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Centodiciassette proprietari preoccupati dal passaggio della superstrada Guidolin: porterò i loro dubbi in Consiglio. Perin: ascolteremo le osservazioni

VEDELAGO. 117 espropri per realizzare la Pedemontana, parte la rivolta e il caso finisce in consiglio comunale. Il progetto relativo alla Superstrada Pedemontana Veneta coinvolge in larga parte anche i vedelaghesi. Da qualche settimana sono state aperte le pratiche per l’avvio degli espropri dei terreni interessati dal passaggio della nuova arteria (zona nord del territorio comunale). Sono 117.

Di questo si è discusso durante un incontro organizzato il 17 aprile scorso in paese dal Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa e dall’associazione Fattore Z che si battono per una revisione del progetto della Pedemontana.

E di superstrada veneta si è stato discusso anche in consiglio comunale martedì scorso. Alessia Guidolin, del gruppo Pdl, è intervenuta sottolineando come non vi fossero rappresentanti dell’amministrazione all’incontro con gli espropriandi. «Leggendo il consuntivo, si dice che l’attività espropriativa delle aree è iniziata nel mese di aprile», ha notato Guidolin, « e che il commissario avrebbe concordato il miglioramento di alcune parti del progetto definitivo. In cosa consistono questi miglioramenti?». Guidolin ha chiesto la convocazione di un consiglio comunale sul tema Pedemontana. «Molti cittadini cui saranno espropriati terreni», aggiunge Alessia Guidolin, «hanno lamentato la scarsità d’informazione in merito». Della Pedemontana Veneta si sta occupando il vicesindaco Marco Perin. «L’incontro a cui non abbiamo partecipato era organizzato da associazioni che si battono contro la Pedemontana», replica Perin, «noi invece siamo favorevoli, non la vogliamo contrastare, ma spiegare. Per questo non abbiamo partecipato. Stiamo studiando e approfondendo il progetto definitivo dell’opera. Stiamo raccogliendo le osservazioni dei cittadini cui saranno espropriati terreni. Una volta raccolte, ce ne faremo carico portandole a Veneto Strade e cercando delle soluzioni. Va detto che al momento sono partite le procedure di esproprio. È stato comunicato ai cittadini che saranno fatti gli espropri, ma l’attuazione avverrà tra settembre ed ottobre da quanto ci dice Veneto Strade. Ci sarà il tempo per raccogliere tutte le osservazioni nel frattempo».

Daniele Quarello

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Gazzettino – Vedelago “No ogm”: documento in Consiglio

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

19

feb

2014

VEDELAGO – Nel prossimo consiglio comunale verrà proposto un ordine del giorno per scoraggiare ogni iniziativa legata all’uso di Ogm.

«Il Veneto non ne ha bisogno», ha anticipato l’assessore Daniele Soligo, spiegando i contenuti dell’incontro organizzato ieri sera su “Pac, seminativi e Psr 2.0 – Quale futuro per l’agricoltura?”, promosso in collaborazione tra l’Ais, associazione italiana coltivatori Vicenza, l’associazione coltivatori della Castellana, col supporto di Credito Trevigiano. L’agroalimentare sta diventando un’opportunità alla quale si stanno avvicinando i giovani, tutti sotto i trent’anni.

«Lo scorso anno – ha ricordato Luigino Rossetto, presidente dell’Aic – una decina di aziende di taglio familiare tra Vedelago, Loria e Riese Pio X, hanno scelto la filiera corta produttore-consumatore. Una cinquantina di posti di lavoro tra vivaismo, ortofrutta, zootecnia; la cosa sta funzionando benissimo. Una novità di nicchia è il succo di melograno».

«Ogni Stato deve recepire le direttive previste dalla riforma della politica agricola comune in base ai seminativi per il prossimo settennato, per le aziende e sulle possibilità di investimento – ha poi sottolineato Rossetto- Spagna e Germania hanno già deciso, l’Italia è completamente assente». L’unico ministro che in materia si è fatto valere, è stato, secondo i presenti, Luca Zaia, dopo, il buio. Poi si è parlato di piano di sviluppo rurale. «Lo sviluppo regionale va di pari passo con quello turistico-rurale, -ha aggiunto l’assessore di comparto Daniele Soligo – è un’opportunità per mettere insieme le eccellenze del nostro territorio».

Ha sottolineato anche l’importanza sulla salute che deriverà dalla qualità dei prodotti. Senza contare sullo scambio di prodotti tra aziende di nord e sud.

(gvol)

 

Tribuna di Treviso – Cave a Vedelago, riserve per 25 anni

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

22

gen

2014

Il Consiglio unanime: stop a nuove autorizzazioni e aggiornamento delle fidejussioni chieste ai re della ghiaia

VEDELAGO – Piano cave, approvate all’unanimità in consiglio comunale le osservazioni che verranno presentate alla Regione. Il messaggio bipartisan che arriva da Vedelago è semplice: abbiamo già dato, ora dobbiamo fermarci e pensare a progetti di riqualificazione per le cave esistenti. Scontato il no categorico all’apertura di nuove cave in un comune già ampiamente sfruttato, ma anche per quanto riguarda l’ampliamento di quelle esistenti, il consiglio comunale osserva di andarci cauti, anche in riferimento ad un mercato che al momento è in calo, per la minor richiesta da parte del settore edilizio in forte crisi.

«Invece», spiega il sindaco Cristina Andreatta, «andiamo a esaurire le riserve già autorizzate piuttosto che procedere ad altri scavi».

Il Prac, piano regionale sulle attività di cava, prevede per la provincia di Treviso la possibilità di scavare 17 milioni di metri cubi per i prossimi dieci anni.

«Quantità che corrisponde esattamente alle riserve che abbiamo qui a Vedelago, autorizzate ma non ancora scavate», spiega l’assessore all’ambiente Sergio Squizzato, autore del documento approvato, «Ed è su questo punto che si impernia la nostra azione: riteniamo imprescindibile che la Regione consideri di utilizzare queste riserve, imposte per governare eventuali oscillazioni del prezzo di mercato, solo per una piccola parte, pari al 25%; riteniamo fondato che l’ente regionale decida l’uso del 60% di queste riserve dato che il livello delle stesse, nel nostro comune, è particolarmente alto e che sarebbero sufficienti per soddisfare il mercato, tendenzialmente in calo negli ultimi dieci anni, per almeno i prossimi 25 anni. Quindi consumiamo prima i due terzi delle riserve per evitare di scavare ancora, oggi e domani».

Il consiglio comunale ha approvato anche l’emendamento della consigliera di minoranza Giulia Volpato che riguardava le fidejussioni richieste ai cavatori a beneficio della ricomposizione delle cave dopo l’attività estrattiva: la proposta della consigliera riguarda l’aggiornamento del valore di queste fidejussioni anno dopo anno, in modo da evitare che nel corso del tempo la somma stabilita si trasformi in qualcosa di esiguo da utilizzare per la riconversione, quindi con la necessità di sopperire con altri fondi per raggiungere l’obiettivo. L’obiettivo delle fidejussioni è invece che chi guadagna con l’attività estrattiva poi contribuisca al ripristino del territorio. Soddisfatta per la presa di posizione unanime da parte del consiglio il sindaco Andreatta: «La nuova amministrazione ha voluto subito prendere in mano la questione cave. È necessario essere uniti per ottenere risultati e il voto espresso testimonia che stiamo facendo squadra».

Davide Nordio

 

LA RIUNIONE – Incontrato ieri l’assessore Conte

TREVIGNANO – «Ascoltateci». È il messaggio chiave trasmesso ieri pomeriggio dai sindaci del “Comitatone” nato anni fa per tener d’occhio l’attività estrattiva e risorto alla luce della pubblicazione del piano regionale per l’attività di cava. Prima di presentare le proprie osservazioni, i sindaci hanno voluto incontrare ieri l’assessore regionale Maurizio Conte. Cui gli amministratori (da Spresiano, Paese, Vedelago, Montebelluna, Volpago, Trevignano, Nervesa, Morgano, Castelfranco, Quinto, Loria, Istrana, Altivole, Povegliano), hanno detto la loro. E, al di là di tutti gli aspetti tecnici, sono emerse in particolare due richieste: quella di un parere vincolante dei sindaci sui ripristini e quella di un monitoraggio costante della quantità di ghiaia escavata, prima di concedere nuove autorizzazioni.

