Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

 

FOTO ASOLO

 

FOTO MANIFESTAZIONE

 

Il Pat autorizza 350 mila metri cubi di nuove edificazioni previste tra la zona collinare e la pianura. La giunta prepara il via libera già per il consiglio di mercoledì: l’opposizione annuncia battaglia

ASOLO. Una colata di cemento con fabbriche, villette, condomini. Asolo rischia di cambiare volto. Per sempre. Il piano di assetto del territorio in via di approvazione accende lo scontro tra la giunta Baldisser e l’opposizione, con la Marca a guardare alle scelte dell’amministrazione comunale come un grande punto interrogativo. Presentato mercoledì sera agli addetti ai lavori durante la commissione urbanistica dal vicesindaco Federico Dussin ai capigruppo di minoranza, il nuovo piano di assetto del territorio non ha certo trovato larghe intese, nè accontentato tutti. Alla riunione erano assenti il sindaco Loredana Baldisser e tutti gli altri componenti della giunta, che ha bisogno di rimanere compatta sul tema per non sfaldarsi. La maggioranza ha indicato tra i punti principali del Pat la nuova area industriale, lungo la strada statale Bassanese a Casella.

Il piano. Non si tratta più solo di 57 mila metri quadri, previsti per l’ipotetico ampliamento della Fashion Box Replay (la storica azienda potrebbe triplicarsi), ma di un’area molto più ampia – di 30 ettari – con possibilità di costruire capannoni per 150 mila metri quadri, tutti con altezza di 10 metri. Altre fabbriche, qualora ce ne fosse ancora bisogno. A questi si vanno a sommare 135 mila metri cubi per nuove edificazioni a scopo residenziale che si aggiungono ai 150 mila cubi già previsti dal precedente Prg. Residenze, condomini, appartamenti, proprio ai piedi della Rocca. In totale, quindi, un’operazione che sfiora i 350 mila metri cubi di nuove edificazioni ai piedi della collina, una vera e propria enorme colata di cemento. Quanto basta all’opposizione per definirla «un’operazione di devastazione del territorio che non ha senso», specialmente per un centro come Asolo le cui attrazioni principali per i turisti sono proprio il paesaggio collinare, l’ambiente, la storia e l’arte.

Cittadini esclusi. Dopo aver esposto tutte le riflessioni e le osservazioni del caso le minoranze hanno chiesto che il Pat venga almeno presentato alla cittadinanza prima di essere portato in consiglio comunale. Ma il vicesindaco Dussin e gli altri tre componenti della maggioranza presenti in commissione mercoledì sera (il capogruppo Fabio Feltracco e i consiglieri Alessando Botter e Davide Feltracco) hanno respinto la richiesta, votando contro. Niente partecipazione, nessuna informazione: l’opposizione ha ricordato ai leghisti, alla guida dell’amministrazione, che alle urne la trasparenza e la comunicazione erano state sbandierate come elementi imprescindibili. Ma a distanza di quattro anni non è mai stato fissato un incontro pubblico sul tema del Pat, diventato in queste ore sempre più rilevante. I cittadini potranno quindi conoscere le previsioni del Pat solo con la pubblicazione della prossima delibera di adozione, che è stata già inserita nel consiglio comunale fissato per mercoledì prossimo, ed avranno solo 30 giorni di tempo per presentare eventuali osservazioni. Che non saranno vincolanti e non saranno esaminate e neppure discusse in consiglio comunale poiché la procedura prevede che la competenza sarà soltanto della Conferenza dei Servizi a cui partecipa il sindaco o l’assessore. Ma per i residenti è importante proteggere il loro territorio.

«Stop al cemento». «L’«ennesima cattedrale di cemento» ha fatto scattare da ieri mattina una mobilitazione per la salvaguardia del territorio e dell’ambiente fatta di appelli e petizioni sui social network dove i cittadini stanno già esprimendo un forte dissenso contro le decisioni della giunta. Nel nuovo strumento urbanistico in pratica si parla della possibilità di costruire 150 mila metri quadri di capannoni e più di settecento case (di 400 metri cubi ciascuna) oppure più di mille appartamenti (di 90 metri quadrati). Si tratta di previsioni che si pongono in contrasto con le direttive della stessa Regione e del governatore Luca Zaia, che aveva espressamente imposto lo stop al cemento.

