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Un’altra giornata da dimenticare: continuano i ritardi e le lamentele degli utenti. L’assessore dà colpa al gelo

BELLUNO – Ancora una giornata da dimenticare per i pendolari delle ferrovie. A quattro giorni dall’entrata in vigore del nuovo orario cadenzato, i disagi si riconfermano quelli di prima. Anzi, forse sono aumentati. La via crucis dei pendolari è iniziata presto ieri mattina, con il treno delle 6.35 da Belluno per Treviso e Montebelluna soppresso per un guasto. Imprecazioni non sono mancate da parte degli utenti che hanno visto arrivare il pullman sostitutivo del treno soltanto alle 8. Forse a quell’ora di passeggeri ce ne saranno stati ben pochi, visto che molti hanno preferito arrangiarsi con altri mezzi per raggiungere la meta prevista. Il peggio è andato per chi doveva arrivare in tempo al lavoro o per appuntamenti di studio.

Come se non bastasse una brutta sorpresa è arrivata anche per gli utenti della linea Belluno-Calalzo e viceversa. Il treno delle 9.45 per Calalzo è stato semplicemente soppresso e sostituito da un autobus e la stessa sorte è capitata anche per il treno in discesa da Calalzo delle 13.43. Questo significa ritardi e allungamenti nei tempi di percorrenza.

Ad aumentare la situazione di disagio e di sofferenza degli utenti e le loro proteste contro il servizio ferroviario e contro l’orario cadenzato, anche i ritardi in partenza da Belluno e da Padova: ieri il treno delle 13.25 in partenza da Padova e diretto a Belluno alle 14 segnava già 30 minuti di ritardo e lo stesso ritardo è stato rilevato per il treno della tarda mattinata sempre dalla città del Santo.

Di fronte a questa situazione ieri l’assessore regionale Renato Chisso è intervenuto in Commissione trasporti precisando che «i forti ritardi di lunedì scorso sulle percorrenze e i disagi per i passeggeri sono stati causati non dall’introduzione dell’orario cadenzato, ma dal gelo che ha causato cadute di tensione lungo le linee elettriche e in congelamento ieri, in particolare in provincia di Belluno, del gasolio delle motrici, malgrado queste siano rimaste accese tutta la notte. Problemi che si sono verificati nello tesso periodo anche l’anno scorso». E poi parlando dell’orario cadenzato l’assessore Chisso ha sottolineato come «i problemi si stanno gradualmente risolvendo e per il loro monitoraggio sono attivi tre osservatori, uno dell’assessorato, uno di Trenitalia e uno, tramite il numero verde, degli utenti, per segnalare ogni tipo di inconveniente». Anche per Enrico Caberlotto, portavoce de l Gruppo Treni Belluno diventa «difficilmente giustificabile il ritardo in partenza da Belluno per treni che hanno origine nel capoluogo montano. Forse c’è qualcosa che non quadra». E poi sottolinea il fatto che «le criticità del sovraffollamento si sarebbero potuto evitare visto che avevamo già segnalato in incontri precedenti con la Regione quali erano i treni più a rischio e ci saremmo aspettati che avrebbero aumentato le carrozze, ma non è stato così. Servono, in questo senso, dei correttivi».

Paola Dall’Anese

 

in arrivo la batosta

A gennaio previsto l’aumento del biglietto

Non faranno i salti di gioia i pendolari bellunesi delle ferrovie. Dal primo gennaio, a completare il quadro di un servizio tutt’altro che di qualità, arriverà l’aumento del biglietto ferroviario. L’anno scorso di aumenti ce n’erano stati più dei soliti due canonici (uno all’inizio dell’anno e l’altro a metà). Ma a fronte di quanto è avvenuto in quest’anno con ritardi, soppressioni quasi quotidiane dei treni soprattutto per la parte alta della provincia, un aumento suonerà come una presa in giro.

 

SETTIMANA NERA

L’assessore salva l’orario cadenzato. E il Pd regala un trenino a Zaia: «Impari»

Treni ko, Chisso: «Colpa di gelo e guasti»

MESTRE – È sicuro l’assessore Renato Chisso: «Quello che è accaduto lunedì scorso in Veneto ai treni non è frutto dell’orario cadenzato appena avviato, ma una serie di eventi eccezionali». Freddo, gelo, incidenti, corrente che mancava, perfino una persona che muore e il treno si ferma: tutto in una giornata.

«E adesso – insiste Chisso che si è presentato anche alla commissione Trasporti della regione Veneto spiegando tutto – si sta affinando, ascoltando le decine e decine di richieste concrete che ci sono arrivate, il meccanismo. Tutto questo è un fatto positivo. Così come è positivo il fatto che ci siano 200 corse in più al giorno. Un esempio? Il sindaco di Due Ville ci segnala che il treno delle 7 e qualcosa da Schio è sovraffollato. Il giorno dopo quel treno aveva il doppio delle carrozze. Il problema è comunicare tutto quello che non va. Per la fine di gennaio troveremo risposte a tutto. E per i bus sostitutivi occorrerà prendere le misure ancora per 2 o 3 settimane».

Il gelo che ha causato cadute di tensione lungo le linee elettriche e il congelamento ieri in particolare in provincia di Belluno, del gasolio delle motrici, malgrado queste siano rimaste accese tutta la notte. E ieri a Este un treno si è guastato: sostituito da un altro che ha lasciato al freddo e stipatissimi i pendolari. In attesa di risolvere il “buco mattutino, quello dalle 10 alle 12″ – dovuto pare alle fasce di manutenzione – Chisso ha annunciato anche che ricontratterà con RFI, per spostarle in altro orario». L’assessore e e la Commissione hanno deciso di incontrare la direttrice per il Veneto, Maria Giaconia.

Intanto l’opposizione continua la polemica e ieri i consiglieri del Pd hanno regalato un trenino giocattolo a Zaia, “così potrà studiare orario cadenzato”. Il kit completo di binari, locomotiva, vagoni e stazione è affidandola al vicepresidente Zorzato, in aula, durante la seduta del Consiglio regionale del Veneto. “Visti i problemi che il nuovo orario cadenzato sta creando in Veneto e la scarsa dimestichezza dimostrata dal presidente Zaia con l’organizzazione del servizio ferroviario regionale».

 

Corriere del Veneto – Scaricabarile sui binari veneti

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18

dic

2013

L’EDITORIALE

La rivoluzione e le criticità

Bisogna dare atto a Renato Chisso di avere coraggio. Con l’orario cadenzato, l’assessore ai Trasporti ha lanciato un’idea fortemente innovativa: treni con partenze fisse di ora in ora, possibilità di prendere coincidenze come su una metropolitana, integrazione (o almeno un primo tentativo) fra trasporto su rotaia e su gomma. Peccato che la rivoluzione abbia ben poche possibilità di decollare. E, al di là del flop degli esordi, rischi di non migliorare affatto, semmai di peggiorare, gli spostamenti dei 161.600 pendolari (più 6,3 per cento nel 2013) che ogni giorno si muovono sui 1.190 chilometri della rete ferroviaria regionale. Il motivo? Semplice. Per aumentare la qualità del servizio non bastano le idee. Servono materiali moderni, investimenti, quattrini sonanti. L’esatto contrario di quanto avviene: dal 2009 a oggi, a livello nazionale, i passeggeri sono cresciuti del 17 per cento, mentre le risorse per il trasporto locale si sono ridotte del 25. Trenitalia e regioni (compreso il Veneto) si guardano in cagnesco e si rimpallano le responsabilità di una situazione da terzo mondo, o quasi.

Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, va molto fiero dei 42 milioni di viaggiatori sulle varie frecce ad alta velocità, sbandiera i 380 e passa milioni di utile e i margini operativi percentualmente superiori a quelli della Deutsche Bahn. Quanto al tasto dolente dei pendolari, promette (sempre) nuovi treni e comunque vede forti passi avanti. Sarà. Ma i pantografi che vanno in tilt al primo freddo nemmeno Vigonza si trovasse in Siberia? Le batterie scariche che non consentono di avviare i locomotori? Le coincidenze che si trasformano in miraggi? E che dire delle tratte come la Padova-Calalzo, dove i tempi di percorrenza sono fermi, se non superiori, a 50 anni fa? Moretti, minimo, dovrebbe fare come Innocenzo Cipolletta, che quando era presidente delle Fs se ne uscì con scuse ufficiali: «Mi fa male al cuore offrire un servizio non adeguato ai cittadini». Invece, di fronte alle organizzazioni dei pendolari e ai sindaci imbufaliti, il numero uno dell’azienda continua a gettare tutte le colpe sulle regioni, ree di tirare sul prezzo all’atto della stipula del contratto di servizio, la cornice che regolamenta linee, frequenza dei convogli, numero di carrozze e così via.

Brutto scaricabarile. Però è vero anche questo. Secondo il rapporto Pendolaria 2013, curato da Legambiente e appena pubblicato, il Veneto stanzia per il servizio ferroviario lo 0,31 per cento del bilancio regionale, quattro volte meno della Lombardia e sei volte e mezzo meno della provincia di Bolzano. Non finisce qui: nell’ultimo decennio, il Veneto ha destinato il 92,46 per cento del totale degli investimenti in infrastrutture alla realizzazione di strade e autostrade, mentre alle rotaie è andato un misero 7,54 per cento, in concreto sono 932 milioni contro 76. Chiaro che è necessario un salto di qualità. Politico, progettuale, finanziario. Altro che annunci ad effetto, come il famoso progetto Sfmr (Sistema ferroviario metropolitano regionale), di cui si favoleggia da una ventina d’anni. In fondo, se un giorno d’inverno un viaggiatore sale su un treno vorrebbe semplicemente arrivare in orario.

link articolo

 

Nuova Venezia – Treni nel caos. Polemiche in Veneto.

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18

dic

2013

TRENI NEL CAOS »UN’AlTRA GIORNATA NERA

Ancora ritardi e sovraffollamenti «Trenitalia sorvegliata speciale»

La rabbia dei pendolari contro i nuovi orari.

L’assessore Chisso: «Su alcune linee critiche già segnalate il servizio sarà messo a punto».

La società: «Siamo ancora in fase di sperimentazione, miglioreremo»

Rispetto all’avvio disastroso di lunedì, ieri per lo meno lungo le principali tratte, l’orario cadenzato dei treni non ha risentito né di guasti né di malori. Sta di fatto però, che i ritardi, sebbene non come il giorno precedente, ci sono stati. Non su tutti i treni né su tutte le linee. I pendolari hanno continuato a segnalare il sovraffollamento, i minuti di ritardo, intasando le bacheche Facebook dei comitati di viaggiatori arrabbiati.

Anna Di Vicino, ad esempio, tutti i giorni deve recarsi a Venezia, all’ospedale: si è trasferita da Treviso a Preganziol proprio per riuscire ad avvicinarsi al posto di lavoro, ma adesso, non sa come farà. «Non ho la patente», dice, «lavorare a Venezia e andarci in auto è impossibile, la sera finisco alle 21, dovrei chiedere un permesso e uscire mezzora prima per prendere il treno. Facendolo per quattro, cinque pomeriggi alla settimana, a fine mese ci perdo parecchi soldi. Altro problema grave, sono i giorni di vigilia e pure quello di Natale: non ci sono treni nè autobus, come faccio ad andare al lavoro? Inoltre, la domenica mattina, non ce la facciamo materialmente ad arrivare all’ospedale Fatebenefratelli. Il primo treno è alle 8.16, mentre una volta c’era quello delle 5.44. Io sono operatrice sociosanitaria, ma ci sono tante altre categorie simili alla mia, noi lavoriamo sempre e in questi primi giorni, c’è chi si fa portare al lavoro persino da uno zio». Chiosa: «Se dovessi perdere l’ultimo treno della sera, dovrei pagarmi pure il taxi e avrei lavorato per nulla».

Trenitalia. Trenitalia ieri, ha fatto sapere che dopo il flop del primo giorno, il servizio sembra funzionare. «Si registrano alcuni ritardi ritenuti fisiologici», spiega la società, «ristretti a dieci minuti in una fase che resta comunque di sperimentazione. Sul fronte del sovraffollamento dei convogli, infine, sono particolarmente controllati tre treni: il Brescia-Venezia, e due sulla linea Treviso-Castelfranco-Padova. Sulla scorta delle esperienze di oggi (ieri ndr) e dei prossimi giorni, il servizio verrà ulteriormente tarato». La Regione. L’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso, entra nel dettaglio: «Trenitalia ci ha comunicato alcuni inconvenienti riscontrati dal personale di bordo, che riguardano il cadenzamento in quanto tale, che sono cosa diverse dai guasti e dai ritardi a causa del freddo. Le prime segnalazioni sono inerenti episodi di sovraffollamento imprevisti, per i quali, in alcuni casi, si tratterà di attendere l’entrata in servizio del nuovo materiale rotabile». L’assessore regionale elenca i convogli: il treno 5830 (in partenza da Treviso alle 8.09 e arrivo a Padova alle 9.14), il treno 5829 (da Padova alle 7.17 con arrivo a Treviso alle 8.20), il treno 20455 da Legnago (con partenza alle 6.54 e arrivo a Padova alle 8.02). Questi servizi sono effettuati con “minuetto” e il problema sarà risolto con l’immissione di altri tre Stadler, prevista a gennaio. Il treno 5454 (con partenza da Schio alle 7.10 e arrivo a Vicenza alle 7.51), effettuato con “minuetto”, sarà raddoppiato da oggi (ieri ndr). Sorvegliato speciale il Taf in partenza da Brescia alle 5.51 con arrivo a Venezia alle 8.55, sotto controllo per valutare l’eventuale cambio del materiale rotabile. Infine c’è il treno 5923 che da Bassano alle 7.40 è diretto a Padova, dove arriva alle 8.44: anche in questo caso si approfondirà la valutazione e si cercherà di rimediare. Precisa Chisso: «Il servizio ferroviario dev’essere sorvegliato speciale, soprattutto in questa fase di avvio del nuovo sistema, che dev’essere migliorativo del precedente. Nel secondo giorno feriale del cadenzamento, le cose sembrano migliori di ieri, ma stiamo in campana». Conclude l’assessore: «Ribadisco che i ritardi, invece, semplicemente non dovrebbero esserci».

Marta Artico

 

«Poche carrozze per il trasporto disabili»

Le peripezie di una lidense per Padova. Lo sdegno di un residente a Marcon: costituzione violata

Ad avere problemi con il nuovo orario cadenzato, sono ancor di più le persone con disabilità, che non hanno la fortuna di potersi muovere come gli altri. A raccontare la sua storia, è Agnese Villa Boccalari, residente a Lido. La donna deve alzarsi tutti i giorni per recarsi a Padova, dove frequenta un corso post lauream per professioni legali.

«Il nuovo orario cadenzato», spiega, «ha segnato la drastica riduzione del numero di treni regionali provvisti di carrozza idonea al trasporto di persone con disabilità motoria sulla tratta Venezia Santa Lucia–Padova».

La donna, prima di prendere il treno, deve contattare la «sala blu», chiedere l’assistenza e precisare i giorni in cui prenderà il treno, poi arrivare in stazione mezzora prima e farsi aiutare da un addetto, senza contare che ha sempre bisogno di un accompagnatore.

«All’atto di prenotazione delle assistenze per il 19, 20 e 21 dicembre, ho scoperto che l’unico treno attrezzato nella fascia dalle 8 alle 10, è quello delle 8.05, il successivo alle 10.49».

Ma la donna dovrebbe arrivare in stazione alle 7.30, partendo dal Lido con l’accompagnatrice, che paga a ore con un fondo regionale e dovrebbe alzarsi alle 5. Idem per il ritorno.

«Il treno che pigliavo, quello delle 17.50 esiste, è stato spostato di un minuto, ma non è accessibile».

E l’accompagnatore non può rimanere per tutta la giornata fino alle 21. A questo punto, la donna ha chiesto una deroga, per poter utilizzare una delle tante Frecce. «Mi è stato detto che qui posso salire solo se pago il biglietto intero, di 15 euro, più quello dell’accompagnatore, in totale un viaggio giornaliero mi costerebbe 40 euro. Nessuna deroga per me nonostante sono previsti casi specifici. L’addetto non ha avviato l’iter perché si tratta di problemi “personali” e non inerenti alla “circolazione ferroviaria”. Ora mi reco a Padova solo tre volte la settimana, a febbraio ci andrò ogni giorno. Come farò?».

Anche Mario Maculan ha difficoltà di deambulazione e anche lui racconta le sue peripezie al nostro giornale. Per spostarsi, si muove lungo la tratta Gaggio Porta Est-Venezia Santa Lucia. Sulla scorta dei nuovi orari, è finito su binari dove non c’è l’ascensore, ha dovuto correre da una parte all’altra percorrendo metri e metri, per poi vedersi sfrecciare davanti il treno, che non è riuscito a prendere.

«La Costituzione», si sfoga, «dice che dev’essere garantita a tutti la libertà di movimento. Ci sarebbe da valutare la questione di un servizio che non rispetta la norma dell’abbattimento delle barriere architettoniche».

(m.a.)

 

La Fenice: orchestrali, sarte, baristi rischiano di non tornare a casa

«Con questo orario ci rimetteremo tutti, sia noi lavoratori, che gli abbonati che vengono in treno».

Emma Bevilacqua, è una sarta che fa parte della grande famiglia del teatro La Fenice di Venezia. Ad essere penalizzati, sono tutti, dalle maestranze agli stessi spettatori secondo la donna.

«Noi abbiamo un sacco di abbonati della zona di Trieste», spiega la sarta, «che utilizzano la linea Venezia-Portogruaro-Trieste e non vengono di certo in auto. Sono pensionati, persone che senza i treni utili, disdiranno il loro abbonamento punto e basta».

Dunque, il disagio è comune e va a scapito anche della stessa economia.

«E poi ci sono i dipendenti come me, che ho due figli, mi devo pagare la baby sitter e devo attendere due ore l’autobus sostitutivo a Venezia».

E ancora: «Effettivamente in alcune fasce orarie il numero di convogli è aumentato, ma sono treni che abbiamo già avuto modo di verificare, andranno su e giù vuoti, perché sono stati pensati nelle ore sbagliate». Quali? «Ad esempio alcuni treni del pomeriggio che fanno capo a Mestre».

Il problema, per tutti, è quello del ritorno. Orchestrali, sarte, ma anche chi lavora in bar e hotel, lamenta la mancanza dei treni notturni, nello specifico quelli delle 23.18 e delle 23.56. E i dipendenti della Fenice sono ben 315.

«Al di là del fatto che non ho a disposizione l’auto come tanti altri, in ogni caso alle 23 di sera, con la nebbia e il ghiaccio, di certo non mi metto in macchina per tornare a casa». E poi c’è il parcheggio, il denaro della benzina, della manutenzione del mezzo. Nel bilancio familiare, non poter far conto sul mezzo pubblico, è un disagio non da poco.

(m.a.)

 

“Trenitardo.org” Ecco la banca del tempo perduto

Ad aggiornare in tempo reale su tratte, linee, corse, è il sito “Trenitardo.org”, fondato da un gruppo di studenti, che gioca con la somma dei ritardi di tutti i convogli in transito in Veneto per arrivare a comporre una “banca del tempo perduto”. In questi giorni una speciale attenzione viene dedicata proprio ai nuovi orari cadenzati. In tanti twittano disagi, disavventure.

«Chiunque prenda il treno regolarmente», si legge nel sito, «si sarà chiesto almeno una volta quante ore della sua vita abbia lasciato, più del dovuto, su quei sedili o su quelle fredde panchine. Il Trenitardo nasce da questa domanda e vuole osare ancora di più creando una vera e propria banca del tempo perduto, quantificando l’ammontare di ritardi subiti dagli studenti». E ancora: «Se non riesci a resistere, clicca il bottone per dare sfogo alla tua indignazione».

(m.a.)

 

spinea. Checchin in sopralluogo al graspo de uva

Il sindaco al fianco dei pendolari «Il nuovo sistema non funziona»

Non solo pendolari. Contro il nuovo orario cadenzato si scaglia anche il primo cittadino di Spinea. Silvano Checchin era già sceso in campo a fianco dei viaggiatori, scrivendo a ripetizione lettere di protesta all’assessore regionale Renato Chisso. Lunedì si è piazzato di prima mattina in stazione al Graspo de Uva per osservare di persona la situazione e poter mandare in Regione il più classico dei «Come volevasi dimostrare».

A Checchin interessava in particolare verificare la nuova articolazione oraria dei treni utilizzati dai pendolari nella fascia oraria che va dalle 6.30 alle 8. Gli esiti non sono stati per nulla soddisfacenti: una cinquantina circa i vecchi pendolari che non hanno usufruito delle corse ferroviarie previste dal nuovo orario, alle 7.39 e alle 7.58, al posto delle tre vecchie corse delle 7.21, 7.42 e 8. E, comunque, la maggior parte di chi ha scelto ancora il treno, è salito sul convoglio delle 7.39, arrivato tra l’altro con alcuni minuti di ritardo (ma la giornata, va detto, è stata campale per tutto il sistema regionale). Tra questi soprattutto studenti delle scuole superiori di Venezia, consapevoli che con questo orario sarebbero arrivati a lezione con un ritardo di circa 15 minuti.

L’analisi di Checchin però non si ferma qui: «Non è stata data nessuna informazione sull’opportunità di usufruire di un servizio di autobus sostitutivo del vecchio treno delle 7.21. Almeno così viene da pensare, visto che i due pullman delle 7.21 in direzione Mestre sono partiti completamente vuoti. Di sicuro tutti i disagi riscontrati si potrebbero evitare se il treno regionale veloce proveniente da Bassano e in transito per Spinea alle 7.12, potesse fermarsi anche da noi».

È la soluzione su cui punta ora la città, sperando di apportare la modifica “in itinere” al nuovo orario, ripristinando così lo stesso numero di corse mattutine, anche se in orari differenti. Checchin d’altronde ha tutte le ragioni per protestare: il Comune sta infatti cercando di modificare le abitudini degli spinetensi riguardo la mobilità, offrendo un sistema intermodale di trasporti per diminuire il numero di auto in città e poter così varare il nuovo piano urbano del traffico.

«Se la stazione Sfmr (Sistema ferroviario metropolitano regionale) di Spinea deve essere un’opportunità», sono convinti a Spinea, «deve offrire un servizio in linea con le esigenze di mobilità dei cittadini, che altrimenti continueranno a preferire gli spostamenti su gomma».

Filippo De Gaspari

 

San Donà, tutti stipati sul regionale

Lettere di protesta al sindaco Basso (Meolo). Stasera assemblea promossa dal Pd

Tutti stipati a bordo del nuovo Regionale Lento delle 7. Il secondo giorno di orario cadenzato sulla Venezia-Portogruaro ha riportato in primo piano il problema dell’eccessivo affollamento dei treni dei pendolari. Ieri a farne le spese sono stati i viaggiatori del Regionale 11108 Portogruaro-Venezia. Si tratta del convoglio che transita da San Donà alle 7.01. Con il vecchio orario la fascia in questione era coperta da un Regionale Veloce (sosta solo a San Donà e Quarto d’Altino) in partenza alle 7.03, seguito da un Regionale con tutte le fermate a distanza di 10 minuti. Con il nuovo orario c’è solo il Regionale Lento delle 7.01. Così già dopo San Donà il treno risulta pieno e a chi sale alle stazioni successive non rimane che viaggiare stipati come sardine.

Una situazione che ieri i pendolari hanno denunciato al sindaco di Meolo, Michele Basso. «Mi è stata segnalata che questa era la situazione di tutti i vagoni del treno. Ancora una volta», commenta Basso, «Trenitalia e Regione non hanno ascoltato le istanze dei pendolari e dei sindaci, nonostante le numerose iniziative». Ad aggravare la situazione avrebbe contribuito la presenza di una carrozza fuori servizio. Quanto ai ritardi, pur con qualche miglioramento, si sono ripetuti anche ieri, con una media di circa 15 minuti per i treni del mattino, le cui tracce sono sempre a rischio interferenza con i nuovi Frecciargento e Frecciabianca.

Intanto c’è grande attesa per l’assemblea che il Pd ha promosso per stasera a Meolo. L’appuntamento è alle 20.30, al centro servizi anziani di via Ca’ Corner Sud, per il primo incontro pubblico che traccerà un bilancio dall’introduzione dell’orario cadenzato. Parteciperanno il consigliere regionale del Pd, Bruno Pigozzo, il sindaco di Quarto Silvia Conte, l’assessore sandonatese ai trasporti Francesca Zottis, il segretario regionale della Filt Cgil Ilario Simonaggio, Ivano Mometti di Federconsumatori, ma anche esponenti di Legambiente, Ferrovie a Nordest e del Comitato Pendolari del Veneto Orientale.

Giovanni Monforte

 

«Chisso si dimetta»

Lui: è un complotto.

L’assessore replica a muso duro al Pd che chiede la sua testa «Ho lavorato sodo per aumentare i convogli da 600 a 800»

VENEZIA – Renato Chisso è troppo poco giovane per credere al caso: il caos sulle ferrovie di mezzo Veneto giusto nel primo giorno dell’orario cadenzato, «fa sorgere alcuni sospetti». Al mondo dei pendolari, ben interpretati dal Partito Democratico, che chiede le sue dimissioni immediate risponde così: «I comunisti? Legittimo chiedere le dimissioni di Moretti». Perché tutto il caos nelle ferrovie del Veneto, capitato a causa delle temperature polari del primo giorno (ma nei giorni precedenti faceva più freddo), ha seriamente compromesso l’idea dell’orario cadenzato almeno agli occhi dei pendolari che hanno subito i disagi del primo giorno (ieri la situazione è migliorata, ma non di molto). Ecco perché l’andreottiano sospetto di Chisso non è campato del tutto in aria. E fa pensare a un sotterraneo boicottaggio della «madre di tutte le rivoluzioni» sui binari del Veneto. Chisso, abituato al silenzio del governatore Luca Zaia, aspetta ma non dimentica. «Io so di aver lavorato sodo, e con coscienza, per arrivare a questo risultato: so che abbiamo aumentano i treni da 600 a 800, so che stiamo lavorando ai miglioramenti necessari, so che indietro non si torna».

Il mondo della politica regionale, naturalmente, non gli risparmia niente: «Zaia e Chisso assieme a Trenitalia hanno portato il trasporto ferroviario al collasso» spiega Sergio Reolon, del Pd «L’assessore Chisso farebbe bene a dimettersi prendendo atto degli errori commessi e delle gravissime omissioni» Lucio Tiozzo, capogruppo regionale del Pd, si rivolge direttamente al presidente Luca Zaia. «Ma di quale indipendenza, di quale necessità di uscire dall’euro vuole parlare Zaia se non è capace di gestire proprio uno dei settori che sono di competenza della Regione? Il Veneto riconsegni allo Stato ogni competenza, tanto peggio di così non può andare». Per Pietrangelo Pettenò (Sinistra veneta), il nuovo orario ferroviario «più che cadenzato è disastrato». «Delle due l’una» ribadisce «o l’orario cadenzato è una bufala, o gran parte del materiale rotabile è da buttare». «Disagi ampiamente prevedibili: le rivoluzioni non si fanno a costo zero». Legambiente spara ad alzo zero e, in occasione della presentazione del rapporto Pendolario 2013, dossier sullo stato dei treni, punta l’indice contro l’assessore ai trasporti della Regione. «Nel 2013 la Regione Veneto ha speso solo lo 0,31% del proprio bilancio per finanziare il trasporto su ferro: le responsabilità» commenta Luigi Lazzaro, presidente regionale di Legambiente «della Regione sono pesanti e trascinate da decenni. Siamo di fronte ad una palese incapacità di governare il sistema e le necessità di trasporto nella regione, dimostrano, una volta di più, come l’assessore Chisso non si occupi di trasporto ma d’infrastrutture».

Daniele Ferrazza

 

Zaia: «Lasciateci provare, poi vedremo»

TREVISO. «Lasciateci provare, non esiste il manuale dell’orario cadenzato». È la risposta data dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ad una domanda sul cattivo esito, nella giornata di ieri, dell’esordio del sistema di orario cadenzato nel traffico ferroviario regionale. «La giornata di ieri è stata sfortunata per motivi che dipendono da Trenitalia – ha proseguito – dobbiamo recepire e imparare. Se riusciremo ad aggiustare il sistema – ha concluso Zaia – i vantaggi per i viaggiatori ci saranno». Dallo staff del governatore fanno notare che ogni introduzione di modifiche sostanziali negli orari hanno bisogno di un tempo di qualche giorno per entrare a regime: così anche in questo caso, la «rivoluzione» dell’orario cadenzato avrà bisogno di qualche giorno per essere «digerita» dal sistema. Le polemiche di questi giorni, dunque, andranno filtrate con il passare dei giorni.

 

Convogli presi d’assalto, gli agenti bloccano chi vorrebbe salire ancora

Un’azienda: perse giornate di lavoro.Pioggia di segnalazioni a Trenitardo

Il nuovo orario cadenzato del Veneto e del Friuli è partito domenica sera e una pioggia di lamentele ha investito il sito “Trenitardo la banca del tempo perduto”, ideato e gestito dall’Associazione studenti universitari (Asu) e dal Sindacato degli studenti: più di 200 segnalazioni in due giorni con tanto di puntuali registrazioni dei ritardi. Tratte in crisi Le tratte più penalizzate dal nuovo orario, secondo i ragazzi, sono Belluno-Padova; Venezia-Verona e Bologna–Padova: la percentuale di treni con un ritardo superiore ai 5 minuti è stata del 34%; mentre un vero «delirio» si è registrato per i convogli provenienti da Mantova.

Giornata da dimenticare infine per i pendolari Belluno-Padova: «A Castelfranco, sul treno delle 7.10 (che arriva a Padova alle 8) è intervenuta la polizia per impedire alle persone di salire sui vagoni strapieni», racconta Davide Quagliotto, del Sindacato degli studenti, tra gli ideatori di Trenitardo. «Il treno è arrivato a Padova con 40 minuti di ritardo, ma c’era da aspettarselo visto che hanno accorpato i due treni del mattino, quello delle 6.42 e quello delle 7.24, destinati agli studenti delle scuole superiori e agli universitari che hanno lezione prima delle 9. Ora c’è solo un treno alle 7.10, altrimenti bisogna aspettare le 9.10 o alzarsi all’alba e prendere quello delle 6.10. Già il secondo treno (quello delle 7.24) aveva un ritardo cronico di 5 minuti, così non sappiamo cosa aspettarci».

I numeri non mentono. E infatti la statistica, che somma senza dare opinioni i ritardi segnalati su Trenitardo e verificati dal sito delle Ferrovie, racconta di un lunedì nero e di un martedì altrettanto cupo. «Si tratta», aggiunge Davide, «del grafico peggiore dell’ultimo mese monitorato. L’assessore regionale Renato Chisso e Trenitalia invitano ad attendere almeno due settimane prima di fare bilanci, noi un’idea ce la stiamo già facendo».

Così come il popolo di Twitter che segue in massa il sito dell’Asu e del Sindacato studenti. Dai cinguettii si scopre che anche numerosi lavoratori hanno condiviso le pene ferroviarie degli studenti: un’azienda del Padovano segnala che 8 dipendenti non si sono presentati ieri in ufficio causa treni; uno di loro è tornato a prendere l’auto alla vista di 55 minuti di ritardo sul suo binario. «La fusione di più treni in orari mattutini ha lasciato a terra molti clienti paganti», sottolineano gli studenti, «con biglietto acquistato ed obliterato. A questo si aggiunge il disagio dovuto ai tempi strettissimi per i cambi: i nuovi orari non lasciano tempo, specialmente in questo periodo di ghiaccio e nebbia, col rischio di lasciare passeggeri in stazioni diverse da quelle di arrivo per una coincidenza persa». «Al nuovo orario ci hanno lavorato per 2 anni», aggiunge Alessandro, studente di Agraria, «hanno dibatutto per 6 mesi senza ascoltare gli interessati , ma allora chi hanno consultato?».

La battaglia continua. Durante le vacanze la Banca del tempo perduto continuerà a funzionare normalmente registrando i ritardi automaticamente. Si viaggia sull’ordine di 150 segnalazioni al giorno, 20-30 mila persone che ogni giorno si collegano sulla pagina Facebook e centinaia su twitter. Intanto ieri una decina di studenti hanno volantinato in stazione per segnalare due appuntamenti informativi: oggi alle 17.30 in aula Cal2 a palazzo Maldura e domani alle 15.30 in aula A all’Interchimico di via Marzolo 1.

Elvira Scigliano

 

RAPPORTO TECNICO

Capitreno a Chisso «Troppe carrozze sovraffollate»

Per tutta la giornata i treni hanno viaggiato quasi tutti puntuali. Pochi ritardi registrati si sono attestati tra i cinque ed i dieci minuti. Ancora una volta, però, in base alle segnalazioni che i capitreno hanno trasmesso ai vertici di TrenItalia, che li hanno girati ai tecnici della Regione, non è stato eliminato del tutto il sovraffollamento su alcune linee regionali, specialmente a Padova. In base ad una nota trasmessa dallo stesso assessore Renato Chisso, i treni in cui i pendolari hanno viaggiato come sardine sono risultati cinque: Treviso-Padova, via Castelfranco, delle 8.09, che arriva alle 9.14; Padova-Treviso delle 7.17; Legnago-Padova delle 6.54 che arriva alle 8.02; Brescia-Venezia che parte dalla Lombardia alle 5.51 ed, infine, Bassano-Cittadella- Padova delle 7.40 che arriva alle 8.44.

«Ancora oggi, nonostante l’entrata in vigore dell’orario cadenzato, i treni sovramenzionati sono formati da carrozze Minuetto» spiega l’assessore Chisso, «Evidentemente se i pendolari hanno viaggiato in condizioni di disagio, è nostro dovere, con Trenitalia, fare il possibile per farli viaggiare su treni più capienti. Stiano tranquilli perché a gennaio metteremo su rotaia altre tre treni nuovi Stadler, fabbricati in Svizzera. Da oggi in poi il servizio regionale, che è nelle mani di TrenItalia, sarà sempre un sorvegliato speciale. Basta con le cancellazioni quotidiane ed i ritardi dei treni, specialmente al mattino quando c’è un po’ di freddo in più».

Intanto ieri si é verificato un episodio che non fa certo onore alle Ferrovie dello Stato. Una ragazza, che deve andare al Cà Foscari per un esame, fa il biglietto alla macchinetta automatica ( 3.55 euro ) per Venezia. Il regionale intorno alle 12.30 viene cancellato. Per essere puntuale, l’universitaria spende altri 16 euro per salire sul Freccia Argento. La beffa arriva quando, al ritorno con il treno locale delle 15.49, la ragazza viene multata di otto euro perché sul biglietto regionale, obliterato a Santa Lucia, c’era scritto Padova Venezia e non Venezia Padova. «Una storia tragicomica che si commenta da sola» chiosa lo zio, Gian Luca La Torre.

(f.pad.)

 

Bassa, la puntualità non è di casa

A Montagnana e Monselice si moltiplicano i disagi: saltano le coincidenze e fino a gennaio non cambierà nulla 

Un treno cancellato e ancora ritardi. I pendolari della linea Mantova-Monselice fanno il bis. Tutt’altro che felici delle novità introdotte dall’orario cadenzato. Dopo la giornata nera di lunedì, sono stati costretti anche ieri a nuovi disagi. In particolare, lungo la tratta della Bassa padovana è stato cancellato il treno regionale numero 20455 in partenza alle 7.16 dalla stazione di Montagnana. La cancellazione è dovuta ad un generico guasto tecnico, su cui Ferrovie dello Stato non ha voluto specificare. I viaggiatori hanno quindi dovuto utilizzare il treno numero 20453, che di fatto ha circolato sull’orario del 20455 (partono a distanza di venti minuti uno dall’altro): il regionale, la cui partenza era prevista alle 6.49 da Montagnana, ha infatti accumulato 25 minuti di ritardo. In sostanza, chi era arrivato in stazione alle 7.16 non ha avuto particolari disagi, mentre chi era al binario ad attendere da quasi mezzora è rimasto al freddo e al gelo. Inevitabilmente, poi, il convoglio ha caricato l’utenza di entrambe le corse: i pendolari sono arrivati a Padova schiacciati come sardine e con mezzora di ritardo rispetto al previsto. Sempre facendo riferimento alla stazione montagnanese, il regionale numero 20459 delle 7.49 è partito con qualche minuto di ritardo. Nulla di clamoroso, non fosse che i viaggiatori hanno corso il rischio di perdere la coincidenza alla stazione di Monselice con il treno in arrivo da Bologna. Anche questo convoglio era tuttavia in ritardo e ha scongiurato la beffa. A Monselice, infine, il treno delle 6.31 per Bologna è arrivato in ritardo di 10 minuti, senza che l’attesa imposta fosse segnalata dai tabelloni. Anche il treno delle 6.39 per Padova è partito in ritardo, alle 6.45. e anche in questo caso la “variazione” non era stata segnalata agli utenti. Ritardi si sono registrati anche più avanti nella mattinata: il regionale numero 2229 delle 9.31 per Bologna era in ritardo a Monselice di 13 minuti; quello numero 20465 delle 9.38 per Legnago di 10 minuti. L’assessore regionale alla mobilità, Renato Chisso, ha annunciato di voler intervenire per migliorare il servizio del regionale numero 20455, lo stesso cancellato ieri mattina: attualmente la corsa è effettuata con Minuetto e il problema sarà “risolto” con l’immissione in servizio di altri tre Stadler, prevista a gennaio. Difficilmente, però, basterà questa iniziativa per dare una risposta completa ai disagi dei pendolari della Bassa padovana. Oggi si… riparte: sarà un’altra giornata di passione per chi viaggia in treno?

Nicola Cesaro

 

Dimezzate le corse A Campodarsego si resta a terra 

Da Camposampiero la protesta per l’inadeguatezza del nuovo orario ferroviario si estende a Campodarsego. Anche ieri mattina, per il secondo giorno consecutivo dopo l’introduzione del cadenzato, il treno delle 7.30 per Padova ha lasciato a terra una trentina di lavoratori e studenti perché giunto già pieno. Già a Camposampiero, infatti, si riusciva a salire sul convoglio a malapena, facendo poi l’intero viaggio stretti come sardine in scatola. «Prima nella fascia oraria dalle 7 alle 8 a Campodarsego fermavano quattro treni con destinazione Padova» protesta Claudio Dalle Fratte, due figli studenti che ogni mattina devono raggiungere la città, «Ora ne sono previsti soltanto due». Già questo porta a una prima considerazione: di fatto, il servizio è stato dimezzato. Per di più, proprio negli orari in cui serve maggiormente il collegamento con Padova. «Conseguenza è che se un servizio viene dimezzato è come se il suo costo venisse raddoppiato: a parità di costo dell’abbonamento ho metà servizio» dichiara Dalle Fratte, «Se non è una presa in giro affermare che le tariffe non sono aumentate, la drastica riduzione del servizio cos’è se non un aumento del 100%?» domanda infuriato. E proprio ieri ha inviato una formale protesta al sindaco Mirko Patron e ai referenti delle Ferrovie: nuovorariocadenzato@venetotreni.it e inframob@regione.veneto.it. Ma c’è di più: la riduzione della frequenza delle fermate è accompagnata dalla notevole riduzione del numero delle carrozze. In buona sostanza, i treni viaggiano con una capienza ridotta rispetto a prima. «Ma non dovrebbe avvenire il contrario?» si chiedono gli utenti dell’Alta padovana. E Dalle Fratte rincara la dose: «Chi fa impresa pubblica (e chi ha il compito di controllo) dovrebbe rispettare un parametro di efficienza che gli consenta di mantenere il suo ruolo, se no cambi mestiere! Il nuovo orario cadenzato è stata una scelta aziendale, politica, aziendale-politica? Cioè: chi ha deciso cosa? Chi doveva darvi attuazione? Chi paga in caso di insuccesso?».

Giusy Andreoli

 

Ieri nuova raffica di disagi, mentre Chisso potenzia due corse contestate

Viaggiatori in assemblea: «Risposte-bluff, pronti a diventare forconi»

La rabbia dei pendolari trevigiani è sul punto di esplodere. E a poco sono servite le piccole modifiche annunciate ieri dall’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso.

«È l’ennesima presa in giro, le sue promesse continuano ad essere scritte sulla sabbia», dice il portavoce dei pendolari Claudio Peris. E in vista potrebbe esserci un’iniziativa clamorosa. Se infatti non dovessero essere introdotte modifiche sostanziali al nuovo sistema cadenzato entrato in vigore lunedì, i pendolari sarebbero pronti a unirsi in un coordinamento regionale e a prendere iniziative sul modello di quelle dei cosiddetti “forconi”, che si sono viste in questi giorni sulle nostre strade.

«L’obiettivo è quello di sedersi tutti attorno ad un tavolo», aggiunge Peris, «pendolari, consumatori, sindacati, Trenitalia e Regione devono trovare insieme un modo per rendere migliore il servizio e farci tornare utenti».

Le prime riunioni per far nascere il coordinamento si terrano nei prossimi giorni in modo tale da poter fare maggiore pressioni sui vertici regionali.

«Il servizio ferroviario è, e deve essere, un sorvegliato speciale, soprattutto in questa fase di avvio del nuovo sistema, che deve essere migliorativo del precedente». Sono le parole dell’assessore Chisso, che ieri si è trovato a far fronte alle numerosissime protetse per i disservizi dovuti al nuovo orario cadenzato. «Nel secondo giorno feriale del cadenzamento», ha aggiunto, «le cose sembrano andare meglio, ma stiamo in campana. Ribadisco che i ritardi, invece, semplicemente non dovrebbero esserci».

E infatti sono arrivati i primi rimedi, anche per quanto riguarda la Marca. «Trenitalia ci ha comunicato alcuni inconvenienti riscontrati dal personale di bordo», ha fatto presente Chisso, «inconvenienti che riguardano il cadenzamento in quanto tale, che sono cosa diversa dai guasti e dai ritardi a causa del freddo. Le prime segnalazioni riguardano casi di sovraffollamento imprevisti, per i quali in alcuni casi si tratterà di attendere l’entrata in servizio del nuovo materiale rotabile in arrivo».

I treni interessati sono il 5830 (in partenza da Treviso alle 8,09 con arrivo a Padova alle 9,14) e il 5829 (da Padova alle 7.17 con arrivo a Treviso alle 8.20).

«Lasciateci provare, non esiste il manuale dell’orario cadenzato», ha invece commentato il governatore Luca Zaia, «la giornata di lunedì è stata sfortunata per motivi che dipendono da Trenitalia. Ora dobbiamo recepire e imparare. Se riusciremo ad aggiustare il sistema i vantaggi per i viaggiatori ci saranno».

E anche ieri si sono registrati diversi ritardi, anche se non di importanti dimensioni, sui treni della Marca. In particolare il Padova-Belluno delle 15.39 ha raggiunto quasi l’ora di ritardo, e il Belluno-Padova delle otto di ieri mattina ha avuto 40 minuti di ritardo.

Disagi anche sul Treviso-Padova delle 8.20 di mattina che, secondo alcuni pendolari, era decisamente troppo affollato. È invece arrivato a Conegliano con 50 minuti di ritardo il treno partito da Mestre alle 18.31. Questo ha costretto i pendolari che dovevano raggiungere Vittorio ad arrivare a casa con oltre un’ora di ritardo dato che è stata persa la coincidenza.

Sul caso è intervenuto anche il senatore dell’Udc, Antonio De Poli che ieri ha presentato un’interrogazione parlamentare. «Nelle settimane scorse da più parti, dai cittadini pendolari soprattutto e secondariamente da alcune forze politiche, sono giunte le preoccupazioni sul nuovo orario cadenzato che però sono state del tutto ignorate dalla Regione», ha detto il segretario regionale del partito, secondo cui «studenti e lavoratori pendolari pagano il prezzo di una mancanza di gestione totale. È evidente a tutti che prima di avviare una fase sperimentale, come quella dell’orario cadenzato, si debbano risolvere i problemi che, già prima dell’avvio di questo nuovo regime, c’erano quotidianamente: ovvero guasti e ritardi. Perché, se ritardi e guasti continuano, l’orario cadenzato non potrà mai funzionare. I convogli saranno sempre pieni e i lavoratori e studenti, i quali pagano un abbonamento, restano a terra».

«Tutto come da copione annunciato», recita una nota del Partito democratico, «il nuovo orario ferroviario cadenzato crea problemi e disagi a pendolari e viaggiatori. E cio che più preoccupa sono le parole dell’assessore regionale Chisso che, anziché prendere contromisure concrete ammette la sconfitta e il disservizio».

Giorgio Barbieri

 

Raccolta firme contro la Regione

Oggi alla stazione di Mogliano l’iniziativa del Pd: «Fermiamo questo piano» 

Almeno il tempo per firmare, anche a causa dei continui ritardi dei convogli di Trenitalia, i pendolari moglianesi ne avranno di sicuro. Quest’oggi dalle 6.45 fino alle 12 la stazione di via Toti dal Monte, una delle più frequentate della Marca trevigiana con oltre 2.000 passeggeri al giorno, ospiterà infatti la raccolta firme contro i nuovi orari promossa dal partito democratico e da altre associazioni cittadine.

«I pendolari hanno già subito troppo! Stop al piano della regione», questo è lo slogan della mobilitazione che vede in prima fila Carola Arena, ex segretario del Pd e candidata alle prossime primarie per la carica di sindaco. Di battaglie, quei binari della linea Venezia-Udine, negli ultimi anni, ne hanno viste parecchie, si era arrivati anche ad occupare la massicciata e a bloccare i treni per ottenere migliori condizioni del servizio da parte di Trenitalia. Tutto inutile: quasi sempre nell’ora di punta, tra un ritardo e un altro, si viaggia come sardine oppure si rischia di rimanere a terra. Con l’entrata in vigore dei nuovi orari cadenzati, proprio questa settimana, in molti ormai hanno la sensazione di essere arrivati al capolinea. Meno treni, coprifuoco serale e disagi a non finire per chi fa i turni.

Alla petizione degli orchestrali della Fenice di Venezia, molti dei quali vivono in terraferma, indirizzata dieci giorni fa direttamente all’assessore alla viabilità Renato Chisso, si aggiunge oggi quella di Carola Arena: «Il piano della Regione Veneto» attacca l’aspirante sindaco «andrà a compromettere ulteriormente una situazione già di per sé tragica: quella dei pendolari. Caro assessore Chisso riveda quel piano e restituisca ai lavoratori e agli studenti di Mogliano la certezza di un trasporto pubblico che sia realmente un servizio dignitoso, sicuro, pulito ed efficiente!». La raccolta è iniziata ufficialmente domenica: «Abbiamo raggiunto già le 500 firme da parte di cittadini che arrivano anche dai comuni limitrofi» spiega Carola Arena «non ci fermeremo».

Matteo Marcon

 

CASTELFRANCO E MONTEBELLUNA

«Carrozze piene e gelide: non si circola in sicurezza»

Continua il caos per i pendolari di Castelfranco diretti a Padova nel secondo giorno d’orario cadenzato. Ieri mattina il convoglio delle 7.32 proveniente da Montebelluna è stato annunciato con 40 minuti di ritardo. Per cui tutti i passeggeri si sono riversati in quello delle 7.42, un “Minuetto” di sole due carrozze giunto nella città del Giorgione dieci minuti dopo il previsto. Per evitare il sovraffollamento Trenitalia aveva inviato due pullman per svolgere lo stesso percorso del treno, ma la loro presenza è stata annunciata in contemporanea alla partenza del “Minuetto”. I bus pertanto sono partiti semivuoti e il treno era stipato come una scatola di sardine e nonostante questo ha dovuto lasciare gente a terra. «Una mia amica incinta è stata fatta salire per il rispetto delle altre persone in attesa che hanno visto il pancione», informa una pendolare castellana, «comunque nel treno eravamo talmente stipati da far saltare qualunque condizione di sicurezza. Erano pieni sia i posti in piedi dei vagoni che gli spazi tra una carrozza e l’altra se qualcuno si fosse sentito male sarebbe stato arduo soccorrerlo».

Altri disagi sulla stessa linea e nella stessa fascia oraria si sono verificati con l’arrivo del treno delle 7.11, che ha sostituito i convogli soppressi delle 6.42 e delle 7.23, a Montebelluna già strapieno di passeggeri saliti a Cornuda e nelle stazioni del Bellunese. Venerdì a subire forti disagi sono stati invece i pendolari e gli studenti fuori sede che rientravano da Padova verso le 17.00 il treno è partito con circa cinquanta minuti di ritardo, il tempo di percorrenza previsto tra il capoluogo euganeo e Montebelluna. Il riscaldamento era spento, ma veniva emessa aria fredda nonostante la stagione invernale. Il convoglio giunto a Camposampiero a temperature polari ha sostato poi in stazione per un ulteriore quarto d’ora. All’arrivo a Castelfranco i passeggeri che dovevano proseguire per Montebelluna e per le stazioni seguenti sono stati fatti scendere per proseguire con il treno successivo. La linea Calalzo-Padova è considerata da Legambiente la terza peggiore d’Italia per i pendolari.

Gino Zangrando

 

Ecco il dossier sui ritardi: persi 2 giorni in un mese

Inviate al governatore Zaia tutte le segnalazioni raccolte dal sito “Trenitardo”

La tratta Belluno-Padova, via Montebelluna, ha accumulato 1.462 minuti 

Avevano inviato alla Regione un dettagliato dossier raccogliendo decine di dichiarazioni volontarie di chi le tratte interessate dal cambio di orario le utilizza giornalmente, capendone i limiti e le problematiche. Il documento, rimasto lettera morta, era stato spedito all’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso. Si tratta dei ragazzi di “Trenitardo”, il sito fondato da un gruppo di studenti di Padova che gioca con la somma dei ritardi di tutti i convogli in transito in Veneto (solo nella provincia di Treviso siamo arrivati a oltre 2 giorni) per arrivare a comporre una “banca del tempo perduto”. In questi giorni una speciale attenzione è stata dedicata proprio ai nuovi orari cadenzati.

Nel dossier sono analizzati i ritardi dei singoli treni. Dal 18 novembre 2011, e quindi in meno di un mese, il treno Padova-Treviso ha accumulato 238 minuti di ritardo per 39 treni considerati, con una media quindi di 6 minuti di ritardo a treno. Va un po’ meglio al tratto Treviso-Padova: 248 minuti accumulati per un campione di 47 treni e una media di 5 minuti a mezzo. Va decisamente peggio sulla tratta Belluno-Padova, che passa per Montebelluna: 1.462 minuti di ritardo in 219 mezzi considerati, con una media di quasi sette minuti di ritardo a treno. Nel dossier sono anche segnalate le testimonianze dei travigiani che hanno segnalato i disservizi.

«Sono sconvolta», scrive Silvia, «dal nuovo orario nella tratta Treviso-Padova in quanto il precedente treno delle 07.05 non esiste più perché si è trasformato nel treno delle 07.17, un orario indecente per gli studenti pendolari che hanno lezione alle 8.30 che già faticavano ad arrivare in orario a causa dei frequenti ritardi. Mi chiedo con che criterio abbiate deciso questo orario e ritengo che sia opportuno ritornare a quello vecchio».

«Sono uno studente-pendolare che da Treviso va a Padova tutti i giorni per frequentare l’università», afferma Lorenzo, «le lezioni iniziano alle 9:30. Mi era molto comodo il treno regionale delle 8:04 a Treviso con arrivo previsto per le 9:09 a Padova. Ora ho visto che è stato posticipato alle 8:09 con arrivo alle 9:14 a Padova e contando i canonici 5 minuti di ritardo che subisce il treno nella tratta non mi consente più di arrivare in orario a lezione costringendomi quindi a percorrere la tratta Treviso-Mestre-Padova». «Sono piuttosto irritata per il nuovo orario cadenzato», scrive invece Valentina.

(g.b.)

 

«La nostra odissea sulla Vittorio-Venezia»

L’ira dei passeggeri: «Un’ora e 30 minuti per percorrere 70 chilometri e cambiare due treni» 

Si trasforma in un’odissea un viaggio in treno da Vittorio Veneto a Venezia: i pendolari raccontano così il loro primo viaggio con il nuovo orario cadenzato da Belluno per la laguna passando per il capoluogo dell’Alta Marca. Nel caso vittoriese i nuovi orari entrati in vigore il 16 dicembre hanno stravolto le tabelle di marcia verso Venezia, Mestre e Treviso, imponendo il cambio a Conegliano con attese di un quarto d’ora tra un treno e l’altro per poi partire alla volta di Venezia. È bastato un primo giorno di prova per sentire i resoconti furiosi di chi tutte le mattine affronta una levataccia per andare al lavoro: vagoni freddi, stracolmi di persone, tanti in piedi, e con tempi di percorrenza che invece di migliorare si allungano facendo perdere, in molti casi, l’arrivo in orario sul posto di lavoro.

Il comitato dei pendolari vittoriesi, come tanti altri del Veneto, è sul piede di guerra, e i resoconti impietosi sulla nuova situazione dei treni sulla linea che collega la città della Grande Guerra a Venezia sono già stati divulgati dai pendolari stessi. «L’arrivo a Venezia, prevede il nuovo orario, è alle ore 8.30, quando uffici e scuole hanno già iniziato le varie attività», affermano i pendolari sul loro blog, e aggiungono una lista di problemi: «bilancio: 1 ora e 30 minuti per percorrere la bellezza di 70 chilometri con il disagio di cambiare due treni, sul primo in piedi, sul secondo scomodi, aspettando 20 minuti al freddo e al gelo e arrivare mezz’ora dopo rispetto a prima sul luogo di lavoro. E quando ci saranno ritardi o cancellazioni? Insomma, a chi giova questo nuovo orario cadenzato? Ad oggi la risposta certa è: non certo ai pendolari». Parole cariche di rabbia, che non si è stemperata nonostante le trattative di questi mesi tra l’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso, e i comitati dei pendolari veneti sembrava avessero dato i loro frutti, anche per le linee che collegano il Bellunese e l’Alto Trevigiano alla laguna. Invece, questa è la sintesi di chi ha percorso la tratta Vittorio-Venezia nella prima giornata di orario cadenzato: «Si parte da Vittorio già con qualche minuto di ritardo a bordo di un famigerato treno Minuetto, proveniente da Ponte nelle Alpi già con alcune persone in piedi. La situazione alla stazioncina di Soffratta, subito dopo Vittorio, peggiora ulteriormente con molte persone ammassate nei vestiboli. A Conegliano si scende dal treno che proviene dal bellunese per aspettare quello che va a Venezia; sulla banchina il numero di pendolari è molto alto. A Conegliano non ci sono treni solo per noi ad aspettarci, come invece inizialmente promesso da qualcuno sulla stampa, ma si deve attendere un treno che proviene da Udine. Dopo 20 minuti di attesa, da orario non si sarebbe dovuto aspettare più di 15 minuti, comunque tanti se si è all’aperto a 2-3 gradi, un treno Vivalto a due piani ci trasporta in direzione di Venezia. Nonostante si tratti di un regionale veloce, che non dovrebbe fermare nelle stazioni intermedie, si pensa bene che un treno stracarico di pendolari provenienti dal Friuli deve tirare su anche quelli della stazioncina di Spresiano. Per fortuna quasi tutti hanno trovato un posto a sedere, con meno comfort rispetto ai treni utilizzati fino alla scorsa settimana, l’effetto è un po’ quello delle sardine in scatola: sedili stretti, spazi ridotti, scompartimenti freddi».

Alberto Della Giustina

Un’altra giornata da dimenticare con carrozze sovraffolate e ritardi

E c’è anche chi ha chiesto una coperta, perché il riscaldamento non funzionava

BELLUNO – Un’altra giornata di passione per gli utenti delle ferrovie venete. Treni in ritardo costante, altri mai partiti, altri ancora senza riscaldamento, tanto da far battere i denti ai passeggeri. E, come se non bastasse, coincidenze a Belluno con pullman di linea che, nel migliore dei casi, l’utente vede sfrecciare davanti a sè all’uscita della stazione. Insomma, muoversi oggi in provincia di Belluno utilizzando i mezzi pubblici è diventato una vera e propria odissea. Chissà cosa succederà quando arriveranno i turisti per le vacanze di Natale… Ancora ritardi e soppressioni. Come si dice, di male in peggio. Se ieri la parola d’ordine era “ritardo”, oggi non sembrava nemmeno di essere in presenza di quella che da Venezia è stata definita una vera e propria rivoluzione. Come capitava spesso, infatti, anche ieri almeno due corse sono state soppresse. Si tratta dei treni delle 7.45 da Calalzo per Belluno e delle 8.45 da Belluno a Calalzo. Tutto come prima, quindi. Con l’unica differenza che ieri mattina le corse ferroviarie sono state sostituite da pullman. Problemi anche per chi ha preso il primo treno per Padova, quello delle 5.48. Coloro che volevano e speravano di arrivare entro le 8 nella città del Santo, hanno dovuto rassegnarsi ai sonori 50 minuti di ritardo che nel corso del viaggio il treno ha accumulato. A questi disservizi, si aggiungono anche delle corse in partenza da Belluno in ritardo per motivi sconosciuti. Intanto, in stazione a Belluno si intensifica la videosorveglianza con ulteriori telecamere.

Sovraffollamento. Oltre ai ritardi e alle soppressioni, i pendolari “coraggiosi” del treno hanno dovuto anche ieri fare i conti con corse super affolate, per la riduzione delle carrozze. E la gente era talmente tanta che sul treno 11075 da Belluno per Padova è intervenuta anche la polizia. È accaduto alla stazione di Castelfranco Veneto.

Il viaggio al freddo. E cosa dire poi del fatto che una signora che viaggiava su un treno partito dal Bellunese ha dovuto chiedere al capo treno una coperta, perché stava congelando? Il motivo? Semplice, non era attivo l’impianto di riscaldamento. Già, capita anche questo sui treni veneti. Il trasporto integrato. Come se non bastasse, per completare questo quadro edificante, si fa sentire in maniera molto forte anche la sfasatura tra il nuovo orario dei treni e il vecchio delle corse di Dolomitibus. Provincia e società sono al lavoro per cercare di modificare per quanto possibile l’orario delle corse.

«Abbiamo avuto l’ufficialità dell’orario cadenzato soltanto il 12 dicembre scorso e da allora ci siamo messi all’opera alacremente per modificare il nostro. Contiamo, grazie anche alla pausa natalizie, di poter avviare una prima modifica già dal 7 gennaio 2014, con la ripresa delle attività scolastiche e lavorative. La nostra priorità, infatti, restano gli studenti e i lavoratori», precisa Pietro Da Rolt, direttore di Dolomitibus, che aggiunge: «Poi passeremo anche al resto delle corse». Ma non sarà un’impresa facile. Ad oggi, ad esempio, l’ultimo treno che arriva a Belluno alle 19.30 non ha più la coincidenza con la corriera per l’Agordino, che parte alle 19.15, mentre chi prende il pullman dall’Agordino che arriva a Belluno alle 13.50 non può prendere il treno, che è partito alle 13.48. Per il Cadore l’ultimo treno arriva a Calalzo alle 20.42, peccato che la corriera sia passata alle 20.35. Insomma, vita dura per i pendolari.

Paola Dall’Anese

 

Sergio Reolon chiede le dimissioni di Renato Chisso

«Il nuovo orario cadenzato dei treni regionali è entrato in vigore a Belluno supportato da tre striminziti nuovi treni e con disagi enormi che hanno fatto vivere ai pendolari un lunedì da leoni inferociti. L’orario va cambiato, i treni vanno aumentati, come anche le carrozze».

Il consigliere regionale Sergio Reolon (Pd) dopo tutti i disagi subiti dagli utenti bellunesi delle ferrovie chiede le dimissioni dell’assessore alla mobilità Renato Chisso: «Zaia e Chisso, assieme a Trenitalia, hanno portato il trasporto ferroviario al collasso. L’assessore Renato Chisso farebbe bene a dimettersi prendendo atto degli errori commessi e delle gravissime omissioni. La Regione non investe un solo euro sul servizio e poi scarica la responsabilità su Trenitalia, ma la competenza del servizio è della Regione».

 

NUOVO ORARIO

Dopo il primo traumatico impatto dell’orario cadenzato sui pendolari veneziani riprendono fiato le voci polemiche. A farsi sentire è il gruppo Legambiente del Veneto Orientale, che se la prende con l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso.

«Nessuna delle richieste presentate il 3 dicembre scorso da sindaci, cittadini, comitati e associazioni è stata accolta – accusa il gruppo in una nota -. L’assessore Chisso dichiara di avere lavorato con le associazioni, peccato che le stesse abbiano sollevato notevoli critiche mai accolte. È evidente che questa proposta di orario cadenzato non ha nulla a che vedere con un moderno concetto di trasporto pubblico».

Il gruppo ambientalista stigmatizza l’aumento delle fasce scoperte, notturne e diurne, e l’ulteriore riduzione di offerta nelle giornate prefestive e festive.

«Non vi è nessuna politica dedicata ad intercettare nuovi utenti. Al contrario chi deve essere al lavoro a Venezia alle 6,30 o alle 7 si accomodi in auto, chi termina dopo le 22 prenda l’auto. Vai a Roma o Milano? Prendi l’auto fino a Mestre. I turisti che desiderano soggiornare nella cintura Veneziana, ossia la città metropolitana, si arrangino. La politica di questa Giunta Regionale punta solo al mezzo privato (bisogna pur pagare i pedaggi per le autostrade) condannando le città a perenni e crescenti ingorghi».

Dal canto suo l’assessore Chisso dichiara che il servizio ferroviario è «un sorvegliato speciale, soprattutto in questa fase di avvio del nuovo sistema, che deve essere migliorativo del precedente. Oggi, secondo giorno feriale del cadenzamento, le cose sembrano andare meglio, ma stiamo in campana».

Tra i convogli sotto osservazione c’è il treno in partenza da Brescia alle 5.51 con arrivo a Venezia alle 8.55: «Trenitalia lo terrà sotto controllo per valutare un eventuale cambio di materiale rotabile».

Intanto stasera alle 20.30 a Meolo, nella sala multifunzionale del Centro servizi anziani “I Tigli” in via Ca’ Corner Sud, il Pd ha organizzato un incontro-dibattito sull’orario cadenzato dal titolo “Cosa è cambiato per gli utenti? Quali le problematiche e i possibili miglioramenti?” (per informazioni http://pdmeolo.wordpress.com). (d.d.b.)

 

Il docente Luigi Podda vittima dei disagi giornalieri: anche per lui il treno è solo un incubo

I PENDOLARI – Erano state promesse corse ogni 15 minuti: un’illusione

L’ODISSEA dei pendolari accentuata con l’entrata in vigore del nuovo orario cadenzato: solo ritardi

Caos-treni, dopo il flop. Consiglio straordinario

Le proteste dei pendolari dopo il flop registrato il primo giorno dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato di Trenitalia, ha indotto il consiglio comunale di Mogliano a riunirsi in seduta straordinaria. Lo farà domani sera alle 19.45 per discutere l’unico argomento all’ordine del giorno relativo all’interpellanza ad hoc presentata dal gruppo consiliare di “Mogliano Democratica” (Rita Fazzello e Mario Fenso).

«Quali provvedimenti intende prendere la Giunta per non penalizzare ulteriormente i pendolari del trasporto ferroviario?, chiedono la Fazzello e Fenso. Mogliano è stata individuata dal servizio della Metropolitana leggera di superficie come la stazione cardine per i parcheggi scambiatori della tratta Treviso-Venezia (i pendolari sono circa 2 mila al giorno). In realtà la Metropolitana resta al momento soltanto una chimera. Dal dibattito consiliare di domani sera sono attese diverse risposte alle domande rimaste in sospeso, a cominciare dalla nuova fermata dei treni tra Marocco e La Favorita di Mestre con la realizzazione del nuovo ponte sul fiume Dese.

A dubitare sul reale decollo della Metropolitana sono in tanti. Tra i pendolari delusi c’è Luigi Podda, 55 anni, moglianese, docente al Conservatorio di Padova dove è insegnante di sassofono.

«Sono anni -commenta il professore- che sentiamo dire che con l’entrata in funzione della Metropolitana ci sarà un treno ogni quarto d’ora da Treviso a Mestre. In realtà stiamo assistendo alla soppressione di diverse corse. Da Mogliano per Venezia non si sono più treni per due ore nella fascia centrale della mattinata». Ma i disagi del docente non finiscono qua. «Quando arrivo a Mestre devo aspettare un’ora per raggiungere Padova per prendere un treno regionale. Salvo optare per un treno super-veloce spendendo 16 euro per fare 30 chilometri. È questo l’aiuto che si dà a noi pendolari?».

Nello Duprè

 

Treni, bufera sulla Giunta

Zaia: «Lasciateci provare, i vantaggi si vedranno».

Chisso: «Subito i primi aggiustamenti».

Ma l’opposizione va all’attacco e il caso finisce in Parlamento

DISAGI CONTINUATI – Per i pendolari del Nordest. Corse in ritardo, coincidenze difficili. Trenitalia annuncia: «Cambiamo subito»

6 LE CORSE INTERESSATE A MODIFICHE

Nessuno forse si aspettava che nell’orario cadenzato regionale qualcuno avesse messo anche candelotti di dinamite per la politica. Ma è così: dopo mesi di annunci e statistiche, l’esordio semifallimentare del nuovo sistema (“da ieri mi devo alzare 45 minuti prima ogni giorno” – racconta Francesca, pendolare Padova-Mestre) ha acceso uno sbarramento di fuoco di polemiche. Tanto che ormai le opposizioni di centro sinistra chiedono apertamente le dimissioni dell’assessore responsabile Renato Chisso. La Giunta resiste e fa quadrato difendendo il nuovo sistema di mobilità su rotaia. «Lasciateci provare, non esiste il manuale dell’orario cadenzato – tuona il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – La giornata di lunedì è stata sfortunata per motivi che dipendono da Trenitalia dobbiamo recepire e imparare. Se riusciremo ad aggiustare il sistema, i vantaggi per i viaggiatori ci saranno». Vaglielo a dire a quelli che non sono arrivati in orario al lavoro o hanno aspettato mezze ore per tornare a casa. Così le armate dei partiti sono scese in campo. Antonio De Poli, senatore Udc ha annunciato un’interrogazione al ministro delle Infrastrutture Lupi per chiedere «quali iniziative intenda intraprendere per risolvere una situazione che sta provocando disagi a migliaia di pendolari».

E il capogruppo regionale del Pd, Lucio Tiozzo, attacca su tutta la linea la Caporetto del sistema ferroviario. «Zaia non è capace di gestire proprio uno dei settori che sono di competenza della Regione? Il Veneto riconsegni allo Stato ogni competenza, peggio di così non può andare». Di disastro annunciato parla il segretario regionale del Pd, Rosanna Filippin: «Da settimane chiedevamo attenzione e interventi concreti da parte della Regione rispetto ai problemi sollevati dai comitati dei pendolari». Sergio Reolon (consigliere regionale Pd): «La Regione non investe un solo euro sul servizio e poi scarica la responsabilità su Trenitalia, ma la competenza del servizio è della Regione. Gli unici a lavorare per migliorare il servizio sono i pendolari». «Bisogna approfittare del periodo natalizio, per rimodulare l’impostazione», suggerisce Bruno Pigozzo(Pd). Ad ammettere per primo che “qualcosa non ha funzionato” è ancora l’assessore alla mobilità Renato Chisso, che però difende l’impostazione data ai trasporti su rotaia: «Trenitalia ci ha comunicato inconvenienti riscontrati dal personale di bordo – spiega – sul cadenzamento in quanto tale e sono cosa diversa dai guasti e dai ritardi».

In Friuli V. G. l’assessore alla Mobilità Mariagrazia Santoro è stata decisa e dura contro Trenitalia: «Serve un po’ di tempo, lo capiamo perché il nuovo orario sia a regime, ma non sono accettabili gli inconvenienti che si stanno verificando in questi primi giorni». Per Trenitalia il servizio dei treni cadenzati per i pendolari sembra funzionare: parla solo di alcuni ritardi ritenuti «fisiologici» e ristretti nei 10 minuti in una fase che resta di sperimentazione. «Nei prossimi giorni il servizio verrà ritarato». Come dire: pendolari resistete. I pendolari non ci stanno e si sfogano sul web tanto che – un esempio – il comitato “Pendolari Salzano-Robegano” ha aperto una pagina Facebook per le segnalazioni. «Come si poteva pensare di avviare un piano tanto ambizioso quando Trenitalia non era nemmeno in grado di garantire il precedente orario?».

(ha collaborato Gabriele Pipia)

 

MONTEBELLUNA Continua il calvario dei pendolari: a Castelfranco non riuscivano a salire

Treni nel caos: arriva la polizia

Ieri mattina accumulati altri ritardi: quasi un’ora. E gli altoparlanti invitano a scendere

MONTEBELLUNA – Sos dei pendolari: «Serve un treno di rinforzo». Sulla linea Belluno-Padova, e in particolare in corrispondenza delle fermate di Montebelluna e Castelfranco, si è consumata ieri un’altra giornata di passione: il treno delle 7.11 è arrivato in stazione a Montebelluna con più di 50 minuti di ritardo, mentre a Castelfranco è dovuta intervenire la polizia per evitare che l’assalto alle carrozze troppo piene avesse conseguenze peggiori.

«Tra lunedì e ieri -spiega Alberto Ghiraldo, dell’associazione pendolari di Montebelluna- abbiamo avuto ritardi in molte fasce orarie, culminati col secondo treno della mattinata di ieri partito da Belluno con 52 minuti di ritardo».

Si tratta del famigerato treno delle 7.11, che da solo (invece dei due precedenti) dovrebbe sostenere l’intero flusso di pendolari, ma che già lunedì ha lasciato a piedi molti studenti. «Come avevamo previsto -prosegue Ghiraldo- la situazione è invivibile, con i passeggeri che per l’intera tratta vengono stipati in modo disumano, essendo solo gli studenti del bacino del montebellunese in numero tale da riempire l’intero treno. Inoltre, più un treno è affollato, maggiori sono le possibilità di ritardo. Di fatto, il convoglio arriverà a Padova costantemente dopo le 8.15 , rendendo impossibile la puntualità alle lezioni. Chiediamo un treno di rinforzo nella medesima fascia oraria».

Ieri intanto a causa dell’incredibile ritardo del treno a Montebelluna, molti pendolari si sono spostati in auto, in qualche caso scegliendo di partire da Castelfranco. E qui è stato il caos.

«C’era la polizia -spiega una pendolare, ma la cosa è segnalata anche sul sito “Trenitardo”- a gestire la gente che saliva in treno e c’è stato perfino l’annuncio che pregava i passeggeri di scendere perchè il treno era troppo affollato».

Intanto, per quanto riguarda nello specifico la situazione di Montebelluna, «è una vergogna senza limiti -spiega Lucio De Bortoli, consigliere di “Montebelluna nuova”- il nuovo orario è inaccettabile. Intervenga il sindaco con chi di dovere».

Laura Bon

 

LETTERE AL DIRETTORE

Treni, più che cadenzato l’orario è cadente e decadente

Caro direttore, oltre ad avere diradato le corse (si fa per dire) e allungato i tempi di percorrenza, il nuovo orario ferroviario ha pure aumentato i ritardi. Oggi (ieri per chi legge, ndr) con il treno delle 7.48 da Belluno per Padova non sono bastati due ore e 13 minuti per fare poco più di cento chilometri. Sono occorsi due ore e 22 minuti a una velocità media di poco più di 40 chilometri all’ora. Avanzo una proposta: sostituire la strada ferrata con una pista ciclabile. Otterremmo il duplice vantaggio di diminuire i tempi di percorrenza e sanare il bilancio regionale. Se fossi nell’assessore ci penserei.

Arturo Garbuio Belluno

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Caro lettore, più che cadenzato questo nuovo orario ferroviario varato in Veneto mi sembra cadente. O, se preferisce, scadente e decadente, nel senso che pur essendo appena entrato in vigore sembra già avviato verso un sicuro declino. Battute a parte, è davvero inspiegabile che in Veneto non si riesca a garantire un servizio ferroviario per i pendolari degno di questo nome. Ed è intollerabile che non siano neppure chiare le responsabilità di questo perenne disastro sui binari. Di chi è la colpa? Della Regione? Di Trenitalia? Di addetti inadeguati? O di chi altro? Forse se riuscissimo ad accertare almeno questo, potremmo provare a dare una soluzione ai problemi. L’impressione invece è che prevalga sempre la logica dello scaricabarile. Gli uni addossano la colpa gli altri, gli altri fanno altrettanto. E il conto lo pagano sempre e comunque i pendolari.

 

Nuova Venezia – Treni, un giorno d’inferno

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17

dic

2013

Guasti, soppressioni, morta d’infarto e gravi ritardi

Guasto e nuovi orari i treni vanno in tilt

Disastro nel primo giorno del cadenzato: sulla Venezia-Padova il gelo paralizza i convogli

Al mattino ritardi di un’ora. In serata a Vigonza donna muore in un vagone, nuovi disagi

VENEZIA – È partito con il piede sbagliato il primo giorno infrasettimanale dell’orario cadenzato: un lunedì nero per Trenitalia e soprattutto per i pendolari: ritardi su ritardi, treni che non arrivano, coincidenze che saltano vagoni sovraffollati, abbonati stipati e schiacciati come sardine. Una serie di fattori si sono sovrapposti negli orari di punta, al mattino e alla sera: prima un guasto avvenuto tra le 5.30 e le 6 del mattino nella tratta Padova-Mestre, tra le stazioni di Dolo e Vigonza, per la difficoltà dei convogli a captare l’energia elettrica. Verso le 17, invece, una donna è morta a bordo di un treno all’altezza di Vigonza, fatto che ha provocato ennesimi ritardi fino all’ora di cena. Cronaca, dunque, di una giornata convulsa, iniziata male e finita peggio. Tanto che l’assessore regionale, Renato Chisso, a metà pomeriggio ha dichiarato che «il battesimo del sistema di trasporto ferroviario su ferro non è stato certo soddisfacente. Anzi è andato male, a causa di malfunzionamenti nei servizi resi da Trenitalia e dei conseguenti contraccolpi a catena». Venezia-Padova. Mattinata di passione per chi si è dovuto spostare, ieri mattina, lungo la tratta tra Venezia-Padova, rallentata dalle sei del mattino, a causa – spiega Trenitalia – delle difficoltà di captazione di energia elettrica da parte del treno regionale 20800 Venezia-Verona, tra le stazioni di Dolo e Vigonza. Può darsi che le linee aeree fossero ghiacciate o umide, treni merci ne erano passati pochi, per cui i materiali più sensibili possono averne risentito. Il risultato però, non è cambiato: disagi a catena, 14 treni regionali hanno registrato tra i 20 e i 60 minuti di ritardo e 6 sono stati cancellati. Sul sito trenitado.org, realizzato da studenti del Triveneto che calcolano il tempo perduto a causa di Trenitalia, i commenti linkati su twitter si sono sprecati. Tantissimi si sono lamentati per via del sovraffollamento dei treni, delle modalità di viaggio, delle coincidenze saltate. Al mattino la circolazione, è ripresa nella normalità poco dopo le 9, ma la fascia oraria più delicata, era andata oramai male. Tragedia in treno. Il convoglio che ha mandato in tilt la circolazione, ieri pomeriggio, è stato il Venezia-Vicenza, ancora una volta nella tratta Venezia-Padova. All’altezza di Vigonza, in un treno che viaggiava sulla linea “storica”, una donna anziana si è sentita male. A nulla sono valsi i tentativi di rianimarla: Maria Laura Latini, 77 anni, nativa di Ascoli Piceno ma residente a Cavallino, non ce l’ha fatta. Ai soccorritori, non è rimasto che constatare il decesso. Ritardi anche di quaranta minuti, a catena, come al mattino.

A catalizzare lamentele dei pendolari di tutta la Regione, il sito del comitato pendolari del Veneto Orientale, che ieri ha raccolto testimonianze di viaggiatori che si sono cimentati su tutte le linee: «Il treno da Treviso a Padova», spiega un pendolare, «è un unico minuetto striminzito per una tratta che prima ne aveva uno multipiano da cinque vagoni». Un’operatrice sanitaria di Treviso, che da poco si è trasferita a Preganziol proprio per riuscire ad arrivare all’ospedale Fatebenefratelli in orario, racconta tutta la sua disperazione. Mestre-Santa Lucia. Centro dei rallentamenti di mezza regione, la stazione veneziana, dove pendolari e studenti cambiano treno e tratta per tornare a casa o per recarsi al lavoro o all’università. Trenitalia aveva predisposto dei servizi sostitutivi di autobus nel caso ce ne fosse stato bisogno. A Quarto d’Altino, ad esempio, dove convergono pendolari anche della zona della Marca, c’era un autobus fermo, in attesa di istruzioni. L’autista non ha detto molto, tranne che era lì qualora fosse stato necessario. Dopo qualche ora, è ripartito vuoto. Eppure di convogli sovraffollati, ce n’erano eccome ieri. Bellunese. Non è andata meglio per le linee del bellunese, che pure l’assessore regionale ha promesso rivisiterà entro l’estate, inserendo se possibile almeno un diretto Venezia-Calalzo. Se la mattinata, a differenza che tra Padova Mestre e Verona, è stata sufficientemente tranquilla con treni però iper affollati (e ritardi cronicizzati), il pomeriggio è stata una disfatta. Padova-Belluno e Belluno-Padova in ritardo: un treno che doveva partire da Belluno alle 16.48, alle 17.35 era ancora fermo a Sedico ad attendere la coincidenza che veniva da Padova nel senso opposto, mentre un convoglio diretto da Belluno a Venezia del tardo pomeriggio, ha portato addirittura 51 minuti di ritardo. I gruppi Treni per Belluno e Binari Quotidiani, hanno commentato amaramente, con la speranza, però, che dopo la prima settimana di rodaggio, la situazione migliori e le coincidenze vengano rispettate.

Marta Artico

 

L’assessore Chisso ammette «Battesimo andato male»

La Regione: «Giornata nera, da cancellare».

Lanciato un appello a Trenitalia perché i disagi non si ripetano.

Ruzzante, Pigozzo e Pettenò: «Orario da rivedere»

VENEZIA – Giornata nera, da cancellare. Tutti d’accordo. Con l’assessore Renato Chisso profondamente deluso e arrabbiato con Trenitalia che mette a disposizione un numero verde per raccogliere le proteste dei pendolari. Il guasto tecnico che ha mandato in tilt dalle 5,30 alle 9 i treni sulla Padova-Mestre è assai banale: problemi alla linea elettrica, con il pantografo che non riceve corrente dai cavi elettrici paralizzati dal gelo. Non è la prima volta e non sarà l’ultima: il ghiaccio e la neve bloccano sia gli Etr dell’Alta velocità sia i Taf regionali. Se le opposizioni con Pigozzo e Ruzzante (Pd) e Pettenò (Sv) parlano di pessimo esordio dell’orario cadenzato, l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso si arrende di fronte all’ennesimo black out e ammette: «Il battesimo del sistema di trasporto ferroviario su ferro non è stato certo soddisfacente. Anzi è andato male, a causa di malfunzionamenti nei servizi resi da Trenitalia e dei conseguenti contraccolpi a catena. Io però credo in quello che il suo amministratore delegato (Mauro Moretti ndr) ha definito il migliore standard di servizio a livello europeo e, nell’invitare tutti gli utenti a segnalare criticità e a inviarci suggerimenti, attendo che chi svolge il servizio lo assicuri così come è stato assieme stabilito che debba funzionare», spiega l’assessore veneto. Chisso è contrariato perché il bilancio dei primi due giorni di servizio cadenzato è pessimo, soprattutto ieri che rappresentava il battesimo del fuoco. «Siamo tutti di fronte ad un sistema nuovo, ma al momento non possiamo valutarlo nella sua funzionalità proprio a causa di queste disfunzioni, che sarebbero capitate anche con il vecchio sistema», ha detto Chisso, «mi auguro però che non si ripetano, non di questa entità ed estensione, e soprattutto chiedo che si capisca alla radice quali ne sono state le cause remote e vi si ponga rimedio. Un servizio ferroviario non può vivere con le fragilità che oggi abbiamo constatato, anche se so dell’impegno profuso da tutti gli addetti al lavoro per limitare i disagi e per garantire il ritorno alla normalità. A chi continua a speculare dico solo che far funzionare i treni non è una scelta politica, di destra o di sinistra, ma un dovere di tutti, Trenitalia in testa, che va tenuta sotto pressione», conclude Chisso. Diversa la lettura di Pietrangelo Pettenò (Sv): «Chiediamo che il nuovo orario venga rivisto per andare incontro alle esigenze dei pendolari, che siano investiti più soldi per acquistare nuovi treni e che l’assessore venga in Commissione a spiegare i continui disguidi». Pigozzo e Ruzzante (Pd) rincarano la dose: «Ritardi pesanti, tagli di corse, carrozze strapiene, pendolari sul piede di guerra: L’esordio dell’orario cadenzato è pessimo. Eppure per mesi abbiamo chiesto che l’assessore Chisso e il presidente Zaia aprissero occhi ed orecchie alle tante segnalazioni dei territori sui probabili ed ulteriori disagi che il nuovo orario avrebbe provocato».

 

LA DIREZIONE DI TRENITALIA VENETO

«Il freddo ha bloccato la linea elettrica»

Giaconia si difende: ci scusiamo con tutti, sono problemi che capitano in inverno

VENEZIA – Tutta colpa del freddo. Che ha creato problemi alla linea elettrica dei treni. Maria Annunziata Giaconia, direttrice per il Veneto di Trenitalia, non ha dubbi: il guasto è di natura tecnica e non va confuso con l’introduzione dell’orario cadenzato entrato in vigore domenica scorsa, una vera rivoluzione del trasporto pubblico ferroviario. «Ci sono stati problemi alla linea elettrica e il pantografo non riusciva a catturare l’energia: il primo treno regionale della Tav partito alle 5 del mattino si è messo in moto con grande difficoltà e pensavamo che la linea fosse stata ripulita dal ghiaccio, invece il secondo convoglio si è bloccato a Vigonza. Uno stop dalle 5,30 alle 9 del mattino», spiega la Giaconia. «Sono problemi che si verificano nelle giornate invernali: la brina, il ghiaccio, la neve non danno tregua non solo in Veneto ma in tutt’Italia. Per fortuna si sono accumulati ritardi sull’ordine di 15-20 minuti ma non c’è stato il black out generale perché sui binari dell’alta velocità abbiamo fatto circolare gli altri convogli». E la rivoluzione dell’orario cadenzato? «Dopo due giorni è difficile fare un bilancio ma posso dire che stiamo monitorando 3-4 linee per capire se ci sono stati dei cambiamenti profondi da parte degli utenti. Sulla Schio-Vicenza i segnali sono importanti ma ci vuole almeno un mese per capire se l’orario cadenzato ha migliorato la qualità del servizio, come tutti ci auguriamo», dice Maria Giaconia. Se Trenitalia è finita sul banco degli imputati con l’assessore Chisso che invoca il rispetto degli accordi firmati con la Regione, c’è un altro soggetto coinvolto: Sistemi Territoriali guidata da Michele Gambato, che ha fornito i 12 nuovi treni Stadler entrati in funzione il 15 dicembre con l’orario cadenzato. «Il guasto non ha coinvolto i nostri mezzi, ci mancherebbe altro. Si tratta dei Tav regionali a due piani che continuano a farci soffrire», dice Gambato. «Ma la qualità del servizio in Veneto è nella media europea, con punte di eccellenza, costi molto bassi per i pendolari e incidenti che si contano sulle dita di una mano. Non ci dobbiamo lamentare anche se i ritardi danno fastidio, ma il passo in avanti con il nuovo orario sarà davvero notevole». Infine, per segnalare disagi, si può chiamare il numero verde gratuito 800042822.

 

TRASPORTI NEL CAOS»VENEZIA

«Con questi orari dovremo usare l’auto»

L’ira di turnisti e studenti: orari assurdi, siamo costretti a svegliarci all’alba. Lavoratori e famiglie sono penalizzati

MESTRE – In tanti, con il nuovo orario cadenzato, ammettono di avere problemi con l’orario lavorativo e di dover prendere l’auto, specialmente chi si dirige verso la città lagunare. Ieri mattina, nella stazione di Quarto d’Altino, in tanti avevano l’amaro in bocca.

«Da inizio settimana arrivo mezzora in ritardo», racconta Marco Natella, di Musile di Piave, «il sabato un’ora e mezza e alla domenica due. Ho fatto anche il conto di quanti chilometri in più faccio. Solo di festività, sono 400 chilometri in più al mese, che son soldi e pesano nel bilancio familiare». Prosegue: «E con la neve e il ghiaccio? La nebbia? Senza contare che in famiglia, lavoro solo io. Il mio treno, quello che partiva alle 4.13 da Portogruaro, dicono che l’hanno posticipato, in verità è defunto perché del vecchio treno, non è rimasto più nulla, né il numero, né l’ora. Adesso dovrò parlare con l’impresa per la quale lavoro all’ospedale civile di Venezia e vedere cosa si può fare». Chiosa: «Domenica, solo da San Donà, dieci persone hanno preso l’auto».

Anna Toffolo lavora per una impresa di pulizie a Marghera. «Adesso prendo il treno delle 5.17», racconta, «prima prendevo quello delle 4.53, devo iniziare alle 5.30 ma ho iniziato più tardi, per fortuna non lavoro il fine settimana. Sono preoccupata anche per mio figlio, prima arrivava a scuola alle 7.50, adesso con il treno fa più tardi, altrimenti dovrebbe prenderne uno troppo presto, ma già si sveglia all’alba. Ci sono diversi genitori con i figli che frequentano il Barbarigo di Venezia, che hanno questo problema». «Da domenica», spiega Luciano Ferro, rappresentante dei pendolari, «quando sono di turno nel fine settimana prendo l’auto. Il che significa non solo spendere denaro di benzina oltre a pagare l’abbonamento, ma anche andare a parcheggiare a Campalto, pigliare un autobus e poi di nuovo un altro mezzo verso Venezia».

«Gli orari che si sono inventati sono assurdi», commenta Lorianna Spinadin, «andando avanti così, gireranno i treni vuoti e la gente userà sempre di più l’auto. È un problema che riguarda tutti: anche chi dice che i suoi orari non sono stati toccati, in verità sbaglia, perché è tutto collegato. Senza contare che oramai tutti lavorano il sabato e la domenica, i turnisti aumenteranno anziché diminuire».

Sara Folin, è di Musile di Piave: «Questi orari penalizzano le famiglie», racconta, «mio marito non ha più i treni di prima, questo significa che torna dopo, deve recuperare i ritardi, non può andare a prendere almeno uno dei nostri figli e devo chiedere aiuto, portarlo alla suocera, senza contare il denaro che si spende in più in auto e che pesa nell’economia familiare».

«Io lavoro allo Iuav», racconta Mario Florian», che tutti i giorni da Quarto va a Venezia, «e ho anche dei problemi di deambulazione. Sono responsabile della chiusura di una sede, per cui se i professori si fermano devo aspettare che escano, a quel punto anche facendo il prima possibile, non arrivo a prendere l’ultimo treno. Abito qui da 28 anni e degli orari peggiori di questi, non li ho mai visti».

Salvatore Scribano, lavora nell’orchestra della Fenice: «Parlo per me, ma anche per la categoria delle sarte della Fenice. Intanto domando: come si fa a togliere treno delle 14.45? Come si arriva vicino a San Marco? Io lavoro nel coro, sono più elastico, ma la sera? Adesso il prenotturno è alle 22.11, ma chi lo piglia? Non serve a nessuno mezzora dopo, si deve andare in auto. E sono soldi, parcheggio, benzina. Io non ho la macchina, la usano i miei familiari, che faccio? Quelli che guidano il pullman sostitutivo a mezzanotte e venti, spengono pure le luci per non farsi vedere». Chiosa: «La sera, siamo totalmente disperati. E i camerieri? E chi lavora a San Marco? C’è gente che viene da San Cipriano fin qui in stazione a prendere il treno».

Marta Artico

 

Bloccati i lavoratori del teatro La Fenice «Non possiamo anticipare gli spettacoli»

VENEZIA. Dei 315 dipendenti della Fenice, tra artisti e tecnici, quasi nessuno risiede a Venezia. Per tutti quindi i treni delle 23.18 e delle 23.56 erano fondamentali per tornare a casa. «È quasi impossibile riuscire a prendere quello delle 23.04», sbotta Manuela Marchetto, “alto” del coro della Fenice, «Le opere iniziano alle 19 e solo in alcuni casi finiscono alle 22.30. Poi ci sono gli applausi, bisogna cambiarsi e fare il tragitto fino alla stazione. Qualche settimana fa per esempio tutti siamo saliti sul treno delle 23.56. Con il taglio degli ultimi due treni possiamo solo venire in auto». C’è chi ha provato a ipotizzare di anticipare alle 18 l’inizio degli spettacoli, ma si andrebbe a colpire pesantemente il pubblico. «È già troppo presto iniziare alle 19», sostiene Luciano Tegon, macchinista alla Fenice. «È stato anche tolto un treno tra le 22 e le 23», prosegue Manuela Marchetto, «e di mattina il buco è stato ampliato. Ora dalle 10.15 alle 12 non ci sono treni per tornare a Treviso». Il sovrintendente del Teatro La Fenice di Venezia, Cristiano Chiarot, e il presidente del Teatro Stabile del Veneto, Angelo Tabaro hanno incontrato alcuni giorni fa l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso.

 

Rabbia e ritardi a San Donà e Portogruaro

Privilegiati i Frecciargento, pendolari costretti ad attendere oltre 20 minuti l’arrivo dei convogli

SAN DONÀ – Arrabbiati, ma ancor più disorientati da un cambiamento radicale che non è stato accompagnato da un’adeguata informazione. Così i pendolari del Sandonatese hanno accolto l’introduzione del nuovo orario cadenzato. Sulla Portogruaro-Venezia ieri mattina non c’è stato il caos che si è verificato sulla Padova-Venezia. Ma i ritardi non sono mancati. «Anche per i pendolari di San Donà e Portogruaro non è stato un buon avvio di orario cadenzato, è stata una partenza con oggettive difficoltà nell’inizio della programmazione, così come era stata prevista», commentano da Legambiente Veneto Orientale. Nei giorni scorsi gli ambientalisti avevano realizzato un dossier con le criticità del nuovo orario, che puntualmente stanno trovando conferma. Ieri mattina le proteste maggiori hanno riguardato il Regionale 11112 Portogruaro-Venezia, atteso a San Donà alle 8.06 e giunto con 20 minuti di ritardo. Più di un pendolare ha lasciato la stazione, optando per andare al lavoro in auto. Proprio la situazione che si dovrebbe scongiurare grazie a una migliore offerta di servizio ferroviario. Tra questi, anche il segretario comunale del Pd, David Vian, giunto in stazione per controllare la situazione insieme ad altri due consiglieri pendolari dei Democratici, Daniele Terzariol ed Elisa Veronese. Proteste anche per il Regionale 2206 delle 7.42, giunto in ritardo e con viaggiatori già in piedi. A complicare le cose rischia di contribuire la decisione, concertata tra Trenitalia e Regione Friuli, di inserire due nuovi collegamenti ad Alta Velocità (Frecciargento per Roma e Frecciabianca per Milano) che transitano dal Veneto Orientale in piena fascia pendolare. Già ieri mattina avrebbero ostacolato la marcia dei treni regionali. A penalizzare i pendolari di San Donà anche la trasformazione del treno delle 7.03 (adesso 7.01) da Regionale Veloce a Regionale Lento con tutte le fermate. Tante proteste per i nuovi Regionali Portogruaro-Mestre, attestati al binario «Giardino». «Sono arrivato a Mestre con il treno delle 6.04 e ho impiegato, camminando veloce, circa sei minuti per giungere all’altezza del sottopasso. Immaginate chi è arrivato con i treni stracolmi delle 8 del mattino» racconta un pendolare. «Il primo giorno può accadere qualche problema, ma il secondo dovrebbe essere superato e il terzo già tutto apposto. Altrimenti il problema è nella struttura del sistema» avvertono da Legambiente, che anche oggi monitorerà la situazione. E domani, alle 20.30, al centro servizi anziani di Meolo, si terrà un’assemblea pubblica, organizzata dal Pd, per una prima verifica dell’impatto del nuovo orario cadenzato.

Giovanni Monforte

 

Sciopero dell’Actv è guerra di cifre Tram a singhiozzo

Per i sindacati adesione al 60% nel settore automobilistico metà per l’azienda. Disagi in laguna, proteste dei pendolari

VENEZIA – Da oltre una settimana, i trasporti pubblici sono la dannazione dei pendolari e di chiunque si debba muovere con un mezzo pubblico: prima lo sciopero nazionale di quattro ore indetto da Usb, poi la settimana di passione dei “forconi” con i blocchi a singhiozzo in via Righi che hanno mandato in tilt il sistema e di traverso intere giornate a migliaia di persone prigioniere di mezzi pubblici e privati; sabato la manifestazione dei Centri sociali Vs. Forza Nuova, con guerriglia urbana e cariche di polizia e piazzale Roma e terminal interdetto per tre ore al traffico. Ieri, infine, lo sciopero di quattro ore indetto dai sindacati confederali al gran completo, per protestare per il mancato rilancio del settore del trasporto pubblico locale a livello nazionale e della stasi delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro, come già avevano fatto i Cobas, in separata sede. Per quest’inizio settimana con disservizio, nessuna paralisi, ma corse a singhiozzo e conseguenti disagi – legati all’incertezza sul passaggio o meno di vaporetti, bus, tram – per tutta la mattinata di ieri, dal momento che l’agitazione era in programma dalle 9 alle 13, con mezzi a deposito e, dunque, con possibili disagi più dilatati nel tempo. Contrastanti i numeri delle adesioni dei dipendenti Actv all’agitazione: il sindacato parla di una partecipazione del 50 per cento nel settore automobilistico, con punte al 60 per cento, e del 25 per cento nella navigazione, dove però sono obbligatori i servizi minimi di collegamento con le isole. Actv ridimensiona i risultati, parlando del 32,9 per cento di partecipazione nel settore automobilistico e del 20 per cento in quello della navigazione. Risultato: linea 2 spezzata Tronchetto-piazzale Roma e piazzale Roma-Rialto; Giracittà ogni 20 minuti; tre corse di ferry boat saltate; tram a singhiozzo (con una partecipazione di un autista su cinque alla protesta). In redazione, numerose le telefonate e i commenti on line di cittadini esasperati dai continui disservizi legati a questa o quella protesta, con ripetute ricadute sui trasporti pubblici, tanto che ogni viaggio diventa un’incognita e la mobilità quasi un lusso. A livello di trattativa sindacati-governo non sembrano esserci al momento novità importanti. Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cisal giustificano la mobilitazione con i ritardi del governo nel porre il settore dei trasporti al centro di un piano di rilancio, contestano la legge di stabilità 2014, ricordano i pesanti tagli di finanziamenti che sono stati operati al settore negli ultimi 4 anni – servizio tanto più essenziale per i cittadini, in tempi di crisi così pesante – ma anche l’impostazione da parte di Asstra e Anav (che rappresentano le aziende) per un rinnovo del contratto a costo zero, con incentivi solo attraverso recuperi di produttività o tagli di spese.

Roberta De Rossi

 

UN PAZIENTE DELL’OSPEDALE

«Mi hanno lasciato a piedi con me hanno chiuso»

VENEZIA «Con me l’Actv ha chiuso». Tra i tanti che hanno vissuto vicissitudini a causa dello sciopero dei mezzi di trasporto pubblico, c’è anche Piero Memo, che però, più che per lui, vuole parlare a nome delle persone anziane e dei bambini che ieri hanno sperimentato i suoi stessi disagi, solo moltiplicati per dieci. «Dovevo recarmi all’ospedale», racconta, «prima mi hanno detto di smontare a una fermata, poi mi hanno fatto raggiungere, invece, tutt’altra zona a piedi. Ma stiamo parlando di chilometri, non uno scherzetto. Una cosa davvero assurda. E tutto per arrivare a destinazione. Lo dico non per me, ma per le persone di una certa età, chi ha difficoltà di deambulazione, gli anziani, così come i bambini, cui han fatto fare il percorso inverso, sempre a piedi». Precisa: «Una giornata ad attendere. E c’è chi non lavora e ha tempo e chi invece non può permetterselo. Allora dico, fate sciopero? Fatelo davvero, ma non fingete di fare sciopero a metà, per far pesare sulla gente disagi e disagi che invece potrebbero essere facilmente evitati. Invece sembra che lo sport sia quello di creare tutti questi problemi a persone che colpe non ne hanno, mentre in qualche modo si poteva pur ovviare». Persone esasperate, però, ce ne sono state parecchie, lo sfogo ieri, è corso anche sui social network, dove più di qualcuno si è lamentato, sbuffando, dei ritardi, delle incomprensioni, dell’incertezza fino all’ultimo e della difficoltà a programmarsi appuntamenti, anche importanti, magari presi da un pezzo. E ancora: «Non si capisce poi il senso, per tutta l’estate non ci sono stati battelli per il Lido, adesso che c’è il deserto, è pieno di bis. Non si possono trattare le persone così, come delle pecore, non ha senso». Sbotta: «Senza contare che siamo l’unico posto dove per viaggiare si deve avere la carta Venezia: con tutti i soldi che prendono si sognano anche di fare sciopero due volte al mese. Con me Actv ha chiuso, ma per sempre, d’ora in poi non mi vedranno più».

(m.a.)

 

Atvo, alta l’adesione dei lavoratori allo stop

Secondo la Cgil si è sfiorato il 90%, l’azienda prende tempo: «I dati precisi solo stamattina»

SAN DONÀ – Nel Veneto Orientale è stata alta l’adesione allo sciopero del trasporto pubblico locale da parte dei lavoratori di Atvo. Secondo le prime stime diffuse in serata dalla Filt Cgil, l’adesione potrebbe aver toccato una cifra compresa tra l’80 e il 90%. Ma una quantificazione esatta delle percentuali si potrà avere solamente questa mattina. Per l’Atvo, infatti, le modalità di svolgimento dello sciopero prevedevano la sospensione dei servizi extraurbani a partire dalle 16,30 con proseguimento fino alle 20,30. Per questo motivo l’azienda di trasporto, tramite il direttore Stefano Cerchier, ha fatto sapere che solo stamattina sarà possibile fare una stima esatta dell’adesione complessiva e di quanti servizi sono stati assicurati e quanti soppressi. Una prima valutazione è stata fatta però dalla Filt Cgil, con i referenti aziendali e il segretario provinciale Walter Novembrini. L’adesione dovrebbe aver sfiorato punte tra l’80 e il 90%, con una massiccia partecipazione soprattutto nell’officina riparazioni. Ma anche nelle sedi di Jesolo e San Donà solo pochissimi autisti sono rimasti al lavoro. «Un dato ottimo» per il segretario Novembrini, che conferma la necessità di giungere al più presto alla chiusura della vertenza contrattuale in atto. L’adesione superiore rispetto a quella registrata in Actv dovrebbe essere dettata anche dal fatto che nell’azienda veneziana si sono già svolti di recente altre agitazioni che non avevano invece interessato Atvo.

(g.mon.)

 

UN CASO A LIETO FINE «Visita effettuata grazie al Consorzio Venezia taxi»

VENEZIA – Deve fare un esame vitale all’addome ma non sa come arrivare all’ospedale, un taxi acqueo la porta gratuitamente. È accaduto a Venezia, a due donne, madre e figlia. Kim Benetazzo abita al Lido, dove si è trasferita da qualche anno. La mamma, Fiorella, 70 anni, è invalida al 100%, per una serie di vicissitudini. «A settembre», racconta la donna, «abbiamo prenotato un esame urgente, con la priorità ce l’hanno dato a dicembre, fatalità proprio il 16. Poi, ho scoperto che era proprio il giorno dello sciopero. Da Lido è un viaggio, dovevamo essere sul posto alle 10.30 e mia madre non cammina. Ho contattato Actv, ho chiesto se avevano previsto la fermata da qualche parte. Niente». Prosegue: «Poi su facebook ho conosciuto questo gruppo, “sciopero dell’abbonamento Actv”, ho chiesto se mi davano qualche dritta, loro di tutta risposta hanno iniziato una catena di solidarietà “postando” il mio appello di bacheca in bacheca. Tempo tre giorni e ha risposto il Consorzio Venezia Taxi». Prosegue: «Mi hanno detto che venivano a prendere mamma gratuitamente. Si sono presentati con un taxi di quelli appositi con la pedana disabili, l’hanno portata a destinazione e ha fatto l’esame». Conclude: «Sono stati degli angeli, tutti quanti, hanno inondato di affetto mia mamma e me, per questo li ringrazio. Di questi tempi, trovare persone solidali, non è facile». (m.a.)

 

Gazzettino – Guasto e nuovo orario: treni in tilt

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17

dic

2013

INSODDISFATTI – Non si contano i commenti dei pendolari irritati per i ritardi sopportati nei trasporti locali per il nuovo orario cadenzato. Insoddisfatto anche l’assessore regionale Renato Chisso, che auspica che Trenitalia rimedi al più presto ai disservizi riscontrati nell’avvio dei nuovi orari.

TRASPORTI – E l’assessore Chisso boccia il debutto del servizio cadenzato: «Non soddisfacente»

Il lunedì nero delle ferrovie: forti ritardi sulla Venezia-Padova, la rabbia di migliaia di pendolari

IN ATTESA – Ieri mattina il display alla stazione di Mestre indicava i ritardi dei treni nel primo giorno di servizio con i nuovi orari cadenzati

LUNEDI NERO DEI TRASPORTI

IL DEBUTTO – Ieri l’entrata in vigore del tabellone “cadenzato”

L’ASSESSORE – Chisso: « Un battesimo non soddisfacente»

Va in tilt la linea Venezia-Padova, ritardi a catena. Una ventina di regionali coinvolti, pendolari infuriati

Treni, un guasto sui binari si abbatte sul nuovo orario

Lunedì nero per i treni regionali. Ieri mattina, un guasto sulla linea Venezia-Padova ha provocato un filotto di ritardi, con almeno 20 treni regionali coinvolti. E pensare che ieri era il giorno del gran debutto dell’orario cadenzato. Certo, la «rivoluzione» era già partita domenica, ma la prova del nove era chiaramente riservata agli orari di punta nei giorni feriali e, in particolare, al traffico pendolare. Come ammette l’assessore regionale Chisso, «il battesimo del sistema di trasporto ferroviario su ferro non è stato certo soddisfacente; anzi è andato male, a causa di malfunzionamenti nei servizi resi da Trenitalia e dei conseguenti contraccolpi a catena».

Aveva visto giusto chi si immaginava una giornata di passione per i pendolari, anche se il grande imputato del caos è stato, più che il nuovo orario, il guasto che ha bloccato il regionale Venezia-Verona all’altezza di Vigonza, con il treno che non riusciva a «pescare» energia (la locomotiva del treno non riusciva a prendere corrente col pantografo dalla linea elettrica). Dalle 6 alle 9 inoltrate, sulla tratta Venezia-Padova ci sono stati rallentamenti e cancellazioni (14 treni Regionali hanno registrato ritardi fra 20 e 60 minuti e 6 sono stati soppressi), che hanno avuto anche ripercussioni sul nodo di Mestre e quindi su buona parte dei treni in transito. Per tutta risposta, in stazione a Mestre ieri mattina erano un po’ tutti con lo sguardo in su: drappelli più o meno corposi di pendolari in attesa sotto i tabelloni luminosi, sfiduciati dall’ennesimo ritardo e da una «rivoluzione» partita sotto un brutto auspicio.

Guastato il gran debutto, nei prossimi giorni, salvo altri contrattempi tecnici, si potrà valutare con maggiore chiarezza l’impatto del nuovo orario sulle abitudini dei pendolari, che intanto però hanno già lanciato su twitter l’hashtag (discussione) #orariocadenzato, dove sono raccolti giudizi e opinioni di chi è in questi giorni alle prese con la «rivoluzione» dei treni regionali. I «cinquettii» sono per lo più negativi. «Oggi è iniziato il grande ritardo cadenzato», scrive Luigi Marin. «Treno soppresso. Disastro. Iniziamo bene», continua Federico Ceccon. «Primo giorno disastroso», incalza Gianni Sensolo, mentre Alberto Filippi si limita a commentare laconicamente «regionale veloce per Venezia in ritardo di 50 minuti si ferma anche nelle stazioni più piccole. Che bello». Proprio via twitter il senatore Udc Antonio De Poli ha annunciato un’interrogazione al ministro Lupi. «Ciò che temevamo purtroppo è accaduto: il caos dei treni, pendolari a terra o costretti in vagoni strapieni. È evidente che siamo di fronte a un esordio negativo del nuovo orario cadenzato. Chiederò al ministro – conclude De Poli – quali iniziative intenda intraprendere per risolvere una situazione che sta provocando notevoli disagi».

 

E a Vigonza una donna muore a bordo. Altri ritardi

È stata una giornata funesta quella di ieri per la linea ferroviaria tra Padova e Venezia. Due gravi contrattempi, accaduti sempre all’altezza della stazione di Vigonza, hanno causato rallentamenti e disagi proprio nelle ore di punta per il traffico pendolare, il primo di mattina, il secondo in serata.
Non bastava il guasto che in mattinata aveva colpito una motrice proprio all’altezza della stazione di Vigonza e che aveva mandato in tilt la linea, rovinando il battesimo feriale del nuovo orario cadenzato. In serata si è aggiunta anche la morte di una donna anziana all’interno del regionale Vicenza-Venezia, fatto che ha causato nuovi e pesanti rallentamenti, con treni in ritardo quasi di un’ora.
La vittima si chiamava Maria Latini, aveva 77 anni e viveva ad Ascoli Piceno. Era in viaggio verso Venezia per passare le vacanze natalizie con il figlio, ma il suo cuore ha smesso di battere. Il personale del treno avrebbe avvisato i sanitari del Suem che una donna si era sentita male a bordo e per questo il convoglio è stato fatto fermare. Il treno – come riferisce Trenitalia – è stato quindi raggiunto dai sanitari in ambulanza. I soccorritori però non hanno potuto che constatare il decesso della donna.

(m.dor.)

 

SALZANO – Proteste contro il nuovo orario cadenzato

Treni, pendolari furiosi

«Studenti e lavoratori di Salzano non possono accettare il nuovo orario cadenzato dei treni. I pendolari sono sul piede di guerra, le loro proteste hanno portato solo ad un autobus sostitutivo che non accontenta nessuno». L’assessore alla Mobilità del Comune di Salzano, Lucio Zamengo, boccia la riorganizzazione degli orari proposta da Regione e Trenitalia. Il nuovo orario cadenzato è in vigore da domenica, giovedì alle 18 in sala consiliare a Salzano si terrà un’assemblea pubblica sul tema.

«Se si considera la sola tratta Salzano-Venezia – scrive Zamengo – molti treni non fermeranno più alla stazione di Salzano, passando da 19 a 16 treni giornalieri, con l’aggiunta di altri treni che però arrivano solo fino a Mestre. Per quanto riguarda il ritorno Venezia-Salzano, di 21 treni ne rimarranno solo 15 con fermata a Salzano, a meno di prendere un diretto da Venezia a Noale e poi prendere un altro treno per rientrare a Salzano».

(g.pip.)

 

LA VOCE DEL COMITATO – Pesanti rallentamenti nel Veneto orientale

«I passeggeri sono andati a piedi»

Orario rallentato, più che cadenzato. A segnalare i disagi dovuti ai ritardi nella tratta Portogruaro – Venezia è il Comitato dei pendolari del Veneto Orientale che ha in programma un volantinaggio per venerdì 20 dalle 6 alle 11 nell’area esterna alla stazione di San Donà. Ieri si è registrato un ritardo di 21 minuti del regionale 11112 delle 7.56, partito in realtà alle 8.15 da Portogruaro.

Altra segnalazione riguarda l’affollamento del treno delle 7.42 proveniente da Trieste, anche ieri risultato «con gente in piedi» a San Donà. Ancora ritardo di 20 minuti del treno delle 8.07 partito da San Donà alle 8.27. «Quelli che seguono sono tutti in ritardo – scrivono i pendolari – forse dovevano chiamarlo orario rallentato». E in serata il regionale 11151 da Mestre a Portogruaro delle 19.25 è stato addirittura cancellato.

Nicola Nucera di Legambiente spiega che «i ritardi si sono accumulati a catena. Ho preso il treno che arriva a Portogruaro alle 16.55, in ritardo di 10 minuti, ripartito poi per Venezia alle 17.06, mantenendo lo stesso ritardo di 10 minuti. È quanto accaduto anche per il regionale per Venezia delle 8.56, ripartito per Portogruaro alle 9.11, con un ritardo di circa 15 minuti. Con l’orario di prima le partenze erano al 12. minuto di ogni ora, l’arrivo a Portogruaro era previsto al 48. minuto, ora invece l’arrivo è al 55. minuto e la ripartenza al 6. minuto dell’ora dopo. In pratica ora il treno sosta solo 11 minuti, contro i 24 di prima, di conseguenza non riesce ad ammortizzare l’eventuale ritardo che si ripercuote sulla corsa successiva». Chiarita anche l’assenza del bus sostitutivo delle 00.21 da Venezia. Una pendolare spiega di aver chiesto spiegazioni all’assistenza clienti della stazione di Venezia. «C’è stato un fraintendimento con l’azienda che gestisce gli autobus. Comunque l’autobus stasera c’è».

Davide De Bortoli

 

LO SCIOPERO ACTV

Fermo il 33% dei bus e il 20% dei vaporetti

MESTRE – Uno sciopero in tono minore quello che ieri ha coinvolto il trasporto pubblico a Venezia e in terraferma. Indetto da Cgil, Cisl, Uil, Ugl Trasporti e Faisa Cisal, non ha provocato molti disagi e in città si è potuto viaggiare senza troppe difficoltà. Secondo i sindacati, l’adesione allo sciopero sarebbe stata del 50% per il settore automobilistico e del 40% in navigazione (tenuto conto dei servizi minimi). Per Actv, invece, negli autobus l’adesione si è fermata a 32,9% e nella navigazione al 20%, con cadenze più lunghe nella linea 2 e per il Giracittà, con mancata partenza per due corse delle Ferry boat. Anche lo sciopero del tram si è fermato al 20%, mentre a Chioggia nessuno avrebbe aderito alla protesta sindacale.

 

NUOVI ORARI – Montebelluna, Conegliano, Vittorio Veneto e Oderzo: in tanti sono rimasti a terra

Caos treni: «Come carri bestiame»

Corse in ritardo o soppresse, coincidenze saltate e corriere stracolme: lunedì nero per i pendolari

lunedì nero sulle rotaie

LA POLEMICA «Scuola e lavoro: mai puntuali»

INCUBO SU GOMMA – Assalto alle corriere: niente fermate intermedie

I RITARDI – Mezz’ora e perfino un’ora in diverse tratte provinciali

Da Conegliano a Belluno senza grandi intoppi ma il gelo fa brutti scherzi

I tagli dei treni hanno creato molti disagi tra i pendolari. Innanzitutto, i convogli rimasti dopo la soppressione di alcune corse sono stati presi d’assalto con viaggiatori costretti a condividere addirittura il vano portabici, se non la toilette. E chi riusciva a salire era già fortunato. Perchè nelle stazioni della Marca in molti sono rimasti a terra. Così com’è successo a Oderzo dove tanti si sono rivolti alla corriera ma anche quest’ultima, strapiena, non ha caricato altri viaggiatori fino a Treviso. Che dire, poi, dei ritardi? Un po’ tutte le tratte ne hanno accumulati, nell’ordine della mezz’ora, rendendo praticamente impossibile “afferrare” le coincidenze. Un caso a sè il Venezia-Udine che è giunto a Conegliano con un’ora di ritardo.

 

IL PARADOSSO – Molti pendolari ora chiedono il ripristino delle vecchie corse

VITTORIO VENETO – (la) Sorpresa: è partito senza grossi intoppi l’orario cadenzato sulla linea Conegliano-Vittorio-Belluno, una delle più problematiche vista l’assenza di elettrificazione e i lunghi segmenti a binario unico. Domenica, primo giorno festivo, non si sono registrati problemi. Ieri grande puntualità per i treni dalla montagna, perlomeno quelli che sono partiti: 4 convogli infatti hanno avuto problemi legati alla captazione della corrente a causa di gelo. Le batterie scariche hanno reso indisponibili altri due treni e nel conto vanno aggiunti sistemi antincendio non funzionanti. Ritardi inferiori al quarto d’ora, invece, hanno interessato parte di quelli per Belluno.

 

Treni e orario cadenzato: è il caos

Corse soppresse, coincidenze saltate e carrozze stipate come carri bestiame: pendolari in rivolta

LE POCHE carrozze sono state prese d’assalto dai pendolari che si sono trovati stipati come sardine perfino nel vano portabici e nella toilette.

Le proteste sono state numerose

INIZIO – settimana difficile per i pendolari che hanno dovuto fare i conti con il taglio di corse e l’affollameto delle carrozze In molti sono arrivati tardi a scuola

MONTEBELLUNA – Un treno al posto di due. Ed è il disastro. Mentre fino al 14 dicembre da Montebelluna verso Padova partiva un treno alle 6.42 e un altro alle 7.24, strapieni e con 4-5 carrozze ciascuno, il nuovo orario li ha sostituiti con un unico treno alle 7.11, lasciando poi un inspiegabile buco di 2 ore. Risultato? «Sulla tratta -spiega Romina Zamprogno- abbiamo viaggiato stipati nel vano portabici, se non nella toilette, come bestie in 4 carrozze e senza nessun’altra possibilità: con l’imbarazzo del capotreno anch’egli stipato tra i pendolari». Con rischi anche per la sicurezza: «Non c’era alcun margine di prestare soccorso agli utenti in caso di emergenza». E in molti sono rimasti a terra, già a Montebelluna. «Abbiamo viaggiato stipati come sardine in un treno cortissimo che dovrebbe coprire l’affluenza di persone che prima avevano a disposizione due treni -sbotta Arianna Pizzolato- È una vergogna. E poi si sono accumulati ritardi su ritardi».

ODERZO – A Oderzo i pendolari se l’aspettavano. Treni in ritardo, orari che non consentono di prendere le coincidenze. Chi ieri mattina è partito con il treno delle 7.28 è arrivato a Treviso alle 7.55, troppo tardi sia per entrare in classe che per andare al lavoro. Non è andata meglio a chi andava verso Portogruaro. Il treno delle 8.01 da Oderzo è arrivato a Portogruaro con 10’ di ritardo, facendo così perdere la coincidenza delle 8.37 per Trieste; il treno successivo era alle 10.47. E dato che è stata cancellata la corsa delle 7, molti hanno preso il pullman. Risultato: corriera stracolma. Il mezzo ha raccolto viaggiatori fino a Oderzo. Poi non ce ne stavano più, perciò ha proseguito senza fermarsi fino a Treviso.

VITTORIO VENETO – Sulla linea Sacile-Conegliano-Venezia non sono mancati i disagi nel primo giorno di orario cadenzato feriale. Ritardi e cancellazioni sono però problemi con i quali i pendolari sono abituati a convivere. A provocare i maggiori disagi sono state le peripezie del regionale 2805, arrivato a Conegliano alle 6.55 anziché alle 6.04 e limitato a Mestre, che ha costretto chi era diretto in laguna a salire su un altro convoglio. Soppresso da Conegliano a Treviso anche il 2737 del mattino, arrivato a Venezia 24 minuti dopo il previsto. Nell’altro senso di marcia non ha circolato il regionale 2734, interamente cancellato. Un’ora di ritardo per il Venezia-Udine-Trieste, partito da Mestre e arrivato a Conegliano alle 9.21 anziché alle 8.21.

MOGLIANO – Clima teso tra i pendolari di Mogliano (circa 2mila al giorno tra studenti e operai) per l’entrata in vigore dell’orario cadenzato dei treni. C’e un “buco” di quasi due ore (dalle 8.54 alle 10.45) nelle corse da Mogliano a Mestre che non va giù agli utenti del servizio ferroviario.
Sull’argomento il gruppo consiliare di “Mogliano Democratica” ha presentato un’interpellenza al sindaco Giovanni Azzolini per sapere quali provvedimenti intende prendere l’amministrazione per non penalizzare ulteriormente il trasporto ferroviario.

(hanno collaborato Laura Bon, Annalisa Fregonese, Luca Anzanello e Nello Duprè)

 

Treni pendolari nuovi orari vecchi disagi

GIORNO INFAUSTO L’avvio dell’orario cadenzato dei treni regionali ha creato molti problemi ai pendolari, complici anche alcuni guasti sulle linee

Esordio nel caos per il servizio cadenzato. Veneto, pesanti disagi con ritardi e soppressione di convogli. Proteste anche in Friuli

70 SULLA CARTA LE CORSE IN PIÙ

14 CONVOGLI IN RITARDO

15-20 MINUTI DI ATTESA DELLA COINCIDENZA

LE PROTESTE – L’assessore invita a segnalare i disagi via e-mail o per telefono

Treni: orario nuovo, disastri vecchi

La promessa era quella di rivedersi ad orario applicato, per aggiustare il tiro. L’assessore ai Trasporti del Veneto Renato Chisso era stato chiaro con i pendolari, con tanto di e-mail dove depositare le contestazioni. Ieri, primo giorno lavorativo di applicazione del nuovo orario cadenzato non è andato tutto liscio come l’olio, complice anche lo sciopero del personale che ha ingigantito ulteriormente i disagi. Ed ad ammetterlo è lo stesso assessore che parla di un battesimo insoddisfacente. Le 170 corse in più sulla carta, i bus notturni, non hanno evidentemente funzionato come avrebbe dovuto essere. E se la domenica era già stata di passione, ieri c’è stato il bis. Le proteste hanno riguardato più o meno tutte le tratte. Furiosi i pendolari della Venezia-Salzano e ritorno, che hanno perso 3 treni (da 19 a 16), anche se di fatto sono stati aggiunti convogli che però di fermano a Mestre. Criticità che pesa più nelle ore di punta: «Al mattino per arrivare a Venezia prima delle 8, ci sarà solo un treno, più un altro con cambio a Mestre, spiegano i pendolari». E ci si è messa pure l’energia elettrica a creare disagio. La circolazione ferroviaria tra Padova e Venezia dove 14 treni regionali hanno registrato ritardi tra i 20 e i 60 minuti e 6 sono stati cancellati proprio nell’ora di punta.

Malumori anche a Este dove il convoglio delle 7 del mattino, quello che raccoglie i pendolari, si è presentato con due sole carrozze: gente stipata e persone che a Terme Euganee non sono riuscite a salire, più o meno quello che è accaduto per il Montebelluna-Padova. L’elenco dei ritardi è ancora più drammatico e non fa sconti a nessuno, neppure i treni a lunga percorrenza: 71 minuti per il Vicenza-Venezia, 83 per il Venezia-Verona. Il Venezia-Vicenza ha sommato più di un’ora di ritardo, mentre i collegamenti con il rodigino sono stati rallentati di almeno tre quarti d’ora. Disagi anche in Friuli Venezia Giulia. Due ritardi, uno di 13 minuti sul treno del mattino Tarvisio-Udine-Trieste e uno di 20 minuti sul treno delle 7.50 Udine-Trieste. Poi il disagio per chi ha dovuto fare i conti con le fermate soppresse di Mossa e Capriva e per i lavoratori della Danieli di Buttrio che da Pordenone e Sacile devono ora sobbarcarsi venti minuti in più di viaggio. Un altro tragitto della disperazione è quello da Belluno a Venezia. Tralasciando il fatto che il treno arriva in laguna alle 8.30, troppo tardi per chi lavora o studia, c’è il gravissimo problema del sovraffollamento, delle attese in stazione e dei ritardi. Molti pendolari per non arrivare tardi a destinazione hanno preso il treno prima. E in questo caso si fanno i conti con una levataccia (4,48 per chi andava a Padova). A Conegliano infatti la linea “s’interrompe” e si deve attendere la coincidenza da Udine: dura restare 15-20 minuti al freddo sul binario! Ed è il disastro. Ancora peggio a Montebelluna in direzione Padova, mentre prima c’erano partiva un treno alle 6,42 e un altro alle 7,24, che viaggiavano sempre strapieni, il nuovo orario li ha sostituiti con un treno unico alle 7,11. Poi c’è un buco di due ore. Morale della favola, tutti in carrozza stipati come sardine, pure nel vano portabiciclette. A Oderzo chi non è riuscito a salire sul treno ci ha provato con la corriera, ma inutilmente.
In serata altri disagi, questa volta l’orario cadenzato non c’entra. La morte di una donna a bordo di un treno all’altezza di Vigonza (Padova) ha provocato nuovi rallentamenti, dopo il guasto ad un convoglio ferroviario della mattina, sulla linea Padova-Venezia, di fatto andando a “colpire” più nodi ferroviari.
E che le cose non funzionino lo dice anche la Ue. É infatti l’Italia il Paese col più alto tasso di insoddisfazione per puntualità ed affidabilità dei treni. Secondo i dati, l’Italia è al primi posto nella graduatoria degli insoddisfatti col 44%; seguita da Germania (42%), Polonia (40%) e Francia (39%). Le percentuali europee in positivo più alte si registrano in Irlanda, Lettonia, Austria e Gran Bretagna (sopra il 73%). Non è una bella fotografia.

 

LE REAZIONI – Per il consigliere Pettenò (FSV) un pessimo esordio. Interrogazione del senatore De Poli (Udc)

«Problemi enormi, ora intervenga il ministr

La protesta arriva fino a Roma. Per il consigliere regionale della Federazione Sinistra Veneta, Pietrangelo Pettenò, il nuovo orario ferroviario più che cadenzato è disastrato. «Già da settimane – ricorda Pettenò – giungono richieste di modifica del nuovo orario che, su alcune linee, prevede delle soppressioni che danneggiano lavoratori e studenti e, ciò nonostante, la Regione assieme a Trenitalia non ha fatto quasi nulla per venire incontro alle richieste di cambiamento. Delle due l’una: – ribadisce – o l’orario cadenzato è una bufala, o gran parte del materiale rotabile è da buttare». I consiglieri del Pd Pigozzo e Ruzzante lanciano la patata bollente a Chisso, chiedono vada a riferire in Consiglio. Il senatore Antonio De Poli (Udc) si è rivolto al Ministro dei Trasporti con una interrogazione. «Sono molti i disagi che si stanno registrando in queste ore: il treno Bassano-Padova strapieno con molti pendolari costretti a rimanere a terra – sottolinea – A Vigonza un guasto tecnico ha bloccato il treno Padova-Venezia e provocato ritardi che hanno fatto saltare le coincidenze. A causa del problema 14 treni regionali hanno registrato ritardi fra 20 e 60 minuti e 6 convogli sono stati cancellati. A Campodarsego, secondo quanto mi hanno riferito alcuni cittadini, dei due treni su 4 cancellati dal nuovo orario, soltanto uno ha funzionato mentre l’altro è stato soppresso. E’ evidente che siamo di fronte a un esordio fallimentare del nuovo orario cadenzato”.

 

L’ASSESSORE CHISSO «É andato tutto male, mi auguro che chi gestisce garantisca il servizio»

Chisso non minimizza, anzi, rincara la dose. Del resto in tempo non sospetto aveva già messo le mani avanti fornendo un numero verde e una e-mail alla quale affidare i possibili disagi provocati dal nuovo orario cadenzato. E mai profezia fu più azzeccata, parlare di soli disagi è infatti minimizzare, difficile spiegarlo a tutti quei pendolari che si sono trovati alle 7 del mattino con -2 gradi ad attendere i convogli per decine di minuti, o restare addirittura a piedi. «É andato tutto male, a causa di malfunzionamenti nei servizi resi da Trenitalia e dei conseguenti contraccolpi a catena. – sottolinea l’assessore – Io però credo in quello che il suo amministratore delegato ha definito il migliore standard di servizio a livello europeo e, nell’invitare tutti gli utenti a segnalare criticità e a inviarci suggerimenti, attendo che chi svolge il servizio lo assicuri, così come è stato assieme stabilito che debba funzionare».
A creare disagi, laddove non si si è messo il nuovo orario ci hanno pensato la cattiva captazione di corrente da parte di almeno quattro convogli a causa del gelo, batterie scariche che hanno reso indisponibili altri due treni, sistemi antincendio non funzionanti anch’essi a causa del gelo, e così via, hanno causato ritardi a catena per troppi convogli. «Certo, siamo tutti di fronte ad un sistema nuovo, ma al momento non possiamo valutarlo nella sua funzionalità proprio a causa di queste disfunzioni, che potevano e sarebbero capitate anche con il vecchio sistema – ha detto Chisso – mi auguro però che non si ripetano. A chi continua a speculare dico solo che far funzionare i treni non è una scelta politica, di destra o di sinistra, ma un dovere di tutti, Trenitalia in testa, che dobbiamo continuare a tenere sotto pressione».
E per cercare di far fronte ai disagi l’assessore torna a suggerire a coloro che utilizzano il treno di spedire osservazioni, segnalazioni e proposte all’indirizzo nuovorariocadenzato@venetotreni.it, oppure di utilizzare il numero verde gratuito 800042822, in orario d’ufficio.

 

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