«Pretendere di essere ascoltati in modo vincolante in fase di concessione delle autorizzazioni -spiega il sindaco di Volpago Roberto Toffoletto, che coordina il comitatone- magari è un po’ troppo. Tutti noi, ovviamente, voteremmo contro. In fase di ripristino, però, dobbiamo poter dire la nostra».

Per quanto riguarda la richiesta di monitoraggio della ghiaia scavata, questa si collega al fatto che, attualmente, moltissime sono le cave autorizzate e non scavate.

«Altre richieste -aggiunge Toffoletto- riguardano poi, ad esempio, la distanza dalla falda freatica, che non dovrebbe essere inferiore ai cinque metri, e il problema della viabilità».

(lbon)

 

In venti fanno fronte comune per bloccare 17 milioni di metri cubi da scavare nei prossimi 10 anni

TREVIGNANO. Da Spresiano a Nervesa, da Ponzano a Castelfranco, da Vedelago a Trevignano, da Montebelluna a Istrana, da Volpago ad Arcade, da Paese a Povegliano, ecc. Erano una ventina i comuni presenti con sindaco o assessore ieri sera a Trevignano, per concordare una linea comune sul nuovo piano regionale per le attività di cava. Sono questi i paesi della fascia trevigiana della ghiaia, tutta localizzata nella zona immediatamente a sud dell’area pedemontana. Tutti comuni disseminati di buchi, dal paesaggio lunare, reduci da anni e anni di battaglie, regolarmente perse, contro i cavatori.

Argomenti di discussione l’adozione del piano dell’attività di cava da parte della giunta regionale che dovrebbe dare una svolta nell’attività delle ruspe. Alla provincia di Treviso assegna, infatti, volumi per i prossimi dieci anni pari a 17 milioni di metri cubi. Basti pensare che nel solo territorio comunale di Montebelluna sono già autorizzati ma ancora da scavare 13 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia tra le cave Caravaggio, Montebelluna, San Gaetano, Campilonghi e Sud-Est.

Basta aggiungere una piccola cava altrove e i 17 milioni di metri cubi sono già coperti per la provincia di Treviso. Se poi si sommano tutte le escavazioni già autorizzate nella fascia trevigiana della ghiaia, i 17 milioni sono abbondantemente superati. Quindi, i comuni trevigiani dovrebbero essere al riparo da nuove autorizzazioni. Però non intendono abbassare la guardia, perché si ricordano bene come quel limite del 3% del territorio agricolo da destinare ad escavazione, fissato dal precedente piano fosse stato poi dribblato tirando in ballo la compresenza di argilla e innalzato al 4%. (e.f.)

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I sindaci dicono stop alle escavazioni

TREVIGNANO – I comuni trevigiani della fascia della ghiaia vogliono avere un ruolo in tema di cave, soprattutto sotto l’aspetto della ricomposizione ambientale. I rappresentanti delle amministrazioni locali si sono trovati ieri a Villa Onigo a Trevignano, convocati dal sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto, per dire la loro sul nuovo piano regionale per le attività di cava adottato dalla giunta veneta. Valutazione positiva rispetto al precedente piano. Ma ci sono alcune cose da puntualizzare e per questo i sindaci hanno chiesto e ottenuto, per mercoledì prossimo alle 16, sempre nella sede di Villa Onigo, di incontrare l’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte. Intanto una cosa è stata detta chiara e tonda nel vertice di ieri sera : i 17 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia da scavare nella fascia dell’alto trevigiano ci sono già nelle autorizzazioni già in essere e quindi nuove autorizzazioni o ulteriori ampliamenti non hanno per loro giustificazione. Altro punto su cui vogliono dire la loro è la ricomposizione ambientale: il nuovo piano per le cave punta molto sulla ricomposizione.

«Ma noi vogliamo una ricomposizione che non riguardi il singolo buco», spiega il sindaco di Montebelluna Marzio Favero, «ma vogliamo una ricomposizione ambientale che riguardi tutto un territorio, insomma un modello urbanistico di ricomposizione di un territorio contrassegnato da tanti buchi».

Altro problema su cui gli amministratori trevigiani vogliono confrontarsi con l’assessore regionale è il conflitto cave da una parte e strade e case dall’altra. Chedono una revisione delle distanze che ponga fine a quei conflitti tra attività delle ruspe e vicinanza di case, tra il passaggio dei camion della ghiaia e le strade da essi percorse che passano in mezzo ai paesi.

«Non è giusto», aggiunge il sindaco di Montebelluna, «che Barcon sia sottoposta a un passaggio continuo di camion di ghiaia».

E poi è stato rivendicato un ruolo delle amministrazioni comunali che non sia solo di facciata. Troppo spesso i sindaci si sono recati in commissione a Venezia a riferire che i propri consigli comunali avevano espresso parere negativo su quella tal autorizzazione, su tal altro ampliamento. E si sono accorti che quanto dicevano nella sede veneziana non contava nulla e le decisioni erano sempre contrarie alle loro istanze. Non vogliono accada più questo. E così nell’incontro di ieri hanno inserito come punto fondamentale il concetto che i comuni devono avere un ruolo fondamentale nella tutela del territorio e quindi le loro istanze diventino fondamentali nell’esame dei progetti.

«Nella nostra provincia le autorizzazioni già esistenti soddisfano i volumi previsti dal piano regionale», afferma il sindaco di Montebelluna, « quindi non ci devono essere nuove autorizzazioni. E’ un bene che sia stato superato il concetto del 3-4% del territorio agricolo destinato ad attività di cava, ma adesso dobbiamo fare un passo in avanti in tema di ricomposizione ambientale e progettarla in una visione urbanistica complessiva, non limitata ai singoli siti».

«Il nuovo piano», sottolinea il sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto, «non prevede scavi sotto falda, non prevede nuovi siti, ma solo ampliamenti delle cave esistenti. Però, sui 50 milioni complessivi in Regione di ghiaia e sabbia, 17 milioni di metri cubi in 10 anni sono previsti in provincia di Treviso e sono già coperti da quanto autorizzato. Potrebbero sembrare tanti, ma sono in dieci anni e una sola grande cava è in grado di produrli. Piuttosto bisogna far derivare il piano dalla normativa. Solo che questa è ancora all’esame della commissione, mentre il piano è già stato adottato».

Insomma, i sindaci non vorrebbero trovarsi con qualche sorpresa nella normativa che vanifichi i limiti posti dal piano.

«C’è un passo avanti rispetto al precedente piano», commenta il sindaco di Trevignano Ruggero Feltrin, «Adesso c’è da fare un ulteriore passo in avanti. Vogliamo una maggiore tutela del territorio e su questo i sindaci devono avere un ruolo decisivo».

«Ci sono problemi da approfondire», dice il sindaco di Nervesa Fabio Vettori, «e su questi vogliamo confrontarci, mercoledì prossimo, con l’assessore Maurizio Conte che potrà darci maggiori delucidazioni».

(e.f.)

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Tribuna di Treviso – La Marca ha il nuovo piano cave

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3

gen

2014

Una cava alle porte di Treviso

 

Il progetto è stato adottato in Regione: prevede 17 milioni di metri cubi di ghiaia da estrarre in 10 anni. Le osservazioni entro il 21 gennaio, ma i sindaci hanno già dichiarato battaglia: «Non è più attuale»

Sarebbe come scavare nel sottosuolo più di 17 Empire State Building. È questa la previsione per la provincia di Treviso del Piano Cave adottato dalla Regione Veneto.

Diciassette milioni di metri cubi di ghiaia da scavare in dieci anni. Il documento è atteso da anni, già in passato era arrivato alle commissioni consiliari, ma non ha mai strappato l’approvazione definitiva da palazzo Ferro Fini.

Questa volta invece pare che le intenzioni siano di portarlo a compimento entro l’estate.

Ora c’è tempo fino al 21 gennaio per presentare le osservazioni. E non saranno poche. I sindaci si stanno infatti organizzando e quasi nessuno sembra contento del piano.

«Il fabbisogno di ghiaia è stato calcolato su un periodo drogato, quello dal 2002 al 2011. L’edilizia», è l’affondo del consigliere regionale Claudio Niero, «fino a poco tempo fa è stata l’attività trainante, si è costruito molto, troppo. Non si può realizzare un piano decennale su un modello di sviluppo non più attuale».

Il piano cave riguarda perlopiù le provincie di Vicenza e Treviso, le più “interessanti” per i cavatori. Per quanto riguarda la Marca, l’area che va dall’immediata periferia nord di Treviso, fino al Montello, e dal Piave al Muson è un enorme bacino di sabbia e ghiaia. E infatti solo nella nostra Provincia si scaveranno 17 dei 36 milioni previsti per tutta la Regione.

«Il principio dev’essere la tutela del terreno agricolo rimasto. Non si può pensare di continuare a scavare anche sotto la falda», spiega Niero, «I Comuni restano l’anello debole. Va decisamente ritoccato il contributo che i cavatori danno ai comuni, non si può restare fermi a quei 0,62 centesimi al metro cubo».

La Regione ha stabilito, che almeno per quanto riguarda la sabbia e la ghiaia, non si potranno aprire altri siti estrattivi. Tutti i 17 milioni dovranno essere prelevati da cave già aperte. E su questo punto i giudizi sono contrapposti. Se è vero che così non si consumerà altro territorio, è altrettanto vero che i sacrifici saranno fatti ancora dagli stessi.

A Paese, Vedelago, Trevignano e Montebelluna, i territori con più cave, e i sindaci tremano.

«Stiamo preparando alcune osservazioni», spiega il primo cittadino di Paese Francesco Pietrobon, «certamente non si dovrà consentire ad un attività come quella di Via Vecelli di approfondirsi come ha chiesto, andando sotto la falda».

A Montebelluna il piano è in fase di studio: «Siamo attenti e preoccupati», prosegue il sindaco Marzio Favero, «a breve ci incontreremo tra sindaci per decidere cosa fare».

Ma le perplessità si allargano alla questione controlli, «vengono demandati alle amministrazioni comunali», conclude Ruggero Feltrin, primo cittadino di Trevignano, «ma ad incassare la sanzione sarebbero Provincia e Regione, 50% l’una. I Comuni avranno dunque solo la spesa. Poi il contributo di 0,62 centesimi non pare nemmeno una certezza, è lasciato a una contrattazione tra comune e azienda».

Federico Cipolla

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CASACORBA

VEDELAGO – Benzene nella cava Trentin Ghiaia, la Provincia avvia un’indagine. Ancora problemi di inquinamento nelle discariche di inerti vedelaghesi. Sotto accusa ora la discarica di Casacorba della Trentin Ghiaia spa. Una discarica per materiali inerti su cui è in corso un’indagine della Provincia. Nel 2006 quando la Provincia ha approvato il piano di adeguamento della discarica. La Trentin Ghiaia avrebbe dovuto realizzare il fondo della discarica a bassa permeabilità in modo da impedire che i rifiuti conferiti potessero entrare in contatto con la falda acquifera. La ditta ha proceduto a costituire il fondo della discarica, portando rifiuti provenienti da materiale di scavo di un canale Enel di Piombino Dese. Tutto avrebbe dovuto essere a norma. Tuttavia da controlli effettuati il 2 e 3 ottobre scorsi dai tecnici provinciali, è emerso che le verifiche sui materiali provenienti dallo scavo del canale a Piombino Dese e utilizzati per la realizzazione del fondo avevano il limite di rivelabilità del parametro benzene superiore a quello autorizzato. Per questi motivi, la Provincia ha disposto il piano di indagine per rifiuti non conformi. Sulla vicenda interviene ora l’eurodeputato Andrea Zanoni.

«Sono molto preoccupato per quello che sta succedendo nella discarica per inerti di Vedelago», afferma, «il terreno a elevata permeabilità potrebbe consentire l’infiltrazione nel sottosuolo di acqua a questo punto contaminata. Stiamo parlando di benzene, un composto chimico di cui anche l’Unione europea riconosce la pericolosità per la salute, vista la facilità con cui contamina le falde freatiche e di cui di conseguenza se ne sta scoraggiando l’uso, limitandone le concentrazioni ammesse per legge».

Daniele Quarello

 

PROGETTI – Presentata la ciclabile da sogno

CASTELFRANCO – (gz) Da Castelfranco a Venezia in bicicletta. Qualcuno chiama già la pista col nome di Transalpina Bike, ma è stata anche ribattezzata la Route numero 1 du Panathlon. In sostanza però si tratta della ciclabile che unisce Castelfranco con Venezia sfruttando le stradine secondarie. Il progetto è stato presentato giovedì sera durante una conviviale del Panathlon Club castellano alla presenza del sindaco Luciano Dussin che ha sostenuto subito l’iniziativa “made in Panathlon”.

I promotori sono infatti tutti castellani e castellano è il socio e architetto Renato Beraldo che ha illustrato l’idea. Si tratta per la verità di un progetto non nuovo, che risale al 2006, quando il past president Vito Toso aveva recepito l’appello dei colleghi di Bassano sollecitati da operatori austriaci e tedeschi.

Il problema era questo: molti turisti amanti della bici arrivavano dal nord Europa senza difficoltà fino a Bassano ma poi non avevano alcuna possibilità di proseguire in sicurezza fino a Venezia.

«Così abbiamo trovato la collaborazione dei nostri soci Beraldo e Basso -spiega la presidente Vettori- che si sono impegnati su questo fronte fino ad arrivare a questo importante traguardo».

Una prima tappa c’è stata sabato 8 settembre con la pedalata ecologica da Castelfranco a Venezia che ha visto la partecipazione di più di 130 ciclisti da tutta la zona. «Da parte nostra -ha spiegato il sindaco Dussin- abbiamo riunito i tecnici dei comuni per spiegare il progetto ed è stato un vero successo». La realizzazione passa anche attraverso l’intervento della Fci (federazione ciclistica) provinciale, rappresentata da Ivano Corbanese:

«Creare nuovi percorsi in sicurezza è importante per il turismo ma anche per i nostri ciclisti» ha spiegato. «Il progetto? Semplice, concreto, fattibile e soprattutto a costo zero -ha spiegato Renato Beraldo impegnato da 20 anni su questo fronte- Noi diamo indicazioni di massima e poi gli uffici tecnici dei comuni dovranno trovare la miglior viabilità sfruttando le stradine secondarie esistenti. Quando siamo andati a Venezia abbiamo percorso strade immerse nel verde davvero eccezionali. Poi eventuali finanziamenti europei dovrebbero consentire di ultimare il progetto».

Per quanto riguarda la Route 1 du Panathlon, partirà da Castelfranco e dopo aver attraversato Vedelago, Piombino Dese, Morgano, Zero Branco e Scorzè, giungerà a Venezia.

 

IL PROGETTO

CASTELFRANCO – Che la bicicletta rappresenti un’opportunità straordinaria per il futuro del turismo è certo. Proprio per questo il Comune di Castelfranco sta attivando un nuovo progetto che faciliti la percorrenza del territorio sulle due ruote. L’opportunità è rappresentata dallo sviluppo della Monaco-Venezia.

Da Monaco a Bassano ci sono già dei percorsi che rendono facile la discesa in bicicletta, ma non è così per il tratto compreso tra Bassano e Venezia, dove esistono dei percorsi ciclabili, ma sono slegati l’uno dall’altro.

«L’idea è di riuscire a creare un collegamento tra i percorsi esistenti – spiega il sindaco Luciano Dussin – Per questo il 7 giugno scorso abbiamo incontrato qui referenti degli altri 17 comuni coinvolti. Entro novembre, quando sarà stato individuato un tracciato definitivo, sarà inviata richiesta all’Unione Europea per ottenere un finanziamento specifico».

«Abbiamo un sacco di strade che si prestano ad essere reinterpretate a questo scopo – afferma Renato Beraldo, componente della Commissione Impianti Nazionale Fci e del Panathlon di Castelfranco – Come avvenuto in Olanda negli anni Settanta possono essere riutilizzate dando la precedenza ai ciclisti e ponendo limitazioni ai veicoli motorizzati».

Una segnaletica nuova e delle specifiche ordinanze con una regia comune tra i vari enti coinvolti saranno secondo gli ideatori del progetto sufficienti ad una prima attuazione che converta ad uso ciclistico (almeno in alcuni giorni) delle strade secondarie e poco trafficate, in attesa di avere delle piste ciclabili create ad hoc.

Per domenica, 8 settembre, proprio per dimostrare quanto sia fattibile il progetto, è stata organizzata la “Transalpina Bike”, una pedalata ecologica da Castelfranco a Venezia, dove parteciperanno oltre 120 ciclisti, che si congiungeranno ad una quindicina di ciclisti partiti il 2 settembre scorso da Monaco. Attraversando i comuni di Castelfranco, Vedelago, Piombino Dese, Morgano, Zero Branco e Scorzè, si arriverà fino a Venezia, percorrendo in tutto 58 km.

Matteo Ceron

 

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