Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Nuova Venezia – “Litorale devastato, 5 milioni di danni”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

12

nov

2014

L’allarme di Codognotto, coordinatore dei sindaci della costa. Michielli (Federalberghi): servono barriere sott’acqua

JESOLO – Litorale devastato dalle mareggiate, danni intorno ai cinque milioni di euro. E per la prossima estate potrebbero anche aumentare. Da Bibione a Cavallino Treporti, migliaia di metri cubi sono scomparsi, ma soprattutto a Jesolo e Bibione i sindaci sono preoccupati per la prossima stagione estiva. Adesso è il momento di tirare fuori dal cassetto il famoso studio elaborato dall’Università di Padova, costato 300 mila euro alla Regione e mai utilizzato per proteggere la costa dall’erosione. Il primo cittadino di San Michele-Bibione, Pasqualino Codognotto, che anche è il coordinatore dei sindaci della costa veneziana, ritiene che non ci sia più tempo da perdere. «Quello studio deve essere messo in pratica», spiega, «perché consentirà di prevenire i problemi legati alle mareggiate, oltre che a realizzare una protezione stabile della costa, considerando tutte le peculiarità delle località turistiche. Voglio dire che Bibione non avrà i problemi di Jesolo e viceversa. Lo studio prevede come far fronte nel breve periodo a mareggiate ed erosione e poi anche nel lungo periodo con gli interventi strutturali di cui la costa veneziana ha bisogno. Non possiamo aspettare ancora, visto che è costato 300 mila euro e mai è stato preso in mano per essere attuato».

La Federconsorzi di Jesolo, che riunisce i concessionari sulle spiagge, ha già invitato i sindaci a considerare lo stato di calamità naturale. Il presidente Renato Cattai ha anche proposto di trattenere i canoni demaniali per le spese di ripascimento e protezione delle spiagge. Gli albergatori sono preoccupati e invocano interventi seri, volgendo lo sguardo a un passato di speculazioni e sprechi che stanno venendo a galla assieme ai detriti portati dal mare.

«In questi anni», spiega il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli, «ci sono stati interventi non coordinati che hanno provocato più che altro danni, modificando le correnti e aumentando l’erosione. Per non parlare della pesca a strascico che ha reso i fondali un biliardo su cui il mare scorre sempre più velocemente. Siamo ricorsi al ripascimento tutti gli anni e adesso, considerando anche le inchieste della magistratura sul Mose, dobbiamo pensare necessariamente che conveniva a qualcuno spendere tutti quei milioni. Noi albergatori abbiamo considerato le varie soluzioni possibili per salvare il nostro litorale. Io penso che assieme al Friuli Venezia Giulia si debba ragionare per realizzare delle barriere subacquee con delle rocce che siano in grado di formare una vera e propria barriera corallina che ripopolerebbe anche la fauna e flora acquatica. Tra un po’ di anni potremmo avere i sub e i turisti che nuotano sopra colonie di pesci e granchi scomparsi, mentre anche le spiagge non sarebbero più ridotte dall’erosione ma tornerebbero alle loro naturali dimensioni. Queste grandi barriere sott’acqua riuscirebbe a fermare la potenza del mare che è una minaccia per tutto l’anno, visto che anche a giugno sono state registrate le ultime mareggiate e ormai non ci sono più periodi costanti in cui l’erosione venga evidenziata nel corso dell’anno». «Tassa di soggiorno per proteggere le nostre spiagge». La proposta viene portata avanti da Rodolfo Murador del neonato movimento la “Sinistra” che aveva denunciato lo spreco di denaro pubblico in tutti questi anni di ripascimenti: «Non possiamo ogni anno chiedere soldi alla Regione, invocare lo stato di calamità. I sindaci e il territorio devono muoversi, fare qualcosa subito e i soldi della tassa di soggiorno lo potrebbero consentire in tempi brevi e per motivi di emergenza».

 

La denuncia del presidente dei naturalisti sandonatesi: effetto disastroso sulla tenuta degli argini

«Il corso del Piave abbandonato da 30 anni»

SAN DONÀ «Il Piave è abbandonato a se stesso da circa 30 anni», spiega il presidente dell’associazione naturalistica sandonatese, Michele Zanetti, «e questo ha avuto un’incidenza negativa sullo stato dell’alveo, la vegetazione golenale e la tenuta infine degli argini del fiume. I riflessi sono evidenti agli occhi di tutti e non serve essere esperti in materia per capirlo. C’è stato un decremento delle situazioni di sicurezza in tutto il territorio». «Auguriamoci che il contratto di fiume», conclude, «e le azioni conseguenti arrivino in tempo per far fronte a una nuova emergenza che sarebbe drammatica». L’espansione edilizia ha poi fatto il resto, con il cemento che non lascia assorbire l’acqua, ma anzi ne velocizza il corso. Oggi un’alluvione di grandi proporzioni avrebbe effetti devastanti ancora di più che nel passato. L’allarme Piave è dunque un pericolo solo provvisoriamente scampato. Il ponte di barche a Fossalta è tornato al suo posto, non ci sono state evacuazioni di abitazioni a rischio e anche i campi si stanno lentamente asciugando. La prossima perturbazione potrebbe essere sempre quella decisiva per trovare completamente impreparato un territorio esposto a forte rischio idrogeologico, per la maggior parte sotto il livello del mare e con argini sempre più deboli a causa di una vegetazione incontrollata che li ha resi molto più permeabili. Per non parlare del fondo del fiume e le sponde da pulire e tanti altri interventi che sarebbero dovuti essere programmati nel corso dei decenni. Così la paura torna regolarmente e gli anziani evocano le immagini drammatiche del 1966 con la grande alluvione che potrebbe tornare da un giorno all’altro, da qui le forti preoccupazione che arrivano dal mondo dei naturalisti e degli ambientalisti.

(g.ca.)

 

Stati generali a Roma, la Regione: «Progetti pronti, bacino di Trissino verso il via»

Zaia: «Riprendere l’escavazione lungo il Piave servirà a impedire nuove piene»

Dissesto, dote dal governo di 70 milioni di euro l’anno

Monitorate anche le frane di Perarolo e del Rotolon a Recoaro «Scolmatore del Brenta entro l’anno il progetto»

VENEZIA – Parata elettorale o significativo cambio di passo? Gli Stati generali del dissesto idrogeologico, svoltisi a Roma nel giorno di San Martino, portano in dote la promessa di sette miliardi di euro nei prossimi sette anni da investire sul territorio nazionale. Un impegno che, secondo gli addetti ai lavori, potrebbe portare 70 milioni di euro l’anno al Veneto. «L’iniziativa in sé è ottima, speriamo che alle parole seguano i fatti – spiega il governatore Luca Zaia – noi abbiamo progetti pronti per 600 milioni di euro. Sul tema abbiamo avuto lo spartiacque del 2010, l’alluvione ci ha insegnato molto e da allora sono partite le prime opere di messa in sicurezza del Veneto. Ora tutti i principali bacini di laminazione sono stati avviati e direi che la parte occidentale della regione sta per essere messa in sicurezza dal punto di vista alluvionale. Resta il Veneto orientale e il Piave in particolare, le cui piene come la storia insegna possono essere rovinose». Zaia non rinuncia alla sua vecchia idea: «Il Piave va pulito e scavato, ripristinato l’alveo: dobbiamo superare la sindrome di intoccabilità. Un fiume va tenuto in manutenzione: oggi semmai il problema sono i costi, perché il materiale che un tempo aveva un valore oggi non ce l’ha più». Quanto agli interventi per la prevenzione del dissesto, la situazione è legata all’avanzamento dei lavori dei bacini di laminazione e alla messa in sicurezza di alcune tra le più importanti frane montane. A Caldogno, il bacino di laminazione è in corso di realizzazione; a Trissino i lavori saranno consegnati il prossimo 19 novembre; a Fonte l’appalto è stato aggiudicato nei giorni scorsi; così pure a Monteforte d’Alpone. La procedura è in fase di predisposizione di gara per il bacino di Pra dei Gai, a cavallo tra il Veneto e il Friuli, utile per assorbire le piene del Livenza.

«Con questi bacini aumenta la sicurezza idraulica ma non vi è l’annullamento del rischio» avverte Tiziano Pinato, a capo della Difesa del suolo della Regione Veneto, che ieri a Roma ha partecipato agli Stati generali. «Ci sono altri interventi in corso di progettazione definitiva: penso alla vasca di viale Diaz a Vicenza, l’Anconetta a Padova, l’ampliamento della vasca di Montebello» aggiunge. Quella che dovrebbe proteggere Padova dalle piene del Bacchiglione è il bacino di Sandrigo/Breganze, del costo di 70 milioni, non ancora finanziato; poi c’è la sistemazione degli argini del Tagliamento in collaborazione con la Regione Friuli.

Ma la madre di tutti gli interventi è il cosiddetto Scolmatore del Brenta sull’asse dell’idrovia Padova/Venezia, il grande progetto caro all’ingegner Luigi D’Alpaos: «Abbiamo fatto la gara per la progettazione preliminare e credo che entro l’anno potremo affidare l’incarico» spiega Pinato. Il progetto è ambizioso e il costo importante: si parla infatti di circa seicento milioni di euro, con la possibilità di rendere navigabile anche a navi di importanti dimensioni il canale.

Quanto al capitolo frane, la Difesa del suolo regionale tiene sott’occhio tutti gli episodi franosi che si abbattono sul territorio. Ma quelle sotto i riflettori sono quella di Perarolo, definita del Cristo, dove un lastrone di gesso incombe sul Boite proprio alla confluenza del Piave. La Regione sta predisponendo un progetto di argine per la difesa dell’abitato e di una galleria artificiale che possa agire da scolmatore: avrà un costo vicino ai 12 milioni di euro. A Cancia, in Cadore, la competenza è passata dalla Regione alla Provincia di Belluno ma un progetto condiviso ancora non c’è dopo i due morti del luglio 2009. A Recoaro, invece, incombe la frana più consistente del Veneto ed una delle più importanti d’Italia: quella del Rotolon, tenuta sotto controllo anche in questi giorni da sofisticati sistemi di monitaggio. Anche i Consorzi di Bonifica segnalano il loro impegno: nel Veneto hanno in cantiere già 130 progetti per un valore di 237 milioni di euro. Giuseppe Romano, presidente dell’Unione Veneta Bonifiche, ricorda che oltre ai cambiamenti climatici che hanno sicuramente inciso sugli ultimi disastrosi eventi, si deve tener conto «dell’eccessiva urbanizzazione di un territorio che ha impermeabilizzato negli ultimi anni 4950 ettari all’anno di terreno, generando la necessità assoluta di creare opere di compensazione idraulica». Il Veneto, da questo punto di vista, sta facendo la sua parte: con tre versioni di Piano casa, la Regione ha incoraggiato 70 mila domande di ampliamento di fabbricati esistenti. Come se non avessimo abbastanza case.

Daniele Ferrazza

MIRA – Brenta Sicuro a Mira con l’iniziativa “le criticità degli argini dei nostri fiumi”. Questo l’appuntamento che si terrà questa mattina di fronte al Naviglio cui parteciperà il sindaco. «Dopo aver visitato 21 comuni con la presenza di 35 amministratori pubblici, l’iniziativa», spiega Marino Zamboni per il comitato Brenta Sicuro, « approda a Mira per parlare, fotografare lo stato dei corsi d’acqua in questo importante centro di 39.000 abitanti, portando al totale di circa 310.000 i cittadini rappresentati dai comuni visitati. Questa realtà presenta problemi e punti di contatto con le altre realtà: molti argini che franano, alberi addirittura che sono scivolati al centro dei fiumi sul Naviglio, da Mira Vecchia alla foce a Fusina sul Novissimo, da Mira Taglio a Porto Menai sul Taglio, da Mira Taglio a Porto Menai. La manutenzione del Genio Civile è carente».

All’incontro organizzato dal Comitato Brenta Sicuro ci sarà la partecipazione di Legambiente e Cia. Il comitato proprio sabato scorso, ha organizzato a Noventa Padovana la manifestazione “Alluvione del 1966 mai più“, e per scongiurare un pericolo come quello, per Zamboni le soluzioni ci sono. «Punto di contatto pressoché unanime degli incontri ( anche se però, che a Mira ci sono delle forti perplessità in merito)», dice Zamboni, «è stato il progetto idrovia Padova-mare che potrebbe ridurre il rischio di esondazioni dal Brenta e Bacchiglione».

(a.ab.)

 

Sono stati convocati a Venezia per la mattinata di venerdì i rappresentanti delle amministrazioni bassanesi chiamati a discutere in Regione delle problematiche relative al trasporto ferroviario. L’assessore Elena Donazzan, appena delegata da Zaia pure ai Trasporti in sostituzione di Renato Chisso, incontrerà una delegazione proveniente dal Bassanese con la quale discuterà ciò che si può fare per migliorare la (precaria) situazione del trasporto su rotaia.

«Venerdì sarà importante essere uniti – spiega Dario Berti, rappresentante dei pendolari bassanesi – scopo del summit sarà quello di illustrare alla Regione le criticità attuali e proporre assieme soluzioni nuove. Mi auguro che il territorio sappia fare squadra con il sindaco Poletto in testa, così da evitare che, come già accaduto per altre questioni, le esigenze del territorio vengano calpestate».

Chiaro, anche se non esplicito, il riferimento alla questione Tribunale o ad altre vicende simili che hanno portato all’impoverimento del territorio: «So che in queste settimane i vertici regionali hanno incontrato anche altre istituzioni, come ad esempio i rappresentanti dei Comuni di Salzano e Spinea – aggiunge Berti – loro hanno chiesto che i treni in partenza da Bassano e diretti a Venezia possano fermarsi nei loro due centri; è chiaro però che questo comporterebbe un ulteriore rallentamento della linea a scapito dei bassanesi, che già hanno un solo treno all’ora per Venezia. Da Salzano e Spinea ne partono invece due ogni ora: aggiungerne un terzo andrebbe a nostro danno».

Lotta tra poveri quindi? «Assolutamente no – auspica Berti – ma capacità di rivedere il piano ferroviario in un’ottica generale. L’assessore Elena Donazzan peraltro conosce molto bene il territorio bassanese e credo che questo può essere un motivo di rassicurazione in più in vista dell’incontro di venerdì. Se saranno apportate delle modifiche, credo dovranno riguardare una velocizzazione della linea Bassano-Venezia e non un ulteriore rallentamento o, peggio, impoverimento della stessa. Nel Veneziano hanno già tutte le stazioni rinnovate e in buona parte le linee sono dotate di doppio binario».

«Ritengo che il Veneto abbia bisogno di crescere in maniera omogenea – conclude Berti – e questo vuol dire innanzitutto dare a Bassano linee ferroviarie efficienti e degne di questo nome. In queste condizioni diventa tutto molto complicato; i disagi sono sotto gli occhi di tutti. È assolutamente il momento di intervenire con serietà e tempestività».

Johnny Lazzarotto

 

LE CRITICITÀ – Bassa frequenza dei treni e altissimo affollamento “E ora arriva l’inverno…”

BASSANO – (J.L.) Treni sovraffollati, pochi convogli nelle ore di punta e disservizi che periodicamente rendono invivibili i viaggi da Bassano verso Padova e Venezia. Sono queste solo alcune delle criticità che saranno passate sotto la lente d’ingrandimento in occasione dell’incontro di venerdì: «Problemi ce ne sono sempre, e da sempre – sottolinea Dario Berti – basti pensare ad esempio che da Bassano a Castelfranco Veneto abbiamo una linea con ben 17 passaggi a livello. Lungo questa direttrice poi abbiamo un solo treno all’ora, cosa che normalmente può anche bastare ma che negli orari di punta diventa decisamente insufficiente. Ancora peggio va la situazione lungo la tratta Bassano-Padova dove il sovraffollamento dei convogli è praticamente all’ordine del giorno e con l’arrivo dell’inverno, del freddo e del ghiaccio non osiamo immaginare quali potrebbero essere le condizioni in cui ci si troverà a viaggiare nelle prossime settimane. Speriamo che l’incontro di venerdì dia i frutti sperati e che si riprenda in mano l’intera situazione del trasporto ferroviario con partenza e arrivo da Bassano. I pendolari lo chiedono da tempo – conclude Berti – ci auguriamo possa finalmente accadere nella realtà».

 

Ieri la manifestazione in ricordo del disastro del 1966, ma la sicurezza idraulica resta d’attualità

CAMPOLONGO – Si è svolta sotto la pioggia ieri a Noventa Padovana la manifestazione “Alluvione mai più”, organizzata dall’associazione Brenta Sicuro, dagli Amissi del Piovego e da Legambiente. Buona la presenza davanti a villa Gemma, nel punto esatto dove il Piovego ruppe gli argini nel 1966, provocando un disastro costato milioni di lire che interessò pesantemente anche la Riviera. Presenti anche i sindaci del Veneziano.

Marino Zamboni, rappresentante di Brenta Sicuro, ha rimarcato l’assenza dei rappresentanti di Padova città: «Cambiano le amministrazioni ma l’interesse sul tema rimane identico», ha commentato.

Il sindaco di Noventa Luigi Bisato ha insistito sulla necessità di completare l’idrovia: «Il Cipe ha deliberato l’ultima tranche di 370 milioni per il Mose. Speriamo si trovino le risorse anche per l’idrovia che scolmerebbe 10 volte tanto quanto riesce a fare il Piovego. Servono 400 milioni, una cifra non impossibile se si considera che interessa un territorio di 500 mila abitanti».

Attesissimo l’intervento di Luigi D’Alpaos, sul quale si appuntano le speranze di un progetto adeguato visto che il professore fa parte della Commissione che dovrà valutare le proposte pervenute in Regione. «Purtroppo ho partecipato alle celebrazioni del decennale, del ventennale, del trentennale, del quarantennale di questa alluvione, mi sarebbe piaciuto partecipare al taglio di qualche nastro», ha esordito D’Alpaos, «Qualcosa si sta cominciando a fare ma sarebbe necessario che ci fosse determinazione e consapevolezza che è solo l’inizio di un percorso molto, molto lungo che richiede interventi multipli. Speriamo che quest’opera sia completata finalmente, che si dia l’avvio a questa realizzazione che potrebbe dare un contributo significativo alle condizioni della sicurezza idraulica di un’importante porzione di territorio e risolverebbe anche il problema della zona industriale di Padova».

(g.a.)

 

Gazzettino – Riviera “Mai piu’ sotto acqua”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

9

nov

2014

Sindaci e associazioni hanno manifestato ieri mattina sull’argine del Piovego

La protesta al confine tra Venezia e Padova: nessun rappresentante della Regione

Cielo plumbeo e pioggia battente, esattamente come 48 anni fa, hanno fatto da palcoscenico ieri mattina alla manifestazione organizzata dal Comitato Intercomunale Brenta Sicuro sul punto esatto dove il 5 novembre del 1966 l’acqua in piena del Piovego prima esondò e successivamente ruppe l’argine destro del fiume, allagando per intere settimane tutto il territorio posto a sud del corso del Brenta, dalla provincia di Padova alla laguna di Brondolo di Chioggia.

Il fiume ruppe in territorio di Noventa Padovana, davanti all’antica villa veneta «Gemma», a poche centinaia di metri dal territorio comunale di Vigonovo, il paese che in seguito all’inondazione (in certi punti anche due metri d’acqua) subì i danni più gravi.

Alla manifestazione erano presenti le amministrazioni comunali veneziane di Fossò e Campagna Lupia, i sindaci padovani di Noventa, Ponte San Nicolò e Polverara, il docente universitario padovano di idraulica Luigi D’Alpaos, vari comitati locali di salvaguardia idraulica, le associazioni «Amissi del Piovego» e «Salvaguardia Padova e Venezia», Legambiente, il senatore del M5S Giovanni Endrizzi, l’onorevole del Pd Simonetta Rubinato, il presidente del Consorzio di bonifica «Acque Risorgive», Ernestino Prevedello, don Albino Bizzotto di «Beati i Costruttori di Pace» e altri gruppi. Il presidente della Regione, Luca Zaia e l’assessore all’Ambiente, Maurizio Conte non hanno potuto essere presenti all’incontro ma hanno inviato ciascuno una missiva scritta.

Come già avvenuto in altre manifestazioni del genere organizzate per una presa di coscienza dei rischi di inondazione, l’argomento più dibattuto è stato il progetto dell’idrovia Padova-mare quale canale scolmatore per lo snodo idraulico dei fiumi Brenta e Bacchiglione.

E ancora una volta è emersa la pericolosità rappresentata dal Brenta, che a nord di Padova ha una portata d’acqua di 2.200 metri cubi al secondo, mentre più a valle, in provincia di Venezia, la portata si riduce a soli 1.400 metri cubi. Un vero imbuto in caso di violente piene del fiume, che solo il corso dell’idrovia Padova-mare sarebbe in grado, almeno in parte, di smaltire.

Vittorino Compagno

 

Non sono decollati i contratti “Telepass Family” da stipulare con Cav per poter usufruire delle tariffe agevolate per i residenti dopo i forti rincari

MIRANO. Lo sconto in autostrada? Sono appena 12 i nuovi contratti Telepass Family sottoscritti da gennaio a giugno per usufruire dell’agevolazione che riguarda i residenti di Mirano, Dolo, Mira, Spinea e Pianiga. Lo rivela lo stesso ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, rispondendo a un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato 5 Stelle miranese Emanuele Cozzolino.

«L’agevolazione», spiega Lupi, «ha determinato nei primi sei mesi dodici nuovi abbonamenti Telepass Family per la tratta Padova Est-Mirano Dolo. L’adesione allo sconto rispetto al numero dei transiti totali sulla stessa tratta è stata pari all’8,53% ad aprile, all’8,27% a maggio e all’8,27% a giugno».

Sconto snobbato dunque. Era stato previsto a inizio anno, nel vortice delle polemiche per gli aumenti sulla tratta Padova-Mestre. Ma subito erano anche state trovate le alternative: uscire al casello di Spinea sul Passante, invece che da quello di Mirano Dolo sulla A57 o riversarsi sulla rete ordinaria. Cosa, quest’ultima, che i comuni hanno subito visto a occhio nudo. Il beneficio per i residenti proposto da Cav-Concessioni autostradali venete dopo gli aumenti è del 40%, ma riguarda un numero minimo di 20 transiti mensili. In pratica oggi per percorrere la tratta Mirano Dolo-Padova est e viceversa si pagano 2,80 euro. Fino all’anno scorso erano 90 cent. Risultato: anche con lo sconto è comunque più che in passato e dunque a molti conviene scegliere altre vie. Come dire: i pendolari alla fine preferiscono il risparmio reale allo sconto di Cav.

Cozzolino non usa mezzi termini: «Lupi non solo ammette le criticità, ma dichiara pure di non volerle risolvere», afferma il deputato, «conferma una realtà evidente a tutti: il progetto originario del Passante non è stato realizzato e l’arretramento della barriera di Venezia-Mestre neppure. Abbiamo contestato la mancata liberalizzazione della tratta Mestre-Mirano Dolo, con contestuale realizzazione del casello a Dolo e gli aumenti tariffari sulla Mestre-Padova: la risposta del Ministero prova a giustificarli con il tentativo di ridurli e non di eliminarli, attraverso le agevolazioni. Preoccupa che il ministro Lupi si limiti a fotografare la realtà e non dia invece alcuna risposta in merito alla domanda su cosa intenda fare per eliminare i disagi. Un silenzio eloquente che equivale a dire: non intendo fare nulla, se la risolvano i pendolari».

Filippo De Gaspari

 

Domani la manifestazione nel punto esatto dove il Piovego esondò nel 1966

«Dopo 48 anni non abbiamo ancora uno scolmatore che ci difenda dai fiumi»

CAMPOLONGO – Una manifestazione di comitati e semplici cittadini per ricordare, come un monito, l’alluvione del 1966. Questo il senso dell’iniziativa “Alluvione del 1966: mai più” che si terrà domani dalle 10 alle 11,30 a Noventa Padovana in via Argine destro a villa Gemma, nel punto esatto in cui il Piovego esondò nel 1966.

«L’iniziativa», spiega per il Comitato Brenta Sicuro Marino Zamboni insieme con gli altri organizzatori, «avrà più valenze: rievocazione di un tragico momento e per questo saremo nell’esatto punto di esondazione del fiume Piovego, ma anche di presa di coscienza da parte dei partecipanti, cittadini e politici, del problema rappresentato dalle manutenzioni delle rive dei fiumi, dalla cementificazione selvaggia, dalla mancanza di interventi indispensabili».

Da tempo infatti il Comitato Brenta Sicuro si batte per il completamento dell’idrovia Padova Venezia. Un canale che potrà servire sia come scolmatore per le piene del Brenta e del Bacchiglione e anche come canale navigabile di classe 5. Una via d’acqua che permetterebbe di diversificare il trasporto dai camion alle chiatte collegando il Porto Off Shore di Venezia alla zona industriale di Padova.

All’evento, patrocinato anche dal Comune di Noventa e da Legambiente parteciperanno: il sindaco di Padova Bitonci, il professor D’Alpaos che illustrerà i progetti per al sicurezza idraulica dopo il tragico anno 1966, l’associazione “Amissi del Piovego”, con una proposta di manutenzione costante dei fiumi.

Fra gli amministratori e i politici ci saranno i sindaci della Riviera del Brenta, l’assessore regionale Maurizio Conte, il senatore del Movimento 5 Stelle Giovanni Endrizzi. A sostenere la manifestazione ci sarà anche Don Albino Bizzotto dei Beati Costruttori di Pace.

«In questi mesi», dice Marino Zamboni per Brenta Sicuro, «abbiamo fatto un tour fra le realtà del Piovese, della Riviera e del Padovano, ma le brutte sorprese sono state davvero molte in termini di degrado e rischio idraulico nei maggiori corsi d’acqua e nelle reti idriche dell’area. Recentemente abbiamo subìto anche la decisione della commissione di Salvaguardia, che ha dato uno stop al potenziamento dell’idrovora di Lova , un’ opera che era stata individuata come prioritaria dall’ex commissario straordinario agli allagamenti Mariano Carraro. Davvero un brutto segnale per tutta la Riviera del Brenta».

Alessandro Abbadir

 

Gazzettino – Padova, 15 giorni per l’ospedale

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

4

nov

2014

REGIONE – Il Comitato di coordinamento affida la valutazione dei progetti a una commissione di tecnici

Zaia: «Decisione rapida o via a un nuovo bando».

Bitonci difende la sua scelta, l’Ateneo la boccia

I tempi stringono, ma il porto appare ancora molto lontano. È il presidente Luca Zaia a dettare la “road map” per il nuovo ospedale di Padova: una Commissione di tecnici con 15 giorni di tempo per valutare le proposte sul tavolo e per stilare, qualora non si trovasse l’accordo, un nuovo bando per percorrere altre strade.
Ieri il “Comitato di coordinamento per la realizzazione del nuovo polo della salute di Padova” si è incontrato a Venezia: oltre a Zaia, hanno preso parte il sindaco Massimo Bitonci, il presidente della Provincia di Padova Enoch Soranzo, il rettore dell’Università di Padova, Giuseppe Zaccaria, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Claudio Dario, il commissario dell’Istituto oncologico veneto Domenico Mantoan. Entro oggi Provincia, Comune, Azienda ospedaliera e Iov dovranno indicare il nome dei tecnici che avranno 15 giorni di tempo per una valutazione comparativa delle ipotesi sul tappeto, alla luce della quale si deciderà se avviare l’operazione sull’area proposta dal Comune di Padova (tra Via Corrado e il Canale Roncajette) o procedere con un nuovo bando per l’individuazione di altre aree.
Deciso Zaia: «La Commissione entro 15 giorni dovrà produrre una valutazione camparativa tra le aree – ha detto nel corso del Comitato – Non verrà considerata l’aerea proposta della Provincia (nella zona di Brusegana di Padova) perché non idonea e già scartata a suo tempo».
Zaia auspica una unità d’intenti, ma le anime sono ancora divise lontane da un accordo. Almeno per il momento. Da una parte il Comune di Padova con il sindaco Bitonci perora l’ultima proposta «l’area (vicina agli impianti CUS ndr), garantisce gli spazi necessari per la dotazione di parcheggi e spazi liberi, quali aree ora disponibili per le compensazioni ambientali, ma anche per gli eventuali futuri ampliamenti sia di carattere ospedaliero che delle strutture universitarie integrate al sistema ospedaliero stesso», sostiene Bitonci. Dall’altra l’Università con il rettore Giuseppe Zaccaria che rispedisce la proposta al mittente: «Bocciamo l’area scelta dal sindaco Bitonci perché non ha dimensioni compatibili con un Policlinico regionale ed è piena di vincoli da quelli idraulici a quelli archeologici», ha sottolineato il rettore.
Dal canto suo il direttore generale Claudio Dario ha chiesto, nell’attesa che si sciolga la prognosi sul destino della nuova struttura, «di avere i finanziamenti e le autorizzazioni per poter avviare gli interventi di messa in sicurezza dell’esistente.
Questione di non poco conto anche il ricorso presentato il 20 ottobre scorso davanti al Tar da “Finanza e Progetti spa” sull’annullamento degli atti precedenti e relativo risarcimento per 22milioni 394mila 2454 euro, additando una responsabilità diretta del Comune e in parte della Regione. L’udienza sarà il 19 novembre. Insomma di incognite sul tavolo ce ne sono ancora molte, compreso il tempo. Quindici giorni per fare quadrato non sono molti, soprattutto se si tiene conto che si parte da posizioni distanti.

 

CHIOGGIA – Il comitato promotore di una legge regionale per un “Intervento decennale speciale a favore di Chioggia” torna a chiedere che sia presentato pubblicamente lo studio di fattibilità sulla nuova ferrovia da Chioggia verso Venezia e Padova, saltato nella scorsa primavera per il veto posto dall’assessore Chisso.

«Ora che Chisso è fuori dalla scena politica», spiega l’avvocato Giuseppe Boscolo, presidente del Comitato, «ci attendiamo che il presidente del Veneto Luca Zaia ci permetta di conoscere questo studio di fattibilità di cui è stata incaricata dalla Regione la società Net Engeneering di Monselice. La città ha il diritto di essere informata per poi assumere valutazioni consapevoli sul tema fondamentale della rottura dell’isolamento, anche con riguardo agli interrogativi posti sui collegamenti con l’autostrada Orte-Mestre e sulla sicurezza della Romea».

Ad aprile il comitato aveva già raccolto 700 firme, superando la soglia minima di 500 prevista dallo Statuto comunale per una delibera di iniziativa popolare. Il comitato si riunirà per decidere le prossime mosse giovedì 6 novembre, alle 18.30 nella sede del consorzio ConChioggiaSì in via Cassiopea.

(e.b.a.)

 

Gazzettino – I sindaci compatti per l’idrovia

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

27

ott

2014

DOLO – Documento unanime dei primi cittadini della Riviera del Brenta

DOLO – Tutte le amministrazioni comunali della Riviera del Brenta chiederanno formalmente al presidente della Regione del Veneto Zaia e all’assessore all’Ambiente Maurizio Conte, l’attivazione di una apposita Conferenza dei servizi istruttoria per essere coinvolti nella valutazione del progetto preliminare per la realizzazione dell’idrovia Padova-Mare.

La decisione è stata presa durante l’ultima riunione della Conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta, riunitasi venerdì mattina sotto la nuova presidenza del sindaco di Campolongo Maggiore, Alessandro Campalto.

«Considerato che a breve sarà affidata la progettazione preliminare dell’infrastruttura idraulica che potrebbe mettere in sicurezza tutto il bacino del sistema Brenta-Bacchiglione, appare fondamentale che i rappresentanti del territorio possano dire la propria su un’opera così importante e tanto attesa», ha ribadito il presidente della Conferenza dei sindaci rivieraschi, Alessandro Campalto.

(v.com.)

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui