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Il consigliere guiderà la lista di sinistra. E i grillini ufficializzano la scelta di Valentina Peruzzo

DOLO – Domenica i Cinquestelle promuovono il “firma day” e distribuiscono un questionario

Due nuovi candidati sindaci a Dolo: sinistra e “grillini” hanno scelto i loro leader in vista delle comunali del 31 maggio.

La lista di sinistra “Il Ponte”, con un colpo di scena, è tornata sui propri passi. Il movimento di sinistra mercoledì sera si è riunito in assemblea e ha invitato Giorgio Gei a ritirare le riserve espresse in precedenza. Gei ha deciso di ripensarci e “Il Ponte” ha accolto con favore unanime la sua accettazione della candidatura a sindaco.

A spingere per la candidatura dell’attuale consigliere è stato soprattutto Emilio Zen, il quale era stato indicato come valida alternativa. Zen si è dimostrato tra i più convinti assertori della tesi che Gei, a capo del “Ponte”, fosse un segnale di continuità, di conferma del buon lavoro svolto dalla lista civica.

Superata la delicata fase della scelta del candidato sindaco, “Il Ponte” è a buon punto per la definizione della lista e, come ribadito dallo stesso Emilio Zen, la lista «ha già individuato le linee programmatiche ed è intenzionato a lasciare il segno nella vita politica e amministrativa dolese».

In piena attività anche la lista del Movimento 5 Stelle che ha in Valentina Peruzzo la candidata alla poltrona di primo cittadino. Domenica 12, dalle 16.30 alle 18 in via Mazzini, la candidata promuove il “Firma day”, cui ha dato la sua adesione e sarà presente anche il deputato e presidente della commissione di vigilanza Rai Roberto Fico. Oltre a raccogliere le firme per la lista, il movimento sottoporrà all’attenzione dei cittadini dolesi un questionario per capire quali siano le esigenze più sentite in città. Ognuno potrà anche portare delle proposte. I questionari potranno essere consegnati al momento oppure gli interessati potranno utilizzare l’email del movimento che contiene l’hashtag “TuttiUniti movimento cinque stelle”. Il Movimento 5 stelle partecipa per la prima volta alle elezioni comunali: lo scorso anno, però, alle elezioni europee del 26 maggio 2014 ottenne un successo notevole piazzandosi al secondo posto con 1575 preferenze pari al 21,73% del totale.

Intanto oggi alle 17 il Partito Democratico – che alle Europee risultò di gran lunga il primo partito con il 43% delle preferenze – presenterà il logo elettorale e anche la nuova sede che si trova in via Matteotti, vicino alla Cassa di risparmio.

Lino Perini

 

Gazzettino – Grandi opere dimezzate

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10

apr

2015

A NORDEST – Mose verso il traguardo, ok alla Pedemontana e stop alla Orte-Mestre

Quelle prioritarie calano da 51 a 25. Operazione trasparenza sui cantieri

DOPO LO SCANDALO – Delrio parla con Cantone: collaborazione anticorruzione

INFRASTRUTTURE – L’obiettivo è finire tutti i lavori nel 2021 senza incompiute

Cura dimagrante per le infrastrutture strategiche. Con una sforbiciata, o meglio una focalizzazione, che porta da 51 a 25 le opere prioritarie. Una selezione durissima, decisa ieri dal premier Matteo Renzi, per concentrare le risorse – molto scarse – su pochi obiettivi prioritari. Provando così a mettere fine alla lunghissima lista di opere annunciate ma incompiute (circa 700) dei passati governi. L’allegato “Infrastrutture” al Def, che fotografa lo stato dell’arte della legge obiettivo, è stato quindi dimezzato: solo 25 opere – strade, ferrovie, metropolitane e reti idriche – con costi e tempi di realizzazione. E con i soldi da stanziare e i fondi già disponibili.

Il governo, dopo la bufera giudiziaria sull’ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e il supermanager Ercole Incalza, ha voluto dare una svolta rispetto al passato; il precedente piano comprendeva ben 400 interventi per 380 miliardi di spesa.

Ora, nelle intenzioni, l’obiettivo è di chiudere i cantieri nei tempi stabiliti. Con la massima trasparenza – ieri Delrio ha incontrato per più Raffaele Cantone, capo dell’Autorità nazionale anticorruzione, per avviare una stretta collaborazione – e col rigoroso rispetto del cronoprogramma. Questo non vuol dire che le altre opere già finanziate finiscano sul binario morto. Però è indicata per la prima volta una scala di priorità “forti” per il territorio. Spetterà al dicastero vigilare e mettere a fattor comune le risorse individuate e accendere i riflettori sui ritardi.

La scure ha dunque risparmiato l’Alta velocità Napoli-Bari (2,6 miliardi in tutto, di cui 1,6 disponibili), il Mose (5,4 miliardi) e la Metro C di Roma (2,6 miliardi).

Confermata la cancellazione della Orte-Mestre e di una serie di opere soprattutto al Nord.

Resta in pista la Pedemontana lombarda (4,1 mld) e quella veneta (2,5 mld), la tangenziale Est di Milano (1,6), l’A12 Roma-Latina (2,7) il completamento della ben nota Salerno-Reggio Calabria, la statale Jonica 106 (6,3) e il quadrilatero Marche- Umbria (2,1 mld).

Considerate strategiche, nella rete ferroviaria, l’alta velocità Napoli-Bari (2,6 mld secondo il progetto preliminare) e la Torino- Lione (2,6), il nuovo Brennero (4,4) e il Frejus.

Un capitolo a parte merita il Mose, il cui stato di avanzamento lavori è all’80% e che Delrio vuole ora terminare senza fallo. Nel documento è indicato un costo finale di 5,4 miliardi (5,2 disponibili) e la fine lavori nel 2017 con un fabbisogno triennale di 221 milioni, sempre per salvare dalle acque alte Venezia. Investimenti massicci anche ai porti: Civitavecchia (195 milioni), Taranto (219 mln), piattaforma logistica di Trieste (132), Ravenna (220) al costo globale di 820 milioni (disponibili 816). Per gli acquedotti (Sistema Menta, Caposele, Basento- Bradano) in ballo ci sono 438 milioni. Nel dettaglio, per la metro C di Roma il costo finale è valutato 2,6 miliardi (2,1 mld disponibili) con un fabbisogno triennale di circa 280 milioni.

L’obiettivo previsto dalla legge “Sblocca Italia” è chiudere tutte le opere nel 2021. Interventi anche per la metro di Napoli (2,4 mld di costo con 2,1 mld disponibili e fabbisogno triennale di 200 milioni). Infine l’edilizia scolastica: confermati stanziamenti per quasi 500 milioni di euro. Oggi, salvo sorprese, il varo a Palazzo Chigi col Documento di economia e finanza.

Umberto Mancini

 

VENEZIA – Mose, si chiude con un patteggiamento anche la vicenda giudiziaria di Andrea Rismondo. Il biologo veneziano, residente a Preganziol (Treviso), era finito nel ciclone dell’inchiesta per due distinte accuse di corruzione e finanziamento illecito dei partiti.

Ieri mattina, davanti al gip lagunare Vicinanza, ha patteggiato un anno, nove mesi e 20 giorni con confisca di 82mila euro.

Rismondo si era accordato con i magistrati della Procura di Venezia già nel gennaio scorso. Il suo nome era spuntato fuori dalle indagini della Guardia di finanza sul sistema Mose in seguito ad accertamenti sui soldi arrivati illecitamente al Magistrato alle acque.

Secondo l’accusa il professionista, quale legale rappresentante della “Selc sc” di Marghera, avrebbe versato direttamente al Magistrato alle acque fondi per evitare i controlli.

La seconda accusa era quella di aver illecitamente finanziato l’esponente del Partito democratico Giampietro Marchese nel 2010.

«Ci teniamo a ribadire – spiega l’avvocato Andrea Franco che ha seguito la vicenda in collaborazione con la collega Alessandra Stèfano – che il sistema era tale per cui più che di corruzione il mio assistito era un concusso».

L’avvocato Franco precisa inoltre che la somma confiscata, pari a 82 mila euro tecnicamente considerata come il prezzo del reato, è stata versata al fondo unico della giustizia.

G.P.B.

 

Gazzettino – Chioggia. Treni annullati, e’ bufera

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10

apr

2015

CHIOGGIA – Ieri mattina saltate tre corse su quattro della tratta Adria-Rovigo

Pendolari infuriati: «Con i bus sostitutivi arriviamo al lavoro in ritardo»

La tratta Chioggia – Adria – Rovigo un’odissea per lavoratori e studenti. Si parte da casa convinti di salire su un treno e ci si ritrova su un autobus che non ha gli stessi tempi di percorrenza. Ieri mattina è successo per ben tre volte su quattro. Annullate le corse delle 6.35, delle 8.35 e delle 9.35. L’unico treno a partire dalla stazione locale è stato quello delle 7.35. Per tutti gli altri sul tabellone luminoso è apparsa la temuta dicitura «PE»: piazzale esterno. Tutti quindi sopra l’autobus messo a disposizione da Sistemi Territoriali che ha in appalto la tratta Chioggia – Adria – Rovigo.

«Non è un problema che si verifica una volta ogni tanto – si sfoga un pendolare – succede spessissimo che al posto del treno prendiamo l’autobus. Questo significa impiegare più tempo per raggiungere Adria e Rovigo e, per chi poi deve prendere delle coincidenze per altre mete, non resta che affidarsi alla buona sorte. Quasi sempre infatti si perde il treno e si finisce con l’arrivare al lavoro in ritardo».

Raramente le comunicazioni sulla sostituzione del treno con l’autobus arrivano in anticipo. Dunque tutti ad affidarsi al tabellone luminoso della stazione di Chioggia e, quando non funziona (anche in questo caso non raramente) un occhio va al binario e l’altro al piazzale esterno per vedere se arriva l’autobus. Pendolari e studenti si arrangiano come possono e hanno creato anche un gruppo Facebook chiamato «Utenti della ferrovia Chioggia – Adria – Rovigo» per tenersi informati e aiutarsi a vicenda.

Sui commenti appare tutta l’amarezza di chi, ogni mattina, non sa a che ora potrà arrivare a destinazione. Anche sulle motivazioni delle continue sostituzioni non arrivano, a detta dei pendolari, comunicazioni ufficiali da parte di Sistemi Territoriali. Voci parlano di problemi legati al numero di treni. Tanti sono guasti e si trovano in officina a Piove di Sacco in attesa di riparazione.

«Quando manca un treno – continua sconsolato un pendolare – la prima linea che viene sacrificata è la nostra».

Negli ultimi mesi in città un comitato cittadino sta cercando di smuovere le acque per ottenere una legge regionale che finanzi la costruzione della ferrovia Chioggia – Venezia e Chioggia – Padova. La priorità però al momento sembra quella di far funzionare al meglio l’unica tratta che c’è.

Marco Biolcati

 

La Donazzan ai pendolari: «Fatemi da consulenti »

ODERZO – Sono stati ricevuti da Elena Donazzan, assessore regionale ai Trasporti. Loro sono i pendolari del gruppo spontaneo “Oderzo si muove”, nato un paio d’anni fa per mantener alta l’attenzione sulla tratta ferroviaria Treviso-Portogruaro. Questo Comitato di pendolari ha sempre evidenziato i problemi nati con l’introduzione dell’orario cadenzato, ma non solo. Si è preoccupato anche di far presente a Trenitalia la mancanza di una biglietteria automatica (poi installata alla stazione opitergina), gli atti vandalici alle obliteratrici (poi sistemate). Tanto che la Donazzan è rimasta sorpresa ed ha chiesto loro di diventare consulenti. Mandando una nota entusiasta sull’attività che svolgono.

«All’inizio pensavo che la delega ai trasporti fosse un guaio infinito e indistricabile, soprattutto con i comitati dei pendolari, giustamente arrabbiati quando le cose non funzionano. Sulla mia strada ho trovato invece un gruppo strepitoso. Oderzo si muove è l’evocativo nome scelto dal gruppo di pendolari più dinamici che si ingegnano per risolvere i problemi della loro tratta. All’incontro nel mio ufficio si sono presentati con una tabella orario perfetta al minuto secondo, insomma ingegneria ferroviaria pura. Tra di loro un “genietto” da me così soprannominato per avere elaborato grafici, tabelle, tratte. A lui ho chiesto la disponibilità di diventare consulente gratis, per la Regione».

Naturalmente i pendolari di “Oderzo si muove” sono soddisfatti del nuovo clima instaurato in Regione e stanno prestando la più amplia collaborazione.

(an.fr.)

 

Contorta o terminal in bocca di porto? La guerra tra le soluzioni finora presentate al Ministero dell’Ambiente in tema di grandi navi non si è affatto conclusa. Semplicemente il fruscio delle carte ha preso il posto delle roboanti dichiarazioni e delle conferenze stampa con le diapositive ad effetto. Presentando alla Commissione nazionale per la valutazione d’impatto ambientale un dossier composto da un metro cubo di documentazione, l’ex viceministro Cesare De Piccoli e la Duferco hanno chiesto ufficialmente ieri l’avvio della procedura. Venis Cruise, il progetto che prevede un terminal “appoggiato” sul fondo della bocca di porto del Lido, comprende ormeggi per cinque navi e l’appoggio logistico della stazione marittima attuale. La struttura è lunga 940 metri e larga 34, il tempo di costruzione è stato calcolato in 26 mesi con un costo di 143 milioni di euro.

L’Autorità portuale, dal canto suo, nel presentare un corposo dossier integrativo con circa 300 documenti alla commissione, ha lanciato una nuova sfida: canale Contorta in disuso dopo otto anni ed entrata in funzione di un nuovo scalo passeggeri da realizzarsi – udite udite – all’esterno della diga foranea di San Nicolò, sullo stesso spazio su cui un tempo Est Capital aveva intenzione di realizzare un mega porticciolo con 1.500 posti barca. Qui, secondo l’idea progettuale, ci sarebbe spazio per 8 navi (6 homeport e 2 in transito) e i collegamenti sarebbero realizzati tramite una riedizione della metropolitana sublagunare con un tracciato nuovo: Lido. Sant’Elena, San Marco, Giudecca, San Basilio, Marittima, Stazione, Cannaregio, Murano e aeroporto. Collegati in circa 35 minuti di percorrenza.

Su questo punto, però, Andreina Zitelli, docente di valutazione d’impatto ambientale e oppositrice del progetto Contorta parte all’attacco, sostenendo che, dopo aver dichiarato il proposito di abbandonare il Contorta, si debbano riaprire i termini e vada ripubblicato lo studio di impatto ambientale.

«Come può – dice Zitelli – l’Autorità portuale insistere a chiedere il via libera allo scavo del Contorta, che si trova in zona protetta, quando la stessa Autorità ne prevede l’abbandono a breve termine, ma solo dopo aver sconvolto la morfologia della Laguna centrale a causa dello scavo? È assolutamente illogico, soprattutto perché Venis Cruise prevede una soluzione definitiva allo stesso costo e senza danni alla laguna».

Si profila quindi un nuovo confronto muscolare sul tema.

Oggi, intanto, alle 17.30 sarà presentato a San Leonardo il Libro bianco “Venezia, la laguna, il porto e il gigantismo navale” di Giuseppe Tattara e Gianni Fabbri.

(m.f.)

 

Gazzettino – Il Comitato No Tav invita il sindaco di Susa

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9

apr

2015

CONTRO IL PROGETTO DELL’ALTA VELOCITÀ

PORTOGRUARO – A Portogruaro il comitato “No Tav” scalda i motori. Il gruppo, che da anni sta cercando di ostacolare l’opera che attraverserà il Veneto orientale, ha chiamato anche il sindaco di Susa, la cui vallata in provincia di Torino è passata alle cronache per gli scontri dei “No Tav” con le forze dell’ordine. Per il prossimo 19 aprile il comitato ha invitato Sandro Plano, sindaco della città di Susa, che porterà la propria esperienza nel tentativo di bloccare l’alta velocità ferroviaria.

Il comitato continua così a manifestare contro il progetto ferroviario, che attraverserà l’Europa e l’Italia da ovest a est.

Per il gruppo di Portogruaro non è l’unico “evento” per tenere alta l’attenzione, e nei prossimi giorni saranno vagliate altre iniziative.

Nel programma del Comitato anche le prese di posizione dei candidati sindaci a Portogruaro, che saranno chiamati a pronunciarsi sulla grande opera.

(m.cor.)

 

Gazzettino – A Marghera tangenziale chiusa per 2 weekend

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9

apr

2015

L’INTERVENTO

In direzione Padova stop dalle 22 di sabato alle 4 di lunedì. Poi toccherà alla carreggiata in direzione Trieste

MESTRE – Tecnici del consorzio di bonifica al lavoro per mettere in sicurezza dal punto di vista idraulico tutta l’area di Marghera, per questo saranno chiuse due tratte della tangenziale di Mestre nei prossimi due weekend. Gli uomini di «Acque Risorgive» stanno effettuando dei lavori di ricalibratura del corso d’acqua Fossa, che attraversa la tangenziale in prossimità del sovrappasso di via Bottenigo a Marghera.

La A57 chiuderà dunque la propria carreggiata ovest (direzione Padova) dalle ore 22 di sabato 11 aprile alle ore 4 del mattino di lunedì 13 aprile. La carreggiata est (direzione Trieste) sarà invece chiusa dalle ore 22 di sabato 18 aprile alle ore 4 di lunedì 20 aprile. Durante il periodo di chiusura il traffico sarà deviato sulla rotonda di Marghera per poi proseguire sulla strada statale Romea, sulla camionabile «Marghera-Spinea» e rientrare in autostrada al casello di Mira.

L’intervento concordato da Cav e Acque Risorgive prevede la realizzazione dell’attraversamento dell’autostrada con una nuova condotta che andrà a sostituire l’esistente manufatto ormai insufficiente a contenere il transito delle portate di piena.

«Modalità e tempi di intervento sono stati concordati con la società Cav per limitare al massimo il disagio agli utenti» fa sapere Acque Risorgive. Il direttore del Consorzio, Carlo Bendoricchio, entra nel dettaglio: «Grazie all’utilizzo di moderne tecnologie ed un impiego massiccio di uomini e mezzi riusciremo a realizzare l’intervento nell’arco di due fine settimana».

Questi lavori rientrano nel più ampio progetto di completamento della ricalibratura della Fossa di Chirignago (importo di 1.3 milioni di euro, termine previsto il prossimo giugno). Già nel 2007 era stato tombinato il canale nel tratto compreso tra via Trieste e la tangenziale di Mestre. Ora lo scopo del nuovo intervento è quello di aumentare l’efficienza idraulica del canale di bonifica, fondamentale per il drenaggio di un’area densamente urbanizzata e già duramente colpita da fenomeni di allagamento.

Gabriele Pipia

 

Ci sarà una verifica tecnica sulla possibilità di utilizzare il cavalcavia di San Giuliano in promiscuo col tram. Altre ipotesi allo studio In ritardo i lavori per la pista sul ponte

IN AGITAZIONE – I ciclisti vogliono avere una possibilità reale di andare in bici a Venezia

Zappalorto apre alle associazioni dei ciclisti. Si potrà andare in bici fino a Venezia passando per il cavalcavia di San Giuliano. Le ipotesi allo studio sono due: far correre in promiscuo bici e tram sul cavalcavia di San Giuliano, con il semaforo chiesto dalle associazioni, e utilizzare lo spazio sterrato tra la ferrovia e via della Libertà per unire il ponte con i piedi del cavalcavia di San Giuliano per chi viene da Venezia. Sono comunque in ritardo i lavori per la pista ciclabile sul ponte.

IL PROGETTO – Un semaforo per consentire la coabitazione ciclisti/tram

RITARDI – Il pezzo della pista a sbalzo pronto solo dopo l’estate

ALTRA RICHIESTA «Fateci usare lo spazio sterrato tra la ferrovia e via della Libertà»

Le associazioni hanno incontrato il commissario: c’è un’apertura sulla possibilità di utilizzare in promiscuo il cavalcavia di S. Giuliano

In bici fino a Venezia Ora c’è una soluzione

Si potrà andare in bici fino a Venezia passando per il cavalcavia di San Giuliano. È molto probabile, ed è la prima vittoria delle associazioni di ciclisti.

D’altro canto far partire il tram per Venezia e vedere che sulle prime pagine dei giornali si scrive che Venezia è vietata alle bici, e per giunta per colpa proprio del tram, è una brutta figura mondiale che il commissario prefettizio Vittorio Zappalorto ha cominciato a prendere in considerazione. Per questo il sub commissario Natalino Manno, assieme ai tecnici dei Lavori Pubblici e della Mobilità, ha convocato con urgenza i comitati dei ciclisti.

«Ci siamo visti l’altro ieri a Ca’ Farsetti. Per la verità era già più di un mese che avevamo sollevato la questione ma è meglio tardi che mai, anche perché il momento dell’avvio della nuova linea del tram si avvicina sempre più» raccontano i portavoce dei comitati.

Le ipotesi allo studio sono già due: far correre in promiscuo biciclette e tram sul cavalcavia di San Giuliano, con il famoso semaforo chiesto dalle associazioni, e utilizzare lo spazio sterrato tra la ferrovia e via della Libertà per poter unire il ponte con i piedi del cavalcavia di San Giuliano per chi viene da Venezia. Questa seconda ipotesi prevede che i ciclisti possano continuare a utilizzare il lato nord del ponte per andare a Mestre e quello sud per andare a Venezia.

«In ogni caso dovranno continuare a farlo perché, ci hanno detto all’incontro, la nuova pista ciclabile è in forte ritardo – spiegano Gianfranco Albertini, Biagio D’Urso e Giampietro Francescon per il Coordinamento delle associazioni -: addirittura il pezzo della pista a sbalzo sul ponte, che avrebbe dovuto essere aperto per l’entrata in funzione del tram, non lo sarà per l’estate. E poi il pezzo dai Pili a via Torino è in alto mare perché, anche se il Comune ha la disponibilità dell’area di Brugnaro e ha pure i soldi necessari, ci sono problemi legati alla morfologia del terreno».

Verrebbe da chiedersi come mai se ne siano accorti solo ora che mancano, si spera, solo due mesi all’avvio del tram. «La parte a sbalzo, dicono, è in ritardo per colpa dell’Ilva che non ha mandato per tempo i supporti di acciaio, da fissare sul ponte, che sosterranno le assi di legno. Per il resto non sappiamo».

Anche volendo, dunque, sarebbe impossibile raggiungere Venezia in bici passando per via Torino,. il sottopasso della stazione di Marghera, il Vega e via della Libertà fino ai Pili. Perché, appunto, la pista chissà quando sarà pronta.

La settimana prossima si terrà un sopralluogo congiunto tra associazioni, sub commissario e tecnici del Comune per decidere cosa sia meglio fare. E a quel punto, oltre alle due ipotesi già avanzate, i ciclisti torneranno all’attacco chiedendo di far salire le bici in tram sul tratto San Giuliano-Venezia: «L’Atm di Milano già lo fa nelle prime ore del mattino e durante i fine settimana. È una cosa fattibilissima ed è utile alle famiglie con bambini che non si fidano di percorrere il cavalcavia sapendo che ci sono tempi stretti tra un tram e l’altro, e anche per i più anziani».

Elisio Trevisan

 

Stop Orte-Mestre, tutti contro tutti

Imprenditori in agitazione per l’annunciata cancellazione dalle Grandi opere: «Così ci fanno chiudere»

Sindaci e imprenditori contestano la marcia indietro del Governo. Esultano gli ambientalisti

LA DEPUTATA M5S – Spessotto: «Ora il Governo deve ritirare il progetto»

OPZIONE ZERO «Scelta obbligata dopo l’inchiesta della Procura di Firenze»

DIETRO FRONT – La Orte-Mestre “esce” dalle opere considerate prioritarie dal Governo

C’erano cinquanta imprenditori ieri a Cavarzere, tutti infuriati perché il Governo si accinge a fare l’ennesima marcia indietro sulla nuova strada Orte-Mestre e, in particolare, sul tratto Mestre- Ravenna, ossia la Romea Commerciale. La certezza si avrà domani quando verrà approvato il Def, il documento di economia e finanza che riduce da 400 a 51 le opere infrastrutturali considerate necessarie per il Paese, abbassando da 380 a 76,3 i miliardi che servono a realizzarle.

La Orte- Mestre è tra le strade stralciate dal Def, proprio ora che chi la voleva aspettava l’apertura dei cantieri entro la fine dell’anno.

L’ex ministro dei Trasporti Maurizio Lupi appena poche settimane fa aveva ribadito che si trattava di un’opera strategica per l’Italia ma Lupi è stato costretto a dimettersi e la Procura di Firenze sta indagando su tutti i protagonisti del progetto. Il fatto è che il tira e molla sulla nuova strada lascia intatti i problemi delle aziende, isolate dal mondo, e la pericolosità della vecchia Romea.

Per questo ieri il presidente di Confindustria Venezia Matteo Zoppas ha incontrato gli imprenditori dell’area di Chioggia, Cavarzere e Cona, e il delegato di Confindustria alle Infrastrutture ha detto che, «ciò che ci amareggia ulteriormente, pur condividendo la necessità di una totale trasparenza degli appalti e di rispetto della legalità, è che si perde completamente un faticoso e complesso lavoro comune da parte delle imprese e degli enti locali coinvolti che aveva portato a risolvere molti dei nodi legati al tracciato e ai punti di accesso». Filippo Olivetti ha ricordato, infatti, che i sindaci di Chioggia, Giuseppe Casson, e Cona, Alberto Panfilio, assieme agli imprenditori «hanno ribadito la loro contrarietà e insoddisfazione per l’ennesimo stop. In particolare la tratta Mestre-Ravenna è una priorità e può rappresentare un’ opportunità di sviluppo economico, perché costituisce una cerniera di collegamento tra il Veneto e l’Emilia Romagna».

Sull’altro versante, anche Opzione Zero e tutte le organizzazioni della Rete nazionale Stop Or-Me, insistono sulla necessità di mettere in sicurezza la Romea «la cui pericolosità ha raggiunto livelli indegni e insostenibili». Però, allo stesso tempo, Rebecca Rovoletto, Lisa Causin e Mattia Donadel sostengono che la battaglia non è ancora vinta del tutto e che bisogna tenere alta la guardia perché «la decisione del Governo è quasi obbligata dopo l’inchiesta della Procura di Firenze, ma il premier Matteo Renzi pochi mesi fa aveva rimesso in pista la nuova strada inserendola nello Sblocca Italia. L’opera rimane tutt’ora inserita nella Legge Obiettivo e quindi potrebbe essere ripescata più avanti. Dobbiamo ottenerne la cancellazione definitiva».

Non a caso, ricordano i comitati contro la Orte-Mestre, proprio ieri il Governo ha chiesto e ottenuto il rinvio del voto sulla mozione parlamentare con la quale la deputata 5 Stelle Arianna Spessotto chiede il ritiro definitivo del progetto: «L’ennesima dimostrazione del tatticismo e dell’ambiguità che caratterizzano l’esecutivo e il partito del presidente del Consiglio, il solito Pd».

Elisio Trevisan

 

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