Spunta la petizione. E ieri pomeriggio il caso è approdato all’interno della Fondazione Benetton a Treviso durante la presentazione del libro «Azione popolare, cittadini per il bene comune» dello scrittore e docente universitario Salvatore Settis. Con tanto di petizione nelle mani di Vittorio Zaglia, ex segretario della sezione di Asolo di Italia Nostra, che l’ha consegnata allo scrittore. «È una raccolta fime contro l’adozione del Pat, il nostro territorio è sacro e non si tocca», sono le parole di Zaglia, «è il futuro per i nostri figli e nipoti». Secondo il docente, riporta Zaglia, «è uno dei tanti casi in Italia che rappresentano la differenza tra ciò che succede e ciò che dovrebbe essere: i cittadini siano parte attiva in questa protesta».

link articolo

 

La campagna via Facebook:  «Giù le mani dalle colline»

“Insieme” lancia l’appello a tutti coloro che amano la città di Eleonora Duse

ASOLO. Una campagna lanciata via web per salvare uno dei borghi più belli d’Italia. L’appello è del gruppo di minoranza “Insieme per Asolo”: giù le mani dalla città. La contestazione è chiara e diretta: no all’adozione del nuovo piano di assetto del territorio (Pat). Il giorno dopo la presentazione del piano stesso alla commissione urbanistica parte la chiamata a raccolta. “In difesa di Asolo”, il titolo dell’appello. Destinatari tutti quelli che «amano Asolo e il suo paesaggio, che conoscono il suo centro storico e a tutti coloro che apprezzano queste colline e la campagna circostante, a tutti coloro che considerano questa città il proprio personale “posto delle fragole”». Dopo l’illustrazione del linee guida del Pat mercoledì sera “Insieme” si mobilita per “salvare Asolo”. Ieri mattina l’appello è stato lanciato sul web, diffuso sul profilo facebook del gruppo.

«In queste settimane si sta consumando, nel più assoluto silenzio, la scelta del nuovo piano di assetto del territorio: nessuna pubblica assemblea o forma di pubblicità e nessun tipo di partecipazione è stato attivato». Il Pat presentato dal vicesindaco Federico Dussin prevede la possibilità di realizzare 285 mila metri cubi di nuova edificazione residenziale. Per “Insieme” «rovescia sulla campagna e sulle colline asolane poco più di un milione di nuovi metri cubi di cemento, tra edilizia residenziale e insediamenti industriali. Come se coprissimo di villette e condomini lo spazio di ventisette piazze San Marco a Venezia».

Settecento nuove villette o mille appartamenti.

«Ne abbiamo veramente bisogno? È questo lo sviluppo che intendiamo? È questa la vocazione di un territorio come quello di Asolo?», si chiede e chiede il gruppo consigliare, «Basta guardarci attorno e siamo circondati da un paesaggio devastato di case e capannoni senza soluzione di continuità. Una buona parte di questi volumi sono sottoutilizzati o addirittura abbandonati e non trovano domanda sul mercato».

Il futuro di Asolo? Seguendo le linee indicate da questo Pat per i consiglieri Moris Dametto e Daniele Ferrazza si va nella direzione di un «generico e incoerente ulteriore sviluppo edilizio, manca un piano strategico che valorizzi la storia, la cultura, l’ambiente, il paesaggio, le produzioni agricole di qualità, le attività produttive ad alto valore aggiunto e il terziario avanzato». Parlano di

«delitto» e «scempio», compiuti «dall’attuale amministrazione comunale, espressione del partito della Lega, eletta nel 2009 con il 36% dei voti e che ha poi perduto per strada tre dei suoi dodici consiglieri. A meno di dodici mesi dalla scadenza del proprio mandato».

Nel Pat, a dire di “Insieme”, non si trova alcun cenno per quanto riguarda la valorizzazione del centro storico, della tanto discussa zona a traffico limitata e dei parcheggi diventati un’agonia per i residenti.

«Pensiamo che la scelta del nuovo piano di assetto del territorio di Asolo debba essere lucida, trasparente, frutto di un’elaborazione alta e partecipata: alla discussione devono contribuire i cittadini, le associazioni, gli urbanisti, le università di tutta Italia», conclude il gruppo, «Soprattutto, deve essere un cantiere sempre aperto alle nuove idee, ai molti giovani che portano un approccio originale, ai contributi che possono venire dalle migliori intelligenze che il territorio sa esprimere».

Vera Manolli

link articolo

 

 

 

ASOLO – Cresce di ora in ora la mobilitazione via internet contro l’approvazione del Pat che ridisegnerà urbanistica e vita della città di Asolo, almeno per i prossimi dieci anni. “In difesa di Asolo”, la petizione online lanciata dal gruppo di minoranza “Insieme per Asolo” e poi rilanciata da gruppi di cittadini, è già arrivata a quota 200 firme. E sul sito internet della Tribuna, come sulla pagina facebook del giornale, è boom di commenti e condivisioni. Dopo la firma dello scrittore Salvatore Settis contro il rischio di cementificazione selvaggia proprio ai piedi della Rocca, scende in campo anche il famoso sito “Eddyburg” che si occupa di urbanistica. Il fondatore, l’urbanista e scrittore Edoardo Salzano, ha subito accolto la petizione messa in rete già da un paio di giorni dal gruppo consiliare di opposizione. Il famoso professionista, che negli anni Ottanta è stato presidente degli urbanisti italiani, ha espresso la massima solidarietà al gruppo offrendo il suo sostegno ideale alla battaglia. Sul sito si legge infatti una frase che non lascia dubbi: «Pietà per Asolo». Nel 2008 lo stesso Salzano su commissione dell’amministrazione comunale allora in carica, aveva presentato una minuziosa ricerca sul presente del centro storico di Asolo, avanzando numerose ipotesi sul suo futuro. Da giovedì mattina è stato tutto un susseguirsi di commenti e di firme alle petizioni diffuse online. E il tam tam per raccogliere sostegno non si ferma. Un «sì» arriva anche dal coordinamento Veneto Pedemontana (CoVePa) che sul proprio sito internet ha ripreso e rilanciato l’appello “In difesa di Asolo”. Sulla scia dello slogan «basta cemento», la battaglia delle minoranze, dei cittadini e delle associazioni ambientaliste, è iniziata. Tutti, ognuno a partire dalla propria identità, sono contro la colata di cemento che potrebbe investire uno degli ultimi siti paesaggistici di alto pregio storico. Si tratta, ricordiamo, di 350 mila metri cubi di cemento: l’equivalente di 700 villette. Tutto questo è troppo per le associazioni ambientaliste e per i cittadini che, compatti, hanno deciso di dare battaglia a sindaco e assessori per evitare quello che considerano un gravissimo scempio. (v.m.)

link articolo

 

CASTELFRANCO – Un tavolo per «ripensare» l’area verde di via Sile. A lanciare l’iniziativa il circolo del Partito Democratico di Castelfranco a poche settimane dalla nuova asta che potrebbe portare alla vendita dell’area. La zona è ormai nota per il progetto della mega cartiera. La giunta Dussin aveva deciso di mettere all’asta il terreno a novembre 2012 per ottenere un introito da 5 milioni di euro. L’interessamento per l’acquisto era stato manifestato da un privato intenzionato a realizzarvi una cartiera. All’indomani della notizia c’era stata una sollevazione popolare. Il comitato sorto per contrastare la vendita dell’area denominato «No ecomostro» raccolse 3 mila firme contro il progetto. Una colata di cemento, secondo gli attivisti, su di un’area da 120 mila mq attualmente verde su cui la cubatura realizzabile concessa superava i 700 mila mc. L’asta andò deserta, ma la giunta ci riproverà a breve. Nel frattempo il Pd, che fin dall’inizio si è opposto al progetto, ha dato il via ad un’iniziativa con intenti propositivi. Si tratta di un laboratorio aperto finalizzato a progettare la Castelfranco del futuro dal punto di vista urbanistico, edilizio, paesaggistico e ambientale. L’iniziativa è aperta a tutta la cittadinanza. Un primo incontro è avvenuto qualche giorno. Si è discusso di «Smart City», il modello di città intelligente dal punto di vista della vivibilità, dell’edilizia e dell’ambiente secondo i parametri dettati dall’Unione Europea. Nelle prossime settimane ci saranno altri incontri in cui si andranno a raccogliere le proposte dei partecipanti. Proposte da condensare poi in un documento programmatico da presentare al Comune. Chi fosse interessato può scrivere a pdcastelfranco@gmail.com.

Daniele Quarello

link articolo

 

Tribuna di Treviso – Elettrodotto, sindaci in trincea

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

23

mar

2013

VOLPAGO – Riparte l’iter per la costruzione dell’elettrodotto da 380mila volt Scorzè-Volpago, e sindaci e comitati sono pronti a tornare in trincea. Sul tavolo dei primi cittadini interessati è arrivata la lettera di Terna che indica giugno come termine per trovare un accordo sul tracciato.

«Io ho trovato la sorpresa ieri mattina» dice il sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto «ho già contattato due sindaci, sentirò anche gli altri in modo da trovarci e discuterne, sentirò anche l’assessore regionale Giorgetti e decideremo il da farsi. Useremo tutte le armi a nostra disposizione per contrastare questo progetto, perché questo elettrodotto ha una collocazione massacrante. C’è chi ha visto perdere di valore la propria casa per il prossimo arrivo della Pedemontana, adesso si aggiunge l’elettrodotto e quindi le ricadute saranno ancora maggiori. Motivano il piano con la necessità di avere più energia, ma se non ne serviva di più quando le aziende lavoravano a pieno ritmo, come può servirne di più ora che sono ferme»?

A Volpago è prevista anche la stazione elettrica, che occuperà sei ettari di terreno. E proprio sulla stazione elettrica l’amministrazione di Volpago ha il dente avvelenato. Perché in passato aveva fatto l’accordo per collocarla nella zona delle cave e bloccare così l’escavazione, invece sono arrivate le autorizzazioni alle cave e Terna ha individuato altre aree, l’ultima delle quali è nella zona di Selva Campagna, alla confluenza tra la linea da 360mila volt e quella da 120mila. Stanno tornando in trincea anche i comitati ambientalisti.

«C’era da immaginarselo che, fatte le elezioni, quelle opere che erano rimaste ferme per non influire sui risultati elettorali sarebbero ripartite» afferma Paola Tonellato, di Volpago Ambiente «riprenderemo i contatti con i comitati e i sindaci per contrastare quest’opera facendo leva sulla difesa di siti importanti, come il parco del Sile. La nostra richiesta è questa: se serve, venga fatto interrato e lungo i corridoi autostradali».

di Enzo Favero

link articolo

 

L’annuncio di una nuova asta fa ripartire la battaglia: si raccolgono documenti per un ricorso

CASTELFRANCO. Cartiera in via Sile, riparte la mobilitazione dei cittadini. Non si ferma l’azione del comitato “No Ecomostro”, nato lo scorso autunno per contrastare la cementificazione dell’area verde all’angolo tra via Sile e via Lovara. Il lotto messo all’asta dalla maggioranza leghista a novembre è rimasto invenduto. Nelle scorse settimane gli attivisti del comitato si sono ritrovati per discutere la prosecuzione della mobilitazione. L’area sarà messa all’asta di nuovo (presumibilmente ad aprile). La giunta Dussin è intenzionata a fare di tutto pur di vendere questo lotto che per il Comune vale un’entrata da oltre 5 milioni di euro. Stando a quanto ha dichiarato il sindaco Luciano Dussin, gli interessamenti privati ci sono. Dall’altra parte però c’è un comitato di cittadini pronto a dare battaglia. L’ultima riunione si è svolta qualche giorno fa. Alcuni attivisti che sono anche confinanti con l’area di via Sile stanno predisponendo le carte per ottenere un parere da parte di un legale in merito alla legittimità dell’iter riguardante la variante urbanistica con cui l’area è stata trasformata da zona mista (servizi e produttiva) a industriale e della successiva messa all’asta. Secondo il comitato, un iter non corretto dal punto di vista formale tanto che alcuni consiglieri comunali di opposizione (gruppo Pd-lista Sartor e Vivere Castelfranco) già a novembre avevano presentato un esposto alla Corte dei Conti. A breve ci saranno anche altri incontri del comitato e si sta pensando a eventi di carattere informativo. L’area in questione ha una superficie complessiva di 119 mila metri quadri. La cubatura realizzabile, con la variante urbanistica approvata dalla Lega, è passata da 120 mila a oltre 700 mila mc. Nel primo bando d’asta non sono stati messi vincoli occupazioni per chi acquistava. Si teme una cementificazione massiccia in una zona che ora è verde e rappresenta un cuscinetto ecologico tra il centro città e la frazione di Salvatronda. Il sindaco Luciano Dussin ha più volte ribadito che tutta l’operazione si è svolta nel rispetto delle norme vigenti. Nei giorni precedenti l’asta immobiliare era emerso l’interessamento di un’azienda privata per la realizzazione di una cartiera nel lotto in questione. Tuttavia nessuna offerta è arrivata per l’acquisto e l’asta è andata deserta. Merito forse delle 3 mila firme raccolte dal Comitato in pochi giorni per scongiurare la vendita. Ad aprile tuttavia ci sarà un nuovo tentativo d’asta pubblica. Il comitato è pronto per un’altra mobilitazione di massa.

Daniele Quarello

link articolo

 

L’associazione dei commercianti annuncia la sua opposizione in conferenza di servizi all’Hill Montello sulla Feltrina

MONTEBELLUNA. Alla conferenza dei servizi che dovrà dire l’ultima parola sul centro commerciale Hill Montello l’Ascom di Montebelluna darà parere negativo. È l’atto conseguente alla battaglia che l’associazione dei commercianti ha fatto contro la cittadella dello shopping fin dalla campagna elettorale del 2011 e, nel momento in cui andrà in conferenza dei servizi pronuncerà, il suo no senz’appello. Il parere è solo consultivo, ma avrà un suo peso arrivando dall’associazione dei commercianti. E in ogni caso l’Ascom confida nella nuova legge regionale sul commercio per contrastare questo nuovo insediamento da 25 mila metri quadri lungo la Feltrina, a poca distanza dal casello della futura Pedemontana Veneta. L’ulteriore atto della lotta dell’associazione contro il progetto della Hill Montello è stato reso possibile dalla delibera della giunta municipale. L’esecutivo, nell’approvare la variante al piano particolareggiato del parco delle imprese e quindi la parte di sua competenza per quanto riguarda la costruzione del centro acquisti, ha demandato a un accordo di programma promosso dalla Regione l’autorizzazione a procedere con i lavori. «Conveniamo sul fatto che anzichè prendere sconvenienti “scorciatoie” per il rilascio della licenza a costruire il mega complesso commerciale si sia fatto riferimento alla nuova legge sul commercio», spiega Nevio Marchesini, segretario dell’Ascom di Montebelluna, «prevede che tutto transiti attraverso una conferenza di servizi con la Regione e la Provincia alla quale avremo titolo a partecipare. Di ciò siamo riconoscenti alla giunta e in particolare all’assessore Marco Tappari per l’impegno profuso». E lì Ascom dirà il suo no. Con quali speranze? «La nuova legge regionale potrebbe influire sulle scelte, perché tende a incentivare le strutture nei centri storici rispetto alle grandi strutture periferiche», risponde Nevio Marchesini, «Non so se potrà bloccare questo progetto, ma intanto c’è una possibilità di intervenire e dire la nostra. La procedura non potrà essere svincolata dalle nuove regole contenute nell’emanando regolamento alla legge regionale in materia di commercio, al quale dovranno comunque uniformarsi la pianificazione urbanistica locale e quindi i soggetti interessati quali il Comune di Montebelluna e la società Cabi che intende realizzare l’intervento. Ora siamo alla resa dei conti di un percorso che non condividevamo fin dall’inizio. Noi avremmo preferito un percorso legale, ma siamo coscienti che il Comune avrebbe avuto poche speranze di spuntarla, o, in alternativa, una mediazione il più favorevole possibile per avere concrete possibilità di riqualificare il centro storico. È stata percorsa questa seconda strada ed è stato il male minore».

Enzo Favero

link articolo

 

PAESE – In Veneto serve una discarica per l’amianto. È questo, in sintesi, il parere espresso dall’Arpav in merito al progetto Terra di Castagnole. Un documento tuttavia equivoco, quello dell’agenzia regionale, che nel contempo non nasconde che «autorizzare volumetrie molto maggiori potrebbe identificare il Veneto come polo attrattore di rifiuti». Ma il fabbisogno indicato dall’Arpav è addirittura superiore a quello richiesto dal gruppo Mosole. Secondo l’agenzia in Veneto ci sarebbe bisogno di un discarica per conferire 50 mila metri cubi di amianto all’anno. La richiesta per la Terra è di 460 mila in dieci anni. In soccorso di Paese potrebbe arrivare un altro sito gestito dalla Progeco nel Veronese, l’unico in Veneto autorizzato allo smaltimento di amianto, ma che dal 2007 non vede un solo grammo di eternit, per motivi che la stessa Arpav non è in grado di spiegare. Andrea Zanoni, europarlamentare Idv, ha un’interpretazione diversa del parere dell’agenzia.

«Non si è espressa in modo favorevole all’impianto. Lo sapevamo già che non c’era una discarica in Veneto per l’amianto, ma l’Arpav non afferma che vada fatta a Paese», spiega l’eurodeputato. «Il documento fa poi trapelare che il Veneto, pur in assenza di impianti di smaltimento definitivi, è un polo di stoccaggio e accorpamento di amianto proveniente anche da altre regioni per l’avvio agli impianti finali di smaltimento esteri, quasi esclusivamente verso la Germania. Nel 2009 oltre 28 mila tonnellate sono entrate in Veneto da altre regioni».

Infine un appello a Sant’Artemio:

«Mi auguro che la Provincia decida di fermare il progetto», conclude Zanoni, «Bisogna tener conto dei 7.500 cittadini che hanno firmato la petizione contro la discarica».

Il progetto prevede il conferimento in via Baldrocco, tra Porcellengo e Castagnole, di 460 mila metri cubi di amianto, trasportati da circa 45 mila camion che circoleranno per dieci anni sulle strade del territorio comunale. Un affare da tre 3,3 milioni per il gruppo Mosole, che inizierebbe a conferire l’amianto nel 2018.

Federico Cipolla

link articolo

 

Tribuna di Treviso – “A Roma per fermare la Pedemontana”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

27

feb

2013

CASTELFRANCO «Ci batteremo per bloccare la Superstrada Pedemontana». A dirlo è Leonardo Brunetta, 35 anni, operaio di Castelfranco, diplomato ragioniere, esponente del Movimento a 5 stelle, primo dei non eletti al Camera dei grillini. Il suo nome era tra gli incerti, doveva essere il nono trevigiano ad entrare in parlamento, travolto dallo tsunami grillino. Invece non sarà seduto tra i banchi della Camera. No Pedemontana. Il suo impegno nel Movimento a 5 Stelle tuttavia continuerà. E l’obiettivo pare chiaro.

«Noi siamo contrari alla realizzazione della Pedemontana», spiega, «in Parlamento i nostri esponenti porteranno avanti questa battaglia. Siamo contrari alla realizzazione di nuove bretelle, la nostra politica spinge verso l’immobilità. Ovvero dare alle persone la possibilità di spostarsi il meno possibile, ad esempio potenziando le reti di comunicazione e incentivando il telelavoro. La Pedemontana è una di quelle opere costosissime e impattanti in maniera profonda sul territorio. Tra l’altro sarà realizzata con un project financing. Costi folli che dovranno essere ripagati con l’incasso dei pedaggi per 20 o 30 anni senza avere la certezza nemmeno di riuscire a coprire le spese. Vogliamo lo stop immediato del consumo di territorio e opere di riqualificazione. Dovremo ridurre il traffico invece queste opere lo incentivano».

link articolo

 

Doccia fredda sul Comune di Paese e sui seimila firmatari della petizione contro il progetto. La parola passa alla Provincia

PAESE. L’Arpav ha detto sì. Uno dei due passaggi in cui le istituzioni avrebbero potuto bloccare la discarica di amianto di Castagnole è stato bruciato. L’agenzia regionale infatti pochi giorni fa ha inviato alla Provincia di Treviso il proprio parere positivo sul progetto. A quanto è dato sapersi, visto che l’Arpav non ha voluto rivelare il contenuto del suo documento, i tecnici si sono limitati ad affermare che in Veneto c’è la necessità di una discarica per l’amianto. Ed è esattamente ciò che serviva per proseguire nell’iter. Infatti il procedimento prevede, dopo che il privato, in questo caso il gruppo Mosole, ha presentato alla Regione, alla Provincia e al Comune di Paese la richiesta di autorizzazione, la presentazione in pubblico del progetto, e altri due pareri vincolanti. Quello dell’Arpav, che qualora avesse affermato che non c’è bisogno di una discarica simile, avrebbe bloccato l’iter, e quello della Provincia. Solo dopo questo via libera, può iniziare la valutazione d’impatto ambientale della Regione. Ora dunque è proprio il Sant’Artemio ad avere il coltello dalla parte del manico. La questione verrà affrontata, guarda caso, dopo le elezioni. Ilche non fa ben sperare i comitati. «Per quanto mi riguarda», ha recentemente affermato il presidente Leonardo Muraro, «posso dire solo che quando quella discarica venne autorizzata la prima volta a conferire l’amianto, i test sulle fibre aerodisperse confermarono che era in completa sicurezza». Il progetto prevede il conferimento nella discarica Terra di via Baldrocco di 460 mila metri cubi di amianto.

Federico Cipolla

link articolo

 

MESTRE – Una moratoria contro il project financing a tutti i livelli. E’ quanto chiede il Movimento 5 Stelle, ribadito in mattinata a Mestre alla luce della «Mancata risposta da parte del governatore Zaia alla lettera che gli è stata inviata ancora nel dicembre scorso», secondo quanto affermano i seguaci di Grillo.

«Nel caso dell’Ospedale dell’Angelo, divenuto un esempio negativo per il Veneto ma anche su scala nazionale, ci si trova con costi triplicati rispetto a quanto si sarebbe speso con un finanziamento tradizionale»,

è il commento del consigliere comunale veneziano Gianluigi Placella. «Solo in Italia si usa il project financing in questo modo, con aggravio di costi spropositato». Il candidato al Senato, Francesco Celotto, rincara:

«Se pensiamo ai casi della Pedemontana, della nuova Romea Commerciale, del Grap o della Nogara-Mare, ci si trova con progetti sui quali non si riesce neppure ad avere la documentazione da parte della Regione, e con situazioni che causeranno un aggravio del debito pubblico». Dal Movimento 5 Stelle sono pronti a partire con petizioni e sit-in, «Ma vedremo come sarà la situazione la sera del 25 febbraio a elezioni concluse»,

afferma Celotto. Federico D’Incà, candidato alla Camera, aggiunge che

«Un altro esempio del project è contenuto nello sviluppo della A27 del tratto dolomitico. Per 21 chilometri di autostrada si pagheranno 1 miliardo e 200 milioni di euro. Qui si dovrebbe invece pensare a potenziare la rete ferroviaria, a una metropolitana di superficie in grado di collegare Venezia alle Dolomiti in un’ora».

(s.b.)

link articolo

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui