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Gazzettino – Spinea, il casello apre ai Tir

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31

mar

2015

Lo ha annunciato la Cav con una lettera inviata ai sindaci del Miranese

Il sindaco Checchin: «Speriamo che l’aumento del traffico pesante sia limitato»

In concomitanza con l’apertura del nuovo casello Martellago-Scorzé, il casello di Spinea sarà aperto anche ai camion. L’ha comunicato la società autostradale Cav con una lettera inviata nei giorni scorsi ai sindaci del Miranese: «Contestualmente all’apertura al traffico della nuova stazione – si legge – al casello di Spinea si procederà alla rimozione del divieto di transito dei mezzi superiori alle 7.5 tonnellate».

Se fino ad oggi i camionisti sono costretti ad utilizzare il casello di Vetrego (uscita «Mirano-Dolo»), da domani potranno servirsi anche del casello di Crea (uscita «Spinea»).

Una buona notizia per chi è diretto a Spinea ma anche per chi raggiunge l’area industriale miranese di via Taglio, visto che potrà accorciare nettamente il proprio tragitto. Anche Confindustria nei mesi scorsi aveva invocato a gran voce questa soluzione.

Attualmente i tir utilizzano solo il casello di Mirano, ma anche qui i disagi per i camionisti non mancano: i tir che escono dall’autostrada non possono procedere dritti lungo via Porara, sono costretti a girare a sinistra verso la Riviera per poi reimmettersi nella camionabile viale Venezia. Un percorso allungato di una decina di chilometri che fa perdere tempo e sprecare benzina.

«Per togliere il divieto in via Porara andrebbe rifatto il fondo che in un tratto è distrutto e non può sopportare ulteriore traffico – ha però spiegato il sindaco di Mirano Maria Rosa Pavanello -. L’intervento costa un milione di euro e deve essere a carico di Anas».

Con l’apertura ai tir del casello di Spinea, intanto, il traffico pesante sarà distribuito tra due caselli anziché intasarne solamente uno.

«In tutti questi anni il nostro casello è stato chiuso ai tir perché così prevedeva l’accordo con Veneto Strade – precisa il sindaco di Spinea, Silvano Checchin -. Aprirlo prima avrebbe significato impattare troppo sulla viabilità locale. Preoccupazione per l’aumento di traffico pesante? Speriamo che con l’apertura del nuovo casello il traffico si distribuisca equamente».

 

AGITAZIONE – Domani inaugurazione con sciopero per il casello di Martellago-Scorzè

MARTELLAGO – Inaugurazione con sciopero, domani, per il casello di Martellago-Scorzè, e intanto Cav dà qualche anticipazione sui pedaggi, che pubblicherà nel suo sito mercoledì: per un’auto andare da Martellago a Spinea costerà 1,30 euro; a Padova Est 2,70; a Preganziol 1,40; a San Donà 3,70.

Ma la Ugl Viabilità e Logistica ha proclamato 4 ore di sciopero alla fine di ogni turno (2-6, 10-14, 18-22) su tutta la rete Cav, proprio in occasione dell’apertura dell’ultima stazione che mancava del Passante e della nuova viabilità di adduzione.

Il maggior sindacato dell’esattoria è in stato di agitazione contro la società per il mancato rinnovo dell’integrativo e «perché vogliono togliere personale dai caselli.

Pure a Martellago la presenza di un esattore in ognuna delle due stazioni è assicurato solo per tre mesi, poi ne resterà solo uno per entrambe» spiega Stefano Gusson, della Ugl. Che sta valutando se attuare durante la cerimonia anche una manifestazione di protesta.

Cav, da parte sua, si dice stupita per l’originale scelta di scioperare non «il solito venerdì ma il giorno dell’inaugurazione di un’importante struttura di completamento di un’arteria che tanto ha significato per il territorio» e «tre giorni dopo la convocazione del tavolo con le organizzazioni sindacali per proseguire il negoziato».

Risultato, a Martellago domani il pedaggio si pagherà comunque, il casello è a elevata automazione, ma niente esattori a presidiarlo e a rispondere alle emergenze.

(N.Der.)

 

Nuova circonvallazione. Addio code per il mare

Con il taglio del nastro di ieri mattina, Quarto d’Altino dice addio alle code in direzione mare. L’apertura dell’attesa circonvallazione Est, infatti, è scattata ieri, giusto in tempo per il fine settimana di Pasqua che darà il via alle fughe verso le spiagge, supplizio dei residenti della zona di viale Kennedy e Resistenza. Per l’inaugurazione, con la sindaca e gli assessori comunali sono arrivati a Quarto i rappresentati di Provincia, Regione e Veneto Strade.

«Questa strada è stata proposta dall’ex sindaco Marcassa come opera complementare al Passante – spiega la sindaca Silvia Conte – L’apertura arriva un po’ in ritardo ma siamo contenti di inaugurarla prima di Pasqua».

Chiede però di rivedere il modello di sviluppo: «Abbiamo visto realizzare molte strade, di cui non sempre sono chiari i benefici. Ora la Regione metta lo stesso impegno per migliorare i servizi di trasporto».

L’assessore regionale Isi Coppola ha illustrato nel dettaglio l’intervento, costato alla Regione circa 11 milioni di euro: il nuovo tratto stradale, lungo circa 2,5 chilometri costituisce un bypass al centro di Quarto collegando, attraverso l’intera rete di circonvallazioni, la viabilità legata al Passante e alla tangenziale con Portegrandi. «C’è sempre una grande attenzione per il rispetto dell’ambiente in cui si va a costruire – dice Coppola – In particolare per questa strada che incrocia via Claudia Augusta, dove sono venuti alla luce reperti straordinari. Si è lavorato anche sulla mitigazione per ridurre l’impatto visivo».

Ma la circonvallazione non piace a tutti. Lewis Trevisan, segretario della Lega, si fa portavoce della protesta dei commercianti altinati: «Sono preoccupati perché questa nuova strada dirotterà le auto direttamente verso Jesolo e porterà via quel poco che resta del commercio di via Roma».

Il primo tratto della nuova strada è in via Colombera, poi però continua attraverso i campi fino a «scavalcare» con un ponte via Claudia Augusta e sbucare su via Marconi. Nel progetto sono previsti anche tre tratti di pista ciclabile.

All’incontro era presente anche Cesare Castelli, commissario della Provincia (ente che prenderà in carico la strada), l’assessore regionale Elena Donazzan e Leonardo Muraro, vicepresidente di Veneto Strade. «Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra mobilità ed economia, nella salvaguardia del territorio» dice Muraro. Al termine dell’inaugurazione, don Gianpiero Lauro ha dato la benedizione alla nuova strada che è stata quindi aperta al traffico.

 

Gazzettino – Primo Maggio spingendo carrelli

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31

mar

2015

IL CASO – Iper e supermercati di vicinato hanno già deciso di aprire nella festa dei lavoratori

Da Marghera a Portogruaro, ogni centro commerciale va a caccia di clienti

Ei fu. Almeno nel commercio, il Primo Maggio morirà tra un mese. Per la prossima festa dei lavoratori terranno aperto tutti – ma proprio tutti, sempre che non ci siano defezioni dell’ultima ora – gli ipermercati e i supermercati di Mestre e di buona parte della provincia. E c’è chi aprirà anche domenica prossima, a Pasqua.

