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LA BUFERA SUL MOSE/IL RIESAME

VENEZIA Arresti domiciliari confermati per Gianfranco Boscolo Contadin, 74 anni, di Chioggia, direttore tecnico della Nuova Co.ed.mar. Il Tribunale del riesame di Venezia presieduto da Angelo Risi ha infatti respinto la richiesta di revoca della misura cautelare presentata la settimana scorsa dai legali dell’imprenditore. È stato invece revocato l’obbligo di dimora nei confronti di Valentina Boscolo Zemello, 30 anni, di Rosolina, rappresentante legale della Zeta srl rimasta coinvolta nell’inchiesta che, il 12 luglio scorso, ha fatto piombare il Consorzio Venezia Nuova nella bufera. L’ultima posizione da definire resta quella dell’ex presidente Giovanni Mazzacurati che i giudici del riesame avrebbero dovuto esaminare ieri. I legali dell’ingegnere – ormai da tre settimane agli arresti domiciliari – hanno invece scelto di non presentare istanza di revoca della misura cautelare. Una decisione, forse, presa alla luce delle condizioni di salute e dell’età dell’ex presidente che potrebbero convincere il gip a decidere di sospendere il provvedimento restrittivo. Nonostante Mazzacurati abbia iniziato a parlare con il sostituto procuratore Paola Tonini e nonostante il pericolo di fuga e di reiterazione del reato siano praticamente inesistenti, quello di inquinamento delle prove avrebbe potuto far decidere il Tribunale del riesame di respingere la richiesta di revoca dei domiciliari. L’altra strada percorribile per ottenere la sospensione è invece quella di confidare nel gip, considerate – come si diceva – le delicate condizioni di salute di Mazzacurati e la sua età avanzata. Restano invece ai domiciliari Pio Savioli, consigliere del Consorzio Venezia Nuova per il Consorzio Veneto Cooperativo, e Mario e Stefano Boscolo Bracheto, amministratori della Cooperativa San Martino di Chioggia i cui ricorsi sono stati respinti dai giudici del riesame. L’obbligo di dimora ad altri tre indagati dell’inchiesta sul Consorzio Venezia Nuova, ovvero ad Antonio Scuttari, rappresentante legale della Clodiense Opere Marittime, a Erminio Boscolo Menela, rappresentante legale della Boscolo Sergio Menela e figli, e a Dimitri Tiozzo dell’omonima impresa, era stato invece revocato nei giorni scorsi. La settimana prossima si sapranno con ogni probabilità anche le motivazioni di questa seconda tranche di ricorsi. Molti degli indagati, nel frattempo, hanno deciso di farsi ascoltare dal sostituto procuratore Paola Tonini che ha coordinato la Guardia di finanza in questa inchiesta. L’ultimo in ordine di tempo era stato Mario Boscolo Bacheto che aveva presentato ai giudici un breve memoriale in cui ha spiegato di aver dovuto versare 600 mila euro ai vertici del Consorzio Venezia Nuova per riuscire a lavorare e poter così partecipare agli appalti del Mose. (m.pi.)

 

MAGISTRATO ALLE ACQUE IN ATTESA DEL PRESIDENTE

Mose, raddoppiati i controlli nei cantieri

L’ingener Riva, responsabile della Salvaguardia: «Nostro compito è concludere l’opera» 

I controlli sui cantieri del Mose sono raddoppiati. E pur da tre mesi senza presidente, il Magistrato alle Acque ha ripreso la sua attività istituzionale a pieno ritmo. «Il nostro obiettivo adesso è concludere il Mose, far vedere che funziona». Lo dice con soddisfazione l’ingegnere Fabio Riva, da qualche mese responsabile dell’Ufficio veneziano della Salvaguardia. Ufficio che negli ultimi decenni ha autorizzato opere e controllato lavori, in qualche caso finito nell’occhio del ciclone dopo la recente inchiesta sul Consorzio Venezia Nuova. Riva, romano, una carriera tutta interna al ministero, ci tiene a far sapere che «gli uffici dello Stato stanno facendo il loro dovere». L’incertezza regna sovrana a palazzo Dieci Savi, in attesa degli sviluppi delle inchieste sul Mose. Ma anche dell’ormai imminente nomina del successore di Ciriaco D’Alessio. L’idea che circolava al ministero era quella di inviare in laguna un facente funzioni, in attesa dell’esito del bando. Si era parlato con insistenza di Massimo Sessa, già braccio destro di Angelo Balducci e presidente di sezione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Ma il ministro potrebbe adesso scegliere anche di accelerare la procedura di nomina del bando. Per effetto della legge sulla Spending review sembra allontanarsi l’ipotesi di nominare un esterno. Bloccati anche gli scatti di carriera e i concorsi interni. La rosa dei papabili è dunque ristretta a pochi dirigenti di prima fascia delle Infrastrutture. Nomina attesa, anche perché il presidente del Magistrato ricopre anche un ruolo «politico». decisivo in questa fase di inchieste e grandi opere. (a.v.)

 

EX PRESIDENTE – Giovanni Mazzacurati chiederà la revoca dei domiciliari per ragioni di salute

INDAGATO – Pio Savioli ha ammesso di aver ricevuto soldi da imprenditori

CONSORZIO VENEZIA NUOVA – Stop all’interrogatorio. Per il magistrato l’indagato non dice tutta la verità

Gli inquirenti sono convinti che Pio Savioli non stia raccontando tutto quello che sa sulla destinazione dei fondi neri del Consorzio Venezia Nuova ad esponenti politici. È per questo motivo che il sostituto procuratore Paola Tonini ha interrotto bruscamente il secondo interrogatorio del consigliere del Consorzio pochi minuti dopo il suo inizio, contestandogli di tenere un comportamento reticente. L’episodio è accaduto giovedì: in mattinata il magistrato aveva discusso i ricorsi di alcuni indagati, tra cui lo stesso Savioli, davanti al Tribunale riesame. Nel pomeriggio ha convocato il consigliere del Consorzio Venezia Nuova con il suo difensore, l’avvocato Paolo De Girolami, per proseguire l’interrogatorio iniziato martedì e durato circa 5 ore. In quell’occasione Savioli aveva fatto ammissioni in relazione all’appalto “pilotato” per alcuni lavori al Porto di Venezia e anche in merito ad alcune somme di denaro incassate da alcuni imprenditori che avevano ottenuto lavori da parte del Consorzio; soldi che la Guardia di Finanza definisce tangenti. Savioli ha spiegato che il denaro non era per lui: dopo averlo ritirato dagli imprenditori lo avrebbe versato al Consorzio Venezia Nuova, assicurando di non sapere a chi, successivamente, fossero finiti quei soldi.
È proprio questo il punto sul quale, giovedì pomeriggio, sarebbe avvenuta la “rottura” con il pm. Savioli aveva ammesso di essersi fatto un’idea della destinazione finale: solo congetture e ipotesi, però, di cui non ha voluto fornire dettagli, proprio perché tali. Gli inquirenti evidentemente non gli credono e sono convinti che il consigliere del Consorzio Venezia Nuova (attualmente agli arresti domiciliari nella sua abitazione nel Trevigiano) sia a conoscenza di molti più particolari di quelli che ha raccontato. L’avvocato De Girolami si è trincerato dietro un “no comment”.
Nel frattempo, ieri pomeriggio il Riesame ha confermato la misura degli arresti domiciliari a Gianfranco Boscolo Contadin, detto Flavio (avvocati Sarti e Spiga), della Nuova Coedmar, una delle imprese che avrebbero accettato di ritirarsi per far vincere l’appalto alle piccole imprese suggerite dal presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. I giudici hanno invece revocato l’obbligo di dimora a Valentina Boscolo Zemello (avvocato Zarbo) della ditta Zeta, il cui ruolo viene ritenuto marginale.
Dopo la rinuncia al ricorso davanti al Tribunale, i legali di Mazzacurati (Muscari Tomaioli e Biagini) potrebbero decidere di rivolgersi al gip Alberto Scaramuzza chiedendo un affievolimento della misura degli arresti domiciliari alla luce delle precarie condizioni di salute dell’ex presidente del Consorzio.

 

Riesame, libertà negata anche a Mario e Stefano Boscolo Bracheto. Mazzacurati rinuncia alla richiesta.

VENEZIA – Pio Savioli, consigliere del Consorzio Venezia Nuova per il Consorzio Veneto Cooperativo, resta agli arresti domiciliari. Così ha deciso ieri il Tribunale del riesame di Venezia respingendo la richiesta di revoca della misura cautelare chiesta dai difensori del consigliere. Arresti domiciliari confermati anche per Mario e Stefano Boscolo Bracheto, amministratori della Cooperativa San Martino di Chioggia. Il Tribunale del riesame, presieduto da Angelo Risi, ha invece revocato l’obbligo di dimora ad altri tre indagati dell’inchiesta sul Consorzio Venezia Nuova, ovvero ad Antonio Scuttari, rappresentante legale della Clodiense Opere Marittime, a Erminio Boscolo Menela, rappresentante legale della Boscolo Sergio Menela e figli, e a Dimitri Tiozzo dell’omonima impresa. A sorpresa, invece, l’ex presidente del Consorzio Giovanni Mazzacurati, agli arresti domiciliari dal 12 luglio scorso con l’accusa di turbativa d’asta, ha rinunciato al riesame che avrebbe dovuto essere discusso oggi. Questa mattina, dunque, saranno vagliate le richieste di revoca della misura cautelare solo nei confronti di Gianfranco Boscolo Contadin, direttore tecnico della Nuova Co.ed.mar, e di Valentina Zemella, rappresentante legale della Zeta srl, che era stata raggiunta dall’obbligo di dimora. Sono state rese note, nel frattempo, le motizavioni delle decisioni del Tribunale del riesame in merito alla prima tranche di richieste. In particolare, nei confronti di Roberto Boscolo Anzoletti, rappresentante legale della Lavori Marittimi e Dragaggi spa, i giudici hanno confermato gli arresti domiciliari ravvisando il pericolo di reiterazione criminosa. Nelle conversazioni con Mazzacurati, Boscolo Anzoletti chiede all’allora presidente di adoperarsi affinchè le grandi imprese restinofuori dalla porta. «Noi piccoli non abbiano il Mose – si lamenta Boscolo Anzoletti – e muoriamo». La possibili reiterazione del reato è all’origine della conferma della misura cautelare anche per Luciano Boscolo Cucco, rappresentante legale de La Dragaggi srl, per il quale il gip aveva firmato l’ordine di dimora. E’ andata meglio, invece, a Juri Barbugian, rappresentante legale della Nautilus srl e a Carlo Tiozzo Brasiola, della Somit. ai quali il Tribunale del riesame della settimana scorsa, non ravvisando elementi di reiterazione del reato, aveva revocato l’obbligo di dimora alla luce del loro «ruolo marginale» nell’inchiesta. Con il riesame di domani si chiude una prima fase dell’inchiesta che, soprattutto dopo le prime ammissioni degli indagati, sta facendo tremare il mondo dell’imprenditoria e della politica. Molti degli indagati hanno deciso di farsi ascoltare dal sostituto procuratore Paola Tonini che ha coordinato la Guardia di finanza in questa delicatissima inchiesta. L’ultimo in ordine di tempo è stato Mario Boscolo Bacheto che aveva presentato ai giudici un breve memoriale in cui spiega che doveva pagare i vertici del Consorzio Venezia Nuova (600 mila euro in due anni secondo la contabilità nera scoperta dalla Guardia di finanza) per riuscire a lavorare e poter così partecipare agli appalti del Mose, altrimenti la sua impresa sarebbe rimasta fuori, finita nel libro nero di Giovanni Mazzacurati. Come era capitato quando c’era da spartirsi le partecipazioni al Consorzio della Furlanis, della Maltauro e della Del Favero, ditte che lasciavano. Boscolo Bacheto voleva acqusirle, ma Mazzacurati si affidò ad altri. (m.pi.)

 

Il pm deposita i verbali di Sutto nuovi filoni per le indagini

L’ex presidente del Consorzio ha rinunciato alle sue richieste

Appalto Consorzio Venezia Nuova, il tribunale del Riesame nega la libertà al consigliere e a due imprenditori chioggiotti

DOMICILIARI – Niente libertà per Savioli, consigliere del Consorzio

Vi sono gravi indizi di colpevolezza e anche il rischio di reiterazione di reati dello stesso tipo. Il Tribunale del riesame di Venezia ha confermato, ieri pomeriggio, la misura degli arresti domiciliari a carico del consigliere del Consorzio Venezia Nuova, il trevigiano Pio Savioli, e dei due imprenditori di Chioggia, Mario e Stefano Boscolo Bacheto, della cooperativa San Martino (avvocati De Girolami e Franchini), coinvolti nell’inchiesta sull’appalto che sarebbe stato “pilotato” su disposizione dell’allora presidente del Consorzio, Giovanni Mazzacurati, per far vincere una serie di piccole aziende che si erano lamentate per essere state escluse dai lavori di Salvaguardia della laguna di Venezia.
Il collegio presieduto da Angelo Risi ha invece accolto i ricorsi presentati dai difensori di tre indagati minori, revocando loro l’obbligo di dimora imposto dal gip Alberto Scaramuzza. Pur rilevando la sussistenza di gravi indizi, i giudici ritengono che il loro ruolo sia stato marginale nell’accordo illecito: si tratta di Antonio Scuttari (Clodiense opere marittime) Erminio Boscolo Menela e Dimitri Tiozzo, delle omonime imprese di Chioggia, assistiti dagli avvocati Trivellato, Bortoluzzi, Grasso, Boscolo, Nichetti e Codato.
Le motivazioni del provvedimento saranno rese note la prossima settimana ma, con molte probabilità, rispecchiano quelle depositate ieri, relative a Roberto Boscolo Anzoletti, al quale la scorsa settimana sono stati confermati i domiciliari in quanto definito “regista” dell’appalto “pilotato”: fu il titolare della “Lavori marittimi e dragaggi”, infatti, a concordare con Mazzacurati l’assegnazione dei lavori portuali all’associazione d’imprese da lui capeggiata, previo un accordo che prevedeva il ritiro concordato di altre ditte. Sempre la scorsa settimana è stato confermato l’obbligo di dimora per Luciano Boscolo Cucco (Dragaggi srl) e revocato l’obbligo di dimora a Juri Barbugian (Nautilus) e Carlo Tiozzo Brasiola (Somit) proprio alla luce del ruolo marginale.
Per questa mattina è in calendario la discussione della posizione di Mazzacurati ma il suo difensore, Muscari Tomaioli, ha depositato in cancelleria atto di rinuncia: non è da escludere che, a seguito degli interrogatori, il pm Paola Tonini gli abbia anticipato un parere favorevole ad un affievolimento della misura cautelare. Ma la rinuncia potrebbe essere giustificata anche dalla volontà della difesa di non correre il rischio di un giudicato cautelare che possa in qualche modo compromettere in negativo la posizione processuale dell’indagato.
Questa mattina, dunque, il Riesame si limiterà a discutere i ricorsi di Flavio Boscolo Contadin (Nuova Coedmar) e Valentina Boscolo Zemello (Zeta).
Nell’udienza di ieri mattina il pm Tonini si è battuta per ottenere la conferma delle misure cautelari per Savioli e i due Boscolo Bacheto, depositando i verbali dell’interrogatorio di Federico Sutto, uomo di fiducia di Mazzacurati, il quale ha confermato l’esistenza di un accordo per far vincere l’associazione temporanea d’impresa capeggiata da Boscolo Anzoletti. Alcune parti del verbale sono coperti da omissis: altri filoni d’indagine sui sta lavorando la Guardia di Finanza.

 

VENEZIA – Le inchieste della Finanza partite da verifiche fiscali e approdate a sospetti di tangenti

Attesi sviluppi dopo le confessioni di Baita e le prime ammissioni degli indagati del Consorzio Venezia Nuova

MANAGER – William Colombelli assieme all’allora governatore Galan durante una riunione

Accertamenti su Colombelli tessera n. 5 di Forza Italia

Tutto nasce da una semplice verifica fiscale. Ecco il “grimaldello” utilizzato dagli investigatori per scoprire i fondi neri milionari che sarebbero stati utilizzati per pagare esponenti politici.
È accaduto con la società padovana Mantovani spa, fino a pochi mesi fa presieduta dall’ingegner Piergiorgio Baita; si è ripetuto con la cooperativa San Martino di Chioggia, una delle principali ditte impegnate nei lavori di Salvaguardia della laguna di Venezia. Nel primo caso le fatture false hanno condotto gli inquirenti a “cartiere” di San Marino e a conti correnti in Svizzera, ma anche in Canada e perfino in Thailandia; nell’altro i presunti collegamenti illeciti scoperti dai finanzieri sono con società e banche con sede in Croazia, Austria e Lussemburgo. Paesi diversi, trucchi sostanzialmente simili per creare consistenti “provviste” da utilizzare liberamente, senza dover sottostare ad alcun controllo. La Guardia di Finanza non ha dubbi sulla destinazione di una parte consistente di tutto quel “nero” derivante da false fatture per milioni di euro: servivano a finanziare la politica in cambio di un occhio di riguardo per appalti e lavori. O più semplicemente per ingraziarsi l’amministratore pubblico di turno in vista di futuri progetti riguardanti opere pubbliche. Di questo avrebbe parlato ampiamente lo stesso Baita nel corso degli interrogatori sostenuti davanti al pm Stefano Ancilotto. Ed è probabile che anche il pm Paola Tonini decida di ascoltare l’ex presidente della Mantovani nel filone riguardante i consistenti flussi di denaro gestiti dal Consorzio Venezia Nuova e dal suo presidente, Giovanni Mazzacurati.
Gli stretti rapporti tra imprenditori ed esponenti politici esce confermata con lampante evidenza dalle carte dell’inchiesta, anche se gli elementi più interessanti non sono ancora di dominio pubblico in quanto coperti da omissis perché oggetto di ulteriori indagini che, con molte probabilità, porteranno presto a nuovi, clamorosi sviluppi investigativi. La Guardia di Finanza lo scrive chiaramente nella relazione conclusiva all’inchiesta sul presunto appalto pilotato per lavori portuali a Venezia: «In diversi casi la provvista creata in capo alle società utilizzatrici viene utilizzata per corrispondere tangenti ai pubblici ufficiali referenti del Consorzio Venezia Nuova, nonché per elargire finanziamenti illeciti ad esponenti politici locali».
I forti legami tra esponenti politici e alcuni indagati nelle due inchieste parallele su Mantovani e Consorzio Venezia Nuova, sono emersi fin dall’arresto del bergamasco William Colombelli, 50 anni, console (a disposizione) di San Marino dove ha sede la sua Bmc Broker srl, società che avrebbe “fabbricato” false fatture per svariati milioni di euro per conto della Mantovani. Dagli atti dell’inchiesta emerge che Colombelli aveva la tessera numero 5 di Forza Italia. E i suoi contatti con gli ambienti politici veneti erano così stretti che, nel 2011, in occasione di una visita ufficiale a San Marino, l’allora ministro Giancarlo Galan preferì salire sull’auto di Colombelli piuttosto che su quella messa disposizione dalle autorità della Repubblica del Titano, provocando un piccolo incidente diplomatico.

Gianluca Amadori

 

RIESAME – Oggi tocca a Savioli, domani a Mazzacurati

Oggi Pio Savioli, domani Giovanni Mazzacurati. I ricorsi presentati dai due principali indagati per il presunto appalto pilotato per lavori portuali a Venezia saranno discussi dal Tribunale del riesame, presieduto da Angelo Risi. Nell’udienza di oggi sono fissate anche le discussioni relative alle posizioni di altri due indagati ai domiciliari, Mario e Stefano Boscolo Bacheto (coop San Martino di Chioggia), e di tre con obbligo di dimore, Antonio Scuttari (Clodiense opere marittime) Erminio Boscolo Menela e Dimitri Tiozzo, delle omonime imprese. Domani, oltre al ricordo di Mazzacurati, saranno discussi quelli di Flavio Boscolo Contadin (Nuova Coedmar) e Valentina Boscolo Zemello (Zeta).

 

Oggi e domani il Riesame valuterà i ricorsi presentati dai principali indagati per riottenere la libertà

VENEZIA – Anche l’anziano titolare della Cooperativa San Martino, Mario Boscolo Bacheto, vuole farsi interrogare dal pubblico ministero e, per comunicare ai giudici del Tribunale del riesame di Venezia questa sua disponibilità prima che decidano, oggi, della sua sorte (è agli arresti domiciliari con il figlio Stefano) ha presentato loro un breve memoriale in cui spiega che doveva pagare i vertici del Consorzio Venezia Nuova (la Guardia di finanza ha scoperto la contabilità nera da cui risulta che ha consegnato a Pio Savioli ben 600 mila euro in due anni) per poter lavorare, per poter partecipare agli appalti del Mose, altrimenti la sua impresa sarebbe rimasta fuori, segnata nel libro nero di Giovanni Mazzacurati.

Come del resto era capitato prima, quando, ad esempio, c’era da spartirsi le partecipazioni al Consorzio della Furlanis, della Maltauro e della Del Favero, ditte che lasciavano. Boscolo Bacheto voleva acqusirle, ma Mazzacurati si affidò ad altri.

E ancora per i lavori ai murazzi di Pellestrina, 10 miliardi di vecchie lire. Sperava di ottenere per la San Martino il subappalto, invece tutto andò alla Mantovani di Piergiorgio Baita.

E, allora, scottato da quelle esperienze avrebbe cominciato a pagare. Oggi, i giudici veneziani dovranno esaminare i ricorsi presentati da Savioli, dai Boscolo Bacheto, Erminio Boscolo Menela, Dimitri Tiozzo e Antonio Scuttari. Mentre domani saranno prese in considerazioni quelle di Mazzacurati, Valentina Boscolo Zemello e Flavio Boscolo Contadin. Sono già stati affrontati, invece, quelli di Juri Barbugian, Carlo Tiozzo Brasiola, Luciano Boscolo Cucco e Roberto Boscolo Anzoletti. Per quest’ultimo i giudici hanno confermato gli arresti domiciliari, presumibilmente mettendo in primo piano quello che lo stesso giudice che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare ha scritto, cioè che l’imprenditore sarebbe stato il regista, assieme a Mazzacurati, dell’operazione per truccare la gara d’appalto del Porto per lo scavo dei canali. Sarebbe stato lui a lamentarsi con l’ex presidente del Consorzio per non aver avuto lavori per il Mose insistendo perché le grandi imprese rimanessero fuori. Inoltre, è finito sotto inchiesta a Pescara per un’altra turbativa d’asta. Mentre Barbugian e Tiozzo avrebbero avuto un ruolo marginale, limitandosi a partecipare con il 2, 8 per cento all’Associazione temporanea d’impresa e non avrebbero partecipato alla riunione in cui era stato messo a punto l’accordo per far vincere l’appalto da 12 milioni di euro ad Anzoletti e alle altre piccole imprese di Chioggia .

Giorgio Cecchetti

 

Il manager del Coveco, interrogato per 5 ore, ha cominciato a raccontare al pm Paola Tonini il sistema delle tangenti

VENEZIA – È cominciato alle 9,15, negli uffici della Guardia di finanza di Mestre, ed è terminato alle 14,15: cinque ore ininterrotte d’interrogatorio per Pio Savioli, difeso dall’avvocato Paolo De Girolami, davanti al pubblico ministero Paola Tonini. E ci sarà un secondo round nei prossimi giorni. Poco meno di un’ora sarebbe stata dedicata alla vicenda della gara d’appalto dell’Autorità portuale che è costata gli arresti domiciliari all’esponente del Consorzio Veneto Cooperativo nel consiglio direttivo del Consorzio Venezia Nuova (Cvn), mentre il tempo rimanente sarebbe stato dedicato a ricostruire il ruolo di Savioli come collettore di danaro in nero nelle varie imprese del Cvn trasformate poi in mazzette da consegnare a esponenti politici e pubblici funzionari. Per quanto riguarda il reato di turbativa d’asta, la rappresentante della Procura ha ormai raccolto numerose conferme alle ipotesi d’accusa. Nell’ordinanza di custodia cautelare le prove sono state raccolte grazie alle intercettazioni telefoniche e soprattutto a quelle ambientali e ora ci sono le conferme di chi ha organizzato la combine, vale a dire l’ex presidente del Consorzio Giovanni Mazzacurati, che già nel primo interrogatorio aveva confermato di aver messo mano a quell’appalto per far operare le piccole imprese di Chioggia che si lamentavano di aver lavorato poco per il Mose. Poi sono arrivate le conferme di Federico Sutto, il quale ha chiarito di aver impartito le direttive provenienti da Mazzacurati per fare in modo che alcune grosse imprese, come la Mantovani e la Cooperativa San Martino, non presentassero alcuna offerta per la gara in modo da far vincere l’Associazione temporanea d’impresa formata dalle aziende chioggiotte. Infine, è stato il presidente del Consorzio Coperativo Franco Morbiolo, in questo procedimento semplicemente indagato, a raccontare che «Savioli gli aveva spiegato che il Cvn poteva prospettare una somma oscillante tra i 100 mila e i 200 mila euro da corrispondere in cambio del fatto che doveva trovare il modo per non farsi aggiudicare la gara», visto che all’ultimo momento aveva presentato un’offerta disobbedendo alle direttive di Mazzacurati. Quindi, il pubblico ministero a Savioli deve aver chiesto alcune conferme sulla turbativa d’asta per passare velocemente ad altro. Per la Guardia di finanza – lo si legge nella informativa consegnata al pm – Savioli avrebbe dovuto essere indagato per corruzione o addirittura per concussione, visto che i titolari della Cooperativa San Martino, stando alla contabilità nera recuperata dagli investigatori, nel giro di due anni gli avrebbero consegnato ben 600 mila euro. Secondo l’ipotesi delle «fiamme gialle» per ottenere in cambio lavori negli interventi alle bocche di porto per il Mose. Ma Savioli avrebbe cercato di allontanare da sé l’accusa di essere un esoso: quei soldi, avrebbe aggiunto ieri, non erano per lui. Aveva il compito di raccoglierli anche da altre imprese, così come la Guardia di finanza ha scoperto riuscendo addirittura a filmarlo con la telecamera, per poi consegnarli ad esponenti politici e pubblici funzionari. Il segreto è totale sui nomi che Savioli ha fatto anche perché ora scatteranno ulteriori indagini per trovare riscontri a ciò che l’indagato ha riferito. Il suo difensore, l’avvocato De Girolami, non ha chiesto la scarcerazione (Savioli è agli arresti domiciliari) nella speranza che sia domani il Tribunale del riesame a revocare la misura, giudicandola inutile vista la disponibilità a collaborare. I giudici veneziani, domani, dovranno esaminare i ricorsi presentati dai difensori oltre che di Savioli, anche di Mario e Stefano Boscolo Bacheto, titolari della S. Martino, di Dimitri Tiozzo, Antonio Scutari ed Erminio Boscolo Menela. Mentre venerdì prenderanno in esame i ricorsi di Giovanni Mazzacurati, Fulvio Boscolo Contadin e Valentina Boscolo Zemello. A presiedere il Tribunale in entrambe le giornate sarà il giudice Angelo Risi. I giudici intanto hanno respinto il ricorso di Roberto Boscolo Anzoletti e hanno invece revocato l’obbligo di dimora per Juri Barbugian e Carlo Tiozzo Brasiola, accogliendo le tesi della difesa.

Giorgio Cecchetti

 

Bitonci: «L’ex ministro attenda la fine dell’inchiesta Mantovani»

Anche Paolo sinigaglia su fb dice la sua

VENEZIA «Galan? Prima di dare pagelle alla Lega dovrebbe attendere la conclusione delle indagini che hanno investito la Mantovani e Adria Infrastrutture». A parlare è Massimo Bitonci, capogruppo della Lega al Senato, uno dei big del Carroccio che non fa mistero di aspirare alla carica di sindaco di Padova: una corsa solitaria, Lega con due liste civiche, contro il Pd e il Pdl e chi altro ancora vorrà candidarsi nel 2014. L’ultima polemica nasce sull’onda delle dichiarazioni dell’ex ministro e parlamentare Pdl, che boccia la Lega considerandola inadeguata al ruolo di governo di Padova e anche del Veneto. La polemica dura dal 2010, anno in cui Galan è stato estromesso da palazzo Balbi per far posto a Luca Zaia grazie al patto siglato ad Arcore da Bossi e Berlusconi. E ieri Massimo Bitonci è tornato alla carica: «Galan ha governato il Veneto per 15 anni, lasciando buchi enormi e realizzando opere in project financing che strozzano la nostra comunità. Il signor Galan dice che la Lega è inadeguata a guidare Padova? Dimentica che il suo partito non ha saputo esprimere alcuna leadership o proposta per la città. Oltre a questo sentenzia anzitempo: dovrebbe attendere gli esiti delle inchieste che hanno investito Mantovani spa, Adria Infrastrutture e il Consorzio Venezia Nuova prima di dire che la Lega è inadeguata», afferma Massimo Bitonci.

E sul ruolo di Galan e dei suoi legami tra Adria Infrastrutture Spa e la Mantovani ieri è intervento anche Paolo Sinigaglia, fondatore della Simod, imprenditore di Legnaro, ex presidente di Veneto Sviluppo, finito anche nella polvere con gli aerei Alpi Eagles. Dopo aver letto l’articolo del mattino che ricostruiva gli interessi societari tra Adria Infrastrutture Spa, la Pvp, la Arianna Spa, la Margherita srl e Giancarlo Galan, Paolo Sinigaglia ha lasciato il suo commento su Facebook e sul sito del nostro giornale. Questo il testo del messaggio: «Secondo me non è un filo che lega Galan alla tangentopoli veneta ma l’inizio di un consistente cordone ombelicale a doppia mandata. Paolo Sinigaglia». Non è finita perché a scorrere la pagina dell’imprenditore ci si imbatte in una serie infinita di commenti sulle inchieste del Mose. Ecco quello su Baita e Minutillo. «La posizione di Claudia Minutillo merita un distinguo. Claudia era affranta dopo l’allontanamento subito da Galan. Le proposi di ricoprire una carica di operatrice commerciale in Alpieagles, ma cedette…». La firma è sempre Paolo Sinigaglia. (r.r.)

 

Pd, il capogruppo Tiozzo: «Marchese? Non è imputato e resterà in consiglio»

Si è presentato regolarmente in aula ma non ha rilasciato dichiarazioni, il consigliere regionale del Pd Giampietro Marchese, autosospesosi dal partito dopo le voci su un finanziamento illecito ricevuto da Pio Savioli, ex consigliere del Consorzio Venezia Nuova tra i principali imputati nell’inchiesta. «Ho parlato con Piero e mi ha ribadito la sua estraneità a fatti illegali», ha dichiarato il capogruppo democratico Lucio Tiozzo «io ne prendo atto e sottolineo la distinzione tra i comportamenti individuali e l’operato del partito e del gruppo. Marchese mi ha fatto notare di essere il consigliere che ha documentato il maggior numero di contributi privati, io credo che nel momento in cui si discute di abolire il finanziamento pubblico non si debba cadere nell’ipocrisia: la politica ha un costo, che certo dev’essere finanziato alla luce del sole, ma non è possibile demonizzare ogni contributo da parte di sostenitori privati». Marchese resterà in consiglio? «Io sono garantista, fino all’eventuale rinvio a giudizio credo abbia il diritto di restare al suo posto. Voci su un avviso di garanzia? Non ne so nulla».

 

Savioli ammette gli illeciti ma agli ordini di Mazzacurati

«Mazzacurati fu il regista dell’appalto per il Porto»

Risentito l’ingegnere, e si fa avanti anche Sutto

Il consigliere: «Raccoglievo il denaro dalle aziende e lo consegnavo al Consorzio»

VENEZIA NUOVA – Pio Savioli ha deciso di collaborare e per cinque ore ha confermato parte delle accuse

«Quei soldi non erano per me»

Pio Savioli ha deciso di parlare. Il consigliere del Consorzio Venezia Nuova è rimasto cinque ore davanti al sostituto procuratore Paola Tonini per difendersi, per chiarire la sua posizione, ma anche per ammettere (difficile non farlo di fronte alle intercettazioni e alla gran mole di elementi raccolti dalla Guardia di Finanza), per limitare la sua responsabilità e chiamare in causa quella di altri. Come nel caso delle presunte tangenti che, secondo le Fiamme Gialle, avrebbe imposto e incassato da alcune imprese a titolo di “ringraziamento” per averle fatte lavorare per il Consorzio. Savioli, assistito dall’avvocato Paolo De Girolami, ha smentito di averle intascate, negando di essere «assetato di denaro», come lo ha definito la Procura, che per lui aveva sollecitato la misura cautelare del carcere (il gip Alberto Scaramussa gli ha imposto, invece, gli arresti domiciliari). Quei soldi Savioli ha spiegato di averli raccolti per conto del Consorzio Venezia Nuova e di averli poi versati al Consorzio. A chi? Quasi sicuramente lo ha spiegato al magistrato, che ora dovrà effettuare verifiche e riscontri. Non avrebbe saputo indicare, invece, a cosa sia servito quel denaro: non era lui ad occuparsene e, dunque, ha detto di non saperlo. Anche se qualche idea su possibili destinazioni ad esponenti politici se l’è fatta. Congetture, nulla più, ha assicurato. Chissà se gli inquirenti gli hanno creduto.
Per quanto riguarda l’appalto “pilotato” per lavori commissionati dal Porto di Venezia – episodio per il quale è stata emessa la misura cautelare nei suoi confronti e di altre sei persone, tra cui Mazzacurati – Savioli ha ammesso di aver avuto un ruolo nell’accordo per far vincere alcune piccole imprese fino a quel momento escluse dalle opere di Salvaguardia in laguna. Ma ha spiegato di essersi limitato a trasmettere alla cooperativa San Martino di Chioggia un messaggio da parte del presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, che sarebbe stato il vero “regista” dell’operazione. Ruolo che lo stesso Mazzacurati ha riconosciuto, seppure motivandolo a fin di bene, ovvero per cercare di “riequilibrare” l’assegnazione dei lavori tra le imprese più deboli.
L’interrogatorio di Savioli si è svolto nella sede della Polizia Tributaria di Mestre, in Corso del Popolo, ed è proseguito dalle 9.30 alle 14.30. E, con molte probabilità, avrà un seguito nei prossimi giorni con approfondimenti e ulteriori specifici chiarimenti.
Savioli, insomma, sembra deciso a collaborare. L’avvocato De Girolami ha precisato, però, che il suo cliente non si riconosce nell’immagine di «faccendiere dell’illecito» con cui è stato dipinto, aggiungendo che alcune delle circostanze che gli vengono contestate nella relazione conclusiva delle Fiamme Gialle avrebbero «spiegazioni innocenti», dovute anche al carattere espansivo del suo cliente.
Nel frattempo è stato riascoltato Mazzacurati: per circa un’ora, alla presenza del suo difensore, l’avvocato Giovanni Battista Muscari Tomaioli, ha risposto ad una serie di domande a chiarimento di specifici aspetti emersi anche attraverso deposizioni raccolte dalla Finanza nei giorni successivi agli arresti.
Con molte probabilità anche Federico Sutto, fedele collaboratore del presidente del Consorzio Venezia Nuova sarà riascoltato dagli investigatori. Nell’interrogatorio sostenuto la scorsa settimana ha ammesso di aver avuto un ruolo nell’appalto “pilotato”, limitandosi però a comunicare gli ordini del “capo”, Mazzacurati, che dalle intercettazioni telefoniche risulta essere stato rispettato, onorato e temuto come un “monarca assoluto”, di fronte al quale l’unica possibilità era quella di ubbidire.

Gianluca Amadori

 

IN TRIBUNALE – Domani l’esame dei ricorsi contro arresti e obblighi

L’appuntamento davanti al Tribunale del riesame inizia domani. In programma la discussione dei ricorsi presentati dalla difesa per ottenere la revoca delle misure cautelari o, quantomeno, una loro attenuazione. La scorsa settimana il collegio presieduto da Daniela Defazio ha confermato i domiciliari per due imprenditori, revocando l’obbligo di dimora per altri due, la cui posizione è più marginale. Ora, davanti ad un nuovo collegio, presieduto da Angelo Risi, compariranno Mazzacurati, Savioli e i principali imprenditori finiti sotto accusa per turbativa d’asta.

 

La società Margherita srl, riconducibile al parlamentare del Pdl e a sua moglie possedeva il 10% di una spa detentrice di quote nelle imprese sotto inchiesta

PADOVA – C’è un filo che lega il parlamentare del Pdl, ex governatore del Veneto ed ex ministro Giancarlo Galan a Adria Infrastrutture Spa e Mantovani. Le due società finite nel mirino della procura veneziana, la stessa che in queste ultime settimane ha acceso i riflettori sul Consorzio Venezia Nuova e che ha ottenuto l’arresto (tra gli altri) dell’ex presidente Giovanni Mazzacurati. Effetti di due inchieste distinte, ma che hanno alcuni punti in comune. Primo fra tutti l’obiettivo di far luce su un comparto in cui il finanziamento pubblico è una delle voci più consistenti. Un filo, si diceva. Un filo che parte da Margherita srl, società padovana riconducibile a Galan e alla moglie Sandra Persegato e che ha come oggetto sociale anche l’assunzione di partecipazioni di altre società sia in Italia che all’estero. Un legame quasi invisibile, perché intessuto nella stoffa di decine società, il cui insieme è di difficile visualizzazione. Tuttavia, una volta svelato, è la rappresentazione stessa del sistema veneto: un intreccio di interessi economici sotto forma di partecipazioni societarie che racchiude e raggruppa politici, imprenditori, finanzieri, sacerdoti, commercialisti e professionisti di ogni genere. Grovigli che, proprio perché tali, consentono a volte a società minuscole di condizionare imprese molto più grandi, inserite in contesti di potere che muovono decine di milioni di euro a favore di una o dell’altra parte a seconda della convenienza. Ma torniamo a Margherita srl. Seguendo il filo di quote e azioni si arriva direttamente in Adria Infrastrutture Spa, passando attraverso Arianna Spa (società specializzata nella produzione di led per l’illuminazione pubblica e di cui Margherita srl ha posseduto il 10%) e arrivando a Pvp srl (società che ha domicilio fiscale in Passaggio Corner Piscopia 10 a Padova, stesso indirizzo di Margherita Srl e dello Studio Penso-Venuti e associati) e quindi in Adria Infrastrutture, controllata anche da Mantovani. Un intreccio decisamente scomodo, se non altro perché Claudia Minutillo (ex segretaria di Galan e consigliere delegato di Adria Infrastrutture) e Piergiorgio Baita (ex presidente di Mantovani Spa e vice presidente di Adria Infrastrutture) nella primavera scorsa sono stati arrestati con l’accusa di aver creato un sistema di fatture false per milioni di euro, grazie alla sanmarinese Bmc Consulting del faccendiere bergamasco William Ambrogio Colombelli nonché ex consigliere della Nuova Garelli, società partecipata da Paolo Berlusconi, fratello dell’ex premier Silvio (come ha scritto Gianfranco Turano nell’Espresso nel marzo scorso). A legare le società non solo quote ma anche persone: come Paolo Venuti, commercialista padovano, socio e amministratore di Pvp e presidente del collegio sindacale di Adria Infrastrutture. Ma facciamo un passo indietro seguendo il filo che porta da Margherita srl a Adria Infrastrutture. Sfogliando la Margherita. La società è stata fondata nel 2008 da due persone fisiche e due giuridiche: la società Frasseneto (azienda agricola) di Sandra Persegato e la Comunità Incontro Onlus di don Pietro Gelmini. Il sodalizio ha un capitale sociale di 20 mila euro interamente versato. L’amministratore unico è Sandra Persegato che nel 2011 ha ricevuto le quote del marito in dono (nel 2013 Galan ha riacquistato una piccola partecipazione), mentre tra il 2009 e il 2010 sono entrati in società sia la sorella di Galan, Valentina (dipendente della Regione Veneto e che ha lavorato anche nell’ufficio stampa dell’Azienda ospedaliera di Padova), sia Guido Penso, titolare dell’omonimo studio insieme al commercialista Venuti. Ma ciò che conta è che Margherita srl fino al 2011 è stata socia di Arianna Spa. Il filo di Arianna. La società è nata nel 2009 per interesse di Pvp srl. Al suo interno, oltre alla società dei coniugi Galan troviamo anche tra gli altri la Carel di Brugine (di proprietà di Luigi Rossi Luciani, ex presidente Confindustria Veneto, ora presidente del Parco Scientifico Galileo), la Finpiave (riconducibile a Bepi Stefanel), la Pvp e l’ingegner Alberto Giovanni Gerli un trentenne di Albignasego inventore di un sistema di illuminazione a led innovativo che riveste il ruolo di ad. Tra i consiglieri della spa troviamo sia Paolo Venuti che Christian Penso entrambi soci di Pvp. Particolare numero uno: Arianna, partecipata da Pvp, a sua volta detiene una quota azionaria della società presieduta dai commercialisti padovani. Il che rende ancora più diretto il rapporto tra la Margherita srl e Adria Infrastrutture spa. Quindi tra l’ex Governatore e un’azienda che ha lavorato e prosperato anche grazie agli investimenti pubblici. Affari come molti altri, si dirà. Come quelli che hanno consentito a Galan di incassare una plusvalenza di 373 mila euro vendendo la propria partecipazione (del 10%) di Arianna nell’ottobre del 2011 (articolo del Mondo.it del 2012). Particolare numero due: Arianna fornisce in esclusiva i propri prodotti a Metalco spa. Il cui titolare, il trevigiano Claudio Bertino si è sposato a Jesolo nel 2009 scegliendo come testimoni di nozze Giancarlo Galan e la moglie.

Lo snodo Pvp. La società fa capo a noti professionisti padovani: Guido Penso, il figlio Christian (che detengono quote paritarie) e Paolo Venuti. Pvp ha in portafoglio, tra le altre, anche quote di Adria Infrastrutture (300 mila euro circa su un capitale sociale di 4,5 milioni di euro), di Arianna spa (circa il 30%). I tre, Guido e Christian Penso e Paolo Venuti sono anche amministratori allo stesso tempo. Venuti è un commercialista molto attivo in Veneto. Socio della Trust Company Delta Erre, ha ruoli in Maap di Padova (sindaco), in Padovafiere Spa (presidente del collegio sindacale), in Bh4 spa (sindaco), in Save spa (sindaco), in Adria Infrastrtutture spa (presidente del collegio sindacale), in Concessioni Autostradali Venete (sindaco), ed è stato in Aps spa (sindaco), in Fiera di Padova Immobiliare Spa (presidente dei revisori di conti e del collegio sindacale), in Telerete Nordest srl (sindaco supplente), in Ater Padova (revisore dei conti, ruolo assunto per decreto regionale), in Acegas-Aps service (sindaco supplente)in Aps Holding spa (sindaco), in Veneto Logistica (presidente del collegio sindacale), nella spa partecipata dalla Regione Veneto e da otto istituti di credito Veneto Sviluppo (sindaco), in Metropolitana del Veneto srl (sindaco) in Venezia Terminal Passeggeri spa (consigliere) e in Veneto Strade spa (sindaco e revisore dei conti).

Paolo Baron

 

Pio Savioli pronto a collaborare

Ieri sentito di nuovo dal pm Tonini l’ex presidente Mazzacurati. Oggi tocca al consigliere

VENEZIA – Secondo interrogatorio ieri per Giovanni Mazzacurati davanti al pubblico ministero Paola Tonini e primo colloquio, invece, per Pio Savioli questa mattina negli uffici della Guardia di finanza di Mestre. L’anziano ingegnere era già stato sentito il 25 luglio scorso, quando il colloquio era stato interrotto per i seri problemi di salute e la sua età piuttosto avanzata (81 anni). In quel primo round Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova (CVN) concessionario unico per le opere di salvaguardia di Venezia, avrebbe ammesso, le proprie responsabilità relative alla turbativa d’asta del bando per lo scavo dei canali navigabili dell’Autorità portuale che lo hanno portato agli arresti domiciliari. I legali di Mazzacurati, gli avvocati Giovanni Battista Muscari Tomaioli e Alfredo Biagini, al termine dell’ interrogatorio, avevano riferito che l’ingegnere aveva confermato quanto ascrittogli nell’ordinanza, secondo la quale l’ex presidente del CVN si sarebbe attivato per far vincere la gara d’appalto, esterna al consorzio a delle imprese che si erano lamentate di lavorare troppo poco per il Mose. In questo secondo colloquio potrebbe aver cominciato a raccontare a chi finivano i fondi neri raccolti dal Consorzio attraverso le imprese, che consegnavano lo 0,5 per cento degli introiti percepiti per i lavori svolti. Sicuramente collaborerà con gli inquirenti anche Savioli, il rappresentante del Consorzio Veneto Cooperativo nel Consiglio direttivo del Consorzio Venezia Nuova. È quello che gli investigatori della Guardia di finanza hanno intercettato e filmato mentre ritirava i soldi in nero da alcuni imprenditori. Stando ai conti della Guardia di finanza soltanto dalla Cooperativa San Martino di Chioggia, in due anni, avrebbe ottenuto ben 600 mila euro. Intanto, in attesa di conoscere le motivazioni che hanno spinto il Tribunale del riesame a revocare le ordinanze di obbligo di dimora per Juri Barbugian e Carlo Tiozzo Brasiola e confermare, invece, quella per Roberto Boscolo Anzoletti, sono attende le decisione per l’udienza di giovedì e di venerdì. quando, i giudici veneziani prenderanno in esame la posizione di Savioli e di altri, mentre il giorno successivo saranno valutate quelle di Mazzacurati e dei titolari della Coop San Martino.

Giorgio Cecchetti

 

Bottacin: «Filippin mi attacca ma tace sul consociativismo del Pd»

Scambio di battute polemiche tra Diego Bottacin, ex democratico e ore consigliere regionale di Verso Nord, e Rosanna Filippin, senatrice e segretario veneto del Pd. A Bottacin, che aveva lamentato l’isolamento subito nel Pd quando aveva sollevato il tema della trasparenza in materia di appalti tanto da indurlo a uscire dal partito, Filippin ha replicato attribuendo la sua scelta a ragioni «molto meno nobili», di carattere elettorale. Controreplica di Bottacin: «È singolare e non certo privo di fantasia il tentativo del Pd regionale di spostare il piano della discussione. Nel momento in cui esponenti e tesserati del partito risultano coinvolti in un’inchiesta giudiziaria, la dirigenza si scaglia pubblicamente contro il sottoscritto, descrivendomi come “opportunista” per aver lasciato il Pd in un momento di “debolezza”. A parte il fatto che non ho ancora visto il Pd in un momento di “forza”, la riprova sono le ultime elezioni politiche – perse contro ogni pronostico, ribadisco la mia posizione attuale: il Pd veneto non si è affrancato dal collateralismo, mantenendo rapporti privilegiati con alcuni operatori economici e in una logica consociativa ha sempre negoziato la propria quota rappresentanza nelle società pubbliche di gestione (Ulss, Autostrade, etc). Questo, non solo ha limitato la capacità di rappresentare un’opposizione credibile a livello regionale, ma ha soprattutto impedito la modernizzazione e l’apertura del Pd verso la società» Conclusione: «Ho lasciato il Pd non per strani calcoli o arzigogolate alchimie partitiche, ma solo per aver preso coscienza della sostanziale irriformabilità di una formazione politica, ostinata a voler cambiare gli italiani anziché impegnata a cambiare l’Italia».

 

PER TRE ANNI – La Finanza ha controllato con “cimici” uffici e ristoranti vip

VENEZIA NUOVA – I risultati dell’inchiesta possibili anche grazie alle tecnologie utilizzate per le intercettazioni

Così il Grande Fratello li ascoltava

Di fronte alle registrazioni audio-video degli incontri fugaci negli autogrill autostradali lungo la Venezia-Padova e la Padova-Bologna, nei ristoranti dei vip come Le Calandre di Rubano, il Granso stanco di Sottomarina, Da Poppi sulla Romea, Alla Conchiglia di Marghera, e negli uffici delle persone cui è affidato un ruolo di protagonista nella vicenda, c’è poco da replicare con “non ricordo”, “non ero io”, o “ero da un’altra parte”.
Consorzio Venezia Nuova, appalti pilotati e mazzette: indagini ad altissima tecnologia. E fuor di metafora. Sì perché quelle condotte dalla Guardia di Finanza di Venezia vedono l’utilizzazione di supporti informatici e strumentazioni all’avanguardia per poter consegnare ai magistrati prove documentali che traggano solidità, come dire, dall’evidenza dei fatti. Microspie di ultima generazione posizionate in luoghi considerati strategici per la frequenza dell’utilizzo da parte dei “soggetti attenzionati” e per la qualità della resa del materiale prodotto. E si sa che la pausa pranzo, o l’invito a cena sono i momenti preferiti e considerati più propizi per discutere di affari, comprese le gare del Mose o di altri enti come l’Autorità portuale, o per fissare il quantum per poter essere ammessi alla corte del “grande burattinaio” come il sostituto procuratore Paola Tonini, titolare dell’inchiesta, definisce Giovanni Mazzacurati, ex presidente di Cvn, dimessosi appena due settimane prima di essere travolto dallo scandalo e finire agli arresti domiciliari con alcuni dei suoi fedelissimi, fra cui Pio Savioli fra i più immortalati dalle riprese filmate impegnato a quanto emerso a incassare e dispensare i fondi neri generati da alcune consorziate, e Federico Sutto, segretario di fiducia del “capo”.
E poi ci sono le intercettazioni telefoniche, i cosiddetti servizi di osservazione, cioè i pedinamenti, con tanto di telecamere nelle mani dei pazienti investigatori a fissare visi, contesti, passaggi di buste e di gps posizionati sulle auto di Savioli e di altri. Senza mai dimenticare le “carte” che testimoniano movimenti di denaro, contabilità parallele, conti esteri che porterebbero in Svizzera o investimenti immobiliari. Tre anni in cui il “grande fratello” delle Fiamme gialle, su delega del pm, ha restituito su file uno spaccato del mondo Cvn, il concessionario unico per la realizzazione del Mose, in grado di condizionare l’intero sistema economico finanziario non solo lagunare bensì regionale e anche oltre. Ed ecco che l’informativa firmata dal colonnello Renzo Nisi, comandante del Nucleo di polizia tributaria, quella consegnata alla dottoressa Tonini, è organizzata nella modalità ipertestuale per consentire al giudice che la legge l’immediato collegamento e quindi riscontro di quanto scritto con le prove ora video, ora audio, in maniera da facilitare la lettura sinottica del risultato finale dell’attività investigativa. Tre anni. Dal 2009 al luglio 2011 In cui i finanzieri, una decina, del 1. Gruppo tutela entrate, diretto dal tenente colonnello Roberto Ribaudo, si sono dedicati esclusivamente a Cvn e company, raccogliendo e catalogando una mole impressionante di materiale che si è trasformato, con le richieste del pm Tonini e le ordinanze emesse dal gip Alberto Scaramuzza, in un pesantissimo e documentatissimo atto d’accusa contro il modus operandi dei vertici del Venezia Nuova. E, avverte la Finanza, siamo solo all’inizio. Fra i capitoli da affrontare rimarrebbero infatti quelli della corruzione e della concussione finora relegati in secondo piano. Sulla base dell’inquadratura che affida il ruolo di pubblico ufficiale ai componenti del cda di Cvn, considerando quest’ultimo soggetto con pubblica funzione amministrativa, in virtù del mandato ricevuto dal Magistrato alle acque, ergo dal Ministero.

Monica Andolfatto

 

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