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Lavori in corso per fare spazio ai vigneti: assessore e tecnici in sopralluogo nelle aree a rischio frane

VITTORIO VENETO – Sbancamenti sospetti per far spazio a nuovi vigneti: scattano i primi controlli a Formeniga. Ieri l’assessore all’ambiente Alessandro Mognol, insieme ai tecnici del Comune, ha eseguito dei sopralluoghi sulle colline a sud della città.

«In queste settimane – spiega Mognol – sono arrivate in municipio diverse segnalazioni da parte di cittadini, comitati e Legambiente: hanno evidenziato sbancamenti di terreno ritenuti sospetti in relazione alle aree paesaggistiche importanti in cui vengono eseguiti, oltre ai rischi correlati, come frane. Preso atto delle varie segnalazioni, oggi (ieri ndr) abbiamo eseguito un primo sopralluogo nell’area di Formeniga. Sono state scattate delle foto a queste aree oggetto di sbancamento per fare spazio a nuovi vigneti. Ora la documentazione raccolta sarà verificata, mettendola a confronto con i progetti depositati in Comune, per capire se tutto sia in regola o meno».

Assessore e tecnici hanno fatto visita a quelle zone verdi di Formeniga che stanno per essere trasformate in vigneti. La località, nell’arco di pochi anni, si è trasformata: i prati verdi o quelli coltivati a mais hanno lasciato spazio alle viti, che oggi scandiscono tutti i versanti collinari. Una trasformazione che non passa inosservata.

«Si tratta – non nasconde l’assessore – di aree soggette a frane per le quali il monitoraggio è d’obbligo. Gli sbancamenti in corso sono vari, ora faremo tutte le verifiche del caso per appurare se siano ripsettati tutti i criteri di legge o meno».

Segnalazioni da parte di cittadini sono arrivate anche su lavori in corso a Confin e Cozzuolo: pure in queste due località l’amministrazione eseguirà nelle prossime settimane dei sopralluoghi per monitorare e documentare i lavori in corso. La produzione di prosecco è diventata un business in questa zona che rientra nella docg. Investimenti che hanno trasformato negli ultimi anni le colline e il paesaggio.

«Solo con la redazione e l’adozione del Pat – chiude Mognol – si potrà capire il futuro anche di queste aree verdi, ponendo freno alla piantumazione di vigneti e alla conseguente trasformazione del paesaggio».

In passato il Comune Comune aveva già multato alcune aziende agricole impegnate nella realizzazione di nuovi vigneti, imponendo poi il ripristino del terreno allo stato originario.

 

IL MOVIMENTO 5 STELLE

VITTORIO VENETO – (c.b.) Il candidato consigliere alle regionali Daniele Ceschin (Pd) propone l’apertura dell’autostrada A27, promettendo il suo impegno per questo progetto se eletto in Regione.

Parole che vengono accolte con «sorpresa e altrettanto favore» dal M5S Vittorio Veneto, da sempre sostenitore dell’iniziativa quale tangenziale per la città al posto del traforo di Santa Augusta.

«Speriamo che anche i principali esponenti vittoriesi del Pd, in particolare il sindaco Roberto Tonon e l’assessore Giovanni Napol, fino a ieri convinti dell’impossibilità di una tale soluzione (Anas ha detto no ad un’apertura a costo zero, il Comune dovrebbe infatti versare alla società i pedaggi non percepiti ndr), si persuadano che essa rappresenta una vera alternativa allo scempio ambientale del traforo» afferma Marco Borsoi per il M5S.

Per Ceschin «gli studi dimostrano che è possibile «aprire» l’autostrada dal punto di vista tecnico e sostenibile sotto il profilo finanziario», così da farne una «infrastruttura al servizio del territorio», evitando «un eccessivo consumo di suolo».

 

Gazzettino – A4, il Governo chiama il Consiglio di Stato

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14

mag

2015

TERZA CORSIA – Un parere per poter applicare la gestione “in house”

TRIESTE – Servirà un parere del Consiglio di Stato alla Presidenza del Consiglio, che già prepara la formale richiesta, per sbloccare la gestione della rete di Autovie Venete dopo la scadenza dell’attuale concessione, fissata al 31 marzo 2017.

Con quel parere, che si auspica positivo, sarà infatti possibile accedere in una condizione di tutela giuridica all’all’applicazione della Direttiva europea 23 del 2014: stabilisce all’articolo 17 la legittimità di un affidamento “in house” della gestione autostradale ad aziende controllate dalla Pubblica amministrazione. Tale procedura, come si è riferito, comporta la definizione di un’intesa fra lo Stato e la Regione, che tramite Friulia controlla Autovie Venete e la necessità di un decreto legislativo che armonizzi l’operazione alle previsioni statutarie regionali.

La novità ulteriore è che imboccando tale strada non si renderebbe necessario un via libera ufficiale da parte della Commissione europea ma soltanto un’azione di carattere informativo, poiché si resterebbe nel perimetro dell’applicazione di una norma comunitaria.

Diverso sarebbe il discorso se il Governo intendesse in ogni caso conseguire una benedizione scritta da Bruxelles, avviando dunque una procedura di aiuto di stato. In tal caso le cose si complicherebbero alquanto, poiché l’Europa – e su questo non sono previsti sconti – chiederebbe che Autovie (parimenti ad Autobrennero) siano società a capitale interamente pubblico. Meglio non pensarci nemmeno, dicono a Trieste mentre anche ieri nella capitale si sono susseguite riunioni operative.

Un passaggio delicato sarà in ogni caso la valutazione dello scorporo di Autovie da Friulia, per spianare la strada al controllo analogo dei conti autostradali con quelli della Regione.

Maurizio Bait

 

MONTEBELLUNA – Gli scavi della Pedemontana portano alla luce un insediamento romano. È l’emozionante scoperta effettuata, qualche giorno fa, all’incrocio fra via Sant’Andrea e via Schiavonesca, vicino all’abitazione della professoressa Brigida Bergamin. Si tratta dell’area delle cave, quella nella quale la Pedemontana sta marciando a tappe forzate. Non così velocemente, però, da non cogliere, fra le tante pietre distribuite sul terreno, qualcosa che non era un normale sasso.

L’archeologa al seguito dei lavori ha visto subito il tipo di pietra. «Quella è zona del reticolato romano -spiega Bergamin- e io di fronte al ritrovamento ho gridato al miracolo. In realtà mi hanno già detto che, anche se al momento la zona è stata messa in sicurezza e circoscritta, l’insediamento non fermerà i lavori. Verranno comunque fatti degli scavi mirati e sarà recuperato e portato via ciò che è meritevole».

Fra l’altro, quello di questi giorni non è il primo ritrovamento. «Un altro -dice la Bergamin- era stato rinvenuto a un chilometro da casa mia. Lì si vede chiaramente un’abitazione romana, o meglio le sue fondamenta. Il problema è che tutti passano e ognuno prende qualcosa».

E la riflessione è amara: «Stanno distruggendo l’ambiente – quello che era un vero e proprio Eden – ma almeno mantengano la storia e la cultura. Mi hanno già detto che quella che è stata rinvenuta non è una Pompei, ma è comunque importante».

E anche il sindaco Marzio Favero si è mosso. «La Soprintendenza non ci ha ancora avvertito del ritrovamento. Ci vuole prudenza. Comunque se emergono cose che confermano lo spessore storico della città è solo positivo perché confermerebbe il ruolo storico importante del Montebellunese in età romana. È bene che i resti vengano recuperati e messi in tutela».

Anche se i fondi a disposizione sono ovviamente limitati tanto che per il lotto 14, in via Cima Mandria a Posmon, è stato deciso di ricoprire i reperti che erano stati rinvenuti e portati alla luce ai tempi dell’amministrazione Puppato. Dove sarebbe dovuto sorgere un parco archeologico ci sarà, invece, un parco. Con cartelli che illustreranno i ritrovamenti.

Laura Bon

 

L’INTERVENTO

Nove candidati sindaco su nove sono contrari allo scavo del Canale Contorta Sant’Angelo: Paolo Costa ne prenda atto e si dimetta da presidente dell’Autorità Portuale dato che praticamente l’intera città è ostile al suo devastante progetto. È un uomo solo al comando, ma non è Fausto Coppi al Giro d’Italia.

Se non lo farà, ne prenda atto il presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, al quale sono indirizzate le oltre 120 mila firme a oggi raccolte su Avaaz contro lo scavo: commissari il Porto e imponga il ritiro del progetto, Valutazione di impatto ambientale o non Valutazione di impatto ambientale, non può esistere una valutazione positiva su di un progetto che Venezia rifiuta. Ci si metta sopra una pietra tombale e si cominci a riflettere sulle vere alternative.

Il corteo di sabato scorso ha gridato un festoso “no” alle grandi opere inutili, e l’unico grande intervento di cui Venezia e la Laguna hanno oggi bisogno è un certosino intervento di manutenzione ordinaria per rimediare ai troppi anni di abbandono, dato che il Mose ha fagocitate tutte le risorse, e al dissesto prodotto dall’uomo per adattare la Laguna a una portualità sempre meno compatibile. In particolare, gli interventi in Laguna dovranno declinarsi su due versanti, anche per garantire un futuro alla portualità veneziana: il recupero morfologico, che deve nascere da un piano libero dalle ambiguità del Corila, e un nuovo Piano Regolatore Portuale. Il nuovo sindaco dovrà farsene immediatamente carico.

Nell’ostinarsi sul Contorta, Paolo Costa ha dimostrato di non avere alcuna visione strategica, gettando via risorse pubbliche e quattro anni per una soluzione perdente e già oggi fuori dalla storia, e anche per questo se ne deve andare. Crescita ormai conclamata del livello del mare a causa dei cambiamenti climatici (il Centro Maree del Comune lo conferma già oggi), Mose alle bocche di porto, gigantismo navale metteranno presto in ginocchio il porto lagunare, altro che “Cina e Via della Seta” evocate da Costa per fantasticare sulle sue sorti magnifiche e progressive. Questo devono capirlo anche quei candidati sindaco che ancora propongono attracchi croceristici in Marittima o a Marghera.

I problemi del crocerismo oggi sono quelli che affliggeranno presto tutta la portualità veneziana, si ringrazi chi li ha sollevati e si cominci a pensare in grande. L’unico orizzonte possibile per la portualità veneziana è quello offshore, per tutti quei traffici che la Città vorrà e potrà mantenere: se ne prenda atto e si cominci a pensarci sul serio.

Silvio Testa – Autore del saggio “E le chiamano navi”

 

Dall’Asia i soldi per il porto offshore

ECONOMIA – Dall’Asia i milioni per il porto offshore

Aperto l’anno portuale 2015. Per il presidente dell’Autorità «il risultato è molto vicino»

«Momento eccezionale per far nascere la nuova Porto/Industria di Marghera»

Un miliardo e 400 milioni di euro privati per il nuovo porto offshore al largo di Malamocco sono quasi a portata di mano. «Il risultato è molto vicino» ha detto ieri mattina nello stabilimento Grandi Molini di Porto Marghera Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale veneziana, nella sua relazione annuale sullo stato dello scalo. E ha anche buttato lì da dove potrebbero arrivare questi soldi, quando ha mostrato la mappa della nuova “Via della seta” secondo i cinesi, via che porta direttamente a Venezia per raggiungere poi il resto d’Europa con costi molto minori, «perché la relazione tra Europa e Asia è diventata molto più importante commercialmente di quella tra Europa e Nord America». I capitali privati, insomma, potrebbero venire proprio dall’Asia.

Gli astri protettori della Serenissima, a quanto dice Costa, si sono allineati sopra il porto, e non solo per la Via della seta: «Il vecchio modello industriale è venuto meno nel momento opportuno» e c’è lo spazio «per un diverso modello fondato su manifattura, quasi manifattura e logistica».

Eccola la nuova area industriale che i mercati mondiali chiedono, «e Venezia è nel posto giusto perché all’incrocio di due dei quattro corridoi europei delle merci, e diventa il luogo più vicino ai luoghi della produzione, quello che minimizza i costi diretti e indiretti di trasporto sulla tratta terrestre; inoltre è sulla costa e ha immense aree abbandonate per ospitare produzioni e logistica».

Nella sua relazione Costa ha mostrato la luna e le astronavi per arrivarci ma anche i pesi che le tengono incatenate a terra, legati soprattutto alla disattenzione del Governo. Il presidente li chiama tappi che frenano l’esplosione del porto veneziano, quattro e tutti grossi: il primo è la conca di navigazione di Malamocco che doveva essere realizzata da un pezzo «in cambio del sacrificio fatto dal Porto per salvaguardare Venezia», ossia la limitazione dei traffici causata dalle dighe mobili del Mose; il secondo è costituito dai vincoli amministrativi «che impediscono di accogliere in piena competizione i traffici dei traghetti dai paesi extra europei, in primis la Turchia».

E poi c’è la questione dell’accessibilità nautica: anche con la nuova conca di navigazione funzionante, il Mose sarà un ostacolo superabile solo con il nuovo scalo offshore: «Servono 2,1 miliardi, e allo Stato chiediamo 700 milioni» ha detto Costa che il 25 maggio incontrerà i progettisti dei maggiori porti offshore del mondo. L’ultimo tappo riguarda il settore delle crociere e la necessità di trovare una via alternativa al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco. Quella individuata da Porto, Capitaneria e dagli altri responsabili è il nuovo canale Contorta Sant’Angelo, «l’unica soluzione a breve che può coniugare la sicurezza di Venezia, il settore economico con i suoi 5 mila dipendenti, e il futuro industriale di Porto Marghera; ma anche la soluzione per la necessaria sistemazione morfologica della laguna. E su questo il Governo deve rispondere. Quanto a me farò tutto quello che devo fare fino all’ultimo momento del mio mandato, dopo aver investito 525 milioni di euro dal 2004 ad oggi per rendere il nostro Porto in grado di cogliere l’opportunità del futuro».

 

TRENITALIA

SAN DONÀ – Due nuove corse notturne nella tratta Portogruaro-Venezia. Vittoria del Comitato dei Pendolari del Veneto Orientale che chiedeva il ripristino di uno di questi due treni dopo l’introduzione dell’orario cadenzato, nel dicembre del 2013.

L’ultima concessione ottenuta da Trenitalia è la reintroduzione, a partire da domenica 17 maggio anche nei giorni festivi del treno 10000 delle 4,13 da Portogruaro con arrivo a Venezia alle 5,25 e per esigenze di rotazione della corsa delle 6,11 da Venezia con arrivo a Portogruaro alle 7,23.

«Ci sono turnisti e lavoratori che iniziano alle 6 a Venezia anche il sabato e nei giorni festivi. Questi da un anno e mezzo sono costretti ad usare l’auto perché il primo treno il sabato arriva a Venezia alle 6.50 e nei festivi alle 7.20 – spiega il portavoce del Comitato Nicola Nucera – Positivo che nel mese di aprile i treni della stessa linea abbiano registrato un indice di puntualità di arrivo del 95 per cento ».

Tra le richieste che ancora devono trovare risposta di Trenitalia il ripristino del treno alle 00.21 da Venezia a Portogruaro e il fatto che non è stato ancora posticipato il regionale veloce delle 22.41 alle 23.11 da Venezia per Trieste.

«La situazione serale da Venezia rimane drammatica – continua Nucera – il servizio ferroviario chiude alle 22.41 in direzione San Donà-Portogruaro, ma non va meglio verso Treviso-Udine con l’ultimo treno alle 23.04». Fino al 2013, con l’orario precedente Venezia chiudeva i collegamenti alle 0.36 verso Portogruaro e alle 23.56 verso Treviso-Udine. Penalizzati ulteriormente i centri minori in cui non fermano i Regionali Veloci come Gaggio, Meolo, Ceggia che vedono l’ultimo collegamento serale in partenza da Venezia alle 22.11. «Auspichiamo che nel 2016 si possa ottenere un orario consono alle esigenze dei pendolari – precisa Nucera – come promesso da Trenitalia,».

(d.deb.)

 

Dolo. Maddalena Gottardo alla presentazione della lista: distretto sanitario e turismo tra le priorità

Una splendida location come il parco di villa Brusoni Scalella per la presentazione della lista che vede riproporsi il sindaco uscente Maddalena Gottardo per rigovernare Dolo per i prossimi 5 anni. «Siamo una lista apolitica perché nessuno di noi è iscritto ad un partito – evidenzia la sindaca – Dopo 5 anni di semina ora puntiamo a 5 anni di raccolto. È una lista nella quale ci si confronta e dove si condividono i vari passaggi e che ci vede stare bene insieme». Della vecchia compagine sono rimasti gli assessori Giuseppe Pasqualetto e Cecilia Canova, il consigliere Paolo Menegazzo mentre la famiglia dell’attuale vicesindaco Giuliano Zilio, comunque presente, è rappresentata dal figlio Davide. Tanti novità. «Intanto voglio ringraziare coloro con i quali ho lavorato sinora – ha ribadito Maddalena Gottardo – ma sono certa che si realizzeranno i nostri progetti che riguardano la conferma a Dolo dell’Inps, è presente in lista la funzionaria Mara Tamiazzo, il distretto sanitario, l’associazionismo che ci preme molto salvaguardare, come l’ospedale, la sicurezza ed il nostro oro che è il turismo, non a caso siamo ospiti di Paola Scalella in una delle più belle ville dela Riviera.» Una lista con un età media di 53 anni, il più giovane è Giovanni Norbiato di quasi 21 anni e che vanta un atleta di fama mondiale come Mario Spillere, cintura nera di ju-jutsu.

 

L’attrice oggi a Dolo sul set del film sul tema della ludopatia

«Regia e attori sapranno appassionare il grande pubblico»

DOLO. La splendida attrice Bianca Guaccero nella giornata di oggi, lunedì 11, sarà a Dolo sul set di “Una nobile causa”, il film che si sta girando in Riviera del Brenta.

Dopo i successi raccolti in questi mesi a Napoli come protagonista della commedia “Oggi sto da Dio”, per la regia di Sergio Assisi, in scena alla Sala Umberto dal 17 marzo fino al 10 maggio, l’attrice è attesa a Dolo per una visita sul set del film “Una nobile causa”, in lavorazione nel centro rivierasco. Bianca Guaccero arriverà con la piccola Alice per abbracciare il marito Dario Acocella, aiuto regista di Emilio Briguglio, impegnato nella regia di questa commedia drammatica dedicata alle storie di chi cade nella spirale della compulsività del gioco e prodotta da Running TV con il sostegno della Regione del Veneto – Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo.

«Il film affronta un tema di grande attualità e non vedo l’ora di vederlo al cinema. – ha dichiarato in anteprima l’attrice. – La regia e il cast, con nomi del calibro di Antonio Catania, Simona Marchini, Roberto Citran, Massimo Foschi, Nadia Rinaldi, Giorgio Careccia, Rossella Infanti, sapranno dare a questa commedia drammatica il ritmo giusto per appassionare il pubblico su tematiche difficili e impegnative, coinvolgendolo fortemente dall’inizio alla fine».

Lino Perini

 

LO SCONTRO SULLE CROCIERE

VENEZIA Candidati sindaci contrari allo scavo del canale Contorta, Casson attacca Costa.

Città sotto pressione. Crociere, la sfida dei due cortei

All’iniziativa dei “no navi” (quasi 3mila nel serpentone) risponde la sfilata via acqua di Brugnaro

NO NAVI – Un lungo serpentone colorato per dire no alle Grandi navi. Una manifestazione pacifica e composta da varie anime quella organizzata ieri dai “No navi” che hanno sfilato da campo Santa Margherita a campo Sant’Angelo. Quasi tremila, per gli organizzatori, i manifestanti che hanno messo in prima fila la necessità di tutelare la laguna.

SI NAVI – Diversa la posizione del candidato del centrodestra, Luigi Brugnaro, che ha sottolineato il bisogno di tutelare il comparto delle crociere. Secondo Luigi Brugnaro è necessario puntare sul canale Vittorio Emanuele.

 

Tremila voci gridano «Fuori le grandi navi»

I manifestanti: «Stop al Contorta, bisogna insistere sull’avamporto del Lido»

Numerose le associazioni e i gruppi che hanno aderito alla pacifica iniziativa

LA PROTESTA – Un lungo corteo colorato ha attraverso la città passando per le Zattere

POLEMICHE – Scontro on line tra Berti (M5S) e il governatore: «Solo promesse». Zaia: «Posizioni talebane»

Un lungo No alle Grandi navi in laguna e al progetto del canale Contorta. I No navi sono tornati a dire la loro, raccogliendo una forte ed articolata adesione alla protesta a difesa della laguna. Quasi tremila persone secondo gli organizzatori (poco più di 1200, invece, secondo la Questura) hanno invaso pacificamente il centro storico con striscioni, musica e bandiere. Studenti, ragazzini, donne, pensionati e tanta gente comune, dopo il raduno in campo Santa Margherita, hanno iniziato un lungo percorso che dopo aver superato i Carmini, le Zattere e il ponte dell’Accademia è approdato in campo Sant’Angelo per il comizio di chiusura. Molti i turisti incuriositi nel vedere il colorato serpentone con le bandiere di chi, da tempo, si oppone alle Grandi navi (meno felici quelli imbottigliati sul ponte dell’Accademia). Non sono mancati i fumogeni colorati.

«Con questa manifestazione – ha detto al microfono Tommaso Cacciari, un po’ l’anima del movimento – vogliamo ricordare che c’è un progetto alternativo che ha ottenuto il via libera della commissione Via: si tratta dell’avamporto del Lido. Non solo è più rapido da realizzare rispetto al canale Contorta, ma sarebbe anche meno costoso. Un progetto, quello del Lido, che garantirebbe l’occupazione». «L’unica grande opera che può servire a questa città – aggiunge Silvio Testa da sempre contrario alle Grandi navi – è una manutenzione costante e ordinaria. E poi bisognerebbe affrontare un ragionamento complessivo sulla portualità tenendo conto sia della crescita del livello del mare che del gigantismo navale».

Ma la manifestazione contro le Grandi navi è stata anche l’occasione per riportare alla luce la necessità di politiche per la casa e a difesa dei lavoratori del Comune. Nel corteo si potevano notare gli striscioni del Pd, del Movimento 5 stelle, di Legambiente, dei Cobas, degli studenti di un altro veneto, e degli alluvionati di Favaro. Diversi i sindacalisti. Consistente anche la pattuglia dei “no”: no alle trivellazioni, no alla Dal Molin e no all’autostrada Orte-Mestre.

«Eravamo partiti in una ventina e non di più – hanno poi aggiunto gli altri manifestanti attaccando le posizioni di Brugnaro – ed ora siano in tantissimi, il Contorta è fuori dai giochi e ci dispiace per Costa».

«Questa è la dimostrazione che c’è un’alternativa per Venezia – ha poi aggiunto Marta – che non è una semplice vetrina dove è facile incassare “in nero”. E questa manifestazione dimostra che la città non è morta».

Da segnalare che Jacopo Berti, candidato 5 stelle per la presidenza della Regione, ha affermato che “Zaia in questi anni ha solo promesso, come al solito. Parole al vento e ora all’inizio della stagione crocieristica non è cambiato nulla». Immediata la replica del governatore. «Non è con posizioni talebane – ha ribattuto Zaia – che si risolvono i problemi».

Gianpaolo Bonzio

 

IL CONFRONTO TRA CANDIDATI Tutti contro il progetto dell’autorità portuale

Casson: «Di Costa non ce ne frega nulla»

Dopo il corteo partito da Santa Margherita, dibattito e festa riusciti a metà in campo Sant’Angelo per i partecipanti alla giornata contro le grandi navi e le grandi opere. Causa la pioggia, che dopo il primo ciclo d’interventi ha cominciato a cadere sempre più insistentemente, costringendo l’organizzazione a coprire in tutta fretta amplificatori e strumenti mentre i più riprendevano la strada di casa. Ciò non ha impedito ai candidati sindaco presenti di prendere la parola, seppur limitandosi a poche battute. Cominciando da Felice Casson della coalizione di centrosinistra, che dopo avere ribadito la sua contrarietà all’ipotesi di scavo del canale Contorta, richiamato la molteplicità di progetti extra-laguna all’esame a Roma e sottolineato che «l’occupazione e la crocieristica vanno comunque tutelate», si è scagliato dal palco contro il presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, spiegando che «il blocco del suo progetto è la richiesta più moderata, perché la soluzione migliore è che il Contorta non si faccia. E quanto lui dice in materia non è per noi motivo d’interesse. Anzi, non ce ne frega proprio».

A seguire, l’intervento di Davide Scano, candidato sindaco M5S, che ha sollecitato «l’estromissione dalla laguna delle grandi navi incompatibili», ricordando l’impegno assunto nel merito dai pentastellati a livello locale e nazionale. Mentre Giampietro Pizzo di VeneziaCambia 2015, ha posto l’accento «sui poteri limitati del sindaco in rapporto a un Governo sordo», spiegando che a Venezia e non solo «vanno ricostruiti i termini della politica», e che la sua formazione «è nata proprio per questo». Sempre da lui, la richiesta di dimissioni del presidente Costa, «con restituzione dei suoi poteri alla città». Infine Camilla Seibezzi: «Ho sottoscritto il vostro documento per la tutela lagunare, dei livelli occupazionali e contro lo scavo del canale Contorta. Occorre dichiarare insieme e in modo sempre più forte e chiaro: fuori le grandi navi dalla laguna».

Unico aspirante primo cittadino a non prendere la parola, Francesco Mario D’Elia, che ha abbandonato il palco polemizzando sulla priorità data a Casson e ad altri relatori (tra cui l’attrice Ottavia Piccolo), mentre la pioggia già cominciava a cadere. Consegnate a tutti i concorrenti per Ca’ Farsetti le richieste dei manifestanti, sintetizzate dalle due petizioni che «hanno superato le 116mila firme».

Vettor Maria Corsetti

 

Ambiente

TREVISO – (zan) Una colata di cemento ed asfalto si è riversata sulla Marca negli ultimi decenni. Tanto da fare di Treviso la settima provincia più cementificata in Italia, con una percentuale di suolo consumato pari al 12,9 %. A certificarlo è l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca dell’ambiente, che ha appena pubblicato uno studio sul consumo di suolo nel Belpaese.

Nella terra del Piave e del Montello, il terreno edificato ammonta a quasi 32mila ettari a fronte di 216mila ancora «liberi» (i dati si riferiscono al 2013). In Veneto, un consumo maggiore si registra solo nel Padovano, dove è utilizzato il 15,2% dei terreni. Su scala nazionale, il primato spetta alla Monza – Brianza, con il 34,7% coperto da fabbricati o infrastrutture, seguita da Napoli (29.5) e Milano (26,4).

In Italia, del resto, negli ultimi cinque anni sono stati «bruciati» 55 ettari di suolo al giorno e la quota di terreni edificati è più che raddoppiata dal 1956 (oggi siamo al 6,9). In Veneto la percentuale è addirittura triplicata, fino al 9,9%.

Se ci si limita al solo comune di Treviso, è stato consumato un terzo dello spazio disponibile (32,8). Un valore inferiore, in regione, solo a Padova, ma al di sopra di Verona (23,3%) e Vicenza (27,3%).

«In città dal 2001 al 2011 la popolazione è passata da 80.144 a 81.437 residenti, pari all’1,59% – nota Luigi Calesso, di Impegno Civile -. Il numero delle abitazioni, invece è incrementato di 3.757 unità, pari al 10,48%. La sproporzione è evidente. Si è assistito nel decennio 2002-2011 ad una cementificazione che non ha alcun rapporto con l’incremento della popolazione e le relative necessità abitative».

 

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