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Comunicato stampa Opzione Zero 2 ottobre 2019

Basta inceneritori, i rifiuti si devono ridurre e riciclare

 

Polo di Fusina: il vero obiettivo di Ecoprogetto, Veritas e Bioman è riaprire l’inceneritore chiuso nel 2014.

Un impianto sovradimensionato, più grande di quello di Padova; brucerà rifiuti anche di altre regioni.

Gravi i rischi per la salute e per l’ambiente soprattutto a causa dei fumi.

Lacunosa, superficiale e inadeguata la documentazione presentata ai fini della valutazione ambientale.

Opzione Zero pronto a dare battaglia insieme a comitati, associazioni e cittadini della Riviera e del Veneziano.

Dietro al fumoso progetto di ‘’aggiornamento tecnologico del Polo impiantistico di Fusina’’ proposto da Ecoprogetto srl si nasconde un vero e proprio mostro, un inceneritore di enormi proporzioni, addirittura più grande di quello di Padova, che potrà bruciare oltre 360.000 tonnellate all’anno di CSS ottenuto dal secco residuo, rifiuti urbani e speciali di origine organica, fanghi di depurazione civile e percolati essiccati da discarica. Questa la netta conclusione del meticoloso lavoro svolto da Opzione Zero che ha consegnato il 30 settembre alla Commissione Regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale ben 56 pagine di osservazioni puntuali e approfondite.

Da mesi il comitato rivierasco segue la vicenda dell’inceneritore di Fusina, chiuso nel 2014 e tornato in auge a giugno di quest’anno con la proposta mal celata di riapertura presentato dal Direttore generale di Veritas Andrea Razzini. Già nel 2016 Opzione Zero e il Comitato Lasciateci Respirare di Marghera avevano protestato contro l’operazione di vendita a Bioman – implicata nell’inchiesta di Fanpage – del 40% delle quote di Ecoprogetto, la società del gruppo Veritas che tratta il rifiuto secco. Infatti già allora era chiaro che l’ingresso del gruppo FINAM della famiglia Mandato avrebbe portato a questa scelta. Una scelta sbagliata perché invece di puntare al recupero di materiali si preferisce incenerirli; e soprattutto una scelta pericolosa perché in particolare le emissioni gassose, soprattutto le polveri sottili e ultrasottili contenenti sostanza cancerogene, andranno a contaminare un’ampia porzione di territorio e a colpire centinaia di migliaia di persone che vi abitano.

Le osservazioni elaborate da Opzione Zero mettono in luce irregolarità, omissioni e incoerenze che riguardano ogni aspetto: dal non rispetto delle procedure per l’informazione e la partecipazione del pubblico, a carenze e ritardi nella presentazione delle integrazioni necessarie, a lacune e inadeguatezze rispetto ai contenuti ai fini dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, alla mancata valutazione degli impatti ambientali, all’incoerenza rispetto a quanto previsto dalla normativa nazionale ed europea. Ad esempio nello Studio di Impatto Ambientale non viene per niente approfondito il tema della dispersione dei fumi, né gli impatti di questi sulla salute e sull’ambiente. Un ‘’dettaglio’’ non proprio irrilevante se si considera che da tutti i camini dell’impianto potranno uscire in un anno fino a 22,5t di Pm10, 426 ton di NOx, 106,4 ton di CO e di SO2, ben 190mg di diossine e furani, oltre a molte altre sostanze nocive. Manca poi la Valutazione di Incidenza Ambientale nonostante l’estrema vicinanza della Laguna di Venezia, un sito SIC-ZPS molto importante; nemmeno un cenno sulla vulnerabilità dell’impianto a rischi di incidente rilevante e ai cambiamenti climatici; niente nemmeno sulla composizione e la destinazione delle scorie tossiche prodotte dall’incenerimento dei rifiuti.

Ma a preoccupare Opzione Zero è anche il sovradimensionamento dell’intero impianto che lascia intendere come l’obiettivo non dichiarato di questa operazione sia quello di fare un vero e proprio business sulla pelle dei cittadini importando grandi quantità di rifiuti addirittura da tutta la Regione e anche da fuori. Basti pensare che nel progetto si richiede l’autorizzazione a lavorare ben 450.000 ton all’anno di rifiuto urbano residuo, quando secondo ARPAV nel 2017 l’intera quantità di RUR avviato a trattamento in Veneto ammonta a 378.423 ton. Mentre per il CSS la richiesta è di poterne bruciare fino a 150.000 all’anno a fronte di una produzione complessiva regionale che sempre nel 2017 si è attestata su un livello di ca. 94.000 ton.

‘’In tanti anni di esperienza abbiamo imparato a conoscere e a smascherare i giochetti per aggirare o piegare le norme su progetti opachi e speculativi servono a perpetuare logiche affaristiche quando non smaccatamente illecite – dicono dal comitato – a scapito della popolazione e degli ecosistemi. Siamo solo all’inizio ma siamo molto determinati a portare avanti una battaglia serrata e ostinata per impedire l’ennesimo attacco al nostro territorio. Esortiamo associazioni, comitati e cittadini della Riviera del Brenta e del veneziano ad unirsi a noi. Allo stesso tempo esortiamo le amministrazioni comunali del comprensorio a chiedere la sospensione dell’iter progettuale e ad aprire con coraggio un confronto vero e partecipato con le comunità’’.

