Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Gazzettino – Caos treni: i pendolari fanno i conti

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

5

gen

2014

LA LETTERA – Nel mirino la tratta di 53 chilometri fino a Vicenza penalizzata dal 15 dicembre

«Tempi di percorrenza doppi: con l’orario cadenzato servono 94 minuti, prima ne bastavano 48»

LA PROTESTA «Viviamo disagi intollerabili»

Una lettera all’assessore regionale alla mobilità, Renato Chisso per manifestare tutto il disagio legato alle evidenti e costose criticità dopo l’avvio dell’orario cadenzato per chi giornalmente percorre la linea Montebelluna-Vicenza, soprattutto al mattino: l’hanno firmata decine di pendolari, studenti e lavoratori che non sanno più a che santo votarsi per affrontare quello che sta diventando ogni giorno che passa un calvario.

«Una sola considerazione basti a chiarire il quadro: -denunciano- alcuni anni fa la percorrenza mattutina si attestava, nella migliore tratta del mattino Montebelluna-Castelfranco sui 48 minuti; dal 15 dicembre l’attuale tratta si attesta sui 94 minuti. La differenza di tempo tra 48 e 94 minuti è poco meno del doppio: davvero un primato per una percorrenza di 53 chilometri. È questo record di qualità di vita il nuovo servizio ai lavoratori e studenti veneti che giornalmente si recano alle loro sedi di lavoro e studio?», si chiedono i disperati utenti ferroviari.

«Per raggiungere Vicenza da Montebelluna la genialità dei dirigenti di Trenitalia ed Rfi è di favorire il transito su Padova, -aggiungono poi- utilizzando i treni Eurostar che permettono sì di risparmiare qualche minuto, sborsando però in un anno circa il triplo di un attuale abbonamento annuale: davvero una grande soluzione sul piano dei costi e del pubblico servizio. Di fronte a questa situazione quali sono i miglioramenti che la mobilità regionale intende adottare?».

Sono poi elencate alcune criticità che si stanno evidenziando con il nuovo orario cadenzato sulla linea Belluno – Padova: «Mancanza di un treno da Belluno a Padova nella fascia pendolare mattutina, attualmente oltre al primo treno 5851 vi sono altri 2 treni che arrivano a Padova entro le 8.30; questi, da Cornuda in giù, sono sempre molto affollati e servono gli studenti universitari e nel tratto Alano di Piave – Castelfranco gli studenti delle superiori. Presumiamo -rilevano i firmatari- che l’unico treno alle 7.03 da Cornuda non potrà servire tutti gli utenti e creerà una condizione di sovraffollamento. Non fermando più a Levada sarebbe opportuno venisse istituita una corsa bus integrata (MoM) che possa raccogliere gli studenti di Covolo e Levada (almeno una decina delle superiori) che si troveranno completamente non serviti dal servizio di trasporto pubblico».

Si lamenta poi la mancanza di un treno nella fascia pendolari pomeridiana alle 16.29 da Padova a Belluno: «Oltre a creare un buco di partenza da Padova per il rientro di studenti e lavoratori si ha anche un buco di coincidenza per chi nel pomeriggio voglia rientrare da Venezia/Treviso in quanto a Montebelluna non trova il treno corrispondente».

 

FERROVIE – Per il sindacalista Romeo, dovevano essere messi a disposizione nuovi convogli

«Disagi sui treni? Colpa della Regione»

PORTOGRUARO – Se sulla Portogruaro-Treviso sono ricomparsi i vecchi locomotori diesel “668”, sulla Portogruaro-Venezia sono in buona parte spariti i moderni “Taf”, entrati in servizio a fine degli ’90, ed anche i “Vivalto” comparsi all’inizio del duemila, sostituiti dai vecchi “navettoni”. Tra i disagi del nuovo orario ferroviario cadenzato c’è da annoverare anche un deciso arretramento in quanto a comfort.

«Tutta colpa della Regione che non ha rispettato gli impegni per l’avvio della orario cadenzato – protesta Nicola Romeo del sindacato Fast -. Dei 20 treni completi Flirt Stadler promessi ne sono arrivati solo la metà. Altro che Trenitalia, il buon avvio dell’orario cadenzato, con il grande aumento di treni giornalieri, era legato all’arrivo di questi nuovi convogli svizzeri che non sono arrivati. Inadempiente il fornitore svizzero, inadempiente la Regione».

Secondo il sindacalista, il programma del cadenzamento sulla Venezia-Trieste prevedeva lo spostamento di “Taf” e “Vivalto” sulle linee meno frequentate, e l’inserimento su questa linea dei nuovissimi “Stadler” proprio per le esigenze dell’orario cadenzato. «Non essendo arrivati è saltato tutto con i disagi che si sono visti – riprende Nicola Romeo -. Le Ferrovie sono state così costrette a tirar fuori dai magazzini anche i materiali più vecchi, inserendoli nelle linee del cadenzamento per cercare in qualche modo di far fronte alla richiesta».

Il presidente veneto Luca Zaia accusa però il personale di Trenitalia di non aver collaborato per alleviare i disagi. «Zaia ha sbagliato a disdire il contratto con Trenitalia – sostiene Romeo -, in quanto le responsabilità dei disagi sono dovute al mancato arrivo dei materiali che la Regione aveva promesso. L’assessore Chisso lo sapeva e, per questo, aveva chiesto di attendere fino a maggio. Riguardo al personale di Trenitalia, che in realtà ha fatto il massimo, c’è da osservare cosa ha combinato la società regionale Sistemi Territoriali: oltre a non aver assunto tempestivamente tre macchinisti sta facendo ricorso, per i contratti a progetto, a personale in pensione delle Ferrovie anziché ad assunzioni di giovani».

M.Mar.

 

Sono liberi professionisti e insegnanti con il pallino dell’agricoltura biologica

L’acquisto deciso per salvare 30 mila metri quadri di campagna a Campilonghi

MONTEBELLUNA – Sono architetti, liberi professionisti, insegnanti, anche un contadino che può fare da guida agli altri. Hanno costituito il Gast e hanno proceduto con l’acquisto di un terreno di 30mila metri quadri, più lungo che largo, in località Campilonghi. Il progetto era partito a inizio anno su iniziativa di alcuni cittadini montebellunesi e trevignanesi. Trovato il terreno giusto in vendita, prima che se lo accaparrasse qualche cavatore, hanno provveduto a mettere assieme un Gruppo di Acquisto Solidale Terreni, l’hanno chiamato Campilonghi e hanno dato vita al progetto. Alla fine si sono messe insieme 34 famiglie, ognuna ha messo una quota di 10mila euro e il progetto è decollato. Ma chi sono? Un po’ di tutto: ambientalisti, esponenti di Montebelluna nuova, amanti della terra, con le professioni più disparate. E tra essi anche un agricoltore, uno di quelli che partecipa al mercato agricolo di Montebelluna, che insegnerà a architetti, consulenti, insegnanti, impiegati come coltivare la terra.

Non è stata casuale la scelta del terreno da acquistare. È in zona Campilonghi, tra Sant’Andrea, San Gaetano e Busta, zona di cave, anzi ce n’è una in attività che si chiama proprio “Cava Campilonghi” e vicino ce n’è una seconda. E per evitare che quei 30mila metri quadri finissero nelle mani di un cavatore, e prima o poi anche lì potessero entrare in azione le ruspe, hanno fondato il Gast e sono diventati proprietari del terreno dove prenderà corpo un’azienda agricola tutta particolare. Perché non ha solo l’obiettivo di produrre ortaggi, ma vuole innanzitutto recuperare una porzione di terreno agricolo ancora integro ,ma insidiato da cave e cementificazione, incentivare l’imprenditoria agricola giovanile, la produzione di alimenti biologici, la cultura del consumo a chilometro zero, creare dibattito attorno a temi come il cibo di qualità e l’attività agricola come modello di sviluppo per le generazioni future.

Sarà anche luogo di ritrovo: tra gli obiettivi che il Gast Campilonghi si è dato c’è infatti anche quello di concedere spazi ricreativi per attività culturali o ricreative di vario genere, in sintonia ovviamente con le finalità del gruppo. In quel terreno c’è anche un annesso agricolo e diventerà punto di riferimento per due attività: «Lo recupereremo» spiega Tito Pillonetto, uno dei partecipanti all’iniziativa «per utilizzarlo come sede per la trasformazione alimentare e quindi per produrre marmellate, conserve, sughi di verdure, e per attività didattiche e culturali. Incentiveremo infatti le visite da parte delle scolaresche per fare attività didattica».

Enzo Favero

 

Tribuna di Treviso – La Marca ha il nuovo piano cave

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

3

gen

2014

Una cava alle porte di Treviso

 

Il progetto è stato adottato in Regione: prevede 17 milioni di metri cubi di ghiaia da estrarre in 10 anni. Le osservazioni entro il 21 gennaio, ma i sindaci hanno già dichiarato battaglia: «Non è più attuale»

Sarebbe come scavare nel sottosuolo più di 17 Empire State Building. È questa la previsione per la provincia di Treviso del Piano Cave adottato dalla Regione Veneto.

Diciassette milioni di metri cubi di ghiaia da scavare in dieci anni. Il documento è atteso da anni, già in passato era arrivato alle commissioni consiliari, ma non ha mai strappato l’approvazione definitiva da palazzo Ferro Fini.

Questa volta invece pare che le intenzioni siano di portarlo a compimento entro l’estate.

Ora c’è tempo fino al 21 gennaio per presentare le osservazioni. E non saranno poche. I sindaci si stanno infatti organizzando e quasi nessuno sembra contento del piano.

«Il fabbisogno di ghiaia è stato calcolato su un periodo drogato, quello dal 2002 al 2011. L’edilizia», è l’affondo del consigliere regionale Claudio Niero, «fino a poco tempo fa è stata l’attività trainante, si è costruito molto, troppo. Non si può realizzare un piano decennale su un modello di sviluppo non più attuale».

Il piano cave riguarda perlopiù le provincie di Vicenza e Treviso, le più “interessanti” per i cavatori. Per quanto riguarda la Marca, l’area che va dall’immediata periferia nord di Treviso, fino al Montello, e dal Piave al Muson è un enorme bacino di sabbia e ghiaia. E infatti solo nella nostra Provincia si scaveranno 17 dei 36 milioni previsti per tutta la Regione.

«Il principio dev’essere la tutela del terreno agricolo rimasto. Non si può pensare di continuare a scavare anche sotto la falda», spiega Niero, «I Comuni restano l’anello debole. Va decisamente ritoccato il contributo che i cavatori danno ai comuni, non si può restare fermi a quei 0,62 centesimi al metro cubo».

La Regione ha stabilito, che almeno per quanto riguarda la sabbia e la ghiaia, non si potranno aprire altri siti estrattivi. Tutti i 17 milioni dovranno essere prelevati da cave già aperte. E su questo punto i giudizi sono contrapposti. Se è vero che così non si consumerà altro territorio, è altrettanto vero che i sacrifici saranno fatti ancora dagli stessi.

A Paese, Vedelago, Trevignano e Montebelluna, i territori con più cave, e i sindaci tremano.

«Stiamo preparando alcune osservazioni», spiega il primo cittadino di Paese Francesco Pietrobon, «certamente non si dovrà consentire ad un attività come quella di Via Vecelli di approfondirsi come ha chiesto, andando sotto la falda».

A Montebelluna il piano è in fase di studio: «Siamo attenti e preoccupati», prosegue il sindaco Marzio Favero, «a breve ci incontreremo tra sindaci per decidere cosa fare».

Ma le perplessità si allargano alla questione controlli, «vengono demandati alle amministrazioni comunali», conclude Ruggero Feltrin, primo cittadino di Trevignano, «ma ad incassare la sanzione sarebbero Provincia e Regione, 50% l’una. I Comuni avranno dunque solo la spesa. Poi il contributo di 0,62 centesimi non pare nemmeno una certezza, è lasciato a una contrattazione tra comune e azienda».

Federico Cipolla

link articolo

 

Rabbia e paura tra i pendolari: carrozze invase dai fumi di scarico, costretti a cambiare posto per le esalazioni irritanti

MONTEBELLUNA – Un viaggio che vale da solo tutta la rabbia accumulata in questi anni dai pendolari della tratta Feltre-Montebelluna-Padova con il treno trasformato in una sorta di camera a gas, con le carrozze invase dagli scarichi e i viaggiatori che migrano da un vagone all’altro cercando di non soffocare. Il paradigma che dimostra perché la linea che collega la montagna bellunese alla pianura veneta è nella top ten delle linee peggiori in Italia. Il treno in questione è quello delle 7,13 e diretto a Treviso. Un convoglio molto utilizzato da lavoratori e studenti che devono raggiungere Treviso e Venezia per motivi di lavoro e studio. Quando i viaggiatori feltrini ci salgono martedì mattina, ultimo giorno del 2013, capiscono subito che qualcosa non va. Il treno, partito quaranta minuti prima da Belluno sbuffa come non mai e il peggio è che i fumi di scarico finiscono in buona parte all’interno dei vagoni. Il treno riparte da Feltre e per i viaggiatori comincia un vero e proprio calvario: l’odore acre invade le carrozze occupate dai viaggiatori probabilmente a causa di un malfunzionamento e il fumo è talmente denso che non solo si sente, ma si vede pure, diffondendo un colore azzurrognolo che fa capire ai viaggiatori che anche l’ultimo viaggio in treno del 2013 sarà ricordato per l’ennesimo disservizio.

Uno dei viaggiatori, il feltrino Fabio Sommacal, conferma come il viaggio sia stato un vero disastro: «Le carrozze erano invase da un forte odore di fumi di scarico. I passeggeri abbandonavano alcuni scompartimenti, cercando riparo in altri, ma anche in questi ultimi le esalazioni risultavano irritanti per le vie respiratorie, nonostante il tentativo di viaggiare con i finestrini aperti».

Per i nostri pendolari l’ennesimo smacco di un 2013 assolutamente da dimenticare, tra ritardi, treni soppressi fino al nuovo orario cadenzato che ha complicato ulteriormente la vita a chi garantisce a Trenitalia un introito sicuro legato agli abbonamenti. Tra gli utenti allo scorno per il disservizio si è questa volta aggiunta la preoccupazione per le possibili ricadute sulla salute tenuto conto che viaggiare in quelle condizioni poteva essere pericoloso per i bambini e per chiunque avesse problemi alle vie respiratorie.

 

Il convoglio parte al minuto 11, quello in arrivo deve giungere al minuto 14: ma il binario è unico

Orario cadenzato e ritardo programmato nella linea Montebelluna-Padova. Già, perché c’è una incongruenza lampante nel nuovo orario cadenzato per la linea Montebelluna-Padova: il treno in partenza per Padova parte al minuto 11, quello in arrivo da Padova deve giungere al minuto 14. Dato che è binario unico, per buona parte delle corse giornaliere il treno per Padova non può partire in orario, deve prima attendere l’arrivo del convoglio da Padova. E infatti i tempi di percorrenza Montebelluna-Fanzolo sono più lunghi di alcuni minuti dei tempi che impiega il treno ad andare da Fanzolo a Montebelluna. Sarà perché i treni lungo tale linea sono quasi sempre in ritardo e quindi l’incongruenza passa inosservata, però alla fine è l’orario stesso a sancire il ritardo nell’ora di partenza.

«L’orario cadenzato va bene come filosofia perché gli utenti memorizzano meglio l’orario», dice il sindaco di Montebelluna, Marzio Favero, «certo ha creato vari problemi, soprattutto ai pendolari. Ne ho parlato con l’assessore Chisso, che ha capito, ha chiesto un po’ di pazienza e promesso che saranno cercate le soluzioni ai problemi sorti con il nuovo orario cadenzato. Da parte mia ho raccolto le segnalazioni dei pendolari e le ho trasmesse alla Regione e a Trenitalia».

E a Montebelluna con l’orario cadenzato sembra essere nato un problema indiretto. L’allungamento delle code ai passaggi a livello. «L’impressione è che il periodo di chiusura dei passaggi a livelli sia stato allungato», dice il sindaco, «perché le code di macchine ferme sono diventate molto più lunghe rispetto a quando c’era il vecchio orario. È una impressione e per verificare se è così o no ho chiesto al comandante della polizia locale di verificare i tempi di chiusura dei passaggi a livello, perché se sono aumentati chiederò che si intervenga in modo da ridurli per non creare eccessivi problemi al traffico».

(e.f.)

 

PENDOLARI  «Per andare a Verona costretta a fare due abbonamenti»

Non c’è una sola tratta che si salva. Il nuovo orario cadenzato scontenta proprio tutti. Anche spostarsi tra Treviso e Verona è diventata una corsa ad ostacoli, e piuttosto costosa. Sì perché o all’andata o al ritorno è necessario salire sulle Frecce. E il costo del biglietto va quindi alle stelle. È il caso di Silvia De Rosa, trevigiana che a Verona si reca tutti i giorni per lavoro.

«Ho scritto all’assessore Chisso, al Ministro dei trasporti per lamentarmi e segnalare cosa non funzione. Anche a Trenitalia che mi ha risposto che non c’è in vista alcuna modifica all’orario», dice.

La tratta Treviso-Verona già prima dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato non era particolarmente fornita. D’altra parte i pendolari sono decisamente meno numerosi rispetto alla Treviso-Venezia che pure non ha mai mancato di generare polemiche e lamentele. Per recarsi a Verona c’è un solo diretto, alle 7.12 della mattina. Perso quello, è necessario andare a Mestre, e lì cambiare treno per prendere il diretto verso Verona. L’alternativa è cambiare a Vicenza. «Il problema, oltre i disagi per gli orari, è che si devono fare più abbonamenti», prosegue Silvia De Rosa, «per Trenitalia un abbonamento vale solo per una tratta».

E il fatto che un pendolare si abboni alle Frecce non cambia nulla, non dà il diritto di viaggiare su un treno di livello inferiore, su una tratta diversa.

«Il mensile sulle Frecce costa 180 euro. E l’unico diretto della mattina è proprio un Frecciabianca. Mentre al ritorno sono costretta a passare per Mestre», continua. Per protestare Silvia De Rosa ha deciso di pagare un solo abbonamento: «La situazione era già difficile prima, ora con l’orario cadenzato i treni sono addirittura diminuiti», conclude.

Federico Cipolla

 

Mattino di Padova – Un vagone in piu’ sul treno

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

22

dic

2013

MATTINO

Chisso: «Ma non basta»

Dalla Regione una prima risposta ai disagi segnalati fra Conegliano e Venezia «A breve Trenitalia deve garantirci un servizio migliore». E Bottacin accusa Zaia

La Regione ha strigliato Trenitalia per i treni come “carri bestiame” che passano per Treviso, diretti a Venezia o a Udine. E il risultato si è visto ieri: un vagone in più, oltre ai convogli dell’orario cadenzato. La scorsa settimana i treni viaggiavano non con 5, come ieri, bensì con 6 vagoni, alcuni anche con 7. Ed ecco che pure ieri i convogli allungati sono stati presi comunque d’assalto: qualcuno è rimasto in piedi, altri sono rimasti a terra. Come è successo a Conegliano e a Treviso, nella mattinata. «Costringeremo Trenitalia ad ulteriori migliorie», assicura l’assessore Renato Chisso, «in questo come in altri casi si è dovuto partire con il cadenzamento con materiale che non era quello che, come Regione, avevamo previsto. Deve infatti essere ancora completata la fornitura degli Stadler (ne mancano otto su venti) che in origine dovevano essere tutti disponibili ai primi di dicembre. Contiamo di metterli in linea a partire dalle prossime settimane. Ma mancano anche i nuovi Vivalto per i quali è impegnata Trenitalia. Li attendiamo e li sollecitiamo, perché vogliamo e dobbiamo risolvere tutti i problemi di questa natura, per ridare dignità ad un servizio che non è all’altezza né delle aspettative né del corrispettivo economico che paghiamo». Chisso garantisce di portare a casa, subito dopo le feste, un risultato positivo anche per quanto riguarda nuovi treni da Venezia, la sera, per Treviso e Padova.

Ma i problemi da affrontare sono ancora parecchi, come segnala il sindacato Filt Cgil, che riporta, fra le altre testimonianze, quella di un viaggiatore di Montebelluna. «Alcuni anni fa la percorrenza mattutina si attestava nella migliore tratta del mattino Montebelluna-Castelfranco 6.44-7.01 Castelfranco- Vicenza Intercity 7.05-7.32, quindi 48 minuti. Dal 15 dicembre l’attuale traccia prevede Montebelluna- Castelfranco 6.14- 6.30, Castelfranco -Vicenza 7.07-7.48, ovvero 94 minuti».

Anche Diego Bottacin, consigliere regionale di Verso Nord, se la prende direttamente con il presidente Luca Zaia. «Zaia vuole il monopolio ferroviario, dice che così si risolverebbero i problemi. Dovrebbe ricordarsi che il servizio è regionalizzato da tredici anni e che finora non ha mosso un dito per modificarlo né da vice presidente, né da presidente. Ha precise responsabilità sullo stato di fatto».

 

Malori per la ressa, gente che non riesce a salire, bagni inaccessibili

L’assessore Chisso: «Da oggi stop a questi disagi: segnalatemi i problemi»

I carri-bestiame, come non s’erano mai visti negli ultimi decenni. È questo il commento di molti pendolari dopo quanto avvenuto anche ieri su molte tratte ferroviarie. Anche questo è, purtroppo, un risultato dell’orario cadenzato dei treni. Non voluto, né da Trenitalia né, tanto meno, dalla Regione, ma che di fatto si è materializzato, fra l’altro su una delle linee più frequentate, la Udine, Treviso, Venezia. Si moltiplicano, dunque, le proteste, nient’affatto rientrate in provincia, dopo i primi giorni di convogli a orario cadenzato. E’ impossibile, a certe ore del mattino, salire sui treni per Treviso, Mestre e Venezia, sia a Conegliano – e quindi anche per i viaggiatori provenienti da Vittorio Veneto e dal Bellunese -, tanto più a Treviso e Mogliano. Nei vagoni c’è spesso la folla costretta a rimanere in piedi, e fa da tappo a chi deve salire. E’ accaduto ieri per il treno delle 9.05 e soprattutto per quello delle 11.05, che arriva, dopo un vuoto di un’ora e 25 minuti, perché in mezzo c’è soltanto il convoglio delle 9.40. Il problema non è che sono aumentati i viaggiatori (anzi, sta avvenendo l’opposto, proprio a seguito dei disagi), è che sono diminuite le carrozze: addirittura soltanto 4, in taluni orari di punta, anziché 6 o 7 come in precedenza. Ed è capitato che l’affollamento sia stato tale che un pendolare si è sentito male e che una signora, non potendo raggiungere il bagno, sia stata costretta a comportarsi di conseguenza. L’assessore regionale alla mobilità, Renato Chisso, informato di questi disagi, ha chiesto spiegazione ieri alla direzione di Trenitalia. «Mi hanno detto che i problemi sono a loro conoscenza e che derivano dall’urgenza di implementare altri convogli in Friuli Venezia Giulia. Ma hanno anche assicurato che da sabato (oggi per chi legge, ndr) inconvenienti del genere non dovrebbero più ripetersi». Chisso invita comunque a segnalare alla Regione se i regionali, specie quelli veloci, dovessero correre ancora in condizioni inadeguate. «E’ pur vero», afferma Chisso, «che siamo in attesa dei nuovi treni, che dovevano esserci consegnati ancora all’inizio del mese». Già nota e ripetutamente segnalata, invece, la criticità alla sera, per il rientro da Venezia verso Treviso, Conegliano e Udine, con i viaggiatori costretti a servirsi di Frecce bianche, anche dopo le 21, per la riduzione di convogli, e quindi con un onere insopportabile, quello dell’abbonamento alla Freccia. «Abbiamo presente anche questo tema, che riguarda numerosi pendolari. Lo stiamo discutendo», fa presente Chisso, «e lo porteremo a soluzione, dopo le festività, possibilmente introducendo nuove corse, almeno là dove siamo supportati dai numeri». L’assessore si dimostra determinato. E d’altra parte non può fallire un’operazione –il cadenzamento – che alla Regione costa 10 milioni di euro.

Francesco Dal Mas

 

Vicenza-Spresiano, i consigli della Regione all’utente

L’orario cadenzato dei treni la costringe a valutare di trasferirsi per riuscire ad arrivare in tempo in ufficio, la Regione le consiglia di cambiare stazione di partenza. Per l’azienda dei trasporti c’è una possibilità per raggiungere Spresiano da Sarego (Vicenza) senza ritardi: «Certo, non salirà più a Lonigo e dovrà invece prendere il treno a San Bonifacio, quindi percorrere qualche chilometro in più da Sarego per raggiungere la stazione di partenza», fa sapere la Regione. «Ma complessivamente, sia all’andata che al ritorno, avrà un viaggio ferroviario accorciato di un’ora rispetto a quello che ha compiuto fino ad oggi».

Ecco la soluzione proposta: «Con il nuovo orario e, in ragione dei canali concessi da RFI per le missioni “regionali” e “regionali veloci”, la signora potrebbe prendere il regionale veloce 2705 delle 6.38 a San Bonifacio, che arriva a Mestre alle 7.36, con prosecuzione alle 7.43 per Spresiano con il regionale veloce 2736, che arriva a destinazione alle 8.16». Per la Regione «C’è anche una seconda ipotesi, benché meno funzionale: quella di partire da Vicenza alle 6.06, con arrivo a Mestre alle 7.11 e coincidenza per Spresiano alle 7.19, con arrivo alle 8.07».

Le controindicazioni però ci sono. Per l’utente, cambiando la stazione di partenza, si allunga anche il viaggio in auto: circa 6 chilometri e 10 minuti in più se si tratta di arrivare a San Bonifacio, distanza ancora più lunga se si considera di partire da Vicenza alle 6.06. Rimane inoltre il problema delle coincidenze corte: i minuti per cambiare a Mestre sono 7: un tempo che, anche con un leggero ritardo, rischia di rivelarsi insufficiente, vanificando l’alzataccia.

(r.z.)

 

IL SITO INTERNET

Trenitalia diffida “Trenitardo”

Avviso legale al gruppo di pendolari che denuncia guai e ritardi

Arriva la diffida del gruppo Ferrovie dello Stato, ma “Tenitardo” non si ferma e si censura solo simbolicamente.

«Continueremo ad informare sui disservizi delle ferrovie e pensiamo per il futuro di estendere il nostro lavoro ad altre regioni oltre al Veneto e al Friuli Venezia Giulia. Inoltre appoggeremo una proposta popolare di legge regionale i sulla concessione delle linee ferroviarie che l’associazione Ferrovie Nord Est sta studiando», dice Davide Quagliotto, studente montebellunese dell’università di Padova che, assieme ad altri studenti dell’ateneo, ha fondato il sito www.trenitardo.org e il gruppo facebook “Trenitardo: la banca del tempo perduto” che da un mese segnalano i disservizi sui treni dei pendolari e dà spazio alle Odissee quotidiane di chi viaggia sulle linee ferroviarie nelle provincie di Treviso, Venezia, Padova, Belluno e Udine.

In concomitanza con l’inizio dell’orario cadenzato, ai gestori del sito è arrivata una lettera di diffida dall’ufficio legale del gruppo Ferrovie dello Stato che contesta al sodalizio «l’uso deformato del logo del Gruppo allo scopo di schernire Trenitalia (Trenitardo) arrivando agli estremi della diffamazione», perché così il sito offenderebbe gratuitamente la reputazione di Trenitalia e di tutto il gruppo guidato da Mauro Moretti. «Siamo seguiti dall’avvocato dell’associazione degli studenti. Il legale ha risposto alla lettera dicendo che non ravvisa quanto scritto dal Gruppo Ferovie dello Stato», continua Quagliotto che è il portavoce del gruppo oltre essere stato il primo dei non eletti nella lista “Montebelluna Nuova” alle ultime elezioni amministrative nella sua città.

«Ora il logo è cancellato con la sovrapposizione della scritta “censura”, ma questo è solo un fatto simbolico», prosegue il portavoce di Trenitardo.

La notizia ha fatto il giro del web. «Abbiamo ricevuto numerosi messaggi di persone che hanno visto la lettera di diffida come un attacco diretto anche a loro», continua Quagliotto. Intanto l’attività del gruppo di attivisti non si ferma. L’altro ieri all’università di Padova hanno organizzato un incontro sui temi del trasporto ferroviario.«Non ci fermeremo nemmeno per le feste», promette Quagliotto.

Gino Zangrando

 

Un’altra giornata da dimenticare: continuano i ritardi e le lamentele degli utenti. L’assessore dà colpa al gelo

BELLUNO – Ancora una giornata da dimenticare per i pendolari delle ferrovie. A quattro giorni dall’entrata in vigore del nuovo orario cadenzato, i disagi si riconfermano quelli di prima. Anzi, forse sono aumentati. La via crucis dei pendolari è iniziata presto ieri mattina, con il treno delle 6.35 da Belluno per Treviso e Montebelluna soppresso per un guasto. Imprecazioni non sono mancate da parte degli utenti che hanno visto arrivare il pullman sostitutivo del treno soltanto alle 8. Forse a quell’ora di passeggeri ce ne saranno stati ben pochi, visto che molti hanno preferito arrangiarsi con altri mezzi per raggiungere la meta prevista. Il peggio è andato per chi doveva arrivare in tempo al lavoro o per appuntamenti di studio.

Come se non bastasse una brutta sorpresa è arrivata anche per gli utenti della linea Belluno-Calalzo e viceversa. Il treno delle 9.45 per Calalzo è stato semplicemente soppresso e sostituito da un autobus e la stessa sorte è capitata anche per il treno in discesa da Calalzo delle 13.43. Questo significa ritardi e allungamenti nei tempi di percorrenza.

Ad aumentare la situazione di disagio e di sofferenza degli utenti e le loro proteste contro il servizio ferroviario e contro l’orario cadenzato, anche i ritardi in partenza da Belluno e da Padova: ieri il treno delle 13.25 in partenza da Padova e diretto a Belluno alle 14 segnava già 30 minuti di ritardo e lo stesso ritardo è stato rilevato per il treno della tarda mattinata sempre dalla città del Santo.

Di fronte a questa situazione ieri l’assessore regionale Renato Chisso è intervenuto in Commissione trasporti precisando che «i forti ritardi di lunedì scorso sulle percorrenze e i disagi per i passeggeri sono stati causati non dall’introduzione dell’orario cadenzato, ma dal gelo che ha causato cadute di tensione lungo le linee elettriche e in congelamento ieri, in particolare in provincia di Belluno, del gasolio delle motrici, malgrado queste siano rimaste accese tutta la notte. Problemi che si sono verificati nello tesso periodo anche l’anno scorso». E poi parlando dell’orario cadenzato l’assessore Chisso ha sottolineato come «i problemi si stanno gradualmente risolvendo e per il loro monitoraggio sono attivi tre osservatori, uno dell’assessorato, uno di Trenitalia e uno, tramite il numero verde, degli utenti, per segnalare ogni tipo di inconveniente». Anche per Enrico Caberlotto, portavoce de l Gruppo Treni Belluno diventa «difficilmente giustificabile il ritardo in partenza da Belluno per treni che hanno origine nel capoluogo montano. Forse c’è qualcosa che non quadra». E poi sottolinea il fatto che «le criticità del sovraffollamento si sarebbero potuto evitare visto che avevamo già segnalato in incontri precedenti con la Regione quali erano i treni più a rischio e ci saremmo aspettati che avrebbero aumentato le carrozze, ma non è stato così. Servono, in questo senso, dei correttivi».

Paola Dall’Anese

 

in arrivo la batosta

A gennaio previsto l’aumento del biglietto

Non faranno i salti di gioia i pendolari bellunesi delle ferrovie. Dal primo gennaio, a completare il quadro di un servizio tutt’altro che di qualità, arriverà l’aumento del biglietto ferroviario. L’anno scorso di aumenti ce n’erano stati più dei soliti due canonici (uno all’inizio dell’anno e l’altro a metà). Ma a fronte di quanto è avvenuto in quest’anno con ritardi, soppressioni quasi quotidiane dei treni soprattutto per la parte alta della provincia, un aumento suonerà come una presa in giro.

 

Ieri nuova raffica di disagi, mentre Chisso potenzia due corse contestate

Viaggiatori in assemblea: «Risposte-bluff, pronti a diventare forconi»

La rabbia dei pendolari trevigiani è sul punto di esplodere. E a poco sono servite le piccole modifiche annunciate ieri dall’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso.

«È l’ennesima presa in giro, le sue promesse continuano ad essere scritte sulla sabbia», dice il portavoce dei pendolari Claudio Peris. E in vista potrebbe esserci un’iniziativa clamorosa. Se infatti non dovessero essere introdotte modifiche sostanziali al nuovo sistema cadenzato entrato in vigore lunedì, i pendolari sarebbero pronti a unirsi in un coordinamento regionale e a prendere iniziative sul modello di quelle dei cosiddetti “forconi”, che si sono viste in questi giorni sulle nostre strade.

«L’obiettivo è quello di sedersi tutti attorno ad un tavolo», aggiunge Peris, «pendolari, consumatori, sindacati, Trenitalia e Regione devono trovare insieme un modo per rendere migliore il servizio e farci tornare utenti».

Le prime riunioni per far nascere il coordinamento si terrano nei prossimi giorni in modo tale da poter fare maggiore pressioni sui vertici regionali.

«Il servizio ferroviario è, e deve essere, un sorvegliato speciale, soprattutto in questa fase di avvio del nuovo sistema, che deve essere migliorativo del precedente». Sono le parole dell’assessore Chisso, che ieri si è trovato a far fronte alle numerosissime protetse per i disservizi dovuti al nuovo orario cadenzato. «Nel secondo giorno feriale del cadenzamento», ha aggiunto, «le cose sembrano andare meglio, ma stiamo in campana. Ribadisco che i ritardi, invece, semplicemente non dovrebbero esserci».

E infatti sono arrivati i primi rimedi, anche per quanto riguarda la Marca. «Trenitalia ci ha comunicato alcuni inconvenienti riscontrati dal personale di bordo», ha fatto presente Chisso, «inconvenienti che riguardano il cadenzamento in quanto tale, che sono cosa diversa dai guasti e dai ritardi a causa del freddo. Le prime segnalazioni riguardano casi di sovraffollamento imprevisti, per i quali in alcuni casi si tratterà di attendere l’entrata in servizio del nuovo materiale rotabile in arrivo».

I treni interessati sono il 5830 (in partenza da Treviso alle 8,09 con arrivo a Padova alle 9,14) e il 5829 (da Padova alle 7.17 con arrivo a Treviso alle 8.20).

«Lasciateci provare, non esiste il manuale dell’orario cadenzato», ha invece commentato il governatore Luca Zaia, «la giornata di lunedì è stata sfortunata per motivi che dipendono da Trenitalia. Ora dobbiamo recepire e imparare. Se riusciremo ad aggiustare il sistema i vantaggi per i viaggiatori ci saranno».

E anche ieri si sono registrati diversi ritardi, anche se non di importanti dimensioni, sui treni della Marca. In particolare il Padova-Belluno delle 15.39 ha raggiunto quasi l’ora di ritardo, e il Belluno-Padova delle otto di ieri mattina ha avuto 40 minuti di ritardo.

Disagi anche sul Treviso-Padova delle 8.20 di mattina che, secondo alcuni pendolari, era decisamente troppo affollato. È invece arrivato a Conegliano con 50 minuti di ritardo il treno partito da Mestre alle 18.31. Questo ha costretto i pendolari che dovevano raggiungere Vittorio ad arrivare a casa con oltre un’ora di ritardo dato che è stata persa la coincidenza.

Sul caso è intervenuto anche il senatore dell’Udc, Antonio De Poli che ieri ha presentato un’interrogazione parlamentare. «Nelle settimane scorse da più parti, dai cittadini pendolari soprattutto e secondariamente da alcune forze politiche, sono giunte le preoccupazioni sul nuovo orario cadenzato che però sono state del tutto ignorate dalla Regione», ha detto il segretario regionale del partito, secondo cui «studenti e lavoratori pendolari pagano il prezzo di una mancanza di gestione totale. È evidente a tutti che prima di avviare una fase sperimentale, come quella dell’orario cadenzato, si debbano risolvere i problemi che, già prima dell’avvio di questo nuovo regime, c’erano quotidianamente: ovvero guasti e ritardi. Perché, se ritardi e guasti continuano, l’orario cadenzato non potrà mai funzionare. I convogli saranno sempre pieni e i lavoratori e studenti, i quali pagano un abbonamento, restano a terra».

«Tutto come da copione annunciato», recita una nota del Partito democratico, «il nuovo orario ferroviario cadenzato crea problemi e disagi a pendolari e viaggiatori. E cio che più preoccupa sono le parole dell’assessore regionale Chisso che, anziché prendere contromisure concrete ammette la sconfitta e il disservizio».

Giorgio Barbieri

 

Raccolta firme contro la Regione

Oggi alla stazione di Mogliano l’iniziativa del Pd: «Fermiamo questo piano» 

Almeno il tempo per firmare, anche a causa dei continui ritardi dei convogli di Trenitalia, i pendolari moglianesi ne avranno di sicuro. Quest’oggi dalle 6.45 fino alle 12 la stazione di via Toti dal Monte, una delle più frequentate della Marca trevigiana con oltre 2.000 passeggeri al giorno, ospiterà infatti la raccolta firme contro i nuovi orari promossa dal partito democratico e da altre associazioni cittadine.

«I pendolari hanno già subito troppo! Stop al piano della regione», questo è lo slogan della mobilitazione che vede in prima fila Carola Arena, ex segretario del Pd e candidata alle prossime primarie per la carica di sindaco. Di battaglie, quei binari della linea Venezia-Udine, negli ultimi anni, ne hanno viste parecchie, si era arrivati anche ad occupare la massicciata e a bloccare i treni per ottenere migliori condizioni del servizio da parte di Trenitalia. Tutto inutile: quasi sempre nell’ora di punta, tra un ritardo e un altro, si viaggia come sardine oppure si rischia di rimanere a terra. Con l’entrata in vigore dei nuovi orari cadenzati, proprio questa settimana, in molti ormai hanno la sensazione di essere arrivati al capolinea. Meno treni, coprifuoco serale e disagi a non finire per chi fa i turni.

Alla petizione degli orchestrali della Fenice di Venezia, molti dei quali vivono in terraferma, indirizzata dieci giorni fa direttamente all’assessore alla viabilità Renato Chisso, si aggiunge oggi quella di Carola Arena: «Il piano della Regione Veneto» attacca l’aspirante sindaco «andrà a compromettere ulteriormente una situazione già di per sé tragica: quella dei pendolari. Caro assessore Chisso riveda quel piano e restituisca ai lavoratori e agli studenti di Mogliano la certezza di un trasporto pubblico che sia realmente un servizio dignitoso, sicuro, pulito ed efficiente!». La raccolta è iniziata ufficialmente domenica: «Abbiamo raggiunto già le 500 firme da parte di cittadini che arrivano anche dai comuni limitrofi» spiega Carola Arena «non ci fermeremo».

Matteo Marcon

 

CASTELFRANCO E MONTEBELLUNA

«Carrozze piene e gelide: non si circola in sicurezza»

Continua il caos per i pendolari di Castelfranco diretti a Padova nel secondo giorno d’orario cadenzato. Ieri mattina il convoglio delle 7.32 proveniente da Montebelluna è stato annunciato con 40 minuti di ritardo. Per cui tutti i passeggeri si sono riversati in quello delle 7.42, un “Minuetto” di sole due carrozze giunto nella città del Giorgione dieci minuti dopo il previsto. Per evitare il sovraffollamento Trenitalia aveva inviato due pullman per svolgere lo stesso percorso del treno, ma la loro presenza è stata annunciata in contemporanea alla partenza del “Minuetto”. I bus pertanto sono partiti semivuoti e il treno era stipato come una scatola di sardine e nonostante questo ha dovuto lasciare gente a terra. «Una mia amica incinta è stata fatta salire per il rispetto delle altre persone in attesa che hanno visto il pancione», informa una pendolare castellana, «comunque nel treno eravamo talmente stipati da far saltare qualunque condizione di sicurezza. Erano pieni sia i posti in piedi dei vagoni che gli spazi tra una carrozza e l’altra se qualcuno si fosse sentito male sarebbe stato arduo soccorrerlo».

Altri disagi sulla stessa linea e nella stessa fascia oraria si sono verificati con l’arrivo del treno delle 7.11, che ha sostituito i convogli soppressi delle 6.42 e delle 7.23, a Montebelluna già strapieno di passeggeri saliti a Cornuda e nelle stazioni del Bellunese. Venerdì a subire forti disagi sono stati invece i pendolari e gli studenti fuori sede che rientravano da Padova verso le 17.00 il treno è partito con circa cinquanta minuti di ritardo, il tempo di percorrenza previsto tra il capoluogo euganeo e Montebelluna. Il riscaldamento era spento, ma veniva emessa aria fredda nonostante la stagione invernale. Il convoglio giunto a Camposampiero a temperature polari ha sostato poi in stazione per un ulteriore quarto d’ora. All’arrivo a Castelfranco i passeggeri che dovevano proseguire per Montebelluna e per le stazioni seguenti sono stati fatti scendere per proseguire con il treno successivo. La linea Calalzo-Padova è considerata da Legambiente la terza peggiore d’Italia per i pendolari.

Gino Zangrando

 

Ecco il dossier sui ritardi: persi 2 giorni in un mese

Inviate al governatore Zaia tutte le segnalazioni raccolte dal sito “Trenitardo”

La tratta Belluno-Padova, via Montebelluna, ha accumulato 1.462 minuti 

Avevano inviato alla Regione un dettagliato dossier raccogliendo decine di dichiarazioni volontarie di chi le tratte interessate dal cambio di orario le utilizza giornalmente, capendone i limiti e le problematiche. Il documento, rimasto lettera morta, era stato spedito all’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso. Si tratta dei ragazzi di “Trenitardo”, il sito fondato da un gruppo di studenti di Padova che gioca con la somma dei ritardi di tutti i convogli in transito in Veneto (solo nella provincia di Treviso siamo arrivati a oltre 2 giorni) per arrivare a comporre una “banca del tempo perduto”. In questi giorni una speciale attenzione è stata dedicata proprio ai nuovi orari cadenzati.

Nel dossier sono analizzati i ritardi dei singoli treni. Dal 18 novembre 2011, e quindi in meno di un mese, il treno Padova-Treviso ha accumulato 238 minuti di ritardo per 39 treni considerati, con una media quindi di 6 minuti di ritardo a treno. Va un po’ meglio al tratto Treviso-Padova: 248 minuti accumulati per un campione di 47 treni e una media di 5 minuti a mezzo. Va decisamente peggio sulla tratta Belluno-Padova, che passa per Montebelluna: 1.462 minuti di ritardo in 219 mezzi considerati, con una media di quasi sette minuti di ritardo a treno. Nel dossier sono anche segnalate le testimonianze dei travigiani che hanno segnalato i disservizi.

«Sono sconvolta», scrive Silvia, «dal nuovo orario nella tratta Treviso-Padova in quanto il precedente treno delle 07.05 non esiste più perché si è trasformato nel treno delle 07.17, un orario indecente per gli studenti pendolari che hanno lezione alle 8.30 che già faticavano ad arrivare in orario a causa dei frequenti ritardi. Mi chiedo con che criterio abbiate deciso questo orario e ritengo che sia opportuno ritornare a quello vecchio».

«Sono uno studente-pendolare che da Treviso va a Padova tutti i giorni per frequentare l’università», afferma Lorenzo, «le lezioni iniziano alle 9:30. Mi era molto comodo il treno regionale delle 8:04 a Treviso con arrivo previsto per le 9:09 a Padova. Ora ho visto che è stato posticipato alle 8:09 con arrivo alle 9:14 a Padova e contando i canonici 5 minuti di ritardo che subisce il treno nella tratta non mi consente più di arrivare in orario a lezione costringendomi quindi a percorrere la tratta Treviso-Mestre-Padova». «Sono piuttosto irritata per il nuovo orario cadenzato», scrive invece Valentina.

(g.b.)

 

«La nostra odissea sulla Vittorio-Venezia»

L’ira dei passeggeri: «Un’ora e 30 minuti per percorrere 70 chilometri e cambiare due treni» 

Si trasforma in un’odissea un viaggio in treno da Vittorio Veneto a Venezia: i pendolari raccontano così il loro primo viaggio con il nuovo orario cadenzato da Belluno per la laguna passando per il capoluogo dell’Alta Marca. Nel caso vittoriese i nuovi orari entrati in vigore il 16 dicembre hanno stravolto le tabelle di marcia verso Venezia, Mestre e Treviso, imponendo il cambio a Conegliano con attese di un quarto d’ora tra un treno e l’altro per poi partire alla volta di Venezia. È bastato un primo giorno di prova per sentire i resoconti furiosi di chi tutte le mattine affronta una levataccia per andare al lavoro: vagoni freddi, stracolmi di persone, tanti in piedi, e con tempi di percorrenza che invece di migliorare si allungano facendo perdere, in molti casi, l’arrivo in orario sul posto di lavoro.

Il comitato dei pendolari vittoriesi, come tanti altri del Veneto, è sul piede di guerra, e i resoconti impietosi sulla nuova situazione dei treni sulla linea che collega la città della Grande Guerra a Venezia sono già stati divulgati dai pendolari stessi. «L’arrivo a Venezia, prevede il nuovo orario, è alle ore 8.30, quando uffici e scuole hanno già iniziato le varie attività», affermano i pendolari sul loro blog, e aggiungono una lista di problemi: «bilancio: 1 ora e 30 minuti per percorrere la bellezza di 70 chilometri con il disagio di cambiare due treni, sul primo in piedi, sul secondo scomodi, aspettando 20 minuti al freddo e al gelo e arrivare mezz’ora dopo rispetto a prima sul luogo di lavoro. E quando ci saranno ritardi o cancellazioni? Insomma, a chi giova questo nuovo orario cadenzato? Ad oggi la risposta certa è: non certo ai pendolari». Parole cariche di rabbia, che non si è stemperata nonostante le trattative di questi mesi tra l’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso, e i comitati dei pendolari veneti sembrava avessero dato i loro frutti, anche per le linee che collegano il Bellunese e l’Alto Trevigiano alla laguna. Invece, questa è la sintesi di chi ha percorso la tratta Vittorio-Venezia nella prima giornata di orario cadenzato: «Si parte da Vittorio già con qualche minuto di ritardo a bordo di un famigerato treno Minuetto, proveniente da Ponte nelle Alpi già con alcune persone in piedi. La situazione alla stazioncina di Soffratta, subito dopo Vittorio, peggiora ulteriormente con molte persone ammassate nei vestiboli. A Conegliano si scende dal treno che proviene dal bellunese per aspettare quello che va a Venezia; sulla banchina il numero di pendolari è molto alto. A Conegliano non ci sono treni solo per noi ad aspettarci, come invece inizialmente promesso da qualcuno sulla stampa, ma si deve attendere un treno che proviene da Udine. Dopo 20 minuti di attesa, da orario non si sarebbe dovuto aspettare più di 15 minuti, comunque tanti se si è all’aperto a 2-3 gradi, un treno Vivalto a due piani ci trasporta in direzione di Venezia. Nonostante si tratti di un regionale veloce, che non dovrebbe fermare nelle stazioni intermedie, si pensa bene che un treno stracarico di pendolari provenienti dal Friuli deve tirare su anche quelli della stazioncina di Spresiano. Per fortuna quasi tutti hanno trovato un posto a sedere, con meno comfort rispetto ai treni utilizzati fino alla scorsa settimana, l’effetto è un po’ quello delle sardine in scatola: sedili stretti, spazi ridotti, scompartimenti freddi».

Alberto Della Giustina

NUOVO ORARIO

Dopo il primo traumatico impatto dell’orario cadenzato sui pendolari veneziani riprendono fiato le voci polemiche. A farsi sentire è il gruppo Legambiente del Veneto Orientale, che se la prende con l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso.

«Nessuna delle richieste presentate il 3 dicembre scorso da sindaci, cittadini, comitati e associazioni è stata accolta – accusa il gruppo in una nota -. L’assessore Chisso dichiara di avere lavorato con le associazioni, peccato che le stesse abbiano sollevato notevoli critiche mai accolte. È evidente che questa proposta di orario cadenzato non ha nulla a che vedere con un moderno concetto di trasporto pubblico».

Il gruppo ambientalista stigmatizza l’aumento delle fasce scoperte, notturne e diurne, e l’ulteriore riduzione di offerta nelle giornate prefestive e festive.

«Non vi è nessuna politica dedicata ad intercettare nuovi utenti. Al contrario chi deve essere al lavoro a Venezia alle 6,30 o alle 7 si accomodi in auto, chi termina dopo le 22 prenda l’auto. Vai a Roma o Milano? Prendi l’auto fino a Mestre. I turisti che desiderano soggiornare nella cintura Veneziana, ossia la città metropolitana, si arrangino. La politica di questa Giunta Regionale punta solo al mezzo privato (bisogna pur pagare i pedaggi per le autostrade) condannando le città a perenni e crescenti ingorghi».

Dal canto suo l’assessore Chisso dichiara che il servizio ferroviario è «un sorvegliato speciale, soprattutto in questa fase di avvio del nuovo sistema, che deve essere migliorativo del precedente. Oggi, secondo giorno feriale del cadenzamento, le cose sembrano andare meglio, ma stiamo in campana».

Tra i convogli sotto osservazione c’è il treno in partenza da Brescia alle 5.51 con arrivo a Venezia alle 8.55: «Trenitalia lo terrà sotto controllo per valutare un eventuale cambio di materiale rotabile».

Intanto stasera alle 20.30 a Meolo, nella sala multifunzionale del Centro servizi anziani “I Tigli” in via Ca’ Corner Sud, il Pd ha organizzato un incontro-dibattito sull’orario cadenzato dal titolo “Cosa è cambiato per gli utenti? Quali le problematiche e i possibili miglioramenti?” (per informazioni http://pdmeolo.wordpress.com). (d.d.b.)

 

Il docente Luigi Podda vittima dei disagi giornalieri: anche per lui il treno è solo un incubo

I PENDOLARI – Erano state promesse corse ogni 15 minuti: un’illusione

L’ODISSEA dei pendolari accentuata con l’entrata in vigore del nuovo orario cadenzato: solo ritardi

Caos-treni, dopo il flop. Consiglio straordinario

Le proteste dei pendolari dopo il flop registrato il primo giorno dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato di Trenitalia, ha indotto il consiglio comunale di Mogliano a riunirsi in seduta straordinaria. Lo farà domani sera alle 19.45 per discutere l’unico argomento all’ordine del giorno relativo all’interpellanza ad hoc presentata dal gruppo consiliare di “Mogliano Democratica” (Rita Fazzello e Mario Fenso).

«Quali provvedimenti intende prendere la Giunta per non penalizzare ulteriormente i pendolari del trasporto ferroviario?, chiedono la Fazzello e Fenso. Mogliano è stata individuata dal servizio della Metropolitana leggera di superficie come la stazione cardine per i parcheggi scambiatori della tratta Treviso-Venezia (i pendolari sono circa 2 mila al giorno). In realtà la Metropolitana resta al momento soltanto una chimera. Dal dibattito consiliare di domani sera sono attese diverse risposte alle domande rimaste in sospeso, a cominciare dalla nuova fermata dei treni tra Marocco e La Favorita di Mestre con la realizzazione del nuovo ponte sul fiume Dese.

A dubitare sul reale decollo della Metropolitana sono in tanti. Tra i pendolari delusi c’è Luigi Podda, 55 anni, moglianese, docente al Conservatorio di Padova dove è insegnante di sassofono.

«Sono anni -commenta il professore- che sentiamo dire che con l’entrata in funzione della Metropolitana ci sarà un treno ogni quarto d’ora da Treviso a Mestre. In realtà stiamo assistendo alla soppressione di diverse corse. Da Mogliano per Venezia non si sono più treni per due ore nella fascia centrale della mattinata». Ma i disagi del docente non finiscono qua. «Quando arrivo a Mestre devo aspettare un’ora per raggiungere Padova per prendere un treno regionale. Salvo optare per un treno super-veloce spendendo 16 euro per fare 30 chilometri. È questo l’aiuto che si dà a noi pendolari?».

Nello Duprè

 

Treni, bufera sulla Giunta

Zaia: «Lasciateci provare, i vantaggi si vedranno».

Chisso: «Subito i primi aggiustamenti».

Ma l’opposizione va all’attacco e il caso finisce in Parlamento

DISAGI CONTINUATI – Per i pendolari del Nordest. Corse in ritardo, coincidenze difficili. Trenitalia annuncia: «Cambiamo subito»

6 LE CORSE INTERESSATE A MODIFICHE

Nessuno forse si aspettava che nell’orario cadenzato regionale qualcuno avesse messo anche candelotti di dinamite per la politica. Ma è così: dopo mesi di annunci e statistiche, l’esordio semifallimentare del nuovo sistema (“da ieri mi devo alzare 45 minuti prima ogni giorno” – racconta Francesca, pendolare Padova-Mestre) ha acceso uno sbarramento di fuoco di polemiche. Tanto che ormai le opposizioni di centro sinistra chiedono apertamente le dimissioni dell’assessore responsabile Renato Chisso. La Giunta resiste e fa quadrato difendendo il nuovo sistema di mobilità su rotaia. «Lasciateci provare, non esiste il manuale dell’orario cadenzato – tuona il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – La giornata di lunedì è stata sfortunata per motivi che dipendono da Trenitalia dobbiamo recepire e imparare. Se riusciremo ad aggiustare il sistema, i vantaggi per i viaggiatori ci saranno». Vaglielo a dire a quelli che non sono arrivati in orario al lavoro o hanno aspettato mezze ore per tornare a casa. Così le armate dei partiti sono scese in campo. Antonio De Poli, senatore Udc ha annunciato un’interrogazione al ministro delle Infrastrutture Lupi per chiedere «quali iniziative intenda intraprendere per risolvere una situazione che sta provocando disagi a migliaia di pendolari».

E il capogruppo regionale del Pd, Lucio Tiozzo, attacca su tutta la linea la Caporetto del sistema ferroviario. «Zaia non è capace di gestire proprio uno dei settori che sono di competenza della Regione? Il Veneto riconsegni allo Stato ogni competenza, peggio di così non può andare». Di disastro annunciato parla il segretario regionale del Pd, Rosanna Filippin: «Da settimane chiedevamo attenzione e interventi concreti da parte della Regione rispetto ai problemi sollevati dai comitati dei pendolari». Sergio Reolon (consigliere regionale Pd): «La Regione non investe un solo euro sul servizio e poi scarica la responsabilità su Trenitalia, ma la competenza del servizio è della Regione. Gli unici a lavorare per migliorare il servizio sono i pendolari». «Bisogna approfittare del periodo natalizio, per rimodulare l’impostazione», suggerisce Bruno Pigozzo(Pd). Ad ammettere per primo che “qualcosa non ha funzionato” è ancora l’assessore alla mobilità Renato Chisso, che però difende l’impostazione data ai trasporti su rotaia: «Trenitalia ci ha comunicato inconvenienti riscontrati dal personale di bordo – spiega – sul cadenzamento in quanto tale e sono cosa diversa dai guasti e dai ritardi».

In Friuli V. G. l’assessore alla Mobilità Mariagrazia Santoro è stata decisa e dura contro Trenitalia: «Serve un po’ di tempo, lo capiamo perché il nuovo orario sia a regime, ma non sono accettabili gli inconvenienti che si stanno verificando in questi primi giorni». Per Trenitalia il servizio dei treni cadenzati per i pendolari sembra funzionare: parla solo di alcuni ritardi ritenuti «fisiologici» e ristretti nei 10 minuti in una fase che resta di sperimentazione. «Nei prossimi giorni il servizio verrà ritarato». Come dire: pendolari resistete. I pendolari non ci stanno e si sfogano sul web tanto che – un esempio – il comitato “Pendolari Salzano-Robegano” ha aperto una pagina Facebook per le segnalazioni. «Come si poteva pensare di avviare un piano tanto ambizioso quando Trenitalia non era nemmeno in grado di garantire il precedente orario?».

(ha collaborato Gabriele Pipia)

 

MONTEBELLUNA Continua il calvario dei pendolari: a Castelfranco non riuscivano a salire

Treni nel caos: arriva la polizia

Ieri mattina accumulati altri ritardi: quasi un’ora. E gli altoparlanti invitano a scendere

MONTEBELLUNA – Sos dei pendolari: «Serve un treno di rinforzo». Sulla linea Belluno-Padova, e in particolare in corrispondenza delle fermate di Montebelluna e Castelfranco, si è consumata ieri un’altra giornata di passione: il treno delle 7.11 è arrivato in stazione a Montebelluna con più di 50 minuti di ritardo, mentre a Castelfranco è dovuta intervenire la polizia per evitare che l’assalto alle carrozze troppo piene avesse conseguenze peggiori.

«Tra lunedì e ieri -spiega Alberto Ghiraldo, dell’associazione pendolari di Montebelluna- abbiamo avuto ritardi in molte fasce orarie, culminati col secondo treno della mattinata di ieri partito da Belluno con 52 minuti di ritardo».

Si tratta del famigerato treno delle 7.11, che da solo (invece dei due precedenti) dovrebbe sostenere l’intero flusso di pendolari, ma che già lunedì ha lasciato a piedi molti studenti. «Come avevamo previsto -prosegue Ghiraldo- la situazione è invivibile, con i passeggeri che per l’intera tratta vengono stipati in modo disumano, essendo solo gli studenti del bacino del montebellunese in numero tale da riempire l’intero treno. Inoltre, più un treno è affollato, maggiori sono le possibilità di ritardo. Di fatto, il convoglio arriverà a Padova costantemente dopo le 8.15 , rendendo impossibile la puntualità alle lezioni. Chiediamo un treno di rinforzo nella medesima fascia oraria».

Ieri intanto a causa dell’incredibile ritardo del treno a Montebelluna, molti pendolari si sono spostati in auto, in qualche caso scegliendo di partire da Castelfranco. E qui è stato il caos.

«C’era la polizia -spiega una pendolare, ma la cosa è segnalata anche sul sito “Trenitardo”- a gestire la gente che saliva in treno e c’è stato perfino l’annuncio che pregava i passeggeri di scendere perchè il treno era troppo affollato».

Intanto, per quanto riguarda nello specifico la situazione di Montebelluna, «è una vergogna senza limiti -spiega Lucio De Bortoli, consigliere di “Montebelluna nuova”- il nuovo orario è inaccettabile. Intervenga il sindaco con chi di dovere».

Laura Bon

 

LETTERE AL DIRETTORE

Treni, più che cadenzato l’orario è cadente e decadente

Caro direttore, oltre ad avere diradato le corse (si fa per dire) e allungato i tempi di percorrenza, il nuovo orario ferroviario ha pure aumentato i ritardi. Oggi (ieri per chi legge, ndr) con il treno delle 7.48 da Belluno per Padova non sono bastati due ore e 13 minuti per fare poco più di cento chilometri. Sono occorsi due ore e 22 minuti a una velocità media di poco più di 40 chilometri all’ora. Avanzo una proposta: sostituire la strada ferrata con una pista ciclabile. Otterremmo il duplice vantaggio di diminuire i tempi di percorrenza e sanare il bilancio regionale. Se fossi nell’assessore ci penserei.

Arturo Garbuio Belluno

——

Caro lettore, più che cadenzato questo nuovo orario ferroviario varato in Veneto mi sembra cadente. O, se preferisce, scadente e decadente, nel senso che pur essendo appena entrato in vigore sembra già avviato verso un sicuro declino. Battute a parte, è davvero inspiegabile che in Veneto non si riesca a garantire un servizio ferroviario per i pendolari degno di questo nome. Ed è intollerabile che non siano neppure chiare le responsabilità di questo perenne disastro sui binari. Di chi è la colpa? Della Regione? Di Trenitalia? Di addetti inadeguati? O di chi altro? Forse se riuscissimo ad accertare almeno questo, potremmo provare a dare una soluzione ai problemi. L’impressione invece è che prevalga sempre la logica dello scaricabarile. Gli uni addossano la colpa gli altri, gli altri fanno altrettanto. E il conto lo pagano sempre e comunque i pendolari.

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui