’APPELLO – Dal nostro giornale campagna a favore di pendolari, imprese e famiglie

link appello

La campagna d’opinione diretta a bloccare i pesanti rincari delle tariffe autostradali è stata avviata dal direttore del nostro giornale, Antonio Ramenghi, la cui lettera aperta al governatore Luca Zaia ha segnalato e documentato i pesanti effetti dell’aumento dei pedaggi sul bilancio di famiglie e imprese venete, già duramente provate dalla recessione, sollecitando la Regione (che controlla il 50% della concessionaria autostradale Cav) ad agire per scongiurare gli aumenti. Lesta la risposta di Zaia, che ha condiviso le preoccupazioni per gli effetti del salasso sulle tasche di migliaia di lavoratori pendolari, invitando il presidente della Cav, Tiziano Bembo, a impegnarsi «pancia a terra» per risolvere il problema. Nell’attesa, la discussione cresce e si infiamma, coinvolgendo la società civile, la politica e le categorie economiche.

 

 

LA PETIZIONE SUI NOSTRI SITI

Già 1.250 firme: la rabbia sul web

PADOVA – Milleduecentotrentacinque firme alle ore 19, in appena 24 ore: è una valanga inarrestabile la petizione lanciata dai quotidiani veneti del Gruppo Espresso per spingere la Regione a concedere uno sconto ai pendolari costretti a viaggiare tutti i giorni in autostrada, dopo i maxirincari del primo gennaio. Più di 1.200 lettori che hanno voluto sottoscrivere l’appello lanciato dai nostri quotidiani. E sui siti internet del mattino di Padova, Nuova Venezia e Tribuna di Treviso ci sono centinaia di commenti alla notizia del salasso autostradale. «Non esistono al mondo autostrade così costose… 10 km di tratta a 2.70 euro è un furto legalizzato. Vergogna», scrive ad esempio il lettore Massimo Gallo. «Iniziamo con il boicottaggio! Pazienza ci metterò 20 minuti in più per arrivare a Padova ma soldi non ne regalo a nessuno!», sbotta Debora Secci, suggerendo ai pendolari di ricorrere all’alternativa della statale. Quello che farà Michele Foffano: «La mattina lavoro a Mestre, il pomeriggio a Padova. Non posso usare il treno perché oltre al treno dovrei prendere un autobus a Mestre e due a Padova per raggiungere le sedi dove lavoro. Non posso permettermi di spendere 5,60 € al giorno di pedaggio, per cui ho deciso che da quest’anno userò la statale. Se questa poi sarà la soluzione che altri adotteranno qualcuno incasserà di meno e forse rifletterà sull’opportunità di questi aumenti». E Michele Vegro, argomentando che solo il Passante dovrebbe essere a totale pagamento, conclude: «Se il Passante non ha traffico sufficiente per ripagarsi semplicemente vorrà dire che il mercato ha giudicato quell’opera inutile e Cav S.p.A. come qualsiasi azienda di questo mondo dovrà fallire! Non credo sia un ragionamento così difficile da applicare». Sempre a proposito di possibili soluzioni per smaltire la botta, Andrea Vecchiato propone il car pooling, la condivisione della stessa auto da parte di due o più pendolari che hanno la stessa tratta da percorrere: «Spese divise in 4/5 parti e il problema è risolto». «Visto che i gestori si preoccupano tanto di “compromettere l’equilibrio finanziario”- osserva Matteo Montin -, sarebbe curioso conoscere il motivo dell’asfaltatura avvenuta l’anno scorso del tratto Dolo-Padova Est. Di sicuro non è costata due lire, soldi apparentemente sprecati dato che il manto stradale era in ottime condizioni». Marialucia Esteban pone la domanda che ci facciamo un po’ tutti: «E in Germania come fanno con le autostrade gratis? E in Svizzera con 50 euro all’anno per persona come faranno?». E anche ora, di fronte alla proposta Zaia di estendere gli abbonamenti scontati anche ai residenti di Padova e Mestre, c’è chi critica, come Marco Cuccato: «Invece per i pendolari da Boara/Monselice chissenefrega eh? Si pensa sempre in piccolo, a soluzioni tampone per accontentare i pochi e mai a una soluzione vera come la vignetta, ampiamente usata con successo in tutti i paesi civili».

Enrico Pucci

 

IL TRASPORTATORE

Sartor: per la mia azienda un costo di 150 mila euro l’anno

Quanto incidono i pedaggi autostradali nel bilancio di un’impresa di autotrasporti? Vendemiano Sartor gestisce, insieme alla famiglia, una piccola impresa di trasporto a San Polo di Piave, nel Trevigiano: venti automezzi da 44 tonnellate, due milioni di euro di ricavi. Ma, soprattutto, Sartor è uno degli artefici che hanno accompagnato la costruzione del Passante: è stato assessore regionale all’Economia tra il 2008 e il 2010.

«I nostri mezzi fanno circa due milioni di chilometri l’anno, il 70% dei quali in autostrada: paghiamo pedaggi per circa 150 mila euro. Il 6% del fatturato». Troppi? «Un costo aziendale, notevole. Superiore certamente a quello che pagano imprese simili alla nostra in Europa». E la vignette proposta da Zaia? «Improponibile, soprattutto per i mezzi pesanti. E poi ci sono troppi concessionari. Il governatore farebbe meglio a lavorare perché da Trieste a Brescia vi sia un unico concessionario. E dica al suo consulente Malvestio di consigliarlo meglio: questo deve fare la politica, non altro. Zaia è là da quattro anni, non da un mese. E cosa ha fatto, oltre a criticare il passato?». Gli sconti ai residenti? «Non risolvono niente, le tariffe vanno abbassate e basta». «Cav è un’ottima idea, ma gli aumenti di questi giorni sono ingiustificati. Il calcolo di sostenibilità è stato fatto sulla base dei flussi di traffico del 2008. Ora è cambiata la situazione, bisogna adeguarli» E gli aumenti? «Ora sono inopportuni. In periodo di crisi bisogna lavorare a pareggio, non si può fare cassa e progettare nuovi investimenti, vanno agevolati gli utenti». Per Sartor gli aumenti andrebbero spalmati in un tempo più lungo: «Fossi Zaia, deciderei di sospendere gli aumenti, prolungare la concessione e graduare l’incremento sulla base di un nuovo piano finanziario. Non si può spremere la gente così. Quando i flussi di traffico torneranno a crescere, allora si potrà pensare a ritocchi».

 

IL GIORNO DELL’EPIFANIA VICINO A BASSANO

E Don Bizzotto celebra messa lungo la nuova Pedemontana

È stata denominata «Epifania della Terra: eucarestia in solidarietà con tutti i popoli» l’iniziativa che vedrà protagonista don Albino Bizzotto domani, giorno dell’Epifania, in provincia di Vicenza. Il fondatore dell’associazione «Beati i costruttori di pace» celebrerà una messa all’aperto scegliendo come area simbolica un’area adiacente alla nuova Pedemontana Veneta, in costruzione nel Vicentino: l’appuntamento è fissato alle 14.30 nel piazzale del distributore Agip all’altezza dello svincolo di Bassano sud sulla superstrada Gasparona. Al momento hanno già garantito la loro presenza i rappresentanti di una quarantina di comitati di tutto il Veneto, non solo quelli che protestano per la costruzione della Pedemontana Veneta.

«È la prima volta – spiega don Bizzotto – che scopriamo che fare solidarietà con i popoli significa mettere in salvo la Terra. Nella crisi che morde ovunque, tutti sono preoccupati di far girare l’economia per far tornare i conti. E invece prima di tutto dobbiamo affrontare l’emergenza Terra, che è proprio in affanno nel garantire gli elementi necessari alla vita di tutti gli altri esseri». «Per questo – il monito di don Bizzotto – dobbiamo impegnarci nella cura del territorio, per migliorare l’aria che respiriamo, una delle più inquinate d’Europa, per proteggere l’acqua buona per tutti, per non togliere più un metro quadro al terreno coltivabile».

 

l’aci di venezia

Basta umiliare i pendolari dei treni

L’Aci di Venezia si schiera al fianco dei pendolari che protestano per il fallimentare avvio dell’orario cadenzato dei treni voluto dalla Regione. «Se questa innovazione – osserva il presidente Giorgio Capuis – doveva servire a sperimentare forme di mobilità integrata, in vista del completamento dell’Sfmr, che per noi rimane obiettivo prioritario, non possiamo che rimanere sconcertati di fronte ai troppi disservizi causati all’utenza. Credo che ai cittadini non interessi tanto sapere di chi sono le responsabilità, sappiamo che quello dello scaricabarile continua a rimanere un vizio italico, ma pretendano di avere un servizio ferroviario adeguato ai tempi visto anche i costi sostenuti dalla collettività per finanziarlo». Il presidente dell’Automobile club veneziano ribadisce la necessità di dotare l’area centrale del Veneto di un sistema di mobilità integrata sul modello di quanto avviene in altri Paesi d’Europa, anche al fine di decongestionare la rete viaria e migliorare la sicurezza degli utenti.

Puppato accusa Zaia «Imprese arricchite alle spalle dei veneti»

La senatrice del Pd: un aumento spaventoso che divorerà le tredicesime e il copione si ripeterà con la Pedemontana

MONTEBELLUNA «L’aumento dei pedaggi, in particolare sulla Padova-Venezia, è spaventoso: in questo momento si traduce nel furto della tredicesima di migliaia di veneti che fanno i pendolari tra Treviso, Mestre e Padova. Assolutamente inaccettabile».

Laura Puppato, a lungo sindaco di Montebelluna, poi capogruppo in Regione del Partito Democratico, oggi senatore a Palazzo Madama, non ha perso la capacità di indignarsi: «La verità è che il sistema della mobilità disegnato e realizzato dalla Regione in questi anni, il cui interprete maggiore è stato Renato Chisso, ha portato alcune imprese ad arricchirsi sulle spalle dei veneti, vedi la Mantovani spa. Dal suo insediamento, il presidente Luca Zaia non ha fatto nulla per svelare questo meccanismo né per metterlo in discussione».

E Laura Puppato avverte: «C’è un’altra infrastruttura che sta per essere realizzata con lo stesso meccanismo: la Superstrada Pedemontana Veneta, che sarà pagata con i pedaggi di chi vi passerà».

La conclusione è, dunque, che la stangata sulle autostrade del Veneto metropolitano sia solo la prima di una lunga serie. Secondo Puppato, in questo modo il «prima i veneti» tanto invocato da Zaia «si è realizzato», a scapito delle tasche dei cittadini: «Un primato in negativo che pone il Veneto al primo posto per costi autostradali e disagi ferroviari. Vorrei ricordare che il governo di cui Zaia ha fatto parte ha contribuito solo con un quinto dei soldi necessari a costruire il Passante e solo per un ventesimo di quello che costerà la Pedemontana».

«Zaia è un giocatore di poker, il rilancio è la sua specialità» rincara Laura Puppato. «Quando viene colto in fallo infatti è maestro per mettere in campo novità che possano far credere in una soluzione, che tale non è. Se ora Zaia propone un allungamento della convenzione di gestione del Passante vuol dire che i conti sono stati fatti male. Se a distanza di pochi anni si scopre che non si riesce a pagare i mutui e la gestione attraverso gli ordinari incassi dei pedaggi, allora viene spontaneo chiedere a chi amministra che è tenuto a dimostrare la buona gestione prima non dopo aver proceduto agli aumenti».

Tutta l’operazione del Passante, come del resto la Pedemontana, è ancora avvolta per Laura Puppato da una «inaccettabile opacità»: «Ho chiesto per dieci volte, prima alla Regione ed ora al governo, la trasparenza su tutta la documentazione di questi progetti di finanza. La conoscenza, infatti, è indispensabile per ogni valutazione. E per dieci volte mi è sempre stato opposta una fiera resistenza». Una mancata trasparenza che prelude poi agli scandali e alle inchieste che hanno portato ai mandati di cattura per corruzione e concussione.

Con la grande contraddizione che avverte Laura Puppato: «Politici che quando sono a Roma decidono contro l’interesse dei veneti e quando sono nel Veneto gridano a Roma ladrona».

Daniele Ferrazza

 

Miranese, l’Unione dei Comuni si appellerà al prefetto di Venezia

MIRANO. L’Unione dei comuni in campo per far sentire la voce del territorio contro il salasso autostradale. A proporlo è Nicola Fragomeni, sindaco di Santa Maria di Sala, uno dei comuni che rischia più di altri l’invasione di traffico a causa dell’aumento del pedaggio sul sistema A4-A57. Fragomeni chiamerà già martedì i colleghi sindaci, in particolare quelli più interessati dal problema (Mirano, Spinea, Salzano, Noale e Pianiga) e proporrà di coinvolgere la nascente Unione dei Comuni del Miranese per far sentire la voce contraria del territorio. Sulla questione Fragomeni ha già sentito nei giorni scorsi l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso, il quale ha assicurato un confronto sulla questione del salasso. L’interlocutore dell’Unione però sarebbe anche un altro: il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia, canale privilegiato per conferire indirettamente anche con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e convincere così Cav a calmierare i costi del pedaggio schizzati così in alto. Il problema è quanto mai serio e i sindaci (non solo Fragomeni) vengono ora incalzati da più parti a spendersi per far tornare la concessionaria sui propri passi. Il rischio è far riversare sulle strade comunali e provinciali gran parte del traffico che oggi percorre l’autostrada in direzione Padova. Con esiti catastrofici per l’equilibrio già precario della viabilità ordinaria. Le alternative alla A57 per raggiungere Padova sono più di una, ma questo non basterà a spalmare la mole di traffico pendolare senza l’aumento, anche minimo, di auto e tir nei centri abitati, con conseguenze nefaste per la circolazione, i tempi di percorrenza e la sicurezza stradale.

Filippo De Gaspari

 

Gazzettino – Pedaggi, Cav difende la stangata

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2014

«Sull’A4 si paga meno di altrove»

STANGATA – La società Cav difende i pedaggi. Qui, il casello di Preganziol

LA CAV DIFENDE LA STANGATA, MA I CONTI NON TORNANO

AUTODIFESA – Il presidente della Cav, Tiziano Bembo, durante la conferenza stampa per rintuzzare le critiche sugli aumenti.

Il presidente Bembo: «Gli aumenti sono stati del 3,18 per cento in cinque anni. Correttivi per i pendolari? Stiamo facendo i conti…»

2,80  DA PADOVA EST A MESTRE

1,5 MILIARDI DI EURO

3,18%  L’INCREMENTO MEDIO DI TARIFFE E PEDAGGI

PRESIDENTE – Tiziano Bembo della Spa Cav sostiene che i costi per chilometro sulla Padova-Mestre anche dopo gli aumenti sono in linea con la media nazionale

TREVISO-VENEZIA – Si sborsano al casello 0,16 euro ogni “km utile

PADOVA-MESTRE   Sulla tratta il costo medio è di 0,13 euro per chilometro

Cari automobilisti, mettetevi il cuore in pace. E mettete mano al portafogli. I rincari in autostrada non ve li toglie nessuno. Perchè nel cuore del Nordest produttivo sono economicamente necessari, per pagare il Passante di Mestre. Sono in regola con la legge. Anzi, sono perfino in ritardo. E se anche il governatore Luca Zaia ha promesso una soluzione per aiutare «migliaia di lavoratori pendolari», questa si scontrerà inevitabilmente con i conti della società che gestisce il Passante e la Padova-Venezia. Ovvero con il computo di flussi e utenti che potrebbero beneficiare di eventuali sconti o abbonamenti. Altrimenti finisce come con il ministro Maurizio Lupi, che l’altro giorno ha ipotizzato gli abbonamenti con riduzione del 20 per cento, salvo poi sentirsi rinfacciare dagli autotrasportatori che è uno sconto impossibile, da 20 miliardi all’anno.
Nella sede mestrina del Cav è andata in scena, ieri mattina, la conferenza stampa di Tiziano Bembo, il presidente della società nata nel 2008 (metà della Regione Veneto, metà dell’Anas) che gestisce Pd-Ve e Passante. Nel fuoco delle critiche ci sono proprio i salassi su questa tratta, in particolare tra Padova e Mestre, dove il pedaggio è stato unificato a 2.80 euro (sia che si esca a Mirano-Dolo che a Mira-Oriago). Ed è per questo che Bembo si è affrettato a convocare i giornalisti, così da allontanare ombre e sospetti, che lambiscono Palazzo Balbi.
La società Cav spergiura che i rincari sono più contenuti che altrove e in linea con il costo/km nazionale. Sono stati benedetti dal Cipe e sono frutto del progetto del Passante, su cui non influisce il mancato arretramento della barriera di Mestre a Roncoduro. I 2 euro e 80 centesimi che pagano tutti quelli che da Padova vanno a Mirano, Mira o Mestre? «Tale pedaggio è composto da una parte derivante dalla percorrenza del sistema autostradale chiuso (Padova Est – Mirano-Dolo) e da una parte dall’interconnesso sistema autostradale aperto». Ovvero dal sistema Passante-Bretella Marco Polo, a cui vanno «altresì applicate percorrenze chilometriche aggiuntive stabilite dall’Anas in funzione del finanziamento del Passante».
Colpa di chi lo ideò e realizzò, dice Bembo. Inoltre gli aumenti sono approvati dai ministeri dei Trasporti e dell’Economia, con una rimodulazione delle tariffe che «è frutto di un lavoro pluriennale fatto in sintonia con Anas, Regione Veneto e Ministero».
Tutti nella stessa barca. Ma Cav «non ne ricava il minimo profitto – aggiunge Bembo – anzi ne ha una perdita di ricavi da pedaggio». Perchè? «Tutti gli utenti provenienti da ovest pagano un minor pedaggio in uscita alle stazioni di Mira-Oriago e Venezia-Mestre corrispondente al tratto ora totalmente liberalizzato pari a 0.50 euro». Ci sono poi gli sconti (40 per cento) per i pendolari di Mirano, Dolo, Mira, Spinea e Pianiga.
Conclusione Cav: «Il nostro sistema è in vigore dall’8 febbraio 2009 e per tre anni consecutivi – dal 2010 al 2012, per Cav – unica concessionaria in Italia – le tariffe sono diminuite. Gli incrementi autorizzati negli ultimi due anni aggiunti ai decrementi dei primi tre anni corrispondono a un valore medio d’incremento pari al 3.18 per cento». Il che sarebbe nella media degli aumenti in Italia, a parte il non trascurabile aspetto che l’ultimo balzo assume ben altro significato percentuale.
«Sono stato invitato dal presidente Zaia a studiare un sistema di mitigazione degli aumenti. Stiamo controllando i numeri e valutando l’estensione a tutti i pendolari che entrano a Padova Est e vanno a Mestre. Ma solo quando conosceremo le cifre sapremo se c’è sostenibilità economica». E l’ipotesi di una vignette per i veneti sostenuta dal governatore veneto? «Da un punto di vista tecnico tutto si può fare… Comunque le decisioni sono governative altrimenti rispondiamo di eventuali danni erariali». Sullo sfondo c’è il nodo dell’allungamento della convenzione dal 2032 al 2049. «Lo chiederemo presto e un eventuale allungamento permetterebbe di fare altri ragionamenti sulle tariffe, consentendo di spalmare il rientro dei costi in più anni». I pendolari possono attendere.

