Sabato 4 marzo ore 10.00 a Dolo #BASTASMOGINRIVIERA
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1
mar
2017
Sabato 18 febbraio – Spolveriamoci dallo smog e dalle grandi opere
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15
feb
2017
SPOLVERIAMOCI DALLO SMOG E DALLE GRANDI OPERE
L’aria che respiriamo è sempre più inquinata dallo smog
Tumori, patologie respiratorie e cardiache sono in continuo aumento a causa dell’inquinamento. I più esposti sono bambini e anziani!
Le azioni messe in campo dalle istituzioni sono del tutto insufficienti, la politica si affida alla danza della pioggia…
Invece combattere lo smog si può e si deve e tutti devono fare la loro parte:
noi cittadini cambiando i nostri stili di vita (usa meno l’auto e abbassa il riscaldamento), i Sindaci, la Regione e il Governo investendo su azioni concrete e coraggiose.
DIFENDIAMO AMBIENTE E SALUTE
SABATO 18 FEBBRAIO
PRIMA GIORNATA DI MOBILITAZIONE METROPOLITANA
RIVIERA DEL BRENTA
FLASHSMOG IN BICICLETTA
ORE 10 PIAZZA MUNICIPIO MIRA
(altre iniziative a Spinea, Mirano, Noale, Marghera)
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CAMBIAMO ARIA
Dalla gronda lagunare alla Riviera del Brenta al Miranese, come oltre il 90% della popolazione in Europa, respiriamo aria avvelenata da smog. Senza distinzione tra aree urbane e metropolitane PM10, PM 2,5, NO X e tanti altri composti cancerogeni attaccano la nostra salute determinando un’emergenza sanitaria con cifre da brivido quasi mezzo milione di morti in Europa ogni anno, 90.000 in Italia.
Il nostro territorio contribuisce in modo importante a riempire di polveri sottili il catino infernale della pianura padana per le molteplici fonti di inquinamento concentrate in un area ristretta : centrali elettriche, impianti industriali, porto, cementificazione ed eccessivo sviluppo di strade e autostrade. Paghiamo il prezzo di un sistema economico sbagliato attento ai profitti ma non alla vita delle persone. Liberare le nostre città e i nostri paesi dallo smog è possibile, ma è necessario agire fin da subito e su più livelli.
Intanto con provvedimenti di carattere emergenziale per contenere i livelli di polveri sottili tarati sulle caratteristiche di ciascun territorio: dal lavaggio strade alla riorganizzazione dei flussi di traffico urbano e sulle grandi arterie stradali (es. Tangenziale, Romea), attivazione di tariffe agevolate nei trasporti pubblici, uso di combustibili meno inquinanti nei mezzi navali, sistemi di allertamento e informazione della popolazione, indagine epidemiologica e molto altro ancora.
Ma poi soprattutto con investimenti e azioni strutturali nel campo della mobilità sostenibile, della riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, della riconversione industriale ed energetica, dei rifiuti e dell’ambiente. Azioni decisive per mettere al sicuro la nostra salute ma che Governo, Regione, Città Metropolitana, Sindaci non stanno mettendo in atto.
Il fallimento del Piano di Risanamento dell’aria della Regione del Veneto è evidente: misure blande, insufficienti, non coordinate che hanno lasciato e lasciano ogni anno migliaia di persone esposte per mesi a livelli altissimi di Pm 10. Sì continuano a sperperare centinaia di milioni di euro in grandi opere inutili e dannose come Pedemontana o MOSE, mentre per il trasporto pubblico locale, sempre più scadente, rimangono solo le briciole; irrisori gli stanziamenti anche per la riqualificazione del territorio e per l’efficientamento energetico.
Nessun controllo sui blocchi di traffico, né tanto meno sulle altre misure previste dalle ordinanze dei Sindaci, l’unica risposta che viene dalla politica è la “danza della pioggia”.
In questo vuoto di strategia e di azione delle istituzioni pensiamo che la mobilitazione in prima persona dei cittadini in difesa della salute e del territorio sia un passaggio importante per imporre a chi ha gli strumenti e le risorse di intervenire. La sensibilità dimostrata in questo periodo da molti cittadini che si sono già attivati con flash mob nei propri paesi e città può essere la base per costruire un appuntamento unificante di tutti i comitati, un momento di sensibilizzazione e di protesta, ma anche una giornata per rilanciare tante proposte puntuali e concrete da sostenere tutti insieme.
GIORNATE DI MOBILITAZIONE METROPOLITANA/REGIONALE
FLASHSMOG PRIMA LA SALUTE
SABATO 18 FEBBRAIO E SABATO 4 MARZO 2017
C.S. Op.Zero – Smog – comitati e associazioni metropolitane pronti alla mobilitazione
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4
feb
2017
COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO 04 FEBBRAIO 2017
SMOG – COMITATI E ASSOCIAZIONI METROPOLITANE PRONTI ALLA MOBILITAZIONE
Movimenti, comitati e associazioni non ci stanno, e dopo l’iniziativa dello scorso 14 gennaio a Marghera, rilanciano con due appuntamenti di mobilitazione diffusa nell’area metropolitana previsti per il 18 febbraio e il 4 marzo, con manifestazioni e flash mob a Marghera, Mestre, Venezia, Spinea, Mirano e in Riviera del Brenta.
“Flashsmog: spolveriamo il Veneto dalle polveri sottili e dalle grandi opere” è questo lo slogan con il quale il comitato Opzione Zero lancia un appello alle altre organizzazioni ambientaliste e alla popolazione per mettere in campo fin da subito un’azione forte e decisa anche in Riviera del Brenta.
“Mentre il ministro Galletti si ostina a voler minimizzare il problema – attacca il comitato – qua nella pianura veneta e in particolare nel veneziano si soffoca: gli sforamenti si susseguono un giorno si e l’altro anche esponendo la popolazione a rischi elevatissimi. E’ inaccettabile che la politica e le istituzioni continuino ad affidarsi alla danza della pioggia: la situazione è ormai fuori controllo e assume caratteri strutturali più che emergenziali.
