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Campolongo. Il sindaco Campalto preoccupato per i fontanazzi.

Fossati straripati e un seminterrato allagato a Mira

CAMPOLONGO – Fontanazzi vicino al Brenta, Protezione civile allertata, allagamenti di strade e scantinati a Mira e Dolo. Le piogge di ieri hanno creato preoccupazione soprattutto nell’area sud della Riviera, a ridosso degli argini del Brenta a Liettoli e Fossò. Brenta il cui livello nelle prossime ore dovrebbe crescere, accogliendo le piene dei suoi affluenti e soprattutto del Bacchiglione.

«La situazione è preoccupante» spiega il sindaco di Campolongo Alessandro Campalto «Ho allertato le decine di volontari della Protezione civile che stanno monitorando di ora in ora la tenuta delle sponde che tra l’altro in queste settimane, stanno subendo una serie di radicali interventi di manutenzione da parte del Genio civile. Speriamo che l’intensità della pioggia diminuisca. Anche i fontanazzi che sono affiorati in mezzo alla campagna sono costantemente monitorati».

I fontanazzi sono emersi in tre punti: due fra Campolongo e Liettoli e uno a Sandon di Fossò. La questione della tenuta degli argini del Brenta sarà affrontata in una assemblea pubblica a Piove di Sacco giovedì 29 novembre; già invitati ben 25 sindaci. A settembre di quest’anno i residenti e il comitato “Brenta Sicuro” avevano dato vita a una manifestazione con 1500 persone per chiedere interventi contro il dissesto idrogeologico. Dal rilevamento sul Brenta si è verificato che dal dissesto sono interessati circa 1600 metri di sponda sull’argine sinistro e 1800 sull’argine destro, il 40-45% della tratta arginale di circa otto chilometri. In dieci anni l’area dissestata è triplicata.

Problemi e disagi si sono anche però in altri paesi della Riviera.

In via Toti a Mira la pompa di aspirazione di un seminterrato in una palazzina è andato in tilt ieri notte. Sono finiti a mollo una ventina di garage. Situazione pesante per lo straripamento di fossati e canalette in via Valmarana e via Seriola Veneta a Mira Porte.

Problemi anche a Dolo in via Pio X per un seminterratto allagato nella notte e a Rivale di Pianiga e a Pianiga capoluogo i fossati straripati. Sotto costante controllo da parte delle protezioni civili a Mira e Campagna Lupia sono il Naviglio del Brenta, il canale Taglio fra Mira e Mirano e il Serraglio, il Lusore a Oriago e il Novissimo affiancato dalla statale Romea.

Alessandro Abbadir

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Sversamento di idrocarburi Canalette inquinate

CAMPAGNA LUPIA – Inquinamenti da idrocarburi in alcune canalette a Lughetto di Campagna Lupia e sul canale Pionca a Cazzago di Pianiga e infine ieri a Mira.

Gli sversamenti di gasolio sono stati segnalati dai residenti al Comune di Campagna Lupia e agli enti di controllo durante le ore notturne a causa del forte odore sentito sull’acqua dei corsi d’acqua che si trovano accanto al canale Novissimo. Le due canalette interessate erano piene d’acqua viste le continue piogge di questi giorni e sono state inquinate per un tratto di 300 metri.

Un altro sversamento di idrocarburi si è verificato sul canale Pionca, fra Mira e Cazzago. Sia nel caso di Lughetto che a Cazzago a causare gli inquinamenti sarebbero stati due lavaggi di cisterne contenenti combustibili. Infine giovedì sul canale Serraglio a Mira sono comparse chiazze oleose sulla superficie dell’acqua. Chi viene sorpreso a inquinare rischia una denuncia penale.

(a.ab.)

 

 

L’impianto Veritas di Fusina va in pensione dopo vent’anni di servizio quotidiano

Porte aperte per un giorno per conoscere polo integrato e raccolta differenziata

MARGHERA. «Entro fine 2013, chiudiamo l’inceneritore». Promessa rispettata. Addio alle immondizie bruciate, la raccolta differenziata che viaggia ad alti livelli in città, specie in terraferma, porta alla chiusura dell’impianto. Ora c’è anche la data della festa di chiusura dell’inceneritore di Fusina, segno che Veritas e Comune mantengono la promessa data.

Sabato 7 dicembre la città dirà addio all’inceneritore, che poi verrà chiuso. Venezia non ha più la necessità di bruciare le proprie immondizie. La raccolta differenziata continua a crescere, il combustibile da rifiuti (Cdr) non arriva alle 240 mila tonnellate permesse ogni anno e dunque l’inceneritore non serve più. Il beneficio per l’ambiente è notevole, solo in emissioni spariscono 50 mila tonnellate di anidride carbonica ogni anno. E in una città come Venezia che fa tutti gli anni i conti con l’inquinamento diffuso, prodotto da trasporti di vario tipo e anche da impianti industriali e centrali, il contributo ha un alto valore sulla strada, difficile, della lotta allo smog cittadino.

L’inceneritore va in pensione dopo quasi vent’anni di servizio. Qui sono stati inceneriti per anni i rifiuti urbani prodotti dai cittadini. Ora si sono scelte altre tecnologie: l’intero Polo integrato per il trattamento dei rifiuti è un centro all’avanguardia, ricordano da Veritas, a livello europeo, dove la frazione secca viene trasformata nel cdr, ovvero il combustibile prodotto dai rifiuti, che poi viene bruciato assieme al carbone nella centrale termoelettrica Palladio dell’Enel. In questo modo, i cittadini che fanno la raccolta differenziata danno il loro contributo per la trasformazione delle scoasse in energia. La crescita della raccolta differenziata, intanto, prosegue: 58,04 per cento nel mese di ottobre nell’intero territorio gestito da Veritas. La possibilità di utilizzare la frazione secca per produrre Cdr hanno di fatto reso inutile l’utilizzo dell’inceneritore, costruito negli anni Novanta. Un altro passo avanti, dopo la comunicazione che nessun rifiuto prodotto nel Veneziano finisce più nelle discariche tradizionali.

Sabato 7 dicembre è in programma una festa di saluto all’impianto del vecchio inceneritore di Fusina con visite guidate aperte a tutti i cittadini, a partire dalle ore 11. Animazioni e laboratori sul riciclo dei rifiuti verranno organizzati per i bambini e saranno offerte caldarroste per tutti. Per le visite guidate non è necessario prenotarsi, ma basta presentarsi all’impianto in via della Geologia a Malcontenta.

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Mestre, il Cocit scrive al sindaco dopo il silenzio calato sull’indagine epidemiologica. «Urgono interventi di mitigazione ambientale»

MESTRE – 51 sforamenti del Pm10 contati da inizio 2013 ad oggi decreteranno entro fine anno il più basso numero di superamenti dei valori delle polveri sottili registrati dalle centraline di controllo dell’aria in terraferma. Questo grazie all’effetto benefico prodotto dal vento e dalla pioggia. Ma l’emergenza smog è tutt’altro che archiviata a Mestre. Il fronte delle associazioni che, da decenni, si battono contro l’inquinamento prodotto dalla tangenziale di Mestre, non abbassa la guardia.

E lo ribadisce in una lettera al sindaco Giorgio Orsoni. Il coordinamento del Cocit ( 150 iscritti diretti, 600 con le associazioni) segnala come il silenzio sia caduto non solo sullo smog in città ma anche sugli esiti dell’indagine epidemiologica, presentata nell’aprile scorso, dal professor Simionato e dall’Asl 12 che ha analizzato tra 2001 e 2009 circa 4.700 cittadini che vivono a ridosso della tangenziale: indagine che evidenzia 300 casi di malattie «associabili all’inquinamento da tangenziale».

La conferma scientifica è arrivata dopo undici anni di richieste e proteste. «Nella popolazione interessata alla sovraesposizione», scrive il Cocit, «si sono verificati il 10 per cento in più di casi di cardiopatia ischemica e il 5% di bronchiti polmonari croniche ostruttive in più rispetto al resto della città. L’apertura del Passante non ha, probabilmente, risolto completamente il problema: in tangenziale circolano ancora circa 100 mila veicoli al giorno», scrive il coordinamento che gira ad Orsoni i timori: «Il rischio evidenziato per lo scorso decennio è da ritenere risolto o ancora oggi, precauzionalmente, bisogna porsi il problema di cosa fare? Perché ad un anno dalla consegna al Comune dell’indagine epidemiologica nulla o quasi è stato detto o proposto? È opportuno che le autorità sanitarie informino adeguatamente la popolazione esposta al rischio?», scrive il Cocit, convinto che il rischio smog della tangenziale non sia oggi un problema minore rispetto alle grandi navi in laguna.

E così partirà un volantinaggio informativo tra i cittadini e anche un tentativo di azioni legali risarcitorie. Ma servono opere risarcitorie per la popolazione che producano «una riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico e una riqualificazione del territorio per una migliore qualità della vita».

Interventi, come quello della tangenziale “verde”, prevista come compensazione della terza corsia (realizzata senza valutazione di impatto ambientale) e inserita nel Pat, il declassamento del viadotto a strada urbana, interventi di limitazione del traffico veri.

«E pure indennizzi alla città da tutti quei soggetti che producono traffico che sfrutta la tangenziale, ovvero porto, aeroporto, centri commerciali dell’Aev Terraglio. Il sindaco intervenga anche in terraferma», dicono.

Mitia Chiarin

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«Sei malato di smog? Puoi chiedere i danni»

L’iniziativa dell’associazione: assistenza legale a quanti vogliono ottenere risarcimento per malattia

«Hai la bronchite cronica Ostruttiva (BPCO) o la cardiopatia ischemica e abiti vicino alla tangenziale, entro 100 o duecento metri? Forse puoi fare una causa per danni alla salute».

Il coordinamento Cocit lancia una campagna informativa contro gli effetti dello smog sulla salute. Un volantinaggio ma anche la ricerca di quei 300 cittadini di Mestre, Cipressina, Gazzera, Marghera che vivono da decenni a fianco della tangenziale e si sono ammalati. Una ricerca che ha un obiettivo.

Spiega Diego Saccon del Cocit: «Stiamo cercando persone malate che abbiano l’intenzione di intentare delle cause individuali, in tribunale Civile, di risarcimento danni. Noi offriremo tutto il supporto tecnico e quello dell’avvocato Angelo Pozzan, che si è reso disponibile».

Pozzan è un volto noto in città: è stato difensore civico comunale e si è impegnato in varie battaglie di matrice ambientalista come la difesa del parco di San Giuliano. La strada della causa per ottenere un risarcimento danni per la malattia causata dalla tangenziale non è un percorso facile.

Il Cocit spiega: «Si tratta di malattie con cause multifattoriali, ma se si ha nessuno o pochi fattori di rischio oltre all’esposizione protratta per anni allo smog della tangenziale, è possibile valutare le possibilità di un’azione legale. Tra i principali fattori a rischio per la bronchite, c’è ad esempio il fumo di tabacco e l’esposizione a sostanze chimiche. Per la cardiopatia ischemica l’età avanzata, la familiarità. Per il diabete, malattia la cui incidenza, dice l’indagine epidemiologica, tocca incrementi del 9 per cento tra chi vive a ridosso della tangenziale, i principali fattori di rischio sono l’ipertensione arteriosa, il fumo di tabacco, l’obesità. Quei cittadini interessati ad una valutazione di una azione legale possono contattare il Cocit al 331 998 1175 o inviare una e-mail a info@cocit.org.

(m.ch.)

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«Pressing per una mitigazione»

Bergamo: «Ne parlerò con la Cav». Bettin: «Finanziare supplemento di indagine»

«Alla Cav non ci sentono di parlare di declassamento della tangenziale perché ci sono problemi di ammortamento dei costi del Passante. Ma è senz’altro vero che occorre tornare a fare pressing per ottenere interventi di mitigazione e questo lo faremo senza dubbio».

L’assessore alla Mobilità Ugo Bergamo, che assieme al collega Andrea Ferrazzi (Urbanistica) da tempo dialoga con il Cocit conferma che il progetto della tangenziale “verde” non solo è entrato nel Piano di assetto del territorio «ma è stato riconfermato anche nel piano urbano della Mobilità, tra gli interventi a medio e lungo termine. Ma a breve termine è possibile discutere di opere di mitigazione doverose per la città, che vanno pretese».

Anche Gianfranco Bettin, assessore all’Ambiente, comprende le ragioni del Cocit. Ma spiega: «Il sindaco non ha competenze dirette sul traffico in tangenziale. Avevamo valutato l’ipotesi di un blocco anche con la giunta Cacciari ma non si hanno competenze dirette. È vero, comunque, che spostando quote di traffico sul Passante non si è ridotta la pericolosità dello smog prodotto dal traffico per quanti vivono nelle vicinanze della tangenziale».

Il Cocit segnala la necessità di un supplemento di indagine, per valutare anche l’effetto dello smog sulle malattie tumorali, aspetto non toccato dall’indagine del 2012.

«Per l’indagine è possibile valutarne il finanziamento di concerto con l’azienda sanitaria veneziano. Questo è possibile. Invece, per intervenire direttamente il Comune dovrebbe avere dall’Asl 12 la dichiarazione di stato di emergenza sanitaria, che finora non è mai stato decretato».

(m.ch.)

 

«Lo smog da traffico come quello prodotto dalle grandi navi».

Si pensa a un’azione legale per i danni alla salute

La tangenziale scoppia nuovamente di traffico. Tutto come dieci anni fa, ma con un bel po’ di tir in meno e tante auto in più. Così la salute dei mestrini resta ad alto rischio.
A riportare l’attenzione sulla correlazione tra patologie croniche e l’inquinamento prodotto dalla tangenziale è il Cocit, il Coordinamento contro l’inquinamento da tangenziale che nel marzo scorso aveva già reso pubblici i risultati dell’indagine epidemiologica condotta dall’Università di Padova, provando la relazione in almeno 300 casi tra inquinamento prodotto dalla tangenziale e malattie cardiorespiratorie. Dopo l’apertura del Passante, secondo il Cocit, l’attenzione sulla tangenziale e gli effetti sulla salute dei mestrini sarebbe passata in secondo piano. Ma, in realtà, pur senza migliaia di tir, circolano oggi 100mila veicoli al giorno e i dati sulla qualità dell’aria dell’Arpav sono ancora critici.

«Ad un anno di distanza non è stato fatto nulla – spiega il presidente del Cocit, Diego Saccon -. Stiamo ancora aspettando ciò che ci era stato promesso nel 2003, quando era stato proclamato lo stato di emergenza da parte del Governo. Ma di opere di mitigazione ambientale, la famosa “tangenziale verde” di cui parla anche nel Pat, non si vede traccia. Le polveri sottili continuano ad arrivare fino alle case che si affacciano sulla tangenziale e quei 300 casi forse sono diventati molti di più. Abbiamo così deciso di scrivere al sindaco Orsoni per sollecitarlo e promuovere delle iniziative per dare delle risposte a queste domande e ai nostri dubbi».

Il Cocit, assieme alle associazioni “Terraglio e dintorni” e “Sette nani”, ritiene che quello della tangenziale non sia un problema di minor importanza rispetto a quelli di cui si sta occupando ultimamente l’amministrazione.

«Per noi l’inquinamento da tangenziale equivale al passaggio delle grandi navi in bacino San Marco – aggiungono -. Serve l’apertura di un tavolo e un accordo di programma coordinato dal Comune con i soggetti coinvolti. La crisi economica e le piogge degli ultimi tempi ci hanno “graziato”, ma il problema resta e sta diventando più grave con l’apertura di nuovi centri commerciali nell’area Castellana, per non parlare della Romea Commerciale che, per noi, non è un’opera indispensabile».

C’è poi l’aspetto epidemiologico. Se l’indagine dell’Università di Padova ha provato la correlazione tra malattie respiratorie e tangenziale, non è ancora certo se in alcuni casi ci sia un’incidenza anche a livello oncologico o nelle crisi asmatiche.

Conclude Saccon: «Stiamo predisponendo un accordo con l’avvocato Angelo Pozzan per valutare eventuali casi di persone esposte per anni a respirare le polveri della tangenziale che possano intraprendere un’azione legale per i danni alla salute subiti».

Raffaele Rosa

 

 

DOLO – Proseguono le proteste dopo l’approvazione del progetto della Romea commerciale da parte del Cipe.

«O ci sarà un risveglio nelle coscienze», precisa Giorgio Gei, consigliere comunale di Dolo, «oppure il nostro territorio subirà nei prossimi dieci anni devastazioni che lo renderanno irriconoscibile. La Romea commerciale è solo uno dei tasselli del puzzle che si sta componendo dopo Passante, Veneto City e precede la Camionabile sull’Idrovia, il nuovo casello di Albarea che presto arriveranno. Si faccia fronte comune per respingerla. Se le istituzioni locali si schierano con nettezza tutto è possibile: la Val di Susa insegna».

Critico Emilio Zen, coordinatore de “Il Ponte del Dolo”, che chiede di investire sulla viabilità esistente «con attenzione al pendolarismo, alle arterie di utilizzo normale, ai percorsi per l’utenza debole. Investiamo nella ferrovia locale, sulle vie d’acqua, mettiamo in sicurezza il territorio, ripuliamo l’ambiente. Riprendiamo megafoni e bandiere e torniamo a protestare, sperando di essere affiancati, sostenuti da tutti i sindaci».

Anche Pietrangelo Pettenò critica l’opera. «Invece di pensare a mettere in sicurezza l’attuale Romea, deviando il traffico pesante sulle arterie autostradali esistenti, si è optato per una soluzione che distruggerà ettari di suolo agricolo».

Giacomo Piran

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NO GRANDI OPERE – NO CONSUMO DI SUOLO

PER LA DEMOCRAZIA E I BENI COMUNI

PER IL DIRITTO DI RESPIRARE,

LAVORARE, VIVERE IN VENETO

Giornate di mobilitazione regionale in difesa della qualità della vita

Sabato 16 novembre :

INIZIATIVE DI SENSIBILIZZAZIONE NEI COMUNI DEL VENETO

Sabato 30 novembre ore 14 – stazione FS di Santa Lucia –

manifestazione regionale a Venezia

 

La Terra non ce la fa più: ha bisogno di un anno e mezzo per recuperare quello che le viene sottratto in un anno. “Il clima impazzito sconvolgerà il pianeta. Siamo vicini al punto di non ritorno” (Ipcc-Onu 2013). E il Veneto è una delle regioni più inquinanti e inquinate d’Europa.

 

L’inquinamento atmosferico, prodotto da traffico, inceneritori, cementifici, centrali termoelettriche, industrie nocive, grandi navi, avvelena l’aria: la peggiore d’Europa.

Cementificazione e asfaltatura del suolo impoveriscono le campagne, provocano frane e alluvioni, distruggono il paesaggio e un patrimonio storico ed ambientale di valore inestimabile.

Eccessivi prelievi d’acqua inaridiscono i fiumi, provocando l’avanzamento del cuneo salino, e l’abbassamento delle falde acquifere.

Col sistema del “project financing” banche e grandi imprese succhiano miliardi di risorse pubbliche. Per i cittadini questo significa solo debito, aumenti di tariffe per i servizi e per pedaggi speculativi.

I cittadini e i Comuni non contano più nulla poiché la Regione ha azzerato la pianificazione urbanistica riducendola ad un incredibile delirio di autostrade e “progetti strategici” (mega-poli commerciali direzionali), mentre le verifiche ambientali sono ridotte a pura formalità. 

 

Gli abitanti del Veneto sono da anni impegnati in una moltitudine di vertenze locali, volte a salvaguardare la vivibilità del territorio. Cittadine e cittadini di buona volontà si sono finalmente riuniti per chiedere una urgente inversione di rotta:

 

Fermare subito le “grandi opere” inutili e dannose (nuove autostrade e linee TAV, carbone nella centrale di Porto Tolle, MOSE, scavo nuovi canali in laguna, nuove scogliere e false barene-discariche);

Allontanare definitivamente le “grandi navi” dalla Laguna;

Liberare il territorio dalle servitù militari

Finanziare i Comuni,  anche con la Cassa Depositi e Prestiti a tasso agevolato, per manutenzione, messa in sicurezza, riqualificazione energetica di edifici pubblici e territorio – vera grande opera necessaria –  dando lavoro alle piccole e medie imprese

Riconversione ecologica delle città, delle industrie e dell’agricoltura per creare buona e stabile occupazione

Gestione pubblica e partecipata, senza profitti in bolletta, di acqua e servizi pubblici – No allo sfruttamento indiscriminato delle risorse idriche

Fermare la privatizzazione della sanità: i  “project financing” ospedalieri sottraggono risorse pubbliche alla prevenzione e alle prestazioni sanitarie

Stop al consumo di suolo agricolo : cambiare la legge urbanistica regionale e il nuovo PTRC – Piano Territoriale Regionale – per tutelare il patrimonio storico, culturale e paesaggistico, attuando finalmente e per intero il Codice nazionale del Paesaggio.

Basta con il ricorso alla “legge obiettivo” e ai commissari straordinari

Basta con inceneritori, cave e discariche – Incentivare riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti

Stop a nuove autostrade, strade, raccordi e poli commerciali che desertificano i nostri centri, distruggendone il tessuto sociale e le attività economiche: investire per recuperare aree ed edifici da bonificare e riqualificare (a partire da Porto Marghera) per attività innovative.

Investire non in autostrade e Alta Velocità, ma in rinnovo e potenziamento delle ferrovie esistenti con un piano integrato di vera intermodalità. Favorire il trasporto pubblico locale e regionale (SFMR). Favorire la mobilità ciclo-pedonale. Spostare il trasporto merci dalla gomma alla rotaia.