L’anno scorso l’unico a spezzare la tradizione della chiusura dell’1 maggio fu il Panorama, all’epoca “stretto dalla morsa” dell’inaugurazione della vicina Nave de Vero. Ma quest’anno sembra quasi che si siano messi tutti d’accordo da Portogruaro a Noventa, per arrivare fino a Mestre e a Marghera. Apriranno quindi sicuramente (con lavoratori già avvisati): Nave de Vero, Valecenter di Marcon, il Designer Outlet di Noventa, il Centro Adriatico 2 di Portogruaro (con il Carrefour), mentre solo Auchan è ancora in forse. Ma le aperture annunciate hanno già creato un “effetto domino” sui supermercati di vicinato, quelli più piccoli e inseriti nel contesto urbano come il Pam di corso del Popolo o le altre catene minori anche in periferia, discount compresi, dove i dipendenti sanno già che quest’anno – per la prima volta – non potranno rifiatare nemmeno venerdì 1° maggio. Se gli andrà bene, lavoreranno solo mezza giornata, mentre la catena Conad – che ha appena rilevato i supermercati ex Billa – terrà aperto addirittura domenica prossima, giorno di Pasqua, nei punti vendita di Venezia e del Lido (resterà chiuso solo quello di corso del Popolo a Mestre), e il 1° maggio dovrebbero lavorare praticamente tutti.

«Ormai è davvero saltato ogni parametro – commentano Alessandro Visentin e Fabio Marchiori della Uiltucs -. Si parla tanto di “tempi di vita”, ma in questo modo le aziende della grande e media distribuzione stanno distruggendo le famiglie. Una forzatura continua con la scusa del “fatturato”, del “reagire alla crisi” o dello spettro di “perdere clienti” se si tiene chiuso quando qualche altro decide di restare aperto. Ma così arriveremo anche alle aperture nel giorno di Natale». E uno sciopero non è nemmeno ipotizzabile. «Sarebbe un boomerang – riprende Visentin -. È chiaro che siamo contrari a queste aperture, ma i lavoratori hanno paura di perdere il posto e l’adesione non sarebbe massiccia. Sono parole da anni ’70, ma ormai siamo schiavi ricattati da questa situazione perversa. Finché la gente, i clienti, di domenica e nei giorni di festa affolleranno i centri commerciali anziché andare a respirare un po’ d’aria buona al mare o in montagna, questi vorranno tenere tutto aperto».

 

 

Ultimo giorno del Billa di via Camporese, senza sapere cosa succederà da domani nel supermercato del rione Pertini. E gli abitanti raccolgono 200 firme in meno di una mattinata.

«Stiamo ancora aspettando la delibera del Comune che doveva essere discussa venerdì scorso – spiega Fabio Marchiori della Uiltucs che sta seguendo il caso del market e dei suoi 12 dipendenti che rischiano di restare senza lavoro -. Domani ci sarà un primo incontro con Billa e gruppo “Dado”, le due aziende coinvolte, per cercare soluzioni a garanzia dei posti e capire cosa ostacola ancora il passaggio alla nuova catena “Eurospesa” che dovrebbe rilevare il punto vendita». Ieri mattina, intanto, i lavoratori hanno organizzato un presidio davanti al negozio per sensibilizzare la cittadinanza e spiegare la situazione ai molti clienti preoccupati per il cartello affisso in entrata che annuncia la chiusura del negozio il 31 marzo. Spontaneamente gli abitanti del quartiere hanno chiesto di raccogliere delle firme, arrivate a quota 200 in poche ore, per chiedere al Comune di accelerare le questioni burocratiche. Il negozio è infatti molto frequentato essendo il supermercato di riferimento del rione Pertini dove fanno gli acquisti gli abitanti della zona, soprattutto quelle persone che non possono permettersi di prendere al macchina per recarsi in un centro commerciale.

(f.fen.)

 

ASL 13 – Da mercoledì sufficiente un semplice foglio del medico: tutti i numeri della “rivoluzione”

Gumirato: «Pronti ad affrontare le novità»

Scompare da domani la ricetta rossa: per effettuare gli oltre 4 milioni di esami specialistici dell’Asl 13 all’anno sarà sufficiente un semplice foglio del medico e, in futuro, neppure quello. D’ora in poi con un semplice click al computer il medico curante prescriverà al paziente gli esami di laboratorio e le visite specialistiche sul Fascicolo Sanitario Elettronico regionale sarà tutto registrato e al paziente non resterà che rivolgersi al Cup per fissare l’appuntamento.

Una vera rivoluzione che si pensa che nell’Asl 13 di Dolo e Mirano con un bacino di utenti di circa 250 mila abitanti convengono prescritti ogni anno 4 milioni e 300mila esami specialistici, di cui 3 milioni e 100mila solo di laboratorio mentre ogni anno al Cup, il Centro unificato di prenotazione, vengono effettuate oltre 600mila appuntamenti per visite specialistiche e altro.

La rivoluzione non riguarda solo l’Asl 13 ma tutte le aziende sanitarie del Veneto che sostituiranno la tradizionale ricetta rossa, già superata per quanto riguarda i farmaci, con la digitalizzazione della prescrizione dei farmaci per esami e visite specialistiche.

In pratica da domani tutti i pazienti che necessitano di una prescrizione di visite specialistiche, esami diagnostici e di laboratorio al posto della consueta ricetta rossa riceveranno dal proprio medico di famiglia o pediatra di libera scelta un promemoria stampato su carta bianca, e in futuro neppure quella.

«Il progetto – ha spiegato il direttore generale dell’Asl 13 Gino Gumirato – è stato possibile grazie al lavoro e all’impegno dei nostri operatori con i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta del territorio. Siamo pronti ad affrontare anche i primi disagi che potrebbero sorgere finché il sistema non sarà perfettamente avviato, chiediamo intanto ai nostri utenti pazienza e collaborazione».

 

SPINEA – A Spinea, quest’anno, si proverà con la danza della pioggia. È ancora su qualche temporale in più che fa affidamento il comitato «Difesa Ambiente e Territorio» di Spinea che ieri ha commentato i dati sullo smog rilevati dalla centralina Arpav.

La settimana scorsa, infatti, è stata superata la soglia di legge di 35 giorni annuali di sforamento dei livelli di Pm10, che come spiega il comitato, rappresenta «quel bonus previsto dalla normativa in materia di inquinamento che, una volta superato, rende la città “fuorilegge” sullo smog».

Il 35esimo giorno è scattato il 24 marzo, martedì scorso, alla stazione di rilevamento di via Roma, che analizza la presenza di polveri sottili in una zona in cui il traffico supera i 10 mila veicoli al giorno (52 microgrammi di concentrazioni di Pmi 10 per metro cubo su un limite di 50). Solo due giorni più tardi rispetto al 2014, quando «il semaforo rosso» è scattato il 22 marzo.

«Notizia non proprio positiva per Spinea, considerando che il 2014 era stato un anno eccezionalmente negativo per lo smog e che solo grazie alle particolarissime condizioni climatiche e dei livelli record di pioggia non ha sfiorato la drammaticità» spiegano dalle pagine del blog del comitato.

Il Veneto è uno dei territori con maggiore inquinamento atmosferico a causa dell’alta concentrazione di traffico, attività produttive e di popolazione. E con 65 superamenti, lo scorso anno Spinea è risultata la terza città più inquinata della regione, tenendosi alle spalle anche una grande città come Padova. Il Comune è intervenuto con provvedimenti di limitazione del traffico e di contenimento delle temperature negli edifici pubblici e privati che resteranno validi fino al 30 aprile 2015.

(M.Fus.)

 

BONIFICHE – Dopo la sentenza della Corte europea, Bettin e Camporese di Sel chiedono aiuti per Marghera

«SAREBBE UN INVESTIMENTO»

Per Gianfranco Bettin e Federico Camporese l’intervento dello Stato per le bonifiche darebbe più valore alle aree di Porto Marghera

Sulle bonifiche giustizia è fatta, ma solo parziale. La Corte di giustizia europea ha giustamente stabilito una volta per tutte che chi inquina paga e che, quindi, chi non ha inquinato non deve pagare, anche se ha comprato un terreno che, in passato, era stato avvelenato da qualcun altro.

Il problema, però, è adesso chi paga? Perché in ballo c’è la possibilità di riutilizzare la maggior parte dei duemila ettari di Porto Marghera. In ballo, insomma, c’è una componente fondamentale dell’economia veneziana e dell’ambiente.

Per questo l’ex assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin e Federico Camporese, coordinatore metropolitano di Sel, parlano di «giustizia solo parziale».

Se prima, con il sistema messo in piedi dal ministero dell’Ambiente e portato avanti dal suo ex direttore Gianfranco Mascazzini, un modo per reperire oltre 500 milioni di euro lo si era trovato, oggi non si sa più dove sbattere la testa. Quel sistema era sbagliato, lo ha stabilito la Corte di giustizia europea, ma non spetta all’Europa dire chi adesso deve tirare fuori tutti gli altri soldi che servono a bonificare i terreni inquinati, per poterli poi vendere o affidare a imprenditori che vogliano aprire nuove attività industriali.

«Si lascia aperto un nodo politico importante. Una vera e propria ipoteca sul futuro di questa parte di territorio già fortemente compromesso da un passato di speculazioni» dicono Bettin e Camporese: «Siamo consapevoli del lavoro e della ricchezza generate da queste aree, che hanno contribuito alla crescita di tutta la comunità nazionale, e crediamo non si possa infilare la testa sotto la sabbia per lasciare senza regia un percorso così delicato e strategico al contempo».

E allora, chi paga? I due veneziani ritengono che, in assenza di responsabilità accertate, debba essere lo Stato a farsi carico delle bonifiche: «Non si tratterebbe di un intervento a fondo perduto, bensì di un vero e proprio investimento che rimetterebbe sul mercato uno spazio prezioso, infrastrutturato, in un contesto che vanta una storica vocazione alle produzioni innovative e competitive».

Bettin e Camporese pensano alla creazione di un Fondo nazionale per le bonifiche e la riconversione industriale: «Aprirebbe finalmente la strada a uno scenario (si spera non troppo lontano) in cui affermare in questi luoghi lo sviluppo delle produzioni più innovative e sostenibili».

 

Gazzettino – Venezia. Pista ciclabile, sprint dal Prefetto.

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31

mar

2015

IL CASO DEL PERCORSO SUL PONTE DELLA LIBERTA’

E adesso tocca al Prefetto cercare di raffreddare la patata bollente della pista ciclabile sul ponte della Libertà. I ciclisti di sicuro non mollano e mentre le associazioni hanno avuto il mandato di continuare con manifestazioni di protesta di ogni tipo – dai flashmob alle biciclettate davanti al tram in corsa – ecco la richiesta di incontro con il Prefetto, Domenico Cuttaia, al quale le associazioni di ciclisti porranno il tema della sicurezza sul ponte della Libertà.

Un tema “prefettizio” che nasce dal fatto che fra un po’ non sarà più possibile – fisicamente – raggiungere Venezia in bicicletta. L’impedimento alla mobilità di fatto si configura come un reato e il Prefetto può essere chiamato a mettere in atto tutti gli accorgimenti perchè i cittadini ciclisti siano posti nelle condizioni di poter usufruire liberamente di un pezzetto di territorio. La questione è meno campata in aria di quel che si pensi, dal punto di vista giuridico, dal momento che, se entrasse in funzione il tram domani mattina, i ciclisti si troverebbero nelle condizioni di non poter utilizzare nè il ponte della Libertà nè la pista ciclabile sul ponte della Libertà, che non è ancora finita. E siccome il diritto alla mobilità – la libertà di circolazione – è sancito dalla Costituzione italiana e previsto da tutte le normative europee, il Comune di Venezia potrebbe trovarsi nei guai.

Prima dell’intervento del Comune, infatti, a Venezia si riusciva ad andare in bici mentre dopo l’intervento per la realizzazione della pista ciclabile, non ci si riesce più. Come la mettiamo? Chi deve essere chiamato a rispondere di un progetto che di fatto limita al possibilità di spostarsi in bici?

In ogni caso anche l’intervento del Prefetto serve a tener alta la tensione e a costringere il Comune ad affrontare il problema. Che non è di poco conto visto che nei sei mesi “caldi” sul ponte della Libertà passano circa 25 mila ciclisti. Ci sono periodi, in estate, che dal Tronchetto partono infatti battelli pieni solo di ciclisti. Certo l’ipotesi di far salire le bici in tram non può funzionare e dunque, se si vuole far passare le biciclette sul cavalcavia di San Giuliano, l’unica possibilità è quella del semaforo a tempo. Se la frequenza delle corse per Venezia è di 10 minuti infatti, c’è tutto il tempo per un esercito di bici di passare sul cavalcavia e raggiungere la pista ciclabile – sempre ammesso che per il 1. di giugno sia finita. Ma è chiaro che da questo momento in poi è corsa contro il tempo perchè il tram dovrebbe essere pronto a correre verso Venezia il 1. giugno. Esattamente in coincidenza con le grandi transumanze di ciclisti da Mestre verso il Lido di Venezia via ponte della Libertà.

 

DOLO – La bufera scatenata da Giovanni Fattoretto, che si è dimesso dalla Lega Nord, non preoccupa il segretario della sezione dolese Mauro Spinello. «Prendo atto delle dimissioni, mi dispiace lo abbia fatto come segretario della Riviera perché la sezione di Dolo, e non solo, non la condivide nei modi e nei termini usati. Credo negli ideali della Lega da 18 anni e se qualcuno vuole fare delle critiche costruttive le fa nelle opportune sedi, con l’intento di migliorare e far crescere un movimento in cui crediamo, mai a nessuno gli è stata tappata la bocca».

Fattoretto precisa: «Non è vero che non fosse noto il mio malessere. Si sono tenute diverse riunioni di circoscrizione e di sezione nelle quali ho esternato chiaramente la mia insofferenza».

Ma a quelle di Fattoretto si sono aggiunte anche le dimissioni del neo-consigliere comunale Marco Cagnin. «Con le dimissioni dalla Lega Nord vi è la conseguente uscita dal gruppo consiliare che lo rappresenta».

Cagnin spiega i motivi: «Non ho condiviso il percorso che ha portato alla decadenza di Flavio Tosi e mi ha amareggiato la posizione assunta dalla sezione di Dolo. Mi ha amareggiato in questi anni il mancato appoggio che Dolo e la Riviera hanno avuto da parte del movimento in merito a argomenti connessi alle grandi opere e all’ospedale. Per le elezioni comunali credo che si debba cercare la formazione di una lista civica che abbia la voglia e la forza morale di rappresentare la aspirazioni degli abitanti di Dolo e delle sue frazioni».

Lino Perini

 

Gazzettino – Grandi opere: tempi infiniti, costi pure

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29

mar

2015

CGIA MESTRE – Sono 27 le infrastrutture messe in cantiere dal 2001 e non ancora completate

VENEZIA – Grandi opere a doppia velocità con cantieri a rilento e costi che corrono: sono, infatti, ben poche le principali grandi opere incluse nel programma delle infrastrutture strategiche definite dalla Legge Obiettivo nel 2001 ad essere state completamente terminate ma i costi, invece, hanno subito una vera e propria impennata, determinata, nel tempo, anche dalle varianti in corso d’opera.

A evidenziarlo è la Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre, che riporta alcuni dei casi più eclatanti.

Si comincia dalla tratta ferroviaria ad alta velocità Milano-Bologna-Firenze. Se nella delibera del Cipe del 2001 era previsto un costo di quasi 1,3 miliardi di euro, al 31 dicembre scorso la mega opera, ormai ultimata, è costata oltre 13 miliardi di euro, pari ad un incremento del 917 per cento.

Altrettanto significativo è lo scostamento tra il preventivo di spesa e il costo sostenuto fino adesso per la realizzazione del corridoio Jonico, ovvero la «Taranto-Sibari- Reggio Calabria». La nuova statale Jonica, una nastro di strada a 4 corsie di quasi 500 chilometri, doveva inizialmente costare poco più di 3 miliardi: ad oggi il costo preventivato si aggira sui 20 miliardi (+ 551%).

Qualche esempio nel Nordest. Asse ferroviario Monaco – Verona, valico del Brennero e Fortezza – Verona: 2.582,3 milioni (prima stima dei costi), 9.222,96 (costi a fine dicembre 2014), + 6.641 miliardi, + 257,2%.

Asse ferroviario Torino-Trieste: 7.901,8 milioni (prima stima), 30.280,1 (a fine 2014), + 283,2%.

Asse autostradale medio padano Brescia-Milano – Passante di Mestre: 2.737,2 miliardi di stima iniziale, 4.487,06 miliardi a fine 2014, + 63,9%.

«È utile sottolineare che il risultato emerso dalle comparazioni tra il costo definito nel lontano 2001 e quello sostenuto o previsto in questo momento va preso con le pinze. Non bisogna dimenticare che rispetto a 14 anni fa molte infrastrutture hanno subito delle importanti varianti in corso d’opera», precisa il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, spiegando che «per molte di queste, inoltre, si è reso necessario realizzare un elevatissimo numero di interventi complementari».

Questo studio, spiega la Cgia, non si propone di valutare l’aggravio dei costi per ciascuna opera nel tempo (questo esercizio è stato già effettuato dalla Camera dei Deputati con riferimento al periodo 2004-2014 per un complesso di 97 opere con un aumento dei costi del 40%), ma di puntualizzare come il programma delle infrastrutture strategiche sia progressivamente cresciuto, in ciascuna delle aree considerate, raggiungendo importi molto elevati. La Cgia precisa, inoltre, che il programma dell’intero piano definito dalla Legge obbiettivo ha raggiunto i 383,8 miliardi alla fine del 2014, di cui 233,7 sono stati analizzati in questo lavoro.

La Legge obiettivo, approvata nel 2001 dal secondo Governo Berlusconi, ha stabilito, ricorda ancora la Cgia, le procedure e le modalità di finanziamento per la realizzazione delle grandi infrastrutture strategiche del Paese per il decennio 2002-2013. Sebbene lo stato di avanzamento di queste 27 grandi infrastrutture prosegua con una velocità molto contenuta, c’è da segnalare che le risorse da reperire per terminare i lavori sono ancora molte: a fronte di un costo stimato al 31 dicembre 2014 in 223,6 miliardi, all’appello mancano ben 134,6 miliardi, pari al 60% del totale.

 

Gazzettino – “Dolo, la tomba del commercio”

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29

mar

2015

Fa discutere ancora la situazione di perdita di appeal del centro dolese. Sull’argomento è intervenuto anche Renato Paccagnella, commerciante che per decenni ha gestito lo storico negozio di frutta e verdura nella centralissima via Mazzini, ereditato dai genitori che lo avevano aperto negli anni ’30.

«Caro sindaco, il mercatino dell’antiquariato fatto grazie all’impegno di tanti e bravi volontari non può salvare l’economia locale. Il centro di Dolo sta morendo. Occorre volontà politica, decisioni concrete e non chiacchiere. Eravamo il più bel paese della Riviera del Brenta – ricorda Paccagnella – costruito grazie al lavoro di generazioni e generazioni di imprenditori. Si faceva la gara per aprire un negozio a Dolo e oggi il centro è morente e nessuno di chi può, fa nulla. Era il 1966 – spiega l’ex commerciante – quando ho aperto il mio negozio in via Mazzini. Mi ricordo che nel raggio di 200 metri eravamo in 52 attività, un vero e proprio centro commerciale all’aperto: uno spettacolo! Oggi il centro è un dormitorio, la politica ha puntato sui centri commerciali. I nostri amministratori hanno detto che con Veneto City arriverà tanta gente e tanto lavoro. Io dico che se mai si farà, tra Padova e Mestre, non rimarrà più nessun negozio e per Dolo sarà il colpo di grazia. Io ho dovuto chiudere per colpa di qualcuno e di questo, ancor oggi a distanza di anni, ne soffro. Ai pochi commercianti rimasti a Dolo gli invito a tenere duro. Ai politici locali dico che il rilancio di Dolo è possibile investendo sul commercio. Basta volerlo».

Lino Perini

 

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