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Comunicato Stampa Opzione Zero 3 giugno 2019

Grandi Navi fuori da Venezia e dalla Laguna

Il grave incidente provocato dalla nave da crociera MSC domenica scorsa a Venezia è di una gravità inaudita.

Per anni il comitato No Grandi Navi ha denuciato non solo gli impatti provocati da questi mostri del mare su Venezia e sull’ambiente, ma anche i rischi legati al loro passaggio attraverso la storica Città. Eppure, nonostante il Decreto Clini vieti il loro transito nel Canale della Giudecca, nessuno ha avuto il coraggio di fermarli.

Ministri e Governi, la Regione capeggiata dal leghista Zaia, il Sindaco imprenditore Brugnaro, Autorità Portuale, tutti proni agli interessi speculativi delle grandi compagnie.

Sabato 8 giugno Opzione Zero sarà ancora una volta a fianco dei cittadini Veneziani e del Comitato No Grandi Navi e invita gli abitanti della Riviera a partecipare alla importante manifestazione indetta per le ore 16 a Venezia perchè questa situazione non è più tollerabile.

È ora di dire basta con la speculazione delle compagnie croceristiche, con un turismo esasperato ed esasperante che sta letteralmente consumando una delle Città più belle del mondo. Basta con chi, come Salvini, Zaia e Bugnaro, continua a nascondere le proprie responabilità vaneggiando su scavi di nuovi e vecchi canali e di Grandi Navi a Marghera.

Questi giganti galleggianti che inquinano come un’autostrada non sono compatibili nè con Venezia, nè con la Laguna, anzi non sono affatto compatibili. I Comuni della Riviera che si affacciano su una delle zone umide più importanti d’Europa, primo tra tutti quello di Mira, dovrebbero prendere immediata posizione contro un’ipotesi che avrebbe conseguenze disastrose anche per il loro territorio. Invece Sindaci e Amministrazioni sembrano come pesci nel barile.

Per smascherare e sconfiggere ipocrisia e interessi che gravitano intorno a questa partita è necessario e urgente ribadire con una grande mobilitazione popolare che le Grandi Navi devono rimanere fuori dalla Laguna.

 

Romea commerciale: indietro non si torna

Posted by Opzione Zero in Comunicati Stampa, Opzione Zero, Rassegna stampa | 0 Comments

27

apr

2019

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Comunicato stampa Opzione Zero 26 aprile 2019

Romea commerciale: indietro non si torna

 

Messa in sicurezza e riduzione dei TIR rimangono le priorità.

Pronti a contrastare con ogni mezzo la Romea commerciale.

I cambiamenti climatici impongono un drastico cambio di rotta e l’uscita immediata dai combustibili fossili.

Chi come Zaia propone ancora cemento e asfalto è fermo all’anno 0, oppure è in combutta con le lobby delle “grandi opere”.

Basta dare fiducia a chi, come la Lega, promuove progetti che distruggono l’ambiente e minacciano la salute delle persone.

 

“Sulla Romea indietro non si torna: ANAS deve concludere in fretta i lavori di messa in sicurezza della SS 309 e dissuadere in tutti i modi il transito dei TIR di lunga percorrenza, solo così si possono risolvere in tempi rapidi i problemi della statale più pericolosa d’Italia. Opzione Zero e gli altri comitati della Rete Stop Orte-Mestre continuano a monitorare le mosse del Governo, e sono pronti in ogni momento a riprendere la lotta per contrastare qualsiasi ipotesi di autostrada, opera inutile, distruttiva e antistorica” – questa la secca risposta di Opzione Zero alle recenti e ripetute prese di posizione di vari esponenti politici e istituzionali a favore dell’autostrada Orte-Mestre o della sua versione ridotta Mestre-Ravenna.

Il riferimento è alle dichiarazioni del presidente regionale, il leghista Luca Zaia, e dall’AD di Veneto Strade Silvano Vernizzi rilasciate alla Nuova Venezia lo scorso 22 aprile: secondo i due amministratori, la famigerata autostrada dovrebbe tornare ad essere in cima alle priorità del Governo. A fare loro eco anche Remo Sernagiotto candidato alle elezioni europee per Fratelli D’Italia, che addirittura rilancia proponendo il completamento della A27 fino a Monaco e l’autostrada del mare.

“Siamo una delle regioni più inquinate, più cementificate, più dissestate di tutto il Paese; una delle regioni che per prima ha sperimentato cosa significa il “sistema delle grandi opere”, dal Mose al Passante, alla Pedemontana: un sistema fatto di corruzione, infiltrazioni mafiose, illeciti ambientali, spreco di miliardi di euro pubblici. Eppure – proseguono dal comitato – per questi personaggi che da decenni governano e amministrano il Veneto, e che dunque hanno la responsabilità quanto meno politica di una situazione disastrosa, le priorità e la soluzione dei problemi stanno ancora nel cemento e nell’asfalto”.

Per Opzione Zero, di fronte a questo quadro, di fronte alla gravissima emergenza dei cambiamenti climatici che dovrebbe imporre a tutti, e in particolare ai decisori politici, un cambio totale di rotta, simili dichiarazioni si spiegano in due soli modi: o con una visione politica “fossilizzata”, o con la commistione di interessi tra finanza, politica, lobby economiche e criminalità organizzata che spesso si annidano dietro alle “grandi opere”.

In entrambe i casi si tratta di due validi motivi per non dare più alcuna fiducia a esponenti e forze politiche come la Lega, che continuano a promuovere un modello economico devastante per l’ambiente e per la salute delle persone.

 

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Comunicato stampa Opzione Zero 16 marzo 2019

Dopo il Global Climate Strike parte The Climate Ride

Sono ancora straordinariamente vive e cariche di energia le immagini dei tantissimi studenti scesi in piazza ieri per rivendicare il loro diritto al futuro, ma non c’è tempo per fermarsi perchè il riscaldamento globale avanza rapidissimo e il tempo rimasto è davvero poco.

Parte domenica 17 alle ore 7.00 da Venezia la Climate Ride, una pedalata che attraverserà mezza Italia per arrivare a Roma e partecipare alla grande manifestazione IN MARCIA PER IL CLIMA E CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI indetta da tantissimi comitati di tutto il Paese.

Opzione Zero partecipa al Ride con alcuni attivisti, contribuisce a supportare la logistica, e ovviamente accoglierà con un presidio in Riviera  il passaggio dei Climate Riders.

“Il successo del Global Climate Strike che ha visto scendere in piazza centinaia di migliaia di giovani e giovanissimi in tantissime piazze del Veneto, dell’Italia e del mondo intero segnano una svolta per tutti quei movimenti che si battono contro il riscaldamento globale e contro la devastazione dell’ambiente e dei territori e dà ai comitati una grande speranza. – affermano da Opzione Zero – In Riviera del Brenta abbiamo toccato drammaticamente con mano cosa significano i cambiamenti climatici con ben due alluvioni negli ultimi 10 anni e un tornado. Per questo motivo continuiamo a contrastare le grandi opere che distruggono il territorio, ma allo stesso tempo abbiamo messo al centro della nostra azione la lotta al cambiamento climatico, per esempio con il progetto permanente di riforestazione del territorio Piantiamola.

Per questo abbiamo investito tanto sull’appuntamento di Roma contribuendo ad organizzare il pullman che parte dalla Riviera e partecipando direttamente alla Climate Ride”.

Il Comitato rivierasco invita tutti gli amici, i simpatizzanti i cittadini della Riviera a partecipare al presidio o ad unirsi alla carovana ciclistica anche solo per dei tratti.

L’appuntamento al presidio è per le ore 9.00 di domenica 17 marzo in centro a Dolo; un rendez vouz per i ciclisti è previsto anche a Mira in Piazza Municipio alle ore 8.30.

Per partecipare, organizzare eventi, aiuto logistico e diffusione dell’iniziativa, scrivere a: 23mromainbicicletta@gmail.com

Tutte le notizie, la rassegna stampa ed il reportage della carovana saranno disponibili su www.ecomagazine.info e sulle pagine facebook di ecomagazine, opzione zero e global project

Di seguito la descrizione del progetto e il dettaglio delle tappe. 

 

THE CLIMATE RIDE

In Bici da Venezia a Roma verso la manifestazione nazionale del 23 marzo

IN MARCIA PER IL CLIMA E CONTRO LE GRANDI OPERE

Da RIDE WITH US ALLA CLIMATE RIDE

A partire dal 2014 un variegato gruppo formato da ambientalisti, ciclisti del Pedale Veneziano e di altri sodalizi, cicloviaggiatori e attivisti della FIAB, riuniti sotto la sigla RideWithUs, hanno organizzato carovane che da Venezia hanno traversato l’Europa con l’idea di coinvolgere e sensibilizzare un gran numero di persone sull’importanza di un’azione rapida e radicale sui cambiamenti climatici causati dall’uomo.

Nel 2018, durante la carovana di RideWithUs verso Katowice, sede della COP24 alcuni partecipanti hanno lanciato l’idea di una nuova carovana che da Venezia raggiungesse Roma a supporto della grande mobilitazioni contro il cambiamento climatico e le grandi opere inutili e per un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

Una dozzina di ciclisti hanno già dato la loro disponibilità a partecipare a tutti il viaggio e almeno altrettanti saranno coloro che si uniranno ad ogni singola tappa. Il percorso individuato tiene conto di vari aspetti: dalla ciclabilità all’organizzazione di eventi e all’ospitalità.

La partenza è prevista domenica 17 marzo per favorire la più ampia partecipazione di chi vorrà accompagnarci. L’arrivo a Roma nel pomeriggio di venerdì 22 marzo in tempo per un evento legato alla manifestazione del giorno dopo, organizzato dalla rete Genuino Clandestino.

 

 

LE TAPPE

DOMENICA 17 MARZO 1. VENEZIA (MARGHERA) – FERRARA km 128 dislivello 40 mt

Si parte da Piazzale Roma alle 7.00, sosta alle 8.00 al Municipio di Marghera con saluto Presidente della Municipalità – 08.40 Municipio Mira rendez vouz con ciclisti della Riviera – 09.00 in centro a Dolo saluto al presidio del comitato Opzione Zero – 10.15 Porta Portello Padova incontro con Comitato Zero PFAS e assessore all’ambiente – 13.00 pranzo al Parco Buzzacarin di Monselice a cura del Comitato Lasciateci Respirare e dei comitati della Bassa Padovana – 15.10saluto al presidio dei comitati Polesani in Piazza Vittorio Emanuele a Rovigo – 16.30 arrivo a Ferrara per evento organizzato da comitati e associazioni ambientaliste estensi e incontro con amministrazione comunale in Piazzetta Savonarola. Segue cena tutti insieme.

LUNEDI 18 MARZO 2. FERRARA – RAVENNA ca. 105 km dislivello 40 mt questa tappa si snoderà attraverso Portomaggiore, Argenta e Sant’Alberto, dove sono previsti incontri volanti con comitati e cittadini, per arrivare a Ravenna, dove CSA Magazzini Posteriori Autogestiti e altri comitati locali stanno organizzando evento in centro città.

MARTEDI 19 MARZO 3. RAVENNA – PIEVE SANTO STEFANO km 115 dislivello 1200 mt è la tappa più impegnativa dal punto di vista altimetrico, quella che prevede il vallico dell’Appennino in località passo del Verghereto. Da Ravenna raggiungeremo Cesena da dove risaliremo la valle del Savio ove possibile lungo strade secondarie per poi immetterci nella vecchia statale che da Bagno di Romagna sale tortuosamente ma dolcemente fino ai circa 870 m.s.l. del valico per ridiscendere fino alla sede di arrivo della nostra tappa fissata appunto a Pieve Santo Stefano una ventina di km dopo. qui previsto incontro con amministrazione comunale.

MERCOLEDI 20 MARZO 4. PIEVE SANTO STEFANO – PERUGIA km 105 dislivello 700 mt il tracciato si snoda in massima parte lungo la Ciclabile del Tevere attraversando Sansepolcro, Città di Castello e Umbertide. Qui prevista incontro e ristoro con gli organizzatori della Fiera Altrocioccolato presso il negozio equo Il Colibrì. Arrivo a Perugia nel tardo pomeriggio si terrà un incontro al circolo Circolo Island, insieme a Lautoradio, Ciclofficina Popolare Porta pesa, BSA Umbria e altre realtà umbre. In serata cena e musica tutti insieme.

GIOVEDI 21 MARZO 5. PERUGIA – TERNI km 88 dislivello 800 mt tappa che segue la bassa valle del Tevere fino a Todi (60 km) lungo il percorso ciclabile della Romea Tiberina, da Todi si prosegue verso Marsciano dove è previsto un veloce incontro con i cittadini ed i comitati locali. Arrivo a Terni nel tardo pomeriggio. Alle 19.00 evento presso la ciclofficina Biciclario Bistrot con il Popolo dei Ciclisti di Terni, il Comitato No Inceneritori e altri comitati locali.

VENERDI 22 MARZO 6. TERNI – ROMA km 120 dislivello 700 mt le ultime fatiche si svilupperanno attraverso la vallata della Nera verso Narni da dove inizia un tratto collinare di una 40ina di km che ci porterà a sud sulle rive del Tevere dopo Ponzano e prima di Fiano Romano, A Monterotondo previsto l’incontro con una staffetta di ciclisti romani che verranno a prendere la carovana per condurla verso il centro cittò. Previsti incontri con comitati locali, Centro Sociale Astra, e arrivo al Centro Sociale Forte Prenestino al termine della riunione nazionale di Genuino Clandestino.

SABATO 23 MARZO MARCIA PER IL CLIMA La carovana sarà presente in corteo poi sfilare in bicicletta in quella che si annuncia come la più grande manifestazione PER IL CLIMA E CONTRO LE GRANDI OPERE mai tenuta in Italia.

 

23_marzo_2019_roma

 

Ci siamo, dopo tanti incontri, tante iniziative in tante parti del Paese, siamo arrivati alla vigilia della grande manifestazione IN MARCIA PER IL CLIMA E CONTRO LE GRANDI OPERE, indetta il 23 marzo a Roma da numerosissimi comitati, associazioni e movimenti che si battono per la giustizia climatica e contro la devastazione e il saccheggio dei territori. I comitati veneti stanno svolgendo un grande lavoro per la riuscita della manifestazione, molti sono i pullman in partenza da varie città come Treviso, Padova, Vicenza, Venezia, Mestre…almeno uno anche dalla Riviera del Brenta.

Sarà una marcia pacifica, gioiosa, e molto determinata. E’ importantissimo essere in tanti per riaffermare che i cambiamenti climatici e più in generale i temi ambientali devono essere al primo posto nell’agenda politica. Non esiste un PIANeta B.

Prenota subito il tuo posto in pullman dalla Riviera del Brenta scrivendo a info@opzionezero.org oppure telefonando al 3381678008.

Si partirà al mattino presto, indicativamente intorno alle 5 da Mira, il rientro è previsto in tarda serata, il costo per persona è di 25 euro.

Qui sotto l’appello dei movimenti e dei comitati italiani per la manifestazione di Roma

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IN MARCIA PER IL CLIMA, CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI

Non serve il governo del cambiamento, serve un cambiamento radicale

#siamoancoraintempo

 

Chi siamo

Siamo i comitati, i movimenti, le associazioni e i singoli che da anni si battono contro le grandi opere inutili e imposte e per l’inizio di una nuova mobilitazione contro i cambiamenti climatici e per la salvaguardia del Pianeta. Abbiamo iniziato questo percorso diversi mesi fa, ritrovandoci a Venezia lo scorso settembre, poi ancora a Venaus, in Val Susa e in molti altri luoghi, da nord a sud, dando vita ad assemblee che hanno raccolto migliaia di partecipazioni. Siamo le donne e gli uomini scesi in Piazza lo scorso 8 dicembre a Torino, a Padova, Melendugno, Niscemi, Firenze, Sulmona, Venosa, Trebisacce e in altri luoghi.

Dall’assemblea di Roma del 26 gennaio lanciamo l’invito di ritrovarsi a Roma il 23 Marzo per una manifestazione nazionale che sappia mettere al centro le vere priorità del paese e la salute del Pianeta.

Grandi opere e cambiamento climatico

Il modello di sviluppo legato alle Grandi Opere inutili e imposte non è solo sinonimo, come denunciamo da anni, di spreco di risorse pubbliche, di corruzione, di devastazione e saccheggio dei nostri territori, di danni alla salute, ma è anche l’incarnazione di un modello di sviluppo che ci sta portando sul baratro della catastrofe ecologica.

Il cambiamento climatico è uscito da libri e documentari ed è venuto a bussare direttamente alla porta di casa nostra.

Nel nostro paese questa situazione globale si declina in modo drammatico. La mancanza di manutenzione delle infrastrutture, la corruzione e la cementificazione selvaggia seminano morti e feriti a ogni temporale, a ogni ondata di maltempo, a ogni terremoto.

Il cosiddetto “governo del cambiamento“ si è rivelato essere in continuità con tutti i precedenti, non volendo cambiare ciò che c’è di più urgente: un modello economico predatorio, fatto per riempire le tasche di pochi e condannare il resto del mondo a una fine certa. Le decisioni degli ultimi mesi parlano chiaro.

Mentre ancora si tergiversa sull’analisi costi benefici del TAV in Val di Susa, il governo ha fatto una imbarazzante retromarcia su tutte le altre grandi opere devastanti sul territorio nazionale: il TAV terzo Valico, il TAP e la rete SNAM, le Grandi Navi e il MOSE a Venezia, l’ILVA a Taranto, il MUOS in Sicilia, la Pedemontana Veneta, oltre al al tira e molla sul petrolio e le trivellazioni, con rischio di esiti catastrofici nello Ionio, in Adriatico, in Basilicata ed in Sicilia.

 

Giustizia sociale è giustizia climatica

Le catastrofi naturali non hanno nulla di naturale e non colpiscono tutti nella stessa maniera. Lo vediamo purtroppo quotidianamente e chi sta in basso, infatti, paga i costi del cambiamento climatico e della mancata messa in sicurezza dei territori.

È vero fuori dai grandi centri cittadini, dove devastazione e cementificazione distruggono l’ambiente e la natura, ma è vero anche negli agglomerati urbani, luoghi sempre più inquinati in cui persino i rifiuti diventano un business redditizio.

È vero non solo dal nord al sud dell’Italia, ma anche dal nord al sud del nostro pianeta.

Milioni di migranti climatici sono costretti a lasciare le proprie terre ormai rese inabitabili e vengono respinti sulle coste europee.

Nel nostro paese terremotati e sfollati vivono in situazioni precarie, carne da campagna elettorale mentre le risorse per la ricostruzione non sono mai la priorità per alcuna compagine politica.

Quando le popolazioni locali, in Africa come in Europa, provano ad opporsi a progetti tagliati sui bisogni di multinazionali e lobby cementifere, la reazione dello Stato è sempre violenta e implacabile.

L’unica proposta “verde” dei nostri governanti è di scaricare non soltanto le conseguenze, ma anche i costi della crisi ecologica su chi sta in basso.

Noi diciamo che se da una parte la responsabilità di rispondere al cambiamento climatico è collettiva e interroga i comportamenti di ciascuno di noi, dall’altra siamo convinti che i costi della transizione ecologica debbano ricadere sulle spalle dei ricchi, in primis le lobby che in questi anni si sono arricchite accumulando profitti, a discapito della collettività e dei beni comuni.

Il sistema delle grandi opere inutili e il capitalismo estrattivo sono altrettante espressioni del dominio patriarcale che sollecita in maniera sempre più urgente la necessità di riflessione sul legame tra donne, corpi e territori e sarà uno dei temi portato nelle piazze dello sciopero transfemminista globale dell’8 marzo.

E’ giunto il momento di capire di cosa il nostro paese e il nostro pianeta hanno davvero bisogno.

Si comincerà davvero a dare priorità alla lotta al cambiamento climatico solo alle seguenti condizioni.

– cessando di contrapporre salute e lavoro come invece è stato fatto a Taranto, dove lo stato di diritto è negato e chi produce morte lo può fare al riparo da conseguenze legali.

– riducendo drasticamente l’uso delle fonti fossili, del gas e rifiutando che il paese venga trasformato in un Hub del suddetto gas,

– negando il consumo di suolo per progetti impattanti e nocivi e gestendo il ciclo dei rifiuti in maniera diversa sul lungo periodo (senza scorciatoie momentanee) con l’obiettivo di garantire la salute dei cittadini

– praticando con rigore e decisione l’alternativa di un modello energetico autogestito dal basso, in opposizione a quello centralizzato e spinto dal mercato

– abbandonando progetti di infrastrutture inutili e dannose e finanziando interventi dai quali potremo trarre benefici immediati (messa in sicurezza idrogeologica e sismica dei territori , bonifiche, riconversione energetica, educazione e ricerca ambientali)

– garantendo il diritto all’acqua pubblica

– implementando una nuova Strategia Energetica Nazionale riscritta senza interessi delle lobbies

– Trovando una soluzione definitva per le scorie nucleari, insistendo sul disarmo e la riducendo le spese militari

I nostri territori, già inquinati da discariche fuori controllo, inceneritori e progetti inutili, sono inoltre attaccati e messi a repentaglio da monoculture e pesticidi che determinano desertificazione e minano la possibilità di una sempre maggiore autodeterminazione alimentare.

E’ necessario che le risorse pubbliche vengano destinate ad una buona sanità, alla creazione di servizi adeguati, al sostegno di una scuola pubblica e di università libere e sganciate dai modelli aziendalisti, ad un sistema pensionistico decoroso, ad una corretta politica sull’abitare e di inclusione della popolazione migrante con pari diritti e dignità.

 

Lunedì 4 marzo ore 20.45

Villa Concina, via Comunetto 5 Dolo

Cambiamenti climatici: facciamo il punto

dopo la COP 24 di Katowice

con Daniele Pernigotti, Malacaigo e Opzione Zero

 

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Comunicato stampa Malacaigo e Opzione Zero 22-febbraio 2019

Inquinamento : 3 centraline anche in Riviera per il monitoraggio dell’aria

 

Parte la rete di monitoraggio indipendente dell’aria anche in Riviera, una delle zone meno controllate del Veneto.

In fase di installazione le prime 3 centraline, 2 a Mira e una a Dolo.

Obiettivo: aumentare le informazioni sullo stato dell’aria, sensibilizzare i cittadini, e premere sulle istituzioni.

Sotto accusa l’inerzia della politica e l’inefficacia delle misure previste dall’accordo per il bacino padano. I Sindaci prendano esempio dai comitati.

Lo smog tra i temi più discussi domani a Venezia per la mobilitazione regionale dei comitati “Tutti in campo” in vista della manifestazione nazionale del 23 marzo “Per il Clima, contro le grandi opere”.

 

PM 10 e 2,5 PM 10 Ti tengo d’occhio! E’ questo il nome del progetto promosso dal collettivo giovanile Malacaigo e dal Comitato Opzione Zero che vedrà l’installazione di varie centraline per il monitoraggio dei livelli di polveri sottili in Riviera del Brenta. Si inizia intanto con le prime 3: una al centro Dedalo, una nella zona del cogeneratore in via 1 maggio a Giare, e l’altra in centro a Dolo. L’idea è quella di implementare anche in Riviera del Brenta le reti open source per il controllo indipendente dell’aria, sostenute da tanti comitati e associazioni in Veneto, in altre regioni e anche in vari paesi della Comunità Europea. Le centraline installate utilizzano il sensore Qbit-OEM2, un sistema di misura laser molto preciso tarato su strumenti ufficiali e in grado di fornire dati in continuo. Per le centraline installate a Mira i dati saranno visibili sul sito https://goo.gl/GC2iep della rete tedesca Luftdaten; quella di Dolo sarà visibile invece sul sito www.cheariatira.it.

“Come giovani cittadini miresi siamo allarmati dalle notizie sui continui sforamenti dei limiti di inquinamento dell’aria nelle nostre Città – affermano alcune esponenti di Malacaigo – sappiamo che la pianura Padana, per la sua conformazione, per la concentrazione di centri abitati, di autostrade, e di attività produttive, è una delle zone più inquinate del mondo, ma il problema non sembra essere per niente tra le priorità dei decisori politici e istituzionali. Anzi, in Italia i limiti raccomandati dall’OMS di 10 μm/m3 per il PM 2,5 e di 40 μm/m3 medi annui, sono abbondantemente superati dalla normativa di settore che fissa le soglie limite rispettivamente a 25 e 40 μm/m3/anno. La situazione è tra l’altro aggravata dai cambiamenti climatici che proprio nelle nostre zone stanno determinando inverni sempre più siccitosi e alte pressioni prolungate”.

Rincara la dose il Comitato Opzione Zero: “I dati ufficiali dell’Agenzia UE per l’ambiente del 2018 stimano 90.000 morti premature in Italia a causa dello smog. Eppure nei tg e nei media si parla solo di migranti, di una invasione che non c’è. Un bel modo per distogliere l’attenzione dai problemi veri e dalle responsabilità politiche di chi sta al Governo, degli amministratori locali, delle regioni. L’accordo del bacino padano per l’inquinamento è totalmente fallimentare e lo stiamo vedendo anche in questi giorni, nemmeno in situazioni di emergenza si ha il coraggio di prendere misure drastiche. Il Presidente Zaia, il Sindaco metropolitano Brugnaro, i Sindaci di molti Comuni blaterano ma in realtà non fanno nulla. Si continuano a spendere miliardi di euro per opere inutili e devastanti come la Pedemontana veneta, intanto la popolazione e in particolare i bambini continuano a respirare veleno”.

Secondo le due associazioni il primo passo per sensibilizzare i cittadini sulla qualità dell’aria e sui rischi per la salute dei cittadini è offrire loro informazioni fruibili e immediate relative alla zona in cui vivono. “La Regione tramite ARPAV ha una rete di monitoraggio dell’aria ufficiale – afferma Marta Busetto di Malacaigo – ma i dati più recenti sono quelli del giorno prima e soprattutto la rete di rilevamento, per quanto a norma di legge, è di fatto un colabrodo. Per esempio sappiamo, che tra Padova e Venezia non c’è nemmeno una centralina; per Mira quella più vicina è in via Beccaria. Ma la Riviera è un braccio che collega due delle maggiori città del Veneto quindi una zona molto trafficata, inoltre ha un’alta concentrazione di centri abitati e attività produttive, ed infine sono presenti molte zone agricole anch’esse fonte di inquinamento”.

“Il problema non è quello di contrapporsi ad ARPAV – prosegue Opzione Zero – ma anzi quello di aumentare i punti di misura per avere informazioni più dettagliate sullo stato dell’aria nei centri urbani o nei punti sensibili, o anche per capire l’impatto delle diverse fonti emissive, come ad esempio il cogeneratore di Giare e la vicina SS 309 Romea. Con poche centinaia di euro è possibile acquistare questi strumenti semplici ed efficaci; altri un po’ più sofisticati si aggirano intorno a qualche migliaio di euro. Ma ancora una volta sono i cittadini a doversi autorganizzare, mentre i Comuni e gli altri enti locali perché non investono sul monitoraggio ambientale? C’è forse paura di dover prendere delle decisioni nel momento in cui si certifica la gravità della situazione? E’ il caso di dirlo: questi politici evidentemente preferiscono nascondere la polvere sotto il tappeto”.

Il problema dell’inquinamento dell’aria sarà uno dei temi centrali nell’appuntamento che vede tanti comitati veneti riuniti nella giornata di mobilitazione “Tutt* in Campo” prevista per domani sabato 23 febbraio in Campo Santa Margherita a Venezia dalle 14 alle 18, e che rappresenta una delle tappe regionali verso la grande manifestazione “Per il Clima e contro le grandi opere” indetta per il 23 marzo a Roma.

 

Associazione Malacaigo

Comitato Opzione Zero

 

23_febbraio

 

Sabato 23 febbraio i comitati veneti, i gruppi le associazioni e i singoli che si stanno mobilitando per la giustizia climatica e contro le grandi opere inutili e imposte, organizzano una giornata in Campo Santa Margherita a Venezia.

Una giornata di festa e di denuncia.

Infatti vogliamo condividere con quanti più possibile il nostro piano, la nostra Piattaforma di rivendicazioni verso la Regione Veneto, frutto del lavoro comune di tutti noi.

Ci siamo messi in cammino proprio a partire da Venezia lo scorso settembre 2018 con una grande assemblea che ha lanciato un percorso nazionale che vedrà tanti scendere in piazza il prossimo 23 marzo 2019 per una marcia climatica e contro le grandi opere.

Per coloro che da anni in Veneto reclamano giustizia ambientale e sociale il 23 febbraio è un’occasione per stare insieme, far vedere cosa significa per noi dire che SIAMO ANCORA IN TEMPO per cambiare questo sistema marcio e corrotto, e non il clima, Vogliamo dire a gran voce quali sono le responsabilità della Regione Veneto, di Zaia, della Lega e del sistema Galan…

Vogliamo anche essere parte dello spirito carnevalesco che si respirerà quei giorni a Venezia!
insomma…. state connessi e aspettate tutti gli aggiornamenti su allestimenti, musica, spettacoli e cibo che ci saranno il 23 febbraio!

Una tappa verso la giornata internazionale Climate Strike del 15 marzo e della manifestazione a Roma indetta per il 23 marzo.

 

 

PIANTIAMOLA DOMENICA 10 FEBBRAIO

Posted by Opzione Zero in Appuntamenti, Comunicati Stampa, Rassegna stampa | 0 Comments

7

feb

2019

Le previsioni per domenica prossima danno nuvoloso ma non pioggia, dunque al momento è confermato l’intervento di riforestazione previsto presso casa Favaretto.
Abbiamo bisogno di parecchi volontari perchè metteremo a dimora oltre 400 piantine forestali; chi intende venire per favore ce lo segnali scrivendo a info@opzionezero.org.
Appuntamento domenica 10 febbraio ore 9.00 in via Casin Rosso 22 in Comune di Camponogara, questo il link della mappa:
https://www.google.com/maps/dir/45.3954749,12.1093199/45.3954513,12.1093702/@45.3953512,12.1095716,815m/data=!3m1!1e3!4m2!4m1!3e2

Raccomandiamo di portarsi guanti, vanga, e abbigliamento adeguato.

 

 

—————————————————–

 

Riprendono i lavori per la riforestazione del nostro territorio della Riviera del Brenta.

Nel 2018 siamo riusciti a fare 3 interventi piantando oltre 700 piantine 3 aziende biologiche nei Comuni di Mira, Dolo e Vigonovo.
Questa volta saremo a Camponogara per realizzare un impianto di oltre 400 piantine forestali su una superficie di circa 3000mq.

 

La crisi ambientale e in particolare il riscaldamento climatico sono una drammatica realtà; a livello internazionale si continua a perdere tempo e a favorire chi il Pianeta lo sta distruggendo. Ma sono tante le realtà nel mondo che come noi non si arrendono e provano con azioni concrete a cambiare ciò che no va.
Piantare alberi da solo non basta per fermare il global warming, ma ridare spazio a boschi e foreste invece che distruggerli è una delle azioni più importanti per invertire la rotta.
Con il prossimo intervento supereremo le 1000 piantine in un solo anno, e tutto senza supporti e senza sponsor ma solo grazie alla generosità di tante persone volenterose.

 

Istruzioni

Vieni anche tu a darci una mano, ti aspettiamo.
Per facilitare l’organizzazione ti chiediamo di comunicare la tua partecipazione a scrivendo una mail a info@opzionezero.org . Munirsi di abbigliamento adeguato, di vanghetto da giardinaggio e di guanti da lavoro. Le operazioni di messa a dimora delle piantine proseguiranno ad oltranza fino al termine dell’intervento. In caso di pioggia rimanderemo alla prima data utile

 

piantiamola

Cosa è Piantiamola?
Piantiamola è un progetto permanente di riforestazione del territorio della Riviera del Brenta promosso dal Comitato Opzione Zero.
Dopo le alluvioni, dopo il tornado, dopo tanti disastri causati dalla cementificazione selvaggia, è sempre più urgente agire in modo concreto per contrastare i cambiamenti climatici, l’inquinamento e il consumo di suolo.
Pensare globalmente, agire localmente!

 

L’importanza degli alberi e delle foreste
Gli alberi producono ossigeno e contemporaneamente assorbono il carbonio della CO2 fissandolo nel legno. In più le foreste hanno tantissime altre funzioni ecologiche e sono fondamentali per la vita in tutto il Pianeta. La superficie forestale è il 30,5% del territorio mondiale (4.000 milioni di ettari), ed è popolata da oltre 3.000 miliardi di alberi, 427 per ogni essere umano.
È tanto, è poco?
Poco se si pensa che dall’inizio della civilizzazione la perdita complessiva del patrimonio arboreo totale è stimata intorno al 46%. La deforestazione, attualmente, si “mangia” 15 mln di alberi all’anno. Inoltre gli alberi sono utili a tanti altri esseri viventi oltre all’uomo.
La Carbon Foot Print media di ogni italiano corrisponde a 9,2 tonnellate di CO2/anno, molto di più della media mondiale (5,6 ton CO2 /anno/abitante). Per assorbire tutta questa anidride carbonica sarebbero necessari 1,6 ettari di bosco per persona. Ridurre le emissioni di gas serra è la priorità, ma altrettanto importante è favorire la riforestazione, anche in città.

 
Perchè ridare spazio agli alberi
Riforestare il territorio è un contributo concreto per mitigare gli effetti del global warming, ma  significa anche: sottrarre suolo alla cementificazione, attenuare gli effetti dell’inquinamento atmosferico e delle acque, ridurre il rischio idraulico, favorire la biodiversità, rinaturalizzare il territorio, valorizzare i beni comuni, migliorare il paesaggio…

 

A chi è rivolto
– Prima di tutto agli enti pubblici che spesso svendono i terreni della comunità per finanziare le proprie casse, o peggio per favorire la speculazione edilizia. Quei terreni sono però della collettività e possono diventare tanti “polmoni verdi” a beneficio di tutti i cittadini;
– Agli agricoltori che hanno deciso di tornare a presidiare davvero il territorio abbandonando l’agricoltura intensiva che inquina il suolo, l’aria e l’acqua, che produce cibi tossici, che impoverisce i piccoli produttori e arricchisce le grandi multinazionali dell’agrochimica;
– Ai privati cittadini che vogliono mettere a disposizione terreni abbandonati o degradati;
– A tutti coloro i quali vogliano rendersi utili e supportarci;

 

Come ci puoi aiutare
– facendo una donazione al comitato specificando la causale “sostegno al progetto piantiamola” (IBAN IT64L0359901899050188525842). I fondi raccolti verranno impiegati per l’acquisto di piantine e del materiale necessario. A fine anno pubblicheremo nel nostro sito un rendiconto dell’attività svolta;
– mettendo a disposizione un terreno o comunque aiutandoci a trovarne di nuovi;
– partecipando direttamente alle azioni di piantumazione nelle giornate dedicate;

 

 

 

 

elettrodotto

 

 

Quando la lotta si conduce con intelligenza, passione e determinazione la lotta paga!
E’ questa la lezione che dobbiamo imparare a fronte delle due bellissime notizie.

 

  1. Elettrodotto Dolo-Camin: Terna e Regione si arrendono!

La prima riguarda l’elettrodotto Dolo-Camin, una delle storiche battaglie condotte dai comitati della Riviera del Brenta da oltre 10 anni: è appunto di ieri la notizia che Terna e la regione Veneto hanno firmato un accordo per l’interramento della linea da 380 Kw in alternativa al progetto aereo; così sarà anche per altri elettrodotti previsti in zona montana!

Nel momento in cui tutti cercano di prendersi il merito (Zaia in testa) è forse bene ricordare come è andata la storia.

Ad accendere per primi i riflettori sulla linea aerea Dolo-Camin furono il comitato di Vigonovo A. Canova, il circolo di Legambiente Sarmazza e il comitato di Paluello. Era il 2008, e quel progetto era solo uno dei tanti tra quelli pianificati dai Governi, dalla Giunta Regionale di Galan, Chisso e Zaia (Forza Italia + Lega), e pedissequamente accettati da molte amministrazioni comunali della Riviera del Brenta (sia di centro-destra che di centro-sinistra).

Li ricordiamo questi progetti: autostrada Romea commerciale, Veneto City, il nuovo casello ad Albarea, Città della Moda, camionabile sull’idrovia, polo logistico di Dogaletto, centro commerciale di Calcroci, e appunto l’elettrodotto. Si trattava, e si tratta, di un unico disegno che va sotto il nome di progetto strategico regionale “Bilanciere del Veneto”.

I vari comitati presenti sul territorio, tra cui molto attivo Opzione Zero che allora si chiamava Rete No Autostrada Romea, si unirono nel Coordinamento CAT e mettendo insieme le forze, a suon di proteste, di ricorsi, di denunce, di liste civiche fatte per far saltare questa o quella amministrazione comunale connivente, sono riusciti nel tempo a impantanare o anche a far cancellare tutti questi progetti.

L’elettrodotto è stato uno dei primi progetti ad essere aggrediti dopo che la Regione Veneto prima e il Governo poi avevano dato il loro ok a seguito di una valutazione di impatto ambientale molto discutibile. I comitati e i cittadini di Vigonovo e Saonara insieme a CAT decisero di fare ricorso al TAR del Lazio contro Terna, contro i ministeri competenti e contro la Regione Veneto. Il ricorso fu respinto ma, con grande sforzo economico, si decise di andare oltre e presentare ricorso anche al Consiglio di Stato, unendosi tra l’altro ai ricorsi di alcuni comuni della Riviera. Nel 2013 il Consiglio di Stato boccia Terna e dà ragione ai comitati.

E’ la prima grande vittoria. Ma Terna torna alla carica e presenta da lì a pochi anni lo stesso progetto. Solo che a quel punto tutte le amministrazioni in carica, tantissimi cittadini, nuovi e vecchi comitati fanno quadrato contro Terna e ancora una volta contro la Regione leghista, e proseguendo con tenacia la battaglia sono riusciti finalmente a vincere in modo definitivo.

 

  1. Autostrada Valdastico nord: stop dal Consiglio di Stato

Anche qui cittadini, comitati e amministrazioni della comunità della Valdastico e del Trentino sono in lotta da anni contro l’ennesima grande opera inutile, devastante, e generatrice di debito pubblico. Questa volta è il Comune di Besenello a fare ricorso e il Consiglio di Stato proprio ieri gli ha dato ragione che boccia la delibera CIPE di approvazione di una parte del progetto: l’opera non si può fare se non viene prima presentato un progetto unitario e se non c’è il via libera del preventivo del Trentino.

Si vedrà, visto che da poco è stato eletto presidente della provincia di Trento un leghista di origine veneta e visto che proprio la Lega è una dei partiti che più ha sostenuto il sistema perverso delle grandi opere sia al Governo che nelle regioni che da decenni amministra.

Le vertenze e i problemi sono ancora tanti, ma oggi festeggiamo anche noi insieme a tutti quelli che con coraggio si battono contro la devastazione e il saccheggio dei territori, contro un sistema ingiusto e insostenibile che sta conducendo il Pianeta intero verso un disastro di proporzioni incalcolabili.

Sabato 26 saremo a Roma per preparare la manifestazione nazionale del 23 marzo, e domenica 27 a Vicenza per discutere insieme a tanti altri comitati su come affrontare la crisi ambientale e climatica in modo concreto e fattivo.
Andiamo avanti!!

Comitato Opzione Zero

 

marcia_per_il_clima

 

Dopo gli appuntamenti di Venezia, Firenze, Roma, Venaus, sabato 26/1 si è svolta un’altra importante riunione nazionale dei comitati italiani che si battono contro la devastazione e il saccheggio dei territori, contro le grandi opere, e per la giustizia climatica.
Come Opzione Zero eravamo presenti insieme a una nutrita delegazione veneta.

L’assemblea ha visto la partecipazione di mote realtà provenienti da tutto il Paese e impegnate su vari fronti: grandi opere, rifiuti, trivelle e gas, agricoltura, inceneritori, clima, ecc… .Tutti o quasi hanno concordato sulla necessità di fare un salto di qualità per provare a trovare delle convergenze avanzate, prima tra tutte il problema dei cambiamenti climatici, che riassume in sé tutti gli effetti di un sistema di sviluppo perverso e distruttivo.

Tutti hanno assunto l’impegno di promuovere e sostenere la manifestazione nazionale indetta per il 23 marzo prossimo a Roma. Denso anche il calendario di iniziative che tracciano il percorso di avvicinamento a questa scadenza; scadenza che non vuole essere a sua volta un punto di arrivo ma una tappa di un cammino tutto da costruire. Trovate qui sotto l’appello e gli appuntamenti.

Organizzeremo certamente dei pullman dal Veneto e dalla Riviera, quindi vi chiediamo fin da subito di segnalare la vostra partecipazione prenotando un posto.

Inoltre da Venezia c’è l’idea di fare una carovana in bici che arriverà a Roma in 4-5 tappe.
Per info e prenotazioni scriveteci a info@opzionezero.org.

 

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appello Roma 26 gennaio 2019

MARCIA PER IL CLIMA, CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI

Non serve il governo del cambiamento, serve un cambiamento radicale

#siamoancoraintempo

 

Chi siamo

Siamo i comitati, i movimenti, le associazioni e i singoli che da anni si battono contro le grandi opere inutili e imposte e per l’inizio di una nuova mobilitazione contro i cambiamenti climatici e per la salvaguardia del Pianeta. Abbiamo iniziato questo percorso diversi mesi fa, ritrovandoci a Venezia lo scorso settembre, poi ancora a Venaus, in Val Susa e in molti altri luoghi, da nord a sud, dando vita ad assemblee che hanno raccolto migliaia di partecipazioni. Siamo le donne e gli uomini scesi in Piazza lo scorso 8 dicembre a Torino, a Padova, Melendugno, Niscemi, Firenze, Sulmona, Venosa, Trebisacce e in altri luoghi.

Dall’assemblea di Roma del 26 gennaio lanciamo l’invito di ritrovarsi a Roma il 23 Marzo per una manifestazione nazionale che sappia mettere al centro le vere priorità del paese e la salute del Pianeta.

Grandi opere e cambiamento climatico

Il modello di sviluppo legato alle Grandi Opere inutili e imposte non è solo sinonimo, come denunciamo da anni, di spreco di risorse pubbliche, di corruzione, di devastazione e saccheggio dei nostri territori, di danni alla salute, ma è anche l’incarnazione di un modello di sviluppo che ci sta portando sul baratro della catastrofe ecologica.

Il cambiamento climatico è uscito da libri e documentari ed è venuto a bussare direttamente alla porta di casa nostra.

Nel nostro paese questa situazione globale si declina in modo drammatico. La mancanza di manutenzione delle infrastrutture, la corruzione e la cementificazione selvaggia seminano morti e feriti a ogni temporale, a ogni ondata di maltempo, a ogni terremoto.

Il cosiddetto “governo del cambiamento“ si è rivelato essere in continuità con tutti i precedenti, non volendo cambiare ciò che c’è di più urgente: un modello economico predatorio, fatto per riempire le tasche di pochi e condannare il resto del mondo a una fine certa. Le decisioni degli ultimi mesi parlano chiaro.

Mentre ancora si tergiversa sull’analisi costi benefici del TAV in Val di Susa, il governo ha fatto una imbarazzante retromarcia su tutte le altre grandi opere devastanti sul territorio nazionale: il TAV terzo Valico, il TAP e la rete SNAM, le Grandi Navi e il MOSE a Venezia, l’ILVA a Taranto, il MUOS in Sicilia, la Pedemontana Veneta, oltre al al tira e molla sul petrolio e le trivellazioni, con rischio di esiti catastrofici nello Ionio, in Adriatico, in Basilicata ed in Sicilia.

 

Giustizia sociale è giustizia climatica

Le catastrofi naturali non hanno nulla di naturale e non colpiscono tutti nella stessa maniera. Lo vediamo purtroppo quotidianamente e chi sta in basso, infatti, paga i costi del cambiamento climatico e della mancata messa in sicurezza dei territori.

È vero fuori dai grandi centri cittadini, dove devastazione e cementificazione distruggono l’ambiente e la natura, ma è vero anche negli agglomerati urbani, luoghi sempre più inquinati in cui persino i rifiuti diventano un business redditizio.

È vero non solo dal nord al sud dell’Italia, ma anche dal nord al sud del nostro pianeta.

Milioni di migranti climatici sono costretti a lasciare le proprie terre ormai rese inabitabili e vengono respinti sulle coste europee.

Nel nostro paese terremotati e sfollati vivono in situazioni precarie, carne da campagna elettorale mentre le risorse per la ricostruzione non sono mai la priorità per alcuna compagine politica.

Quando le popolazioni locali, in Africa come in Europa, provano ad opporsi a progetti tagliati sui bisogni di multinazionali e lobby cementifere, la reazione dello Stato è sempre violenta e implacabile.

L’unica proposta “verde” dei nostri governanti è di scaricare non soltanto le conseguenze, ma anche i costi della crisi ecologica su chi sta in basso.

Noi diciamo che se da una parte la responsabilità di rispondere al cambiamento climatico è collettiva e interroga i comportamenti di ciascuno di noi, dall’altra siamo convinti che i costi della transizione ecologica debbano ricadere sulle spalle dei ricchi, in primis le lobby che in questi anni si sono arricchite accumulando profitti, a discapito della collettività e dei beni comuni.

Il sistema delle grandi opere inutili e il capitalismo estrattivo sono altrettante espressioni del dominio patriarcale che sollecita in maniera sempre più urgente la necessità di riflessione sul legame tra donne, corpi e territori e sarà uno dei temi portato nelle piazze dello sciopero transfemminista globale dell’8 marzo.

E’ giunto il momento di capire di cosa il nostro paese e il nostro pianeta hanno davvero bisogno.

Si comincerà davvero a dare priorità alla lotta al cambiamento climatico solo alle seguenti condizioni.

– cessando di contrapporre salute e lavoro come invece è stato fatto a Taranto, dove lo stato di diritto è negato e chi produce morte lo può fare al riparo da conseguenze legali.

– riducendo drasticamente l’uso delle fonti fossili, del gas e rifiutando che il paese venga trasformato in un Hub del suddetto gas,

– negando il consumo di suolo per progetti impattanti e nocivi e gestendo il ciclo dei rifiuti in maniera diversa sul lungo periodo (senza scorciatoie momentanee) con l’obiettivo di garantire la salute dei cittadini

– praticando con rigore e decisione l’alternativa di un modello energetico autogestito dal basso, in opposizione a quello centralizzato e spinto dal mercato

– abbandonando progetti di infrastrutture inutili e dannose e finanziando interventi dai quali potremo trarre benefici immediati (messa in sicurezza idrogeologica e sismica dei territori , bonifiche, riconversione energetica, educazione e ricerca ambientali)

– garantendo il diritto all’acqua pubblica

– implementando una nuova Strategia Energetica Nazionale riscritta senza interessi delle lobbies

– Trovando una soluzione definitva per le scorie nucleari, insistendo sul disarmo e la riducendo le spese militari

I nostri territori, già inquinati da discariche fuori controllo, inceneritori e progetti inutili, sono inoltre attaccati e messi a repentaglio da monoculture e pesticidi che determinano desertificazione e minano la possibilità di una sempre maggiore autodeterminazione alimentare.

E’ necessario che le risorse pubbliche vengano destinate ad una buona sanità, alla creazione di servizi adeguati, al sostegno di una scuola pubblica e di università libere e sganciate dai modelli aziendalisti, ad un sistema pensionistico decoroso, ad una corretta politica sull’abitare e di inclusione della popolazione migrante con pari diritti e dignità.

 

Appuntamenti verso il 23 marzo (agenda ancora in aggiornamento):

27 gennaio: Vicenza. Assemblea regionale dei comitati veneti

2 febbraio: Roma. Rete Stop TTIP Assemblea nazionale

2 febbraio: Napoli. Assemblea Regionale Stop Biocidio

3 febbraio: Termoli. Assemblea di movimenti e comitati in lotta contro la deriva petrolifera.

3 febbraio: Rende: Seconda assemblea regionale dei comitati e dei movimenti contro le grandi opere inutili ed imposte e per la giustizia ambientale

16/17 febbraio: Roma: Seminaria ecotransfemminista verso lo sciopero globale dell’8marzo

23 febbraio: Venezia: Happening di #SiamoAncoraInTempo Veneto

23 febbraio: Tito. Assemblea coi sindaci No Triv della Basilicata e della Campagna.

Fine febbraio (data in definizione): Napoli. Prossima assemblea nazionale verso il 23 marzo.

8 marzo: Non una di Meno – Sciopero Globale Transfemminista.

8-9-10 marzo: Roma. A Sud. Tavoli su giustizia climatica, energia, ecofemminismo.

15 marzo: Global Climate Strike

22 marzo: Roma. Giornata su alimentazione agroecologia a cura di Genuino Clandestino

15-31 marzo: Fabriano. Festival Terre Altre.

Siamo ancora in tempo per bloccare le grandi opere inutili e inutili

Siamo ancora in tempo per contrastare il cambiamento climatico

Siamo ancora in tempo per decidere NOI il nostro futuro!

 

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