 

LE REAZIONI  «Zaia non può tirarsi fuori e fare lo scaricabarile»

VENEZIA – (G. P.) «Ma che gioco fa Zaia? Si chiama fuori dalle decisioni del Cav sulle autostrade. Ma chi li mette in quel posto gli amministratori se non la regione? E il presidente Bembo è perfino un leghista. Giocano solo allo scaricabarile». È tagliente Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Pd. E rincara la dose il suo collega di partito Bruno Pigozzo, vicepresidente della Commissione Trasporti in Consiglio regionale. «I nodi sono arrivati al pettine e i cittadini stanno pagando errori e negligenze programmatorie dai quali Zaia e la sua giunta non possono sfuggire».
Scende in campo anche il senatore Antonio De Poli dell’Udc. «Far gravare i pedaggi autostradali sulle tasche di tutti i veneti, anche di chi non si mette in auto, è una proposta inaccettabile». Risponde in questo modo alla proposta di Zaia di un «bollino annuale» che ricalchi il modello di Paesi come Austria e Slovenia. «Condivido il concetto di ammortizzare l’impatto e trovare una soluzione che spalmi i costi alleggerendo così il carico dei pendolari. Ma Zaia non giochi allo scaricabarile e si attivi presso Cav e Ministero perché si possa trovare una soluzione a questa stangata. In questa partita Zaia è parte in causa».
Comitati sul piede di guerra. A partire da quello per il No Valdastico Nord. «Meno male non c’è stato il via libera definitivo al prolungamento dell’A31, altrimenti, come per il passante di Mestre o per la tratta Venezia-Trieste, avremmo subito anche noi ben altri aumenti delle tariffe autostradali» ha commentato il portavoce Giuseppe Sentelli.

 

I CONSUMATORI  «Sulla tratta da Venezia a Trieste un incremento del 12.9 per cento»

Tra costi diretti e indiretti gli aumenti dei pedaggi autostradali scattati dal primo gennaio comporteranno un aggravio di 87 euro annui a famiglia. Lo affermano Adusbef e Federconsumatori nel sottolineare che l’incremento delle tariffe è pari in media al 4%, ma in alcuni casi ha raggiunto punte dell’8,28% (Strada dei Parchi), del 12,9% (autostrada Venezia-Trieste) e del 15% (autostrada Torino-Aosta). Gli aumenti, sottolineano le due associazioni dei consumatori, «risultano di gran lunga superiori al tasso di inflazione e avranno pesanti ripercussioni su tutti prezzi, andando a sommarsi alla ormai insostenibile pressione fiscale».
Intanto la Cna-Fita chiede un tavolo al ministro Maurizio Lupi. «È un passo avanti verso la richiesta di concretezza che l’autotrasporto e tutto il Paese hanno più volte invocato che il ministro sia disposto finalmente a rivedere, migliorandola, la questione pedaggi, riconoscendo così l’insostenibilità di simili aumenti».

 

LA POLEMICA – Il Cav sostiene invece che siamo nella media nazionale (0,06 euro)Quanto ci costa il Passante

A causa dei “chilometri virtuali” si spende il doppio rispetto alle altre autostrade

Quanto grava il “sistema Passante” sulle tariffe che pagano gli automobilisti? Se lo stanno chiedendo un po’ tutti, anche perchè l’opera autostradale fu realizzata con un sistema che teneva conto dei futuri pedaggi, moneta sonante che avrebbe consentito di pagare l’indebitamento accumulato. Il Passante incide in modo determinante, in alcuni tratti comporta un costo al chilometro che è più che doppio rispetto al costo medio delle autostrade italiane: fino a 0,16 euro al chilometro.
Eppure ieri Tiziano Bembo, presidente Cav, ha assicurato il contrario, sostenendo che nel tratto maggiormente incriminato, da Padova Est a Mestre, siamo «in linea con i valori chilometrici nazionali». Ovvero con 0,07 euro al chilometro. Ecco il suo ragionamento: «Il totale complessivo dei chilometri pedaggiati è pari a quasi 45 chilometri con una conseguente tariffa media unitaria chilometrica, ottenuta dividendo il pedaggio di 2,80 euro per i 44 chilometri e 650 metri (somma dei chilometri fisici e virtuali), pari a 0,06 euro al chilometro». Il problema sono quei chilometri “virtuali” (Tangenziale di Mestre, Bretella per l’Aeroporto e Passante stesso) che gravano sull’utenza anche se un automobilista entra a Padova Est ed esce dopo pochi chilometri a Mirano.
Dice Bembo che prima del Passante (2009) la Padova-Mestre costava agli utenti 2,20 euro e oggi 2,80, ovvero solo 60 centesimi in più. E non ha nascosto che il Passante pesa. Ma ha rimarcato: «Da Rovigo a Padova pagano 3,40, 2,60 euro da Treviso Sud a Mestre. Sono pendolari diversi questi?». E ha contestato calcoli giornalistici secondo cui da Padova a Mestre il costo per chilometro è di 0,22 euro, ovvero il triplo del costo medio nazionale. «Siamo ben lontani da quelle cifre» ha concluso.
In realtà l’ombra del Passante sulle tariffe è un macigno che moltiplica gli esborsi. Nel tabellone di questa pagina si può leggere quanto costa spostarsi nel Nordest. Per tutte le tratte, eccetto quello che gravitano nell’area Padova-Venezia-Treviso, siamo nella media nazionale del costo per chilometro. Il calcolo non va fatto solo sui chilometri effettivamente percorsi, ma – come avverte Autostrade per l’Italia nel suo sito – sono conteggiati «oltre ai km tra casello e casello, i km degli svincoli, delle bretelle di adduzione e dei tratti autostradali liberi prima e dopo il casello che sono stati costruiti e sono gestiti dalla Concessionaria autostradale». A questo va aggiunta l’Iva al 22 per cento e si applica «l’arrotondamento, per eccesso o per difetto, ai 10 centesimi di euro». Il risultato sono i «chilometri utili al fine del pedaggio».
Con questo calcolo da Padova Sud a Bologna (98 Km utili) i 6,80 euro equivalgono a uno 0,06 al chilometro. Idem nel tratto da Padova Ovest a Verona Est (75 km utili) o a Piovene Rocchette (62 km utili); oppure da Venezia Est fino a Udine Sud (110 km utili) o a Tarvisio (210 km utili), dove il costo/km è pari a 0,08 euro). E se da Verona Nord andiamo a Vipiteno (209 km utili) il costo è di 0,07euro.
Cosa accade invece nel “triangolo del salasso”? Da Treviso Sud a Venezia (A27) si pagano 2,60 euro per 16 chilometri utili (quelli effettivi sono meno della metà), il che equivale a un costo di 0,16 euro/km. Il che è più del doppio degli 0,07 euro/km della media nazionale. Da Padova Est a Venezia (A27) per 40 km utili si pagano 6,30 euro, pari a 0,13 euro/km. Da Padova Est a Mestre, Mirano e Mira (21 km utili per tutte e tre le tratte) siamo a 0.13 euro/km, anche se i chilometri utili sono rispettivamente 20, 12 e 18.
Se Cav indica «45 chilometri pedaggiati» su tutto il sistema Passante, evidentemente lo può fare. Ma così gli automobilisti pagano il Passante non a tariffe di mercato, ma a tariffe gonfiate. Che conteggiano non solo i chilometri “virtuali”, ma anche le percorrenze chilometriche aggiuntive stabilite a suo tempo dall’Anas, quando il Passante fu progettato e realizzato. Nonchè quello che ieri il presidente Tiziano Bembo ha definito «il cosiddetto “isopedaggio” tra vecchio tracciato e nuovo, al fine di evitare che l’utenza continuasse ad usufruire della tangenziale anzichè del Passante».
Il risultato pratico sta nel differenziale per chi percorre la Padova-Mestre (0,13 euro al chilometro) o la Treviso Sud-Venezia A27 (0,16 euro al chilometro) rispetto a chi si deve muovere nelle altre aree del Nord est o dell’Italia.

G. P.

 

AUTOSTRADA Cav replica alle critiche: «In 5 anni pedaggio salito solo di 60 centesimi»

Mirano “stangata”, Spinea si salva

Mirano-Padova Est: 2.80 euro. Spinea-Padova Est: 1.60 euro. Tiziano Bembo, presidente di Cav, ieri è intervenuto per chiarire la situazione tariffaria autostradale difendendo le scelte della società. «Gli adeguamenti tariffari sono stati a lungo studiati, erano inevitabili e sono equilibrati. La differenza tra Mirano e Spinea? Per i pendolari il problema non si pone, abbiamo studiato le tariffe agevolate apposta». L’aumento del 250% sulla tratta Mirano-Padova ha provocato feroci proteste ma Bembo non ci sta: «A gennaio 2009 la Venezia-Padova costava 2.20 euro, a gennaio 2014 costa 2.80 euro. In cinque anni il pedaggio è salito solo di 60 centesimi»

«Inaccettabile l’ennesimo aumento dei pedaggi»

L’ACCUSA  «L’aumento del 250% sulla Mirano-Padova è inaccettabile»

LA DIFESA  «In cinque anni il pedaggio è salito solo di 60 centesimi»

Ecco le nuove tariffe in vigore dal 1. gennaio. La tratta Mestre-Dolo rimane gratuita

Le nuove tariffe sono entrate in vigore dal 1.gennaio. Mirano-Padova Est è passata da 80 cent a 2.80 euro, Mirano-Padova Zona Industriale da 90 cent a 2.90 euro, Mirano-Padova Ovest da 1.60 euro a 3.60 euro. La tratta che va da Mestre a Dolo-Mirano resta gratuita. Si abbassa il pedaggio della Mestre-Padova Est, che passa così da 3.30 euro a 2.80 euro. Per chi imbocca il Passante a Crea, la tratta Spinea-Padova Est è salita da 1.50 a 1.60 euro.

(g.pip.)

 

Caro casello, un abisso tra Spinea e Mirano

Ma Cav difende le sue scelte: «Adeguamenti equilibrati e per i pendolari il problema non c’è»

Le foto con i due scontrini girano da tre giorni su Facebook, in poche ore quelle due ricevute sono diventate il simbolo di una politica tariffaria che molti utenti definiscono «assurda e iniqua». Mirano-Padova Est: 2.80 euro. Spinea-Padova Est: 1.60 euro. La domanda circola da mercoledì: «Chi me lo fa fare di imboccare l’A4 a Mirano, quando posso prendere il Passante a Spinea e pagare meno?».

Silvano Checchin, sindaco di Spinea, ha subito fiutato il problema: «Non vorrei che gli ingorghi di Vetrego ora si spostassero a Crea, la situazione va monitorata: i caselli devono essere scelti in ottica trasportistica, non tariffaria».

Tiziano Bembo, presidente di Cav, ieri è intervenuto proprio per chiarire la situazione e difendere ogni scelta fatta: «Il tornello di Vetrego era un problema ed è stato giusto eliminarlo, ma non penso che ora il traffico sia stato semplicemente spostato. Gli adeguamenti tariffari sono stati a lungo studiati, erano inevitabili e sono equilibrati. La differenza tra Mirano e Spinea? Per i pendolari il problema non si pone, abbiamo studiato le tariffe agevolate apposta».

In effetti i pendolari della zona hanno diritto ad uno sconto del 40% sulla Mirano-Padova Est: pagheranno così 1.70 euro, e l’utilizzo del Passante porterebbe ad un risparmio di soli 10 cent a viaggio. Per i non pendolari, invece, prendere il Passante sarà molto più conveniente. L’aumento del 250% sulla tratta Mirano-Padova ha provocato feroci proteste, Bembo risponde in modo netto: «A gennaio 2009 la Venezia-Padova costava 2.20 euro, a gennaio 2014 costa 2.80 euro. In cinque anni il pedaggio è salito solo di 60 centesimi, e nel frattempo è stato costruito il Passante».

Già, il Passante: Bembo spiega che i piani finanziari di Cav sono inevitabilmente legati ai costi per la realizzazione di questa infrastruttura: «Cav, società partecipata di Anas e Regione, ha l’obiettivo di ripianare la spesa di 1,2 miliardi per il Passante e per tutte le opere complementari fin qui realizzate. I primi adeguamenti tariffari ci sono stati solo l’anno scorso. Abbiamo la concessione autostradale fino al 2023, contiamo di allungarla fino al 2050 per diluire le spese e quindi poter andare incontro all’utenza». Eppure, ai pendolari di Miranese e Riviera, questo aumento non va proprio giù: «È vero, pagano 2.80 euro ma molti godono pure del tratto gratuito fino a Mestre – replica il presidente – Ricordo che sui 44 chilometri da noi gestiti il costo è di sei centesimi a chilometro, sotto la media nazionale».

 

AGLI SPORTELLI CAV – Corsa per l’abbonamento annuale. Ben 85 richieste in due giorni

Corsa agli sportelli Cav per sottoscrivere l’abbonamento annuale destinato ai pendolari: in due giorni sono già pervenute 85 richieste. Per ora gli sconti sono rivolti ai residenti di Mirano, Spinea, Mira, Dolo e Pianiga, Bembo però non esclude che in futuro le agevolazioni possano essere allargate agli utenti che vivono in altri Comuni del Miranese e della Riviera, ma pure nell’area mestrina. Lo stesso discorso vale per alcuni Comuni del Padovano e del Trevigiano, come ad esempio Preganziol.

«Stiamo valutando questa possibilità, che poi ovviamente dovrebbe essere approvata dal Ministero – conferma il presidente di Cav -. Ne ho già parlato con il governatore Zaia, presto incontrerò alcuni sindaci. Bisogna avere pazienza e valutare bene i flussi di traffico».

Per i prossimi mesi, dunque, gli sconti saranno limitati alla Mirano-Padova Est: i pendolari andranno a pagare 1.70 euro, comunque più del doppio rispetto agli 80 cent pagati fino al 31 dicembre. Gli utenti interessati devono sottoscrivere un contratto «Telepass Family», poi dovranno fare almeno 20 transiti (anche 10 entrate e 10 uscite) in autostrada dal giorno 1 al giorno 31 di un mese. L’abbonamento è riservato ai veicoli di classe A. Per ottenere l’abbonamento l’utente dovrà compilare un modulo ritirabile ai Centri Servizi Cav o scaricabile sul sito di Cav, consegnando il tutto personalmente ai Centri Servizi Cav.

«Il nostro piano era pronto già da marzo, volevamo partire dal 1.giugno ma il Ministero ci ha indicato di attendere gennaio, il mese in cui tradizionalmente scattano gli adeguamenti tariffari. Il via libera è arrivato alle 18.20 del 31 dicembre» spiega Bembo. Prevedendo un assalto agli sportelli, Cav ha deciso di tenere aperta la propria sede alla barriera di Venezia-Mestre sia oggi che il prossimo weekend.

(g.pip.)

 

DOMENICALINO DI LINO TOFFOLO

«Per non lasciar fuori Venezia dai balzelli vuoi vedere che faranno il pedaggio sui ponti?»

“Stiamo lavorando per voi!“. “Per chi?”. “Non possiamo fare i nomi!”. Ci hanno talmente abituati alle cattive notizie che, senza, temevano andassimo in crisi di astinenza. E allora, a mezzanotte, inizio anno nuovo, hanno aumentato con entusiasmo i pedaggi autostradali! “Grazie! Che bravi ragazzi!”. Soprattutto dove passano più macchine: pendolari ecc. Ma non serve il commercialista come per le tasse, perché – casellanti sempre meno – fai tutto da solo: bastano braccia lunghe e snodabili: i braccia corte devono scendere “Che ridere!”. E adesso ci sarà il sociale balletto delle agevolazioni? Carri funebri? “Gratis”. Auto blu? “Neanche parlarne”. Taxi, camion ecc. Un bel carnevale! E al Sud? “Si paga meno, perché non riescono a terminarle! Ogni chilometro uno stop “Pedaggio privato locale!”. In più (esperienza) quando le cinture di sicurezza sono state obbligatorie se le sono stampate sulle magliette “fantasia!”. E perché Venezia – senza macchine – non rimanga fori dal gioco, forse ci sarà un pedaggio per la “bella” Strada nuova e Mercerie, e su tutti i ponti. “Gratis solo a nuoto!”. Gli studiosi dicono che lo fanno, o per far camminare gli anziani in autostrada o per far andare gli italiani all’estero! Di sicuro c’è la ripresa… la ripresa in giro!

 

E i “padroncini” smentiscono il ministro Lupi

Filippin: «Prima il caos dei treni, ora la stangata decisa da Cav»

VENEZIA – Il rincaro delle tariffe è una mazzata per gli automobilisti, i pendolari, gli autotrasportatori. Infatti, è subito un diluvio di reazioni da parte di esponenti politici ed economici. Che rispondono criticamente anche a Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti, che ha proposto «l’introduzione subito di un sistema di abbonamenti anche sul sistema autostradale con l’obiettivo di ridurre i costi del 20 per cento». Secondo le associazioni di categoria è impraticabile. Paolo Uggè, presidente Fai Conftrasporto: «Chi paga i 20 miliardi necessari?».
Sul territorio veneto è un fioccare ininterrotto di proteste. Rosanna Filippin, segretaria regionale del Pd: «Prima il caos degli orari ferroviari, adesso la stangata da parte della società che fa capo alla Regione: Luca Zaia riduca gli aumenti autostradali». Antonio De Poli, senatore Udc: «Le autostrade venete hanno subito rincari record, mentre alcune aree del Paese sono state “graziate”. Il governo riveda gli aumenti».
E dal palazzo della Regione si fanno sentire Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, del Pdl-Nuovo Centrodestra. «Il Passante deve restare una strada a servizio dei veneti, le tariffe non possono diventare proibitive e lo stesso discorso vale per le tratte venete della Società Autostrade». Chiedono la convocazione della commissione Trasporti regionale. «Una cosa è certa, un pendolare da Padova Est a Mestre nel 2014 non può spendere mille euro in più all’anno rispetto al 2013, è uno stipendio medio che si volatilizza. Il nostro non è un no pregiudiziale, ma un appello perché ci si muova con gradualità».
E da Roncade, il deputato Pd Simonetta Rubinato fa quattro conti per le famiglie costrette a trasportare periodicamente in ospedale malati di tumore. «Per chi deve raggiungere Padova o Verona, entrando a Treviso Sud, il costo fra andata e ritorno, considerando pedaggio e carburante, varia fra i 30 e i 50 euro. Con quattro viaggi la settimana, si arriva a 500-800 euro mensili. Bisogna riconoscere agevolazioni a chi deve recarsi in centri di cura fuori dalla provincia di residenza».
Infine, Stefano Valdegamberi, consigliere regionale ex Udc, attacca Flavio Tosi, presidente della A4 Holding (ex Serenissima) che ha definito «inevitabili» gli aumenti. «Non provi a scaricare le colpe su altri, perchè da quasi un decennio a comandare in autostrada è la Lega».

 

Gli aumenti dei pedaggi danneggiano soprattutto pendolari e autotrasportatori

LA STANGATA – I forti rincari messi in atto dalle società concessionarie ostacolano la mobilità nell’area destinata all’integrazione

“Balzelli” autostradali record, scacco alla Città metropolitana

PASSANTE – L’arteria che ha risolto i problemi del traffico nell’area di Mestre è costata più di un miliardo di euro.

2.80  È IL COSTO IN EURO

1.000  EURO IN PIÙ

«Ma questo è un balzello che colpisce pesantemente il reddito mensile di decine di migliaia di pendolari che si spostano nell’area metropolitana centrale del Veneto». Beppe Caccia, gianburrasca razionale della politica veneziana (e non solo), disvela con un termine di derivazione antica, il paradosso che interseca la riforma amministrativa che ancora non c’è e la politica tariffaria praticata sulla pelle di chi è già abituato a muoversi nel Veneto, in treno o in auto, come in un agglomerato urbano diffuso. Perchè il balzello iniquo, in un tempo lontano, veniva imposto nel momento in cui un viandante o una merce entravano in una città, protezionismo di un’economia nient’affatto liberale.
Invece, questa imposizione continua lungo le vie di comunicazione autostradali che vanno da Vicenza a Treviso, da Padova a Venezia, assomiglia tanto, in una logica di Città Metropolitana nascente, a una tassa per un cittadino che si trasferisca da un quartiere all’altro di una realtà territoriale condivisa. Come se a un veneziano fosse chiesto, sul Ponte della Libertà, di pagare per entrare a Mestre. O viceversa. Come se un padovano dovesse aprire il portafogli per spostarsi da piazza delle Erbe alla Zona Industriale. È l’effetto dei rincari d’inizio anno per gli automobilisti e dei nuovi orari, accoppiati agli annosi disservizi, per i pendolari dei treni.
Tutto in nome di logiche di bilancio, tutto in regola con le norme, perfino benedetto dalla legge di stabilità. Ma il risultato è ciò che conta: muoversi per lavoro o studio, per diletto o necessità, è più difficile e più caro. E pensare che la legge di riforma delle città metropolitane è in dirittura d’arrivo, approvata alla Camera a fine anno, attende solo il voto in Senato. La Letta-Delrio potrebbe modificare la geografia del Veneto, a partire da Venezia e provincia, per proseguire con accorpamenti di altre realtà territoriali, sugli assi Verona-Vicenza-Rovigo o Padova-Treviso. E questo rende più irridenti gli aumenti tariffari che si stanno abbattendo sugli automobilisti. A partire dalla stangata sulla Venezia-Padova che, come ha ammesso il presidente di Cav, Tiziano Bembo, «serve a pagare il Passante».
Giorni fa Luigi Brugnaro, past president di Confindustria Venezia, ha scritto al Gazzettino trionfante: «L’anno nuovo porta in dote la Città metropolitana di Venezia, un obiettivo al quale abbiamo lavorato a lungo». Gli imprenditori hanno bisogno della libertà di movimento e delle integrazioni (che semplifichino) come dell’aria che respirano le loro aziende. E nella legge nuova di zecca è scritto (articolo 1, comma 2) che tra le finalità delle Città metropolitane ci sono «lo sviluppo strategico del territorio», nonchè la «promozione e gestione integrata di servizi, infrastrutture e reti di comunicazione». E all’articolo 9, comma 1, lettere b), c) e d), si elencano pomposamente «le seguenti funzioni fondamentali»: «mobilità e viabilità», «pianificazione territoriale di strutture di comunicazione», «strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici».
Per il momento ci sono i rincari che il comitato Opzione Zero di Mira bolla con comunicati di fuoco che attaccano anche il progetto della Orte-Mestre e annunciano un dossier sul Passante «con le spericolate operazioni finanziarie della Cav e i possibili collegamenti con il cosiddetto “sistema Veneto” al centro delle inchieste della magistratura».

«La stangata è il risultato di dieci anni di mitologie delle grandi opere e del project financing, serviti ad ingrassare i profitti del sistema politico-affaristico di imprese come la Mantovani. Ricordate come i Galan e gli Zaia glorificavano il Passante e la nascita di Cav spa come straordinario esempio di “federalismo autostradale” e ci raccontavano la balla che tutto sarebbe stato pagato dai privati?» denuncia Beppe Caccia. Ovviamente in attesa di repliche da parte degli interessati.

Giuseppe Pietrobelli

 

Il “reggente” Ivo Rossi: «La Regione si prenda le proprie responsabilità. Veneti non tutelati»

«La Regione si prenda le sue responsabilità». Ad andare all’attacco è il vicesindaco reggente Ivo Rossi che spara a zero contro l’aumento delle tariffe autostradali.
«Sarebbe importante che la Regione studiasse una salvaguardia per chi, residente nell’area metropolitana, fa un uso sistematico delle autostrade tra Padova, Venezia e Treviso – spiega Rossi da sempre sostenitore della Città metropolitana- : le tecnologie ci sono, occorre stabilire se Zaia e la sua Giunta siano in grado di sostenere questa volontà». «Dopo tanti proclami da parte del Governatore del Veneto – rincara la dose il primo cittadino – sarebbe ora che arrivasse un segnale forte di attenzione verso chi in Veneto ci vive, sul fronte dei trasporti tra i diversi quartieri della grande area metropolitana che si snoda lungo l’asse dell’A4 e del Passante». «Chiediamo a Luca Zaia di tradurre in fatti il suo »Prima il Veneto”. La Cav è controllato a metà dalla Regione ed a metà dall’Anas: la Regione potrà fare qualcosa o è sempre compito di qualcun altro? Questa volta alibi non ce ne sono” dice ancora Rossi che poi conclude polemicamente: «Non vorremmo che, dopo aver vessato le aziende di trasporto pubblico comunale e provinciale, con riduzione dei trasferimenti regionali a fronte di costi crescenti, la mannaia della Regione penalizzasse ulteriormente proprio quei cittadini, che almeno a parole, voleva privilegiare».

 

Il vicesindaco Simionato: «Una contraddizione e uno smacco al progetto delle aree integrate»

«Una contraddizione, uno smacco alla città metropolitana». Così il vicesindaco del Comune di Venezia, Sandro Simionato, a proposito dell’aumento dei pedaggi autostradali del 250 per cento e dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato dei treni.
«Se per le autostrade si sa che l’aumento è anche legato alla realizzazione del passante di Mestre – prosegue Simionato – per quanto riguarda i treni non c’è una giustificazione. E qui appare evidente come sia necessaria una redistribuzione delle competenze a livello territoriale, perchè gli enti locali sono tagliati fuori da queste manovre e non hanno margine di intervento».
Insomma, una contraddizione per l’idea di città metropolitana che tutti a parole vorrebbero veder realizzata, ma che di fatto si scontra con tante forme di sgretolamento del territorio, anche per quanto riguarda la mobilità.
Nel frattempo la Regione ha deciso di disdire il contratto di servizio con Trenitalia che però rimarrà valido per tutto il 2014 e anche per l’anno successivo, in attesa del bando per un nuovo gestore.
«Certo – conclude Simionato – ma per altri due anni che cosa dobbiamo fare? Aspettare il treno sperando che arrivi o, meglio, che parta quando serve? La mobilità è uno degli assi portanti della città metropolitana, bisogna garantire nel territorio la massima celerità negli spostamenti della popolazione. Questi interventi vanno invece nella direzione opposta e rappresentano una grande contraddizione».

 

Giovanni Manildo: «Spingere la PaTreVe. Gli aumenti non aiutano servono agevolazioni»

«La mia opinione è che la mobilità nell’area della PaTreVe debba essere incentivata non ostacolata. E l’aumento delle tariffe non aiuta di certo. Mi vedrò con il sindaco di Padova e di Venezia per parlare di questo problema. Stiamo pensando a come introdurre delle tariffe agevolate per i pendolari anche se una soluzione andrebbe chiesta alla Regione e a Zaia». Giovanni Manildo, sindaco di Treviso, parte da un presupposto: la PaTreVe esiste già nei fatti anche se non ancora da un punto di vista giuridico. Ed esistono anche i flussi di persone che si spostano da Treviso a Padova e Venezia o che fanno il tragitto inverso per andare a lavorare o per raggiungere la propria abitazione. La città metropolitana è quindi una realtà con cui fare i conti e la politica dell’aumento delle tariffe, nel caso dei pedaggi dell’autostrada, va nella direzione contraria. «Sì, questi aumenti vanno dalla parte opposta rispetto al percorso giuridico intrapreso – continua Manildo – sono convinto che non sia questo quello di cui ha bisogno la nostra area, ma di una politica che renda ancora più fluida una mobilità che già esiste e ha proporzioni rilevanti. Tra Treviso, Venezia e Padova la gente si sposta per motivi di lavoro o di famiglia. Per questo sono rimasto molto colpito dalla notizia dei rincari sulle autostrade. E anche sugli orari dei treni e la loro frequenza avevamo posto delle questioni ben precise a Chisso. Con gli altri sindaci ci parleremo ragionando sulla possibilità di introdurre delle agevolazioni. Anche se poi la questione andrà girata alla Regione».

 

«Bloccate subito gli aumenti sulla Dolo-Padova»

Mozione del capogruppo dell’Udc di Venezia Simone Venturini, subito appoggiata dal consigliere Beppe Caccia

Il Capogruppo del Unione di centro in Consiglio Comunale di Venezia, Simone Venturini, è intervenuto con una mozione contro gli aumenti delle tariffe autostradali nella tratta Dolo-Padova e sulla mancata realizzazione dell’arretramento ad ovest del casello di Villabona. «Gli aumenti sono inaccettabili per modalità e per entità – secondo Venturini – L’utilizzo dell’automobile e dell’autostrada, specie nelle tratte utilizzate dai pendolari, non può diventare un lusso per pochi.» Venturini chiede al Consiglio Comunale di assumere una posizione netta: «CAV e Regione congelino immediatamente gli aumenti nell’attesa di un serio piano per la mobilità nell’area metropolitana Patreve e dell’arretramento della barriera di Villabona, operazione già prevista ma mai realizzato».
Anche il Consigliere comunale della lista “In Comune” Beppe Caccia chiede «il congelamento immediato degli aumenti dei pedaggi autostradali». Secondo Caccia «la stangata è il risultato prevedibilissimo di dieci anni di mitologie delle grandi opere e del project financing, narrati come strumento risolutivo dei problemi della mobilità in Veneto. Ricordate come i Galan e gli Zaia glorificavano la realizzazione del Passante e la nascita di CAV SpA come straordinario esempio di “federalismo autostradale” e ci raccontavano che tutto sarebbe stato pagato dai privati? E invece pagano i cittadini.»

 

Nuova Venezia – Salasso pedaggi. La Venezia-Padova.

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4

gen

2014

Caro-pedaggi, interviene Zaia

Intanto cresce la protesta di pendolari, autotrasportatori e sindaci

Zaia: «Una soluzione in aiuto ai pendolari»

Risposta al nostro appello: Cav potrebbe pagare il Passante in più anni

Il ministro Lupi: sistema di abbonamenti per ridurre l’impatto dei rincari

VENEZIA – Spalmare il rimborso del Passante di Mestre su un arco più lungo di tempo: dal 2032 al 2050. È questa la strada cui stanno lavorando la Regione e la Cav per alleviare l’impatto delle tariffe sui pendolari della Venezia-Padova, letteralmente infuriati dal balzo dei pedaggi introdotto dal primo gennaio. Il governatore Luca Zaia prende a cuore l’impegno: «La soluzione per i pendolari dell’auto è l’unica cosa cui sono interessato in questo momento» spiega raccogliendo l’appello del direttore di questo giornale. Anche il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ammette che «il sistema delle concessioni deve essere rivisto», anche alla luce del calo del traffico automobilistico. Per il Passante di Mestre il calo c’è stato, anche se inferiore alla rete autostradale italiana: nel 2012 hanno solcato il Passante 38 milioni e mezzo di veicoli, con una media giornaliera di 105.454 veicoli, che hanno garantito 105 milioni di euro di pedaggi. Il calo registrato è stato del 5 per cento. Anche il 2013 si è chiuso con un calo, di poco inferiore al 5 per cento, portando i ricavi da pedaggio a una quota di poco superiore ai cento milioni di euro. Il ministro Lupi si spinge più in là e annuncia: «L’introduzione subito di un sistema di abbonamenti anche sul sistema autostradale per le categorie che sono più deboli, pendolari e autotrasportatori. Se riuscissimo con il sistema dell’abbonamento a ridurre i costi del 20 per cento avremmo ridotto di molto l’impatto degli aumenti». La stangata del pedaggio sulla tratta principale del Veneto gestito dalla Cav (più 13,55% dal 2013, più 6,26% dal 2014) ha scatenato una rivolta contrassegnata dalla unanimità: pendolari, trasportatori, sindaci, comitati e forze politiche giudicano «eccessivo» l’aumento e «inopportuno» questo momento, invocando meccanismi di agevolazioni e gradualità. Ma il nodo, come spiega il presidente di Cav Tiziano Bembo, è legato alla modalità con cui è stato realizzato il Passante di Mestre. Un investimento (1,2 miliardi di euro) destinato ad essere rimborsato in larghissima parte dai pedaggi applicati agli utenti. Dopo quasi quattro anni di tariffe congelate, sono scattati gli aumenti, che in due anni hanno raggiunto il 20 per cento. Ma il punto che «impicca» Cav a tenere alte le tariffe (il Passante è l’autostrada dai pedaggi più cari d’Italia) è legato alla scadenza della concessione del Passante: il 31 dicembre 2032, data entro la quale deve essere restituito il debito. Una durata «anomala» perché tutte le concessioni autostradali sono mediamente quarantennali, per consentire ai concessionari il ritorno degli investimenti strutturali e di manutenzione. La data, all’epoca dell’apertura del Passante, non era stata scelta a caso: ma legata alla scadenza della concessione Anas. Una proroga non appare impossibile, magari in cambio di nuovi investimenti strutturali sulla rete: un’ipotesi di progetto ci sarebbe già, la quarta corsia sul tratto Padova Est/Mestre. In questo modo Cav potrebbe rimodulare il proprio debito non più sui 23 anni inizialmente previsti ma su un periodo di 41 anni. Solo attraverso una nuova scadenza potrebbero trovare posto le agevolazioni per i pendolari che anche il governatore Luca Zaia si starebbe impegnando a trovare.

Daniele Ferrazza

 

IL GOVERNATORE

L’IMPEGNO A CERCARE ALTERNATIVE

Impegno del presidente della Regione: «La Cav studierà una soluzione»

di LUCA ZAIA – Egregio Direttore, ho letto la sua lettera aperta sugli aumenti tariffari della rete gestita da Cav e devo dire che la sua preoccupazione per le ricadute monetarie sui pendolari della gomma è anche la mia. Per questo motivo ho già chiesto al presidente di Cav, Tiziano Bembo, di lavorare pancia a terra per identificare rapidamente una soluzione a favore di migliaia di lavoratori che non trovano nel servizio ferroviario, e su questo mi trova d’accordo, una valida alternativa allo spostamento in auto. La soluzione per i pendolari dell’auto è l’unica cosa cui sono interessato in questo momento. Tuttavia, vorrei fare qualche chiosa alla sua garbata lettera. Partirei dal concetto che siamo fra due fuochi: da un lato la necessità di trovare soluzioni utili al territorio e che tali soluzioni siano meno onerose possibile per i cittadini, dall’altro l’obbligo di rispettare ciò che prevedono le leggi di uno Stato centralista e miope, senza dimenticare gli equilibri economici delle società controllate che – come noto – io pretendo siano in assoluto equilibrio. Premesso che Cav attende ancora che lo Stato (sì, sempre quello Stato – rappresentato in questo caso dal Ministero dello Sviluppo Economico – al quale e dal quale chiediamo con sempre maggior forza autonomia) rimborsi più di 100 milioni di contributo per la realizzazione del Passante, sarà bene dire ai pendolari che, se anche gli amministratori di Cav volessero estendere dal giorno alla notte la scontistica, non potrebbero farlo. Perché ogni atto in materia tariffaria deve passare al vaglio, ma soprattutto all’approvazione, di un organismo (anche questo saldamente centralista) che si chiama Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Vorrei anche chiarire, a onor del vero, che il progetto iniziale del Passante non prevedeva nessuna ipotesi di sconto, e che è stata proprio questa Presidenza regionale a farsi carico di una prima tranche di agevolazioni cui lei già accennava nei servizi odierni del suo giornale. Questo insomma ho ereditato, e questo ora devo gestire col massimo dell’intelligenza possibile e con un occhio attento alle tasche di chi non ha alternative alla strada per andare e tornare dal lavoro o svolgere le sue attività. Ma anche con uno sguardo non secondario alla sana gestione economica della concessionaria: come noto, io voglio società ben gestite, anche perché i costi poi li paghiamo tutti, pendolari della gomma compresi. Quando gli attuali vertici di Cav si sono insediati, nel 2012, c’era la bellezza di quasi un miliardo di debiti, già ridotto in appena un anno di quasi la metà. Scontiamo, insomma, il peso della indubbia indispensabilità di un’opera come il Passante che però ha distratto l’attenzione dagli oneri che ricadono sui territori, dalla gestione economica dei concessionari e dalle ricadute sociali indotte da un sistema trasportistico sicuramente squilibrato a favore della gomma. Il Ministro Lupi ha proposto forme di abbonamento per pendolari e professionisti della strada. Forse il titolare delle Infrastrutture ha preso ad esempio quanto abbiamo fatto con la Pedemontana che, al contrario del Passante, prevedeva già nel progetto originario una esenzione totale per 15 anni dei residenti nei comuni limitrofi. Ma anche in questo caso, i profondi cambiamenti apportati al progetto (da un nastro di cemento sul piano campagna si è passati a una superstrada che corre per il 70 per cento “in trincea”, con conseguente corredo di tangenziali, bretelle, allacciamenti, ecc) e gli aumentati costi dell’opera, hanno costretto a ridurre l’esenzione, portandola al 50 per cento della tariffa ordinaria, salvando però la gratuità per pensionati e studenti. Va riconosciuto infine che è dal 2009 che le tariffe Cav non vengono aggiornate, che le opere van pagate, che Roma è latitante, e che – sarà bene ricordarlo –, prima della realizzazione del Passante, Mestre era un imbuto che determinava un vero e proprio caos viario in tutto il Nord-Est. Sperando di aver dato una risposta non vaga ma attenta al merito della questione che riguarda migliaia di nostri corregionali, La ringrazio per lo stimolo e sappia che la terrò aggiornata sullo sviluppo della situazione.

 

LA REPLICA

GLI AUMENTI SONO ABNORMI

Il costo a chilometro era già adeguato gli ultimi aumenti sono abnormi

di ANTONIO RAMENGHI – Ringrazio il presidente Luca Zaia per la sollecita e articolata risposta e, soprattutto, per l’impegno preso affinché la Cav, «pancia a terra», trovi «rapidamente una soluzione a favore di migliaia di lavoratori». Perché questo è il punto che ci interessa pur dando atto di tutte le osservazioni del presidente riferite alla storia del passante, ai soldi non arrivati da Roma, ai vincoli di un sistema ancora troppo centralistico. Il punto, qui e ora, è questo: gli aumenti decisi dalla Cav sono abnormi. A pedaggio pieno di 2,80 euro, il costo a chilometro della tratta Padova est- Mirano Dolo risulta essere di 0,22 centesimi (2,80 diviso 12,30 km). Bene: il costo a chilometro della tratta Padova-Roma risulta essere di 0,07 centesimi (34,90 diviso 500 km): siamo a oltre tre volte tanto. Se poi si calcola il percorso di 20 chilometri, cioè sino alla barriera di Mira-Oriago il costo a chilometro resta alto, pari a 0,13 centesimi. Cioè il doppio del costo per Roma. Anche gli abbonamenti riservati ai residenti di alcuni Comuni non sono certo a buon mercato: a 1,68 euro il costo a chilometro sulla tratta Padova Est-Mirano Dolo risulta essere di 0,13 centesimi, cioè ancora il doppio di quanto costino i chilometri per andare a Roma. E scende a 0,084 se si considera la tratta sino a Mira-Oriago. A ben vedere dunque il pedaggio che non è stato aumentato dal 2009 era già allineato al valore attuale di 0,07 a chilometro della tratta Padova-Roma. È per queste cifre e questi conti che insieme a pendolari, autotrasportatori e cittadini veneti attendiamo con fiducia lo sviluppo della situazione e il frutto del lavoro della concessionaria che porti a rivedere le decisioni prese. Tanto più che Roma (per bocca del ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, come riferiamo in queste pagine) sembra essersi accorta di averla fatta grossa a beneficio dei concessionari e a carico dei cittadini.

 

La minaccia dei camionisti «I tir sulle strade statali»

Trasportatori sul piede di guerra: l’idea di una gigantesca “operazione lumaca”

Pd e Ucd all’attacco, Bond e Cortelazzo (Ncd): «Tariffe, serve gradualità»

VENEZIA – Altro che città metropolitana: gli aumenti ai caselli autostradali del Nordest mettono definitivamente questa parte d’Italia fuori mercato. Ad affondare il coltello nella piaga è la categoria dei trasportatori, che minacciano di boicottare il Passante e mettere su strada normale il traffico pesante.

«Gli aumenti sono ingiustificati e rischiano di mettere l’autotrasporto regionale definitivamente fuori mercato» spiegano Michele Varotto, vicepresidente nazionale dei trasporatori Confartigianato, e Nazzaeno Ortoncelli, presidente regionale di Confartigianato trasporti.

«Sulla Venezia-Trieste l’aumento riconosciuto è del 12,9%. Se questo è il modo di sostenere il nord est produttivi, è inutile lamentarsi se poi scoppia la protesta».

Ortoncelli lancia la provocazione di una «operazione lumaca» su vasta scala con il traffico pesante che potrebbe decidere di non usare l’autostrada e percorrere la viabilità ordinaria.

Gli fa eco anche il presidente dei trasportatori di Confindustria Belluno, Mauro Formenti: «Aumenti sconsiderati, una tassa occulta che graverà sui bilanci delle aziende di trasporto. Bisognerebbe reagire con iniziative forti, come il boicottaggio delle autostrade, che provocherebbe l’intasamento delle strade normali».

Ma è una gragnuola di reazioni, soprattutto contro il balzo del pedaggio sulla Venezia-Padova: «Il governatore Luca Zaia ha perso l’ennesima occasione per far valere il suo slogan ‘Prima i veneti': la Lega fermi la stangata della Cav e salvi le tredicesime dei veneti» sintetizza il senatore Udc Antonio De Poli.

Il più caustico è Beppe Caccia, consigliere comunale veneziano della Lista «in Comune»: che chiede il «Congelamento immediato degli aumenti dei pedaggi, applicati furtivamente nella notte dell’ultimo dell’anno, è il minimo». Secondo Caccia con questi aumenti cade la maschera sui «dieci anni di mitologia delle grandi opere e dei project financing» e della «narrazione» che ha avuto come grandi interpreti l’assessore Renato Chisso e l’ex governatore Giancarlo Galan.

«Reazioni negative anche dal Partito Democratico: «Prima il caos degli orari ferroviari, ora la stangata autostradale – ricostruisce Rosanna Filippin, segretario regionale –. Insomma, due bocciature nel giro di pochi giorni per la Regione».

E Bruno Pigozzo, consigliere regionale del Pd, aggiunge: «Arrivano al pettine i nodi di un ventennio di politiche sbagliate su mobilità e infrastrutture: il Veneto è la prima regione d’Italia per aumento delle tariffe autostradali e agli ultimi posti per efficienza».

Corrono ai ripari anche capogruppo e vice del Nuovo centrodestra in Regione, Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, che chiedono «gradualità e responsabilità» a Cav e una riunione urgente della Commissione trasporti. «Il Passante deve restare una strada a servizio dei veneti e quindi le tariffe non possono diventare proibitive. Una cosa è certa, un pendolare nella tratta Padova Est-Mestre nel 2014 non può spendere mille euro in più all’anno rispetto al 2013, è quasi uno stipendio medio che si volatilizza».

E Stefano Valdegamberi (Futuro Popolare): «Incredibile che il sindaco di Verona motivi i rincari dei pedaggi autostradali dell’A4 con la necessità di colmare i debiti, visto che da quasi un decennio a comandare in autostrada è la Lega, prima con Manuela Dal Lago, poi con Attilio Schneck ed ora con Flavio Tosi».

(d.f.)

 

LA SCHEDA/LA STORIA DEL PASSANTE

Un miliardo di investimento: lo ripagano gli utenti

VENEZIA – Quattro anni di lavori, quasi un miliardo e duecento milioni di euro di investimento, 32 chilometri che hanno avvicinato il Veneto e reso «europei» i tempi di percorrenza del Veneto centrale. In precedente, l’attraversamento avveniva attraverso la tangenziale di Mestre, a due corsie, le cui code e incolonnamenti erano diventati la barzelletta d’Italia. Aperto l’8 febbraio 2009 e inaugurato dall’allora premier Silvio Berlusconi, il Passante di Mestre è stato realizzato con la procedura della Legge obiettivo e grazie ai poteri speciali assegnati al commissario, l’ingegnere polesano Silvano Vernizzi. I costi: 986 milioni per l’opera stradale (più Iva), dei quali 284 a carico dello Stato e 702,5 che dovranno essere recuperati dai pedaggi. 103 milioni sono stati investiti nelle opere complementari, circa 200 milioni per gli espropri. A realizzare il lavoro un consorzio di imprese, la Passante di Mestre scpa, cui il socio di riferimento era Impregilo (con il 42%) e che vedeva la presenza anche di Grandi Lavori Finconsit, Fip Industriale, Cooperativa Muratori e Cementisti C.M.C., Consorzio Cooperative Costruzioni, Consorzio Veneto Cooperativo, Serenissima Costruzioni. La Cav, società concessionaria controllata per il 50% dalla Regione Veneto e per il 50% dall’Anas, ha il compito di rimborsare l’investimento attraverso i pedaggi e un sistema di finanziamento del debito. La Cav è guidata dal presidente Tiziano Bembo (espressione della Regione), dall’amministratore delegato Piero Buoncristiano (Anas) e dagli amministratori Eutimio Mucilli, Fabio Cadel e Giampietro Marchese. Quest’ultimo, consigliere del Pd in Regione, è dimissionario dal 10 aprile scorso ma non è mai stato sostituito.

(d.f.)

 

Rossi chiama Orsoni: fermiamo i rincari

I sindaci: «Questi aumenti sono la negazione dell’area metropolitana».

Manildo: «Sì ad abbonamenti per pendolari»

PADOVA «Chiamerò il collega Orsoni perché il problema esiste e c’è bisogno di trovare una soluzione». Ivo Rossi, sindaco reggente di Padova, preannuncia un’iniziativa congiunta dei tre sindaci della PaTreVe (l’area metropolitana Padova-Treviso-Venezia) per bloccare il salasso dei pedaggi autostradali. E (in attesa del pronunciamento di Orsoni) trova manforte fin da subito in Giovanni Manildo, primo cittadino di Treviso per cui «siamo di fronte a rincari molto forti, troppo forti in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. L’idea di concedere delle agevolazioni effettive ai pendolari mi pare assolutamente sensata». Rossi e Manildo sono i primi a concordare sul fatto che simili pedaggi, che comportano esborsi fino a millequattrocento euro all’anno per chi usa l’autostrada tutti i giorni per lavoro, sono la negazione del progetto stesso di area metropolitana allargata a tutte e tre le province, di cui loro stessi stanno parlando da mesi e che figura nei rispettivi programmi. Collegamenti autostradali a prezzi folli, fra i più cari d’Italia, e treni perennemente in ritardo, pochi e spesso scassati, spezzano in due la PaTreVe, anzichè contribuire a realizzarla. Eppure le comunicazioni dovrebbero essere la prima caratteristica di un’area metropolitana che esiste nei fatti, come dimostrano tutti gli studi in materia di pendolarismo, dai dati Ocse a quelli in possesso dell’Ufficio statistico della Regione. Dati da cui emerge che il 96 per cento degli spostamenti quotidiani per lavoro o per motivi di studio, da Padova, Venezia e Treviso, si concentra proprio nell’area che raggruppa le tre province. Solo un misero 4% sfocia fuori di questa area o in altre regioni (elaborazione Centro Studi Sintesi su dati Istat). «Su questo non c’è dubbio e proprio perciò ci dovrebbero essere servizi adeguati – annuisce Ivo Rossi -. Il tema delle tariffe è centrale. Non possiamo tollerare costi insopportabili per chi lavora, specie in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. Qui non parliamo di spostamenti per turismo ma per necessità. E quindi la previsione di forme di abbonamento agevolato per chi lavora è un’idea su cui si può lavorare». Ora Rossi è assente per qualche giorno di riposo ma preannuncia che al suo rientro in ufficio chiamerà Orsoni per proporgli un’iniziativa congiunta: «In periodi difficili ci si richiede capacità di lettura ed esercizio della fantasia per trovare soluzioni. Le tecnologie ci sono – continua -, occorre stabilire se Zaia e la sua giunta siano in grado di sostenere questa volontà. Dopo tanti proclami, chiediamo a Zaia di tradurre in fatti il suo “Prima il Veneto”. Non vorremmo che, dopo aver vessato le aziende di trasporto pubblico comunale e provinciale, la mannaia della Regione penalizzasse ulteriormente proprio quei cittadini, che almeno a parole, voleva privilegiare». Manildo dice di aver trovato «simpatico» il tweet di Malvestio che commentava di «pedaggismo federale»: «Questo è un aumento tutto deciso qui in regione e mi pare in controtendenza rispetto a tutta una politica che puntava a favorire i trasporti in ambito locale. Già c’erano le polemiche sui nuovi orari dei treni, ora questi rincari: bisogna trovare una soluzione. Sì, dunque, ad agevolazioni effettive per i pendolari e non piene di complicazioni come quelle di cui stanno parlando».

Enrico Pucci

 

CONSIGLIO COMUNALE «Cav e Zaia congelino gli aumenti»

Mozione di Venturini: inaccettabili perché colpiscono i pendolari 

MESTRE – Il Comune di Venezia in prima fila nel chiedere alla Regione di congelare gli aumenti imposti da Cav per A4 e Passante. Lo chiede il capogruppo Udc Simone Venturini che ha depositato ieri una mozione che sollecita l’azione del Consiglio comunale. «Gli aumenti dei pedaggi autostradali applicati nottetempo in Veneto sono inaccettabili per modalità e per entità. L’utilizzo dell’automobile e dell’autostrada, specie nelle tratte utilizzare dai pendolari, non può diventare un lusso per pochi», dice. «Questo aumento, forse pensato per rimpinguare le casse societarie a spese dei pendolari, non solo non risolve il problema del “tornello” di Vetrego, ma rischia di intasare tutta la Riviera del Brenta di automobili dirette da Padova a Venezia e viceversa». Colpa, dice Venturini, del «mancato arretramento ad ovest del casello di Villabona; di questo fallimento qualcuno dovrà rispondere». Venturini chiede che il Consiglio comunale inviti Regione e Cav a congelare gli aumenti in attesa di «un serio piano per la mobilità nell’area metropolitana tra Venezia, Padova e Treviso e dell’arretramento della barriera di Villabona».

E ottiene subito l’appoggio di Beppe Caccia (In Comune): «Condivido e sottoscrivo la mozione presentata da Venturini», dice. «Il congelamento immediato degli aumenti dei pedaggi autostradali, applicati furtivamente nella notte dell’ultimo dell’anno da Cav sulle grandi arterie che interessano direttamente il nostro comune, è il minimo che possiamo chiedere. Si tratta di un balzello che colpisce pesantemente il reddito mensile di decine di migliaia di pendolari che si spostano ogni giorno nell’area metropolitana centrale del Veneto. La stangata è il risultato prevedibilissimo di dieci anni di mitologie delle grandi opere e del project financing, narrati come strumento risolutivo dei problemi della mobilità. Nella dura realtà sono serviti ad ingrassare i profitti del sistema politico-affaristico di imprese come la Mantovani SpA, a spese sempre e comunque dei cittadini»

(m.ch.)

 

I CASELLI DEL PASSANTE – Spinea teme per il traffico «Qui tariffe inferiori»

MIRANO – Spauracchio traffico per i comuni del Miranese. Con l’autostrada così cara i sindaci ora temono l’invasione di auto e camion sulla viabilità ordinaria. Così, alle proteste dei pendolari si aggiunge la rabbia dei primi cittadini, costretti a parare le solite decisioni calate dall’alto. Parando, tra l’altro, anche i colpi di chi ora accusa proprio i sindaci di non essersi fatti sentire abbastanza nei mesi scorsi, in vista dei prospettati aumenti.

«Becchi e bastonati, di nuovo», afferma Maria Rosa Pavanello, sindaco di Mirano, che con la fascia tricolore aveva sfilato la scorsa primavera a fianco dei cittadini di Vetrego, per chiedere l’eliminazione dell’odiato “tornello”: «Ci spieghino com’è stata calcolato questo aumento, perché questo importo è così alto e cosa ne pensano al Ministero dei trasporti. Durante i vari incontri istituzionali per risolvere la situazione di Vetrego, non si è mai parlato di queste cifre».

Da Spinea Silvano Checchin si dice pronto a far sentire la propria voce nelle sedi opportune: «Siamo di fronte a una politica tariffaria che non unifica i costi», afferma, «il sistema Passante andava usato in ottica “trasportistica”, non tariffaria. Ci troviamo di fronte a due caselli, Spinea e Mirano, così vicini e con disparità così elevate di costi per l’utenza. Spero che anche la differenza di disagi ora non si capovolga e il traffico venga dirottato tutto a Spinea». Sono timori che tuttavia si materializzano nei commenti dei pendolari, infuriati per il salasso d’inizio anno. Tra i commenti, molto in voga è il paragone con l’estero. «Le autostrade in Austria e Svizzera costano 40 euro e viaggi tutto l’anno», scrive un automobilista, «la Padova-Venezia, andata e ritorno, 5,60 euro al giorno: in due settimane costa più della “vignetta” annuale (il bollino per viaggiare in autostrada oltralpe, ndr)». «Da 0,80 euro a 1,20 era ancora accettabile, ma così diventa un furto. Abbandonerò l’autostrada e passo in Riviera», promette un pendolare. «Usiamo le statali, ci stanno massacrando», incita un altro. «2,80 euro per 20 chilometri sono un furto. D’ora in poi eviterò l’autostrada ogni volta che sarà possibile e faccio i migliori auguri ai comuni che ospitano la viabilità ordinaria». Sono proteste che non risparmiano neppure il metodo. Per mesi, nelle maglie dei continui rinvii, Cav ha spiegato che l’aumento sarebbe stato preceduto da un’adeguata campagna informativa. Il rincaro improvviso del 1. gennaio invece ha il sapore della beffa: nessun messaggio nei giorni precedenti, né sul sito della società, né sui pannelli in autostrada.

Filippo De Gaspari

 

Petizione sui nostri siti: già 600 firme che chiedono alla Regione di intervenire 

Seicento firme alla nostra petizione in favore dei pendolari, quota raggiunta alle 21: è stata una partenza sprint quella dell’appello lanciato dai siti internet dei quotidiani veneti del Gruppo Espresso affinché la Regione intervenga per ridurre il salasso nei confronti di chi è costretto a viaggiare per lavoro in autostrada, nell’area metropolitana compresa fra Padova, Venezia e Treviso. L’aumento dei pedaggi autostradali, scattato il primo gennaio, comporta infatti un aggravio di costi per recarsi al lavoro che raggiunge i 1.200-1.400 euro l’anno. La società concessionaria della tratta autostradale è la Cav, controllata al 50% dalla Regione Veneto e per l’altra metà dall’Anas. L’appello-petizione lanciato ieri sul sito del mattino di Padova, Nuova Venezia e Tribuna di Treviso chiede che il governatore Zaia intervenga affinché la concessionaria regionale torni sulle sue decisioni o almeno valuti la possibilità di attivare anche per i pendolari di Padova, Treviso e Mestre forme di abbonamento tali da escludere ulteriori aggravi. Aderire alla petizione è molto semplice: basta lasciare il proprio nome e cognome e un recapito di posta elettronica e il consenso al trattamento dei dati. È poi possibile leggere i nomi di tutti coloro che hanno sottoscritto l’appello.

 

VETREGO – Incidente alla rotatoria Traffico in tilt per un’ora 

VETREGO – A che serve eliminare il tornello se a creare il caos basta un banale incidente? È così che ieri mattina a Mirano si è ripiombati nella paralisi attorno al casello di Vetrego. Lo schianto alle 11.30 alla rotonda tra via Porara e via Caltana. Coinvolti una donna di 63 anni di Mira e un ventiduenne di Mirano, entrambi portati in ospedale. Le loro condizioni non sono gravi. Secondo la polizia locale di Mirano la donna, M.G., proveniente da Scaltenigo al volante di una Chevrolet Aveo, si è immessa in rotonda da via Caltana proprio mentre da Vetrego sopraggiungeva la Opel Corsa del giovane miranese di 22 anni, anche in questo caso M.G. le sue iniziali. Secondo i rilievi pare che il giovane non abbia rispettato la precedenza, colpendo in pieno la Aveo e finendo con la Opel Corsa sopra lo spartitraffico. Molti i danni alle auto, per fortuna lievi le contusioni dei due conducenti. Pesanti invece le ripercussioni sul traffico, soprattutto in uscita dall’autostrada. La rotonda è rimasta chiusa per un’ora e il traffico è andato in tilt.

(f.d.g.)

 

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