Per invertire la rotta servono azioni coraggiose e drastiche, sia nell’immediato che sul medio-lungo periodo. Il Veneto paga a caro prezzo una politica di sviluppo dissennato che in pochi decenni ha devastato il territorio invadendolo di strade e cemento. Di fronte a questa situazione la maggiore responsabilità sta in capo alla Giunta Regionale che ancora oggi mette a disposizione oltre 600 milioni di euro per un’opera devastante e inutile come la Pedemontana Veneta, mentre per il trasporto pubblico con autobus e tram solo 251 milioni euro.
Anche i Sindaci dovrebbero fare di più: intanto con il lavaggio periodico delle strade e il blocco del traffico, ma poi con azioni di informazione e sensibilizzazione della popolazione, incentivando economicamente l’uso dei mezzi pubblici, e mettendo in atto le azioni previste nei PAES già approvati (Piani di Azione Energia Sostenibile), a cominciare dalla riforestazione del territorio.”
Affrontare il problema si può e si deve, comitati e associazioni stanno elaborando una serie di proposte molto concrete e fattibili che qualificheranno le prossime mobilitazioni.
Fatto Quotidiano – Smog, Italia avvolta dalle polveri sottili: 2017 inizia con livelli record. Pm10 oltre tre volte i limiti di legge
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4
feb
2017
Nei primi 25 giorni di gennaio, ben nove città hanno già superato 15 volte il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo. A Como l’ultima rivelazione ha registrato 213 microgrammi, ma i livelli sono almeno tre volte oltre il consentito in quasi tutta la Pianura Padana. Un trend, denuncia Legambiente, non diverso dal passato. Già nel 2016 sforati i limiti in un capoluogo su tre. E la Commissione Ue è pronta a passare alla seconda fase delle procedura d’infrazione avviate contro il nostro Paese
L’Italia è intossicata dall’inquinamento atmosferico e il 2017 è cominciato come peggio non avrebbe potuto, con gran parte delle città di nuovo in emergenza smog. Nei primi 25 giorni di gennaio, ben nove hanno già superato 15 volte il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10, le poveri sottili più pericolose per la salute. La pioggia, prevista nei prossimi giorni al Centro-Nord, non basterà a risolvere la situazione, visti i livelli record di oltre 170 microgrammi rilevati in questo fine gennaio. Purtroppo non è una novità per il nostro Paese, come denuncia il dossier ‘Mal’Aria’ elaborato da Legambiente: nel 2016 un capoluogo italiano su tre ha oltrepassato il limite previsto per legge di 35 giorni con polveri sottili oltre il consentito. La commissione Ue ha già avviato contro l’Italia due procedure di infrazione, per i livelli di biossido di azoto e di Pm10: a metà febbraio è atteso il parere motivato, secondo stadio della procedura. E La Stampa riporta che il superamento dei limiti di inquinamento nel 2012 ha causato la morte prematura di 84.400 italiani. Il legame di causa-effetto tra polveri sottili e morti premature è riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della Sanità.
Smog a livelli record in Lombardia – Il nuovo anno è cominciato con l’inquinamento alle stelle soprattutto al Nord. Il 30 gennaio in Lombardia la qualità dell’aria è stata la peggiore degli ultimi quattro anni: Monza è in testa alla classifica con 178 microgrammi per metro cubo di Pm10, seguita da Brescia con 173, Bergamo e Mantova con 172, oltre il triplo della concentrazione consentita dalla legge. A Milano la media giornaliera si è attestata sui 161 microgrammi. Ma ora il record è stato superato da Como, dove l’ultima registrazione ha segnalato un valore di 213 microgrammi. Non va meglio nelle città più piccole, dove le centraline dell’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) hanno pure registrato livelli record: 164 a Treviglio, 140 a Dalmine e 146 a Calusco d’Adda. E sono allarmanti anche i livelli di Pm 2.5, il particolato più pericoloso e fine che ha un diametro inferiore a un quarto di centesimo di millimetro. Si tratta una polvere toracica, cioè in grado di penetrare profondamente nei polmoni, specialmente durante la respirazione dalla bocca. In Lombardia sono stati registrati valori compresi tra 80 e 130 microgrammi per metro cubo, quando il valore limite è di 25.
Emergenza anche in Emilia e Veneto – Resta alto l’allarme per la qualità dell’aria in Emilia-Romagna. In regione i valori delle Pm10 da oltre una settimana sono oltre i limiti in quasi tutte le stazioni. La novità – ha spiegato l’Arpa Emilia-Romagna – è che si è passati da episodi di inquinamento circoscritto ai grandi centri urbani e registrato dalle stazioni “di traffico”, a superamenti comuni in quasi tutte le stazioni. Gli sforamenti non diminuiscono se si passa in Veneto, come ha denunciato il consigliere regionale dem Andrea Zanoni, vicepresidente della commissione Ambiente: “Domenica le centraline hanno registrato tutti valori fuorilegge: Belluno 54, Padova 181, Rovigo 172, Treviso 185, Venezia 188, Verona 132, Vicenza 157″.Le precipitazioni non basteranno – In Emilia-Romagna sono scattate le prime contromisure: il 5 febbraio ci sarà la domenica senz’auto, le cosiddette “domeniche ecologiche“, in 28 Comuni. Nel resto della Pianura Padana si aspetta probabilmente l’arrivo tra giovedì e venerdì della perturbazione atlantica, che riporterà piogge diffuse specie sulle nostre regioni settentrionali, interrompendo il lungo periodo di siccità. La quasi totale assenza di precipitazioni significative sul Nord Italia da oltre 2 mesi ha favorito infatti l’aumento dello smog. A Milano, ad esempio, è dal 25 novembre che non piove: 68 giorni a secco e un grave deficit di precipitazioni pari a -95%. La pioggia tuttavia contribuirà a ridurre le concentrazioni di polveri sottili, ma non permetterà, secondo le previsioni dell’Arpa E-R, di rientrare nei limiti previsti per legge.
