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A Cornuda un summit con amministratori e parlamentari, da Montebelluna e Castelfranco a Feltre. Il caso arriva in Senato

MONTEBELLUNA – Sindaci in rivolta per i disservizi del trasporto ferroviario. Convocati a Cornuda dal vicesindaco Claudio Sartor, sono arrivati amministratori comunali da Feltre, Montebelluna, Alano, Valdobbiadene, Vidor, Volpago, Caerano, Crocetta, Maser, Castelfranco (il sindaco Luciano Dussin), Pederobba. Con loro l’assessore provinciale ai trasporti Michele Noal, le senatrici Laura Puppato e Raffaela Bellot, il deputato Marco Marcolin. Sul banco degli accusati la Regione Veneto e Trenitalia. L’assessore Renato Chisso, invitato al summit di Cornuda, non si è fatto vedere e neppure ha mandato qualcuno al suo posto.

Non solo. «Non riusciamo ad avere un colloquio né con la Regione né con Trenitalia», ha affermato Claudio Sartor, «dicono che ad aprile sistemeranno, ma è troppo tardi. Abbiamo fatto documenti su documenti ma non abbiamo ottenuto niente».

E davanti a sé il vicesindaco di Cornuda aveva messo un grosso faldone pieno di richieste a Trenitalia e Regione sul trasporto ferroviario da oltre dieci anni a questa parte per giungere alla conclusione che il servizio è andato sempre più peggiorando anziché migliorare, e con l’orario cadenzato è andata ancora peggio. Vista la situazione, i sindaci ieri hanno deciso di stilare un documento e poi chiedere ancora una volta di incontrare l’assessore Chisso, affidando il ruolo di tramite con la Regione alla Provincia, che farà suo il documento dei sindaci e riunirà una commissione trasporti provinciali proprio a Cornuda. Inoltre le senatrici Puppato e Bellot presenteranno interrogazioni in Senato per chiedere stanziamenti per la linea Calalzo-Padova e Calalzo-Venezia, la terza peggiore d’Italia secondo il rapporto di Legambiente. Si è deciso che continueranno gli incontri tra sindaci e comitati dei pendolari per monitorare la situazione del trasporto ferroviario. Il tutto per cercare di dare una svolta ad un servizio lungo una linea di 155 chilometri, con 130 anni di vita diventata sempre più tribolata. Ma cosa conterrà il documento dei sindaci?. Il cahier de doléances è lungo e lo ha sintetizzato il vicesindaco di Cornuda. Era già fitto di disagi, ora, con l’orario cadenzato lo è ancora di più. Qualche esempio di disservizio? Il treno che parte da Castelfranco lo fa un paio di minuti prima che nelle scuole suoni la campanella di fine lezioni, così chi deve tornare a Montebelluna, Cornuda e nei comuni più a nord è costretto ad attende un’ora. È uno dei casi citati da Claudio Sartor che ne ha elencati molti altri: «I minori collegamenti diretti soppiantati da cambi di treno in stazioni e con materiali rotabili inadeguati per persone con limitata mobilità o bagagli voluminosi; spesso i cambi non sono coordinati, tanto che i tempi di permanenza fuori casa sono aumentati; e non ci si dimentichi degli utenti diretti a Vicenza, che devono aspettare più di mezz’ora per il cambio treno a Castelfranco; minor numero di treni in orari mattutini, serali e festivi che impattano sull’utilizzo da parte dei pendolari e l’assenza di treni in alcune fasce importanti per i pendolari; Il sovraffollamento di alcuni treni negli orari di punta».

Enzo Favero

 

«Con Trenitalia un patto iniquo»

L’associazione “Binari quotidiani” discute l’accordo: vantaggi solo per la società

CORNUDA – Da “Binari quotidiani”, associazione di pendolari che sta monitorando il trasporto ferroviario lungo la tratta Calalzo-Padova, un duro atto di accusa al contratto di servizio tra la Regione Veneto e Trenitalia. Secondo quanto detto dal rappresentante dei pendolari, il contratto di servizio favorisce troppo Trenitalia perché ci sono troppe clausole a suo favore.

Una riguarda i ritardi: viene calcolato solo alla stazione d’arrivo, «ma va calcolato anche alle fermate intermedie», dice Binari Quotidiani», invece cosa accade: che il treno arriva in ritardo a Cornuda, a Montebelluna, a Castelfranco, poi recupera da lì a Padova e figura che rispetta gli standard di puntualità. Poi prevede che non ci sia nessuna penalità in caso di ritardo o soppressioni per condizioni avverse.

Si aggiunga il fatto che i rimborsi sono fatti sotto forma di obbligo ad acquistare un altro biglietto e a Trenitalia la Regione fa uno sconto del 4% perché gestisca i rimborsi.

Poi la Regione deve pagare una penale nel caso di corse sottoutilizzate, ossia quando sono occupati meno del 20% dei posti disponibili.

Ma anche sulle piccolissime cose si vede come Trenitalia faccia quel che vuole. Avevo inviato una segnalazione alla Regione dove sollevavo un problema, la Regione l’aveva girata a Trenitalia a dicembre intimando di dare una risposta entro dieci giorni. Fino ad oggi non è arrivato nulla. Quindi si vede anche da una cosa banale quale ascolto dia Trenitalia alla Regione Veneto».

Ha fatto notare però la senatrice Laura Puppato: «Il più basso costo chilometrico stabilito per il trasporto regionale è quello del Veneto, segno che si vuole privilegiare il trasporto su gomma».

(e.f.)

 

Gazzettino – Treni. I pendolari ci sono, la Regione no.

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2

feb

2014

CORNUDA – In arrivo un documento di denuncia firmato da sindaci, associazioni e parlamentari

L’assessore Chisso e Trenitalia grandi assenti all’incontro sulle difficoltà della Padova-Calalzo

Grande amarezza tra gli organizzatori dell’incontro indetto dal Comune di Cornuda per fare il punto sull’inefficienza della tratta Padova-Calalzo, con ripercussioni anche su Feltre, Vicenza e Castelfranco: mancavano infatti gli interlocutori che pure erano stati invitati, l’assessore regionale Chisso e i vertici di Trenitalia.

C’erano tutti invece i sindaci del montebellunese, della castellana e del bellunese con il consigliere Dal Bianco in testa, i rappresentanti dei pendolari, le senatrici Laura Puppato e Raffaella Bellot e il parlamentare Marco Marcolin.

«Non è la prima volta -ha ribadito il sindaco di Cornuda, Claudio Sartor- che la nostra amministrazione comunale si trova a discutere con Trenitalia, con gli assessorati regionali e provinciali. Eccezion fatta per Michele Noal, assessore provinciale, non abbiamo mai avuto risposta». «Addirittura -ha sottolineato lo stesso Michele Noal- Trenitalia ha rimarcato che parla soltanto con chi paga, cioè con la Regione, come se i pendolari non pagassero a sufficienza per tutti i disservizi che la tratta ci offre». «Siamo tra le linee ferroviarie peggiori della penisola -ha aggiunto Sartor- e questo per noi non è un vanto anche perché siamo in lizza per organizzare le Olimpiadi invernali a Cortina. Con i “servizi” che mettiamo a disposizione non so proprio come potremmo essere competitivi».

«La nostra è una linea ferroviaria primitiva, assolutamente insufficiente, disastrata sotto tutti i punti di vista -ha sottolineato Marco Marcolin- con infrastrutture che non sono state mai migliorate, con passaggi a livello a rischio, con abbonamenti che aumentano a dismisura e che vanno a intaccare i bilanci familiari di moltissime famiglie. Il percorso cadenzato va migliorato per garantire i giusti servizi».

Le senatrici Puppato e Bellot presenteranno interrogazioni in parlamento per chiedere stanziamenti per migliorare la linea. «Ora redigeremo un documento -conclude Claudio Sartor- che raccolga tutte le istanze emerse: il ruolo di tramite con la Regione sarà svolto dalla Provincia che adotterà il documento. A Cornuda successivamente verrà convocata una commissione provinciale trasporti. Una volta fatto il documento chiederemo un incontro con l’assessore Chisso, vedremo se ci riceverà».

Nei prossimi giorni ci sarà un nuovo vertice organizzato dal Comune di Montebelluna: la protesta non si esaurisce e con essa neppure la volontà di tutti, sindaci, associazioni e parlamentari di risolvere la questione.

 

Treni in sciopero

NON SONO RIUSCITO A TORNARE A CASA

Volevo informarvi che il 19 gennaio scorso ho tentato inutilmente di prendere un qualsiasi treno da San Bonifacio per Venezia Santa Lucia e che non ci sono riuscito a causa di uno sciopero terminato alle ore 21. Vi comunico inoltre che il treno 2729 è stato soppresso alle ore 22.37, un minuto prima cioè dell’arrivo previsto a San Bonifacio e un’ora e trentasette minuti dopo la fine dello sciopero. Questo fatto – unitamente ai ritardi che senza la minima interruzione si sono verificati dall’entrata in vigore del nuovo orario cadenzato – mi fanno pensare che la Regione Veneto, e con lei i suoi cittadini, non siano molto considerati dalle Ferrovie Italiane. Questo, io temo, sia da imputarsi alla scarsa considerazione che noi tutti abbiamo dei suoi amministratori, come quell’idiota che qualche giorno fa si vantava – in un Tg locale – di aver “riaperto la gara” per il trasporto regionale, non avendo rinnovato il contratto a Trenitalia.
Se me ne venisse data l’opportunità, ripeterei pubblicamente e di fronte a chiunque, cosa penso dell’attuale amministrazione della Regione Veneto in maniera articolata oltreché, naturalmente con il mio voto.
Vorrei anche spiegare che non mi sento di scrivere per saperne di più sul nuovo orario cadenzato, ma che i responsabili di questi disagi dovrebbero chiedere a me, e ad altre decine di migliaia di persone di saperne di più su quello che non riusciamo ad ottenere con l’attuale governo. E, dopo averlo fatto, chiedere scusa a tutti.
Non sono potuto tornare a casa mia a dormire quella notte, ma sono come a casa mia, ospite di degni veneti, che non si meritano l’amministrazione che hanno.

Marco Posenato – Venezia

 

CORNUDA – (lbel) I ripetuti disagi dei pendolari che viaggiano in treno saranno al centro dell’incontro organizzato questa mattina, alle 10.30, nella sala consiliare di Cornuda. A organizzarlo, il sindaco Claudio Sartor. All’incontro sono stati invitati i sindaci di Alano, Caerano San Marco, Crocetta del Montello, Pieve di Soligo, Feltre, Maser, Montebelluna, Moriago della Battaglia, Pederobba, Quero, Segusino, Sernaglia della Battaglia, Trevignano, Valdobbiadene, Vas, Vidor e Volpago.

«In più occasione – spiega Claudio Sartor – abbiamo inoltrato alle Ferrovie dello Stato e alla Regione Veneto documenti per richiamare l’attenzione sui disagi degli utenti. Purtroppo in questo periodo il servizio non è assolutamente migliorato. Continua il persistere di minori collegamenti diretti, è evidente che il materiale rotabile è inadeguato. Preoccupano il minor numero di treni in orari mattutini, serali e festivi che impattano sull’utilizzo da parte dei pendolari e sulla riduzione di offerta turistica».

Aggiunge il sindaco di Cornuda: «Dobbiamo inoltre segnalare l’assenza di treni in alcune fasce per i pendolari e nessuna coordinazione preventiva e migliorativa tra enti e gestori per interconnessione treno-bus. Non è un caso se anche il rapporto di Legambiente inserisce la linea Padova-Calalzo tra le sette peggiori linee ferroviarie italiane. Credo pertanto che sia necessario ribadire ancora una volta le problematiche relative alla nostra tratta con questo incontro di approfondimento tra amministratori locali, associazioni dei pendolari e rappresentanti politici».

 

San Donà. Orario cadenzato, pendolari a raduno a Mussetta

SAN DONÀ- Un incontro pubblico per tutti gli interessati alle problematiche legate al trasporto pubblico e all’orario cadenzato. L’appuntamento è indetto dal Comitato dei pendolari di Quarto d’Altino e del Veneto orientale per questa sera, giovedì, alle 21 al ristorante “Al Fogolar” a Mussetta. Sarà l’occasione per fare il punto della situazione dopo le proteste dovute all’entrata in vigore dell’orario cadenzato e dopo gli aggiustamenti discussi lunedì dall’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso, dai rappresentanti di Trenitalia e gli amministratori dei Comuni della linea Venezia-Portogruaro. Tra questi l’anticipo del Regionale 11100 (Portogruaro 4.38 – Venezia 5.50) con partenza da Portogruaro alle 4.13, esclusi sabati e giorni festivi; l’inserimento di un treno da Portogruaro a Mestre (forse fino a Venezia) verso le 12, sempre escluso nei festivi.

In un comunicato congiunto i Comitati spiegano che «un piccolo passo in avanti è stato compiuto ma non è sufficiente e non copre tutte le necessità degli utenti che prima del cadenzato erano serviti senza difficoltà dai treni esistenti». Un secondo pacchetto di misure, applicabile da aprile, prevede il ripristino della corsa notturna dopo le 24 da Venezia nei soli giorni feriali e l’inserimento di una corsa tra le 20.11 e le 22.11, forse fino a San Donà per interferenze con Intercity.

Davide De Bortoli

 

LA RIUNIONE – Incontrato ieri l’assessore Conte

TREVIGNANO – «Ascoltateci». È il messaggio chiave trasmesso ieri pomeriggio dai sindaci del “Comitatone” nato anni fa per tener d’occhio l’attività estrattiva e risorto alla luce della pubblicazione del piano regionale per l’attività di cava. Prima di presentare le proprie osservazioni, i sindaci hanno voluto incontrare ieri l’assessore regionale Maurizio Conte. Cui gli amministratori (da Spresiano, Paese, Vedelago, Montebelluna, Volpago, Trevignano, Nervesa, Morgano, Castelfranco, Quinto, Loria, Istrana, Altivole, Povegliano), hanno detto la loro. E, al di là di tutti gli aspetti tecnici, sono emerse in particolare due richieste: quella di un parere vincolante dei sindaci sui ripristini e quella di un monitoraggio costante della quantità di ghiaia escavata, prima di concedere nuove autorizzazioni.

«Pretendere di essere ascoltati in modo vincolante in fase di concessione delle autorizzazioni -spiega il sindaco di Volpago Roberto Toffoletto, che coordina il comitatone- magari è un po’ troppo. Tutti noi, ovviamente, voteremmo contro. In fase di ripristino, però, dobbiamo poter dire la nostra».

Per quanto riguarda la richiesta di monitoraggio della ghiaia scavata, questa si collega al fatto che, attualmente, moltissime sono le cave autorizzate e non scavate.

«Altre richieste -aggiunge Toffoletto- riguardano poi, ad esempio, la distanza dalla falda freatica, che non dovrebbe essere inferiore ai cinque metri, e il problema della viabilità».

(lbon)

 

 

«Summit tra i sindaci, il nuovo orario sta portando affollamenti inaccettabili»

MONTEBELLUNA – Treni troppo affollati soprattutto al mattino, soprattutto quelli che partono da Montebelluna alle 7.11 e alle 9.11 e sono diretti a Padova. Mancando una corsa intermedia, succede che i vagoni del treno che porta a Padova siano stipati fino all’inverosimile da chi va a scuola e da chi va al lavoro: è questo quanto hanno fatto notare ieri i pendolari al sindaco Marzio Favero, che ha deciso di contattare i suoi colleghi sindaci della linea Belluno-Padova che transita per Montebelluna e quelli del Montebellunese per analizzare la questione e formulare delle proposte. Ne ha già discusso ieri con il vicesindaco di Cornuda Claudio Sartor, che si è assunto l’incarico di contattare i sindaci interessati per organizzare questo summit a cui far partecipare anche i rappresentanti dei pendolari. Da quando è entrato in vigore il nuovo orario cadenzato i problemi si sono moltiplicati e l’assembramento in treno è diventato inverosimile. Già a Montebelluna il convoglio arriva pieno e tante mattine si sale a forza di spinte. E dei cosiddetti “treni spot” per evitare che i passeggeri viaggino pigiati fino all’inverosimile, non c’è neppure l’ombra finora. Questo hanno fatto notare i pendolari al sindaco di Montebelluna, che ha deciso di passare all’azione. «Qui si tratta di fare una fotografia della situazione e di formulare una proposta a Trenitalia e alla Regione», spiega il sindaco di Montebelluna Marzio Favero, «Quindi la strada che seguiremo ora sarà quella di organizzare un incontro tra tutti i sindaci interessati, quelli dei Comuni lungo la linea ma anche quelli dei Comuni i cui cittadini fanno riferimento alle stazioni che ci sono lungo la Belluno-Padova. A questo incontro inviteremo ovviamente anche le associazioni dei pendolari. Il nostro obiettivo è di avere un quadro esatto della situazione del trasporto ferroviario che ruota su Montebelluna, rilevare i problemi e arrivare poi a formulare una proposta di soluzione a Trenitalia e all’assessore regionale. Ho già contattato alcuni colleghi e vedremo di arrivare in tempi brevi a questo incontro. Dobbiamo fare lobby come territorio se vogliamo ottenere dei risultati e risolvere i problemi che ci vengono segnalati dagli utenti. E questo del sovraffollamento delle corse del mattino è uno dei problemi che va risolto, perché non è possibile far viaggiare in tali condizioni i passeggeri».

(e. f.)

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Tribuna di Treviso – “Campilonghi, un modello da seguire”

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14

gen

2014

La senatrice Puppato plaude al progetto anti-cave delle 34 famiglie montebellunesi e lo vuole all’Expo

MONTEBELLUNA – Plauso dal mondo politico all’iniziativa delle 34 famiglie del Gast Campilonghi che hanno acquistato 3 ettari per fare agricoltura biologica e attività didattica. La senatrice Laura Puppato propone che quanto stanno facendo le 34 famiglie diventi uno dei temi di Expo 2015 e suggerisce ai ministeri competenti di premiare questa iniziativa. Plauso anche dall’eurodeputato Andrea Zanoni.

«Sto seguendo con grande interesse e ammirazione il progetto Gast Campilonghi e sono grata alle famiglie che si sono imbarcate in questa avventura, un esempio unico in Italia», dichiara la senatrice Laura Puppato, «È un nuovo modello associativo, che fa della cooperazione a scopi di salvaguardia ambientale e produzione agricola una realtà con un ruolo centrale nella società, attenta allo sviluppo armonico, che non veda nel territorio una preda da sbranare, ma una risorsa da amare e promuovere. Ancora una volta emerge la vocazione di Montebelluna alla ricerca di soluzioni alternative in grado associare imprenditoria, sviluppo sostenibile e attività sociale. Mi auguro che presto questo esempio pionieristico venga imitato in altre realtà venete e italiane e che possa entrare anche tra i temi in agenda in vista dell’Expo 2015. È un modello che, se tutelato, può garantire un circolo virtuoso tra nutrizione, salute, imprenditoria, educazione e rispetto del territorio, aspetti fondamentali per far ripartire la crescita economica sulle basi di un nuovo paradigma di sostenibilità. Continuerò a seguire da vicino il progetto e o intendo portarlo all’evidenza nazionale per le implicazioni positive che porta con sè».

«Voglio fare i miei complimenti a questi cittadini che sono riusciti a lanciare un segnale forte di tutela, amore e salvaguardia del proprio territorio», commenta l’eurodeputato Andrea Zanoni, «Spero che altri Comuni seguano questo innovativo esempio».

(e. f.)

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Tribuna di Treviso – Trenitardo, i disservizi in una app

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12

gen

2014

L’INIZIATIVA PER I PENDOLARI

Progetto di un gruppo di studenti univeristari ora a caccia di fondi

Trenitardo migliora il proprio sito per renderlo più facilmente fruibile dai pendolari e cerca fondi per pagarsi le spese chiedendo donazioni ai suoi utenti. “Trenitardo. La banca del tempo perduto” è un’organizzazione di pendolari delle ferrovie venete e friulane che da novembre 2013 denuncia ritardi e disservizi sulle linee attraverso il suo sito internet. A fine dicembre il sito è stato diffidato da Trenitalia per l’assonanza con il suo nome e logo, che diffamerebbe l’azienda. Il sodalizio, sorto da studenti dell’Università di Padova tra cui il montebellunese Davide Quagliotto, ha continuato l’attività adottando come unica precauzione la simbolica censura del logo.

«Con il nuovo anno abbiamo cambiato il sito dividendo la parte informativa non più per città universitarie, ma per regioni, rendendo più facile agli utenti le segnalazioni e migliorando la comunicazione», spiega Quagliotto.

I volontari di Trenitardo stanno lavorando anche per avere l’accesso a nuove piattaforme informatiche, per realizzare app per smartphone. Le migliorie e la gestione del sito, nonostante il lavoro gratuito degli amministratori, hanno dei costi che gli attivisti vogliono coprire attraverso una raccolta fondi per mantenere la propria indipendenza.

Nella sezione “Donazioni” di www.trenitardo.org” si chiede a quanti vogliano aiutarli di inviare un bonifico al concorrente IBAN IT 27 D 05018 12101 000000153859 intestato a “Associazione Studenti Universitari” con causale “Trenitardo” oppure tramite Pay Pal.

Gino Zangrando

 

In venti fanno fronte comune per bloccare 17 milioni di metri cubi da scavare nei prossimi 10 anni

TREVIGNANO. Da Spresiano a Nervesa, da Ponzano a Castelfranco, da Vedelago a Trevignano, da Montebelluna a Istrana, da Volpago ad Arcade, da Paese a Povegliano, ecc. Erano una ventina i comuni presenti con sindaco o assessore ieri sera a Trevignano, per concordare una linea comune sul nuovo piano regionale per le attività di cava. Sono questi i paesi della fascia trevigiana della ghiaia, tutta localizzata nella zona immediatamente a sud dell’area pedemontana. Tutti comuni disseminati di buchi, dal paesaggio lunare, reduci da anni e anni di battaglie, regolarmente perse, contro i cavatori.

Argomenti di discussione l’adozione del piano dell’attività di cava da parte della giunta regionale che dovrebbe dare una svolta nell’attività delle ruspe. Alla provincia di Treviso assegna, infatti, volumi per i prossimi dieci anni pari a 17 milioni di metri cubi. Basti pensare che nel solo territorio comunale di Montebelluna sono già autorizzati ma ancora da scavare 13 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia tra le cave Caravaggio, Montebelluna, San Gaetano, Campilonghi e Sud-Est.

Basta aggiungere una piccola cava altrove e i 17 milioni di metri cubi sono già coperti per la provincia di Treviso. Se poi si sommano tutte le escavazioni già autorizzate nella fascia trevigiana della ghiaia, i 17 milioni sono abbondantemente superati. Quindi, i comuni trevigiani dovrebbero essere al riparo da nuove autorizzazioni. Però non intendono abbassare la guardia, perché si ricordano bene come quel limite del 3% del territorio agricolo da destinare ad escavazione, fissato dal precedente piano fosse stato poi dribblato tirando in ballo la compresenza di argilla e innalzato al 4%. (e.f.)

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I sindaci dicono stop alle escavazioni

TREVIGNANO – I comuni trevigiani della fascia della ghiaia vogliono avere un ruolo in tema di cave, soprattutto sotto l’aspetto della ricomposizione ambientale. I rappresentanti delle amministrazioni locali si sono trovati ieri a Villa Onigo a Trevignano, convocati dal sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto, per dire la loro sul nuovo piano regionale per le attività di cava adottato dalla giunta veneta. Valutazione positiva rispetto al precedente piano. Ma ci sono alcune cose da puntualizzare e per questo i sindaci hanno chiesto e ottenuto, per mercoledì prossimo alle 16, sempre nella sede di Villa Onigo, di incontrare l’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte. Intanto una cosa è stata detta chiara e tonda nel vertice di ieri sera : i 17 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia da scavare nella fascia dell’alto trevigiano ci sono già nelle autorizzazioni già in essere e quindi nuove autorizzazioni o ulteriori ampliamenti non hanno per loro giustificazione. Altro punto su cui vogliono dire la loro è la ricomposizione ambientale: il nuovo piano per le cave punta molto sulla ricomposizione.

«Ma noi vogliamo una ricomposizione che non riguardi il singolo buco», spiega il sindaco di Montebelluna Marzio Favero, «ma vogliamo una ricomposizione ambientale che riguardi tutto un territorio, insomma un modello urbanistico di ricomposizione di un territorio contrassegnato da tanti buchi».

Altro problema su cui gli amministratori trevigiani vogliono confrontarsi con l’assessore regionale è il conflitto cave da una parte e strade e case dall’altra. Chedono una revisione delle distanze che ponga fine a quei conflitti tra attività delle ruspe e vicinanza di case, tra il passaggio dei camion della ghiaia e le strade da essi percorse che passano in mezzo ai paesi.

«Non è giusto», aggiunge il sindaco di Montebelluna, «che Barcon sia sottoposta a un passaggio continuo di camion di ghiaia».

E poi è stato rivendicato un ruolo delle amministrazioni comunali che non sia solo di facciata. Troppo spesso i sindaci si sono recati in commissione a Venezia a riferire che i propri consigli comunali avevano espresso parere negativo su quella tal autorizzazione, su tal altro ampliamento. E si sono accorti che quanto dicevano nella sede veneziana non contava nulla e le decisioni erano sempre contrarie alle loro istanze. Non vogliono accada più questo. E così nell’incontro di ieri hanno inserito come punto fondamentale il concetto che i comuni devono avere un ruolo fondamentale nella tutela del territorio e quindi le loro istanze diventino fondamentali nell’esame dei progetti.

«Nella nostra provincia le autorizzazioni già esistenti soddisfano i volumi previsti dal piano regionale», afferma il sindaco di Montebelluna, « quindi non ci devono essere nuove autorizzazioni. E’ un bene che sia stato superato il concetto del 3-4% del territorio agricolo destinato ad attività di cava, ma adesso dobbiamo fare un passo in avanti in tema di ricomposizione ambientale e progettarla in una visione urbanistica complessiva, non limitata ai singoli siti».

«Il nuovo piano», sottolinea il sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto, «non prevede scavi sotto falda, non prevede nuovi siti, ma solo ampliamenti delle cave esistenti. Però, sui 50 milioni complessivi in Regione di ghiaia e sabbia, 17 milioni di metri cubi in 10 anni sono previsti in provincia di Treviso e sono già coperti da quanto autorizzato. Potrebbero sembrare tanti, ma sono in dieci anni e una sola grande cava è in grado di produrli. Piuttosto bisogna far derivare il piano dalla normativa. Solo che questa è ancora all’esame della commissione, mentre il piano è già stato adottato».

Insomma, i sindaci non vorrebbero trovarsi con qualche sorpresa nella normativa che vanifichi i limiti posti dal piano.

«C’è un passo avanti rispetto al precedente piano», commenta il sindaco di Trevignano Ruggero Feltrin, «Adesso c’è da fare un ulteriore passo in avanti. Vogliamo una maggiore tutela del territorio e su questo i sindaci devono avere un ruolo decisivo».

«Ci sono problemi da approfondire», dice il sindaco di Nervesa Fabio Vettori, «e su questi vogliamo confrontarci, mercoledì prossimo, con l’assessore Maurizio Conte che potrà darci maggiori delucidazioni».

(e.f.)

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VEDELAGO – Quasi impossibile ieri a Fanzolo salire a bordo del treno delle 07.25 diretto a Padova. «Eravamo già fissi come le sardine già a Montebelluna», informa uno studente salito nella città della dea Bellona la cui stazione precede Fanzolo. «Ho viaggiato in piedi fino a Padova e già a Montebelluna era difficile trovare posto e a Fanzolo era praticamente impossibile trovare spazio anche in corridoio», conclude lo studente. Il sovraffollamento dei convogli della linea Calalzo-Padova è provocato dall’orario cadenzato che da dicembre ha annullato i treni che partivano da Montebelluna per Padova alle 06.42 e alle 07.11 per unificarli con uno unico alle 07.11. Trattandosi delle corse più usate da lavoratori e studenti medi e universitari diretti a Castelfranco e a Padova e non essendo state aggiunte carrozze all’unico convoglio il sovraffollamento è inevitabile. In questi giorni il problema è contenuto, ma a dicembre alla stazione di Montebelluna era dovuta intervenire la polfer per fermare chi voleva salire quando il treno era già pieno. Il sovraffollamento provocato dal nuovo orario nelle ore di punta va aggiungersi ai vari problemi di funzionamento della Calalzo-Padova che, grazie a frequenti guasti meccanici dei treni e a malfunzionamenti della linea dell’alta tensione, è considerata da Lega Ambiente una delle peggiori tre linee ferroviarie d’Italia.

Gino Zangrando

 

Mattino di Padova – Treni, abolito il diretto Calalzo

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6

gen

2014

Con il nuovo orario sorpresa per chi ama andare sui monti

Obbligatorio scendere a Belluno e cambiare regionale

C’era una volta la linea diretta Padova-Castelfranco-Feltre-Belluno-Calalzo/Pieve di Cadore/ Cortina d’Ampezzo. Dalla città del Santo sino in Cadore i treni in servizio erano sei all’andata ed altrettanti al ritorno. Oltre che dai pendolari i treni diretti, tutti a diesel, erano frequentati, sia in estate che in inverno, da tantissimi padovani che amavano andare in treno e non in auto nelle località di montagna ai piedi delle Dolomiti. Si saliva a Padova, in genere al binario dieci, e si smontava direttamente a Calalzo, per poi proseguire, in bus, verso Cortina, San Vito, Pieve, Auronzo e Misurina. Un tempo c’era anche un treno espresso, che viaggiava nella notte, proveniente direttamente da Roma Tiburtina, con al seguito anche due carrozze terminali, sulle quali anche i vip della capitale potevano mettere le auto. Ai cinefili è nota la scena, in cui, il treno Roma-Calalzo si ferma, all’alba, a Padova e fa vedere, in primo piano, un sonnecchiante Vittorio Gasmann in vagon lit.

Dal 15 dicembre, giorno in cui è entrato in vigore il nuovo orario regionale cadenzato, per la prima volta dal 1914, ossia dall’anno in cui la stazione di Calalzo venne collegata con Padova, via Belluno, Montebelluna e Castelfranco, il collegato diretto con il Cadore fa parte solo della storia delle ferrovie italiane. Per andare a Calalzo bisogna assolutamente trasbordare nel capoluogo delle Dolomiti, per poi proseguire, con un altro regionale, sino a Calalzo.

I nuovi treni fra Padova e Belluno sono 14 al giorno. Partono sempre ai minuti 29 ed arrivano ai minuti 30. Il primo è alle 5.29 ed arriva alle 7.30. L’ultimo alle 21.29 (23.30). In pratica chi parte da Roma Termini nel pomeriggio e deve raggiungere in serata Belluno deve partire con la Freccia Argento delle 15.41(a Padova alle 21) e chi parte da Milano deve lasciare il capoluogo della Lombardia alle 19.05(Padova 21.12). Viceversa il primo regionale da Belluno è alle 4.48(a Padova 7.01) ed il secondo alle 5.48 (8.01). I nuovi treni fermano a Camposampiero, Castelfranco, Fanzolo, Montebelluna, Cornuda, Pederobba, Alano, Quero, Feltre, Busche, Santa Giustina ed a Sedico.

«Se ne va un pezzo della storia delle Fs nel Veneto», interviene Ilario Simonaggio, segretario regionale Filt-Cgil. «Il cambiamento sarebbe anche accettabile se a Belluno fosse garantita sempre la coincidenza e la qualità del servizio per i pendolari fosse migliore di prima».

Felice Paduano

 

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