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ZERO BRANCO – (N.D.) La Giunta regionale dovrà presto occuparsi del discusso progetto dell’impianto di trattamento di rifiuti speciali che la ditta Mestrinario Spa intende attivare nella zona agricola di via Bertoneria a Sant’Alberto di Zero Branco. Sull’argomento la capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Laura Puppato, ha presentato un’interrogazione ad hoc alla Giunta guidata da Luca Zaia.

«Perchè la Giunta regionale – chiede Puppato nella sua interrogazione – non ha tenuto conto della sentenza del Consiglio di Stato (n.6917 del 2011) che ha annullato la delibera della Giunta regionale (n.100 del 2010) di autorizzazione all’impianto di trattamento di rifiuti speciali della ditta Mestrinaro per incompatibilità con la strumentazione urbanistica del Comune di Zero Branco e per illegittimità del parere favorevole della commissione regionale di valutazione di impatto ambientale?». L’esponente democratica rileva che il Comune di Zero Branco è ricorso al Consiglio di Stato a tutela della zona dove vivono oltre 500 persone e dove «operano numerose aziende che coltivano prodotti orticoli di pregio, come il Radicchio rosso di Treviso Igp e il variegato di Castelfranco, prodotti di punta del settore agroalimentare della Marca».

 

PAESE – Gagliazzo: «E’ inadempiente nell’approvazione del Piano gestione dei rifiuti»

Nessuno vorrebbe veder seppellire nel ventre della discarica Terra una nuova montagna di amianto. Non gli ambientalisti, non gli oltre 1.100 cittadini firmatari della petizione contro la sua riapertura e neppure gli amministratori che, uniti da destra a sinistra, nel consiglio comunale dell’11 luglio ribadiranno il loro no al progetto del gruppo Mosole per stivare in via Toti altri 460 mila metri cubi di eternit e affini. Ora, però, il Pd se la prende anche con la Regione, cui spetta l’ultima parola sul via libera o sulla bocciatura della proposta presentata dal cavatore.

«È inadempiente nell’approvazione del Piano di gestione dei rifiuti, che è atteso da ben 10 anni – attacca Roberto Gagliazzo, coordinatore del circolo di Paese – vogliamo essere tutti uniti nel dire basta perché qui si è già dato fin troppo in termini di cave e discariche».

Riprende così una lotta che gli abitanti speravano di aver ormai ben che finito. «A seguito della nuova richiesta della ditta Mosole di “riaprire” la discarica per smaltire rifiuti contenenti amianto, è ripresa la battaglia per la salvaguardia della salute dei cittadini – è il punto fatto nell’assemblea del circolo del Pd di lunedì sera – l’amianto va certo tolto dai centri abitati perché è in sè una minaccia ai cittadini, ma non deve accadere che lo smaltimento venga fatto in un territorio solamente perché pieno di cave”. Tanto meno, pensa il centrosinistra, sfruttando una condizione di anomia, di assenza di regole rigide, che di fatto rende plausibile qualsiasi proposta relativa a cave e discariche. «Autorizzare oggi la discarica dove Mosole vuol fare il conferimento significa rimettere l’amianto sotto al naso dei cittadini – conclude Gagliazzo – per questo è necessario che la gente si mobiliti e firmi la petizione lanciata dalle associazioni ambientaliste e fatta propria con convinzione anche dal Pd».

Se non altro perché i 460 mila metri cubi si aggiungerebbero alle circa 100 mila tonnellate di amianto scaricate nella stessa discarica tra il 1999 e il 2006, parte delle quali poi giudicate illegali dal Consiglio di Stato proprio durante l’amministrazione Mardegan, ex sindaco di centrosinistra. E il rischio è che alla fine quella di cinque anni fa non si riveli altro che una vittoria di Pirro.

 

Il comitato Bruno Marcato di Dolo replica al presidente della V Commissione Padrin

«Se è vero che l’ospedale di Dolo non chiude, perchè non finanziano i lavori necessari per pronto soccorso e sale operatorie anziché prorogare di due anni i finanziamenti?».

Il comitato Bruno Marcato replica al presidente della V Commissione regionale Sanità Leonardo Padrin, che nei giorni scorsi aveva seccamente smentito le ipotesi di chiusura e ridimensionamento dell’ospedale. Il comitato si dice soddisfatto per l’approvazione, da parte del consiglio comunale di Mira, del documento a salvaguardia dell’ospedale, ma esprime anche una forte preoccupazione per la mancanza di conferme sul futuro del plesso dolese.

«Il mancato accoglimento dei nostri emendamenti da parte del Piano socio-sanitario non allontana i dubbi che avevamo sul futuro dell’ospedale – spiegano i portavoce Antonino Carbone, Francesco Sacco, Gino Bedin e Giovanni Urso – Dire che le schede attuative del Piano ovvieranno a ciò che il Piano non ha previsto è solo un modo poco trasparente per nascondere la verità ai cittadini. La nostra richiesta era chiara: dichiarare l’ospedale di Dolo struttura per acuti, classificandolo come “ospedale di rete” insieme a Mirano».

Il comitato rivolge, poi, delle richieste precise al direttore generale Orsini.

«Perché non valutare lo spostamento di Cardiochirurgia a Mestre, risparmiando risorse per gli altri reparti dell’Asl 13? Perché Otorino è ancora a Mirano quando era stato garantito che sarebbe tornato a Dolo? Perchè spendere 600.000 euro all’anno per affittare i padiglioni di Mirano, invece di utilizzare quelli vuoti di Dolo?».

Il comitato ne ha anche per il presidente della Conferenza dei Sindaci Fabio Livieri, che aveva parlato di due milioni di euro in arrivo dalla Regione per l’acquisto di materiale tecnico. Alcuni dei macchinari di Dolo sono, di fatto, obsoleti: basti pensare ad una lampada salidrica del 1982 e a un ecografo vecchio di 13 anni.

«A quanto ci risulta questi due milioni sarebbero destinati unicamente all’ospedale di Mirano – ribattono i portavoce – Da 17 anni non si investe un centesimo in ristrutturazione, strumenti ed ambiente. Sollecitiamo i sindaci della Riviera ad interventi più incisivi».

 

 

Un censimento del patrimonio edilizio per conoscere il numero degli edifici sfitti, vuoti o non utilizzati presenti nel territorio. La richiesta, accompagnata da una petizione sottoscritta da circa trecento cittadini, è stata presentata al sindaco di Spinea dal Movimento 5 Stelle per conto del Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio, a cui aderiscono oltre 650 organizzazioni.

Il Forum sta richiedendo tale censimento allo scopo di mettere in luce con esattezza la realtà delle strutture edilizie già presenti nel territorio, per monitorare lo stato attuale dell’offerta edilizia e ragionare il fenomeno del consumo di suolo. «È un’iniziativa indispensabile nel nostro comune, il più densamente popolato del Veneto – spiega Massimo De Pieri del Movimento 5 Stelle – soprattutto

in vista della definitiva approvazione del nuovo PAT, che prevede ulteriori edificazioni per circa 740.000 metri cubi. Una scelta che riteniamo poco lungimirante, considerato lo stato attuale dell’economia ed, in particolar modo, del mercato immobiliare (-20% di compravendite nel primo trimestre 2012)».

Il Movimento 5 Stelle aveva già sollevato dubbi in merito con le osservazioni presentate sul PAT, in particolare in relazione al calcolo della SAU (la Superficie Agricola Utilizzabile).

«Osservazioni che non sono state accolte in prima istanza – prosegue De Pieri – ma che, invece, la commissione regionale VAS ha in parte riconsiderato, stabilendo che prima della definitiva approvazione del PAT vengano nuovamente verificati il dimensionamento ed il calcolo della SAU».

Secondo il movimento, il censimento consentirebbe di mettere in luce la reale situazione urbanistica del territorio, favorendo il contributo dei cittadini nel definire il futuro assetto urbanistico, e quindi sociale, della città.     

Damiano Corò

 