 

CLICCARE QUI PER LEGGERE LE OSSERVAZIONI IN FORMATO PDF

 

globalclimatestrike

 

Il 27 settembre 2019 è indetto lo sciopero generale di 8 ore contro i cambiamenti climatici e per la tutela dell’ambiente e della salute. Tante le manifestazioni programmate in Italia, in Europa e nel mondo.

Opzione Zero aderisce e e partecipa alla manifestazione promossa dai giovani di Fridays For Future a Venezia. Appuntamento ore 08.30 presso la Stazione dei treni Santa Lucia

 

#globalclimatestrike #opzionezero #climatestrikevenice

27 settembre – global strike for climate 3 a Venezia

 

Venerdì 27 settembre il movimento dei giovani di Friday for Future ha indetto il terzo sciopero mondiale climatico. Nel nostro Paese le sigle sindacali USB, USI e Cobas hanno aderito alla giornata di mobilitazione proclamando lo sciopero generale di 8 ore (ad esclusione del settore trasporti), dunque anche per i lavoratori sarà possibile partecipare.

In piazza ci saranno anche i comitati e i tanti movimenti che si battono contro le grandi opere, la cementificazione, la devastazione il saccheggio dei territori perché tutte queste vertenze stanno esattamente dentro a una lotta più ampia e generale che vuole mettere in discussione il modello che è la causa dei riscaldamento globale.

Il riscaldamento globale non è una catastrofe del domani ma del presente; gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: eventi meteo sempre più estremi e frequenti, desertificazione, innalzamento del livello dei mari, scioglimento dei ghiacci sono solo un assaggio degli sconvolgimenti che potranno accadere nei prossimi decenni. Perché tutto quello che vediamo oggi è la conseguenza di un riscaldamento medio di “solo” 1,1 °C, ma se le cose non cambiano subito la prospettiva al 2100 è di +4-5°C!!

Siamo ancora in tempo per limitare i danni!

Abbiamo la possibilità di invertire la rotta subito prima che sia troppo tardi. Abbiamo le competenze, la tecnologia, le risorse economiche per farlo. Manca solo la volontà politica di cambiare un sistema economico e sociale predatorio ed estrattivista, che mette al primo posto il profitto, l’accumulazione di ricchezza nelle mani di pochissime persone, mentre il resto dell’umanità e il Pianeta intero pagano in termini di guerre, fame, esclusione, devastazioni ambientali, morte.

Mentre la Terra letteralmente brucia, come abbiamo visto in Amazzonia, in Siberia e in Africa, si susseguono i summit mondiali sul clima senza che nessuna vera decisione venga presa.

I Governi italiani, quelli nuovi e quelli vecchi, continuano a spendere belle parole ma in realtà con il Piano Energia e Clima vorrebbero farci credere che, per uscire dall’emergenza climatica, dobbiamo abbandonare il carbone per passare al metano, un gas più pulito certo, ma sempre fossile. Ne è la riprova l’avvio della procedura per convertire la Centrale Enel Palladio di Fusina a turbogas. Siamo nelle mani di folli ed incapaci.

Un cambiamento radicale e urgente può avvenire solo con una forte scossa dal basso.

I giovani di tutto il mondo e le lotte territoriali per la difesa dell’ambiente ci stanno dicendo questo.

Diamoci da fare adesso, mettiamoci in marcia tutti insieme!!

 

climate_march_09_2019

Opzione Zero partecipa e invita a partecipare al Climate Camp organizzato da Comitato No Grandi Navi e da Friday for Future Venezia a Lido di Venezia dal 4 al 8 settembre che avrà come appuntamento più importante la Climate March in programma sabato 7 settembre in occasione della Mostra del Cinema di Venezia.

Qui il programma e tutte le info su climate camp e climate march: https://www.veniceclimatecamp.com/it/

Di seguito articolo su motivazioni della manifestazione.

 

Nel cuore della Mostra del Cinema, nel cuore del sistema: dichiariamo dal basso l’emergenza climatica.

Sabato 7 settembre la Climate March al Lido di Venezia.

7 / 8 / 2019

Avviato il countdown, mancano esattamente trenta giorni alla Climate March. Sabato 7 settembre entrerà nel cuore della Mostra del Cinema di Venezia quella rivendicazione che le nuove generazioni di tutto il mondo hanno riportato in primo piano oltre lo scetticismo, l’arrendevolezza, quanto non la vera e propria complicità di chi le ha precedute. Una marcia per la giustizia climatica.

Quando si parla di clima, c’è uno slogan a cui ci si è abituati: “non c’è più tempo”. Ma questa frase non significa “è troppo tardi” ma l’esatto contrario: “bisogna agire subito”.

Agire contro i negazionisti e gli sviluppisti. Contro Trump che ha sancito l’uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi (protocolli di per sé insufficienti, certo, ma la scelta politica del presidente a stelle e strisce non lascia adito nemmeno più al dubbio); contro Bolsonaro e le sue politiche di distruzione dell’Amazzonia, cui si aggiunge la licenza d’uccidere gli Indios che la abitano e la preservano; contro Putin che considera “antieconomico” spegnere gli incendi in Siberia, non intervenendo di fronte a una delle più grandi sciagure ambientali della storia; ma anche contro il governo giallo-verde che continua a puntare sui combustibili fossili (TAP e trivellazioni), sulle produzioni devastanti e inquinanti (ILVA), su grandi opere inutili e dannose (a Venezia, ad esempio, si persevera invocando più soldi per il MOSE, un’opera inutile che ha già drenato sei miliardi di euro, gran parte finiti in corruzione).