Ricostruire gli organismi di valutazione e controllo ambientale per renderli indipendenti dai poteri politici ed economici: eliminare i conflitti d’interesse e di competenze e la concentrazione di tutti i poteri (di Piano, progetto, valutazione, attuazione e controllo) in una sola figura.

Garantire pubblicità e trasparenza ai lavori delle Commissioni d’inchiesta del Consiglio regionale sulla “finanza di progetto” e le aziende regionali, innanzitutto su Veneto Strade SpA

Smantellare l’intreccio politica-affari oggi all’attenzione della Magistratura

Difesa della Costituzione e delle assemblee elettive, contro ogni tentazione presidenzialistica.

Partecipazione piena dei cittadini alle decisioni e ai controlli.

 

I comitati e i movimenti, le associazioni e i gruppi di cittadinanza attiva operanti in Veneto invitano tutte e tutti a far sentire la loro voce e a partecipare alle iniziative programmate.

 

 

PROMOTORI
1 Beati i costruttori di pace
2 Amministrazione comunale Marano Vicentino
3 Comitato diritto alla città -rete dei comitati cittadini Rovigo
4 Comitato Opzione Zero
5 Movimento Mira 2030
6 Fondamente
7 Eddyburg
8 Mountain Wilderness Italia
9 Coordinamento di Padova “Costituzione, la via maestra”
10 Eco Magazine
11 Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”
12 AmicoAlbero – Mestre- Venezia
13 Movimento dei Consumatori – Venezia
14 VeneziAmbiente – Ecomuseo della Laguna Mestre – Malcontenta
15 Assemblea permanente contro il rischio chimico Marghera
16 Associazione AmbienteVenezia
17 Coordinamento veneto pedemontana alternativa CoVePA
18 CAT Comitati ambiente e territorio della Riviera del Brenta e del Miranese
19 Digiuno Territorio
20 Comitato Ambiente e Sviluppo di Cavarzere (VE)
21 Rete Polesana dei Comitati
22 ALBA – Alleanza lavoro Benicomuni Ambiente – Padova
23 No Grandi Navi di Venezia
24 Associazione Arianova – Pederobba
25 Associazione Si Rinnovabili No Nucleare
26 Movimento per la Decrescita Felice di Padova
27 Comitato Difesa Salute e Ambiente Padova Est
28 Coordinamento Zero-Rifiuti Padova
29 Comitato Prov. 2 Si Acqua Bene Comune – Padova
30 Associazione Città Amica
31 Comitato Difesa Alberi e Territorio – Padova
32 Associazione ISDE (medici per l’ambiente) sezione di Padova
33 Legambiente Veneto
34 L’Eco dalle Terre
35 IntercomAmbiente di Trecenta Rovigo
36 Movimento Salvaguardiaambiente di Marano Vicentino
37 Comitati Difesa Salute e Territorio NO PEDEMONTANA
38 Rete dei Comitati Alto Vicentino
39 Coordinamento delle associazioni ambientaliste del Lido di Venezia
40 Comitato Referendario Sarcedo Turistica
41 Forum Naz.le Salviamo il Paesaggio
42 Coordinamento delle Ass.ambientaliste del Parco dei Colli Euganei
43 Comitato No Valdastico Nord
44 Comitato No G.O.L.F. Sarcedo
45 L’acqua e il Bosco della Val Posina
46 Arcadia Ambiente e Territorio
47 Comitati ambiente e territorio della Riviera del Brenta e del Miranese
48 Coordinamento dei Comitati di Vicenza
49 Alternativa – laboratorio politico
50 Comitato per la salute pubblica Bene Comune – Pordenone
51 Comitato sì Treviso mare
52 Comitato Commenda Est di Rovigo
53 Associazione Archeostorica Cayran – Caerano di San Marco (Tv)
54 Agricoltura Biologica FUORI DI CAMPO di GRUPPO POLIS
55 Rete provinciale dei Comitati del Polesine e basso-veneziano
56 Diversamente Bio
57 Movimento della Decrescita Felice Circolo di Venezia
58 Istituto Nazionale di Bioarchitettura sezione di Venezia (INBAR Venezia)
59 Caresà Società Cooperativa Sociale Impresa Sociale
60 Circolo Legambiente Legnago
61 Comitato Antinucleare di Legnago e Basso Veronese
62 Comitato “cittadini liberi – Porto Tolle”
63 Comitato art.9 per la salvaguardia del paesaggio
64 Comitati Ambiente sicuro di Salzano e Noaleambiente di Noale
65 Circolo ACLI Zugliano (VI)
66 Il Ponte del Dolo
67 Lasciateci respirare di Monselice
68 I Comitati riuniti per il riciclo totale -Rifiuti Zero – di Treviso e Venezia
69 Associazione per la Decrescita
70 Associazione di Cultura e Iniziativa politica InComune di Venezia
71 Cattolici per la Vita della Valle No Tav
72 Liberinsieme Legnago
73 Salviamo il paesaggio – Bassa Veronese
74 GIT Banca Etica Venezia
75 Comitato interregionale Carnia- Cadore P.A.S. Dolomiti
76 Comitato Bellunese Acqua Bene Comune
77 Gruppo Natura Lentiai
78 Gruppo Coltivare Condividendo
79 Casa dei Beni Comuni Belluno
80 Magazzini Prensili
81 Comitati Prà Gras
82 Cittadinanza e Partecipazione Feltre
83 Associazione Tutela e Valorizzazione dell’Alt
84 Cooperativa Mazarol Guide Naturalistico – Ambientali
85 WWF Altamarca
86 Circolo Wigwan il Presidio sotto il Portico
87 Coordinamento di Salviamo il paesaggio di Asolo Castelfranco Veneto
88 Gruppo di iniziativa di Forte Carpenedo
89 Gruppo Etico Territoriale “El morar” di Valeggio sul Mincio (VR)
90 Comitato Bovolenta aria pulita
91 Comitato di San Pietro in Paerno Rosà – Tezze s/Br ONLUS
92 Paesaggioveneto.it
93 Comitato liberi e pensanti Marghera
94 Asolo Viva
95 Il nodo Trevigiano di Alba
96 Lega Anti Vivisezione Padova
97 Città Amica associazione di architetti-urbanisti
98 Associazione NO ALLA CENTRALE (per lo sviluppo E-ti-co Sostenibile dell’Ovest Vicentino)
99 Associazione Il Pane e le Rose di Isola della Scala Verona
100 APS Movimento Sereno
101 Italia Nostra Veneto
102 Comitato degli Allagati di Favaro
103 Comitato di Liberazione Nazionale dei corsi d’acqua
104 Legambiente Padova
105 Amici della bicicletta
106 Associazione rurale italiana
107 Comitato arsenale di Verona
108 Comitato dei cittadini contro il collegamento autostradale delle Torricelle
109 Comunità cristiane di base di Verona
110 Comitato Fumane Futura
111 Donne in Nero Verona
112 Gastelle
113 Italia Nostra Verona
114 Comitato Mamme della Valpolicella
115 Monastero del Bene Comune – Sezano
116 Movimento Nonviolento
117 Pestrino e Palazzina da Salvare
118 Salvalpolicella
119 Associazione Valpolicella 2000
120 Verona In
121 Comitato spontaneo Verona Inalberata
122 Circolo ambientalista Alex Langer di Valeggio e Verona
123 Comitato spontaneo noecomostro a Castelfranco Veneto
124 Comitato lasciateci respirare Conselve
125 ArcaLuna
126 Sezione Anpi di Mestre
127 Legambiente “Airone” di Monticello C.O. Vicenza
128 Italia Nostra Treviso
129 Comitato Alberi Marghera
130 Rete Assemblee Sociali per la Casa (R.A.S.C)
131 Coordinamento Studenti Medi – Veneto
132 Movimento per la Decrescita Felice di Verona
133 Cooperativa Arino Solidale – Arino di Dolo (VE)
134 Difendiamo l’ambiente in cui viviamo
135 Associazione La Bilancia di Este
136 GASdotto di Este
137 Comitato Bellunese ABC
138 Cittadine/i di Montecchio Maggiore contrari alla Pedemontana
139 Comitato Col del Roro per la salute e l’ambiente del basso feltrino
140 Centro culturale Piano Terra Vittorio Veneto
141 Italia Nostra Venezia
142 Cooperativa Mazarol Guide Naturalistico-Ambientali.
143 Agronomi e Forestali Senza Frontiere Onlus
144 Associazione Fare Treviso
145 Rete di GAS padovani
146 Comitato NO al Gassificatore di Cassola
147 Coordinamento Tutela Territorio di Breganze – (Vi)
148 Voci di Terra
149 Sezione LIPU Venezia
150 Comitato Viva La Costituzione del Veneto
151 Comitato di Liberazione Nazionale dei Corsi d’Acqua
152 Comitato per la riduzione dell’impatto dell’aeroporto di Treviso
153 Associazone PassoBarbasso
154 Salviamo il Paesaggio di Castelfranco Asolo
155 Presidio Permanente NoDalMolin, Vicenza