«Venezia non ci vuole, il mondo ci chiama». Ergo, Vtp parte per il mondo. Come la Serenissima, va alla conquista dei porti dell’Adriatico e oltre, solo che invece delle armi Venezia Terminal Passeggeri usa soldi, alleanze e l’esperienza che ha accumulato in un decennio nel quale è diventata primo home port del Mediterraneo per le crociere.        Così ora la Vtp presieduta da Sandro Trevisanato gestisce Ravenna (dal 2010 e, come risultati, è già oltre i budget), Catania (da giugno del 2011) e dal mese scorso ha vinto le gare per Brindisi e Cagliari. Mentre i primi tre servono a sviluppare un traffico Adriatico in sinergia con lo scalo della Marittima, con Cagliari Vtp sbarca anche nel Tirreno: «Può essere un home port importante perché ha un buon fondale, è vicino all’aeroporto ed è in una posizione baricentrica rispetto a Genova, alla Costa Azzurra, alle Baleari e a Barcellona» spiega il presidente.         Royal Caribbean, Msc e Aloschi & Bassani sono i partner internazionali con i quali il terminal crocieristico veneziano gareggia e vince. «Ora stiamo partecipando anche alla gara per il porto di Istanbul. Sempre in cordata con partner internazionali ma sempre da gestori dei terminal: creiamo strutture distaccate, facciamo selezione del personale e da Venezia controlliamo i nuovi scali».        Il progetto di espansione oltre i confini veneziani non è nuovo ma ha ricevuto un’accelerazione negli ultimi mesi. «Confidiamo che l’irragionevolezza non l’abbia vinta, e che il porto di Venezia continui a svilupparsi ma finché sui dati tecnici e scientifici prevale il sentimento estetico ed emozionale, noi dobbiamo attrezzarci per garantire comunque la sopravvivenza e lo sviluppo della società».        Quindi vi espandete in altri porti. «Già, d’altro canto qui sembra che siamo dei carnefici che portano le grandi navi in città, mentre non facciamo altro che rispettare le scelte di Regione, Comune e di tutti gli altri enti che hanno competenze».        Il 2012, come lei aveva annunciato ad inizio anno è un anno di stasi nel numero dei passeggeri, oltretutto avete perso anche i traghetti di Minoan ma nel prossimo decennio le previsioni internazionali danno un raddoppio dei crocieristi in Europa. La Marittima è già piena con i due milioni di passeggeri attuali. «In America il 3% della popolazione va in crociera, in Europa siamo all’1% che, nel prossimo decennio, si avvicinerà al 3. Per Venezia significa un milione di potenziali passeggeri in più all’anno».        Dove li metterete? «L’unica soluzione praticabile, indicata anche dalla Capitaneria di porto, è la Marittima 2 a Dogaletto. Tre banchine per tre navi da 360 metri, che a Venezia non ci stanno, e con le quali potremo cogliere il trend di crescita europeo che, altrimenti andrà in altri porti, portandosi via anche un po’ di quel che già abbiamo».        Da anni insistete sul nuovo porto a Dogaletto ma con scarsi risultati. «Se ci fanno partire, dal momento delle autorizzazioni in 14 mesi realizziamo la prima banchina con 100 milioni di investimento in project financing. E nel giro di cinque o sette anni saremo completamente operativi. Quindi siamo ancora nei tempi, certo che a questo punto le istituzioni devono muoversi».

 

TERRAGLIO – Treni merci, il Cobiter critica il presidente del Porto

«Per bypassare la stazione di Mestre non si può andar contro la gente»

Il Cobiter contro Costa: «Per far colpo non rispetta i cittadini». Il Comitato Bivi Terraglio se la prende con Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale di Venezia, dopo le dichiarazioni rilasciate l’altro ieri dall’ex sindaco veneziano all’inaugurazione del Parco ferroviario di Marghera, riguardo l’uso dei Bivi per evitare ai treni merci di passare per la stazione di Mestre. «Il professor Paolo Costa ha scordato che la prima regola fondamentale è difendere gli interessi dei propri concittadini – precisa il Comitato in una nota inviata alla stampa -. Ci pare che l’interesse primario (per il Parco ferroviario di Marghera, ndr.) non sia bybassare la stazione di Mestre, piuttosto chiedersi come realizzare opere di interesse generale tenendo in alta considerazione anche le esigenze di mobilità e il diritto a mantenere alti standard qualitativi di vita per chi vive nel territorio interessato da quelle stesse opere». A preoccupare il Cobiter, come già era emerso qualche giorno fa, è proprio il fatto che le notizie emergano così, da dichiarazioni rilasciate in occasione di eventi pubblici, quasi senza pianificazione e senza coinvolgimento della gente. «Ci sono famiglie che hanno investito tutti i loro risparmi – continua il comunicato – per comprare una casa in una delle rare zone di pregio della città di Mestre. Molte di queste persone hanno avuto le autorizzazioni a costruire da Costa stesso, quando era sindaco di questa città, e durante il suo mandato hanno pure versato gli oneri di urbanizzazione. Veda il professor Paolo di portare rispetto a questi cittadini e magari, con un pò di umiltà, venire a farsi un giro lungo la ex ferrovia dei Bivi, facendosi ospitare in qualche bella casa e bel giardino di qualche suo ex studente. Solo così, speriamo, capirà che noi del Cobiter meritiamo più rispetto di quanto il professor Costa ci ha riservato sino ad ora» (d.dus.)

 

Gazzettino – Miranese, Agricoltura in ginocchio.

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26

giu

2012

DOPO IL NUBIFRAGIO – Due milioni di danni secondo una stima della Cia

Il sindaco di Martellago chiede lo stato di calamità: «Aiutiamo le imprese»

Ammonta ad almeno due milioni di euro il bilancio dei danni provocati all’agricoltura dal nubifragio che sabato scorso ha investito il Miranese. Ad abbozzare una prima stima nelle zone colpite è la Cia di Venezia. «Sono stati danneggiati 2000 ettari di colture – si legge in una nota della Confederazione agricoltori della provincia di Venezia – A pagare le conseguenze peggiori sono state le colture orticole (100% distrutte), il frumento tenero (80%) e il mais e la soia (70%). La soia, le cui semine sono state concluse da poche settimane, dovrà in alcune aree essere riseminata. Difficile stimare economicamente la portata delle distruzioni, anche se l’ordine di grandezza è appunto di un paio di milioni di euro.        Il bilancio dei danni provocati dal maltempo si somma a quelli riscontrati appena dieci giorni prima, quando una tempesta aveva investito il Miranese e la Riviera del Brenta. «Fenomeni di questa portata – aggiungono dalla Cia Venezia – sono sempre più frequenti e più estremi, a causa dei cambiamenti climatici. Ed ogni volta a farne le spese per prima è l’agricoltura. Paradossalmente, è proprio l’agricoltura, nelle politiche dell’Unione Europea, a essere chiamata in prima fila nella lotta ai cambiamenti climatici».        Intanto, come annunciato dopo il fortunale che sabato ha colpito soprattutto Olmo e Maerne, ieri il sindaco Giovanni Brunello ha dato mandato agli uffici comunali di chiedere lo stato di calamità «per cercare – spiega – di ottenere qualche fondo per aiutare soprattutto le nostre imprese». Ieri in Comune sono giunte le prime telefonate di richiesta di risarcimento danni, ultra milionari.        Tanti cittadini hanno avuto gli scantinati allagati, con le solite arrabbiature specie nella zona a Sudest di Olmo che va sempre a mollo, i tetti danneggiati dalla furia del vento che ha staccato le tegole, o danni causati ad auto ma anche a edifici dagli alberi crollati, anche pubblici.       E soprattutto ci sono le attività. Alla Galvanica Ligi di Olmo scoperchiata e allagata – il caso più grave ma non l’unico, è stata danneggiata anche la copertura dell’ex Elettromec e sono andati a mollo altri capannoni – le dolenti stime stanno lievitando.        «Temo saranno anche più di centomila euro. Oltre a dover riparare il tetto avremo i costi di smaltimento delle lamiere cadute – spiega Paolo Ligi – dobbiamo ancora provare la funzionalità degli impianti e quella chimica nelle vasche e al momento siamo fermi con l’attività».

Nicola De Rossi

 

MARTELLAGO – Il Pat finisce in Procura. Alla vigilia della sua approvazione – salvo imprevisti, oggi in conferenza dei servizi con la firma dell’assessore provinciale Mario Dalla Tor e del sindaco Giovanni Brunello –

il Comitato pro Complanare ha scritto ancora a Regione, Provincia (che ha già dato l’ok al Piano) e Comune, ma anche a Prefetto, Difensore Civico e Procura per chiedere la revisione del calcolo della superficie agricola utilizzata (Sau), che sarebbe stato gonfiato per ottenere il parametro più alto per le nuove urbanizzazioni.

«Nelle procedure abbiamo rilevato numerose difformità dalle indicazioni regionali individuando con sopralluoghi le aree non agricole comprese nella Sau: aree occupate da infrastrutture stradali e ferroviarie o da fabbricati, che cambiano sensibilmente il conteggio»

scrive il Comitato,

accusando gli uffici di Comune e Provincia «che avrebbero dovuto controllare, date anche le nostre osservazioni. Uno strumento costato 150mila euro non può contenere tali difformità e su un parametro chiave per quantificare le nuove aree edificabili»

spiega il Comitato, denunciando anche che

«il Comune, nell’ultima determinazione della Sau, ha ridotto furbescamente la superficie comunale da 2.010 a 1.998 ettari: riduzione stranamente ignorata dalla Provincia e che fa rientrare nei parametri che consentono di raddoppiare il calcolo delle nuove aree edificabili».

«Questo Pat, per come interpreta le norme, appare più orientato a favorire interessi speculativi di certe categorie che perseguire gli obiettivi della nuova legge urbanistica, in primis contenere il consumo di suolo» conclude il Comitato, che perciò si è rivolto anche gli organi giudiziari.

(n.der.)

 

SOTTO ACCUSA – L’ospedale di Dolo

Macchinari non acquistati, corsi di aggiornamento interni bloccati, cronica mancanza di posti letto, tempi dattesa lunghissimi e un centro di assistenza per malati terminali sempre promesso e mai realizzato.

La situazione dell’ospedale di Dolo, nelle parole dell’ex dirigente Vincenzo D’Agostino, sono tutt’altro che confortanti. «I problemi della salute – attacca D’Agostino – non possono essere affrontati in modo ragionieristico, come sta avvenendo da tempo». Nel mirino le strumentazioni:

«Veritas ha fatto una donazione di 10 mila euro per l’acquisto di un impedenziometro, ma non è mai stato acquistato. Così come la Cardiologia dolese non ha ancora un ecografo compatto, che sarebbe di grande ausilio per far fronte a determinate esigenze di portabilità».

C’è anche il problema delle liste d’attesa: «Per un ecocardiogramma si va a dicembre, per oculistica a giugno 2013 e reumatologia a gennaio 2013. Mentre risultano chiuse le liste di Endocrinologia e Dermatologia». A Mirano, però, non se la passano meglio: «Sono costretti ad inviare i tessuti da esaminare istologicamente a Dolo, perché non hanno i macchinari adeguati. Il tutto con il paziente in sala operatoria, in attesa dell’esito».

Ma D’Agostino tocca anche il problema del Pronto soccorso: «Dove permane un primario “a scavalco”. Infatti, il dirigente sanitario a presidio pare non avesse i titoli per ricoprire quell’incarico ed è stato nuovamente assegnato al Dipartimento di Cardiologia».       Anche Ortopedia, uno dei fiori all’occhiello della struttura rivierasca, rischia di perdere pezzi: «I dottori Armato e Majoni vanno in pensione. Mentre il primo è stato riconfermato con un incarico di sumaista a 25 ore, il secondo non ha avuto nulla.

Fare questa politica di risparmio è una visione miope. Serve intervenire nel taglio di spese insostenibili, come la Cardiochirurgia di Mirano, che costa due milioni e 800 mila euro all’anno quando non ha neppure il bacino sufficiente al suo mantenimento».

D’Agostino, quindi, auspica una presa di posizione da parte dei sindaci: «I cittadini devono essere pronti a scendere in piazza per salvare il loro ospedale».

Gianluigi Dal Corso

 

Gazzettino – Dolo. Polo logistico, Gei accusa la Regione

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26

giu

2012

«Scavalcate le norme di tutela ambientale, Zaia si rivela peggiore di Galan»

DOLO – «Il Polo logistico di Dogaletto di Mira come Veneto City». È questa l’accusa che il consigliere de “Il Ponte del Dolo” Giorgio Gei muove alla Regione Veneto.

«Ancora una volta – attacca – la Regione Veneto mira a scavalcare le procedure di tutela e per il Polo logistico di Dogaletto e punta ad aggirare la Valutazione ambientale strategica». Secondo Gei «l’amministrazione Zaia si conferma così ancor più devastante della precedente giunta Galan e se, saggiamente, la nuova amministrazione mirese si dichiara decisamente contraria, ecco che spunta prontamente qualche emulo del conte Volpi di Misurata disposto ad una nuova devastazione della Laguna un pò più a Sud».

Il timore è che l’approvazione del progetto possa compromettere l’equilibrio ambientale. Gei non lesina una stoccata ai primi cittadini di Dolo e Pianiga (Maddalena Gottardo e Massimo Calzavara):

«Reputo del tutto incomprensibili, se confermate, visti i precedenti, le dichiarazioni dei sindaci di Dolo e Pianiga disposti a discutere e valutare i progetti e magari pronti a far decollare un Polo logistico sicuramente Green».

(g.d.c.)

 

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