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NOALE. «Si riunisca subito la consulta comunale dell’Ambiente per approfondire la vicenda dello sversamento nel Muson. O, comunque, ci sia una comunicazione ufficiale e la giunta intervenga perché casi simili non si ripetano più». Alberto Pesce (Noale Ambiente e rappresentante della consulta) ha inviato una lettera all’assessore all’Ambiente Renato Damiani per far luce sulla vicenda di giovedì scorso, quando sul Rio Vernice è stata riversata una quantità imprecisata di acque sporche, probabilmente dalla Co.Ind, che produce cosmetici e detergenti in via Noalese sud. La chiazza di schiuma bianca è arrivata nel Muson a Mirano. Alcune decine di pesci morti sono affiorati dalle acque salmastre del canale dopo il salto dei Molini.

«Vigili del fuoco e tecnici Arpav» continua Pesce «parlano di una cinquantina di litri fuoriusciti dall’impianto e finiti nel corso d’acqua. E già in passato era successo. Sono sostanze pericolose, in grado di irritare gli occhi e la pelle. Il ritorno alla normalità dovrà avvenire in modo naturale».

Domani ci sarà una riunione in municipio con Arpav, vigili del fuoco e Co.Ind. Dell’esito la consulta sarà informata la prossima settimana. (a.rag.)

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Il Dipartimento di prevenzione invita i Comuni a non usare l’acqua dei canali per irrigare i campi e abbeverare gli animali. Nei canali vietata anche la pesca

DOLO. La situazione dei canali della Riviera del Brenta e del Miranese è pessima. Il Dipartimento prevenzione dell’Asl 13 ha inviato una nota ai Comuni in cui, invita gli enti locali a vietare a tempo indeterminato la pesca e l’uso dell’acqua a fine irrigativo di tutti i canali della zona. Il motivo? Non certamente gli sversamenti di tensioattivi di questi giorni dal Muson, ma la presenza costante del bacillo della salmonella. Un bacillo che provoca grossi disturbi sanitari ed è alimentato da scarichi fognari abusivi su canali grandi e piccoli del comprensorio. L’acqua di tutti i canali e canalette della Riviera e del Miranese, infatti, già da mesi in quasi tutti i comuni non può più essere utilizzata per irrigare orti, campi e lavare le verdure da consumarsi crude, men che meno può essere utilizzata per abbeverare gli animali nel settore dell’allevamento.

«Abbiamo suggerito con una nota», spiega il dottor Flavio Valentini, direttore del dipartimento prevenzione dell’ Asl 13, «di emettere provvedimenti come le ordinanze che avessero effetto permanente. La maggioranza dei Comuni lo ha già fatto. Ora anche gli enti locali rimanenti, si adegueranno sicuramente, prima dell’arrivo dell’estate, periodo di massima criticità in tema di diffusione della salmonella. Questo suggerimento è stato inviato dopo uno studio che ci è arrivato dall’Arpav in cui si vedono livelli di inquinamento costanti da dieci anni a questa parte, e diffusi in tutto il territorio dell’Asl 13».

Facendo un monitoraggio del territorio si è visto che i problemi principali nella maggioranza dei casi di sono provocati da vecchie abitazioni di 70-80 anni, che non si sono ancora adeguate alle moderne normative di scarico delle fognature. Siccome pregiudicano la salute di tutti, i proprietari vanno puniti pesantemente ed invitati ad adeguare gli impianti. Saranno controllate anche le attività delle aziende agricole, che spezzo scaricano azoti e materiali biologici in acqua. I canali che saranno controllati con maggior attenzione saranno il Naviglio del Brenta, il Novissimo, il canale Taglio che questa estate ha avuto un pesante inquinamento biologico da parte di alghe infestanti. E poi il Muson , il Lusore , Il Comuna , il Pionca, il Fiumazzo, il Serraglio, il Tergola.

Ma non mancano problemi collegati a scarichi di materiali chimici come idrocarburi e tensioattivi. Le sostanze finite in acqua infatti, tra Noale e Mirano, dopo l’incidente agli impianti della Co.Ind. di via Noalese che lavora prodotti cosmetici e detergenti sono pericolose; si tratta di miscele classificate come irritanti per gli occhi e la pelle e nocive per gli organismi acquatici. Ad Oriago, sul Naviglio, è stata posta una barriera all’altezza del sottopasso della linea Mestre-Adria. Per rimuoverla si attendono disposizioni dall’Arpav.

Alessandro Abbadir

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Non accennano a sopirsi le polemiche dopo lo sversamento di liquidi inquinanti avvenuto giovedì scorso nel rio Vernici da parte della ditta di cosmetici Co.Ind. di via Noalese sud. La fuoriuscita è stata dovuta alla rottura di una gamba di una cisterna di raccolta del materiale utilizzato per produrre shampoo. Di conseguenza il liquido ha raggiunto le canaline di scolo, trovando però la via d’uscita «tappata» da un altro materiale più viscoso uscito anch’esso dalla cisterna. A quel punto il liquido si è accumulato ed è uscito da un tombino per poi entrare in un pozzetto di raccolta dell’acqua piovana. E da lì al canale. Risultato: schiuma nel Muson e in Riviera del Brenta, e danni ambientali ancora da calcolare. In attesa dei rilievi ufficiali dell’Arpav. Per far luce sulla vicenda il rappresentante del comitato «Noale Ambiente» ha chiesto una riunione urgente della Consulta per l’Ambiente della città dei Tempesta, di cui lo stesso Pesce fa parte:

«Chiedo almeno che ci sia un’informativa ufficiale da parte del Comune – spiega – e che l’amministazione intervenga perché ciò non accada più» .

L’assessore competente Renato Damiani ha già convocato società e autorità il 31 gennaio prossimo in Municipio. In quella sede si tenteranno di stabilire responsabilità e risposte.

«La Consulta era mia intenzione convocarla – spiega – ci sarà la prossima settimana. Ci saranno i dati precisi su ciò che è successo. Si parlerà – conclude – anche dei futuri piani finanziari per il settore e della possibile non introduzione da parte del Comune della Tares».

(G.Vat.)

 

MIRA.

«Per poter togliere le pannellature dal Naviglio del Brenta ci vorranno almeno altri cinque giorni. Serviranno nuove analisi da parte dell’Arpav e controlli dell’Asl 13 . Bisognerà capire se anche a Mira si sono verificate morie di pesci come a Mirano».

A dirlo è il comandante della polizia municipale mirese Mauro Rizzi. Da due giorni infatti il Naviglio del Brenta è stato inquinato dai prodotti chimici sversati nel Muson nel miranese. I pompieri per evitare che l’inquinamento arrivato attraverso il canale Taglio e il Serraglio finisca in laguna, hanno fatto mettere una barriera di pannellature all’altezza del sottopasso sulla linea Mestre-Adria. Sono scoppiate le polemiche fra maggioranza e opposizione , ma intanto anche molti cittadini hanno chiamato i vigili e il comune chiedendo cosa stesse succedendo. L’inquinamento è arrivato a Mira attraverso il Taglio e il Serraglio. Siccome, però, si tratta di una sostanza difficilmente identificabile se non viene “mossa”, le prime tracce dell’inquinamento si sono cominciate a vedere dopo le chiuse nella piazzetta settecentesca di Mira Porte. Segnalazioni di schiuma chiazze oleose sono state fatte a Mira Porte, in località Riscossa e Piazza Mercato. Segnalazioni sono arrivate anche per il Novissimo da Mira Taglio a Porto Menai.

«Tutte le segnalazioni d’inquinamento», ricorda il comandante, «saranno vagliate con attenzione».

(a.ab.)

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A Mira giu’ le “panne” per fermare la schiuma

L’ARPAV «Miscele pericolose sversate nell’acqua»

PER CAPIRE LE CAUSE DEL GUASTO
La Co.Ind convocata in Comune. L’assessore all’Ambiente di Noale, Renato Damiani, ha convocato l’azienda in Comune: «Faremo una riunione al più presto».

LA DINAMICA – Rotto il sostegno di una cisterna

LA DISCESA DELLA SCHIUMA – Dopo lo sversamento nel canale Vernici di Noale, giovedì la schiuma è finita nel fiume Muson e ieri nel Brenta

L’assessore all’Ambiente di Noale: «Non è possibile questo tipo di inquinamento»

SVERSAMENTO – Lo stabilimento della Co.Ind, di via Noalese Sud a Noale. La sede centrale è in Emilia Romagna

L’allarme è scattato quando si è vista la schiuma nel bacino dei molini di Sotto a Mirano. Nel primo pomeriggio di giovedì. In quel momento il problema è stato “visibile” ma c’era già da ore. Le sostanze inquinanti sversate dall’impianto Co.Ind di via Noalese Sud della città dei Tempesta, infatti, erano finite nel rio Vernici la notte precedente. Complice l’oscurità, nessuno si era accorto della gravità del problema. Anche perché questi “tensioattivi”, come ha precisato in un comunicato ufficiale l’Arpav, si sciolgono nell’acqua come il sale. Si diluiscono. Nessuna macchia oleosa da poter arginare. Per questo quando è scattato l’allarme (pesci morti, schiuma nei bacini o in corrispondenza di salti) i buoi erano già scappati dalla stalla. Nessuna paratoia mobile poteva ormai arginare nulla. E sempre per questo ieri mattina la schiuma è stata segnalata anche in Riviera del Brenta.

“Si tratta di miscele classificate come pericolose di tipo irritante per gli occhi e la pelle, e nocive per gli organismi acquatici – affermano all’Arpav -. Le caratteristiche chimiche delle miscele, in particolare quelle della soluzione acquosa, non permettono di utilizzare idonei materiali assorbenti per la raccolta”. I pesci senza vita trovati galleggianti a pelo d’acqua testimoniano la gravità del problema.

Per tutta la giornata di ieri si sono susseguiti accertamenti nello stabilimento di Noale, dove si producono cosmetici e detersivi. La situazione è stata monitorata direttamente dalla “casa madre” bolognese del gruppo, che ha inviato un proprio dirigente per capire cosa sia successo. Il problema, come noto, è stato lo sversamento di una cinquantina di litri d’acqua contaminata dopo la rottura di due serbatoi in vetroresina dove venivano convogliate le acque di scarto del ciclo produttivo. Da lì il liquido ha raggiunto un pozzetto per la raccolta dell’acqua piovana ed è finito nel rio, e poi giù fino a Mirano e a Mira sotto forma di schiuma. Ieri l’Arpav ha continuato le indagini per stabilire se sussista una situazione di rischio industriale e per far luce sulle eventuali responsabilità. I risultati dei campioni d’acqua raccolti dovrebbero arrivare in breve tempo, e con essi si potrà stabilire anche l’entità effettiva del danno.
L’assessore all’Ambiente della città dei Tempesta, Renato Damiani, non ha aspettato le note ufficiali per convocare l’azienda: «Faremo una riunione giovedì prossimo con la presenza di Arpav e Vigili del fuoco – spiega -. Non è possibile che da una vasca di contenimento esca del materiale inquinato in questo modo.
L’anno scorso è stata istituita una procedura di Via per la messa in sicurezza delle condutture della ditta, ma la pratica non riguardava il collegamento delle acque di lavorazione con il pozzetto dell’acqua piovana».

Gabriele Vattolo

 

EMERGENZA Ieri nuovi interventi

MIRA – Due panne, “salsicciotti” nel naviglio a Mira Porte e all’ingresso di Oriago per arginare la chiazza di detersivo e schiuma proveniente da Noale. La schiuma sulle chiuse di Mira Porte faceva impressione, ma l’intervento tempestivo di Vigili del fuoco e Protezione civile, unita al fatto che non si è verificata la morìa di pesci avvenuta invece lungo il Muson ha tranquillizzato gli animi. Lo sversamento di tensioattivi utilizzati dalla Co.Ind di Noale per la produzione di prodotti cosmetici avvenuto l’altra notte è giunto anche nel Canale Taglio e nel Naviglio Brenta. Tutto bene fino a Mira Porte dove all’altezza delle chiuse, nel “salto” dell’acqua, il detersivo si è trasformato in schiuma creando preoccupazione tra la popolazione. Nessuna morìa di pesci, ma nella tarda mattinata la chiazza bianca e schiumosa si è diretta verso Oriago. L’Ufficio Ecologia del Comune, in accordo don Vigili del fuoco e Protezione civile, ha subito predisposto il posizionamento di due apposite panne assorbenti galleggianti per il contenimento dell’inquinamento nel Naviglio, una subito dopo Mira Porte e l’altra all’ingresso di Oriago, in prossimità del ponte sulla ferrovia. Un intervento per bloccare l’avanzata della schiuma attivando contestualmente un’azione di aspiramento.
Luisa Giantin

 

Noale. Detersivi, azienda sotto accusa

IL DIRETTORE DELLO STABILIMENTO  «Guasto imprevedibile ma perdita minima»

NOALE – «Una concatenazione di eventi difficile da prevedere». Questa la spiegazione di Fabio Alessi, il direttore produttivo degli stabilimenti della Co.Ind di Noale e di Bologna, arrivato ieri pomeriggio nella città dei Tempesta per far luce sullo sversamento che mercoledì ha inquinato rio Vernici per poi interessare il Muson e la Riviera del Brenta. «Si è staccata la “gamba” di una delle due cisterne di stoccaggio delle materie prime per produrre cosmetici – spiega -. Di conseguenza la cisterna si è piegata e i tubi di scolo si sono scollegati, generando la perdita». Le due cisterne, però, contenevano due sostanze differenti che servivano per produrre degli shampoo. Una più liquida, l’altra di una consistenza simile a un gel. Entrambe sono finite nei tubi di scolo collegati alle vasche di contenimento. «Il problema è che la sostanza più viscosa ha fatto da tappo, e quella più liquida è stata bloccata ed è uscita da un tombino, finendo nel pozzetto di raccolta dell’acqua piovana – spiega Alessi -. La nostra squadra di sicurezza è entrata in azione non appena la mattina seguente ci si è accorti della perdita». Questo liquido “scappato” serve proprio per ottenere la schiuma, effettivamente poi formatasi nei fiumi circostanti: «Siamo a disposizione per fornire tutte le spiegazioni sul caso – conclude il direttore produttivo -. Lo sversamento è minimo rispetto alla perdita che abbiamo subìto nello stabilimento».
G.Vat.

 

Nuova Venezia – Noale. Muson inquinato da sostanze pericolose

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26

gen

2013

Noale. Lo sversamento alla Co.Ind. preoccupa i residenti: i prodotti cosmetici irritano occhi e pelle

MIRANO. Sono pericolose le sostanze sversate nei corsi d’acqua tra Noale e Mirano la notte scorsa, dopo l’incidente agli impianti della Co.Ind. di via Noalese, che lavora prodotti cosmetici e detergenti. Si tratta di “tensioattivi” in grado di irritare occhi e pelle, anche se per ora il danno è tutto ambientale. La schiuma bianca apparsa sul Rio Vernice, il Refosso Vallone e soprattutto il Muson è meno visibile, ma l’inquinamento resta. Le preoccupazioni dei residenti, soprattutto a Mirano, trovano una risposta solamente parziale in una nota diffusa ieri dall’Arpav, l’agenzia regionale per l’ambiente, che ha effettuato i primi campionamenti sull’acqua inquinata. «Le schede di sicurezza delle materie prime fornite dall’azienda evidenziano che si tratta di miscele classificate come pericolose di tipo irritante per gli occhi e la pelle e nocive per gli organismi acquatici», afferma la responsabile dell’unità operativa Elena Dell’Andrea, «Le caratteristiche chimiche delle miscele, in particolare quelle della soluzione acquosa, non permettono di utilizzare idonei materiali assorbenti per la raccolta». Impossibile dunque recuperare anche solo parte degli inquinanti diluiti nel Muson: il ritorno alla normalità potrà essere dettato solo dal tempo e dovrà avvenire in modo del tutto naturale. Sempre nel bacino è stata scoperta una consistente moria di pesci, alcuni dei quali sono stati prelevati e mandati all’istituto zooprofilattico di Padova, per approfondire le cause dell’avvelenamento. Sul sito d’origine dell’inquinamento, a Noale, l’Arpav ha effettuato alcuni campionamenti sia nel pozzetto di raccolta dell’acqua piovana, che nel punto di scarico nel Rio Vernice, oltre che in due punti a monte e a valle dello sversamento, ma i risultati analitici saranno disponibili solamente nei prossimi giorni.

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Gazzettino – Noale. Detersivi in acqua, inquinato il Muson

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25

gen

2013

La perdita da una ditta di Noale arrivata fino a Mirano e, in serata, verso la Riviera del Brenta

MORÌA – A galla oltre un centinaio di pesci morti

ALLARME – Uno strato di schiuma ha ricoperto il fiume

INTERVENTO DELL’ARPAV – I tecnici di Arpav e Consorzio di bonifica hanno monitorato la situazione

La schiuma è comparsa poco dopo mezzogiorno nel bacino dei Molini di Sotto, alle porte del centro storico di Mirano. Molti passanti si sono fermati e hanno strabuzzato gli occhi cercando di capire cosa fossero quelle grandi ed insolite chiazze bianche: bambini e anziani, residenti e commercianti, tutti con lo sguardo fisso verso lo specchio d’acqua. Per qualcuno la battuta sorge spontanea: «Chi è che si sta lavando la macchina?». Ma presto la gente capisce che c’era ben poco da scherzare: l’acqua è inquinata, la schiuma è quasi sicuramente la conseguenza della fuoriuscita provocata da una ditta di cosmetici e detersivi di Noale.
Che la situazione sia seria e potenzialmente pericolosa lo si capisce quando spuntano a galla e sugli argini i primi pesci morti. Il loro numero cresce di minuto in minuto, e alla fine saranno oltre un centinaio: una vera e propria morìa collettiva. Immediata la segnalazione alla Polizia locale, il sopralluogo all’ora di pranzo serve a monitorare la situazione ma non ad intervenire concretamente per risolvere il problema. Schiuma e residui sono ormai ben diluiti e nemmeno i tecnici specializzati possono fare qualcosa.
Il liquido fuoriuscito dallo stabilimento di via Noalese Sud era finito in un pozzetto di raccolta dell’acqua piovana ed è stato trasportato prima in un canale secondario e poi nel fiume Muson, arrivando alle porte di Mirano. La stessa schiuma dei Molini di Sotto si è presentata dunque nel Refosso Vallone e ai Molini di Sopra, poco distante dal parco di villa Belvedere. L’episodio ha catturato l’attenzione della gente: nel pomeriggio più di un miranese ha pubblicato e commentato su Facebook le foto del bacino “imbiancato”. Fin dal mattino i tecnici Arpav hanno analizzato i campioni d’acqua, risultati più precisi sulle analisi saranno divulgati nei prossimi giorni. Altre analisi saranno effettuate invece sui pesci morti da parte dell’Istituto Zooprofilattico.
Il Consorzio di Bonifica Acque Risorgive è stato costantemente in contatto con l’Arpav, ma nemmeno una pronta manovra idraulica avrebbe contribuito a gestire l’inquinamento. Nel tardo pomeriggio il liquido è arrivato fino al canale Taglio, dirigendosi verso la Riviera. Da quel tratto in poi la competenza non è più del Consorzio ma della Regione.

 

Lo sversamento nella notte. Ora si aspettano i test di laboratorio

NOALE – Sembrava tutto risolto nella notte, e invece ieri – se le prove di laboratorio lo confermeranno – lo sversamento di detersivi dall’impianto Co.Ind. di via Noalese Sud, a Noale, ha causato un danno ambientale che è arrivato fino in Riviera del Brenta, passando per il centro di Mirano.
L’acqua con i residui di produzione di detersivi e cosmetici era finita nel canale nella notte tra mercoledì e giovedì. Verso le 3 si è verificato un guasto alla vasca di raccolta interna dello stabilimento di Noale, causando lo sversamento di una cinquantina di litri di liquido. L’acqua, prima che entrasse in funzione il sistema di sicurezza automatico, ha quindi raggiunto un pozzetto di raccolta dell’acqua piovana che scarica direttamente nel canale Vernici. La situazione è tornata alla normalità non appena i sensori hanno rilevato il problema, dopo alcuni minuti, ma per quella prima fuoriuscita non c’è stato nulla da fare. La conduttura difettosa è stata quindi “tappata” e il sistema è stato reso “inoffensivo”.
Ieri mattina i tecnici dell’Arpav hanno raccolto alcuni campioni nell’area circostante alla ditta, ma intanto i tensioattivi (sostanze usate per la produzione dei detersivi) rilasciati nel canale potrebbero essere confluiti nelle acque del fiume Muson, ricoperte dalla tarda mattinata da una fitta schiuma. Solo le analisi di laboratorio potranno confermare questa ipotesi, ma va ricordato che un anno fasi verificò un altro problema simile nello stesso impianto: durante un travaso delle acque si slacciò una manichetta dalla cisterna, determinando anche in quel caso una perdita.
Gabriele Vattolo

 

Stabilimento di cosmetici e prodotti di pulizia

Da oltre venti anni Co.ind progetta e produce cosmetici per conto terzi tramite il suo stabilimento di Noale. Il gruppo Co.ind è composto da cinque stabilimenti in Italia: 4 in Emilia-Romagna più quello di Noale. Il fatturato complessivo è di 180 milioni di euro con oltre 400 dipendenti.

 

INCONTRO A MIRANO

«Un grande parco fluviale in quest’area» Stasera la presentazione del progetto

MIRANO – Il progetto è pronto e stasera, alle 20.30 all’auditorium della scuola media Mazzini, sarà presentato alla città. L’associazione “Valore Ambiente”, fondata pochi mesi fa dal miranese Giancarlo Furlan, intende rivalutare l’area del fiume Muson realizzando un grande parco fluviale, proprio il giorno dopo l’inquinamento. «Si tratta di una zona con grandissime potenzialità sociali che ambientali, dove potrebbe essere creato un parco che unisca alle normali caratteristiche delle aree verdi cittadine una forte connotazione ambientale, attraverso il risanamento delle aree esistenti», spiegano all’associazione. L’idea prevede percorsi ciclopedonali, ma pure mirati progetti di navigabilità con canoe e kayak. Ma tutto ciò è fattibile? Se ne parlerà stasera: sono stati invitati l’assessore Federico Vianello e molte associazioni ambientali del territorio. (g.pip.)

 

Gazzettino – Migliaia di litri di gasolio nel Tergolino

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14

dic

2012

DA PIANIGA A MIRA – Il carburante sversato dalla cisterna di un’azienda agricola

MIRA-PIANIGA – Vittime di un furto, ora si trovano accusati di danno ambientale e dovranno sostenere una bonifica dal costo di migliaia di euro.