ADESIONI DI ORGANIZZAZIONI SINDACALI E POLITICHE
1 Fiom CGIL Belluno
2 Cobas – Comitati di Base della Scuola del Veneto
3 Federazione di Belluno di Rifondazione Comunista
4 Partito democratico di Meolo
5 Rifondazione Comunista del Veneto
6 Circolo SEL di Mira
7 Uniti per Cambiare di Occhiobello (RO)
8 Sinistra Ambientalista Ponte San Nicolò (Padova)
9 Circolo SEL di Ponte San Nicolò (Padova)
10 Circolo SEL Enrico Berlinguer di Dolo VE
11 Associazione Cavarzere 5 Stelle
12 Circolo Sel di Venezia
13 Circolo Sel di Mestre
14 Circolo Sel di Marghera
15 Federazione Provinciale di Sinistra Ecologia Libertà – Venezia
16 Movimento 5 stelle di Castelfranco Veneto
17 Padova 2020
18 Italia dei Valori Regione Veneto
19 Movimento 5 stelle Veneto
20 Io scelgo Mirano
21 Federazione polesana di Rifondazione Comunista
22 Rifondazione Comunista Verona
23 Federazione provinciale Sel Padova
24 Vivere Galzignano
25 Federazione Nazionale dei Verdi
26 Associazione in Comune di Venezia
27 Verdi Venezia
28 Verdi Rovigo
29 Isola Nostra il Bene Comune di Isola della Scala (VR)
30 SEL Veneto
31 FIOM CGIL Veneto
32 FIOM CGIL Verona
33 FIOM CGIL Vicenza
34 FIOM CGIL Padova
35 FIOM CGIL Venezia
36 FIOM CGIL Rovigo
37 SEL Vicenza
38 Coordinamento provinciale SEL Vicenza
39 Circolo del Partito Democratico di Breganze
40 SEL Bassano del Grappa
41 SEL Piove di Sacco (Pd)
42 PRIMAVERA CIVICA cittadini per Vedelago
43 Sindacato degli Studenti
44 Rifondazione Comunista Federazione di Padova
45 Lista Civica Arcobaleno di Este

ADESIONI PERSONALI
1 Andrea Zanoni, Europarlamentare
2 Umberto Curi, Filosofo
3 Alessandro Zan, Parlamentare Sel
4 Fabrizio Baldan
5 Gianni Buganza
6 Andrea Ceolin
7 Alessandra Romano
8 Elia Frigo
9 Carmela Laura Zampieri
10 Cristina Fasolato
11 Ilario Simonaggio, Segretario Generale FILT CGIL
12 Loredana Turatto
13 Benedetto Zaccaria
14 Roberto Solari membro del direttivo Anpi di Mirano (VE)
15 Catia Costanzo Boschieri ANPI Montebelluna
16 Luciana Mion membro uscente segreteria prov.le PD Venezia
17 Giovanni Battista Vianello
18 Luigi Gasparini

 

Gazzettino – Scorze’, “Il casello ci soffoca”

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12

nov

2013

SCORZÈ – Il Comitato “Cappella Vive” torna all’attacco

«Secondo le rilevazioni Arpav abbiamo l’aria peggiore d’Europa»

Aria irrespirabile fino al centro di Cappella. Lo denuncia il Comitato CappellaVive che con grande sconforto mette a confronto le fotografie di come era l’area un anno fa e di come appare ora irrorata di calce e cemento con sullo sfondo i plinti del futuro ponte sopra il passante di sedici metri d’altezza.

All’inquinamento dovuto al traffico del Passante si aggiungerebbe anche quello della costruzione del nuovo casello e delle strade collaterali.

In un comunicato il Comitato sottolinea che, nel periodo di monitoraggio fatto dall’Arpav dell’aria di Cappella e lungo il Passante, si sarebbero rilevati dati talmente fuori controllo da considerare la qualità dell’aria di Cappella come la peggiore d’Europa.

Sconfortanti, come scrive il Comitato, anche le affermazioni dell’assessore regionale all’Ambiente che per fronteggiare i dati provenienti dall’Agenzia Europea avrebbe affermato che l’inquinamento nel triangolo Padova-Treviso-Venezia sarebbe “un inquinamento da crisi” come se ozono e benzopirene derivassero da stufe a pellet e legna.

«In Regione – dicono i portavoce del Comitato – a nessuno importa dell’inquinamento dovuto al Passante, né di Cappella in cui esiste un’agricoltura di assoluto pregio priva di opere di mitigazione ambientale. Il casello di Cappella poi, a dispetto di quelli di Spinea e Preganziol che occupano poco più di sei ettari, verrebbe costruito su più di ventisei ettari con un costo di quasi settanta milioni di euro, a dispetto del rischio idraulico dovuto alle tracimazioni del Dese».

«Su queste criticità Cav, Anas, assessore regionale all’Ambiente, dell’Agricoltura, il Consorzio, la Provincia, Arpav – si legge nel comunicato – non parlano e né rispondono. Gestisce tutto in fase esecutiva un ingegnere per la Società Passante di Mestre dimenticandosi probabilmente delle promesse opere di mitigazione».

Non ci sarebbero, secondo il Comitato, i soldi e nemmeno la terra per i 1300 metri di barriera di terreno, alta cinque metri, da rimboschire. Anche se ci si trova in presenza di montagne di escavi di terra per proteggere il futuro casello.

 

ROVIGO – Potrebbe servire un nuovo studio di impatto ambientale per la riconversione della centrale polesana

Emergono nuovi intoppi, sulla strada dell’ok alla riconversione a carbone della centrale Enel di Polesine Camerini, Rovigo.

Dopo la notizia di un parere interlocutorio negativo della Commissione Via, ancorché non ufficialmente comunicato, si sa ora qualcosa in più sulle criticità ravvisate dai tecnici del ministero dell’Ambiente. Tra queste, spuntano i giorni di funzionamento dell’impianto. Che, secondo queste indiscrezioni, sarebbero stati incrementati senza che a questa modifica abbia poi parimenti fatto seguito una riconsiderazione dello studio di impatto ambientale presentato dall’azienda energetica nazionale.

Confermata anche una seconda importante problematica, relativa al traffico di navi carbonifere che dovrebbero trasportare il combustibile fossile all’impianto. Per consentire l’arrivo e la ripartenza, infatti, è pacifico che sarà necessario dragare i canali deltizi. I dubbi, però, sorgono sulla reale mole di queste operazioni. Che, secondo il ministero, andrebbe calcolata in maniera più rigorosa.

Questioni importanti. Tanto che si è arrivati a parlare anche della possibilità che sia necessario, per Enel, riscrivere ex novo lo studio di impatto ambientale. Uno dei cardini del progetto.

Intanto, ieri, nel corso del processo cosiddetto Enel Bis, a Rovigo i testimoni e i consulenti delle difese hanno fornito un dato choc: i modelli matematici e le elaborazioni prevederebbero, per il carbone, un costo in termini di vite umane di 85 morti l’anno. Dati che Enel, però, smentisce, citando anche l’Istituto superiore di sanità.

 

Gazzettino – “Porto Tolle, un no interlocutorio”

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11

nov

2013

ROVIGO – Si accende la polemica sullo stop al futuro della centrale Enel. Il ministero precisa, ma il governatore attacca

Zaia: «La riconversione è la madre di tutte le battaglie. Scandalosi i continui rinvii e le indecisioni»

LE CONTESTAZIONI – Carenze nello studio di impatto ambientale

«Una indicazione interlocutoria negativa ancora da formalizzare». Parole, quelle del ministero dell’Ambiente, che confermano il brusco stop incassato dal progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Polesine Camerini, in provincia di Rovigo. «Per noi la riconversione resta la madre di tutte le battaglia» promette il governatore regionale, Luca Zaia. L’Enel resta in stand-by: «Aspettiamo l’ufficialità della decisione, poi vedremo il da farsi»

Non si tratta di una semplice richiesta di integrazione, ossia di chiarimenti. Secondo indiscrezioni, infatti, ci sarebbero varie carenze, nel progetto presentato da Enel, sul fronte dello studio di impatto ambientale.

Una di questa è il sistema di controllo, che la commissione Via del ministero dell’Ambiente vorrebbe a ciclo continuo. Ma le problematiche ravvisate toccano anche altre importanti questioni. Per esempio, la reale mole delle operazioni di dragaggio che sarebbe necessario eseguire per consentire, nei canali interessati dal progetto, il passaggio delle navi carbonifere, alle quali spetterebbe il compito di approvvigionare di combustibile fossile l’impianto.

I problemi, insomma, ci sono. E non appaiono di poco conto. «Al momento – spiega una nota del ministero – non è stato ancora formalizzato un parere, ma è stata data piuttosto un’indicazione che mancano elementi per poter dire sì o no alla trasformazione della centrale».

La stessa nota, però, come detto si apre parlando di un parere «interlocutorio negativo», per quanto ancora non formalizzato. Il che significa che i tecnici debbono avere incontrato una o più problematiche – o comunque carenze – che fanno sì che non sia possibile rilasciare parere positivo.

Le associazioni ambientaliste fanno notare come la strada più logica sia quella di alimentare l’impianto a gas metano.

Di segno del tutto differente l’intervento del governatore Luca Zaia che, dopo avere parlato di una doccia fredda, attacca. «Se anche il ministero dell’Ambiente – sottolinea – non ha definitivamente espresso un parere negativo ma solamente richiesto ulteriori elementi di valutazione sulla riconversione della centrale, atteggiamento che appare comunque tutt’altro che incoraggiante, reputo scandaloso questo modo di operare con continui rinvii e indecisioni: mi stupisco che ancora non si sia capito che l’investimento per questa opera rappresenta un’occasione irrinunciabile dal punto di vista economico e occupazionale per l’intera area polesana».

Lorenzo Zoli

 

 

Marcon. Il direttore dei lavori ha incontrato i cittadini Presto un sistema di fotocellule per evitare intrusioni

MARCON «Non nascondiamo i problemi, li affrontiamo nel modo migliore: chiediamo massima sorveglianza e collaborazione affinché i non addetti ai lavori non possano accedere al sito».

Il direttore lavori, per conto di Veneto Acque, che si stanno svolgendo all’interno dell’ex sito di rifiuti speciali Nuova Esa di via della Fornace, giovedì sera, durante l’incontro che si è tenuto con la cittadinanza per aggiornare i residenti sullo stato di avanzamento dello smaltimento dei rifiuti tossico nocivi contenuti all’interno, ha inaugurato un dialogo improntato alla trasparenza, cercando di fugare i dubbi dei presenti.

«Il sito nel tempo», è stato ricordato, «ha subito furti e saccheggi, nonché l’introduzione di nuovi rifiuti, per questo chiediamo la massima collaborazione. Noi stiamo installando un sistema di fotocellule, telecamere e vigilanza privata, ma ogni aiuto è bene accetto».

È stato inoltre spiegato, che sono state effettuate delle analisi ulteriori nonostante non fossero richieste dal bando: «A titolo di precauzione abbiamo eseguito delle analisi che hanno consentito di trovare dei vapori di mercurio in forma gassosa all’interno dei capannoni, causato appunto dalle sostanze presenti, ma si tratta di una quantità che sta all’interno del limite previsto di esposizione giornaliera, noi siamo attorno ai dieci-15 milligrammi per metro cubo, massimo 18, la soglia è di 25».

Dunque chi opera all’interno può lavorare le otto ore previste senza problemi. È stato in ogni caso avvertito lo Spisal, il Noe, l’Arpav e chi di dovere visto che tutto ciò che riguarda la Nuova Esa è controllato e nulla esce dal sito se i carabinieri del nucleo ecologico ed ambientale non hanno dato l’ok.

«Il nostro primo interesse», ha ribadito la direzione lavori, «è la salubrità di chi effettua il lavoro».

La partita successiva, una volta smaltiti i famosi penta solfuri, sarà quella di compiere una caratterizzazione di tutto il resto. È stato chiarito che i camion, che escono dalla Nuova Esa saranno pochi, nell’ordine di una decina, al massimo 15.

A chi ha domandato se il ribasso d’asta influisce sull’eccellenza del lavoro che viene effettuato, è stato risposto che quanto si sta facendo, è il massimo sotto ogni profilo.

«Non nascondiamo i problemi, li affrontiamo nel modo migliore».

Proprio per questo il Comune ha in programma due incontri dal titolo «Rischio industriale: che cos’è?», organizzati dall’assessorato alla Protezione civile nella sala consiliare del centro civico di via della Cultura. Giovedì prossimo il primo. Parteciperanno il sindaco, l’assessore Mauro Scroccaro, Filippo Cammarata, funzionario del Comune di Venezia.

Marta Artico

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