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Comunicato Stampa Opzione Zero 25-10-2016

Casello di Albarea: il Sindaco di Pianiga è un recidivo

 

Il Sindaco di Pianiga Massimo Calzavara, al di là delle dichiarazioni buone per le campagne elettorali, continua nei fatti a promuovere le grandi opere. Ora ripropone il casello di Albarea come soluzione ai problemi di traffico della Riviera del Brenta. Per farlo cerca pure alleanze con le altre Amministrazioni: sembra infatti che proprio in questi giorni il primo cittadino di Pianiga abbia richiesto alla Conferenza dei Sindaci di scrivere una lettera unitaria al Presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, e alla società CAV SpA per riattivare le procedure di approvazione del progetto di nuovo casello autostradale in località Albarea.

Questa opera faceva il paio con quello a nord di Scorzè, ed era stata voluta dal Commissario straordinario Silvano Vernizzi come opera complementare del Passante nel 2009. Nel 2011 la Commissione V.I.A. con parere n. 724, aveva dato il suo benestare ma con numerose e tali prescrizioni da indurre di fatto una profonda revisione della proposta. Successivamente, mentre il casello di Scorzè-Martellago è stato portato a compimento, quello di Albarea si è arenato. E non per caso: perché infatti come denunciato fin dal 2008 dai comitati, il nuovo casello di Albarea, apparentemente opera secondaria rispetto alle altre infrastrutture e ai progetti di cementificazione pianificate in Riviera del Brenta dalle Giunte venete guidate da Galan, Chisso e Zaia, in realtà era stato pensato come vera e propria porta di accesso a ovest di Veneto City, e come alternativa al mancato arretramento della barriera a Roncoduro per lasciare spazio all’innesto dell’autostrada Orte-Mestre a Roncoduro.

Questo disegno perverso è stato poi bloccato dalla forte opposizione dei comitati rivieraschi, dalla crisi e dalle inchieste giudiziarie, e si è rivelato per quello che effettivamente era: un’altra grande occasione di ulteriore speculazione ai danni della collettività e delle casse pubbliche, sullo sfondo di un territorio già segnato dallo scandalo “MOSE”.

Opzione Zero attacca: “Tornare a chiedere la realizzazione del casello di Albarea non è altro che un modo obliquo e maldestro di rimettere in gioco Veneto City, progetto tenuto ancora in vita proprio dalla dalle inadempienze e dalla volontà politica delle amministrazioni pubbliche coinvolte, a cominciare dai Comuni di Dolo e Pianiga. Il Sindaco Massimo Calzavara evidentemente è un nostalgico recidivo: continua a riproporre le opere architettate dalla “cricca veneta” delle “grandi opere” come se nel frattempo non fosse successo niente. Troppo difficile fare i conti con le proprie responsabilità politiche, visto e considerato che alcuni dei suoi iniziali sostenitori come l’ex assessore Renato Chisso sono poi finiti in gattabuia.

“Ma – continua il comitato – se il punto vero della discussione è quello di alleggerire il traffico dalla Riviera del Brenta, allora è bene ricordare al primo cittadino di Pianiga e a tutti i suoi colleghi, a cominciare da quello di Dolo Alberto Polo, che la vera soluzione sta nella riapertura immediata del casello di Roncoduro, così come previsto dagli accordi del Passante. Il nuovo casello ad Albarea, non solo avrebbe impatti ambientali e paesaggistici distruttivi in un’area già pesantemente compromessa, ma costerebbe almeno 30 milioni di euro ai contribuenti. Per riaprire quello di Dolo bastano interventi di minima in tempi brevissimi, visto e considerato che sono state realizzate la maggior parte delle opere accessorie oltre che ben due bretelle. Ci appelliamo alla Conferenza dei Sindaci perché si attivi finalmente e seriamente in tal senso invece che guardare a un passato da incubo”.

 

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AGGIORNAMENTO:

Il Sindaco di Scorzè sta rispondendo all’appello inviato da molti cittadini in questi termini:

Non avete ancora visto il progetto, non avete ancora capito se il risultato finale sarà più o meno inquinante di oggi, e già vi organizzate contro. Sul presupposto che i rifiuti non vadano bruciati, cosa che oggi avviene comunque e in quantità importanti. Forse sarebbe il caso di informarsi prima di organizzare proteste.

Al Sindaco Giovanni Mestriner rispondiamo che:

1) E’ vero che non abbiamo visto il progetto industriale, ma proprio per questo chiediamo a tutti i Sindaci che rappresentano i Comuni ( e non sé stessi) nella società Veritas, di tirare fuori le carte e di avere il coraggio di renderle pubbliche e di discuterle insieme ai propri cittadini e nei Consigli Comunali prima di prendere qualsiasi decisione;

2) Comunque abbiamo documentazione e informazioni certe sul fatto che la cessione di quote di Ecoprogetto srl alla ATI Bioman-Sesa è legata non solo alla contropartita di 22 milioni di euro, ma anche a un progetto industriale in cui “Si propone di realizzare un impianto di valorizzazione energetica dei rifiuti trattati...” finalizzato alla produzione di energia elettrica e al teleriscaldamento. Inoltre secondo quanto riportato in alcuni documenti dalla collaborazione “con l’ATI, il Gruppo Veritas potrebbe acquisire: 1. un consistente ampliamento del volume dei rifiuti da trattare negli impianti di Ecoprogetto di produzione del CSS (Combustibile Solido Secondario da rifiuti), consentendo quindi un miglior utilizzo degli stessi con le conseguenti economie di scala 2. il Know-how e l’esperienza necessari per realizzare un nuovo impianto di valorizzazione energetica del CSS prodotto dagli impianti di Ecoprogetto

3) E’ vero che attualmente una parte dei rifiuti viene trattata per produrre CSS in parte bruciata nella centrale termoelettrica di Fusina e in parte venduto ad altri impianti di incenerimento (es. in Germania). Ma è anche vero che questa quantità sta diminuendo sempre di più negli ultimi anni grazie anche soprattutto alla raccolta differenziata, in particolare quella con il metodo “porta a porta”. A dirlo è la stessa società Ecoprogetto srl a pag. 22 della relazione di Bilancio 2015. Nella stessa relazione si esprime forte preoccupazione non solo per la quantità di rifiuti da trattare, ma anche per la scadenza del contratto con Enel (da rinnovare proprio quest’anno), e per la cessazione di alcune forme di incentivo (certificati verdi) che garantivano un certo rendimento economico nel bruciare il CSS. C’è poi la questione del buco di bilancio della società SIFA (al 40% di Veritas, poi Mantovani e Regione) per la gestione del Piano Integrato Fusina, un progetto che ricomprende l’inceneritore SG-31. Il tutto per dire che Ecoprogetto può continuare a stare in piedi solo se aumenta la sua capacità di produrre CSS e di bruciarlo.

Purtroppo il nuovo Piano regionale Rifiuti prevede che i termovalorizzatori da ora in poi possono ricevere rifiuti da tutto il territorio regionale e non più solo dal proprio ambito di riferimento (per noi il territorio metropolitano). Inoltre con il decreto Sblocca Italia (Art. 35) si consente a tutti gli impianti di incenerimento (compresi i cementifici) di bruciare fino al massimo della loro capacità, oltre a dare disposizione per individuarne alcuni con funzione “strategica”.

4) Sulla pericolosità dell’incenerimento dei rifiuti esistono numerosi studi scientifici nazionali e internazionali, per cui forse è bene che sia il Mestriner di turno ad informarsi, visto che come Sindaco ha una diretta responsabilità sulla salute dei suoi cittadini;

5) Sulle politiche e sulle pratiche per arrivare alla quasi totalità di recupero della materia derivata dai rifiuti siamo molto preparati e ci rendiamo disponibili per un incontro sul tema. Nel mentre consigliamo a Mestriner e agli altri Sindaci di prendere contatto con la Rete Rifiuti 0


 

 

MAIL BOMBING:

E’ di questi giorni la notizia che Veritas spa, l’azienda pubblica che si occupa dei rifiuti, sta per dare avvio una operazione di riorganizzazione societaria che prevede l’ingresso in Ecoprogetto srl, una delle controllate del gruppo, di due aziende private.

Ma attenzione non si tratta solo di una semplice cessione di quote societarie perché il piano industriale connesso all’operazione prevede l’aumento della capacità di Veritas di bruciare rifiuti, che tradotto in parole semplici significa un nuovo termovalorizzatore nella zona di Fusina o il potenziamento di uno di quelli esistenti come il famigerato SG-31.

Assemblea permanente contro il rischio chimico di Marghera e Comitato Opzione Zero  lanciano la mobilitazione contro quella che considerano una vera e propria follia. I termovalorizzatori, anche i più evoluti, emettono infatti emissioni nocive molto pericolose per la salute delle persone e per l’ambiente, oltre a produrre ceneri e reflui da smaltire in discariche speciali.

PARTECIPA DAL 25 AL 29 SETTEMBRE AL MAILBOMBING, SCRIVI AI SINDACI, GLI AZIONISTI DI VERITAS, PER CHIEDERE LORO DI BLOCCARE QUESTA DECISIIONE E DI TORNARE A DISCUTERE CON I PROPRI CITTADINI E CON  I CONSIGLI COMUNALI

GIOVEDI’ 29 SETTEMBRE ALLE ORE 9 PARTECIPA AL PRESIDIO DAVANTI ALLA SEDE DI VERITAS in via Porto di Cavergnago 99 a Mestre

ISTRUZIONI PER IL MAILBOMBING

  1. copia e incolla il testo qui sotto in un nuovo messaggio mail
  2. copia gli indirizzi mail riportati sotto e inseriscili tra i destinatari del tuo messaggio
  3. inserisci l’oggetto, ad esempio I RIFIUTI NON SI BRUCIANO, SI RICICLANO
  4. Invia
  5. Diffondi questa iniziativa tra i tuoi contatti

testo mail da inviare

Egregi Sindaci dei Comuni soci di Veritas S.p.A.,il prossimo 29 settembre siete convocati per l’assemblea del Comitato di Bacino VeneziaAmbiente, e a seguire del Comitato soci di Veritas. Sarete chiamati ad esprimervi in merito all’operazione di cessione di parte delle quote detenute da Veritas in Ecoprogetto Venezia s.r.l., la società che gestisce gli impianti di Fusina per il trattamento del rifiuto secco residuo. Con avviso pubblico del 29.02.2016 Veritas ha avviato la procedura per individuare i soggetti intenzionati all’acquisizione del capitale di Ecoprogetto, per un totale del 40% delle quote corrispondente a 22 milioni di euro. Dalla selezione risulta aggiudicata l’offerta presentata dalla ATI Bioman-SESA, che oltre all’acquisto delle quote ha presentato un progetto strategico nel quale si propone tra l’altro di realizzare un impianto di valorizzazione energetica dei rifiuti trattati. Considerato che questa operazione avrà sicure e importanti ripercussioni economiche, ambientali e sociali per le comunità da voi rappresentate, in qualità di cittadino abitante in questo territorio

vi chiedo

– di reclamare in tutte le sedi di vostra competenza che, prima di prendere qualsiasi decisione, l’operazione di cessione delle quote di Ecoprogetto e il progetto strategico presentato dalla ATI Bioman-SESA, siano illustrati e discussi con i cittadini e con il Consiglio Comunali dei vostri Comuni;

– di non avallare quindi alcuna decisione del Comitato di Bacino, del Comitato Soci o del CDA di Veritas Spa in assenza di questo passaggio;

vi chiedo in ogni caso:

– di fare tutto il possibile per respingere tutte le decisioni che possano portare ad un aumento della produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario da rifiuti) negli impianti del gruppo Veritas, nonché alla realizzazione di nuovi impianti di termovalorizzazione o al potenziamento/riqualificazione di quelli esistenti;

Vi ricordo infatti che l’incenerimento dei rifiuti è altamente impattante e pericoloso per la salute delle persone e per l’ambiente. E’ scientificamente dimostrato che le emissioni  dei termovalorizzatori  (anche i più evoluti) contengono sostanze come particolato fine e ultrafine, diossine, furani, acido cloridrico, ossidi di azoto e di zolfo, idrocarburi, metalli pesanti causa di tumori e altre gravi patologie a carico di numerosi organi. Queste emissioni andrebbero poi ad aumentare l’inquinamento atmosferico nel territorio metropolitano di Venezia già oggi molto elevato. Infine l’incenerimento dei rifiuti non risolve il problema dello smaltimento delle ceneri e delle acque reflue prodotte durante il processo, e, per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, il rendimento è assai scarso (max 27%). La direttiva 2008/98/CE del Parlamento e del Consiglio europeo in materia di rifiuti ribadisce la necessità di puntare prioritariamente sulla riduzione dei rifiuti prodotti e sul recupero della materia (riuso e riciclo) rispetto al recupero di energia. E’ possibile fare a meno delle discariche e degli inceneritori: molti Comuni in Italia stanno attuando con successo la strategia “rifiuti zero”, attualmente il modo più veloce ed economico attraverso cui i governi locali possono contribuire alla riduzione dei cambiamenti climatici, alla protezione della salute, alla creazione di posti di lavoro “verdi”.

Siate lungimiranti, fatelo anche voi!!

 

indirizzi mail a cui inviare il messaggio

luigi.brugnaro@comune.venezia.it; sindaco@chioggia.org; sindaco@comune.mira.ve.it; mariarosa.pavanello@comune.mirano.ve.it; sindaco@comune.spinea.ve.it; sindaco@comune.martellago.ve.it; sindaco.polo@comune.dolo.ve.it; sindaco@comune.scorze.ve.it;  p.andreotti@comune.noale.ve.it; sindaco@comune-santamariadisala.it; sindaco@comune.salzano.ve.it; sindaco@comunecavallinotreporti.it; aliprandi.l@comune.meolo.ve.it; gianpietro.menin@comune.camponogara.ve.it; sindaco@comune.campolongo.ve.it; sindaco@comune.pianiga.ve.it; sindaco@comune.vigonovo.ve.it; sindaco@comune.stra.ve.it; sindaco@comune.campagnalupia.ve.it; sindaco@comune.fiessodartico.ve.it; sindaco@comune.fosso.ve.it; sindaco@comune.marcon.ve.it; andrea.cereser@sandonadipiave.net; segreteria.sindaco@comune.mogliano-veneto.tv.it; sindaco@comune.preganziol.tv.it; segreteria@comune.quintoditreviso.tv.it; segreteria@comunezerobranco.it; segreteria@cintocao.it; comune@comune.concordiasagittaria.ve.it; segreteria@comune.fossaltadiportogruaro.ve.it; segreteria@comune.gruaro.ve.it; valerio.zoggia@comune.jesolo.ve.it; mariateresa.senatore@comune.portogruaro.ve.it; sindaco@comune.pramaggiore.ve.it; info@opzionezero.org; sindaco@comunesanmichele.it; sindaco@sanstino.it; sindaco@comune.teglioveneto.ve.it; sindacoceggia@comune.ceggia.ve.it; sindaco@comune.eraclea.ve.it; sindaco@comunefossaltadipiave.it; info@comune.musile.ve.it; protocollo@comune.noventadipiave.ve.it;  protocollo@comune.torredimosto.ve.it; affarigenerali@comunequartodaltino.it; sindaco@comune.cavarzere.ve.it; info@comune.annoneveneto.ve.it; segretario@comune.caorle.ve.it; sindaco@torredimosto.it; presidente@veneziaambiente.it;

 

Il Comitato Opzione Zero della Riviera del Brenta aderisce alla manifestazione del 25 settembre indetta dal Comitato NO Grandi Navi e invita tutti a fare il possibile per partecipare.

 

10si

Dieci SI per Venezia

Venezia 25 settembre 2016 ore 15.30

Appello alle associazioni e ai cittadini del Veneto per una grande manifestazione per l’estromissione delle grandi navi dalla Laguna e contro le grandi opere inutili ed imposte, il 25 settembre!

Sono passati quattro anni e mezzo senza che le autorità preposte abbiano ottemperato a quanto previsto dal Decreto Clini Passera, in merito al passaggio delle grandi navi da crociera in Bacino San Marco. La deroga, in attesa di una soluzione alternativa, sta diventando infinita.

La soluzione alternativa viene rinviata, per una precisa responsabilità dell’Autorità Portuale, la quale, invece di accettare l’evidenza che navi sempre più grandi e insostenibili per l’equilibrio idrodinamico e morfologico della Laguna, debbano attraccare fuori in un avamporto alla Bocca del Lido, si intestardisce a voler imporre altre grandi opere inutili e dannose per far entrare le navi da crociera dalla Bocca di Porto di Malamocco, per giungere in Marittima senza passare davanti a San Marco.

 

Come se il problema fosse solo questo e non l’estromissione di navi che provocano erosione dei fondali e la trasformazione della Laguna in un braccio di mare, nonché inquinamento dell’aria ed elettromagnetico. Queste grandi navi, ma anche gli altri natanti, compreso i mezzi ACTV, utilizzano carburanti pessimi (altro che accordi volontari per l’uso di combustibili verdi!) tanto che il Parlamento Europeo ha accolto una petizione popolare che mette in evidenza che non esiste neppure una rete efficiente di rilevazione degli inquinanti, tra i quali le polveri ultrasottili, ed ora il Governo rischia una procedura d’infrazione. Anche la Magistratura ha aperto un’inchiesta per inquinamento atmosferico.

Prima il Canale Contorta – Sant’Angelo, progetto stroncato dalla Commissione di Valutazione d’Impatto Ambientale, poi, su suggerimento del Sindaco Brugnaro, il Canale Tresse – Nuovo, che non ha neppure la dignità di essere un progetto, visto che l’A.P. voleva farlo passare per una variante del Contorta: ipotesi che la Commissione V.I.A. ha prontamente stoppato.

 

E’ nota a tutti, con la conferma del mondo scientifico, la devastazione provocata dal Canale dei Petroli, eppure si vuole ancora insistere con la manomissione ambientale ed idraulica, raddoppiando in pratica il Canale dei Petroli portandolo, con il Tresse Nuovo, direttamente in centro città; quali saranno gli effetti sulla velocità e direzioni delle correnti e sulle maree??? Quali saranno gli effetti cumulativi, oltre alle navi commerciali e ai traghetti, del passaggio delle grandi navi da crociera che dovrebbero percorrere quasi tutto il Canale dei Petroli per arrivare in Marittima tramite questo nuovo ed immane scavo?

Altre soluzioni praticabili di avamporto alla bocca del Lido, potrebbero garantire la permanenza e anzi lo sviluppo del settore, mantenendo le navi di stazza insostenibile fuori della Laguna, conservando la Marittima quale terminal e comunque come attracco delle navi più piccole.

 

Ma perché allora l’Autorità Portuale, la Venice Terminal Passeggeri e le varie lobby continuano ad insistere per far arrivare tutte le navi da crociera alla stazione Marittima a S. Marta e su banchine portuali esistenti (i nuovi soci della VTP vorrebbero pure un attracco a Marghera per le navi ancora più gigantesche)??? La risposta è molto semplice l’Autorità Portuale di Venezia senza alcuna gara ha dato in concessione trentennale (che dovrebbe scadere nel 2024) la gestione delle Banchine della Stazione Marittima di Venezia a VTP; se dovesse passare il progetto di una nuova struttura portuale alla bocca del Lido la gestione di queste nuove banchine dovrebbero passare attraverso un bando europeo e così VTP rischia di perdere il monopolio assoluto sulla gestione del crocerismo a Venezia.

Anche la Cruise Lines International Association (CLIA, che associa gli operatori della croceristica) si oppone ferocemente ad un terminal esterno alla Laguna: per forza, le maggiori corporations della croceristica (Costa – MSC – Royal Carribean e i turchi di Global Liman Isletmeleri) hanno appena comprato le azioni di Veneto Sviluppo (Finanziaria della Regione Veneto) della VTP, arrivando in pratica alla privatizzazione del porto croceristico, sul quale non ci sarà più alcun controllo pubblico.

I nuovi padroni della Marittima faranno il bello e cattivo tempo per garantire i loro interessi speculativi: è stato dimostrato che i porti vanno in perdita quando sono gestiti – in conflitto d’interesse – dagli stessi armatori, per il semplice motivo che le tariffe vengono abbassate per aumentare gli utili delle compagnie di navigazione. E le tariffe magari saranno abbassate contenendo il costo del lavoro dei portuali (stiano attenti, i lavoratori! invece di ascoltare le sirene di Costa, Trevisanato e di qualche sindacato giallo, sui No Navi che fanno loro perdere il lavoro).

Perché invece, per quanto riguardo il traffico petrolifero e i mega container, l’attuale (e in scadenza) presidente dell’A.P. vuole fortissimamente un nuovo porto off shore, davanti a Malamocco, il cosiddetto Voops (Venice Offshore Onshore Port System)?

Perché le sempre più grandi navi porta container, che non entrerebbero neppure per la bocca di porto di Malamocco, potrebbero fermarsi in un nuovo porto in mare aperto (del costo di oltre 2 miliardi), mentre le mega navi da crociera – anche queste sempre più grandi – invece non potrebbero fermarsi in un nuovo terminal alla bocca di porto del Lido?

Il nuovo off-shore per il traffico container, tra l’altro, sembra lo voglia solo Costa, Prodi (si, ancora lui, colui il quale ha regalato a Venezia il bidone del Mose) e qualche altro amico lobbista e che tutta l’operazione pare del tutto insensata dal punto di vista del mercato, dato l’attuale contesto dei traffici marittimi internazionali e le previsioni che si fanno sul futuro; insomma, se il Ministero delle Infrastrutture dovesse dare il via libera a quest’altra grande opera, sarà un’altra grande opera inutile e dannosa: anche il Voops – come il Mose – servirà solo a chi lo fa, le solite grandi imprese, responsabili del più grande scandalo del secolo ai danni dei contribuenti.

Persino l’UNESCO ha dato l’ultimatum a Governo ed amministrazioni locali: se entro il 1 febbraio 2017, non saranno presi provvedimenti credibili contro l’ingresso dei giganti del mare in Laguna e per porre un limite alla monocoltura turistica, che sta trasformando Venezia in una sorta di parco a tema, svuotato dei suoi residenti (a settembre la popolazione della città antica andrà sotto i 55.000 abitanti), Venezia sarà inserita nella lista dei luoghi in pericolo di esclusione dai siti patrimonio dell’Umanità.

Anche noi vogliamo lanciare l’ultimatum ai padroni della città:

Mobilitiamoci tutti il 25 settembre, fuori definitamente le grandi navi dalla Laguna, una vittoria su questo consentirebbe di invertire la tendenza ai processi di devastazione ambientale, all’uso speculativo della città.

E’ per questo che questo appello è rivolto anche ai giovani, agli studenti e ai precari , ai lavoratori, perché si riprendano la possibilità di vivere e ripopolare Venezia, imponendo una politica per il diritto alla casa e al welfare, fermando la privatizzazione e la svendita del patrimonio immobiliare pubblico, scalzando le politiche di austerità che impoveriscono i settori sociali più deboli, ma che continuano a foraggiare le grandi opere volte al profitto per pochi e alla devastazione ambientale e sociale per tutti.

Venezia, 20 agosto 2016

COMITATO NO GRANDI NAVI – LAGUNA BENE COMUNE

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Il sindaco di Pianiga Massimo Calzavara assieme all’ex assessore regionale Renato Chisso.

 

Comunicato Stampa Opzione Zero 25 agosto 2016

Veneto City e la politica dell’interesse Zero.

Su Veneto City il processo è stato regolare e l’interesse Zero”. Così Massimo Calzavara, sindaco di Pianiga, ha risposto alla richiesta del Comitato Opzione Zero di mettere definitivamente la parola fine a una brutta pagina della politica rivierasca sulla travagliata questione del mega insediamento.

Non è sufficiente dichiarare di non avere interessi personali su questioni che hanno gravi ricadute sul territorio dal punto di vista sociale, economico e ambientale. Esiste infatti la responsabilità politica che si assume nel voler continuare a tenere in vita un progetto anacronistico e dannoso per la Riviera e il Miranese.

Ai sindaci di Dolo e Pianiga il Comitato Opzione Zero infatti non chiede di annullare un accordo di programma solamente sulla base di voci o di intercettazioni ma su dati di fatto. La società Veneto City spa, infatti, è stata inadempiente e non ha rispettato alcuni obblighi previsti nell’accordo approvato a fine 2011. E’ inoltre assodato che Piergiorgio Baita, l’attore principale della “Cricca del Mose”, nel 2011 era entrato nei soci di Veneto City. Senza poi elencare le varie irregolarità esposte nel ricorso ora pendente al TAR, e proposto da Comitati, Associazioni e Categorie. Irregolarità delle quali il sindaco di Pianiga non tenne conto, rifugiandosi nel parere di parte dell’avvocatura regionale.

Le intercettazioni uscite nei giorni scorsi hanno solamente spiegato i dettagli delle azioni compiute dall’ex AD di Mantovani che riceve da Claudia Minutillo (assistente di Giancarlo Galan) la conferma che la Giunta regionale approva Veneto City.

Se l’interesse era Zero, perché Claudia Minutillo si preoccupava di avvisare Baita?

Inoltre il processo dell’approvazione di Veneto City non è stato per nulla regolare. Solo per citarne due: mancata esecuzione della VAS (valutazione ambientale strategica) e consiglio comunale di Dolo blindato con agenti in assetto antisommossa.

La pratica Veneto City sta inoltre bloccando la viabilità commerciale della Riviera del Brenta. Infatti l’ex casello di Dolo è ancora chiuso a causa di due progetti nati nell’era dell’ex assessore regionale Renato Chisso (anche per lui patteggiamento nel processo Mose): la Orte-Mestre che prevedeva il suo innesto proprio a Roncoduro e Veneto City che per la sua nascita necessita di un nuovo casello in località Albarea.

Dopo che la Orte-Mestre sembra ormai naufragata, sarebbe sufficiente una chiara scelta politica per chiudere la pratica Veneto City, poter riaprire finalmente l’ex casello di Dolo e investire sullo sviluppo socio-economico dei centri storici della Riviera e del Miranese.

 

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Romea: incidenti quasi ogni giorno, la causa principale è l’eccessivo numero di TIR.

I Prefetti, in accordo con i Sindaci interessati, emettano subito un provvedimento di blocco o di limitazione del traffico pesante di lunga percorrenza:  tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini è un loro preciso dovere.

Piano ANAS: su 1,6 miliardi di investimenti, i 13 milioni per il tratto veneto sono una somma ridicola e totalmente insufficiente per realizzare gli interventi di messa in sicurezza. Incompiuta anche la variante SS bis che potrebbe scaricare dai camion la Romea in modo permanente.

A settembre al via una petizione e iniziative, non escluso il blocco della statale.

 

Mentre il Presidente di Confindustria Matteo Zoppas torna a vaneggiare sulla Romea Commerciale senza probabilmente nemmeno sapere di cosa sta parlando, sulla statale maledetta si susseguono ormai quotidianamente gli incidenti; l’ultimo soltanto ieri per puro caso non si è trasformato nell’ennesima tragedia.

E’ una situazione gravissima e intollerabile, alla quale bisogna porre rimedio subito; e per farlo secondo Opzione Zero c’è un solo modo: “La maggior parte degli incidenti è causata dalla eccessiva presenza di TIR che provocano tamponamenti o sorpassi azzardati. In estate, quando oltre ai camion e ai pendolari, si aggiunge il flusso turistico la situazione si fa ancora più drammatica. Per questi motivi è necessario che i Prefetti competenti, in accordo con i Sindaci interessati, emettano un provvedimento di limitazione del traffico pesante di lunga percorrenza. Questo provvedimento, seppure non risolutivo, andrebbe però a scaricare la Romea di una quota di traffico pericoloso, riducendo sensibilmente il numero di incidenti.”

Le ordinanze di limitazione o di blocco dei mezzi pesanti sulle strade statali non sono una novità quando in gioco ci sono sicurezza o problemi di inquinamento, gli esempi sono innumerevoli, ma d’altra parte basti pensare a come sia lo stesso Ministro dei Trasporti ad interdire il transito dei TIR su strade e autostrade durante i fine settimana. “Quando c’è la volontà di risolvere i problemi si supera ogni ostacolo – rincara la dose il comitato rivierasco -la Romea è la strada più pericolosa in Italia, non si capisce cosa aspettino Prefetti e Sindaci per intervenire. Forse è bene rammentare loro che la tutela della sicurezza e della salute dei cittadini è un loro preciso dovere istituzionale.”

Il flusso di mezzi pesanti che transita sulla Statale 309 è da sempre troppo elevato (circa il 35%), ma ora a causa delle tariffe autostradali sempre più esose è aumentato ulteriormente: i TIR, soprattutto quelli provenienti dall’est Europa, percorrono la dorsale adriatica lungo la Romea per risparmiare sui pedaggi del Passante e della A-13 Padova-Bologna.

Opzione Zero attacca poi anche ANAS: “L’investimento di 1,6 miliardi di euro per la messa in sicurezza di Romea e E-45 è un fatto positivo, ma le risorse destinate al tratto veneto che è uno dei più pericolosi sono ridicole, soltanto 13 milioni. Con questa somma si faranno a malapena le asfaltature, mentre gli interventi di messa in sicurezza vera e propria come rotonde, sottopassi e by-pass, sono rimandati a chi sa quando. Così come incompiuta continua a rimanere la variante alla Statale Adriatica SS 16 che collega Ravenna all’autostrada A-13 nei pressi di Ferrara. Questa nuova superstrada, di cui si parla da almeno 35 anni, è già stata finanziata e realizzata per buona parte del suo tracciato; basterebbero solo 100 milioni di euro per realizzare i collegamenti Ravenna-Alfonsine e Alfonsine-Argenta, ultimando così un’opera fondamentale per poter dirottare facilmente il traffico pesante dalla Romea alla A-13 e consentire finalmente di trasformare la statale in strada turistica e di servizio alle comunità locali, mandando definitivamente in soffitta la Romea Commerciale.

Il Comitato, insieme ad altre realtà del territorio prevede una ripresa della mobilitazione a partire da settembre, con una petizione, e varie iniziative; non è escluso il blocco della statale.

 

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Comunicato stampa Opzione Zero 10 maggio 2016

“Terminal crociere a Dogaletto: una follia che respingeremo con ogni mezzo”

“Se qualcuno pensa di approfittare del problema “grandi navi” per ridare la stura a vecchi progetti che sanno tanto di speculazione immobiliare come i poli logistico e crocieristico di Dogaletto, si sbaglia di grosso. Cementificare centinaia di ettari di suolo agricolo in riva alla Laguna per fare spazio ai mostri del mare è una follia che contrasteremo con ogni mezzo a disposizione. Che le si voglia piazzare a Venezia, a Marghera, a Dogaletto o da qualsiasi altra parte, le “grandi navi” rimangono sempre incompatibili e insostenibili. Come comitato siamo uniti e compatti con il Comitato No Grandi Navi e con le associazioni ambientaliste per bloccare la costruzione di nuovi canali o nuovi terminal. Le “grandi navi” devono stare fuori dalla Laguna punto e basta”.

E’ questa la pronta risposta di Opzione Zero alle dichiarazioni rilasciate oggi sulla stampa da parte del presidente della società Venezia Terminal Passeggeri (VTP) Sandro Trevisanato sulla possibilità di un terminal a Dogaletto.

In un articolo del Gazzettino, Trevisanato prende infatti spunto dalla proposta fatta da Venezia Investimenti di ricollocare le navi da crociera oltre le 96.000 ton a Marghera, per rilanciare l’idea di costruire un nuovo terminal crociere sfruttando le aree agricole che si affacciano sulla Laguna nei pressi della Cassa di Colmata A in Comune di Mira, o forse là dove era previsto il Polo Logistico.

“Si tratta di progetti estremamente impattanti contenuti nel PTRC partorito dall’ultima giunta Galan-Chisso e mai emendati dai successivi governi regionali guidati dalla Lega – prosegue Opzione Zero – Progetti che rientravano in pieno nella furia speculativa e cementificatrice che ha devastato il Veneto, e di cui il caso MOSE ha offerto uno spaccato inequivocabile”.

Per Opzione Zero è necessario stroncare immediatamente un disegno del genere, e per questo chiede al Comune di Mira di intervenire facendo pesare fino in fondo il proprio ruolo di comune lagunare presso la Regione, l’Autorità Portuale e presso il Comitatone.

Opzione Zero presenterà inoltre un proprio contributo in fase di osservazioni al nuovo Piano di Assetto del Territorio, con l’intento di introdurre vincoli più specifici e più stringenti per le aree potenzialmente interessate da questi progetti.

 

Domenica SI vota!

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2016

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Domenica SI vota!

L’appello di Opzione Zero

Domenica 17 aprile si vota in TUTTA ITALIA dalle 7.00 alle 23.00 per il referendum sulle trivelle. Perché il referendum sia valido bisogna raggiungere il quorum del 50%+1 degli aventi diritto.

Una sfida difficile ma non impossibile, per questo ti chiediamo di andare a votare presto al mattino: le prime proiezioni sul quorum vengono infatti rese pubbliche alle 12.00 e, storicamente, questo dato condiziona l’affluenza complessiva: una percentuale elevata può fare da traino per il resto dei votanti!

Ti chiediamo inoltre in queste ore di fare il massimo per diffondere questo messaggio e per convincere amici, parenti, colleghi ad andare a votare: usa la mail, facebook, twitter, sms e whatsapp…usa tutta la fantasia e l’energia di cui disponi!

L’obiettivo è a portata di mano, possiamo farcela!!!

Ecco perché votare Si al referendum di domenica 17 aprile

1 Cambiamenti climatici, non c’è più tempo: il consumo smisurato di combustibili fossili (carbone, gas, petrolio) sta provocando il surriscaldamento degli oceani e dell’atmosfera. Gli scienziati di tutto il mondo concordano sul fatto che se non invertiamo subito la rotta nel giro di qualche decennio il problema sarà la sopravvivenza sul Pianeta di tantissime specie vegetali e animali, compreso la nostra. Dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra ora, non domani!

2 Un passo alla volta stiamo già vincendo: la lotta di tanti comitati e associazioni contro le trivelle ha già costretto il Governo ad accogliere parte delle richieste imponendo il divieto di nuove perforazioni entro le 12 miglia dalla costa. Se passa il SI  nel giro di 5-10 anni saranno definitivamente dismesse anche le piattaforme oggi esistenti. Rimane il problema delle perforazioni a terra e oltre le 12 miglia marine, ma stiamo già raccogliendo le firme per un altro referendum che metterà ko tutte le trivelle.

3 Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari e non danno alcun beneficio durevole al Paese. Tutte le riserve di petrolio presenti nel mare italiano basterebbero a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico, e quelle di gas appena 6 mesi.

4 L’estrazione e la lavorazione di idrocarburi è un’attività altamente inquinante, con un impatto rilevante sull’ambiente e sull’ecosistema marino. Anche le fasi di ricerca che utilizzano la tecnica dell’airgun (esplosioni di aria compressa), hanno effetti devastanti per l’habitat e la fauna marina.

5 In un sistema chiuso come il mar Mediterraneo un eventuale incidente sarebbe disastroso e l’intervento umano pressoché inutile. Lo conferma l’incidente del 2010 avvenuto nel Golfo del Messico alla piattaforma Deepwater Horizon che ha provocato il più grave inquinamento da petrolio mai registrato nelle acque degli Stati Uniti.

6 Trivellare il nostro mare è un affare per i soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche tra le più vantaggiose al mondo. Il “petrolio” degli italiani è ben altro: bellezza, turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energie alternative.

7 Dopo aver sconfitto il nucleare con il referendum del 2011, oggi l’Italia produce più del 40% della sua energia da fonti rinnovabili, con 60mila addetti tra diretti e indiretti, e una ricaduta economica di 6 miliardi di euro. Diamo un altro segnale forte in questa direzione, l’unica possibile!

 

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[di Elena Gerebizza]    dal sito recommon.org

Nonostante in Italia siano in corso delle indagini su un possibile caso di corruzione e il Parlamento europeo abbia richiesto di non finanziare il progetto, la Banca europea per gli investimenti (BEI) è in procinto di finanziare il Passante di Mestre attraverso la sua Project Bond Initiative.

Lo scorso 16 febbraio, l’agenzia di rating Moody aveva assegnato un giudizio provvisorio di A3 per le obbligazioni da 830 milioni di euro che la società Concessioni Autostradali Venete (CAV SpA) sarebbe in procinto di emettere. Come affermato dal vicepresidente di Moody, il coinvolgimento della BEI “riduce in modo significativo l’esposizione degli obbligazionisti al rischio legato ai volumi di traffico e a una potenziale performance operativa non adeguata”. La nostra lettura su questa situazione è che la BEI rischia di facilitare la vendita di un debito che potrebbe essere stato generato, tra le altre cose, anche da fatture gonfiate per diversi milioni di euro, per di più in alcuni casi per dei lavori che non avrebbero mai avuto luogo.

Negli ultimi anni, la rete europea Counter Balance, insieme al suo membro Re:Common e all’organizzazione locale Opzione Zero, ha seguito da vicino il caso della CAV, una società controllata dalla Regione Veneto e dall’Anas, il cui azionista è al 100 per cento il governo italiano. La CAV gestisce i 74 chilometri dell’autostrada nei pressi di Venezia conosciuta come Passante di Mestre – un progetto che, come accennato, è stato selezionato dalla BEI e dalla Commissione europea per un finanziamento nell’ambito della Project Bond Initiative.

A noi di Counter Balance sembrava però incredibile che la CAV fosse allo stesso tempo sotto indagine da parte delle autorità italiane, come parte di una inchiesta ad ampio raggio sulla corruzione che ha visto vari sviluppi in tutta Italia. Abbiamo quindi deciso di allertare la BEI, la Commissione europea e l’Ufficio europeo anti-frode (OLAF) in merito al progetto. Abbiamo inoltre fatto presente che diverse aziende che avevano ricevuto subappalti erano sotto inchiesta da parte delle autorità italiane per presunta frode fiscale e possibili infiltrazioni della mafia.

Ma da parte delle istituzioni non c’è stata la reazione che ci attendevamo. L’OLAF ha archiviato la nostra denuncia, mentre la BEI ha continuato a rispondere che era in contatto con le autorità italiane e che monitorava da vicino la situazione.

Val la pena notare che nel 2013 la BEI aveva già finanziato il progetto attraverso un prestito di 350 milioni di euro, convogliati alla CAV attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. Tuttavia già nel marzo 2011 l’opera era stata oggetto di una relazione molto critica da parte della Corte dei conti, che aveva evidenziato il rischio di infiltrazione della criminalità organizzata attraverso società sub-appaltatrici che si occupavano dei lavori di costruzione, così come denunciava la mancanza di supervisione e controllo pubblico, che avevano portato a un ingiustificato aumento dei costi. Inizialmente il Passante di Mestre sarebbe dovuto costare 750 milioni di euro, ma nel 2010 si era già sfondato il muro dei 1,3 miliardi di euro, con un incremento dei costi dell’80 per cento.

Nel maggio del 2014 è poi arrivata la notizia dell’arresto di 30 persone, tra cui numerosi politici di spicco. Tra questi l’ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, l’ex ministro dei Trasporti Altiero Matteoli, il generale della Guardia di Finanza Spaziante e il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni.

Per fortuna nell’aprile dello scorso anno il Parlamento europeo ha criticato il coinvolgimento della BEI nel progetto, chiedendo all’istituzione “di non concedere finanziamenti al Passante di Mestre attraverso la Project Bond Initiative o qualsiasi altro strumento finanziario, e di garantire l’implementazione di una politica di tolleranza zero sulle truffe a seguito dell’utilizzo dei project bond”.

Ma ora che Moody ha annunciato l’emissione di obbligazioni per il progetto tramite il sostegno della BEI, emergono alcune domande:

– In che maniera Moody ha valutato il fatto che l’opera, e il debito che ha generato, è ancora sotto inchiesta e potrebbe essere legata a un grosso caso di corruzione?

– Moody come ha tenuto in conto il potenziale rischio di riciclaggio di denaro, in particolare nel caso in cui i finanziamenti degli obbligazionisti siano utilizzati per pagare eventuali fatture ancora non saldate e inerenti eventuali operazioni illecite secondo quanto oggetto di indagine da parte della magistratura?

– In che modo la BEI giustifica il suo sostegno a questo progetto alla luce del suo impegno per una “tolleranza zero alla corruzione”? Per quali ragioni sta ignorando l’invito del Parlamento europeo di non sostenere il Passante di Mestre?

 

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Comunicato stampa Opzione Zero 16 gennaio 2016

Romea: vietare subito il transito ai TIR

Sulla sicurezza in Romea le promesse del Governo non bastano più, bisogna agire subito senza ambiguità, in gioco c’è la pubblica incolumità dei cittadini. Per ridurre drasticamente gli incidenti è necessario vietare il transito del traffico pesante di “attraversamento” con una ordinanza specifica delle Prefetture; un provvedimento facile, immediato e a costo zero che è già stato emanato in situazioni analoghe.

Come si sa uno dei problemi più grossi della Romea non è tanto il volume di traffico, ma la grande quantità di camion che la percorrono (almeno il 35% dei 18.000 veicoli medi giornalieri). La maggior parte dei TIR sono diretti o provengono dall’est europeo e usano la statale per non pagare i pedaggi autostradali.

Visto che l’elevata densità di traffico pesante è una delle maggiori cause di incidenti, Opzione Zero ribadisce la necessità di vietare il transito ai mezzi pesanti che usano la statale come alternativa all’autostrada. Si tratta di un provvedimento che le Prefetture competenti potrebbero emanare facilmente al fine di tutelare la pubblica incolumità, un modo concreto e tempestivo per dare finalmente una risposta all’annoso problema della sicurezza nella famigerata statale.

Opzione Zero torna a rilanciare con forza questa proposta soprattutto dopo la inconsistente risposta data dal Governo lo scorso 13 gennaio alla camera in occasione di una specifica interrogazione presentata dai Deputati veneti Crivellari e Mognato. Una risposta per nulla convincente secondo il comitato rivierasco, perché se da un lato viene confermato lo stanziamento di 1,6 miliardi di euro per la messa in sicurezza di E 45 e SS 309 nel periodo 2015-2019, nulla si dice su come questi fondi verranno ripartiti tra due tratte che necessitano di interventi ben differenti per complessità tecnica e per costi. Niente nemmeno sui tempi con i quali si intende avviare i cantieri, e intano già il primo dei 5 anni è stato perso inutilmente.

Nessuna risposta si trova poi sulla “Romea Commerciale”, tema ambiguamente inserito nella interrogazione dai due parlamentari del PD. Il silenzio del Governo sul futuro della nuova autostrada potrebbe essere letto positivamente, ma le preoccupazioni per i comitati rimangono tutte visto che il progetto non è ancora stato derubricato dalla Legge Obiettivo e potrebbe riprendere facilmente quota anche solo per la tratta Ravenna-Mestre.

Del resto solo pochi mesi fa era stato lo stesso assessore ai trasporti dell’Emilia Romagna a rilanciare l’idea di una nuova arteria (a due o quattro corsie) tra Ravenna e Mezzogoro attraverso le Valli del Mezzano sullo stesso tracciato della Orte-Mestre; una proposta questa che avrebbe senso solo in funzione di un completamento a nord fino al Passante di Mestre. L’idea dell’assessore Donini appare ulteriormente paradossale se si considera che proprio la Regione Emilia Romagna e ANAS sembrano finalmente interessati a completare la variante alla Statale Adriatica SS 16 che collega Ravenna all’autostrada A-13 nei pressi di Ferrara. Questa nuova superstrada, di cui si parla da almeno 35 anni, è già stata finanziata e realizzata per buona parte del suo tracciato; basterebbero solo 100 milioni di euro per realizzare i collegamenti Ravenna-Alfonsine e Alfonsine-Argenta, ultimando così un’opera fondamentale per poter dirottare facilmente il traffico pesante dalla Romea alla A-13 e consentire finalmente di trasformare la statale in strada turistica e di servizio alle comunità locali.

L’A13 è l’alternativa alla romea per raggiungere Ravenna dall’innesto del Passante (Roncoduro, Dolo). Basterebbe completare la variante alla Statale Adriatica 16 (superstrada di cui si parla da almeno 35 anni). In rosso i tratti da realizzare (cliccare sull’immagine per ingrandirla).

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