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Comunicato Stampa congiunto Opzione Zero, Re-Common, Counter Balance

25 giugno 2014

L’operazione Project Bond per il Passante di Mestre è a forte rischio corruzione. Intervenga subito Cantone per bloccare l’emissione dei titoli “tossici”

Opzione Zero, Re:Common e la Rete Europea Counter Balance oggi hanno scritto al presidente dell’Autorità Nazionale Anti-Corruzione Raffaele Cantone per manifestare tutti i loro dubbi e le loro preoccupazioni in merito all’operazione di rifinanziamento del debito del Passante di Mestre attraverso l’emissione sui mercati finanziari dei famigerati Project Bond per 700 milioni di euro. Val la pena ricordare che solo un anno fa la Spa pubblica CAV, gestore del Passante, aveva già ricevuto due finanziamenti: uno dalla BEI per 350 milioni di euro, e uno di 73,5 milioni di euro direttamente da Cassa Depositi e Prestiti.

Per l’acquisto dei titoli finanziari legati all’opera, in quella che viene annunciata come la prima operazione italiana di project bond europei, sono in pole position cinque banche private, tra cui Banca Intesa e Unicredit, Il beneficiario del nuovo finanziamento è appunto la Concessioni Autostradali Venete (CAV) Spa, partecipata al 50% da Regione Veneto e ANAS SpA, costituita nel 2008 con lo scopo di rimborsare a ANAS circa 1 miliardo di euro anticipato per la costruzione del Passante di Mestre e delle opere complementari. Il rimborso avrebbe dovuto avvenire attraverso il gettito dei pedaggi, ma fin da subito si è visto che gli introiti annuali erano insufficienti a ripagare i costi sostenuti.

Costi, è bene ricordare, che dai 750 milioni di euro preventivati inizialmente, sono schizzati nel giro di pochi anni a oltre 1,4 miliardi di euro. Proprio la Corte dei Conti nel 2011 in una relazione ufficiale metteva in evidenza l’aumento spropositato dei costi, nonché l’assenza di controllo pubblico e il rischio di infiltrazione mafiosa. Nel 2013 scoppia in Veneto il caso Mantovani e poi lo scandalo MOSE; e guarda caso il principale esecutore dei lavori di costruzione del Passante di Mestre è la società Mantovani Spa, così come tra i principali soci della società Passante di Mestre scpa, il general contractor che si è aggiudicato la gara per la costruzione del by-pass di Mestre, ci sono le stesse società consorziate con Il Consorzio Venezia Nuova ora al centro della vicenda MOSE. Non sfugge poi l’arresto dell’assessore regionale alle infrastrutture Renato Chisso, e la richiesta di arresto dell’ex-governatore Giancarlo Galan, i due dei principali artefici del Passante.

Nonostante il quadro fosse ormai chiaro da tempo, le spericolate operazioni finanziarie di CAV  SpA sono state avallate dall’attuale Giunta Regionale in carica con le delibere n. 1992/2012 e 493/2013 e dai suoi rappresentanti politici nel Consiglio di Amministrazione della società (tra questi fino a poco tempo fa anche l’arrestato Giampietro Marchese, in quota PD). E di questo dovrà risponderne in pieno proprio il Presidente Luca Zaia, che ancora oggi si dichiara ignaro di tutto il malaffare e la corruttela che ha coinvolto la sua Giunta.

“Il vaso di Pandora ormai è stato scoperchiato” ha dichiarato Mattia Donadel, presidente di Opzione Zero. “Quello che emerge in modo chiaro e inequivocabile dalle inchieste in Lombardia e in Veneto è che il “sistema” delle Grandi Opere e del Project Financing sono pensati e strutturati unicamente per alimentare lobby politiche e affaristiche delinquenziali. Tuttavia gli arresti e i procedimenti penali in corso non fermano gli iter dei vari progetti “in cantiere”, e nemmeno le ricadute perverse delle opere già realizzate, prima tra tutte il Passante di Mestre” ha aggiunto Donadel.

“L’emissione dei Project Bond aprirà un altro buco dopo quello provocato solo qualche mese fa dalla stessa CAV con Cassa Depositi e Prestiti e con Banca Europea degli Investimenti per altri 423,5 milioni di euro”, ha affermato Elena Gerebizza di Re:Common.

Per queste ragioni nella lettera al presidente Cantone si chiede conto delle attività di monitoraggio svolte sulle azioni della Regione Veneto e sull’intenzione o meno di inglobare nelle indagini dell’Autorità Anti-Corruzione le operazioni relative all’emissione di project bond, nonché, visto il coinvolgimento della Bei, sulla possibilità di promuovere un’azione di cooperazione nell’ambito del network European Partner Agaist Corruption (Epac), al fine di chiedere maggiori trasparenza alla Banca europea per gli investimenti.

 

DOLO Si fa sempre più flebile la speranza di mantenere a Dolo l’ufficio del Giudice di pace. Scadrà sabato il termine entro cui i sindaci dovranno comunicare al Ministero della Giustizia se in grado di sostenere con proprie risorse i costi dell’ufficio giudiziario. In caso contrario inizierà l’iter per l’accorpamento con la sede centrale. Questo prevede che l’ufficio dolese rimanga aperto fino al 29 ottobre per svolgere solo le udienze già fissate. Nell’ultimo periodo la Conferenza dei sindaci, presieduta da Giampietro Menin (Camponogara), aveva interpellato il presidente del Tribunale di Venezia e proposto un quesito alla Corte dei Conti sulla fattibilità dell’impegno degli enti locali al cofinanziamento del personale per il Giudice di pace. Il problema dei Comuni è che non possono, causa il patto di stabilità, far fronte alle spese del personale e dell’ufficio come previsto dal decreto ministeriale. Le spese stimate sono di circa 134 mila euro l’anno, di cui 95 mila euro per il personale, che andrebbero spalmate tra i dieci Comuni della Riviera a seconda degli abitanti. Sulla questione critica è la Camera degli Avvocati di Riviera e Miranese che da tempo si batte per mantenere l’ufficio a Dolo: «Siamo delusi perché non abbiamo ricevuto nessuna informazione da parte dei sindaci», spiega il presidente Michele Zatta, «nemmeno le lettere che abbiamo inviato hannosortito effetto».

Giacomo Piran

 

«La Orte-Mestre devasterebbe campagne e paesi penalizzando anche Mirano. Il consiglio comunale si opponga»

MIRANO – Italia Nostra: «Devasterebbe i paesi»

«Non deve passare la logica dei profitti»

«La Orte-Mestre devasterebbe campagne e paesi penalizzando anche Mirano. Il consiglio comunale si opponga chiaramente con un atto ufficiale».
Non si placano le proteste contro il progetto della nuova strada, inasprite negli ultimi giorni dall’evoluzione dell’inchiesta sul Mose e sulla costruzione di altre grandi opere in Veneto.
Ad alzare la voce è anche la sezione miranese dell’associazione Italia Nostra.
«L’autostrada da Mestre a Orte attraverserà cinque regioni – si legge nella lettera inviata a Maria Rosa Pavanello dal rappresentante dell’associazione Adriano Marchini -, innestandosi sul Passante e sulla A4 a Roncoduro ai confini del Comune di Mirano. Sono ovvie le ripercussioni sul nostro territorio».
Italia Nostra va all’attacco: «Le sole ragioni che spingono per la realizzazione di questa opera sono gli enormi profitti che i proponenti realizzerebbero con la sua costruzione.
L’unica cosa da sottolineare è invece la pericolosità della Romea: servirebbero interventi immediati per la sua messa in sicurezza e non certo la scellerata previsione di poterne risolvere i problemi costruendo una nuova autostrada».

(g.pip.)

 

DOLO – Oltre duecento firme sono state raccolte domenica nella prima giornata della petizione per la difesa dell’ospedale di Dolo e delle strutture dell’Asl 13. Il gazebo per la raccolta firme era stato posizionato sulla rampa del “Cristo” a Dolo e ha attirato persone per tutta la giornata fino alle 20. L’iniziativa è stata promossa dal comitato Bruno Marcato assieme a numerosi gruppi e associazioni del territorio: Ponte del Dolo, comitato Opzione Zero, Anpi Dolo, Mira 2030, Mira Fuori dal Comune, Prc Dolo, Prc Fiesso, Prc Mira, Sinistra per Camponogara, Sel Dolo, Sel Mira, civica Insieme di Stra. I promotori della petizione chiedono il blocco dell’atto aziendale in attesa della presentazione delle schede territoriali, la conferma che sia Dolo che Mirano rimangano ospedali di rete in due poli con servizi per acuti oltre a garantire i finanziamenti per la sistemazione del monoblocco e del Pronto soccorso di Dolo e del nuovo distretto sanitario di Mira.

(g.pir.)

 

DOLO. Il Comune presenterà all’inizio della prossima settimana la richiesta al Difensore civico per la nomina del Commissario ad Acta che dovrà esaminare ed approvare il Piano di Assetto del Territorio Intercomunale (P.A.T.I.) dei Comuni di Dolo e Fiesso d’Artico. Assente per ferie la sindaca Maddalena Gottardo, la richiesta sarà inoltrata dal vicesindaco Giuliano Zilio che commenta con soddisfazione: «Questa soluzione si dimostrerà un vantaggio anche per le minoranze perché sarebbe stato deleterio per tutti bloccare un documento così importante e che coinvolge anche il comune di Fiesso. Entro 60 giorni dalla nomina, il Commissario approverà e darà modo a tutti i professionisti di operare. Nel caso di ricorso per incompatibilità, si rischiava altrimenti di paralizzare tutto per anni».

(l.per.)

 

Gazzettino – Dolo. Raccolta di firme per l’ospedale.

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21

giu

2014

Scatta domani da via Mazzini e proseguirà per tutta l’estate con presidi anche nelle altre località del Mandamento rivierasco, la raccolta di firme a difesa dell’ospedale di Dolo. “L’ospedale va difeso prima che lo chiudano. La salute va curata quando c’è” è lo slogan con il quale il comitato Bruno Marcato assieme all’Anpi di Dolo, al Comitato Opzione Zero, a Mira 2030, Mira Fuori del Comune, Ponte del Dolo, Prc di Dolo, Fiesso e Mira, Sinistra per Camponogara, Sel di Dolo e Mira, Stra rialzati e Strada comune Stra, si sono uniti contro il nuovo piano socio sanitario regionale che prevede di migliorare la sanità diminuendo gli ospedali a cominciare dall’Asl 13 e in primis l’ospedale di Dolo. I comitati e partiti contestano queste scelte. «Con la riorganizzazione degli ospedali di Dolo, Mirano e Noale sono stati spostati reparti, soppressi altri e non si sono risolti gli annosi problemi come il Pronto Soccorso di Dolo ed il Distretto sanitario di Mira. – Osservano – Nella sostanza con queste decisioni tutti i reparti più importanti e la chirurgia verranno progressivamente concentrati su Mirano mentre a Dolo rimarranno solo Medicina e reparti di area medica, lungodegenza ed un Pronto Soccorso depotenziato. È chiaro che di questo passo si vuole arrivare al declino definitivo dell’Ospedale di Dolo per poi svendere al migliore offerente i padiglioni svuotati (villa Massari compresa) per farci palazzine». E concludono. «Una cosa è certa, tutti i cittadini della Riviera del Brenta, soprattutto per quelli più distanti da Mirano, tutto questo significherebbe un peggioramento della qualità del servizio, disagi e aumento dei costi». I comitati ed i partiti si rivolgo agli oltre 230.000 abitanti rivieraschi e contano di arrivare a toccare almeno 10.000 firme che saranno poi fatte recapitare all’assessore regionale Luca Coletto ed al Governatore Luca Zaia.

(l.per.)

 

Il giorno dopo la mancata approvazione del Pati e la conseguente richiesta di nomina del Commissario ad Acta, le opposizioni replicano alla maggioranza. Il capogruppo Alberto Polo di “Per Dolo Cuore della Riviera” non usa giri di parole. “La maggioranza non ha più i numeri: ne prenda atto!”. Ed aggiunge. «Il consiglio comunale di Dolo è ingessato per colpa di una maggioranza che non è più tale». Polo spiega le sue affermazioni. «Il terzo rinvio del consiglio dedicato all’approvazione del Pati dimostra che il progetto politico e amministrativo del sindaco Gottardo è miseramente fallito». Polo insiste… «Il problema è di natura politica: non ci sono consiglieri, che non abbiano interessi diretti dal nuovo Piano di Assetto del Territorio, disposti a metterci la faccia per votare quel documento. Non è bastato provare a dividere i singoli punti per ovviare alla legge che impedisce di votare chi trae beneficio dal PATI, non sono bastati gli ordini di scuderia, le pressioni, le commissioni alle quali non sono stati ammessi tutti i consiglieri che ne hanno diritto». Il portavoce dell’opposizione conclude. «L’esperienza Gottardo è finita, vittima di un generale conflitto d’interessi della sua stessa maggioranza». Da parte sua la Lega Nord rappresentata da Mario Vescovi e Giovanni Fattoretto, quest’ultimo ha distribuito durante il consiglio una copia dell’atto testamentario con cui Antonio Guolo destinò i fondi per l’ospedale di Dolo, ha aggiunto: “I consiglieri comunali hanno rilevato una grave violazione di legge dell’intero strumento urbanistico proposto per l’approvazione. A noi sembra che l’amministrazione ignori esistere un documento che ha determinato l’assetto del centro urbano dolese, il testamento di Antonio Guolo. Da tale disposizione si rileva il vincolo di inalienabilità dell’ospedale per volontà del benefattore Antonio Guolo. Prevedere nel PATI che l’originario insediamento dell’Ospedale conosciuto come Villa Massari e pertinenze possano essere alienate a privati, significa ignorare questo vincolo di inalienabilità che sta in piedi e opera contro ogni previsione superficiale.”

 

DOLO «Il consiglio comunale di Dolo è ingessato per colpa di una maggioranza che non è più tale. Il terzo rinvio del consiglio dedicato all’adozione del Pati dimostra, ancora una volta, comeil progetto politico e amministrativo del centrodestra e del sindaco Gottardo sia crollato dall’interno». Alberto Polo, capogruppo de “Dolo, Cuore della Riviera” commenta così l’esito del Consiglio di giovedì in cui il sindaco è stata costretta a rinviare ancora l’adozione del Pati (piano assetto territoriale intercomunale). Durissimo anche Mario Vescovi (Lega Nord), che chiede le dimissioni del sindaco. «In quattro anni di mandato non è riuscita a realizzare nessuna nuova opera né tantomeno di progettarne. In compenso ha aumentato tasse e tributi locali in contrasto con quanto aveva promesso in campagna elettorale. Per la sua incapacità di amministrare e condividere con i gruppi consiliari le scelte politiche che intende adottare, le chiedo di essere responsabile e di dimettersi». Dalla maggioranza fanno notare che alcuni consiglieri non hanno potuto partecipare al voto per presunte incompatibilità. «Il problema è di natura politica », obietta Polo, «la maggioranza non ha più i numeri: ne prenda atto». Il sindaco di Dolo ha deciso di chiedere la nomina di un commissario “ad acta” che adotti il Pati. Per Giorgio Gei (Ponte del Dolo) la questione, però, non è così semplice. «È l’ennesimo errore politico. La legge parla chiaro e il caso dolese è un caso politico e non tecnico. Un Pati condiviso con le minoranze ha i numeri per essere approvato, è la precaria maggioranza che non ha i numeri per imporre le sue scelte».

Giacomo Piran

 

Gazzettino – Project bond per il Passante di Mestre.

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20

giu

2014

INFRASTRUTTURE – La Cav, che gestisce l’opera, prima in Italia lancia l’operazione per raccogliere 700-900 milioni entro settembre

Il Passante a caccia di quasi un miliardo per ripagare i debiti e allungare la sua concessione. La società che gestisce i 32 chilometri da Dolo a Quarto d’Altino fortemente voluti da Giancarlo Galan per superare il “muro” della Tangenziale di Mestre godono di buona redditività e altrettanta solvibilità, tanto che sta studiando – prima in Italia – il lancio di un project bond della durata di 15 anni. «Contiamo di raccogliere sul mercato finanziario tra i 700 milioni e i 900 milioni – spiega Tiziano Bembo, presidente di Cav, la società al 50% Anas e al 50% Regione Veneto che gestisce il Passante di Mestre, 132,4 milioni di valore della produzione nel 2013 (114 milioni gli incassi dai pedaggi), 9,8 milioni di utile – cinque banche (Imi, Unicrdit, Rbs, Bnp Paribas, Societe Generale) cureranno l’operazione a un costo molto vantaggioso (0,25%). Per fine agosto Moody’s e Fitch dovrebbero aver fissato il nostro rating e poi il bond potrebbe essere piazzato sul mercato per settembre». Gli uomini di Cav confidano sull’investimento sicuro e pensano di strappare un 4% o anche meno: «Il Passante è già stato realizzato, questi fondi ci serviranno a ripagare l’Anas che ha anticipato a suo tempo i 1,216 miliardi per finanziare l’opera e il finanziamento di 423 milioni erogato nel 2013 dalla Cassa Depositi e Prestiti». Bei dovrebbe garantire il 20% del bond.
L’altra grande partita è l’allungamento della concessione la cui scadenza era prevista per il 2032: «Vogliamo arrivare al 2050 e questo per poter finanziare altre opere nel Veneto», dice Bembo.

(m.cr.)

 

Gazzettino – Pati, arriva il commissario

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20

giu

2014

DOLO – L’opposizione ha abbandonato l’aula sostenendo ragioni di “incompatibilità”

Sospeso per la terza volta il Consiglio, il sindaco si arrende e scrive al Difensore civico

IL SINDACO «Questa non è opposizione costruttiva» Maddalena Gottardo: «Tutte queste incompatibilità c’erano anche 4 anni fa quando sono stati approvati Prg e cementificazione?»

SCINTILLE – Il consiglio comunale di Dolo, ieri sospeso dopo il venir meno del numero legale

Per la terza volta il Consiglio Comunale non riesce a discutere ed approvare il Piano di Assetto del Territorio Intercomunale (Pati) dei Comuni di Dolo e Fiesso d’Artico e, perciò, oggi il sindaco Maddalena Gottardo invierà formale richiesta al Difensore Civico di nominare un Commissario ad Acta che avrà il compito di esaminare gli atti e di approvare il documento entro 60 giorni.
L’opposizione ha reso impraticabile la votazione con l’uscita ad uno ad uno dei propri consiglieri. Motivazione: l’incompatibilità prevista dall’articolo 78 del testo unico del regolamento degli Enti Locali e la conseguente impossibilità di prendere parte a discussione e votazione da parte di chi abbia interessi diretti o per parentela sino al quarto grado. Ai consiglieri di opposizione si sono aggiunti anche alcuni colleghi della maggioranza, facendo così venire meno il numero legale.
Il sindaco Maddalena Gottardo ha criticato il comportamento dell’opposizione: «Abbandonando l’aula ha dimostrato di non essere in grado di fare opposizione costruttiva, ma ci ha fatto anche sorgere dei dubbi. Dichiarando che l’ha fatto per motivi d’incompatibilità, ci si chiede se quattro anni fa, quando sono state approvate la cementificazione e il Prg, queste incompatibilità vi fosse già. Ad ogni modo ora tutto passa al Commissario che farà un esame tecnico e procederà finalmente all’approvazione». In realtà la situazione non è sgradita alla maggioranza, con qualche consigliere a dichiarare: «Siamo entrati senza secondi fini» e il capogruppo Paolo Menegazzo ha aggiunto: «Il nostro atteggiamento dimostra che siamo uniti e compatti».
L’opposizione ha criticato l’impianto del Pati e la mancanza di un confronto sui punti cardine. Alberto Polo e Giorgio Gei hanno evidenziato: «I dati contenuti sono ipotetici e illusori e prevedono una crescita della popolazione sino a 20.000 abitanti entro il 2025, cosa assolutamente impensabile, e uno sviluppo edificatorio e un aumento della cementificazione che andrebbe a diminuire gli spazi agricoli. La maggioranza non ha voluto coinvolgerci e farci partecipi di una collaborazione che poteva servire a migliorare l’impianto del Pati chiedendoci di uscire in caso d’incompatibilità e per tale motivo ha determinato l’inevitabile nostra decisione».

Lino Perini

 

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