Le ultime scelte politiche sul TAV hanno dimostrato come sia il governo quanto l’opposizione siano concordi nel mantenere un certo modello di sviluppo. Una classe politica ostaggio dei loro rapporti con i gruppi finanziari che spingono per le grandi opere. Non ci può essere giustizia climatica se non bloccando tutte le grandi opere, soprattutto se superflue.

Quei fondi vanno invece destinati alla messa in sicurezza di un territorio, il nostro, che sta già affrontando i sintomi del cambiamento climatico che spesso si manifestano attraverso l’improvvisa potenza distruttrice del tornado, dell’uragano, della tempesta di grandine. Basta leggere le cronache degli ultimi anni.

I dati ufficiali sul climate change, le scadenze che ci impongono istituzioni altrimenti prudenti come l’ONU, dimostrano che non basterà trasformare i nostri stili di vita (anche se è necessario). Bisognerà soprattutto intraprendere una trasformazione culturale, sociale, economica e del modo di produzione. La versione green del capitalismo non è un’opzione, anche perché spesso sono le compagnie più compromesse con la tragedia climatica a presentarsi come le più avanzate sul versante della sostenibilità: vedi il caso ENI che costruisce bio-raffinerie in Italia, mentre devasta il Delta del Nigere vince, a suon di tangenti, ricchissimi appalti nel continente africano.

Si sa che l’estrattivismo è, dalle origini, uno dei segni sempre rinnovati nel susseguirsi delle accumulazioni capitalistiche e che, storicamente, il prelievo e l’uso dissennato di risorse hanno colpito seguendo divisione di classe, di genere, razza e specie. Anche al giorno d’oggi, i costi della crisi climatica sono scaricati secondo asimmetrie individuabili sugli stessi assi. A pagare sono, nel Sud globale, soprattutto le popolazioni indigene, e tutti i migranti climatici, costretti dall’avanzare delle desertificazioni a spostarsi verso nord. In Occidente sono prevalentemente le zone più povere, o magari quelle con maggiore densità di popolazione non bianca, a subire le scelte della collocazione di discariche, produzioni inquinanti, depositi di rifiuti tossici e così via. Non si comportano forse allo stesso modo le italiche grandi opere, di cui fanno le spese le comunità locali e chi non possiede le risorse per spostarsi altrove e mettersi al sicuro? Ovunque il capitale preda la “natura non umana” (per usare un’espressione di Jason Moore), trattandola come una risorsa a buon mercato, costringendo milioni di esseri viventi (gli animali non umani) a vite infernali, materia prima per un’industria responsabile di un impatto ambientale devastante.

Vanno prese delle contromisure urgenti.

Tra queste contromisure, la prima è dichiarazione d’emergenza climatica. Lo hanno già fatto diverse città in Europa e lo ha fatto il parlamento britannico. Ma cosa vuol dire dichiarare l’emergenza climatica? No, non significa l’applicazione di una legge marziale planetaria, ma vuol dire bloccare le produzioni climalteranti (da quelle collegate a petrolio e gas fino all’industria agricola ed alimentare) garantendo, però, un reddito per i lavoratori che verranno espulsi. Vuol dire indirizzare i finanziamenti pubblici verso la transizione, sottraendoli alle attività legate ai combustibili fossili; vuol dire impostare una decrescita non primitivista, ma favorita dalle tecnologie digitali e dalla potenza degli algoritmi, ora quasi totalmente appannaggio del capitale. Vuol dire per una volta, far pagare la transizione ai ricchi, alle imprese, a chi ha costruito imperi finanziari a spese del clima e della biosfera.

Tutto ciò sarà possibile solo se il grande movimento globale per la giustizia climatica sarà in grado di indicare le proprie priorità e di esprimerle con forza.

La climate march di Venezia, il prossimo 7 settembre, sarà un appuntamento importante in questo percorso globale. Dal Climate Camp, da tutti i territori, è fondamentale portare la richiesta di giustizia climatica fino nel cuore della Mostra del cinema.

 

Romea commerciale: indietro non si torna

Posted by Opzione Zero in Comunicati Stampa, Opzione Zero, Rassegna stampa | 0 Comments

27

apr

2019

romea_sicura_subito

Comunicato stampa Opzione Zero 26 aprile 2019

Romea commerciale: indietro non si torna

 

Messa in sicurezza e riduzione dei TIR rimangono le priorità.

Pronti a contrastare con ogni mezzo la Romea commerciale.

I cambiamenti climatici impongono un drastico cambio di rotta e l’uscita immediata dai combustibili fossili.

Chi come Zaia propone ancora cemento e asfalto è fermo all’anno 0, oppure è in combutta con le lobby delle “grandi opere”.

Basta dare fiducia a chi, come la Lega, promuove progetti che distruggono l’ambiente e minacciano la salute delle persone.

 

“Sulla Romea indietro non si torna: ANAS deve concludere in fretta i lavori di messa in sicurezza della SS 309 e dissuadere in tutti i modi il transito dei TIR di lunga percorrenza, solo così si possono risolvere in tempi rapidi i problemi della statale più pericolosa d’Italia. Opzione Zero e gli altri comitati della Rete Stop Orte-Mestre continuano a monitorare le mosse del Governo, e sono pronti in ogni momento a riprendere la lotta per contrastare qualsiasi ipotesi di autostrada, opera inutile, distruttiva e antistorica” – questa la secca risposta di Opzione Zero alle recenti e ripetute prese di posizione di vari esponenti politici e istituzionali a favore dell’autostrada Orte-Mestre o della sua versione ridotta Mestre-Ravenna.

Il riferimento è alle dichiarazioni del presidente regionale, il leghista Luca Zaia, e dall’AD di Veneto Strade Silvano Vernizzi rilasciate alla Nuova Venezia lo scorso 22 aprile: secondo i due amministratori, la famigerata autostrada dovrebbe tornare ad essere in cima alle priorità del Governo. A fare loro eco anche Remo Sernagiotto candidato alle elezioni europee per Fratelli D’Italia, che addirittura rilancia proponendo il completamento della A27 fino a Monaco e l’autostrada del mare.

“Siamo una delle regioni più inquinate, più cementificate, più dissestate di tutto il Paese; una delle regioni che per prima ha sperimentato cosa significa il “sistema delle grandi opere”, dal Mose al Passante, alla Pedemontana: un sistema fatto di corruzione, infiltrazioni mafiose, illeciti ambientali, spreco di miliardi di euro pubblici. Eppure – proseguono dal comitato – per questi personaggi che da decenni governano e amministrano il Veneto, e che dunque hanno la responsabilità quanto meno politica di una situazione disastrosa, le priorità e la soluzione dei problemi stanno ancora nel cemento e nell’asfalto”.

Per Opzione Zero, di fronte a questo quadro, di fronte alla gravissima emergenza dei cambiamenti climatici che dovrebbe imporre a tutti, e in particolare ai decisori politici, un cambio totale di rotta, simili dichiarazioni si spiegano in due soli modi: o con una visione politica “fossilizzata”, o con la commistione di interessi tra finanza, politica, lobby economiche e criminalità organizzata che spesso si annidano dietro alle “grandi opere”.

In entrambe i casi si tratta di due validi motivi per non dare più alcuna fiducia a esponenti e forze politiche come la Lega, che continuano a promuovere un modello economico devastante per l’ambiente e per la salute delle persone.

 

the_climate_ride

 

Comunicato stampa Opzione Zero 16 marzo 2019

Dopo il Global Climate Strike parte The Climate Ride

Sono ancora straordinariamente vive e cariche di energia le immagini dei tantissimi studenti scesi in piazza ieri per rivendicare il loro diritto al futuro, ma non c’è tempo per fermarsi perchè il riscaldamento globale avanza rapidissimo e il tempo rimasto è davvero poco.

Parte domenica 17 alle ore 7.00 da Venezia la Climate Ride, una pedalata che attraverserà mezza Italia per arrivare a Roma e partecipare alla grande manifestazione IN MARCIA PER IL CLIMA E CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI indetta da tantissimi comitati di tutto il Paese.

Opzione Zero partecipa al Ride con alcuni attivisti, contribuisce a supportare la logistica, e ovviamente accoglierà con un presidio in Riviera  il passaggio dei Climate Riders.

“Il successo del Global Climate Strike che ha visto scendere in piazza centinaia di migliaia di giovani e giovanissimi in tantissime piazze del Veneto, dell’Italia e del mondo intero segnano una svolta per tutti quei movimenti che si battono contro il riscaldamento globale e contro la devastazione dell’ambiente e dei territori e dà ai comitati una grande speranza. – affermano da Opzione Zero – In Riviera del Brenta abbiamo toccato drammaticamente con mano cosa significano i cambiamenti climatici con ben due alluvioni negli ultimi 10 anni e un tornado. Per questo motivo continuiamo a contrastare le grandi opere che distruggono il territorio, ma allo stesso tempo abbiamo messo al centro della nostra azione la lotta al cambiamento climatico, per esempio con il progetto permanente di riforestazione del territorio Piantiamola.

Per questo abbiamo investito tanto sull’appuntamento di Roma contribuendo ad organizzare il pullman che parte dalla Riviera e partecipando direttamente alla Climate Ride”.

Il Comitato rivierasco invita tutti gli amici, i simpatizzanti i cittadini della Riviera a partecipare al presidio o ad unirsi alla carovana ciclistica anche solo per dei tratti.

L’appuntamento al presidio è per le ore 9.00 di domenica 17 marzo in centro a Dolo; un rendez vouz per i ciclisti è previsto anche a Mira in Piazza Municipio alle ore 8.30.

Per partecipare, organizzare eventi, aiuto logistico e diffusione dell’iniziativa, scrivere a: 23mromainbicicletta@gmail.com

Tutte le notizie, la rassegna stampa ed il reportage della carovana saranno disponibili su www.ecomagazine.info e sulle pagine facebook di ecomagazine, opzione zero e global project

Di seguito la descrizione del progetto e il dettaglio delle tappe. 

 

THE CLIMATE RIDE

In Bici da Venezia a Roma verso la manifestazione nazionale del 23 marzo

IN MARCIA PER IL CLIMA E CONTRO LE GRANDI OPERE

Da RIDE WITH US ALLA CLIMATE RIDE

A partire dal 2014 un variegato gruppo formato da ambientalisti, ciclisti del Pedale Veneziano e di altri sodalizi, cicloviaggiatori e attivisti della FIAB, riuniti sotto la sigla RideWithUs, hanno organizzato carovane che da Venezia hanno traversato l’Europa con l’idea di coinvolgere e sensibilizzare un gran numero di persone sull’importanza di un’azione rapida e radicale sui cambiamenti climatici causati dall’uomo.

Nel 2018, durante la carovana di RideWithUs verso Katowice, sede della COP24 alcuni partecipanti hanno lanciato l’idea di una nuova carovana che da Venezia raggiungesse Roma a supporto della grande mobilitazioni contro il cambiamento climatico e le grandi opere inutili e per un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

Una dozzina di ciclisti hanno già dato la loro disponibilità a partecipare a tutti il viaggio e almeno altrettanti saranno coloro che si uniranno ad ogni singola tappa. Il percorso individuato tiene conto di vari aspetti: dalla ciclabilità all’organizzazione di eventi e all’ospitalità.

La partenza è prevista domenica 17 marzo per favorire la più ampia partecipazione di chi vorrà accompagnarci. L’arrivo a Roma nel pomeriggio di venerdì 22 marzo in tempo per un evento legato alla manifestazione del giorno dopo, organizzato dalla rete Genuino Clandestino.

 

 

LE TAPPE

DOMENICA 17 MARZO 1. VENEZIA (MARGHERA) – FERRARA km 128 dislivello 40 mt

Si parte da Piazzale Roma alle 7.00, sosta alle 8.00 al Municipio di Marghera con saluto Presidente della Municipalità – 08.40 Municipio Mira rendez vouz con ciclisti della Riviera – 09.00 in centro a Dolo saluto al presidio del comitato Opzione Zero – 10.15 Porta Portello Padova incontro con Comitato Zero PFAS e assessore all’ambiente – 13.00 pranzo al Parco Buzzacarin di Monselice a cura del Comitato Lasciateci Respirare e dei comitati della Bassa Padovana – 15.10saluto al presidio dei comitati Polesani in Piazza Vittorio Emanuele a Rovigo – 16.30 arrivo a Ferrara per evento organizzato da comitati e associazioni ambientaliste estensi e incontro con amministrazione comunale in Piazzetta Savonarola. Segue cena tutti insieme.

LUNEDI 18 MARZO 2. FERRARA – RAVENNA ca. 105 km dislivello 40 mt questa tappa si snoderà attraverso Portomaggiore, Argenta e Sant’Alberto, dove sono previsti incontri volanti con comitati e cittadini, per arrivare a Ravenna, dove CSA Magazzini Posteriori Autogestiti e altri comitati locali stanno organizzando evento in centro città.

MARTEDI 19 MARZO 3. RAVENNA – PIEVE SANTO STEFANO km 115 dislivello 1200 mt è la tappa più impegnativa dal punto di vista altimetrico, quella che prevede il vallico dell’Appennino in località passo del Verghereto. Da Ravenna raggiungeremo Cesena da dove risaliremo la valle del Savio ove possibile lungo strade secondarie per poi immetterci nella vecchia statale che da Bagno di Romagna sale tortuosamente ma dolcemente fino ai circa 870 m.s.l. del valico per ridiscendere fino alla sede di arrivo della nostra tappa fissata appunto a Pieve Santo Stefano una ventina di km dopo. qui previsto incontro con amministrazione comunale.

MERCOLEDI 20 MARZO 4. PIEVE SANTO STEFANO – PERUGIA km 105 dislivello 700 mt il tracciato si snoda in massima parte lungo la Ciclabile del Tevere attraversando Sansepolcro, Città di Castello e Umbertide. Qui prevista incontro e ristoro con gli organizzatori della Fiera Altrocioccolato presso il negozio equo Il Colibrì. Arrivo a Perugia nel tardo pomeriggio si terrà un incontro al circolo Circolo Island, insieme a Lautoradio, Ciclofficina Popolare Porta pesa, BSA Umbria e altre realtà umbre. In serata cena e musica tutti insieme.

GIOVEDI 21 MARZO 5. PERUGIA – TERNI km 88 dislivello 800 mt tappa che segue la bassa valle del Tevere fino a Todi (60 km) lungo il percorso ciclabile della Romea Tiberina, da Todi si prosegue verso Marsciano dove è previsto un veloce incontro con i cittadini ed i comitati locali. Arrivo a Terni nel tardo pomeriggio. Alle 19.00 evento presso la ciclofficina Biciclario Bistrot con il Popolo dei Ciclisti di Terni, il Comitato No Inceneritori e altri comitati locali.

VENERDI 22 MARZO 6. TERNI – ROMA km 120 dislivello 700 mt le ultime fatiche si svilupperanno attraverso la vallata della Nera verso Narni da dove inizia un tratto collinare di una 40ina di km che ci porterà a sud sulle rive del Tevere dopo Ponzano e prima di Fiano Romano, A Monterotondo previsto l’incontro con una staffetta di ciclisti romani che verranno a prendere la carovana per condurla verso il centro cittò. Previsti incontri con comitati locali, Centro Sociale Astra, e arrivo al Centro Sociale Forte Prenestino al termine della riunione nazionale di Genuino Clandestino.

SABATO 23 MARZO MARCIA PER IL CLIMA La carovana sarà presente in corteo poi sfilare in bicicletta in quella che si annuncia come la più grande manifestazione PER IL CLIMA E CONTRO LE GRANDI OPERE mai tenuta in Italia.

 

23_marzo_2019_roma

 

Ci siamo, dopo tanti incontri, tante iniziative in tante parti del Paese, siamo arrivati alla vigilia della grande manifestazione IN MARCIA PER IL CLIMA E CONTRO LE GRANDI OPERE, indetta il 23 marzo a Roma da numerosissimi comitati, associazioni e movimenti che si battono per la giustizia climatica e contro la devastazione e il saccheggio dei territori. I comitati veneti stanno svolgendo un grande lavoro per la riuscita della manifestazione, molti sono i pullman in partenza da varie città come Treviso, Padova, Vicenza, Venezia, Mestre…almeno uno anche dalla Riviera del Brenta.

Sarà una marcia pacifica, gioiosa, e molto determinata. E’ importantissimo essere in tanti per riaffermare che i cambiamenti climatici e più in generale i temi ambientali devono essere al primo posto nell’agenda politica. Non esiste un PIANeta B.

Prenota subito il tuo posto in pullman dalla Riviera del Brenta scrivendo a info@opzionezero.org oppure telefonando al 3381678008.

Si partirà al mattino presto, indicativamente intorno alle 5 da Mira, il rientro è previsto in tarda serata, il costo per persona è di 25 euro.

Qui sotto l’appello dei movimenti e dei comitati italiani per la manifestazione di Roma

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IN MARCIA PER IL CLIMA, CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI

Non serve il governo del cambiamento, serve un cambiamento radicale

#siamoancoraintempo

 

Chi siamo

Siamo i comitati, i movimenti, le associazioni e i singoli che da anni si battono contro le grandi opere inutili e imposte e per l’inizio di una nuova mobilitazione contro i cambiamenti climatici e per la salvaguardia del Pianeta. Abbiamo iniziato questo percorso diversi mesi fa, ritrovandoci a Venezia lo scorso settembre, poi ancora a Venaus, in Val Susa e in molti altri luoghi, da nord a sud, dando vita ad assemblee che hanno raccolto migliaia di partecipazioni. Siamo le donne e gli uomini scesi in Piazza lo scorso 8 dicembre a Torino, a Padova, Melendugno, Niscemi, Firenze, Sulmona, Venosa, Trebisacce e in altri luoghi.

Dall’assemblea di Roma del 26 gennaio lanciamo l’invito di ritrovarsi a Roma il 23 Marzo per una manifestazione nazionale che sappia mettere al centro le vere priorità del paese e la salute del Pianeta.

Grandi opere e cambiamento climatico

Il modello di sviluppo legato alle Grandi Opere inutili e imposte non è solo sinonimo, come denunciamo da anni, di spreco di risorse pubbliche, di corruzione, di devastazione e saccheggio dei nostri territori, di danni alla salute, ma è anche l’incarnazione di un modello di sviluppo che ci sta portando sul baratro della catastrofe ecologica.

Il cambiamento climatico è uscito da libri e documentari ed è venuto a bussare direttamente alla porta di casa nostra.

Nel nostro paese questa situazione globale si declina in modo drammatico. La mancanza di manutenzione delle infrastrutture, la corruzione e la cementificazione selvaggia seminano morti e feriti a ogni temporale, a ogni ondata di maltempo, a ogni terremoto.

Il cosiddetto “governo del cambiamento“ si è rivelato essere in continuità con tutti i precedenti, non volendo cambiare ciò che c’è di più urgente: un modello economico predatorio, fatto per riempire le tasche di pochi e condannare il resto del mondo a una fine certa. Le decisioni degli ultimi mesi parlano chiaro.

Mentre ancora si tergiversa sull’analisi costi benefici del TAV in Val di Susa, il governo ha fatto una imbarazzante retromarcia su tutte le altre grandi opere devastanti sul territorio nazionale: il TAV terzo Valico, il TAP e la rete SNAM, le Grandi Navi e il MOSE a Venezia, l’ILVA a Taranto, il MUOS in Sicilia, la Pedemontana Veneta, oltre al al tira e molla sul petrolio e le trivellazioni, con rischio di esiti catastrofici nello Ionio, in Adriatico, in Basilicata ed in Sicilia.

 

Giustizia sociale è giustizia climatica

Le catastrofi naturali non hanno nulla di naturale e non colpiscono tutti nella stessa maniera. Lo vediamo purtroppo quotidianamente e chi sta in basso, infatti, paga i costi del cambiamento climatico e della mancata messa in sicurezza dei territori.

È vero fuori dai grandi centri cittadini, dove devastazione e cementificazione distruggono l’ambiente e la natura, ma è vero anche negli agglomerati urbani, luoghi sempre più inquinati in cui persino i rifiuti diventano un business redditizio.

È vero non solo dal nord al sud dell’Italia, ma anche dal nord al sud del nostro pianeta.

Milioni di migranti climatici sono costretti a lasciare le proprie terre ormai rese inabitabili e vengono respinti sulle coste europee.

Nel nostro paese terremotati e sfollati vivono in situazioni precarie, carne da campagna elettorale mentre le risorse per la ricostruzione non sono mai la priorità per alcuna compagine politica.

Quando le popolazioni locali, in Africa come in Europa, provano ad opporsi a progetti tagliati sui bisogni di multinazionali e lobby cementifere, la reazione dello Stato è sempre violenta e implacabile.

L’unica proposta “verde” dei nostri governanti è di scaricare non soltanto le conseguenze, ma anche i costi della crisi ecologica su chi sta in basso.

Noi diciamo che se da una parte la responsabilità di rispondere al cambiamento climatico è collettiva e interroga i comportamenti di ciascuno di noi, dall’altra siamo convinti che i costi della transizione ecologica debbano ricadere sulle spalle dei ricchi, in primis le lobby che in questi anni si sono arricchite accumulando profitti, a discapito della collettività e dei beni comuni.

Il sistema delle grandi opere inutili e il capitalismo estrattivo sono altrettante espressioni del dominio patriarcale che sollecita in maniera sempre più urgente la necessità di riflessione sul legame tra donne, corpi e territori e sarà uno dei temi portato nelle piazze dello sciopero transfemminista globale dell’8 marzo.

E’ giunto il momento di capire di cosa il nostro paese e il nostro pianeta hanno davvero bisogno.

Si comincerà davvero a dare priorità alla lotta al cambiamento climatico solo alle seguenti condizioni.

– cessando di contrapporre salute e lavoro come invece è stato fatto a Taranto, dove lo stato di diritto è negato e chi produce morte lo può fare al riparo da conseguenze legali.

– riducendo drasticamente l’uso delle fonti fossili, del gas e rifiutando che il paese venga trasformato in un Hub del suddetto gas,

– negando il consumo di suolo per progetti impattanti e nocivi e gestendo il ciclo dei rifiuti in maniera diversa sul lungo periodo (senza scorciatoie momentanee) con l’obiettivo di garantire la salute dei cittadini

– praticando con rigore e decisione l’alternativa di un modello energetico autogestito dal basso, in opposizione a quello centralizzato e spinto dal mercato

– abbandonando progetti di infrastrutture inutili e dannose e finanziando interventi dai quali potremo trarre benefici immediati (messa in sicurezza idrogeologica e sismica dei territori , bonifiche, riconversione energetica, educazione e ricerca ambientali)

– garantendo il diritto all’acqua pubblica

– implementando una nuova Strategia Energetica Nazionale riscritta senza interessi delle lobbies

– Trovando una soluzione definitva per le scorie nucleari, insistendo sul disarmo e la riducendo le spese militari

I nostri territori, già inquinati da discariche fuori controllo, inceneritori e progetti inutili, sono inoltre attaccati e messi a repentaglio da monoculture e pesticidi che determinano desertificazione e minano la possibilità di una sempre maggiore autodeterminazione alimentare.

E’ necessario che le risorse pubbliche vengano destinate ad una buona sanità, alla creazione di servizi adeguati, al sostegno di una scuola pubblica e di università libere e sganciate dai modelli aziendalisti, ad un sistema pensionistico decoroso, ad una corretta politica sull’abitare e di inclusione della popolazione migrante con pari diritti e dignità.

 

Lunedì 4 marzo ore 20.45

Villa Concina, via Comunetto 5 Dolo

Cambiamenti climatici: facciamo il punto

dopo la COP 24 di Katowice

con Daniele Pernigotti, Malacaigo e Opzione Zero

 

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PIANTIAMOLA – secondo intervento 2019

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28

feb

2019

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PIANTIAMOLA  – secondo intervento 2019

Domenica 3 marzo secondo intervento di piantumazione del 2019

Appuntamento ore 9.00 in via Carlo Goldoni 20 a Premaore di Camponogara presso l’azienda biologica Menegazzo. link

Dopo la bella giornata del 10 febbraio scorso, questa volta realizzeremo un altro boschetto di circa 3000mq e una fascia tampone di 700m, metteremo a dimora circa 450 piantine forestali.

Un azione concreta per riforestare un altro pezzo di territorio e contrastare i cambiamenti climatici.

Il miglior modo per prepararci alla MARCIA PER IL CLIMA E CONTRO LE GRANDI OPERE il prossimo 23 marzo a Roma.

Per facilitare l’organizzazione ti chiediamo di comunicare la tua partecipazione scrivendo una mail a info@opzionezero.org

 

ISTRUZIONI

Munirsi di abbigliamento adeguato, di vanghetto da giardinaggio e di guanti da lavoro. Le operazioni di messa a dimora delle piantine proseguiranno ad oltranza fino al termine dell’intervento. In caso di pioggia rimanderemo alla prima data utile

 

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Comunicato stampa Malacaigo e Opzione Zero 22-febbraio 2019

Inquinamento : 3 centraline anche in Riviera per il monitoraggio dell’aria

 

Parte la rete di monitoraggio indipendente dell’aria anche in Riviera, una delle zone meno controllate del Veneto.

In fase di installazione le prime 3 centraline, 2 a Mira e una a Dolo.

Obiettivo: aumentare le informazioni sullo stato dell’aria, sensibilizzare i cittadini, e premere sulle istituzioni.

Sotto accusa l’inerzia della politica e l’inefficacia delle misure previste dall’accordo per il bacino padano. I Sindaci prendano esempio dai comitati.

Lo smog tra i temi più discussi domani a Venezia per la mobilitazione regionale dei comitati “Tutti in campo” in vista della manifestazione nazionale del 23 marzo “Per il Clima, contro le grandi opere”.

 

PM 10 e 2,5 PM 10 Ti tengo d’occhio! E’ questo il nome del progetto promosso dal collettivo giovanile Malacaigo e dal Comitato Opzione Zero che vedrà l’installazione di varie centraline per il monitoraggio dei livelli di polveri sottili in Riviera del Brenta. Si inizia intanto con le prime 3: una al centro Dedalo, una nella zona del cogeneratore in via 1 maggio a Giare, e l’altra in centro a Dolo. L’idea è quella di implementare anche in Riviera del Brenta le reti open source per il controllo indipendente dell’aria, sostenute da tanti comitati e associazioni in Veneto, in altre regioni e anche in vari paesi della Comunità Europea. Le centraline installate utilizzano il sensore Qbit-OEM2, un sistema di misura laser molto preciso tarato su strumenti ufficiali e in grado di fornire dati in continuo. Per le centraline installate a Mira i dati saranno visibili sul sito https://goo.gl/GC2iep della rete tedesca Luftdaten; quella di Dolo sarà visibile invece sul sito www.cheariatira.it.

“Come giovani cittadini miresi siamo allarmati dalle notizie sui continui sforamenti dei limiti di inquinamento dell’aria nelle nostre Città – affermano alcune esponenti di Malacaigo – sappiamo che la pianura Padana, per la sua conformazione, per la concentrazione di centri abitati, di autostrade, e di attività produttive, è una delle zone più inquinate del mondo, ma il problema non sembra essere per niente tra le priorità dei decisori politici e istituzionali. Anzi, in Italia i limiti raccomandati dall’OMS di 10 μm/m3 per il PM 2,5 e di 40 μm/m3 medi annui, sono abbondantemente superati dalla normativa di settore che fissa le soglie limite rispettivamente a 25 e 40 μm/m3/anno. La situazione è tra l’altro aggravata dai cambiamenti climatici che proprio nelle nostre zone stanno determinando inverni sempre più siccitosi e alte pressioni prolungate”.

Rincara la dose il Comitato Opzione Zero: “I dati ufficiali dell’Agenzia UE per l’ambiente del 2018 stimano 90.000 morti premature in Italia a causa dello smog. Eppure nei tg e nei media si parla solo di migranti, di una invasione che non c’è. Un bel modo per distogliere l’attenzione dai problemi veri e dalle responsabilità politiche di chi sta al Governo, degli amministratori locali, delle regioni. L’accordo del bacino padano per l’inquinamento è totalmente fallimentare e lo stiamo vedendo anche in questi giorni, nemmeno in situazioni di emergenza si ha il coraggio di prendere misure drastiche. Il Presidente Zaia, il Sindaco metropolitano Brugnaro, i Sindaci di molti Comuni blaterano ma in realtà non fanno nulla. Si continuano a spendere miliardi di euro per opere inutili e devastanti come la Pedemontana veneta, intanto la popolazione e in particolare i bambini continuano a respirare veleno”.

Secondo le due associazioni il primo passo per sensibilizzare i cittadini sulla qualità dell’aria e sui rischi per la salute dei cittadini è offrire loro informazioni fruibili e immediate relative alla zona in cui vivono. “La Regione tramite ARPAV ha una rete di monitoraggio dell’aria ufficiale – afferma Marta Busetto di Malacaigo – ma i dati più recenti sono quelli del giorno prima e soprattutto la rete di rilevamento, per quanto a norma di legge, è di fatto un colabrodo. Per esempio sappiamo, che tra Padova e Venezia non c’è nemmeno una centralina; per Mira quella più vicina è in via Beccaria. Ma la Riviera è un braccio che collega due delle maggiori città del Veneto quindi una zona molto trafficata, inoltre ha un’alta concentrazione di centri abitati e attività produttive, ed infine sono presenti molte zone agricole anch’esse fonte di inquinamento”.

“Il problema non è quello di contrapporsi ad ARPAV – prosegue Opzione Zero – ma anzi quello di aumentare i punti di misura per avere informazioni più dettagliate sullo stato dell’aria nei centri urbani o nei punti sensibili, o anche per capire l’impatto delle diverse fonti emissive, come ad esempio il cogeneratore di Giare e la vicina SS 309 Romea. Con poche centinaia di euro è possibile acquistare questi strumenti semplici ed efficaci; altri un po’ più sofisticati si aggirano intorno a qualche migliaio di euro. Ma ancora una volta sono i cittadini a doversi autorganizzare, mentre i Comuni e gli altri enti locali perché non investono sul monitoraggio ambientale? C’è forse paura di dover prendere delle decisioni nel momento in cui si certifica la gravità della situazione? E’ il caso di dirlo: questi politici evidentemente preferiscono nascondere la polvere sotto il tappeto”.

Il problema dell’inquinamento dell’aria sarà uno dei temi centrali nell’appuntamento che vede tanti comitati veneti riuniti nella giornata di mobilitazione “Tutt* in Campo” prevista per domani sabato 23 febbraio in Campo Santa Margherita a Venezia dalle 14 alle 18, e che rappresenta una delle tappe regionali verso la grande manifestazione “Per il Clima e contro le grandi opere” indetta per il 23 marzo a Roma.

 

Associazione Malacaigo

Comitato Opzione Zero

 

23_febbraio

 

Sabato 23 febbraio i comitati veneti, i gruppi le associazioni e i singoli che si stanno mobilitando per la giustizia climatica e contro le grandi opere inutili e imposte, organizzano una giornata in Campo Santa Margherita a Venezia.

Una giornata di festa e di denuncia.

Infatti vogliamo condividere con quanti più possibile il nostro piano, la nostra Piattaforma di rivendicazioni verso la Regione Veneto, frutto del lavoro comune di tutti noi.

Ci siamo messi in cammino proprio a partire da Venezia lo scorso settembre 2018 con una grande assemblea che ha lanciato un percorso nazionale che vedrà tanti scendere in piazza il prossimo 23 marzo 2019 per una marcia climatica e contro le grandi opere.

Per coloro che da anni in Veneto reclamano giustizia ambientale e sociale il 23 febbraio è un’occasione per stare insieme, far vedere cosa significa per noi dire che SIAMO ANCORA IN TEMPO per cambiare questo sistema marcio e corrotto, e non il clima, Vogliamo dire a gran voce quali sono le responsabilità della Regione Veneto, di Zaia, della Lega e del sistema Galan…

Vogliamo anche essere parte dello spirito carnevalesco che si respirerà quei giorni a Venezia!
insomma…. state connessi e aspettate tutti gli aggiornamenti su allestimenti, musica, spettacoli e cibo che ci saranno il 23 febbraio!

Una tappa verso la giornata internazionale Climate Strike del 15 marzo e della manifestazione a Roma indetta per il 23 marzo.

 

 

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