È davvero un incubo, quello che stanno vivendo da mercoledì pomeriggio i titolari di un’azienda agricola di Pianiga. Erano circa le 16 di martedì, quando i Vigili del fuoco di Mestre hanno chiesto a Polizia locale di Mira e Arpav di recarsi nella zona del sifone di confluenza tra il Tergolino ed il canale Novissimo, per il formarsi di un’immensa chiazza oleosa. Una volta sul posto, appurato che si trattava di uno sversamento di idrocarburi, gli agenti della polizia locale hanno informato il magistrato di turno, ottenendo l’autorizzazione per uscire dalla propria giurisdizione per individuare eventuali responsabili dell’inquinamento ambientale. Risalita la scia oleosa, intorno alle 18.30, gli agenti hanno suonato al campanello di un’azienda agricola che si trova in via Molinella a Pianiga. Qui hanno trovato la cisterna di gasolio agricolo, della capacità di cinquemila litri, con una canula tagliata.
I proprietari, dopo una veloce verifica, hanno capito che era stato perpetrato un furto ai loro danni di circa 1500 litri di gasolio. Quel taglio, però, aveva fatto fuoriuscire il carburante che, impregnato con l’asfalto posto sulla superficie del terrapieno, era finito in un pozzetto delle acque bianche, per poi riversarsi nel Tergolino. Subito, gli agenti hanno informato il Comune di Pianiga che, a sua volta, ha fatto apporre delle panne per bloccare lo sversamento. Un’operazione effettuata sia a monte che a valle, in prossimità del sifone, il tutto con il chiaro intento di bloccare l’inquinamento. Arpav ha quindi campionato il liquido presente nella cisterna per verificare che fosse lo stesso trovato nel sifone. Nonostante il furto subito, i titolari dell’impresa agricola sono stati denunciati per danno ambientale e dovranno sostenere le onerose spese di bonifica.
Gianluigi Dal Corso

 

Gazzettino – E’ a Marghera il record dei morti

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19

set

2012

SALUTE IN TERRAFERMA – Uno studio epidemiologico certifica un maggior numero di casi di tumore

Ad essere colpiti soprattutto gli uomini. Ma anche Favaro registra molti decessi per malattie polmonari

A Marghera si muore più del previsto. Un primato cittadino di sicuro poco ambito, ma che trova conferme anche nell’eccesso di mortalità per quanto riguarda malattie tumorali e respiratorie.
Lo afferma lo studio «Salute in terraferma», redatto dal dottor Lorenzo Simonato dell’Università di Padova per l’ultimo numero di «VIS», la rivista online «Venezia in salute» edita dalla direzione Affari Istituzionali del Comune di Venezia.
Lo studio prende in considerazione i numeri della mortalità nella terraferma del comune di Venezia, divisa tra Favaro Veneto, Carpenedo-Bissuola, Terraglio-San Lorenzo XXV aprile-Piave, Cipressina-Zelarino-Trivignano, Chirignago-Gazzera, Marghera-Catene-Malcontenta. I dati mettono a confronto la mortalità attesa e quella che è effettivamente avvenuta tra gli anni 2002-2006.
Nel territorio di Marghera ci si aspettavano 1422,94 decessi. Ce ne sono stati invece 1531. L’otto per cento in più del previsto, unico «quartiere» della terraferma veneziana ad avere un eccesso di mortalità. Le domande più immediate sono due. Perché a Marghera ci sono più morti di quelli che ci dovrebbero essere? Perché questo succede a Marghera e non a Chirignago? L’indagine vuole dar conto di una statistica, che però non manca di dare ulteriori spunti di riflessione.
Ad esempio, lo studio mette in evidenza che «l’eccesso di mortalità è sostanzialmente concentrato nella popolazione maschile». Ossia: preso atto che ci sono più morti del previsto, questi defunti sono in larga maggioranza di sesso maschile (85 su 108). A Marghera i tumori uccidono più di quanto ipotizzato dalle statistiche. Lo studio ricorda che il numero atteso di morti per tumore doveva aggirarsi attorno a 495,69. Invece di morti ce ne sono stati 567, il 14% in più. Tumori che, inoltre, uccidono più maschi a Marghera, e questo era da metter in conto, ma anche nel quartiere della Cipressina-Zelarino-Trivignano. A Marghera, il 70% dell’eccesso di mortalità riscontrata nei tumori è comunque riconducibile a persone di sesso maschile.
Numeri «fuori misura» anche per quanto riguarda le malattie dell’apparato respiratorio. Le statistiche , ancora una volta, svelano un eccesso di mortalità a Marghera (+19% rispetto alle morti attese), con quasi il +43% di morti maschili rispetto alle attese (51 osservati contro 35,73 attesi). Tra le malattie respiratorie, la bronco pneumopatia cronica regista un eccesso di mortalità a Marghera (+22%) e, tra i maschi, anche a Favaro (+29%). Per misurare l’incidenza dell’asma, l’analisi territoriale ha riguardato la fascia d’età sotto i 34anni. E qui si è notata una maggiore incidenza nei quartieri Cipressima-Zelarino-Trivignano e Chirignago-Gazzera.

 

DOLO – L’acqua di tutti i canali e canalette della Riviera e del Miranese non potrà più essere utilizzata per irrigare orti, campi e in particolare le verdure da consumarsi crude, men che meno potrà essere utilizzata per abbeverare gli animali nel settore dell’allevamento. A «suggerire» ai Comuni questa drastica decisione è stato il dipartimento prevenzione dell’Asl 13 diretto dal dottor Flavio Valentini. La colpa? Quasi sempre di centinaia di abitazioni (cioè dei loro proprietari) che scaricano abusivamente la fognatura in canali e canalette del comprensorio dei 17 Comuni . «Nelle scorse settimane», spiega Valentini, «sono arrivati i dati dell’Arpav relativi allo studio del fenomeno della salmonella nei canali negli ultimi 10 anni. Si è visto che il bacillo è diffuso in quasi tutti i corsi d’acqua che sono strettamente collegati fra loro. A questo punto vietare l’uso dell’acqua per un periodo e poi sospenderlo e poi riprenderlo un mese dopo perché il bacillo è presente a quattro chilometri di distanza è senza senso. Visto il livello di inquinamento a cui sono arrivati i canali abbiamo suggerito che i Comuni vietino per sempre l’uso dell’acqua per irrigare i campi e gli ortaggi» . Due Comuni, Santa Maria di Sala e Mira, si sono già adeguati. I sindaci hanno firmato ordinanze di divieto permanente dell’uso dell’acqua dai canali . «Questi divieti», dice Valentini, «resteranno in vigore anni. Per poter cambiare la situazione bisognerà individuare chi scarica abusivamente la propria fognatura nei canali. Si tratta nella maggioranza dei casi di vecchie abitazioni di 70-80 anni che non si sono ancora adeguate alle moderne normative. Siccome pregiudicano la salute di tutti i proprietari vanno puniti pesantemente ed invitati ad adeguare gli impianti. Saranno controllate anche le attività delle aziende agricole». Dopo la grandine e il gran vento ora la salmonella. Per l’agricoltura dell’area sembrano arrivate le sette piaghe d’Egitto. E proprio dai responsabili di categoria del settore arriva un allarme. «La situazione», spiegano Fabio Livieri e Paolo Capuzzo per Coldiretti di Riviera e Miranese, «è pesantissima. Per anni i nostri agricoltori non potranno fare uso di acqua a basso costo per irrigare le loro produzioni di ortaggi. Il divieto è permanente e per utilizzare l’acqua a costo zero ora gli agricoltori dovranno sperare solo che piova, senza però che ci sia grandine o forte vento come è accaduto recentemente». Preoccupazioni sono espresse anche dalla Cia (Confederazione Italiana agricoltori). Per Coldiretti questi provvedimenti di divieto sono forse «eccessivi e rischiano di penalizzare un’area della provincia rispetto alle altre».

Alessandro Abbadir

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