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È scoppiata la guerra dei minuti tra Lombardia e Veneto per i collegamenti via treno. Nodo del contendere è il nuovo orario cadenzato regionale del Veneto che entrerà in vigore il 15 dicembre con il caso dei treni interregionali Venezia-Milano soppressi dalla Regione Veneto.
Le associazioni di pendolari sono insorte contro le nuove coincidenze dei treni lungo la tratta: quelli fra Verona e Venezia «che la Regione Veneto intende istituire», infatti, non sarebbero mai in coincidenza con quelli Milano-Verona della Lombardia, partendo esattamente un minuto dopo l’arrivo di questi ultimi e rendendo impossibile il trasbordo».
Ieri a Verona si è tenuta una riunione tra i tecnici di Trenitalia Veneto e Trenord per verificare un’ipotesi di soluzione alternativa con la disponibilità a una partecipazione ai costi, finora sostenuti dal Veneto, da parte della Regione Lombardia. Fra le ipotesi, oltre al tentativo di portare la coincidenza a 6-7 minuti, anche quella di «mettere a fattor comune le risorse industriali di Trenord e Tenitalia e gestire, da dicembre, un’unica relazione Milano-Verona-Venezia ogni 60 minuti» con la suddivisione dei costi fra le due Regioni.
Un’ipotesi su cui il Veneto non ha fatto aperture. E si capisce perchè. Il costo delle quattro coppie di interregionali attuali è di circa 10,7 milioni: quello delle 13 nuove coppie di treni regionali cadenzati sarà di 16,7 milioni l’anno.
«Spendiamo i nostri soldi – spiega Renato Chisso, assessore regionale alle Politiche per la mobilità – in maniera diversa e più funzionale per i nostri pendolari. Con il contratto vigente, dove il costo si basa sulle ore di circolazione, i servizi Venezia-Milano sono esorbitanti e fungono più da rinforzo al sistema lombardo senza soddisfare l’utenza pendolare veneta».

Nicoletta Canazza

 

Nuova Venezia – Pendolari appiedati, scoppia la rivolta

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1

ott

2013

TRASPORTI PUBBLICI » I DISSERVIZI

Soppresso il treno Venezia-Trieste, bus sostitutivo in panne sul ponte della Libertà: «Non paghiamo più l’abbonamento»

Il pullman sostitutivo si rompe sul Ponte della Libertà, i pendolari della linea Venezia-Trieste raggiungono la città lagunare a piedi. Questa volta sono davvero infuriati, tanto da minacciare di non voler pagare l’abbonamento mensile a Trenitalia. Riflettori puntati sul famoso treno 5.800 che dovrebbe arrivare a Quarto alle 4.53, ma che talvolta viene soppresso e che serve i lavoratori che partono da Portogruaro, San Donà e Quarto per andare a lavorare a Venezia e nelle isole. Molti di loro sono turnisti, arrivare tardi significa doversi giustificare.

«Alla stazione questa mattina (ieri ndr)», racconta Gianni Foffano, portavoce pendolari e consigliere comunale, «ci è stato comunicato, anzi abbiamo scoperto, che il treno era stato soppresso. Accade spesso, troppe volte, sistematicamente durante il fine settimana, ma se succede nei giorni infrasettimanali è ancora peggio. Abbiamo così atteso il consueto pullman che ci manda Trenitalia, un bus turistico che ci porta a Venezia. È arrivato a Quarto alle 5.25, quindi in ritardo di un pezzo, poi è passato per Marcon e si è diretto a Mestre, dov’è arrivato alle 6. Quando ha imboccato il Ponte della Libertà si è fermato per un guasto meccanico: l’autista ha alzato le braccia e così noi, già in ritardo, abbiamo dovuto scavalcare la balaustra, passare dove si può camminare e dirigerci a piedi con il tempaccio che c’era fuori».

Una via crucis, insomma. Il treno che non passa, l’autobus sostitutivo, le tappe, il ritardo. Alla fine i pendolari, una cinquantina, sono arrivati a Venezia dopo le 6.30, con tutti i disagi del caso e da qui ciascuno ha proseguito con il vaporetto o con altro mezzo per raggiungere il posto di lavoro.

Chiarisce: «Durante il fine settimana succedono altri guasti: il bus sostitutivo del treno 5800, partito da Portogruaro, ha bucato una gomma prima di San Donà, appiedando gli utenti. Possibile? Siamo stanchi, le cose non migliorano, anzi. A dicembre entrerà in funzione l’orario cadenzato, il treno del mattino che oggi viene sistematicamente soppresso durante il fine settimana e nei giorni lavorativi spesso ritarda, verrà spostato in avanti di venti minuti e sarà un problema, senza contare le corse che fermeranno solo a Mestre. La Regione non ha ascoltato noi e nemmeno l’associazione Ferrovie a Nordest: non ne possiamo più e non vogliamo pagare l’abbonamento. Altro che riduzione, non ci conviene pagare».

I pendolari della tratta Venezia-Trieste hanno anche aperto una pagina Facebook e si stanno organizzando per dar vita ad una nuova manifestazione di protesta assieme ai colleghi di San Donà, Portogruaro e le stazioni coinvolte, annunciata per novembre.

«Domenica», precisa Trenitalia, «c’era un’interruzione programmata, nessuna soppressione da parte nostra. Oggi (ieri ndr) invece il bus si è guastato a 100 metri da Venezia, mentre il treno non è partito perché non c’era materiale rotabile». Ossia treni disponibili.

«Situazione da terzo mondo, inaccettabile», tuona il sindaco di Quarto, Silvia Conte. «E con il nuovo sistema che ha in mente la Regione le cose peggioreranno: invece di parlare di opere inutili che investano per rendere adeguato al terzo millennio il sistema esistente».

Marta Artico

 

Il Comitato dei pendolari critica duramente i nuovi orari

QUARTO D’ALTINO – Si sta organizzando il comitato pendolari Quarto d’Altino, tratta Venezia-Trieste, dopo aver preso visione dei nuovi orari dei treni in vigore da dicembre. Tanto che sono state stampate delle locandine con tutti gli orari, in distribuzione ai pendolari, che stanno studiando ciascuno le proprie corse.

«Il treno delle 4.53 da Quarto per Venezia, attualmente esistente», spiega il portavoce dei pendolari, Luciano Ferro, «viene posticipato di 20 minuti, con arrivo a Venezia troppo tardi per chi lavora a Murano, così come per i turnisti dell’Ospedale civile. Come faranno queste persone? O chiedono un cambio dell’orario, oppure si trovano un altro lavoro, mi sembra che non ci sia molto da fare a questo punto. Poi c’è uno stacco dalle 11 del mattino fino alle 13 per la manutenzione. Il primo treno dopo il buco arriverà a Venezia alle 13.50, senza contare che metà corse giornaliere fermeranno a Mestre e non più a Venezia. È evidente che l’interesse maggiore è quello delle frecce, dei pendolari proprio non interessa un bel nulla a nessuno».

Precisa ancora: «Da Venezia per Quarto toglieranno le corse delle 00.21 e 00.36, che spariranno e metteranno l’ultima corsa alle 22.41, mentre l’attuale 21.26 da Venezia per Quarto, verrà posticipato e inserito diversamente più tardi, la notte insomma, non ci si muoverà più».

«Ci saranno nuovi buchi», si legge nel volantino, «da Venezia dalle 20.11 alle 22.11, che sono ben due ore, da Mestre dalle 20.25 alle 22.25, che diventano due ore e mezza nei giorni festivi la sera. Troppe corse al pomeriggio, in orari che non servono, saranno aggiunte corse nei giorni lavorativi, ma non il sabato e solo fino a Mestre».

Il comitato sta raccogliendo le segnalazioni dei pendolari di tutta la tratta, poi deciderà il da farsi.

Marta Artico

 

Nuova Venezia – Quattro nuovi treni per la Venezia-Belluno

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17

set

2013

FERROVIE

BELLUNO – Passa attraverso l’acquisto di quattro nuovi treni a trazione diesel e a un promesso investimento da 10 milioni di euro il rilancio della linea ferroviaria che da Venezia porta i viaggiatori nel cuore delle Dolomiti. La Regione, tramite l’assessore Chisso, si è detta pronta ad accogliere le proposte avanzate dai comitati. E mette a disposizione 10 milioni di euro per interventi strutturali e per l’acquisto di quattro Stadler, ovvero treni diesel. L’assessore veneto utilizzerà i fondi Fas (quelli per i territori disagiati, pari a 513 milioni di euro). Questo almeno è quanto riporta la Filt Cgil al termine dell’incontro che si è tenuto a Venezia, alla presenza dei comitati dei pendolari. Proposte, quelle di viaggiatori e sindacalisti, che sembrano essere state accolte, almeno in parte, della Regione, che ha promesso di portare questi punti all’ordine del giorno della riunione di giunta che si terrà questa mattina. Dalle promesse, quindi, si dovrebbe passare ai fatti. Ma il condizionale è d’obbligo, visto che di promesse da parte della Regione, sul tema trasporto ferroviario, ne sono state sentite tante. promesse che poche volte sono diventate realtà.

I comitati dei pendolari bellunesi e dei tecnici si dicono cautamente contenti: «Le nostre proposte sono state accolte. Ora però vediamo i tempi tecnici di realizzazione, soprattutto per quanto riguarda l’arrivo di nuovi convogli», dicono Lucio D’Alberto di Binariquotidiani e Mattia Centeleghe di Trenibelluno.

Comitati che domani alle 20.30, nella sala consiliare del municipio di Ponte nelle Alpi, incontreranno gli amministratori locali per spiegare nel dettaglio in cosa consiste la novità prospettata da Venezia. «Il problema è capire quando faranno la gara d’appalto per questi nuovi treni e i tempi per il loro arrivo, perché questo farebbe la differenza», dice D’Alberto. «Gli Stadler sono treni a diesel che hanno maggiore potenza in montagna e che quindi potrebbero garantire una velocità costante anche in salita il che non è poco».

L’assessore comunale pontalpino, Monica Camuffo dal suo canto, se da un lato riconosce la positività delle notizie soprattutto per la prospettiva di nuovi acquisti, dall’altro avanza delle perplessità sui tempi di realizzazione. «Per ora sono promesse, ci attendiamo delle conferme formali», dice Camuffo. «Restano però alcuni nodi che paiono non essere sciolti, mi riferisco in modo particolare alla possibilità di avere dei treni diretti sulla nostra tratto. Ma la mezza positività è che si stia pensando di tenere i treni diretti almeno la domenica e durante l’estate, quando le linee della pianura sono meno congestionate. Siamo felici di questa prospettiva, ma resta ancora da risolvere la questione dell’orario cadenzato, che in alcune tratte, soprattutto quelle verso Padova, sarebbero peggiorative per noi». Scettica la Uil Trasporti: «Potrebbe essere positiva questa notizia, intanto però continuiamo a registrare soppressioni di corse. Due quelle annullate domenica scorsa»

Paola Dall’Anese

 

C’è un piano regionale per potenziare la rete ferroviaria con investimenti per 10 milioni. Obiettivo: pendolari e turismo

VITTORIO VENETO – Il rilancio dei disastrati trasporti ferroviari vittoriesi, tra l’alto Trevigiano e il Bellunese, passerà attraverso quattro nuovi treni a trazione diesel a potenziamento della tratta Venezia Belluno, più la previsione di investire ben 10 milioni di euro a miglioramento della rete. Ci sono, dunque, le prospettive concrete per incentivare le corse dei pendolari e contemporaneamente il turismo dalla laguna alle Dolomiti, passando per la tratta Conegliano – Vittorio Veneto, che vedrà quindi aumentare le corse sulla linea. È questo il tenore dell’accordo discusso dall’assessore regionale alla mobilità Renato Chisso con la Filt Cgil regionale nella persona di Ilario Simonaggio e i comitati dei pendolari bellunesi e trevigiani, tra cui l’agguerrito gruppo vittoriese “Il treno dei desideri”, che ha messo in campo una serie di proposte semplici ma molto concrete. Proposte che si sono sostanziate in un fruttuoso dialogo con la Regione, che di fatto tiene le redini delle decisioni insieme a Rete Ferroviaria Italiana. L’incontro di carattere regionale è avvenuto ad inizio settembre, e per quanto riguarda l’Alto Veneto, il territorio più trascurato e difficile da servire, tutti si sono alzati dal tavolo con delle proposte concrete che ora passeranno al vaglio di Venezia.

«L’assessore Chisso ha avanzato per il Bellunese delle proposte di cui non possiamo che essere soddisfatti» ha spiegato Simonaggio «Quanto discusso al tavolo passerà ora per la giunta regionale, il punto più delicato sono le risorse economiche».

Una nota diffusa a margine dell’incontro, definisce chiaramente il contenuto del nuovo accordo: «Prevediamo di completare questo lavoro di confronto positivo con Rfi e Trenitalia entro il mese di settembre. Mettiamo a disposizione 10 milioni di euro per interventi strutturali sulla rete che puntino alla velocizzazione del trasporto ferroviario. Infine ipotizziamo di acquistare quattro Stadler, treni opzionati con il contratto con l’Emilia Romagna, visto che il bellunese non può servirsi della linea elettrificata. Per l’acquisto del materiale rotabile per la montagna usiamo i fondi Fas, 513 milioni di euro. Questo incremento di treni oltre a garantire il servizio ci dà modo di provare a servire un’offerta turistica Venezia – Dolomiti». Accordi molto chiari, dunque. E c’è soddisfazione tra i membri del comitato locale e il sindacato.

Alberto Della Giustina

 

 

Nuova Venezia – “Piu’ treni a Spinea e Maerne”

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14

set

2013

Richiesta dei due sindaci dopo la soppressione di alcuni collegamenti

SPINEA – Spinea e Martellago inviano una nota congiunta all’assessore regionale alla mobilità Renato Chisso, per chiedere di migliorare il traffico ferroviario tra i due comuni. Silvano Checchin e Monica Barbiero hanno anche avanzato alcune proposte concrete alla Regione, come la fermata a Maerne del regionale veloce Venezia-Bassano e la deviazione di altri convogli locali verso Spinea.

Entrambi i comuni fanno parte del contesto metropolitano mestrino e all’hinterland della Castellana e per questo motivo sono interessati al potenziamento delle linee Bassano-Venezia, Mestre-Trento, in particolare nella tratta Maerne-Venezia e Maerne-Castelfranco.

Analizzando le modifiche proposte dalla Regione agli attuali percorsi e orari, i due sindaci, anche sulla base di precise richieste arrivate dai cittadini, hanno individuato le principali criticità sorte nell’eliminazione di alcuni collegamenti diretti a Venezia e Trento-Bassano.

Per questo hanno chiesto che «il treno regionale veloce Venezia-Bassano, di nuova istituzione, fermi alla stazione di Maerne nelle due direzioni».

«Le due amministrazioni», si legge poi nel documento, «ritengono che l’incremento del servizio offerto non compensi adeguatamente la domanda della clientela che, se da una parte potrà contare su più servizi, dall’altra si vedrà costretta a spostarsi di più da un treno all’altro e sottoporsi ad attese, anche lunghe, delle coincidenze, con l’incognita di un aggravamento della situazione in caso non fosse rispettato l’orario».

Checchin e Barbiero chiedono anche «la deviazione dei 13 treni regionali veloci del collegamento Venezia-Conegliano sulla ex linea dei Bivi, con fermata a Spinea. Ciò comporterebbe un aumento di percorrenza di circa sei minuti, ma offrirebbe un importante servizio all’area del Miranese».

Filippo De Gaspari

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TRASPORTI – Due richieste per migliorare il servizio

SPINEA – Fermata a Maerne del Venezia-Bassano e deviazione sui Bivi e fermata a Spinea di alcuni treni della Venezia-Conegliano. Queste le richieste presentate da Spinea e Martellago, in modo congiunto, all’assessore regionale Chisso in vista dell’avvio dell’orario cadenzato, il 14 dicembre.

«I nostri comuni sono interessati al potenziamento della linee Bassano Venezia e Mestre-Trento, in primis la tratta Maerne-Venezia, Maerne-Castelfranco. Analizzando le modifiche proposte dalla Regione agli attuali percorsi e orari, pur apprezzando il lavoro svolto, dopo aver ascoltato le richieste dei cittadini abbiamo individuato le principali criticità nell’eliminazione di alcuni collegamenti diretti a Venezia e Trento-Bassano» spiegano i sindaci di Martellago, Monica Barbiero, e Spinea, Silvano Checchin.

Nella proposta attuale i due treni l’ora che fermeranno in stazione a Maerne, infatti, sono il Castelfranco-Venezia e la navetta Noale-Mestre.

«Riteniamo che l’incremento del servizio non compensi adeguatamente la domanda della clientela, che potrà contare su più servizi, ma dovrà spostarsi di più da un treno all’altro con lunghe attese delle coincidenze – continuano Barbiero e Checchin – Perciò, chiediamo che fermi a Maerne nelle due direzioni anche il regionale veloce Venezia-Bassano di nuova istituzione», che nella proposta attuale salta la fermata. Ma i due sindaci chiedono anche di deviare i 13 regionali veloci della Venezia-Conegliano sulla ex linea dei Bivi, con fermata a Spinea.

«Ciò comporterebbe un aumento di percorrenza di soli 6 minuti ma offrirebbe a tutta l’area del Miranese un importante servizio» di collegamento diretto con il Trevigiano. (N.Der.)

 

Chioggia. Inaugurato cinque anni fa come alternativa al collegamento in bus Actv il convoglio viaggia ogni giorno praticamente vuoto ed è osteggiato dai pendolari

CHIOGGIA . Sarebbe dovuto diventare l’alternativa alla Romea, attirando le migliaia di pendolari della linea 80 Actv Chioggia-Venezia in autobus ma, invece, si è trasformato solo in uno sperpero di denaro pubblico. Stiamo parlando del collegamento ferroviario Chioggia-Venezia, che usa la linea Adria-Mestre, attivo dal 2008.

Questo percorso fu annunciato in pompa magna nel maggio di sei anni fa, e fu descritto come la panacea ai problemi del pendolarismo. Un treno – si diceva nel 2007 – pareggia sette pullman, e il tempo di percorrenza auspicato, era di 70 minuti, da Chioggia a Mestre.

Insomma il sistema, secondo gli ideatori, avrebbe dovuto rappresentare una valida alternativa all’autobus, ma tutto si è rivelato un buco nell’acqua. Attualmente (in questi giorni la linea è sospesa per lavori e le corse riprenderanno il 9 settembre) chi volesse testare il treno “della rivoluzione”, per giungere a Mestre dovrebbe recarsi in stazione alla Chioggia alle 5.58, per arrivare a destinazione alle 7.44, impiegando quindi un’ora e 46 minuti, ben 36 minuti in più rispetto a quanto annunciato nel lontano 2007.

Un tempo assolutamente improponibile per chiunque, visto che l’autobus Actv della linea 80 impiega, da Chioggia, meno di un’ora a giungere perfino più lontano, ovvero a piazzale Roma.

Al ritorno il pendolare potrebbe contare su “ben” due corse: alle 15.51 da Mestre, per arrivare a Chioggia alle 17.35 (un’ora e 44 minuti dopo) e alle 17.14 da Venezia Santa Lucia, per arrivare a destinazione alle 19.32, ovvero due ore e 18 minuti dopo.

Comprensibilmente sono ben pochi gli utenti di questo collegamento, almeno per quanto riguarda i residenti nel clodiense (il collegamento in questione è realizzato grazie al prolungamento di qualche corsa della linea Adria – Piove di Sacco – Venezia). Insomma, il tanto sbandierato progetto che avrebbe dovuto rivoluzionare il pendolarismo chioggiotto, si è rivelato un autentico specchio per la allodole che, nonostante non serva praticamente a nessuno, continua a essere attivo.

«Questo treno», spiega un pendolare della Chioggia-Rovigo, «è entrato in funzione nel settembre del 2007 con due sole corse giornaliere, anche se per lunghi periodi è stato sospeso. La durata del viaggio è molto vicina ai 90 minuti, rendendo questo servizio del tutto sconveniente rispetto sia ai pullman Actv che, addirittura, al complesso viaggio da Chioggia al Lido via Pellestrina. In diciassette anni che faccio il pendolare sulla Chioggia-Rovigo non ho mai conosciuto nessuno che abbia fatto questo viaggio, tranne gli addetti ai lavori».

Andrea Varagnolo

 

Vertice in Regione sulla linea ferroviaria Venezia-Trieste

Il sindaco di Quarto: buchi di ore, niente corse nei weekend

QUARTO D’ALTINO «Il nuovo modello di orario cadenzato predisposto da Trenitalia, Sistemi Territoriali e Regione va bene per una città metropolitana delle galline, dove tutti vanno a letto al tramonto e stanno a casa il fine settimana».

Il sindaco di Quarto d’Altino, Silvia Conte, ieri pomeriggio ha partecipato assieme ai sindaci della tratta Venezia-Trieste all’incontro richiesto e ottenuto con Regione, Trenitalia e Rfi, sull’orario cadenzato che entrerà in vigore a dicembre 2013 e che gli stessi sindaci vorrebbero migliorare. Tra loro ieri, nella sede di Trenitalia, il sindaco di Marcon, Andrea Follini, il vicesindaco di Roncade, una rappresentanza dei Comuni di Venezia, San Donà, Portogruaro, Ceggia, Fossalta, San Stino e Musile. Presenti Domenico Menna, il dirigente regionale dell’Unità di progetto “Trasporti Ferroviari Veneti” e l’ingegner Carli.

«Siamo tutti concordi nel dire che questo orario rischia di creare problemi agli utenti», interviene il sindaco Conte, «intanto oggi (ieri ndr) la Regione ha smentito il reinserimento della corsa del mattino per chi deve arrivare a Venezia alle 6, il famoso treno 5800 delle 4.53, non dandolo più per certo, il che non è una buona notizia. In merito al buco della fascia oraria del mattino, dalle 10 alle 12, Rfi ha ribadito che si tratta di uno spazio orario che serve per la manutenzione e che preferirebbero preservarlo. E qui sta alla Regione farsi sentire e cercare di pesare su questa scelta, perché tecnicamente coprirla sarebbe possibile».

Chiarisce: «E poi a preoccuparci sono le riduzioni delle corse dei treni il sabato e la domenica, giorni in cui molta gente va al lavoro e i turisti si spostano. Prendono atto delle richieste, ci rimanderanno la nuova versione dell’orario, ma non è chiaro in che maniera potranno essere soddisfatte. Basta pensare che da Portogruaro il 66 per cento dell’offerta di treni è concentrata in cinque minuti. I treni sono concentrati dalle 7 del mattino alle 19, evidentemente pensano vadano bene per una città metropolitana delle galline».

Conclude: «Per quel che riguarda la proposta elaborata da Venezia, Marcon e Roncade con l’aiuto di Ferrovie a Nordest, ci è stato detto che non ci sono i tempi tecnici per attuarla. Abbiamo chiesto di migliorare l’esistente e nel frattempo di continuare a lavorare su una progettualità diversa per ragionare su investimenti che servano a migliorare il sistema nel suo complesso e su questo punto Regione ed Rfi si sono resi disponibili».

Marta Artico

 

 

Oriago. Porta Ovest in stato di abbandono: erba alta e aria condizionata anche nelle aree chiuse al pubblico. Petizione dei residenti a Comune e Regione

ORIAGO – La stazione di Oriago Porta ovest sulla linea Mestre – Adria, che doveva essere il fiore all’occhiello per la rinascita economica del territorio mirese è nel degrado più assoluto. A denunciarlo è un gruppo di residenti e commercianti di Oriago che chiedono un intervento del Comune e di Sistemi Territoriali che gestisce la stazione. Il parcheggio con oltre 700 posti auto pensato come parcheggio scambiatore per pullman turistici provenienti dall’autostrada e diretti a Venezia è una selva. È utilizzato a detta di tutti solo come zona periferica per “lo scambio di coppie”. L’aria condizionata all’interno della stazione chiusa poi funziona continuamente con un costo considerevole. Delle attività commerciali nel parcheggio, come previsto da una convenzione firmata dall’ex sindaco Michele Carpinetti, nemmeno l’ombra.

«È assurdo» spiega per il gruppo di residenti e commercianti di Oriago Renato Disarò «Questa stazione è nel degrado più assoluto. Dovevano costruire chioschi, edicole, negozi di souvenir, un punto turistico. Avevano addirittura giustificato l’apertura del casello di Borbiago con la nuova stazione. Un casello sulla A4 che avrebbe dirottato migliaia di turisti diretti a Venezia e invece l’area parcheggio si è trasformata in una selva di erbacce. I parcheggi nemmeno si scorgono più».

Altri residenti spiegano che le sale d’aspetto della stazione sono chiuse da anni ma l’aria condizionata funziona incessantemente. «Perché questo spreco?» si chiedono.

Va ricordato che dal 2002 al 2008 sono stati spesi oltre 30 milioni di euro in quest’area e sulla linea Mestre – Adria per costruire una stazione con il più grande parcheggio scambiatore della linea. Doveva servire per disincentivare l’utilizzo delle auto e portare turisti a Venezia dalla Riviera. Per questo erano stati comprati 10 nuovi treni elettrici, sono stati costruiti diversi sottopassi per evitare l’attraversamento a raso dei convogli, e infine è stata elettrificata completamente la linea fino a Mira Buse. Poche settimane fa la doccia fredda: la Regione taglia le corse su questo tratto perché poco utilizzato. I residenti e i commercianti hanno avviato una raccolta di firme per recuperare la stazione e per chiedere a Comune e Regione l’adempimento delle promesse fatte.

«L’edificio della stazione è chiuso al pubblico perché non è presidiato» ammette il presidente di Sistemi Territoriali Gianmichele Gambato «L’aria condizionata serve per tenere a temperatura costante gli impianti tecnologici utili a far funzionare la linea ed evitare pericolosi surriscaldamenti».

Alessandro Abbadir

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QUARTO D’ALTINO – Domani il sindaco di Quarto, Silvia Conte, assieme ai sindaci dei Comuni attraversati dalla linea ferroviaria Venezia-Trieste, incontrerà l’assessore regionale ai Trasporti, Renato Chisso e i responsabili di Trenitalia e di Rete Ferrioviarie Italiane.

«Dobbiamo affrontare concretamente le nostre proposte di miglioramento dell’orario cadenzato» afferma Conte «per dare finalmente un servizio di trasporto pubblico efficiente a pendolari, studenti, turisti».

Durante la presentazione del nuovo orario che entrerà in vigore a dicembre, nel luglio scorso, è emersa la richiesta di un confronto con la Regione, Trenitalia e Rfi, per discutere la propria proposta e alcune lacune che secondo i sindaci l’orario non colma.

Il nuovo modello aumenta i servizi del 23 per cento, i posti del 30 per cento, il numero di fermate del 18 per cento. Conte e Follini però, hanno fatto notare che rimane scoperta la fascia del mattino, quella tra le 10 e le 12, che ci sono pochi treni notturni, che non tutti i convogli, un problema evidenziato da più parti, arrivano fino a Venezia Santa Lucia e da qui tornano indietro. (m.a.)

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