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DOLO. Il sindaco di Dolo, Maddalena Gottardo, incontra questa mattina il nuovo direttore generale dell’Asl 13, Gino Gumirato. Ad annunciarlo è proprio il primo cittadino dolese che nei giorni scorsi aveva scritto una lettera chiedendo un incontro. «Darò il benvenuto al nuovo direttore generale», spiega Maddalena Gottardo, «e inoltre lo inviterò a partecipare ad una riunione con i consiglieri comunali». A Dolo, dopo l’anticipazione delle schede ospedaliere, si sono mobilitati gruppi consiliari e comitati per la salvaguardia dei reparti del nosocomio. Per questo motivo otto consiglieri comunali dolesi hanno presentato l’altro giorno richiesta di convocazione di un Consiglio comunale urgente chiedendo anche la presenza del nuovo direttore generale e dei rappresentanti regionali. Secondo lo statuto del Consiglio, la riunione del “parlamentino” dolese, se richiesta con la modalità dell’urgenza, dovrà svolgersi entro 20 giorni dalla presentazione della domanda e quindi entro fine gennaio. «Dopo l’incontro con il direttore generale, informerò i gruppi consiliari dell’esito», conferma Gottardo, «poi cominceremo a preparare il Consiglio».

Giacomo Piran

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Nuova Venezia – Dolo “L’ospedale non va dimezzato”

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10

gen

2013

Il Comitato Marcato: servizi e reparti chirurgici devono restare

DOLO. Proseguono le mobilitazioni per la salvaguardia dell’ospedale di Dolo. Ad attivarsi sono Francesco Sacco, Antonino Carbone, Giovanni Urso e Gino Bedin del comitato “Bruno Marcato”, che chiedono con forza che l’ospedale di Dolo rimanga per “acuti”.

«Non vogliamo che l’ospedale di Dolo diventi solo un ospedale per attività medica e riabilitativa», spiegano, «l’Asl 13 potrà mantenere la sua identità solo se rimarranno a Dolo, oltre ai reparti di attività medica, anche quelli di Chirurgia, Urologia, Ortopedia, Ostetricia-Ginecologia, Pediatria e Oculistica».

Viene poi lanciato un appello ai sindaci della Riviera e alla Conferenza dei sindaci:

«Li invitiamo a rivolgersi ai dirigenti politici regionali della Lega e del Pdl per tutelare l’ospedale di Dolo e per mantenere i servizi esistenti».

Il comitato Marcato ha poi annunciato di voler iniziare un volantinaggio oltre a chiedere un incontro con il nuovo direttore generale Gino Gumirato. Nel frattempo otto consiglieri comunali di Dolo (Alberto Polo, Vincenzo Crisafi, Gianluigi Naletto, Adriano Spolaore, Gianni Lazzari, Andrea Zingano, Giorgio Gei e Stefano Uva) hanno presentato ieri una richiesta di convocazione urgente del Consiglio comunale con un unico punto all’ordine del giorno:

“Ospedale di Dolo: quale destino per la Sanità nella Riviera del Brenta”. «Considerate le anticipazioni delle schede ospedaliere», si legge nella richiesta, « e tenuto conto della forte preoccupazione dei cittadini e di chi lavora nell’Asl 13 riteniamo indispensabile che questa seduta sia convocata con il carattere dell’urgenza».

Giacomo Piran

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Maria Rosa Pavanello non ci sta: «Il nostro ospedale ha sale operatorie nuove»

Il comitato Salvioli accusa la Regione: «Programmazione sanitaria strampalata»

MIRANO.

«In Regione c’è un apprendista stregone che ipotizza programmazioni sanitarie che non stanno né in cielo né in terra».

Così Aldo Tonolo, coordinatore del comitato Salvioli, commenta le ultime previsioni delle schede regionali che vedono accentrare la direzione ospedaliera del reparto materno-infantile a Dolo e l’attività di ostetricia a Mirano solo fino al 2015. Dopo i bambini potrebbero nascere solo in Riviera. A Mirano è una levata di scudi generale. Il primo a non crederci in realtà è proprio Tonolo:

«C’è una legge che impone la chiusura delle unità operative con meno di mille parti all’anno. Dati alla mano, a Mirano lo scorso anno sono nati 1333 bambini, a Dolo la metà o poco più. Per chiudere la nostra Ostetricia bisogna ignorare la legge o imporre una volontà politica forte mirata a premiare Dolo e denigrare Mirano. Siccome non voglio pensarlo, mi sento di rassicurare le donne del Miranese che scelgono il nostro ospedale e dire che questo cambiamento non avverrà, almeno non da un momento all’altro come si è detto».

Ma a Mirano, dove troppe volte si è parlato di smantellamento di un sistema sanitario efficiente, ma sottodimensionato e sottofinanziato, c’è apprensione:

«Togliere Ostetricia all’ospedale di Mirano per fare di Dolo l’unico punto nascita è una scelta incomprensibile, per non dire assurda», insorge il sindaco Maria Rosa Pavanello, «ogni anno qui le nascite sono circa il doppio di quelle di Dolo. Il nostro ospedale ha sale operatorie e strumentazioni nuove e perfettamente funzionanti che servono anche a Ostetricia. Perché ridurne l’utilizzo? Chi afferma che Dolo è geograficamente più centrale di Mirano nel comprensorio Miranese-Riviera finisce in realtà con l’accampare una scusa piuttosto debole. Inoltre, a dirla tutta, Dolo, a causa di infrastrutture come Passante e ferrovia, non è esattamente un tutt’uno col resto del territorio. Quelle come la chiusura dei reparti ospedalieri sono decisioni importanti, che vanno prese con competenza manageriale, dopo un’attenta analisi, senza forme di campanilismo o interesse che non sia quello collettivo dell’intera popolazione».

Anche il primo cittadino di Spinea Silvano Checchin, nonostante la vicinanza a Mestre, giudica sconveniente il trasferimento di Ostetricia da Mirano: «Penso in particolare al problema dei trasporti», sottolinea Checchin,

«se si vuole fare al posto di due sedi un ospedale integrato, si è pensato come collegare le due realtà? Mi pare che tra Miranese e Riviera il problema dei collegamenti frequenti, rapidi e a portata delle tasche di tutti non siano proprio una questione marginale».

Filippo De Gaspari

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La riviera si mobilita

“Serve un incontro con il direttore”

DOLO. Si mobilitano i gruppi di opposizione “Ponte del Dolo” e “Dolo Cuore della Riviera” dopo le anticipazioni sulle future schede ospedaliere pubblicate lunedì dal nostro giornale. Il progetto prevede per l’Asl 13 la creazione di un presidio ospedaliero unico in due sedi: a Dolo l’attività medica e riabilitativa oltre all’Ostetricia dal 2015, mentre a Mirano l’attività medica e chirurgica mentre il nosocomio di Noale diventerebbe “ospedale di comunità”. I due gruppi consiliari pretendono un intervento del sindaco dolese Maddalena Gottardo.

«Se le anticipazioni corrispondono al vero», spiega Giorgio Gei, capogruppo del Ponte del Dolo, «saranno confermate le preoccupazioni da noi più volte espresse in questi mesi per l’ospedale di Dolo. La Riviera diviene sempre più periferia del Miranese per quanto riguarda la salute».

Anche la lista Dolo Cuore della Riviera pretende risposte.

«Vogliamo avere dei chiarimenti da parte del sindaco», commenta Alberto Polo, «e che organizzi un incontro con il nuovo direttore generale per discutere del futuro dell’ospedale di Dolo».

Anche il consigliere e medico pneumologo Vincenzo Crisafi commenta:

«Se le schede venissero confermate, emergerebbe che a Mirano la Medicina sarebbe un doppione e che la Cardiologia dovrebbe venire a Dolo essendo branca in parte internistica così come l’Oncologia. Ancora una volta non viene capita la baricentricità di Dolo».

Sulla questione interviene anche il sindaco Gottardo:

«Proprio ieri ho scritto una lettera al nuovo direttore generale chiedendo la sua disponibilità per incontrarsi con i consiglieri comunali. Sul fronte delle schede ospedaliere ho parlato con il presidente della Conferenza dei sindaci il quale mi ha confermato che ci sono margini per modificarle».

Giacomo Piran

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Presa di posizione di Polo e Gei

DOLO

«Dolo rischia di fare la fine di Noale, se le schede tecniche dovessero essere confermate e trovare applicazione. Ma siamo pronti a chiedere al nuovo direttore generale dell’Asl 13 di relazionare in consiglio su quanto sta accadendo».

A parlare è Alberto Polo del Pd dolese.

«Più volte – spiega – anche come gruppo “Per Dolo cuore della Riviera” ci eravamo detti preoccupati e auspicavamo una presa di posizione politica forte dai sindaci della Riviera del Brenta ed in particolare da quello di Dolo. Ma così non è stato». Rilanciando: «Anzi Maddalena Gottardo in più occasioni ci ha snobbato e questi sono i risultati. Dolo rischia di diventare un ospedale per le nascite e per la riabilitazione, mentre tutto il polo chirurgico sarebbe trasferito a Mirano. Dolo, quindi, diventerebbe una nuova Noale. Una struttura che non ha servizi di cui il territorio ha davvero bisogno».

Ma anche il consigliere d’opposizione Giorgio Gei de “Il Ponte del Dolo” si dice preoccupato:

«Sembra siano confermate le preoccupazioni da noi più volte espresse in questi mesi per l’Ospedale di Dolo. La Riviera del Brenta, senza alcuna “protezione” politica, diviene sempre più periferia del Miranese per quanto riguarda la salute». Annunciando pressioni sul sindaco: «Si fanno sempre più urgenti quindi le modifiche al PRG di Dolo da noi richieste e promesse dal Sindaco in consiglio comunale, per quanto riguarda l’area ospedaliera, per evitare che i cittadini della Riviera e dolesi in particolare debbano subire anche l’ennesima speculazione edilizia».

Gianluigi Dal Corso

 

La previsione delle schede regionali: entro tre anni scompariranno anche 33 primariati. L’Angelo riferimento provinciale.

Portogruaro viene confermato presidio ospedaliero unico di rete su due sedi: a Portogruaro troveranno posto l’area medica, la chirurgia ordinaria, l’Ortopedia, l’Urologia e l’area riabilitativa; a San Donà l’attività medica e il day surgery. Il primariato di Ostetricia va a S. Donà; a Portogruaro resterà solo l’attività ostetrica. Jesolo salva i 3 primariati e gli 83 posti letto: diventa come ospedale di rete con attività medico riabilitativa.

Asl 12 Veneziana. L’ospedale dell’Angelo di Mestre è “l’ospedale hub”, il centro di riferimento provinciale per le Asl 10, 13 e 14 e riferimento per le Asl 10 e 14 per l’Anatomia patologica. Sede (nel padiglione Rama) della Banca degli occhi, centro di ricerca di altissimo livello, prima banca in Europa per numero di cornee raccolte e distribuite, è anche la sede della Centrale operativa del Suem 118.

È l’unico ospedale per cui si prevede un aumento di primariati (da 36 a 38); non si salva però dal bisturi che taglia i posti letto: da 592 a 575. Nel “presidio ospedaliero di rete” di Venezia centro storico saranno garantite l’attività medica, chirurgica e riabilitativa. Pesantissima la scure prevista: quasi dimezzate le apicalità (da 25 a 14) e fortemente ridotti il numero di posti letto (da 404 a 318). Nulla si dice in merito alle strutture private convenzionate, in particolare della terraferma (Villa Salus e Policlinico San Marco) quanto a dotazioni, personale, ruolo.

Asl 13 Mirano-Dolo-Noale. Come per l’Asl 10 anche l’Asl 13 si prevede un presidio ospedaliero unico” in due sedi: a Dolo l’attività medica e riabilitativa, a Mirano l’attività medica e chirurgica. Rivoluzione in vista per l’Ostetricia. La direzione del reparto materno-infantile sarà a Dolo. Per altri due anni i bambini continueranno a nascere a Mirano. «Entro e non oltre l’anno 2015 l’attività ostetrica deve essere svolta esclusivamente nell’ospedale di Dolo». Alla voce Noale l’indicazione più drastica: dismesso. Il Pietro Fortunato Calvi, in realtà, non sarebbe più catalogato come “ospedale”, ma diventerebbe “ospedale di comunità”, una struttura residenziale o semiresidenziale in grado di garantire un’assistenza sanitaria di breve durata. Servirebbe a quei pazienti che, pur non avendo patologie acute, non possono essere assistiti in casa in modo adeguato. Queste, almeno, indicazioni fornite finora. Ma se dagli attuali 3 primariati e 82 posti letto si passa, come indicato nella bozza di schede, a zero apicalità e zero posti letto nel 2015, qualcuno comincerà a preoccuparsi. Non è escluso, però, che dietro questi numeri si sia una riorganizzazione: si spiegherebbe così il passaggio dagli attuali 254 ai 302 posti letto previsti a Mirano nel 2015.

Asl 14 Chioggia. Per il presidio ospedaliero di rete di Chioggia restano sostanzialmente inalterati apicalità e numero di posti letto: le prime passano da 18 a 15, i secondi da 213 a 223.

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Mirano. Il comitato Salvioli scrive al nuovo direttore generale Gino Gumirato «Vanno rivisti i finanziamenti». I medici: «Ricucire i rapporti sindacali»

MIRANO. «A rischio i livelli essenziali di assistenza: serve subito la revisione del finanziamento». Il comitato Carlo Salvioli detta l’agenda al nuovo direttore generale dell’Asl 13 Gino Gumirato. Alla sua porta bussa anche il sindacato dei medici Cimo-Asmd, che chiede di riprendere le relazioni sindacali interrotte lo scorso anno.

Nella lettera di benvenuto a Gumirato il Salvioli anticipa i punti prioritari che il nuovo dg dovrà affrontare. «Seguiamo da 17 anni le attività dei tre ospedali dell’Asl 13», scrive il coordinatore Aldo Tonolo, «in particolare a difesa dell’ospedale di Mirano, che privo di padrini politici è stato oggetto di ripetuti attacchi miranti al suo ridimensionamento». Poi Tonolo si rivolge direttamente a Gumirato: «La sua fama di enfant prodige ben si adatta all’Asl 13 che è tra la più efficienti, se non la più efficiente del Veneto per la qualità superiore alla media della nostra classe medica e per il grande impegno dei nostri paramedici, ma anche perché costretta da un sottofinanziamento regionale che da anni la pone come ultima nella classifica del finanziamento per quote procapite: 1.500 euro nel 2012 contro una media regionale di 1.594 euro. Ultima degli ultimi, dato che anche il Veneto è ultimo nel riparto nazionale. Nel 2012 il suo predecessore è riuscito a portare il bilancio in pareggio, a scapito di qualsiasi investimento ma, per sua stessa ammissione, sarà l’ultimo anno in cui l’attività poteva essere mantenuta a livelli accettabili». Ecco dunque le primissime richieste del Salvioli al nuovo direttore: «Se non si ottiene subito una revisione del finanziamento, non si potranno mantenere i livelli essenziali di assistenza, già da tempo clamorosamente insufficienti per Ortopedia». Tonolo ha subito chiesto a Gumirato un incontro per presentare l’annuale rapporto Salvioli sull’attività dei tre ospedali e affrontare le prime tematiche relative al finanziamento.

In campo anche i medici, che pongono la questione sindacale con la stessa priorità di quella finanziaria. «Vanno ricuciti i rapporti con i rappresentanti dei medici», chiede il segretario aziendale di Cimo-Asmd, Pierluigi Allibardi, «a Gumirato toccherà rifare tutte le delibere ritirate, dopo un accordo bonario, dalla precedente direzione, con la quale si era arrivati allo scontro, con tanto di denuncia da parte nostra per comportamento antisindacale». Sul tavolo per Allibardi c’è soprattutto la questione della riorganizzazione dei dipartimenti.

Filippo De Gaspari

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Ascensori fuori uso, poche sedie nelle sale di attesa, infiltrazioni e infissi rotti: è l’effetto dei tagli Tra gli utenti, ma anche tra medici e infermieri, cresce il malumore: «Vogliono favorire i privati»

DOLO.

Non ci sono soldi per la ristorazione, gli appalti per le pulizie sono sempre assegnati al ribasso, gli acquisti dei beni di uso quotidiano o per la riparazione degli elettromedicali mancano. Gli ascensori, sia interni che ad uso pubblico, spesso sono guasti con dei cartelli che invitano a farsela a piedi. Se va male, invece, si rimane chiusi dentro e si aspetta l’arrivo del tecnico “liberatore”, come è capitato a Dolo la settimana scorsa. E poi uffici con infiltrazioni d’acqua, mancanza di sedie per le attese, letti di degenza, porte e finestre che non hanno manutenzione.

Sono tutti i disagi che ogni giorno gli utenti dell’Asl 13 sono costretti a vivere. Colpa della revisione di spesa che impone tagli e limature. Riduzioni che però non avvengono a livello buste paga dei dirigenti dell’Asl 13. Le ultime determine (disponibili anche sul sito dell’azienda sociosanitaria) lo confermano. 28 mila euro di premio alla direttrice amministrativa Manuela Baccarin. Praticamente un reddito annuo per le normali famiglie. E le richieste di manutenzione degli ospedali passano proprio tutte tramite la direttrice amministrativa che, forse, per dimostrare che si può risparmiare e sanare il bilancio aziendale, approva le spese solo se urgenti. Eppure la percentuale di cittadini che utilizzano i servizi sanitari non si è abbassata, mentre i tempi di attesa per visite ed esami aumentano. Così dopo il guano, i piccioni morti, la scure dei tagli alle sale operatorie, ora c’è quella complessiva sull’intero apparato che, naturalmente, non riguarda i vertici aziendali e i loro compensi e le loro nomine, presto infatti altri premi saranno in arrivo per gli altri dirigenti. Entro il 31 dicembre saranno pubblicate quelli destinati ai direttori dell’area Sanitaria e dei Servizi sociali mentre ai primari è destinato un premio chiamato “indennità di risultato”. A denunciarlo alla Nuova sono i cittadini della Riviera e del Miranese ma anche lo stesso personale medico, infermieri e medici che definiscono le richieste da parte della direzione sanitaria dell’Asl 13 non coerenti con le vere necessità dei pazienti.

Il direttore dell’Asl 13 Arturo Orsini si schermisce: «I dirigenti», spiega, «vengono valutati su parametri regionali ma nessuno degli obiettivi fissati riguarda parametri di taglio». Sarà ma a guardare gli ospedali di Dolo e Mirano, in un giorno qualsiasi, non sembrerebbe così. Almeno da quanto raccontano i cittadini. «La salute sta diventando qualcosa a cui le istituzioni non badano più, basta che siano rimpinguati i portafogli dei dirigenti», afferma Antonio Carraro di Fossò.

«Ogni giorno in ospedale ce n’è sempre una», afferma B.A. di Dolo, «code e tempi di attesa lunghissimi per le visite. Non ci sono investimenti e tutto viene tagliato a favore delle strutture private. Gli stipendi dei manager invece aumentano, è un’indecenza».

Davide Massaro

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FOSSÒ – Lunedì parte una serie di incontri pubblici

«Le eccellenze dell’ospedale di Dolo». L’assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Fossò, in collaborazione con l’Ulss 13 di Dolo, ha messo in cantiere una serie di incontri pubblici a carattere sanitario, allo scopo di far conoscere le terapie e le novità che fanno dell’ospedale dolese un centro sanitario insostituibile del territorio. Il programma prevede incontri a cadenza bimensile. Il primo avrà luogo lunedì alle 20.30 presso la Sala Consiliare di Fossò in via Roma e tratterà l’argomento «Patologia preartrosica dell’anca e novità su protesi dell’anca». Il relatore sarà il dr. Paolo Esopi, primario del reparto Ortopedia dell’Ospedale di Dolo, che ha progettato e messo a punto una nuova tecnica di sostituzione protesica. Nel prossimo febbraio verrà trattato il tema «Terapia chirurgica dell’obesità» e vedrà protagonisti il dottor Godina, primario del reparto di chirurgia generale.

 

Portogruaro difende il punto nascite

Noale rilancia il patto col S. Camillo

Grande prudenza da parte dei dg nel commentare le anticipazioni del nostro giornale ma sul territorio è già partita la mobilitazione

Le notizie pubblicate dal “Gazzettino” sulla sanità hanno pubblicato varie reazioni in provincia.

PREOCCUPATI – Un’iniziativa di cittadini a difesa dell’ospedale  di Portogruaro.  Sul territorio  c’è molta preoccupazione sulla sanità

PORTOGRUARO – «L’azienda non ha ricevuto alcuna indicazione sulla chiusura del Punto nascite. Aspettiamo di leggere le schede». Paolo Stocco, direttore generale dell’Asl 10 Veneto Orientale, non vuole commentare le indiscrezioni di stampa sulla chiusura del reparto di Ostetricia di Portogruaro. «Ci sono talmente tante voci sul futuro della sanità – ha detto il manager – che è impensabile fare delle considerazioni su questo punto». Pronto alla mobilitazione si è detto il sindaco di Portogruaro, Antonio Bertoncello, che tuttavia ha definito una «forzatura» l’ipotesi della chiusura del Punto nascite. «Da quanto mi risulta – ha dichiarato il sindaco, sottolineando che prima delle nomina dei direttori generali la Regione dovrebbe essere pronta con le schede ospedaliere – non sarebbe previsto lo smantellamento del Punto nascite di Portogruaro. Non c’è ancora nulla di definito e la questione rimane aperta. Come amministrazione lavoreremo affinché ciò non accada». L’attività 2012 del Punto nascite di Portogruaro si dovrebbe chiudere con un numero di parti che supera le 500 unità, soglia minima definita del decreto Balduzzi per evitare, in virtù dell’Accordo tra Stato e Regioni del 2010, la definitiva chiusura del reparto.

DOLO/MIRANO – I tagli ipotizzati all’Asl 13 Dolo – Mirano hanno creato un polverone in Riviera e Miranese ma in direttore generale dell’Asl 13 Arturo Orsini preferisce non commentare. «Si tratta di ipotesi – spiegano dall’ufficio stampa – che, almeno per il momento, non hanno alcun fondamento ufficiale e che quindi non val la pena commentare o confutare». Secondo le ipotesi diffuse in questi giorni ma già oggetto di polemiche e di accesi dibattiti nei mesi scorsi l’ospedale di Mirano avrebbe una vocazione chirurgica mentre Dolo quella medica. Del tutto nuova, e quasi inaspettata, la novità della chiusura del punto nascita di Mirano considerato che la struttura è stata rinnovata di recente.

NOALE – Di fronte alle notizie di una possibile chiusura del monoblocco ospedaliero di Noale prevista nella bozza di riordino sanitario della Regione il sindaco della città dei Tempesta Michele Celeghin non ci sta: «Noale dice “no” a qualsiasi ipotesi di questo tipo, rilanciando la proposta dell’apertura, anche in via sperimentale, di posti letto dell’istituto San Camillo. Le schede regionali prevedono – continua il primo cittadino – dal 2002 la vocazione riabilitativa zonale per il nostro ospedale. Peccato che, come succede spesso, alle previsioni sulla carta non siano succeduti i fatti». La notizia della possibile chiusura arriva quando molti sforzi sono stati profusi per “fare sistema” all’interno dell’Asl 13 di Mirano e Dolo: «Un percorso che la Regione non può non considerare – continua Celeghin – Non ci sono campanili da difendere, ma c’è piuttosto da valutare una seria razionalizzazione delle risorse disponibili in funzione di una migliore accessibilità ai servizi che, con la nostra struttura, diventerebbero sicuramente più competitivi».

 

 

La cura dimagrante dell’Ulss12: i veri tagli al Policlinico

La Casa di cura di viale San Marco perde 65 posti letto. Parecchi primariati di Mestre e Venezia saranno accorpati.

MESTRE – Premesso che l’unica certezza è quella offerta dal contatore di Leo Padrin che ieri era arrivato a 21 milioni di euro – tanto ci costa il ritardo della Regione nelle decisioni sulla sanità, secondo il presidente della Commissione regionale – ecco che cosa succederà alla sanità veneziana. L’Ulss 12 dovrà fare una cura dimagrante negli ospedali pubblici, ma nulla a che vedere con la dieta che verrà imposta a quelli privati e cioè Villa Salus e Policlinico San Marco. Ma è altrettanto chiaro a tutti che questi tagli non vedranno la luce prima delle prossime elezioni. Dunque, se ne riparla a marzo 2013, se va bene, quando il contatore di Padrin avrà superato quota 60 milioni di euro di mancati risparmi. Torniamo alla cura dimagrante. Per il San Giovanni e Paolo si parla di un taglio di una decina di primariati, che saranno “a scavalco” con Mestre. Vuol dire, per capirci, che alcuni reparti non d’urgenza avranno un unico primario il quale terrà d’occhio due sedi, a Venezia e a Mestre. Questo succede già oggi per molti reparti, semplicemente diventeranno di più. Per quanto riguarda i posti letto si parla di un taglio tra Mestre e Venezia di un centinaio di posti – più concentrati su Venezia. Ma sono le strutture private quelle più a rischio e, tra le due, Villa Salus e Policlinico San Marco, è più il Policlinico ad essere nei guai. La Casa di cura di viale San Marco sembra che debba rinunciare a 65 posti letto. 40 li perderà tra le medicine e le chirurgie, 25 invece li perderà con l’hospice che non riaprirà più i battenti. Villa Salus invece sostanzialmente manterrà la sua dotazione di posti letto – ne dovrebbe perdere una decina – mentre dovrà rinunciare al punto nascita. Non è una novità e, del resto, non poteva continuare a lungo questa storia di un centro per il parto che non poteva contare su una struttura vera di patologia neonatale. E’ vero che tantissimi bambini sono nati a Villa Salus senza problemi, è altrettanto vero che la clinica sta pagando milioni di euro per alcuni parti andati storti. Lo spostamento di tutte le nascite all’Angelo offrirà i necessari criteri di sicurezza. Per quanto riguarda l’hospice del Policlinico, verrà rafforzata la struttura del Nazareth a Zelarino che oggi conta 8 posti di hospice e altri 10 di pre hospice. Ai 18 di oggi se ne aggiungeranno altri 8. Quando? Quando verranno approvate le schede regionali. Campa cavallo…

Maurizio Dianese

 

 

Gazzettino – Colpo di bisturi su primari e letti

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28

nov

2012

Per le dirigenze mediche è previsto un taglio da 148 a 115, in provincia via agli accorpamenti

LA RIVOLUZIONE – Ecco il piano di partenza per le Ulss veneziane sulle linee del ministero

Sarà una grande rivoluzione, soprattutto in provincia dove gli ospedali dovranno cambiare la loro vocazione. La sanità veneziana “che verrà” avrà 290 posti letto in meno e 33 primariati verranno tagliati. E sono diversi i motivi per cui l’intero sistema dovrà cambiare. A mettere in discussione i parametri che oggi governano posti letto-specialità-abitanti c’è il “decreto Balduzzi”, sul quale le Regioni stanno ancora discutendo, ma che nelle linee generali sembra già tracciato. E c’è pure, aspetto non marginale, il Piano socio sanitario regionale con le annesse schede che, quando saranno approvate, concorreranno a rimodulare l’offerta sanitaria. Si tratta di una griglia tecnica per il Veneziano, come per tutte le altre province del Veneto, che però dovrà essere discussa in tutte le sedi istituzionali, politiche e territoriali.
La rimodulazione del Veneziano è alquanto particolare rispetto al resto della regione: resteranno sostanzialmente intoccati i due ospedali di Venezia (in virtù della specificità) e di Zelarino, mentre i poli di Dolo, Mirano, Portogruaro, San Donà e Jesolo vivranno una piccola rivoluzione.

 

MENO PRIMARI E REPARTI

PUNTI NASCITA – Saranno chiusi quelli di Mirano, Portogruaro e Villa Salus

I PRIVATI – Il 50% dei posti da ridurre riguardano le cliniche

CHIUSURA Per Villa Salus destino segnato, malgrado le proteste

La parola d’ordine è quella di abbassare il rapporto posti letto-abitanti a 3.70 (e non si tratta del più basso della regione, visto che a Vicenza sarà del 2.93). Ma per rivedere la dotazione dei posti letto si dovrà tagliare. I primariati passeranno da 148 a 115: dovranno saltare 9 apicalità di area medica, 7 di area chirurgica, 4 nel settore materno infantile, 2 terapie intensive, 8 nell’area servizi e 3 in riabilitazione. Di fatto saranno chiusi i punti nascita di Mirano, Portogruaro e Villa Salus.
Una cura dimagrante che toccherà anche le strutture private, il 50 per cento dei posti da tagliare cadrà infatti sulle cliniche private, soprattutto il Policlinico San Marco e Villa Salus dovranno “ripensare” la propria dotazione. Mentre la Rizzola di San Donà, con i circa 50 posti di area medica e 30 di area chirurgica non dovrebbe venire toccata. Irccs San Camillo e Fatebenefratelli (ad indirizzo riabilitativo) dovrebbero rimanere.

 

IL NODO DELLE “FUGHE”

ULSS 10 – Il 50% dei pazienti di Portogruaro  si cura in Friuli o a Treviso

L’offerta sanitaria veneziana rispetto al resto della regione ha delle specificità che la caratterizzano (oltre naturalmente alla specificità lagunare). Una delle più grosse è avere un ospedale in project financing che costa 50 milioni l’anno più Iva per altri 20 anni. E si tratta di un impegno di risorse che a cascata condizionano tutto il resto del territorio. Altra specificità è legata alle “fughe” verso altre Asl. Il 50 per cento dei portogruaresi va a curarsi o in Friuli Venezia Giulia o a Treviso e nella programmazione regionale (che tiene conto del decreto Balduzzi) è doveroso tenere conto della mobilità attiva e passiva: quindi più letti andranno al Trevigiano (e al Friuli) e scure sul polo ospedaliero del Veneziano.

 

LA “SCURE” SUGLI OSPEDALI

ULSS 12 – Civile e Angelo resteranno invariati grazie alla specificità

ULSS 13 – L’azienda “cresce”.  Avrà 600 posti tra Dolo e Mirano Chiude Noale

ULSS 14 – L’ospedale di Chioggia non subirà riduzioni

La fotografia della sanità veneziana del 2013 dovrebbe avere questi contorni: riduzione di posti letto per l’ospedale del capoluogo (ma sostanziosamente invariati i reparti); percorso analogo per Zelarino e i suoi 600 posti letto. Portograro-San Donà-Jesolo verranno visti come unico polo con 400 posti letto: a San Donà andranno le medicine, a Portogruaro le chirurgie e a Jesolo l’area riabilitativa. Come richiama anche il ministro Balduzzi si tratterà di un ospedale unico, su tre sedi, senza duplicazioni.
Stessa scena per Dolo-Mirano: 600 letti (il bacino di utenza è ampio, 262mila abitanti), 300 a Dolo con le attività mediche e il punto nascita e altrettanti a Mirano con il polo chirurgico. Invariata Chioggia e chiusura per l’ospedale di Noale. Tempi di attuazione di questo percorso? La spending review (ma non solo) indicherebbero di chiudere la partita entro la fine dell’anno. Ma visto che manca poco più di un mese è prevedibili che non si riesca a rispettare i tempi. Sempre che dalla Regione (impegnata a riaggiustare il Piano socio sanitario regionale per evitare la Corte Costituzionale e a eleggere il direttore generale della sanità, oltre ai nuovi direttori generali) non imponga un accelerazione. Ora spetta alla politica avviare la mediazione. Ieri sera l’assessore Luca Coletto è volato a Roma per discutere con il ministro Balduzzi.

 

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