Nuova Venezia – Treni piu’ lenti del 1975. Così il Veneto frena.
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7
gen
2014
IL CALVARIO DEI PENDOLARI»LA FERROVIA
Oggi da Vicenza a Treviso 7 minuti in più di 40 anni fa, 13 da Conegliano a Venezia 4 da Padova a Monselice. Eppure la Regione fu pioniera della rete nazionale
VENEZIA. L’orario generale delle Ferrovie italiane dello Stato del 1975 confrontato con quello di oggi offre il risultato che riassumiamo negli articoli e nel grafico di queste pagine. Un risultato che induce più di una riflessione sulla rete infrastrutturale rimasta praticamente quella di allora e sulla precedenza data oggi ai treni dell’alta velocità. Sarebbe interessante riuscire a quantificare quanto costa questa maggiore lentezza alle centinaia di migliaia di utenti delle reti locali e regionali. Perché, come noto, il tempo è danaro.
(a.r.)
VENEZIA – Da Conegliano a Venezia in 38 minuti, da Vicenza a Treviso in 51 minuti, da Bassano del Grappa a Venezia in 43 minuti, da Castelfranco a Padova in 28 minuti, da Portogruaro a Venezia in 48 minuti, da Schio a Vicenza in 32 minuti, da Padova a Monselice in 15 minuti, da Venezia a Trieste in un’ora e mezza.
Gli orari del futuro sistema metropolitano ferroviario di superficie? No, il tabellone ufficiale delle Ferrovie dello Stato: del 1975. Proprio così, i treni del Veneto di quarant’anni fa ci impiegavano una manciata di minuti in meno rispetto ad oggi. Colpa dell’orario cadenzato? No, responsabilità di un sistema infrastrutturale che è rimasto sostanzialmente quello di cent’anni fa (qual è l’ultimo chilometro di binari steso?) e del massacro societario e gestionale cui è stata sottoposta Ferrovie dello Stato, travolta dai debiti e sottoposta a una finta privatizzazione che ha reso il servizio tra i più scadenti d’Europa.
Basta consultare l’orario ufficiale delle Ferrovie del 1975 e confrontarlo con quello attuale per restare con un palmo di mano. Da Venezia a Trieste, ad esempio, il rapido 851 (solo prima classe) delle 9,42 era previsto in arrivo alla stazione di Trieste Centrale alle 11.05. Un tempo di percorrenza di un’ora e 23 minuti, contro l’ora e cinquanta minuti della più rapida delle soluzioni possibili oggi tra il capoluogo veneto e la città giuliana (regionale veloce da Santa Lucia delle 19,56, con cambio a Mestre e Freccia d’argento 9449). Ma il tempo di percorrenza medio è superiore alle due ore.
Non va meglio nelle linee minori, quelle che Trenitalia ha di fatto abbandonato per concentrarsi sulle più remunerative tratte ad alta velocità (ma è giusto?). La Calalzo-Padova, ad esempio, con il diretto 2313 impiegava tre ore e sei minuti. Oggi, per arrivare prima, conviene fare il giro per Conegliano, Treviso, Mestre (due ore e 55). La tratta tradizionale è più lenta oggi che allora. Da Conegliano a Venezia, con il rapido 813 delle 10,35, il tempo di percorrenza era di 38 minuti, oggi mai inferiore ai 51 minuti, e li chiamano regionali veloci. Sulla Ponte nelle Alpi-Conegliano, quarant’anni fa si viaggiava in 41 minuti (espresso 1591 Cadore), oggi la stessa tratta si percorre in 45 minuti. Da Bassano del Grappa a Venezia i pendolari del 1975 ci impiegavano 43 minuti, oggi cinque minuti in più. Ma se si è sfortunati e non si riesce a prendere il treno delle 7,46 dalla città degli alpini l’odissea è destinata a durare almeno un’ora e cinque minuti, quasi mezzora in più.E da Castelfranco a Venezia, il vantaggio competitivo del 1975 è di un minuto (28 minuti allora, 29 oggi). Da Schio a Vicenza, la differenza è di sette minuti: ma vince sempre il 1975.Sette minuti di vantaggio anche sulla Vicenza-Treviso.
È vero, sulle lunghe percorrenze (anche se non in tutte) negli ultimi quarant’anni abbiamo fatto passetti da gigante (sulla Venezia a Milano, ad esempio, il risparmio c’è stato, di una ventina di minuti). E certamente da Padova a Roma in poco meno di tre ore, come è possibile oggi (anche se il tempo medio è di 3 ore e 17) è un fatto d’orgoglio e di denaro. Ma pensare che il Veneto, terza regione industriale d’Italia, abbia i treni più lenti di quarant’anni fa mette una grande tristezza. Proprio il Veneto che è stato tra i pionieri della rete ferroviaria italiana. Se la prima linea italiana fu la Napoli-Portici (1839), appena tre anni più tardi fu aperta la Padova-Marghera, ventinove chilometri destinati a marcare lo sviluppo dell’Italia settentrionale. La Padova-Marghera, tassello del più importante disegno della Milano-Venezia (la cosiddetta Ferdinandea, dal nome dell’imperatore austriaco), fu la terza linea ferroviaria aperta in Italia. Inaugurata il 12 dicembre 1842, la Padova-Marghera entrò in servizio con un orario cadenzato: tre corse al giorno, alle otto, alle undici e alle tre del pomeriggio, partivano contemporaneamente nei due capolinea. Il tempo di percorrenza era di un’ora e 54 minuti. Riferiscono le cronache, le prime corse sperimentali per provare le carrozze impiegarono 54 minuti, ma «si può farla anche in 34 ed in meno se le superiori prescrizioni non lo vietassero». Nel 1846, dopo meno di cinque anni di lavori, veniva completato il Ponte della libertà, con la posa e l’entrata in funzione del treno. Nel 1846 fu messa in servizio anche la Padova-Vicenza (trenta chilometri). A Verona il treno arrivò nel 1849. A Treviso nel 1851, nel 1860 la Venezia-Udine. Il 12 ottobre 1857 il primo treno collegò finalmente Venezia a Milano, 285 chilometri e 30 ore di viaggio: la Ferdinandea era finalmente completata. Erano trascorsi esattamente quindici anni dall’apertura del primo tratto. Noi da venticinque aspettiamo il sistema metropolitano di superficie.
Daniele Ferrazza
RITORNO AL LAVORO di decine di migliaia di veneti
La tratta più “calda” da Mestre verso Padova e Vicenza
Dopo la lunga pausa natalizia, questa mattina rientra a regime il nuovo orario cadenzato, partito il 15 dicembre. Dopo i primi aggiustamenti di alcune corse, decise dalla Regione e da TrenItalia sull’onda delle proteste vigorose dei pendolari, in alcuni casi guidate dai sindaci, scatta la seconda prova del fuoco sulle direttive più importanti della regione.
Le linee che, specialmente nei giorni feriali, saranno sotto i fari dell’opinione pubblica, sono la Venezia-Portogruaro; la Venezia- Castelfranco-Bassano del Grappa; la Venezia-Padova- Verona; la Legnago-Monselice- Padova, la Conegliano-Ponte nelle Alpi-Belluno; la Padova- Treviso, via Castelfranco; la Padova-Cittadella- Bassano; la Padova-Belluno, via Montebelluna; la Rovigo-Venezia e la Sacile-Treviso-Venezia.
I pendolari vorranno toccare con mano i miglioramenti già registrati negli ultimi giorni prima delle vacanze natalizie e verificare se il nuovo sistema di far viaggiare i treni locali nel Veneto reggerà per tutto l’anno.
I più scettici, naturalmente, restano quelli che utilizzano i treni lungo gli assi che da Mestre portano verso Padova e Vicenza, verso Quarto d’Altino e Portogruaro, Treviso-Conegliano, Castelfranco-Bassano. Ma i più preoccupati resteranno ancora i pendolari che ogni mattina si spostano da Montagnana e da Este verso Padova e Venezia, i cui i primi treni in partenza alla mattina non faranno capolinea a Monselice, come tutti gli altri regionali della giornata, ma tireranno dritti per la città del Santo. «Speriamo che i nostri calvari mattutini per raggiungere Padova siano terminati», sottolinea Rosanna Lazia, dipendente pubblica. «L’orario cadenzato è un vantaggio. Ma non è bello attendere alla stazione di Saletto per oltre mezz’ora il treno del desiderio o ascoltare dall’altoparlante che il treno è stato cancellato per il gelo o perché si è rotto».
Felice Paduano
Oggi la prova del fuoco per l’orario cadenzato
Dopo l’infelice esordio del 15 dicembre, esame di ripetizione per il nuovo sistema
All’alba e nella tarda serata le criticità più forti. Ritardi, si teme l’effetto domino
VENEZIA – Esame di ripetizione per l’orario cadenzato, la grande novità del sistema ferroviario del Veneto che, introdotto dal 15 dicembre scorso, è entrato subito in crisi travolto dalle critiche. Dopo le prime settimane di passione, la situazione sembra però destinata a normalizzarsi: se così non fosse, tuttavia, sarebbe destinata ad entrare in crisi tutta l’architettura su cui si basa l’introduzione del nuovo sistema, fortemente voluto dall’assessore regionale Renato Chisso e difeso finora dal governatore Luca Zaia. Che tuttavia a causa dei disagi provocati nel Veneto ha preannunciato la disdetta del contratto Trenitalia. Sul nuovo orario, le criticità più forti si sono registrate sugli orari «estremi» (l’alba e la tarda serata) e soprattutto sulla linea Verona – Venezia, dove sono venuti a mancare alcuni treni. Le proteste poi hanno trovato forte eco nel Bellunese, che rivendica un’attenzione legata alla questione montana, sulla Portogruaro-Mestre, sulla Treviso-Udine e sulla Legnago-Mantova. Secondo l’assessore Chisso, tuttavia, la forte ondata di gelo che ha contrassegnato i primissimi giorni ha contribuito notevolmente ai disagi patiti dagli utenti. Nei primi due giorni molti convogli si sono bloccati mettendo in crisi tutto il sistema: incredibile a dirsi in un paese europeo. Non secondario sarebbe anche un «boicottaggio» latente da parte di una minoranza del personale Trenitalia che avrebbe contribuito a non arginare il fenomeno dei ritardi. Per il sistema stesso dell’orario cadenzato, una manciata di minuti di ritardo mette in crisi tutto l’apparato del traffico ferroviario. L’orario cadenzato, in sè, è una novità dal fortissimo impatto: funziona attraverso la ripetitività degli orari sulle stesse tratte. L’obiettivo non secondario dei promotori è evidente: cercare di calamitare sul trasporto ferroviario il maggior numero di utenti, in modo da alleggerire l’uso del traffico automobilistico. Attualmente, la platea degli utenti dei servizi ferroviari del Veneto è di circa centomila persone, viaggiatori abituali. L’introduzione dell’orario cadenzato ha certamente costretto molti a cambiare le proprie abitudini ma, osservano in Regione, il potenziamento delle linee è nei fatti: si è passati da 650 a ottocento treni lungo le linee del Veneto. Un balzo di più del 20 per cento. Per contribuire al nuovo orario, la Regione ha messo in cambio 24 convogli nuovi di zecca, di produzione svizzera, già messi sui binari. Ed ogni anno la Regione investe, per consentire i treni regionali, circa 140 milioni di euro, che finiscono in gran parte nelle casse di Trenitalia. Proprio il rapporto con Trenitalia, adesso, appare una partita delicata: la disdetta ventilata da Luca Zaia è certamente un’arma di pressione, ma il rischio è che una gara sui treni regionali si trasformi in uno scontro con l’azienda statale.
Daniele Ferrazza
Tribuna di Treviso – Treni, e’ protesta per i convogli soppressi.
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7
gen
2014
CONEGLIANO – Soppressioni dei convogli sulla linea per Padova: non si è placata nemmeno sotto le feste la protesta dei pendolari della linea Belluno-Venezia, che anzi, hanno pregato: «Liberaci dalla soppressione quotidiana».
Anche sabato scorso, nel tentativo di raggiungere Padova, diversi pendolari arrivati alle 9 alla stazione di Conegliano da Vittorio Veneto si sono scontrati con la cancellazione, senza alternative, del treno che avrebbe dovuto portarli a Mestre, con conseguente attesa in stazione di quasi due ore. E ad essere preso di mira, tramite il blog del gruppo pendolari “Il treno dei desideri”, è sempre lui, il nuovo orario cadenzato concordato da Regione e Trenitalia, entrato in vigore a metà dicembre.
I pendolari non lesinano le critiche alla distribuzione dei convogli rispetto alle fasce orarie necessarie: «Ci chiediamo: dopo l’Epifania, quando si rientrerà tutti “a pieno servizio”, come reggerà il cadenzato se già adesso fa acqua da tutte le parti?», contestano, a fronte dell’esperienza di sabato, l’ultima di una serie di testimonianze di pendolari che stigmatizzano i disservizi sulle linee ferroviarie che servono il Veneto.
«Arrivata a Conegliano scendo per il primo cambio al quale ci siamo volenti o nolenti abituati. Ma con sorpresa al binario due non c’è il treno, è stato soppresso. Penso che senz’altro metteranno una scomoda corriera sostitutiva: non possono lasciare un buco orario di circa un’ora e venti minuti», racconta una pendolare, «Con altri passeggeri ci rivolgiamo alla biglietteria: non è prevista nessuna corriera, nessuno l’ha programmata perché, come dice il bigliettaio, il treno si è rotto e per questo la corsa non è stata effettuata».
E la conclusione da tirare, per i viaggiatori abituali del treno, è sempre la stessa: «Ennesima conferma che l’orario cadenzato e la “rottura di carico” a Conegliano hanno creato più problemi che risolverne e che questi, dopo quasi un mese dall’entrata in vigore del nuovo orario, sono quasi tutti là, belli irrisolti».
Alberto Della Giustina
Nuova Venezia – Autostrade. Sconti ai pendolari, Regione senza alibi.
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6
gen
2014
SALASSO PEDAGGI»la venezia-padova
Il governatore Zaia si impegna, Cav studia i flussi. Gli autotrasportatori infuriati, protestano anche gli agenti di commercio
PADOVA – La richiesta corre sul web ma è sempre più diffusa nell’opinione pubblica: «La Regione intervenga per i pendolari di Padova e Mestre» introducendo delle agevolazioni sostenibili dopo il salasso cui sono sottoposti dal primo gennaio i pendolari della Venezia-Padova (più 6,2%, che si aggiunge al più 13,6% dell’anno scorso). Il governatore Luca Zaia si è impegnato, sollecitando il gestore Cav a studiare un sistema che salvi la tredicesima ai pendolari dell’autostrada più trafficata e importante del Veneto (120 mila passaggi al giorno). Cav, dal canto suo, ha promesso di studiare i flussi di traffico ma ha messo le mani avanti: «Allo stato attuale, a normativa vigente, appare difficile estendere la scontistica ad altre categorie, oltre ai residenti dei cinque comuni del Veneziano più danneggiati dal Passante» ha spiegato il presidente Tiziano Bembo. Ad appena 24 ore dal ritorno al lavoro di gran parte dei pendolari, insomma, la protesta anziché spegnersi sembra aumentare in rabbia. Contro la politica, soprattutto: perché non ha saputo aumentare gradualmente i costi e imposto due balzi che, in due anni, hanno fatto crescere il pedaggio del 20%. La Cav è una concessionaria controllata per il 50% dalla Regione Veneto, che ne esprime il presidente, e per il 50% dall’Anas, che ne esprime l’amministratore delegato.
Intanto si aggiungono reazioni: «Far gravare i pedaggi autostradali sulle tasche di tutti i veneti, anche di chi non si mette in auto neppure una volta all’anno, è una proposta inaccettabile che non risolverebbe alla radice la questione: l’equilibrio finanziario delle concessionarie va garantito ma non possono essere pendolari e autotrasportatori a farsene carico» spiega il senatore Udc Antonio De Poli commenta la proposta di «bollino» sul modello austriaco.
Protestano anche le associazioni di categoria: «Noi artigiani siamo come sempre chiamati a pagare e a subire questi aumenti – commenta Roberto Boschetto, presidente dell’Unione provinciale artigiani di Padova – ad incorporarli nei nostri costi per poter lavorare, facendo crescere così le sofferenze di questi mesi. Com’è possibile continuare a chiedere sacrifici sempre agli stessi, quando ci sono realtà che appena hanno una necessita la scaricano sugli altri aumentando le tariffe?»
Anche gli agenti di commercio di Padova e Rovigo prendono posizione contro gli aumenti dei pedaggi: «Questo ulteriore aggravio di costi peserà nel bilancio delle nostre attività e assottiglierà ulteriormente i ricavi derivanti dall’attività svolta».
«Il Passante deve restare una strada a servizio dei veneti e quindi le tariffe non possono diventare proibitive e lo stesso discorso vale per le tratte venete della Società Autostrade» aggiungono Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, capogruppo e vice del gruppo Ncd in Regione. «Una cosa è certa, un pendolare nella tratta Padova Est-Mestre nel 2014 non può spendere mille euro in più all’anno rispetto al 2013, è quasi uno stipendio medio che si volatilizza. Perché tutta questa fretta negli aumenti? Ragioniamo sulle agevolazioni».
(d.f.)
Appello web, 1.700 firme in tre giorni «Ecco come ci bruciamo la tredicesima»
VENEZIA. Millesettecento sottoscrizioni sul sito del nostro giornale a sostegno degli «sconti pendolari» della Venezia Padova: un appello lanciato dal nostro giornale dopo l’appello al governatore Zaia da parte del direttore Antonio Ramenghi. La campagna avviata dal nostro giornale, che ha sollevato il tema dei rincari autostradali in particolar modo sul Passante (più 20 per cento in due anni) sta raccogliendo le adesioni di migliaia di persone: in meno di tre giorni hanno firmato la campagna più di milleseicento persone. Qual è la richiesta? Che la Regione, proprietaria del 50% di Cav, si faccia carico di una serie di agevolazioni e sconti a favore dei pendolari che ogni giorno percorrono la tratta Venezia-Padova. Una misura necessaria, a detta di tutti, perché su questo tratto autostradale padovani, mestrini e trevigiano rischiano di bruciarsi le tredicesime. Il costo dei venti chilometri tra Padova Est e la barriera di Venezia Mestre, attualmente, è di 2 euro e 80 centesimi. Stessa cifra per chi esce a Mirano/Dolo o Mira/Oriago. Il sistema più conveniente, attualmente, per raggiungere Mestre da Padova è quello di scegliere il casello di uscita di Spinea Crea (1,60 il pedaggio da Padova Est) ed entrare a Mestre attraverso la viabilità ordinaria. Questa tariffa differenziata rischia di riproporre il tema del tornello che tanti disagi ha provocato al casello di Vetrego.
PROGETTO ALLO STUDIO
Quarta corsia, un sogno che vale 300 milioni
VENEZIA – Il progetto – per ora solo di massima – esiste. E potrebbe prendere forma nei prossimi mesi. Una quarta corsia autostradale tra Padova Est e la barriera di Venezia Mestre potrebbe essere il «grimaldello» attraverso il quale Cav potrebbe riuscire a farsi prolungare la concessione autostradale che attualmente scade nel dicembre 2032. Diciotto anni in più di gestione con l’impegno ad investire altri 300 milioni di euro nel potenziamento dell’asse principale che collega le due città principali del Veneto centrale: Padova e Mestre. Una quarta corsia, del resto, si rende necessaria per snellire il traffico che, soprattutto nei periodi di punta e in caso di incidente, rischia di formare code e incolonnamenti pericolosi. Il sogno di una quarta corsia, del resto, non è nuovissimo: se ne era già parlato ai tempi della realizzazione del Passante. Ma anche alla luce delle recenti polemiche sul salasso dei pedaggi autostradali, il progetto potrebbe essere riesumato. Perché l’investimento nelle reti infrastrutturali è condizione necessaria per ottenere dall’Anas e al Ministero delle Infrastrutture un allungamento della concessione. L’attuale scadenza, infatti, era legata alla conclusione naturale della concessione Anas. Ora però la concessione generale sta per essere allungata per tutti i tronchi stradali in carico ad Anas. E questo potrebbe aprire la strada a un rinnovo della concessione per il Passante e il tratto Padova Est -Venezia della A4 gestito dal concessionario regionale. La scadenza che potrebbe essere ipotizzata è quella del dicembre 2050, diciotto anni più lunga dunque dell’attuale. Con questo sistema, anche il rimborso del debito in carico a Cav potrebbe essere rimodulato e, con esso, anche le tariffe che potrebbero tornare ad essere più leggere.
Più difficile, attualmente, l’estensione delle agevolazioni in essere per i cinque comuni del Veneziano interessato ai pendolari padovani e mestrini. Anche se Cav sta approfondendo la questione.
Dal primo gennaio scorso, inoltre, è stata abolita anche l’ultima convenzione in essere da parte della società Cav, quella a favore dei giornalisti professionisti iscritti all’Ordine del Veneto.
Analoga convenzione era in essere con la società Autostrada Brescia Padova a favore sempre dei giornalisti professionisti iscritti all’Ordine.
(d.f.)
Gazzettino – Pedaggi, Cav a rapporto in Regione
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6
gen
2014
STANGATA – Pd e Ncd-Pdl chiedono una seduta della commissione Trasporti a Palazzo Ferro Fini
SCONTI – Sollecitate le agevolazioni per i pendolari tra Venezia e Padova promesse ancora un anno fa
Cav a rapporto in Regione. La società che gestisce il Passante autostradale di Mestre e che in queste ore ha difeso la stangata dei pedaggi, dovrà spiegare per filo e segno i motivi dei rincari che colpiscono soprattutto i pendolari dell’area Venezia-Padova. E, soprattutto, dovrà spiegare perché le agevolazioni ai pendolari stessi di cui si era parlato un anno fa non sono state ancora realizzate. Perché gli sconti non dovevano riguardare soltanto gli automobilisti del Miranese, quelli del famoso tornello di Vetrego, ma anche chi per lavoro deve spostarsi all’interno di quella che dovrebbe essere la città metropolitana.
Non solo: la vicenda dei megapedaggi sarà sottoposta anche al ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato che giovedì si incontrerà a Venezia con i sindaci del centrosinistra: «L’incontro era nato per parlare della legge di stabilità e dei problemi occupazionali delle nostre aree – dice il sindaco reggente di Padova, Ivo Rossi – ma è chiaro che a questo punto tratteremo anche la vicenda dei pedaggi e in quella occasione valuteremo il da farsi».
Si preannuncia dunque un’altra settimana di bordate nei confronti della Cav. Mercoledì a Palazzo Ferro Fini si riunirà la seconda commissione consiliare e al presidente Andrea Bassi sarà subito formalizzata la richiesta di una seduta straordinaria da dedicare ai temi della mobilità.
«L’abbiamo chiesto noi del Pd – dice il vicepresidente della commissione Bruno Pigozzo – e l’hanno chiesto anche i colleghi del Ncd-Pdl Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo. Dovremo convocare non solo il presidente di Cav, Tiziano Bembo, ma anche l’assessore Renato Chisso, così da affrontare sia il tema dei pedaggi che i disservizi dell’orario cadenzato».
Le spiegazioni di Cav, tra l’altro, non convincono Pigozzo. Il presidente Tiziano Bembo, nella conferenza stampa di sabato mattina, ha spiegato che per tre anni consecutivi, dal 2010 al 2012, le tariffe di Cav sono diminuite e che gli incrementi autorizzati negli ultimi due anni aggiunti ai decrementi dei primi tre corrispondono a un valore medio di incremento pari al 3,18 per cento, cifre che sono nella media in Italia. Solo che, dal 2013 al 2014, nella tratta Mirano/Dolo-Padova Est si è passati da 80 centesimi a 2,80 euro.
Il vicepresidente della commissione Trasporti del consiglio regionale del Veneto non ha dubbi: «Questi aumenti servono per far quadrare il bilancio – dice Pigozzo – perché il conto economico di Cav evidentemente non tiene più. È un circolo vizioso: a causa della crisi si usa meno l’auto, quindi calano le entrate da pedaggi e per far fronte ai minori ricavi paradossalmente si aumentano i pedaggi. Cav deve darci i numeri esatti e a quel punto dovremo valutare tutte le contromisure».
Ma soprattutto dovranno essere rese operative quelle agevolazioni per i pendolari di cui si era parlato un anno fa. Il governatore Luca Zaia ha rilanciato ipotizzando l’istituzione della “vignetta” sul modello austriaco o sloveno. Ma in consiglio regionale si spinge per gli sconti ai pendolari dell’area metropolitana. Il Ncd-Pdl, con Bond e Cortelazzo, ha già avvertito: «Un pendolare nella tratta Padova Est-Mestre nel 2014 non può spendere mille euro in più all’anno rispetto al 2013, è quasi uno stipendio medio che si volatilizza».
Mattino di Padova – Treni, abolito il diretto Calalzo
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6
gen
2014
Con il nuovo orario sorpresa per chi ama andare sui monti
Obbligatorio scendere a Belluno e cambiare regionale
C’era una volta la linea diretta Padova-Castelfranco-Feltre-Belluno-Calalzo/Pieve di Cadore/ Cortina d’Ampezzo. Dalla città del Santo sino in Cadore i treni in servizio erano sei all’andata ed altrettanti al ritorno. Oltre che dai pendolari i treni diretti, tutti a diesel, erano frequentati, sia in estate che in inverno, da tantissimi padovani che amavano andare in treno e non in auto nelle località di montagna ai piedi delle Dolomiti. Si saliva a Padova, in genere al binario dieci, e si smontava direttamente a Calalzo, per poi proseguire, in bus, verso Cortina, San Vito, Pieve, Auronzo e Misurina. Un tempo c’era anche un treno espresso, che viaggiava nella notte, proveniente direttamente da Roma Tiburtina, con al seguito anche due carrozze terminali, sulle quali anche i vip della capitale potevano mettere le auto. Ai cinefili è nota la scena, in cui, il treno Roma-Calalzo si ferma, all’alba, a Padova e fa vedere, in primo piano, un sonnecchiante Vittorio Gasmann in vagon lit.
Dal 15 dicembre, giorno in cui è entrato in vigore il nuovo orario regionale cadenzato, per la prima volta dal 1914, ossia dall’anno in cui la stazione di Calalzo venne collegata con Padova, via Belluno, Montebelluna e Castelfranco, il collegato diretto con il Cadore fa parte solo della storia delle ferrovie italiane. Per andare a Calalzo bisogna assolutamente trasbordare nel capoluogo delle Dolomiti, per poi proseguire, con un altro regionale, sino a Calalzo.
I nuovi treni fra Padova e Belluno sono 14 al giorno. Partono sempre ai minuti 29 ed arrivano ai minuti 30. Il primo è alle 5.29 ed arriva alle 7.30. L’ultimo alle 21.29 (23.30). In pratica chi parte da Roma Termini nel pomeriggio e deve raggiungere in serata Belluno deve partire con la Freccia Argento delle 15.41(a Padova alle 21) e chi parte da Milano deve lasciare il capoluogo della Lombardia alle 19.05(Padova 21.12). Viceversa il primo regionale da Belluno è alle 4.48(a Padova 7.01) ed il secondo alle 5.48 (8.01). I nuovi treni fermano a Camposampiero, Castelfranco, Fanzolo, Montebelluna, Cornuda, Pederobba, Alano, Quero, Feltre, Busche, Santa Giustina ed a Sedico.
«Se ne va un pezzo della storia delle Fs nel Veneto», interviene Ilario Simonaggio, segretario regionale Filt-Cgil. «Il cambiamento sarebbe anche accettabile se a Belluno fosse garantita sempre la coincidenza e la qualità del servizio per i pendolari fosse migliore di prima».
Felice Paduano
Nuova Venezia – Autostrade, no agli sconti
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5
gen
2014
SALASSO PEDAGGI» la venezia-padova
La Cav si difende dalle accuse ma non modifica i pedaggi dei pendolari
La Cav: «Non possiamo abbassare le tariffe»
Zaia gli aveva chiesto di lavorare «pancia a terra», ma Bembo mette alcuni paletti «Garantirò l’equilibrio finanziario». Allo studio l’allungamento della concessione
VENEZIA – Sul caro pedaggi (più 20 per cento in due anni) nel quale è inciampata la concessionaria regionale Cav si affloscia il mito del Veneto, vacilla la salvifica idea dei progetti di finanza, capitombola la supremazia di chi preferisce farsi le cose da sè anziché chiederle a Roma, l’odiata capitale con la quale è in continua belligeranza. Il presidente di Cav, Tiziano Bembo, sollecitato dal suo azionista regionale, convoca la stampa di sabato mattina per arginare l’alluvione di proteste che si sta abbattendo come un uragano sulla sua società. Una tempesta che rischia di travolgere il fragilissimo equilibrio sul quale si regge la maggioranza in Regione.
«Le preoccupazioni dei pendolari sono anche le mie – spiega il presidente di Cav -: se fosse nelle nostre possibilità non avremmo certamente chiesto adeguamenti tariffari al Ministero delle Infrastrutture. Ma io devo garantire l’equilibrio finanziario della società, in un contesto di riduzione del traffico autostradale e di rimborso del debito legato all’investimento sul Passante». La strada, conferma Bembo, è quella di lavorare sull’allungamento della convenzione con Anas a fronte di un nuovo investimento (la quarta corsia sulla Venezia-Padova).
Ma un po’ di chiarezza sui numeri, Bembo intende farla: «Non è vero che il Passante è l’autostrada più cara d’Italia. Le nostre tariffe sono in linea con quelle degli altri concessionari, tenendo conto di quasi 45 chilometri pedaggiati e liberi il costo medio è pari a 0,06 centesimi al chilometro. Inoltre – spiega Bembo – la Venezia-Padova nel 2009 costava 2 euro e 20 centesimi, nel 2013 tre euro e trenta centesimi ed ora 2 euro e 80 centesimi. Il pedaggio applicato è conforme alle deliberazioni Cipe del progetto originario del Passante. Ora viene applicato un pedaggio equivalente alle tre stazioni di Mirano/Dolo, Mira/Oriago e Venezia/Mestre. Le tariffe sono rimaste uguali per tutto il 2009, il 2010, il 2011 e il 2012. Sono aumentate nel 2013 e dal primo gennaio di quest’anno».
Bembo lamenta la canea cui è stata sottoposta la sua concessionaria: «Non ho visto clamori sulla Padova-Rovigo, che pure costa 3 euro e 40 centesimi». E insiste su un punto: «Cav è nata con lo scopo di rimborsare l’investimento del Passante e progettare nuovi investimenti nelle infrastrutture del Veneto. É quello che stiamo facendo dal primo giorno: sulla tangenziale di Mestre abbiamo rinnovato l’illuminazione e oggi si transita gratis, forse dovremmo ricordarci che cosa era la tangenziale fino a pochi anni fa. Per rimborsare il Passante abbiamo attivato una serie di operazioni finanziarie, con la Bei e con un consorzio di banche: oggi possiamo dire di essere vicini al rimborso di circa la metà dell’investimento complessivo, dopo così pochi anni è un risultato importante».
Ma sulla «vignette» sul modello austriaco che periodicamente il governatore Luca Zaia torna a proporre, Bembo è scettico: «Sarebbe una bella idea, tecnicamente è fattibile. Ma noi possiamo solo chiederla, altri devono autorizzarla».
Quanto alla scontistica per i pendolari, Bembo risponde allargando le braccia: «Abbiamo avviato, in via sperimentale e per due anni, gli abbonamenti pendolari per i cinque comuni veneziani che hanno subito i maggiori disagi dalla costruzione del Passante. Allo stato attuale, con il quadro normativo in vigore, non è pensabile l’estensione di una scontistica senza compromettere l’equilibrio della società».
Diverso il discorso se la Regione riuscisse a strappare ad Anas l’allungamento della convenzione dal 2032 al 2050: «Ci stiamo lavorando da mesi, spero che il presidente Zaia raggiunga questo risultato. Ci consentirebbe di spalmare il rimborso dell’investimento in un arco di tempo maggiore e tenere i pedaggi calmierati».
Daniele Ferrazza
Il governatore twitta «Sconti da allargare a Padova e Mestre»
Un tweet del governatore del Veneto Luca Zaia rilancia il tema dell’estensione degli abbonamenti per i pendolari, nonostante il presidente di Cav abbia escluso per ora questa possibilità. «Già attivi gli sconti per pendolari di Mirano, Pianiga, Dolo, Mira e Spinea. Ora su mio mandato Cav studia allargamento anche a Mestre e Padova» scrive il presidente su twitter. L’ipotesi cara al governatore è stata però esclusa dallo stesso presidente di Cav Tiziano Bembo durante la conferenza stampa di ieri mattina. «Estendere la scontistica ad altri soggetti appare, nell’attuale quadro normativo, improponibile» ha spiegato Tiziano Bembo. Le agevolazioni decise per i cinque comuni veneziani consentono ai pendolari di spendere 1,68 centesimi al posto dei 2 euro e 80 centesimi. Finora le richieste sono poco meno di un centinaio: 59 a Mestre e 26 a Padova Est.
L’APPELLO – Dal nostro giornale campagna a favore di pendolari, imprese e famiglie
La campagna d’opinione diretta a bloccare i pesanti rincari delle tariffe autostradali è stata avviata dal direttore del nostro giornale, Antonio Ramenghi, la cui lettera aperta al governatore Luca Zaia ha segnalato e documentato i pesanti effetti dell’aumento dei pedaggi sul bilancio di famiglie e imprese venete, già duramente provate dalla recessione, sollecitando la Regione (che controlla il 50% della concessionaria autostradale Cav) ad agire per scongiurare gli aumenti. Lesta la risposta di Zaia, che ha condiviso le preoccupazioni per gli effetti del salasso sulle tasche di migliaia di lavoratori pendolari, invitando il presidente della Cav, Tiziano Bembo, a impegnarsi «pancia a terra» per risolvere il problema. Nell’attesa, la discussione cresce e si infiamma, coinvolgendo la società civile, la politica e le categorie economiche.
LA PETIZIONE SUI NOSTRI SITI
Già 1.250 firme: la rabbia sul web
PADOVA – Milleduecentotrentacinque firme alle ore 19, in appena 24 ore: è una valanga inarrestabile la petizione lanciata dai quotidiani veneti del Gruppo Espresso per spingere la Regione a concedere uno sconto ai pendolari costretti a viaggiare tutti i giorni in autostrada, dopo i maxirincari del primo gennaio. Più di 1.200 lettori che hanno voluto sottoscrivere l’appello lanciato dai nostri quotidiani. E sui siti internet del mattino di Padova, Nuova Venezia e Tribuna di Treviso ci sono centinaia di commenti alla notizia del salasso autostradale. «Non esistono al mondo autostrade così costose… 10 km di tratta a 2.70 euro è un furto legalizzato. Vergogna», scrive ad esempio il lettore Massimo Gallo. «Iniziamo con il boicottaggio! Pazienza ci metterò 20 minuti in più per arrivare a Padova ma soldi non ne regalo a nessuno!», sbotta Debora Secci, suggerendo ai pendolari di ricorrere all’alternativa della statale. Quello che farà Michele Foffano: «La mattina lavoro a Mestre, il pomeriggio a Padova. Non posso usare il treno perché oltre al treno dovrei prendere un autobus a Mestre e due a Padova per raggiungere le sedi dove lavoro. Non posso permettermi di spendere 5,60 € al giorno di pedaggio, per cui ho deciso che da quest’anno userò la statale. Se questa poi sarà la soluzione che altri adotteranno qualcuno incasserà di meno e forse rifletterà sull’opportunità di questi aumenti». E Michele Vegro, argomentando che solo il Passante dovrebbe essere a totale pagamento, conclude: «Se il Passante non ha traffico sufficiente per ripagarsi semplicemente vorrà dire che il mercato ha giudicato quell’opera inutile e Cav S.p.A. come qualsiasi azienda di questo mondo dovrà fallire! Non credo sia un ragionamento così difficile da applicare». Sempre a proposito di possibili soluzioni per smaltire la botta, Andrea Vecchiato propone il car pooling, la condivisione della stessa auto da parte di due o più pendolari che hanno la stessa tratta da percorrere: «Spese divise in 4/5 parti e il problema è risolto». «Visto che i gestori si preoccupano tanto di “compromettere l’equilibrio finanziario”- osserva Matteo Montin -, sarebbe curioso conoscere il motivo dell’asfaltatura avvenuta l’anno scorso del tratto Dolo-Padova Est. Di sicuro non è costata due lire, soldi apparentemente sprecati dato che il manto stradale era in ottime condizioni». Marialucia Esteban pone la domanda che ci facciamo un po’ tutti: «E in Germania come fanno con le autostrade gratis? E in Svizzera con 50 euro all’anno per persona come faranno?». E anche ora, di fronte alla proposta Zaia di estendere gli abbonamenti scontati anche ai residenti di Padova e Mestre, c’è chi critica, come Marco Cuccato: «Invece per i pendolari da Boara/Monselice chissenefrega eh? Si pensa sempre in piccolo, a soluzioni tampone per accontentare i pochi e mai a una soluzione vera come la vignetta, ampiamente usata con successo in tutti i paesi civili».
Enrico Pucci
IL TRASPORTATORE
Sartor: per la mia azienda un costo di 150 mila euro l’anno
Quanto incidono i pedaggi autostradali nel bilancio di un’impresa di autotrasporti? Vendemiano Sartor gestisce, insieme alla famiglia, una piccola impresa di trasporto a San Polo di Piave, nel Trevigiano: venti automezzi da 44 tonnellate, due milioni di euro di ricavi. Ma, soprattutto, Sartor è uno degli artefici che hanno accompagnato la costruzione del Passante: è stato assessore regionale all’Economia tra il 2008 e il 2010.
«I nostri mezzi fanno circa due milioni di chilometri l’anno, il 70% dei quali in autostrada: paghiamo pedaggi per circa 150 mila euro. Il 6% del fatturato». Troppi? «Un costo aziendale, notevole. Superiore certamente a quello che pagano imprese simili alla nostra in Europa». E la vignette proposta da Zaia? «Improponibile, soprattutto per i mezzi pesanti. E poi ci sono troppi concessionari. Il governatore farebbe meglio a lavorare perché da Trieste a Brescia vi sia un unico concessionario. E dica al suo consulente Malvestio di consigliarlo meglio: questo deve fare la politica, non altro. Zaia è là da quattro anni, non da un mese. E cosa ha fatto, oltre a criticare il passato?». Gli sconti ai residenti? «Non risolvono niente, le tariffe vanno abbassate e basta». «Cav è un’ottima idea, ma gli aumenti di questi giorni sono ingiustificati. Il calcolo di sostenibilità è stato fatto sulla base dei flussi di traffico del 2008. Ora è cambiata la situazione, bisogna adeguarli» E gli aumenti? «Ora sono inopportuni. In periodo di crisi bisogna lavorare a pareggio, non si può fare cassa e progettare nuovi investimenti, vanno agevolati gli utenti». Per Sartor gli aumenti andrebbero spalmati in un tempo più lungo: «Fossi Zaia, deciderei di sospendere gli aumenti, prolungare la concessione e graduare l’incremento sulla base di un nuovo piano finanziario. Non si può spremere la gente così. Quando i flussi di traffico torneranno a crescere, allora si potrà pensare a ritocchi».
IL GIORNO DELL’EPIFANIA VICINO A BASSANO
E Don Bizzotto celebra messa lungo la nuova Pedemontana
È stata denominata «Epifania della Terra: eucarestia in solidarietà con tutti i popoli» l’iniziativa che vedrà protagonista don Albino Bizzotto domani, giorno dell’Epifania, in provincia di Vicenza. Il fondatore dell’associazione «Beati i costruttori di pace» celebrerà una messa all’aperto scegliendo come area simbolica un’area adiacente alla nuova Pedemontana Veneta, in costruzione nel Vicentino: l’appuntamento è fissato alle 14.30 nel piazzale del distributore Agip all’altezza dello svincolo di Bassano sud sulla superstrada Gasparona. Al momento hanno già garantito la loro presenza i rappresentanti di una quarantina di comitati di tutto il Veneto, non solo quelli che protestano per la costruzione della Pedemontana Veneta.
«È la prima volta – spiega don Bizzotto – che scopriamo che fare solidarietà con i popoli significa mettere in salvo la Terra. Nella crisi che morde ovunque, tutti sono preoccupati di far girare l’economia per far tornare i conti. E invece prima di tutto dobbiamo affrontare l’emergenza Terra, che è proprio in affanno nel garantire gli elementi necessari alla vita di tutti gli altri esseri». «Per questo – il monito di don Bizzotto – dobbiamo impegnarci nella cura del territorio, per migliorare l’aria che respiriamo, una delle più inquinate d’Europa, per proteggere l’acqua buona per tutti, per non togliere più un metro quadro al terreno coltivabile».
l’aci di venezia
Basta umiliare i pendolari dei treni
L’Aci di Venezia si schiera al fianco dei pendolari che protestano per il fallimentare avvio dell’orario cadenzato dei treni voluto dalla Regione. «Se questa innovazione – osserva il presidente Giorgio Capuis – doveva servire a sperimentare forme di mobilità integrata, in vista del completamento dell’Sfmr, che per noi rimane obiettivo prioritario, non possiamo che rimanere sconcertati di fronte ai troppi disservizi causati all’utenza. Credo che ai cittadini non interessi tanto sapere di chi sono le responsabilità, sappiamo che quello dello scaricabarile continua a rimanere un vizio italico, ma pretendano di avere un servizio ferroviario adeguato ai tempi visto anche i costi sostenuti dalla collettività per finanziarlo». Il presidente dell’Automobile club veneziano ribadisce la necessità di dotare l’area centrale del Veneto di un sistema di mobilità integrata sul modello di quanto avviene in altri Paesi d’Europa, anche al fine di decongestionare la rete viaria e migliorare la sicurezza degli utenti.
Puppato accusa Zaia «Imprese arricchite alle spalle dei veneti»
La senatrice del Pd: un aumento spaventoso che divorerà le tredicesime e il copione si ripeterà con la Pedemontana
MONTEBELLUNA «L’aumento dei pedaggi, in particolare sulla Padova-Venezia, è spaventoso: in questo momento si traduce nel furto della tredicesima di migliaia di veneti che fanno i pendolari tra Treviso, Mestre e Padova. Assolutamente inaccettabile».
Laura Puppato, a lungo sindaco di Montebelluna, poi capogruppo in Regione del Partito Democratico, oggi senatore a Palazzo Madama, non ha perso la capacità di indignarsi: «La verità è che il sistema della mobilità disegnato e realizzato dalla Regione in questi anni, il cui interprete maggiore è stato Renato Chisso, ha portato alcune imprese ad arricchirsi sulle spalle dei veneti, vedi la Mantovani spa. Dal suo insediamento, il presidente Luca Zaia non ha fatto nulla per svelare questo meccanismo né per metterlo in discussione».
E Laura Puppato avverte: «C’è un’altra infrastruttura che sta per essere realizzata con lo stesso meccanismo: la Superstrada Pedemontana Veneta, che sarà pagata con i pedaggi di chi vi passerà».
La conclusione è, dunque, che la stangata sulle autostrade del Veneto metropolitano sia solo la prima di una lunga serie. Secondo Puppato, in questo modo il «prima i veneti» tanto invocato da Zaia «si è realizzato», a scapito delle tasche dei cittadini: «Un primato in negativo che pone il Veneto al primo posto per costi autostradali e disagi ferroviari. Vorrei ricordare che il governo di cui Zaia ha fatto parte ha contribuito solo con un quinto dei soldi necessari a costruire il Passante e solo per un ventesimo di quello che costerà la Pedemontana».
«Zaia è un giocatore di poker, il rilancio è la sua specialità» rincara Laura Puppato. «Quando viene colto in fallo infatti è maestro per mettere in campo novità che possano far credere in una soluzione, che tale non è. Se ora Zaia propone un allungamento della convenzione di gestione del Passante vuol dire che i conti sono stati fatti male. Se a distanza di pochi anni si scopre che non si riesce a pagare i mutui e la gestione attraverso gli ordinari incassi dei pedaggi, allora viene spontaneo chiedere a chi amministra che è tenuto a dimostrare la buona gestione prima non dopo aver proceduto agli aumenti».
Tutta l’operazione del Passante, come del resto la Pedemontana, è ancora avvolta per Laura Puppato da una «inaccettabile opacità»: «Ho chiesto per dieci volte, prima alla Regione ed ora al governo, la trasparenza su tutta la documentazione di questi progetti di finanza. La conoscenza, infatti, è indispensabile per ogni valutazione. E per dieci volte mi è sempre stato opposta una fiera resistenza». Una mancata trasparenza che prelude poi agli scandali e alle inchieste che hanno portato ai mandati di cattura per corruzione e concussione.
Con la grande contraddizione che avverte Laura Puppato: «Politici che quando sono a Roma decidono contro l’interesse dei veneti e quando sono nel Veneto gridano a Roma ladrona».
Daniele Ferrazza
Miranese, l’Unione dei Comuni si appellerà al prefetto di Venezia
MIRANO. L’Unione dei comuni in campo per far sentire la voce del territorio contro il salasso autostradale. A proporlo è Nicola Fragomeni, sindaco di Santa Maria di Sala, uno dei comuni che rischia più di altri l’invasione di traffico a causa dell’aumento del pedaggio sul sistema A4-A57. Fragomeni chiamerà già martedì i colleghi sindaci, in particolare quelli più interessati dal problema (Mirano, Spinea, Salzano, Noale e Pianiga) e proporrà di coinvolgere la nascente Unione dei Comuni del Miranese per far sentire la voce contraria del territorio. Sulla questione Fragomeni ha già sentito nei giorni scorsi l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso, il quale ha assicurato un confronto sulla questione del salasso. L’interlocutore dell’Unione però sarebbe anche un altro: il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia, canale privilegiato per conferire indirettamente anche con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e convincere così Cav a calmierare i costi del pedaggio schizzati così in alto. Il problema è quanto mai serio e i sindaci (non solo Fragomeni) vengono ora incalzati da più parti a spendersi per far tornare la concessionaria sui propri passi. Il rischio è far riversare sulle strade comunali e provinciali gran parte del traffico che oggi percorre l’autostrada in direzione Padova. Con esiti catastrofici per l’equilibrio già precario della viabilità ordinaria. Le alternative alla A57 per raggiungere Padova sono più di una, ma questo non basterà a spalmare la mole di traffico pendolare senza l’aumento, anche minimo, di auto e tir nei centri abitati, con conseguenze nefaste per la circolazione, i tempi di percorrenza e la sicurezza stradale.
Filippo De Gaspari
Gazzettino – Pedaggi, Cav difende la stangata
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 1 Comment
5
gen
2014
«Sull’A4 si paga meno di altrove»
STANGATA – La società Cav difende i pedaggi. Qui, il casello di Preganziol
LA CAV DIFENDE LA STANGATA, MA I CONTI NON TORNANO
AUTODIFESA – Il presidente della Cav, Tiziano Bembo, durante la conferenza stampa per rintuzzare le critiche sugli aumenti.
Il presidente Bembo: «Gli aumenti sono stati del 3,18 per cento in cinque anni. Correttivi per i pendolari? Stiamo facendo i conti…»
2,80 DA PADOVA EST A MESTRE
1,5 MILIARDI DI EURO
3,18% L’INCREMENTO MEDIO DI TARIFFE E PEDAGGI
PRESIDENTE – Tiziano Bembo della Spa Cav sostiene che i costi per chilometro sulla Padova-Mestre anche dopo gli aumenti sono in linea con la media nazionale
TREVISO-VENEZIA – Si sborsano al casello 0,16 euro ogni “km utile
PADOVA-MESTRE Sulla tratta il costo medio è di 0,13 euro per chilometro
Cari automobilisti, mettetevi il cuore in pace. E mettete mano al portafogli. I rincari in autostrada non ve li toglie nessuno. Perchè nel cuore del Nordest produttivo sono economicamente necessari, per pagare il Passante di Mestre. Sono in regola con la legge. Anzi, sono perfino in ritardo. E se anche il governatore Luca Zaia ha promesso una soluzione per aiutare «migliaia di lavoratori pendolari», questa si scontrerà inevitabilmente con i conti della società che gestisce il Passante e la Padova-Venezia. Ovvero con il computo di flussi e utenti che potrebbero beneficiare di eventuali sconti o abbonamenti. Altrimenti finisce come con il ministro Maurizio Lupi, che l’altro giorno ha ipotizzato gli abbonamenti con riduzione del 20 per cento, salvo poi sentirsi rinfacciare dagli autotrasportatori che è uno sconto impossibile, da 20 miliardi all’anno.
Nella sede mestrina del Cav è andata in scena, ieri mattina, la conferenza stampa di Tiziano Bembo, il presidente della società nata nel 2008 (metà della Regione Veneto, metà dell’Anas) che gestisce Pd-Ve e Passante. Nel fuoco delle critiche ci sono proprio i salassi su questa tratta, in particolare tra Padova e Mestre, dove il pedaggio è stato unificato a 2.80 euro (sia che si esca a Mirano-Dolo che a Mira-Oriago). Ed è per questo che Bembo si è affrettato a convocare i giornalisti, così da allontanare ombre e sospetti, che lambiscono Palazzo Balbi.
La società Cav spergiura che i rincari sono più contenuti che altrove e in linea con il costo/km nazionale. Sono stati benedetti dal Cipe e sono frutto del progetto del Passante, su cui non influisce il mancato arretramento della barriera di Mestre a Roncoduro. I 2 euro e 80 centesimi che pagano tutti quelli che da Padova vanno a Mirano, Mira o Mestre? «Tale pedaggio è composto da una parte derivante dalla percorrenza del sistema autostradale chiuso (Padova Est – Mirano-Dolo) e da una parte dall’interconnesso sistema autostradale aperto». Ovvero dal sistema Passante-Bretella Marco Polo, a cui vanno «altresì applicate percorrenze chilometriche aggiuntive stabilite dall’Anas in funzione del finanziamento del Passante».
Colpa di chi lo ideò e realizzò, dice Bembo. Inoltre gli aumenti sono approvati dai ministeri dei Trasporti e dell’Economia, con una rimodulazione delle tariffe che «è frutto di un lavoro pluriennale fatto in sintonia con Anas, Regione Veneto e Ministero».
Tutti nella stessa barca. Ma Cav «non ne ricava il minimo profitto – aggiunge Bembo – anzi ne ha una perdita di ricavi da pedaggio». Perchè? «Tutti gli utenti provenienti da ovest pagano un minor pedaggio in uscita alle stazioni di Mira-Oriago e Venezia-Mestre corrispondente al tratto ora totalmente liberalizzato pari a 0.50 euro». Ci sono poi gli sconti (40 per cento) per i pendolari di Mirano, Dolo, Mira, Spinea e Pianiga.
Conclusione Cav: «Il nostro sistema è in vigore dall’8 febbraio 2009 e per tre anni consecutivi – dal 2010 al 2012, per Cav – unica concessionaria in Italia – le tariffe sono diminuite. Gli incrementi autorizzati negli ultimi due anni aggiunti ai decrementi dei primi tre anni corrispondono a un valore medio d’incremento pari al 3.18 per cento». Il che sarebbe nella media degli aumenti in Italia, a parte il non trascurabile aspetto che l’ultimo balzo assume ben altro significato percentuale.
«Sono stato invitato dal presidente Zaia a studiare un sistema di mitigazione degli aumenti. Stiamo controllando i numeri e valutando l’estensione a tutti i pendolari che entrano a Padova Est e vanno a Mestre. Ma solo quando conosceremo le cifre sapremo se c’è sostenibilità economica». E l’ipotesi di una vignette per i veneti sostenuta dal governatore veneto? «Da un punto di vista tecnico tutto si può fare… Comunque le decisioni sono governative altrimenti rispondiamo di eventuali danni erariali». Sullo sfondo c’è il nodo dell’allungamento della convenzione dal 2032 al 2049. «Lo chiederemo presto e un eventuale allungamento permetterebbe di fare altri ragionamenti sulle tariffe, consentendo di spalmare il rientro dei costi in più anni». I pendolari possono attendere.
LE REAZIONI «Zaia non può tirarsi fuori e fare lo scaricabarile»
VENEZIA – (G. P.) «Ma che gioco fa Zaia? Si chiama fuori dalle decisioni del Cav sulle autostrade. Ma chi li mette in quel posto gli amministratori se non la regione? E il presidente Bembo è perfino un leghista. Giocano solo allo scaricabarile». È tagliente Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Pd. E rincara la dose il suo collega di partito Bruno Pigozzo, vicepresidente della Commissione Trasporti in Consiglio regionale. «I nodi sono arrivati al pettine e i cittadini stanno pagando errori e negligenze programmatorie dai quali Zaia e la sua giunta non possono sfuggire».
Scende in campo anche il senatore Antonio De Poli dell’Udc. «Far gravare i pedaggi autostradali sulle tasche di tutti i veneti, anche di chi non si mette in auto, è una proposta inaccettabile». Risponde in questo modo alla proposta di Zaia di un «bollino annuale» che ricalchi il modello di Paesi come Austria e Slovenia. «Condivido il concetto di ammortizzare l’impatto e trovare una soluzione che spalmi i costi alleggerendo così il carico dei pendolari. Ma Zaia non giochi allo scaricabarile e si attivi presso Cav e Ministero perché si possa trovare una soluzione a questa stangata. In questa partita Zaia è parte in causa».
Comitati sul piede di guerra. A partire da quello per il No Valdastico Nord. «Meno male non c’è stato il via libera definitivo al prolungamento dell’A31, altrimenti, come per il passante di Mestre o per la tratta Venezia-Trieste, avremmo subito anche noi ben altri aumenti delle tariffe autostradali» ha commentato il portavoce Giuseppe Sentelli.
I CONSUMATORI «Sulla tratta da Venezia a Trieste un incremento del 12.9 per cento»
Tra costi diretti e indiretti gli aumenti dei pedaggi autostradali scattati dal primo gennaio comporteranno un aggravio di 87 euro annui a famiglia. Lo affermano Adusbef e Federconsumatori nel sottolineare che l’incremento delle tariffe è pari in media al 4%, ma in alcuni casi ha raggiunto punte dell’8,28% (Strada dei Parchi), del 12,9% (autostrada Venezia-Trieste) e del 15% (autostrada Torino-Aosta). Gli aumenti, sottolineano le due associazioni dei consumatori, «risultano di gran lunga superiori al tasso di inflazione e avranno pesanti ripercussioni su tutti prezzi, andando a sommarsi alla ormai insostenibile pressione fiscale».
Intanto la Cna-Fita chiede un tavolo al ministro Maurizio Lupi. «È un passo avanti verso la richiesta di concretezza che l’autotrasporto e tutto il Paese hanno più volte invocato che il ministro sia disposto finalmente a rivedere, migliorandola, la questione pedaggi, riconoscendo così l’insostenibilità di simili aumenti».
LA POLEMICA – Il Cav sostiene invece che siamo nella media nazionale (0,06 euro)Quanto ci costa il Passante
A causa dei “chilometri virtuali” si spende il doppio rispetto alle altre autostrade
Quanto grava il “sistema Passante” sulle tariffe che pagano gli automobilisti? Se lo stanno chiedendo un po’ tutti, anche perchè l’opera autostradale fu realizzata con un sistema che teneva conto dei futuri pedaggi, moneta sonante che avrebbe consentito di pagare l’indebitamento accumulato. Il Passante incide in modo determinante, in alcuni tratti comporta un costo al chilometro che è più che doppio rispetto al costo medio delle autostrade italiane: fino a 0,16 euro al chilometro.
Eppure ieri Tiziano Bembo, presidente Cav, ha assicurato il contrario, sostenendo che nel tratto maggiormente incriminato, da Padova Est a Mestre, siamo «in linea con i valori chilometrici nazionali». Ovvero con 0,07 euro al chilometro. Ecco il suo ragionamento: «Il totale complessivo dei chilometri pedaggiati è pari a quasi 45 chilometri con una conseguente tariffa media unitaria chilometrica, ottenuta dividendo il pedaggio di 2,80 euro per i 44 chilometri e 650 metri (somma dei chilometri fisici e virtuali), pari a 0,06 euro al chilometro». Il problema sono quei chilometri “virtuali” (Tangenziale di Mestre, Bretella per l’Aeroporto e Passante stesso) che gravano sull’utenza anche se un automobilista entra a Padova Est ed esce dopo pochi chilometri a Mirano.
Dice Bembo che prima del Passante (2009) la Padova-Mestre costava agli utenti 2,20 euro e oggi 2,80, ovvero solo 60 centesimi in più. E non ha nascosto che il Passante pesa. Ma ha rimarcato: «Da Rovigo a Padova pagano 3,40, 2,60 euro da Treviso Sud a Mestre. Sono pendolari diversi questi?». E ha contestato calcoli giornalistici secondo cui da Padova a Mestre il costo per chilometro è di 0,22 euro, ovvero il triplo del costo medio nazionale. «Siamo ben lontani da quelle cifre» ha concluso.
In realtà l’ombra del Passante sulle tariffe è un macigno che moltiplica gli esborsi. Nel tabellone di questa pagina si può leggere quanto costa spostarsi nel Nordest. Per tutte le tratte, eccetto quello che gravitano nell’area Padova-Venezia-Treviso, siamo nella media nazionale del costo per chilometro. Il calcolo non va fatto solo sui chilometri effettivamente percorsi, ma – come avverte Autostrade per l’Italia nel suo sito – sono conteggiati «oltre ai km tra casello e casello, i km degli svincoli, delle bretelle di adduzione e dei tratti autostradali liberi prima e dopo il casello che sono stati costruiti e sono gestiti dalla Concessionaria autostradale». A questo va aggiunta l’Iva al 22 per cento e si applica «l’arrotondamento, per eccesso o per difetto, ai 10 centesimi di euro». Il risultato sono i «chilometri utili al fine del pedaggio».
Con questo calcolo da Padova Sud a Bologna (98 Km utili) i 6,80 euro equivalgono a uno 0,06 al chilometro. Idem nel tratto da Padova Ovest a Verona Est (75 km utili) o a Piovene Rocchette (62 km utili); oppure da Venezia Est fino a Udine Sud (110 km utili) o a Tarvisio (210 km utili), dove il costo/km è pari a 0,08 euro). E se da Verona Nord andiamo a Vipiteno (209 km utili) il costo è di 0,07euro.
Cosa accade invece nel “triangolo del salasso”? Da Treviso Sud a Venezia (A27) si pagano 2,60 euro per 16 chilometri utili (quelli effettivi sono meno della metà), il che equivale a un costo di 0,16 euro/km. Il che è più del doppio degli 0,07 euro/km della media nazionale. Da Padova Est a Venezia (A27) per 40 km utili si pagano 6,30 euro, pari a 0,13 euro/km. Da Padova Est a Mestre, Mirano e Mira (21 km utili per tutte e tre le tratte) siamo a 0.13 euro/km, anche se i chilometri utili sono rispettivamente 20, 12 e 18.
Se Cav indica «45 chilometri pedaggiati» su tutto il sistema Passante, evidentemente lo può fare. Ma così gli automobilisti pagano il Passante non a tariffe di mercato, ma a tariffe gonfiate. Che conteggiano non solo i chilometri “virtuali”, ma anche le percorrenze chilometriche aggiuntive stabilite a suo tempo dall’Anas, quando il Passante fu progettato e realizzato. Nonchè quello che ieri il presidente Tiziano Bembo ha definito «il cosiddetto “isopedaggio” tra vecchio tracciato e nuovo, al fine di evitare che l’utenza continuasse ad usufruire della tangenziale anzichè del Passante».
Il risultato pratico sta nel differenziale per chi percorre la Padova-Mestre (0,13 euro al chilometro) o la Treviso Sud-Venezia A27 (0,16 euro al chilometro) rispetto a chi si deve muovere nelle altre aree del Nord est o dell’Italia.
G. P.
AUTOSTRADA Cav replica alle critiche: «In 5 anni pedaggio salito solo di 60 centesimi»
Mirano “stangata”, Spinea si salva
Mirano-Padova Est: 2.80 euro. Spinea-Padova Est: 1.60 euro. Tiziano Bembo, presidente di Cav, ieri è intervenuto per chiarire la situazione tariffaria autostradale difendendo le scelte della società. «Gli adeguamenti tariffari sono stati a lungo studiati, erano inevitabili e sono equilibrati. La differenza tra Mirano e Spinea? Per i pendolari il problema non si pone, abbiamo studiato le tariffe agevolate apposta». L’aumento del 250% sulla tratta Mirano-Padova ha provocato feroci proteste ma Bembo non ci sta: «A gennaio 2009 la Venezia-Padova costava 2.20 euro, a gennaio 2014 costa 2.80 euro. In cinque anni il pedaggio è salito solo di 60 centesimi»
«Inaccettabile l’ennesimo aumento dei pedaggi»
L’ACCUSA «L’aumento del 250% sulla Mirano-Padova è inaccettabile»
LA DIFESA «In cinque anni il pedaggio è salito solo di 60 centesimi»
Ecco le nuove tariffe in vigore dal 1. gennaio. La tratta Mestre-Dolo rimane gratuita
Le nuove tariffe sono entrate in vigore dal 1.gennaio. Mirano-Padova Est è passata da 80 cent a 2.80 euro, Mirano-Padova Zona Industriale da 90 cent a 2.90 euro, Mirano-Padova Ovest da 1.60 euro a 3.60 euro. La tratta che va da Mestre a Dolo-Mirano resta gratuita. Si abbassa il pedaggio della Mestre-Padova Est, che passa così da 3.30 euro a 2.80 euro. Per chi imbocca il Passante a Crea, la tratta Spinea-Padova Est è salita da 1.50 a 1.60 euro.
(g.pip.)
Caro casello, un abisso tra Spinea e Mirano
Ma Cav difende le sue scelte: «Adeguamenti equilibrati e per i pendolari il problema non c’è»
Le foto con i due scontrini girano da tre giorni su Facebook, in poche ore quelle due ricevute sono diventate il simbolo di una politica tariffaria che molti utenti definiscono «assurda e iniqua». Mirano-Padova Est: 2.80 euro. Spinea-Padova Est: 1.60 euro. La domanda circola da mercoledì: «Chi me lo fa fare di imboccare l’A4 a Mirano, quando posso prendere il Passante a Spinea e pagare meno?».
Silvano Checchin, sindaco di Spinea, ha subito fiutato il problema: «Non vorrei che gli ingorghi di Vetrego ora si spostassero a Crea, la situazione va monitorata: i caselli devono essere scelti in ottica trasportistica, non tariffaria».
Tiziano Bembo, presidente di Cav, ieri è intervenuto proprio per chiarire la situazione e difendere ogni scelta fatta: «Il tornello di Vetrego era un problema ed è stato giusto eliminarlo, ma non penso che ora il traffico sia stato semplicemente spostato. Gli adeguamenti tariffari sono stati a lungo studiati, erano inevitabili e sono equilibrati. La differenza tra Mirano e Spinea? Per i pendolari il problema non si pone, abbiamo studiato le tariffe agevolate apposta».
In effetti i pendolari della zona hanno diritto ad uno sconto del 40% sulla Mirano-Padova Est: pagheranno così 1.70 euro, e l’utilizzo del Passante porterebbe ad un risparmio di soli 10 cent a viaggio. Per i non pendolari, invece, prendere il Passante sarà molto più conveniente. L’aumento del 250% sulla tratta Mirano-Padova ha provocato feroci proteste, Bembo risponde in modo netto: «A gennaio 2009 la Venezia-Padova costava 2.20 euro, a gennaio 2014 costa 2.80 euro. In cinque anni il pedaggio è salito solo di 60 centesimi, e nel frattempo è stato costruito il Passante».
Già, il Passante: Bembo spiega che i piani finanziari di Cav sono inevitabilmente legati ai costi per la realizzazione di questa infrastruttura: «Cav, società partecipata di Anas e Regione, ha l’obiettivo di ripianare la spesa di 1,2 miliardi per il Passante e per tutte le opere complementari fin qui realizzate. I primi adeguamenti tariffari ci sono stati solo l’anno scorso. Abbiamo la concessione autostradale fino al 2023, contiamo di allungarla fino al 2050 per diluire le spese e quindi poter andare incontro all’utenza». Eppure, ai pendolari di Miranese e Riviera, questo aumento non va proprio giù: «È vero, pagano 2.80 euro ma molti godono pure del tratto gratuito fino a Mestre – replica il presidente – Ricordo che sui 44 chilometri da noi gestiti il costo è di sei centesimi a chilometro, sotto la media nazionale».
AGLI SPORTELLI CAV – Corsa per l’abbonamento annuale. Ben 85 richieste in due giorni
Corsa agli sportelli Cav per sottoscrivere l’abbonamento annuale destinato ai pendolari: in due giorni sono già pervenute 85 richieste. Per ora gli sconti sono rivolti ai residenti di Mirano, Spinea, Mira, Dolo e Pianiga, Bembo però non esclude che in futuro le agevolazioni possano essere allargate agli utenti che vivono in altri Comuni del Miranese e della Riviera, ma pure nell’area mestrina. Lo stesso discorso vale per alcuni Comuni del Padovano e del Trevigiano, come ad esempio Preganziol.
«Stiamo valutando questa possibilità, che poi ovviamente dovrebbe essere approvata dal Ministero – conferma il presidente di Cav -. Ne ho già parlato con il governatore Zaia, presto incontrerò alcuni sindaci. Bisogna avere pazienza e valutare bene i flussi di traffico».
Per i prossimi mesi, dunque, gli sconti saranno limitati alla Mirano-Padova Est: i pendolari andranno a pagare 1.70 euro, comunque più del doppio rispetto agli 80 cent pagati fino al 31 dicembre. Gli utenti interessati devono sottoscrivere un contratto «Telepass Family», poi dovranno fare almeno 20 transiti (anche 10 entrate e 10 uscite) in autostrada dal giorno 1 al giorno 31 di un mese. L’abbonamento è riservato ai veicoli di classe A. Per ottenere l’abbonamento l’utente dovrà compilare un modulo ritirabile ai Centri Servizi Cav o scaricabile sul sito di Cav, consegnando il tutto personalmente ai Centri Servizi Cav.
«Il nostro piano era pronto già da marzo, volevamo partire dal 1.giugno ma il Ministero ci ha indicato di attendere gennaio, il mese in cui tradizionalmente scattano gli adeguamenti tariffari. Il via libera è arrivato alle 18.20 del 31 dicembre» spiega Bembo. Prevedendo un assalto agli sportelli, Cav ha deciso di tenere aperta la propria sede alla barriera di Venezia-Mestre sia oggi che il prossimo weekend.
(g.pip.)
DOMENICALINO DI LINO TOFFOLO
«Per non lasciar fuori Venezia dai balzelli vuoi vedere che faranno il pedaggio sui ponti?»
“Stiamo lavorando per voi!“. “Per chi?”. “Non possiamo fare i nomi!”. Ci hanno talmente abituati alle cattive notizie che, senza, temevano andassimo in crisi di astinenza. E allora, a mezzanotte, inizio anno nuovo, hanno aumentato con entusiasmo i pedaggi autostradali! “Grazie! Che bravi ragazzi!”. Soprattutto dove passano più macchine: pendolari ecc. Ma non serve il commercialista come per le tasse, perché – casellanti sempre meno – fai tutto da solo: bastano braccia lunghe e snodabili: i braccia corte devono scendere “Che ridere!”. E adesso ci sarà il sociale balletto delle agevolazioni? Carri funebri? “Gratis”. Auto blu? “Neanche parlarne”. Taxi, camion ecc. Un bel carnevale! E al Sud? “Si paga meno, perché non riescono a terminarle! Ogni chilometro uno stop “Pedaggio privato locale!”. In più (esperienza) quando le cinture di sicurezza sono state obbligatorie se le sono stampate sulle magliette “fantasia!”. E perché Venezia – senza macchine – non rimanga fori dal gioco, forse ci sarà un pedaggio per la “bella” Strada nuova e Mercerie, e su tutti i ponti. “Gratis solo a nuoto!”. Gli studiosi dicono che lo fanno, o per far camminare gli anziani in autostrada o per far andare gli italiani all’estero! Di sicuro c’è la ripresa… la ripresa in giro!
Gazzettino – Caos treni: i pendolari fanno i conti
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5
gen
2014
LA LETTERA – Nel mirino la tratta di 53 chilometri fino a Vicenza penalizzata dal 15 dicembre
«Tempi di percorrenza doppi: con l’orario cadenzato servono 94 minuti, prima ne bastavano 48»
LA PROTESTA «Viviamo disagi intollerabili»
Una lettera all’assessore regionale alla mobilità, Renato Chisso per manifestare tutto il disagio legato alle evidenti e costose criticità dopo l’avvio dell’orario cadenzato per chi giornalmente percorre la linea Montebelluna-Vicenza, soprattutto al mattino: l’hanno firmata decine di pendolari, studenti e lavoratori che non sanno più a che santo votarsi per affrontare quello che sta diventando ogni giorno che passa un calvario.
«Una sola considerazione basti a chiarire il quadro: -denunciano- alcuni anni fa la percorrenza mattutina si attestava, nella migliore tratta del mattino Montebelluna-Castelfranco sui 48 minuti; dal 15 dicembre l’attuale tratta si attesta sui 94 minuti. La differenza di tempo tra 48 e 94 minuti è poco meno del doppio: davvero un primato per una percorrenza di 53 chilometri. È questo record di qualità di vita il nuovo servizio ai lavoratori e studenti veneti che giornalmente si recano alle loro sedi di lavoro e studio?», si chiedono i disperati utenti ferroviari.
«Per raggiungere Vicenza da Montebelluna la genialità dei dirigenti di Trenitalia ed Rfi è di favorire il transito su Padova, -aggiungono poi- utilizzando i treni Eurostar che permettono sì di risparmiare qualche minuto, sborsando però in un anno circa il triplo di un attuale abbonamento annuale: davvero una grande soluzione sul piano dei costi e del pubblico servizio. Di fronte a questa situazione quali sono i miglioramenti che la mobilità regionale intende adottare?».
Sono poi elencate alcune criticità che si stanno evidenziando con il nuovo orario cadenzato sulla linea Belluno – Padova: «Mancanza di un treno da Belluno a Padova nella fascia pendolare mattutina, attualmente oltre al primo treno 5851 vi sono altri 2 treni che arrivano a Padova entro le 8.30; questi, da Cornuda in giù, sono sempre molto affollati e servono gli studenti universitari e nel tratto Alano di Piave – Castelfranco gli studenti delle superiori. Presumiamo -rilevano i firmatari- che l’unico treno alle 7.03 da Cornuda non potrà servire tutti gli utenti e creerà una condizione di sovraffollamento. Non fermando più a Levada sarebbe opportuno venisse istituita una corsa bus integrata (MoM) che possa raccogliere gli studenti di Covolo e Levada (almeno una decina delle superiori) che si troveranno completamente non serviti dal servizio di trasporto pubblico».
Si lamenta poi la mancanza di un treno nella fascia pendolari pomeridiana alle 16.29 da Padova a Belluno: «Oltre a creare un buco di partenza da Padova per il rientro di studenti e lavoratori si ha anche un buco di coincidenza per chi nel pomeriggio voglia rientrare da Venezia/Treviso in quanto a Montebelluna non trova il treno corrispondente».
FERROVIE – Per il sindacalista Romeo, dovevano essere messi a disposizione nuovi convogli
«Disagi sui treni? Colpa della Regione»
PORTOGRUARO – Se sulla Portogruaro-Treviso sono ricomparsi i vecchi locomotori diesel “668”, sulla Portogruaro-Venezia sono in buona parte spariti i moderni “Taf”, entrati in servizio a fine degli ’90, ed anche i “Vivalto” comparsi all’inizio del duemila, sostituiti dai vecchi “navettoni”. Tra i disagi del nuovo orario ferroviario cadenzato c’è da annoverare anche un deciso arretramento in quanto a comfort.
«Tutta colpa della Regione che non ha rispettato gli impegni per l’avvio della orario cadenzato – protesta Nicola Romeo del sindacato Fast -. Dei 20 treni completi Flirt Stadler promessi ne sono arrivati solo la metà. Altro che Trenitalia, il buon avvio dell’orario cadenzato, con il grande aumento di treni giornalieri, era legato all’arrivo di questi nuovi convogli svizzeri che non sono arrivati. Inadempiente il fornitore svizzero, inadempiente la Regione».
Secondo il sindacalista, il programma del cadenzamento sulla Venezia-Trieste prevedeva lo spostamento di “Taf” e “Vivalto” sulle linee meno frequentate, e l’inserimento su questa linea dei nuovissimi “Stadler” proprio per le esigenze dell’orario cadenzato. «Non essendo arrivati è saltato tutto con i disagi che si sono visti – riprende Nicola Romeo -. Le Ferrovie sono state così costrette a tirar fuori dai magazzini anche i materiali più vecchi, inserendoli nelle linee del cadenzamento per cercare in qualche modo di far fronte alla richiesta».
Il presidente veneto Luca Zaia accusa però il personale di Trenitalia di non aver collaborato per alleviare i disagi. «Zaia ha sbagliato a disdire il contratto con Trenitalia – sostiene Romeo -, in quanto le responsabilità dei disagi sono dovute al mancato arrivo dei materiali che la Regione aveva promesso. L’assessore Chisso lo sapeva e, per questo, aveva chiesto di attendere fino a maggio. Riguardo al personale di Trenitalia, che in realtà ha fatto il massimo, c’è da osservare cosa ha combinato la società regionale Sistemi Territoriali: oltre a non aver assunto tempestivamente tre macchinisti sta facendo ricorso, per i contratti a progetto, a personale in pensione delle Ferrovie anziché ad assunzioni di giovani».
M.Mar.
Gazzettino – “Franano gli argini del Cunetta”
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5
gen
2014
Il Comitato Brenta sicuro denuncia: «Situazione critica da Sandon a Bojon»
«È bastata una modesta piena per azzerare i lavori eseguiti dal Genio»
SOS – Cedono le rive del canale Brenta Cunetta tra Sandon e Bojon di Campolongo
Polemiche anche per gli scavi sul Contorta
«Non ci volevo un genio (civile) per capire, con il lavoro fatto, che alla prima pioggia sarebbero franate le rive».
Questo il commento del «Comitato intercomunale Brenta sicuro» sull’esito dei lavori eseguiti nel mese scorso dal Genio Civile di Venezia lungo il tratto degli argini del Brenta Cunetta da Sandon di Fossò a Bojon di Campolongo Maggiore. Lavori che hanno visto il disboscamento degli argini interni del fiume, ma che con la prima modesta piena dei giorni scorsi hanno avuto l’effetto di far nascere nuove frane lungo le fragili rive in sabbia del corso d’acqua.
«Vogliamo sicurezza. Lo stesso governatore del Veneto, Luca Zaia, dopo le nostre proteste dei mesi scorsi ha affermato che i nostri corsi d’acqua sono delle autentiche bombe ad orologeria. L’innesco è acceso: non possiamo aspettare inerti che scoppi la bomba».
Marino Zamboni, presidente del Comitato intercomunale Brenta Sicuro, ha appena inviato una lettera aperta agli organi di stampa di tutto il Veneto per denunciare la grave situazione.
«La Regione del Veneto ha appena approvato lo scavo in laguna del canale Contorta. Se il progetto è considerato tra le opere strategiche dello stato e avrà quindi una corsia preferenziale per la sua realizzazione, ci è difficile comprendere come non sia altrettanto strategico il completamento dell’idrovia Padova-Venezia quale canale scolmatore in caso di difficoltà idrauliche. Per la parte dell’idrovia già completata nei suoi due terzi sono stati spesi finora 150 milioni di euro. Il suo completamento, assieme ad una più attenta manutenzione delle rive del Brenta, del Bacchiglione e di altre reti d’acqua minori, risolverebbe definitivamente l’annoso problema delle inondazioni che periodicamente si abbattono sui nostri territori. Inspiegabilmente il progetto è invece fermo in Regione da tre anni, mentre sarebbe fondamentale accedere subito ai fondi strutturali europei che saranno finanziati nel corso del 2014».
Vittorino Compagno
Gazzettino – Autostrade. Un coro di proteste: “Zaia, abbassa le tariffe”.
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4
gen
2014
E i “padroncini” smentiscono il ministro Lupi
Filippin: «Prima il caos dei treni, ora la stangata decisa da Cav»
VENEZIA – Il rincaro delle tariffe è una mazzata per gli automobilisti, i pendolari, gli autotrasportatori. Infatti, è subito un diluvio di reazioni da parte di esponenti politici ed economici. Che rispondono criticamente anche a Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti, che ha proposto «l’introduzione subito di un sistema di abbonamenti anche sul sistema autostradale con l’obiettivo di ridurre i costi del 20 per cento». Secondo le associazioni di categoria è impraticabile. Paolo Uggè, presidente Fai Conftrasporto: «Chi paga i 20 miliardi necessari?».
Sul territorio veneto è un fioccare ininterrotto di proteste. Rosanna Filippin, segretaria regionale del Pd: «Prima il caos degli orari ferroviari, adesso la stangata da parte della società che fa capo alla Regione: Luca Zaia riduca gli aumenti autostradali». Antonio De Poli, senatore Udc: «Le autostrade venete hanno subito rincari record, mentre alcune aree del Paese sono state “graziate”. Il governo riveda gli aumenti».
E dal palazzo della Regione si fanno sentire Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, del Pdl-Nuovo Centrodestra. «Il Passante deve restare una strada a servizio dei veneti, le tariffe non possono diventare proibitive e lo stesso discorso vale per le tratte venete della Società Autostrade». Chiedono la convocazione della commissione Trasporti regionale. «Una cosa è certa, un pendolare da Padova Est a Mestre nel 2014 non può spendere mille euro in più all’anno rispetto al 2013, è uno stipendio medio che si volatilizza. Il nostro non è un no pregiudiziale, ma un appello perché ci si muova con gradualità».
E da Roncade, il deputato Pd Simonetta Rubinato fa quattro conti per le famiglie costrette a trasportare periodicamente in ospedale malati di tumore. «Per chi deve raggiungere Padova o Verona, entrando a Treviso Sud, il costo fra andata e ritorno, considerando pedaggio e carburante, varia fra i 30 e i 50 euro. Con quattro viaggi la settimana, si arriva a 500-800 euro mensili. Bisogna riconoscere agevolazioni a chi deve recarsi in centri di cura fuori dalla provincia di residenza».
Infine, Stefano Valdegamberi, consigliere regionale ex Udc, attacca Flavio Tosi, presidente della A4 Holding (ex Serenissima) che ha definito «inevitabili» gli aumenti. «Non provi a scaricare le colpe su altri, perchè da quasi un decennio a comandare in autostrada è la Lega».
Gli aumenti dei pedaggi danneggiano soprattutto pendolari e autotrasportatori
LA STANGATA – I forti rincari messi in atto dalle società concessionarie ostacolano la mobilità nell’area destinata all’integrazione
“Balzelli” autostradali record, scacco alla Città metropolitana
PASSANTE – L’arteria che ha risolto i problemi del traffico nell’area di Mestre è costata più di un miliardo di euro.
2.80 È IL COSTO IN EURO
1.000 EURO IN PIÙ
«Ma questo è un balzello che colpisce pesantemente il reddito mensile di decine di migliaia di pendolari che si spostano nell’area metropolitana centrale del Veneto». Beppe Caccia, gianburrasca razionale della politica veneziana (e non solo), disvela con un termine di derivazione antica, il paradosso che interseca la riforma amministrativa che ancora non c’è e la politica tariffaria praticata sulla pelle di chi è già abituato a muoversi nel Veneto, in treno o in auto, come in un agglomerato urbano diffuso. Perchè il balzello iniquo, in un tempo lontano, veniva imposto nel momento in cui un viandante o una merce entravano in una città, protezionismo di un’economia nient’affatto liberale.
Invece, questa imposizione continua lungo le vie di comunicazione autostradali che vanno da Vicenza a Treviso, da Padova a Venezia, assomiglia tanto, in una logica di Città Metropolitana nascente, a una tassa per un cittadino che si trasferisca da un quartiere all’altro di una realtà territoriale condivisa. Come se a un veneziano fosse chiesto, sul Ponte della Libertà, di pagare per entrare a Mestre. O viceversa. Come se un padovano dovesse aprire il portafogli per spostarsi da piazza delle Erbe alla Zona Industriale. È l’effetto dei rincari d’inizio anno per gli automobilisti e dei nuovi orari, accoppiati agli annosi disservizi, per i pendolari dei treni.
Tutto in nome di logiche di bilancio, tutto in regola con le norme, perfino benedetto dalla legge di stabilità. Ma il risultato è ciò che conta: muoversi per lavoro o studio, per diletto o necessità, è più difficile e più caro. E pensare che la legge di riforma delle città metropolitane è in dirittura d’arrivo, approvata alla Camera a fine anno, attende solo il voto in Senato. La Letta-Delrio potrebbe modificare la geografia del Veneto, a partire da Venezia e provincia, per proseguire con accorpamenti di altre realtà territoriali, sugli assi Verona-Vicenza-Rovigo o Padova-Treviso. E questo rende più irridenti gli aumenti tariffari che si stanno abbattendo sugli automobilisti. A partire dalla stangata sulla Venezia-Padova che, come ha ammesso il presidente di Cav, Tiziano Bembo, «serve a pagare il Passante».
Giorni fa Luigi Brugnaro, past president di Confindustria Venezia, ha scritto al Gazzettino trionfante: «L’anno nuovo porta in dote la Città metropolitana di Venezia, un obiettivo al quale abbiamo lavorato a lungo». Gli imprenditori hanno bisogno della libertà di movimento e delle integrazioni (che semplifichino) come dell’aria che respirano le loro aziende. E nella legge nuova di zecca è scritto (articolo 1, comma 2) che tra le finalità delle Città metropolitane ci sono «lo sviluppo strategico del territorio», nonchè la «promozione e gestione integrata di servizi, infrastrutture e reti di comunicazione». E all’articolo 9, comma 1, lettere b), c) e d), si elencano pomposamente «le seguenti funzioni fondamentali»: «mobilità e viabilità», «pianificazione territoriale di strutture di comunicazione», «strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici».
Per il momento ci sono i rincari che il comitato Opzione Zero di Mira bolla con comunicati di fuoco che attaccano anche il progetto della Orte-Mestre e annunciano un dossier sul Passante «con le spericolate operazioni finanziarie della Cav e i possibili collegamenti con il cosiddetto “sistema Veneto” al centro delle inchieste della magistratura».
«La stangata è il risultato di dieci anni di mitologie delle grandi opere e del project financing, serviti ad ingrassare i profitti del sistema politico-affaristico di imprese come la Mantovani. Ricordate come i Galan e gli Zaia glorificavano il Passante e la nascita di Cav spa come straordinario esempio di “federalismo autostradale” e ci raccontavano la balla che tutto sarebbe stato pagato dai privati?» denuncia Beppe Caccia. Ovviamente in attesa di repliche da parte degli interessati.
Giuseppe Pietrobelli
Il “reggente” Ivo Rossi: «La Regione si prenda le proprie responsabilità. Veneti non tutelati»
«La Regione si prenda le sue responsabilità». Ad andare all’attacco è il vicesindaco reggente Ivo Rossi che spara a zero contro l’aumento delle tariffe autostradali.
«Sarebbe importante che la Regione studiasse una salvaguardia per chi, residente nell’area metropolitana, fa un uso sistematico delle autostrade tra Padova, Venezia e Treviso – spiega Rossi da sempre sostenitore della Città metropolitana- : le tecnologie ci sono, occorre stabilire se Zaia e la sua Giunta siano in grado di sostenere questa volontà». «Dopo tanti proclami da parte del Governatore del Veneto – rincara la dose il primo cittadino – sarebbe ora che arrivasse un segnale forte di attenzione verso chi in Veneto ci vive, sul fronte dei trasporti tra i diversi quartieri della grande area metropolitana che si snoda lungo l’asse dell’A4 e del Passante». «Chiediamo a Luca Zaia di tradurre in fatti il suo »Prima il Veneto”. La Cav è controllato a metà dalla Regione ed a metà dall’Anas: la Regione potrà fare qualcosa o è sempre compito di qualcun altro? Questa volta alibi non ce ne sono” dice ancora Rossi che poi conclude polemicamente: «Non vorremmo che, dopo aver vessato le aziende di trasporto pubblico comunale e provinciale, con riduzione dei trasferimenti regionali a fronte di costi crescenti, la mannaia della Regione penalizzasse ulteriormente proprio quei cittadini, che almeno a parole, voleva privilegiare».
Il vicesindaco Simionato: «Una contraddizione e uno smacco al progetto delle aree integrate»
«Una contraddizione, uno smacco alla città metropolitana». Così il vicesindaco del Comune di Venezia, Sandro Simionato, a proposito dell’aumento dei pedaggi autostradali del 250 per cento e dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato dei treni.
«Se per le autostrade si sa che l’aumento è anche legato alla realizzazione del passante di Mestre – prosegue Simionato – per quanto riguarda i treni non c’è una giustificazione. E qui appare evidente come sia necessaria una redistribuzione delle competenze a livello territoriale, perchè gli enti locali sono tagliati fuori da queste manovre e non hanno margine di intervento».
Insomma, una contraddizione per l’idea di città metropolitana che tutti a parole vorrebbero veder realizzata, ma che di fatto si scontra con tante forme di sgretolamento del territorio, anche per quanto riguarda la mobilità.
Nel frattempo la Regione ha deciso di disdire il contratto di servizio con Trenitalia che però rimarrà valido per tutto il 2014 e anche per l’anno successivo, in attesa del bando per un nuovo gestore.
«Certo – conclude Simionato – ma per altri due anni che cosa dobbiamo fare? Aspettare il treno sperando che arrivi o, meglio, che parta quando serve? La mobilità è uno degli assi portanti della città metropolitana, bisogna garantire nel territorio la massima celerità negli spostamenti della popolazione. Questi interventi vanno invece nella direzione opposta e rappresentano una grande contraddizione».
Giovanni Manildo: «Spingere la PaTreVe. Gli aumenti non aiutano servono agevolazioni»
«La mia opinione è che la mobilità nell’area della PaTreVe debba essere incentivata non ostacolata. E l’aumento delle tariffe non aiuta di certo. Mi vedrò con il sindaco di Padova e di Venezia per parlare di questo problema. Stiamo pensando a come introdurre delle tariffe agevolate per i pendolari anche se una soluzione andrebbe chiesta alla Regione e a Zaia». Giovanni Manildo, sindaco di Treviso, parte da un presupposto: la PaTreVe esiste già nei fatti anche se non ancora da un punto di vista giuridico. Ed esistono anche i flussi di persone che si spostano da Treviso a Padova e Venezia o che fanno il tragitto inverso per andare a lavorare o per raggiungere la propria abitazione. La città metropolitana è quindi una realtà con cui fare i conti e la politica dell’aumento delle tariffe, nel caso dei pedaggi dell’autostrada, va nella direzione contraria. «Sì, questi aumenti vanno dalla parte opposta rispetto al percorso giuridico intrapreso – continua Manildo – sono convinto che non sia questo quello di cui ha bisogno la nostra area, ma di una politica che renda ancora più fluida una mobilità che già esiste e ha proporzioni rilevanti. Tra Treviso, Venezia e Padova la gente si sposta per motivi di lavoro o di famiglia. Per questo sono rimasto molto colpito dalla notizia dei rincari sulle autostrade. E anche sugli orari dei treni e la loro frequenza avevamo posto delle questioni ben precise a Chisso. Con gli altri sindaci ci parleremo ragionando sulla possibilità di introdurre delle agevolazioni. Anche se poi la questione andrà girata alla Regione».
«Bloccate subito gli aumenti sulla Dolo-Padova»
Mozione del capogruppo dell’Udc di Venezia Simone Venturini, subito appoggiata dal consigliere Beppe Caccia
Il Capogruppo del Unione di centro in Consiglio Comunale di Venezia, Simone Venturini, è intervenuto con una mozione contro gli aumenti delle tariffe autostradali nella tratta Dolo-Padova e sulla mancata realizzazione dell’arretramento ad ovest del casello di Villabona. «Gli aumenti sono inaccettabili per modalità e per entità – secondo Venturini – L’utilizzo dell’automobile e dell’autostrada, specie nelle tratte utilizzate dai pendolari, non può diventare un lusso per pochi.» Venturini chiede al Consiglio Comunale di assumere una posizione netta: «CAV e Regione congelino immediatamente gli aumenti nell’attesa di un serio piano per la mobilità nell’area metropolitana Patreve e dell’arretramento della barriera di Villabona, operazione già prevista ma mai realizzato».
Anche il Consigliere comunale della lista “In Comune” Beppe Caccia chiede «il congelamento immediato degli aumenti dei pedaggi autostradali». Secondo Caccia «la stangata è il risultato prevedibilissimo di dieci anni di mitologie delle grandi opere e del project financing, narrati come strumento risolutivo dei problemi della mobilità in Veneto. Ricordate come i Galan e gli Zaia glorificavano la realizzazione del Passante e la nascita di CAV SpA come straordinario esempio di “federalismo autostradale” e ci raccontavano che tutto sarebbe stato pagato dai privati? E invece pagano i cittadini.»
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