Sforamenti per almeno 15 giorni in 9 città – “Molte città italiane sono costantemente in allarme smog. La colpa non si può imputare al clima e alle condizioni metereologiche, che non fanno altro che mettere in evidenza la mancanza di misure adeguate a risolvere il problema”. Con questa premessa comincia il dossier ‘Mal’Aria‘ di Legambiente. I dati di gennaio raccontano che solo nei primi 25 giorni del 2017, nove città italiane hanno superato per almeno 15 giorni il limite di Pm10: Cremona con 20, Torino con 19 e Frosinone con 18 sono le tre situazioni peggiori, ma Treviso, Padova, Vicenza e Reggio Emilia inseguono con 15 giorni di sforamento. Considerando in un anno il limite di Pm10 non potrebbe essere superato per più di 35 giorni, è chiaro come il nuovo anno sia cominciato in modo drammatico.
Dati allarmanti già nel 2016 – È un trend non diverso da quello degli ultimi anni, denuncia però Legambiente. Nel 2016 un capoluogo italiano su tre (33 città) ha oltrepassato il limite dei 35 giorni. Il primato “tossico” spetta a Torino, che ha raggiunto 89 superamenti, seguita da Frosinone con 85. A pari merito sul podio Milano e Venezia con 73 giorni di superamento. Seguono Vicenza, Asti, Alessandria, Padova, Treviso e Pavia per completare la top ten. Dati allarmanti soprattutto per la salute dei cittadini: La Stampa, elaborando i dati del Progetto Viias, mostra come le morti premature in Italia per superamento dei limiti di inquinamento ambientale sono state 84.400 nel 2012. Di conseguenza, l’aspettativa di vita è scesa di 14 mesi al Nord e di circa 6 mesi al Centro-Sud.
La Commissione Ue sta per muoversi – Dei ripetuti sforamenti del livello di inquinamento in Italia si è accorta anche la Commissione dell’Unione europea, che ha in corso due procedure di infrazione contro il nostro Paese, riguardanti i limiti di biossido di azoto (avviata nel 2015) e di Pm10 (in mora da anni). Secondo La Stampa, per metà febbraio sarà presentato il parere motivato, che inviterà Roma a correggere la situazione. L’Italia avrà qualche mese di tempo per rispondere, ma se la Commissione non sarà convinta entro l’anno si potrà arrivare alla Corte di Giustizia Ue. In quel caso la condanna porterebbe a una multa che potrebbe anche essere di un miliardo di euro, visto che verrebbero calcolati tutti i giorni di sforamento dal 2008 a oggi. Per quanto riguarda il livello di Pm10, il tribunale di Lussemburgo ci aveva già condannato per violazioni in 55 aree della penisola risalenti a 2006 e 2007.
Sabato 21 gennaio – Manifestazione regionale a Vicenza
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17
gen
2017
SABATO 21 GENNAIO MANIFESTAZIONE REGIONALE A VICENZA
DALLE VALLI ALLA LAGUNA
FERMIAMO LE GRANDI OPERE INUTILI
(appuntamento ore 15.30 Piazza Mateotti Vicenza)
Opzione Zero aderisce alla manifestazione e invita tutti a partecipare!
L’appello dei Comitati vicentini
Da circa due mesi, nella provincia di Vicenza, abbiamo dato vita alla campagna #vicenzasisolleva, un percorso fatto da attivisti No Dal Molin, da Comitati contro le grandi opere e da cittadini impegnati per la difesa dei Beni Comuni.
Questa campagna ci sta portando verso il prossimo 16 gennaio, data in cui saranno 10 anni dal sì di Romano Prodi alla costruzione della nuova base militare Usa al Dal Molin. Una scelta che allora, da un lato, calpestò la volontà popolare con una pesante imposizione alla città di Vicenza e, dall’altro, generò una presa di coscienza e un percorso di lotte virtuose e radicali contro la militarizzazione del territorio e le grandi opere.
Dal 12 al 26 Gennaio torneremo al terreno del Presidio No dal Molin rimontando quel tendone che ha saputo essere piazza di discussione in difesa della terra e dei beni comuni, ci torneremo per 15 giorni di assemblee convegni, iniziative perché siamo ancora in cammino verso una società che ripudia la guerra, dove al primo posto mettiamo la tutela della terra e la difesa dei beni comuni.
Ci torneremo perché vogliamo ancora lottare contro la voracità dei potenti che cura gli interessi di pochi, e costruire insieme un mondo diverso e migliore. Vicenza non è un’eccezione nel consumo del suolo e nella predazione delle risorse. Dalla Tav alla Pedementana, dalla Valdastico Sud e Nord alle Grandi Navi, dai progetti di incenerimento dei rifiuti alle discariche, dalle cave all’inquinamento dell’acqua, il territorio del nord-est è sottoposto alla continua cementificazione ed è divorato da piccole e grandi opere inutili e dannose, facili prede per le lobby del cemento e del capitalismo finanziario.
All’interno della cornice dei 10 anni dall’inizio della battaglia contro il Dal Molin vorremmo costruire insieme a tutt* voi un momento di manifestazione e mobilitazione che metta insieme i nostri No!
Per dispiegare quella necessità di alternativa di sistema che vogliamo affermare a partire dai nostri territori.
Vogliamo che sabato 21 gennaio diventi la giornata in cui affermiamo, ancora una volta, il nostro amore per la terra in cui viviamo.
Vogliamo che i NO che abbiamo gridato negli ultimi dieci anni, e quelli precedenti a noi, i NO che emergono dalle paludi dei ricordi, dalle nebbie che respiriamo in queste terre di pianura, che sorgono sulle nostre colline e sulle montagne all’alba, che questi NO diventino un favoloso SI alla vita, liberi dal malaffare, dalle mafie, dalle ruberie dell’uomo sull’uomo e sull’ambiente.
Vogliamo affermare che dove non c’è terra non c’è vita.
L’alternativa esiste, bisogna saperla vedere.
Emergenza smog – Flash mob a Marghera sabato mattina
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12
gen
2017
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SABATO 14 GENNAIO
ORE 11.30 PIAZZALE PARMESAN MARGHERA
MOBILITAZIONE ANTISMOG DI COMITATI E ASSOCIAZIONI
Da mesi una cappa impressionante di smog ammorba l’aria della Pianura Padana, una delle regioni più inquinate del mondo! Particolarmente grave è la situazione in Veneto e nell’area metropolitana di Venezia.
I livelli di polveri sottili e ultrasottili (PM10 e PM 2,5) registrano continui sforamenti dei limiti di legge con picchi estremamente elevati e pericolosi per la salute delle persone. Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), basato su dati raccolti in oltre 400 città nel periodo 2000-2014, sono 430mila i decessi prematuri stimati a causa del PM2,5, le polveri ultrasottili. Ma a colpire l’organismo sono anche l’esposizione al diossido di azoto (NO2) e all’ozono responsabili, rispettivamente, della morte prematura di 71mila e 17mila persone. Questo tipo di inquinamento causa o peggiora problemi respiratori, malattie cardiovascolari, cancro.
Le cause dell’inquinamento da smog sono molteplici e complesse, ma è ormai assodato che le emissioni dirette e indirette di queste microparticelle sono dovute principalmente al traffico e al riscaldamento degli edifici, oltre che alle attività industriali e agricole. Di fronte a questa gravissima situazione, la politica è immobile. Governo, Regione e Sindaci si rimpallano le responsabilità e intanto nessuno fa niente. E invece qualcosa si può fare, sia per affrontare lo stato di emergenza, sia per cambiare modello energetico e sistema della mobilità.
Sabato mattina diamo la sveglia al Presidente della Regione Zaia, al Sindaco metropolitano Brugnaro, ai primi cittadini dei Comuni veneziani. Richiamiamoli alle loro responsabilità!!
Comitati, associazioni e cittadini si ritroveranno a Marghera per un’azione di protesta simbolica e per avviare una vera e propria campagna antismog dal basso!
Intanto te abbassa il riscaldamento a 18°C e usa di meno l’auto!
Il 4 dicembre votiamo no alla riforma per restituire democrazia ai territori
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14
nov
2016
Il Comitato Opzione Zero aderisce all’appello dei comitati e dei movimenti ambientalisti e il 4 dicembre invita a votare NO
SUI NOSTRI TERRITORI DECIDIAMO NOI!
IL 4 DICEMBRE VOTIAMO NO ALLA RIFORMA
PER RESTITUIRE DEMOCRAZIA AI TERRITORI
Siamo quello che negli ultimi anni è stato definito il popolo del NO.
Migliaia e migliaia di persone, associazioni, comitati che si oppongono alle grandi opere imposte e impattanti, alla devastazione ambientale, alle discariche inquinanti, alle trivellazioni in mare e in terra, agli inceneritori, allo smaltimento illecito dei rifiuti, ad un modello di sviluppo che devasta i nostri territori, mette a rischio le nostre vite e contribuisce ad arricchire gruppi particolari a scapito della collettività.
La riforma Costituzionale formalizzata dal Governo Renzi, e sostenuta da Confindustria e dalle lobbies finanziarie ed economiche è un attacco diretto alla nostra possibilità di decidere sul futuro delle nostre vite e dei nostri territori. Un ulteriore e definitivo attacco da parte di quello stesso Governo che, in spregio ai valori della democrazia, ha sbeffeggiato con un #ciaone gli oltre 13 milioni di persone che il 17 Aprile scorso hanno votato per un modello energetico libero dal petrolio.
Con l’ennesima Riforma del Titolo V, gli Enti territoriali, che spesso si sono fatti carico delle istanze dei cittadini, contribuendo a migliorare la realizzazione di taluni progetti o evitando, quando ciò fosse manifesto, che il territorio venisse devastato, non avranno più voce in capitolo su materie o politiche cruciali per la sorte delle collettività locali: quali, ad esempio, l’energia, le infrastrutture, il governo del territorio, la valorizzazione dei beni culturali e, più in generale, ogni altra materia che il Governo dovesse ritenere – se entrerà in vigore la riforma – di lasciar disciplinare al solo Parlamento nazionale, in virtù della c.d. “clausola di supremazia”.
Chi come noi ha lottato per salvaguardare il proprio diritto alla vita e alla salute e perché si affermasse un modello sociale sostenibile sa bene cosa significano queste parole: commissariamenti, sospensioni democratiche, militarizzazione dei territori a tutela dell’interesse del potentato economico, lecito o no, di turno.
Questa volta con forza sentiamo quindi di definirci il Popolo del NO.
Un NO convinto e deciso alla Riforma costituzionale su cui saremo chiamati alle urne il 4 Dicembre.
Un NO al commissariamento del nostro diritto a decidere.
Un NO che non abbiano timore di dichiarare, forti del senso di giustizia insito nelle nostre proposte, orientate a un cambiamento radicale del sistema in chiave democratica e alla costruzione di un modello economico e sociale sostenibile, rispettoso dell’ambiente, dei territori e delle popolazioni che lo abitano.
Nelle mobilitazioni che abbiamo alimentato negli ultimi anni abbiamo imparato una lezione capitale: la democrazia nel nostro Paese va riformata, sì. Ma nel senso che va estesa e restituita alle collettività locali. Non possiamo accettare una costituzionalizzazione della sospensione democratica, da noi avversata con forza in questi ultimi anni, né accogliere la becera logica sottesa a provvedimenti dannosi come lo Sblocca Italia. In altre parole: non possiamo restare impassibili dinanzi all’idea che gli interessi economici e senza scrupolo dei potentati di turno, delle grandi lobbies finanziarie, energetiche e industriali diventino parte della nostra Costituzione.
In queste settimane costruiremo iniziative in tutto il Paese, rilanceremo le ragioni di chi quotidianamente lotta per il diritto all’autodeterminazione del proprio territorio, daremo vita ad una giornata di mobilitazione nazionale, indetta per il 27 novembre.
Il 4 dicembre riempiremo le urne di NO: un No pacifico che è un Sì per una diversa e nuova concezione democratica per il nostro Paese, per una autentica e più moderna riforma dello Stato, che redistribuisca i poteri, che metta al centro del sistema la persona umana e i suoi bisogni, le comunità locali e il loro diritto all’autodeterminazione.
TUTTE LE ADESIONI
Comitato 3 e 32 – L’Aquila, Act – Agire Costruire Trasformare, A Sud, Abruzzo Beni Comuni, Altromodo Flegreo, Altrementi – Sulmona, Amig@s MST – Italia, Anpi – Sezione Edmondo Riva, Arci – Crotone, Arsave – Laboratorio per la città che vogliamo, Assemblea Permanente Prima le Persone, Ass. Antimafie Rita Atria, Ass. Asolapo Italia, Associazione Crs -Centro di studi e iniziative per la Riforma dello Stato, Ass. Culturale P.P.L.A.F., Ass. Culturale Punto Rosso Paderno Dugnano,vAss. Equomondo – Potenza, Ass. Energia Felice, Ass. Garibaldi 101, Ass. Intercomunale Lucana, Ass. Medici per l’Ambiente ISDE Italia, Ass. Michele Mancino, Ass. Nazionale Liberacittadinanza, Ass. Noi genitori di tutti – Terra dei Fuochi, Ass. Nuovo Senso Civico – Abruzzo, Ass. Orsa Pro Natura Peligna, Ass. p.s. RESET – Potenza, Ass. RCS – Centro di studi e iniziative per la Riforma dello Stato, Ass. Rifiuti Zero – Piemonte, ATTAC-ROMA, Azione Civile Abruzzo, Bassano Bene Comune, Brindisi Bene Comune, Cambiamo Abbiategrasso, Cantieri Sociali Bene Comune, CAPSA – Comitato di Azione, Protezione e Sostenibilità, Ambientale – Nord Ovest Sardegna, Casa Internazionale delle Donne, CAST (Comitato Ambiente Salute e Territorio) Abruzzo, CDCA – Centro Documentazione Conflitti Ambientali, CEA Oasi Bosco Faggeto di Moliterno – Potenza, CEPES – Centro Studi di Politica Economica, Circolo di Legambiente – Chieti, Circolo Dossetti, Circolo Arci Carlo Cafiero – Barletta, Circolo Arci – Gela, Circolo Arci Sparwasser, Città Felice – Catania, Cleanap, Collettivo attack Irpinia, Collettivo Frastuono – Saviano, Comitato Acqua e Beni – Comuni Mentana e Monterotondo, Comitato Acqua e Territorio – Quarto Flegreo, Comitato Articolouno: la sovranità appartiene al popolo, Comitato “Bassano per il NO”, Comitato Bene Comune – Trani, Comitato Cittadini Attivi Loanesi di Loano (SV), Comitato Cittadini Calcinato, Comitato cuneese del CDC, Comitato Democrazia Costituzionale Comprensorio del Cuoio, Comitato Democrazia Costituzionale – Savona, Comitato Democrazia costituzionale – Voto NO, Comitato “NO al Referendum XIII Municipio”, Comitato No Centrale – Mercure, Comitato No Inceneritore – Greve, Comitato Non Bruciamoci il Futuro di Macomer (NU), Comitato per il NO – Afragola e Casoria, Comitato per il NO – Cinisello Balsamo, Comitato per il NO – Democrazia Costituzionale Genova, Comitato per il NO – Insieme per la Costituzione Palmi, Comitato per il NO – Monterotondo, Comitato per il NO – Nizza – Riviera Ionica, Comitato per il NO – Parma, Comitato per il NO – Roma, Comitato per il NO – Savona, Comitato Diritto alla Città – Rovigo, Comitato Donne 29 Agosto Acerra, Comitati di Base della Valle Bormida, Comitato di base No Muos/No Sigonella, Comitato di Difesa della Salute & Ambiente Molise, Comitato iovotoNO-XII Municipio Roma, Comitato Mattonelle Rosse – Chieti, Comitato Malagrotta, Comitato Mamme No MUOS – Niscemi, Comitato per il NO al Referendum di Grosseto, Comitato No Chimica Verde Porto Torres – Sardegna, Comitato No Corridoio Roma – Latina, Comitato No Megacentrale Guspini – Sardegna, Comitato No Lotto Zero – Isernia, Comitato No Petrolio, Sì energie Rinnovabili – Puglia, Comitato Opzione Zero Riviera del Brenta, Comitato No Triv Avella, Comitato No Triv Brindisi di Montagna, Comitato No Triv Monterotondo, Comitato per la Salute, la Rinascita e la Salvaguardia del Centro Storico di Brescia, Comitato Popolare Lasciateci Respirare – Monselice, Comitato Referendario Napoli No Triv, Comitato Sala Consilina, Comitato San Giovanni Rotondo, Comitato Taranto LIDER, Comitato Tecnico-Scientifico per l’Ambiente e la Salute – AsperilSUD, Comitati Cittadini per l’Ambiente – Sulmona Rete Adriatica, Cooperativa EVA, Coordinamento Cittadini Liberi – Lombardia, Coordinamento Comitati Ambientalisti – Lombardia, Coordinamento Genitori Democratici Co.Ge.De – Liguria, Coordinamento irpino no triv, Coordinamento Nazionale NO Triv, Coordinamento No Triv Basilicata, Coordinamento No Triv Terra di Bari, CRAP – Coordinamento Romano Acqua Pubblica, Donne 29 agosto – Acerra, Ecoistituto del Veneto Alex Langer, Ex Opg – Je so’ pazzo, Fondazione Lelio e Lisli Basso ISSOCO, Forum Ambientalista, Forum siciliano dei movimenti per l’acqua ed i beni comuni, Forum per la tutela della legalità e del territorio “Stefano Gioia” – Basilicata e Calabria, Fuoritempo, Gruppo Alto Casertano per il NO alla Riforma Costituzionale, Gruppo Rottama Italia – Ravenna, Identità Insorgenti, Il Manifesto Sardo, Il Popolo dice NO – Basilicata, Il Salice Bianco – San Vitaliano, Laboratorio Aprile, Lab. Omar Moheissi, La Città Felice di Catania, La Città Futura – Giornale Online, Lasta – Laino, territorio salute acqu, Lanciano Decide, Libera – Monza e Brianza, LINK – Coordinamento Universitario, Mamme NO Inceneritore Mattonelle Rosse, Medicina Democratica Movimento per la Salute Onlus, Movimento C’at accis’ a salute, Movimento No Coke Alto Lazio, Movimento No TAV della Valle di Susa, No Dal Molin, No Elettrodotto Villanova- Gessi, No Eolico Selvaggio – Alta Irpinia, No Grandi Navi, No Ombrina, No Tav – Val Susa, No Tav- Terzo Valico, No Triv – Sannio – Non si trivella la Costituzione, No Triv – Terra di Bari, Officine Civiche, Ordine AgroForestali Prato, Osservatorio Migranti Basilicata, Pagina On Line, Presidio Piazzale Trento – Cagliari , Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela- rete RASPA, Rete Comitati Veneti “30 novembre”, Rete Commons Chiaiano, Rete della Conoscenza, Reti di pace, RETUVASA – Rete per la Tutela della Valle del Sacco, Rize Up, Sa Nuxedda Free Vallermosa – Sardegna, Salviamo il paesaggio – Roma e Lazio, Solidarietà e partecipazione, Spezia Via dal Carbone – La Spezia, Stop Biocidio, Studenti per l’ambiente, Studenti per il NO – Messina, Taranto Ricerca Futuro, Transform!, Trivelle Zero – Marche, UGI – Unione Giovani Indipendenti – Colleferro, Uallò Uallà – Lanciano, UDS – Unione degli Studenti, Un Popolo in Cammino, Unione Mediterranea Lucania, VeneziAmbiente, Viva la Vida – Sibari, Zero Violenza, Zero Waste Lazio, Zero Waste Sardegna, Zero Waste Sicilia, Zona Ventidue – San Vito Chietino
Dieci SI per Venezia – Domenica 25 settembre 2016 ore 15.30
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12
set
2016
Il Comitato Opzione Zero della Riviera del Brenta aderisce alla manifestazione del 25 settembre indetta dal Comitato NO Grandi Navi e invita tutti a fare il possibile per partecipare.
Dieci SI per Venezia
Venezia 25 settembre 2016 ore 15.30
Appello alle associazioni e ai cittadini del Veneto per una grande manifestazione per l’estromissione delle grandi navi dalla Laguna e contro le grandi opere inutili ed imposte, il 25 settembre!
Sono passati quattro anni e mezzo senza che le autorità preposte abbiano ottemperato a quanto previsto dal Decreto Clini Passera, in merito al passaggio delle grandi navi da crociera in Bacino San Marco. La deroga, in attesa di una soluzione alternativa, sta diventando infinita.
La soluzione alternativa viene rinviata, per una precisa responsabilità dell’Autorità Portuale, la quale, invece di accettare l’evidenza che navi sempre più grandi e insostenibili per l’equilibrio idrodinamico e morfologico della Laguna, debbano attraccare fuori in un avamporto alla Bocca del Lido, si intestardisce a voler imporre altre grandi opere inutili e dannose per far entrare le navi da crociera dalla Bocca di Porto di Malamocco, per giungere in Marittima senza passare davanti a San Marco.
Come se il problema fosse solo questo e non l’estromissione di navi che provocano erosione dei fondali e la trasformazione della Laguna in un braccio di mare, nonché inquinamento dell’aria ed elettromagnetico. Queste grandi navi, ma anche gli altri natanti, compreso i mezzi ACTV, utilizzano carburanti pessimi (altro che accordi volontari per l’uso di combustibili verdi!) tanto che il Parlamento Europeo ha accolto una petizione popolare che mette in evidenza che non esiste neppure una rete efficiente di rilevazione degli inquinanti, tra i quali le polveri ultrasottili, ed ora il Governo rischia una procedura d’infrazione. Anche la Magistratura ha aperto un’inchiesta per inquinamento atmosferico.
Prima il Canale Contorta – Sant’Angelo, progetto stroncato dalla Commissione di Valutazione d’Impatto Ambientale, poi, su suggerimento del Sindaco Brugnaro, il Canale Tresse – Nuovo, che non ha neppure la dignità di essere un progetto, visto che l’A.P. voleva farlo passare per una variante del Contorta: ipotesi che la Commissione V.I.A. ha prontamente stoppato.
E’ nota a tutti, con la conferma del mondo scientifico, la devastazione provocata dal Canale dei Petroli, eppure si vuole ancora insistere con la manomissione ambientale ed idraulica, raddoppiando in pratica il Canale dei Petroli portandolo, con il Tresse Nuovo, direttamente in centro città; quali saranno gli effetti sulla velocità e direzioni delle correnti e sulle maree??? Quali saranno gli effetti cumulativi, oltre alle navi commerciali e ai traghetti, del passaggio delle grandi navi da crociera che dovrebbero percorrere quasi tutto il Canale dei Petroli per arrivare in Marittima tramite questo nuovo ed immane scavo?
Altre soluzioni praticabili di avamporto alla bocca del Lido, potrebbero garantire la permanenza e anzi lo sviluppo del settore, mantenendo le navi di stazza insostenibile fuori della Laguna, conservando la Marittima quale terminal e comunque come attracco delle navi più piccole.
Ma perché allora l’Autorità Portuale, la Venice Terminal Passeggeri e le varie lobby continuano ad insistere per far arrivare tutte le navi da crociera alla stazione Marittima a S. Marta e su banchine portuali esistenti (i nuovi soci della VTP vorrebbero pure un attracco a Marghera per le navi ancora più gigantesche)??? La risposta è molto semplice l’Autorità Portuale di Venezia senza alcuna gara ha dato in concessione trentennale (che dovrebbe scadere nel 2024) la gestione delle Banchine della Stazione Marittima di Venezia a VTP; se dovesse passare il progetto di una nuova struttura portuale alla bocca del Lido la gestione di queste nuove banchine dovrebbero passare attraverso un bando europeo e così VTP rischia di perdere il monopolio assoluto sulla gestione del crocerismo a Venezia.
Anche la Cruise Lines International Association (CLIA, che associa gli operatori della croceristica) si oppone ferocemente ad un terminal esterno alla Laguna: per forza, le maggiori corporations della croceristica (Costa – MSC – Royal Carribean e i turchi di Global Liman Isletmeleri) hanno appena comprato le azioni di Veneto Sviluppo (Finanziaria della Regione Veneto) della VTP, arrivando in pratica alla privatizzazione del porto croceristico, sul quale non ci sarà più alcun controllo pubblico.
I nuovi padroni della Marittima faranno il bello e cattivo tempo per garantire i loro interessi speculativi: è stato dimostrato che i porti vanno in perdita quando sono gestiti – in conflitto d’interesse – dagli stessi armatori, per il semplice motivo che le tariffe vengono abbassate per aumentare gli utili delle compagnie di navigazione. E le tariffe magari saranno abbassate contenendo il costo del lavoro dei portuali (stiano attenti, i lavoratori! invece di ascoltare le sirene di Costa, Trevisanato e di qualche sindacato giallo, sui No Navi che fanno loro perdere il lavoro).
Perché invece, per quanto riguardo il traffico petrolifero e i mega container, l’attuale (e in scadenza) presidente dell’A.P. vuole fortissimamente un nuovo porto off shore, davanti a Malamocco, il cosiddetto Voops (Venice Offshore Onshore Port System)?
Perché le sempre più grandi navi porta container, che non entrerebbero neppure per la bocca di porto di Malamocco, potrebbero fermarsi in un nuovo porto in mare aperto (del costo di oltre 2 miliardi), mentre le mega navi da crociera – anche queste sempre più grandi – invece non potrebbero fermarsi in un nuovo terminal alla bocca di porto del Lido?
Il nuovo off-shore per il traffico container, tra l’altro, sembra lo voglia solo Costa, Prodi (si, ancora lui, colui il quale ha regalato a Venezia il bidone del Mose) e qualche altro amico lobbista e che tutta l’operazione pare del tutto insensata dal punto di vista del mercato, dato l’attuale contesto dei traffici marittimi internazionali e le previsioni che si fanno sul futuro; insomma, se il Ministero delle Infrastrutture dovesse dare il via libera a quest’altra grande opera, sarà un’altra grande opera inutile e dannosa: anche il Voops – come il Mose – servirà solo a chi lo fa, le solite grandi imprese, responsabili del più grande scandalo del secolo ai danni dei contribuenti.
Persino l’UNESCO ha dato l’ultimatum a Governo ed amministrazioni locali: se entro il 1 febbraio 2017, non saranno presi provvedimenti credibili contro l’ingresso dei giganti del mare in Laguna e per porre un limite alla monocoltura turistica, che sta trasformando Venezia in una sorta di parco a tema, svuotato dei suoi residenti (a settembre la popolazione della città antica andrà sotto i 55.000 abitanti), Venezia sarà inserita nella lista dei luoghi in pericolo di esclusione dai siti patrimonio dell’Umanità.
Anche noi vogliamo lanciare l’ultimatum ai padroni della città:
Mobilitiamoci tutti il 25 settembre, fuori definitamente le grandi navi dalla Laguna, una vittoria su questo consentirebbe di invertire la tendenza ai processi di devastazione ambientale, all’uso speculativo della città.
E’ per questo che questo appello è rivolto anche ai giovani, agli studenti e ai precari , ai lavoratori, perché si riprendano la possibilità di vivere e ripopolare Venezia, imponendo una politica per il diritto alla casa e al welfare, fermando la privatizzazione e la svendita del patrimonio immobiliare pubblico, scalzando le politiche di austerità che impoveriscono i settori sociali più deboli, ma che continuano a foraggiare le grandi opere volte al profitto per pochi e alla devastazione ambientale e sociale per tutti.
Venezia, 20 agosto 2016
COMITATO NO GRANDI NAVI – LAGUNA BENE COMUNE
C.S. Op.Zero 14/07/16 – Orte-Mestre: progetto insostenibile anche dal punto di vista tecnico. I Sindaci rispettino il mandato.
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15
lug
2016
Comunicato Stampa Opzione Zero 14-07-2016
Orte-Mestre: progetto insostenibile anche dal punto di vista tecnico. I Sindaci rispettino il mandato.
Sembra assurdo dover tornare a parlare di autostrada Orte-Mestre, soprattutto dopo il grave disastro ferroviario di due giorni fa in Puglia. Un disastro che dimostra per l’ennesima volta come la politica delle “grandi opere”, spesso inutili e insensate, abbia disastrato il Paese assorbendo miliardi e miliardi di euro che invece dovevano essere spesi per interventi di manutenzione, riqualificazione e messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti. Se sulle ferrovie regionali si muore perché non si fanno investimenti sui dispositivi di sicurezza mentre si buttano 20 miliardi di euro per il tunnel di base della TAV in Val di Susa; qui da noi si continua a morire perché da decenni non si è voluti intervenire su una delle strade più pericolose d’Italia per giustificare la necessità dell’ennesima autostrada a debito.
Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici domani dovrà esprimere un parere decisivo per l’iter della Orte-Mestre: da quanto si apprende emerge in modo chiaro come anche i tecnici del Ministero si siano resi conto dell’insostenibilità di questo progetto. E non si tratta solo di insostenibilità ambientale ma anche tecnica ed economica; numerose infatti le osservazioni critiche presenti nel documento in discussione: dalla scarsità dei rilievi geologici e idrogeologici, alla mancanza di un’adeguata progettazione preliminare per tratti importanti come il tunnel sotto il Brenta, alla mancanza di uno studio di fattibilità, alle analisi dei flussi di traffico e di trasporto delle merci datati e inadeguati; anche la stima dei prezzi e la sostenibilità economica vengono messi in discussione.
Tutte questioni già sollevate in tante sedi da vari comitati e associazioni che come Opzione Zero aderiscono alla rete Nazionale Stop Orte-Mestre, ma rimaste troppo a lungo inascoltate.
Il fatto che questi rilievi ora emergano da documenti ufficiali del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici fa ben sperare, peccato però che non sia ancora stata scritta in modo chiaro quella che è la conclusione più logica, e cioè che questo progetto deve essere ritirato definitivamente.
In questo senso, il ruolo dei Sindaci alla riunione di domani è importantissimo, visto e considerato che oltre tutto il nuovo Codice degli Appalti, abolendo la Legge Obiettivo, torna a dare alle amministraioni locali un ruolo non secondario.
Ed è proprio ai Sindaci della Riviera del Brenta che si rivolge il Comitato Opzione Zero, rammentando loro come i Consigli Comunali di Mira, Dolo, Mirano, Camponogara e anche Pianiga abbiano approvato a stragrande maggioranza nel 2014 degli ordini del giorno con i quali si richiede al Governo la cancellazione della nuova autostrada e la messa in sicurezza immediata della Romea.
Un mandato espresso in modo forte e inequivocabile che non lascia spazio ad ambiguità e tentennamenti che in questo momento sarebbero deleteri e ingiustificabili; Opzione Zero è vigile e pronto a inchiodare alle proprie responsabilità i voltagabbana di turno.
Il Sole 24 Ore – Il clima (e il disastro) che verra’
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11
ott
2015
I guai da effetto clima che hanno martoriato l’Italia anche quest’estate? Altro che congiunzioni astrali. Altro che colpo di coda del destino. È il segnale, o meglio la prova generale, di quello che promette di accadere entro qualche decennio: un vero disastro ambientale, e dunque sociale. Con una ulteriore sorpresa, naturalmente negativa, proprio per il nostro paese. Il più esposto in tutto il continente europeo all’onda dei cambiamenti climatici. A causa della sua conformazione geografica, e della morfologia del suo territorio.
Colpa del destino più che dell’uomo. Che però ha la sua pesante responsabilità. Perché è in gran parte sua la responsabilità dell’incalzante dissesto idrogeologico. Ecco allora l’ultima e qualificata diagnosi previsionale, decisamente terrificante. Viene dal Cmcc, il centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, in un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista International Journal of Climatology, che sintetizza una ricerca condotta dagli studiosi Alessandra Lucia Zollo, Valeria Rillo, Edoardo Bucchignani, Myriam Montesarchio e Paola Mercogliano.
Le cifre dell’allarme
Tra una cinquantina d’anni, il tempo di un paio di generazioni, l’Italia si ritroverà ben oltre i parametri di guardia indicati dagli scienziati mondiali per i disastri dell’effetto clima. Ben oltre i 2 gradi di aumento delle temperature medie, con tutto il loro corredo di sciagure. Sarà così che nell’ultimo trentennio di questo secolo le precipitazioni medie aumenteranno di quasi il 10% mentre le temperature, sia nei valori minimi che in quelli massimi, cresceranno di soli 2 gradi centigradi (che pur rappresentano la soglia del disastro) solo se noi e la comunità internazionale riusciremo a fare l’impossibile per frenare l’effetto serra. Altrimenti, ad atteggiamenti e politiche invariate rispetto ad oggi, i nostri territori si scalderanno ben di più, fino a 6 gradi.
I ricercatori del Cmcc giurano di aver utilizzato le tecnologie più avanzate nella modellistica climatica, aggregando le previsioni sulle variazioni di temperatura e precipitazioni medie di tutto il nostro stivale anche se sono stati privilegiati i trend degli eventi estremi in quattro regioni considerate emblematiche: il Veneto, la Calabria, la Sardegna e la Toscana. Il tutto confrontando i dati dello scorso trentennio (dal 1981 al 2010) con quelli prodotti dal modello previsionale per l’ultimo trentennio del secolo corrente (2071-2100).
Veneto sulla graticola
L’allarme colpisce in particolare il Veneto, per il quale sono previsti aumenti della temperatura fino a 7 gradi. Ma nelle altre regioni esaminate a campione non andrà molto meglio. Le notti tropicali, cioè i giorni con temperatura minima sopra i 20 gradi, o i giorni estivi (quelli con temperatura massima superiore ai 25 gradi) aumenteranno nella loro frequenza annuale soprattutto in Calabria e in Sardegna. E siccome sono questi i principali sintomi dei disastri ambientali che si materializzano sotto forma di siccità o di improvvise alluvioni, con il loro drammatico carico di conseguenze, ecco che dallo studio emerge un sicuro e progressivo aumento degli eventi più estremi che colpirà tutti i territori italiani.
Gli scettici e i negazionisti dell’allarme climatico (che continuano a non mancare) sono serviti. Che fare? Il warning sulla necessità di un intervento pronto e deciso, come ben sappiamo, riguarda i governanti dei singoli paesi ma soprattutto l’indispensabile coordinamento della comunità internazionale, visto che l’effetto serra all’origine dei cambiamenti climatici è frutto, anche per le conseguenze locali, delle emissioni complessive e non di quelle generate sul posto. Certo, nel frattempo i paesi possono e devono operare con solerzia a casa propria per tamponare se non altro gli effetti pratici degli sconquassi ambientali. E la cosa riguarda in particolare il nostro paese, visti i suoi problemi, appunto, di dissesto idrogeologico.
Pesi supplementari
A confermare che l’Italia è particolarmente esposta sono i coordinatori del IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, il comitato Onu sul clima. Proprio qui da noi la temperatura sta crescendo più velocemente della media globale: un grado e mezzo in più rispetto all’ultimo trentennio del secolo scorso nel 2014, più del doppio della media globale. E proprio l’anno scorso il disastro ha lanciato sonori avvertimenti con alluvioni a Genova, Modena, Senigallia e Chiavari, solo per citare le più rilevanti.
Una spia eloquente è rappresentata anche dalla progressiva disgregazione dei nostri ghiacciai, che negli ultimi anni ha subito un’ulteriore accelerazione rispetto all’allarme rosso lanciato cinque anni fa in uno studio coordinato dal CNR: già nel 1991 i ghiacci del versante piemontese del Gran Paradiso avevano perso la metà della loro area ottocentesca. E ancora peggio era successo sul Monte Rosa, mentre nell’intera Val d’Aosta i ghiacciai si sono ritratti per oltre il 40%.
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