Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

COBAS SANITÀ

«L’ospedale di Mestre è un fallimento, il bilancio sanitario dell’Ulss 12 sarà di profondo rosso e davanti a questo scenario devastante il Comune non fa niente».
Butta benzina sul fuoco la delegata dei Cobas Sanità, Paola Gasbarri, che vista l’imminente uscita di scena del direttore generale dell’Ulss 12 Antonio Padoan traccia il bilancio di questa lunga gestione della politica sanitaria del territorio. «L’ospedale dell’Angelo rappresenta il fallimento totale. Sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista gestionale. Se si fosse finanziato con un mutuo anziché con il project financing ci sarebbe costato 8 volte meno, mentre riguardo la questione sanitaria s’è rivelato sbagliato il progetto dell’ospedale per acuti – sostiene la Gasbarri – visto che il nuovo ospedale, a quattro anni dalla nascita, non soddisfa di certo le necessità di cura della sua popolazione di riferimento».
Per la sindacalista «c’è un numero insufficiente di posti, ne sono prova le decine e decine di posti letto d’appoggio quotidianamente utilizzati da pazienti di diversa aerea medica in Chirurgia, Chirurgia Vascolare, Orl, Urologia». E davanti a tutto ciò «assistiamo alla complicità dei politici di questa Amministrazione, che in campagna elettorale hanno chiesto trasparenza sulla sanità e poi basta». Dito puntato dei Cobas, dunque «verso l’Amministrazione, che con atti e varianti urbanistiche ha consentito alla Ulss di portare avanti “l’operazione Angelo” senza fare poi i necessari controlli su cosa sarebbe successo alla sanità veneziana e contro la nebulosa situazione delle varie società di formazione o come Venezia Sanità. Società scorporate dalle Ulss che ci risultano in attivo, mentre i bilanci della sanità sono in rosso».
Insomma, una sanità sempre più malata e di cui nessuno vuol prendersi cura. L’ultimo atto, «la volontà della Regione di tagliare una delle due strutture, tra Villa Salus e il Policlinico San Marco, eliminando la convenzione in atto, e l’intenzione di un’eventuale acquisto di Villa Salus, sede da destinare poi ad attività collaterali dell’Asl 12 Veneziana». Insomma, «una gestione più immobiliaristica che sanitaria dell’Ulss 12», quella denunciata dai Cobas, mentre a pagarne le spese sono i cittadini. (A.Cic.)

 

Gazzettino – La Regione: top secret sui dati dell’Asl

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

18

nov

2012

SANITÀ – Informazioni negate al comitato Salvioli. Pigozzo: «Addio trasparenza»

MIRANO – “Top secret” su tutto. Da quest’anno i dati relativi alle attività dell’Asl non saranno più pubblici. La direttiva arriva dall’alto, cioè dalla Regione, ed è stata imposta alle aziende sanitarie locali: dal 2012 i dati di attività non saranno diffusi all’esterno. E scoppia inevitabilmente la polemica.
La questione è stata sollevata dal comitato Carlo Salvioli che da 17 anni segue le vicende della sanità veneta, con un occhio di riguardo per le strutture di Dolo, Mirano e Noale. Ogni anno il comitato stila un report molto accurato sull’Asl 13: un documento importante che in passato è stato pure ritenuto “scomodo” visto che, dati alla mano, evidenzia le varie criticità ospedaliere. Quest’anno, però, per la prima volta il coordinatore Aldo Tonolo si è visto negare quei dati. «In un momento in cui la credibilità della politica lascia a desiderare, la massima trasparenza negli atti dovrebbe aiutare a ristabilire un corretto rapporto con i cittadini» scrive lo stesso Tonolo in una lettera inviata al Governatore Luca Zaia. Il comitato ha coinvolto vertici sanitari regionali, Difensore civico e perfino il Presidente della Repubblica tramite la Prefettura, ma la questione non si è sbloccata e i dati restano top secret. Sul tema interviene pure il consigliere regionale Bruno Pigozzo: «Cattivo segnale, trasparenza e buona gestione devono andare di pari passo. Da quei dati vorremmo capire, ad esempio, quanti sono i pazienti che emigrano dall’Asl 13 verso altre Asl, vista la nostra carenza di servizi». Pigozzo ha parlato ieri mattina al Festival Democratico del Miranese, in programma a Mirano. Con lui c’erano pure il sindaco di Spinea Silvano Checchin, la deputata Margherita Miotto e il direttore generale dell’Asl 13 Arturo Orsini, che ha chiarito la questione sulla necessità per i medici di chiedere l’autorizzazione prima di effettuare un intervento particolarmente costoso: «La Spending review ci costringerebbe a risparmiare il 5% per ogni voce di spesa – spiega Orsini -. Quell’autorizzazione serve solo per lasciare una traccia di inevitabilità di un intervento. Noi non mandiamo via la gente, la salute dei pazienti non viene messa a rischio».
G.Pip.

 

LA RIVOLUZIONE – Entro il 31 dicembre il Veneto dovrà modificare la rete ospedaliera: “decreto Balduzzi” e nuove schede così cambieranno l’offerta sanitaria della regione

LE APERTURE – 26 lungodegenze e 17 chirurgie d’urgenza

I TAGLI – Prevista la chiusura di 11 geriatrie e 6 oncologie

Mentre il Veneto aspetta che la politica sdogani le schede che dovranno tagliare ospedali e rivoluzionare il sistema delle cure, ci pensa il ministro Balduzzi a rimescolare le carte, con un decreto che di fatto supera le schede e rischia di riaprire tutti i giochi (sempre che fossero già stati chiusi).
Martedì le Regioni andranno ad Arezzo per discutere il provvedimento e cercare di limare quanto proposto. La parola d’ordine è “limitare i tagli”, e questo vale sia per le regioni in piano di rientro (come il Piemonte ad esempio), sia per quelle “virtuose”, come il Veneto, che nella trattativa hanno qualche chance in più e chiederanno al ministro che questo decreto rappresenti solo una linea d’indirizzo.

Ma quale sarà l’assetto della sanità veneta del 2013? Se la riunione di martedì non porterà nuove, l’assetto sarà rivoluzionato: in Veneto si dovranno tagliare 1260 per acuti e 15 di neuro-riabilitazione, e andranno invece creati 741 nuovi posti letto per la riabilitazione e 63 per la lungodegenza. E questo comporterà la chiusura di 11 reparti di geriatria e di 6 oncologie. Mentre si dovranno aprire 26 strutture di lungodenza, 17 di medicina e chirurgia di accettazione e di urgenza e 10 centri trasfusionali. In aggiunta a questo ci sono altri due cambiamenti di non poco conto: una decina di case di cura che rischiano la chiusura (perché hanno meno di 80 posti letto per acuti, toccherà alla politica veneta trovare la soluzione per evitare che questo accada) e il fatto che il “decreto Balduzzi” consideri “presidi” le strutture private e quindi non dovranno sottostare ad alcun badget imposto dalla Regione. Ma non sono solo questi i numeri sul quali il Veneto dovrà ragionare.

I reparti, per poter rimanere aperti, dovranno garantire un volume di attività annua ben preciso: ad esempio un reparto di chirurgia della mammella dovrà fare oltre 100 primi interventi all’anno di tumore della mammella. Un reparto di laparoscopia sarà obbligato a produrre almeno 100 interventi all’anno; e una cardiologia che voglia trattare gli infarti dovrà vedere ogni anno non meno di 100 pazienti. Cosi vale per le angioplastiche coronariche: con meno di 250 procedure all’anno, si chiude. Le maternità che fanno meno di mille parti l’anno, dovranno avere una proporzione di cesarei non superiore al 15 per cento, sopra i mille parti, non oltre il 25. Indicazioni che di fatto porteranno il Veneto a rivedere l’attività di diversi reparti, accorpandoli se i numeri sono più bassi del richiesto.
La classificazione proposta da Balduzzi non prevede strutture “monospecialistiche” (ad esempio riabilitative). Nel Veneto ce ne sono una ventina e sono clasificate come “ospedali nodo di rete” dal nuovo Piano socio sanitario regionale. Che fine faranno?

Ma è necessario fare un passo indietro. La sanità veneta in questi ultimi giorni ha focalizzato la discussione sulle schede ospedaliere e territoriali, indispensabili per fare quelle economie necessarie per chiudere il bilancio in attivo. Le indicazioni del “decreto Balduzzi”, se pur limate dall’esito dell’incontro di martedì prossimo, rischiano di superare tutte le discussione sulle qualità la sanità si è avvitata fino ad ora. Introducono infatti parametri e numeri non di poco conto. E ancora non è tutto. Il punto “2.1” del decreto introduce un elemento che per il Veneto è fondamentale: “la programmazione regionale provvede alla definizione della rete dei posti letto ospedalieri per acuti, attribuendo ai presidi ospedalieri pubblici e privati accreditati le relative funzioni entro il limite di 3 posti letto per mille abitanti…”. Due le considerazioni: il numero dei letti, che per il Veneto come si è visto deve scendere, e quanto attribuito alla programmazione (e quindi al Consiglio regionale).

La questione su chi a questo punto deve fare cosa (Giunta o Consiglio), rischia di ingarbugliarsi ancora di più. E in tutto questo bailamme che la Regione si trova a dover affrontare in zona Cesarini (con l’aggravante della nomina dei direttori generali in corso), entra a gamba tesa anche un “giallo” relativo alla nomina del prossimo direttore generale della Sanità. Con l’approvazione dello Statuto sono state eliminate le figure dei segretari, mentre per tutti si è in attesa di una legge bloccata in commissione, per quello generale alla sanità la legge tutt’ora in vigore (ma che è sotto il giudizio della Corte Costituzionale) prevede venga nominato dal Consiglio. Quindi, o si cambia questa norma (ma non si è trovato accordo di maggioranza) o la nuova figura deve essere nominata entro il 31 gennaio, data di scadenza del dottor Domenico Mantoan.

Daniela Boresi

 

 

Gazzettino – Asl 13, La Cgil inchioda Orsini

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

17

nov

2012

SANITÀ – Il sindacato attacca il direttore generale dell’Asl 13

«Ecco le carte: vuole risparmiare impedendo ai chirurghi di operare»

«Qui si va oltre ogni immaginazione: questa gestione è sbagliata sia per i cittadini che per i dipendenti».
La direzione dell’Asl 13 invita i chirurghi ad operare “solo in caso di assoluta necessità e solo dopo preventiva autorizzazione”? La Cgil va all’attacco e, dopo mesi di accuse ai vertici dell’Asl per i continui tagli che stanno penalizzando il servizio di Dolo, Mirano e Noale, la goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe l’atto interno diffuso poche settimane fa dal direttore generale Arturo Orsini, in cui dipartimenti e unità operative sono invitati a prestare grande attenzione al rigore economico, almeno fino a quando i pazienti non rischierebbero davvero la vita.
“Nei casi in cui l’attuazione delle restrizioni richieste dovesse comportare oggettivi rischi per la salute o addirittura per la vita dei pazienti – si legge nella lettera -, bisognerà produrre tempestivamente una relazione approfondita controfirmata dal capo dipartimento, dalla direzione sanitaria e dalla direzione medica, che attesti l’effettiva improcrastinabilità dell’intervento”. Il direttore generale Orsini ha spiegato che non sono a rischio le prestazioni, ma semplicemente i medici dovranno relazionare la propria attività al capo-dipartimento. Eppure per molti questa nota è un ulteriore segnale d’allarme.
Il primo ad alzare la voce è stato il consigliere regionale Bruno Pigozzo, ed ora ci pensa la Cgil: «La direzione non può nascondersi dietro il velo della revisione della spesa imposta da Stato e Regione – scrivono Marco Busato e Sergio Chiloiro della segreteria Funzione Pubblica -. Invece di impedire ai chirurghi bravi di operare, si dovrebbe pensare a veri processi di riorganizzazione per migliorare l’efficienza dei servizi». I sindacati allargano poi il discorso: «Si sta perseguendo unicamente il rigore finanziario a scapito di una visione programmatoria, in questo modo molti lavoratori e professionisti sono sia demotivati che non coinvolti». Orsini e Pigozzo ne parleranno pure questa mattina in villa Belvedere a Mirano: in programma c’è il “Festival Democratico” con, all’ordine del giorno, proprio il tema della sanità.

 

MA I PRIMARI LO DIFENDONO

«La sicurezza del paziente non è messa in discussione»

DOLO – «Non abbiamo mai ricevuto indicazioni che possano minacciare la sicurezza del paziente, la qualità delle prestazioni e la nostra professionalità».
I primari dell’Asl 13 Dolo e Mirano difendono l’operato del direttore generale Arturo Orsini e, con un documento congiunto, prendono posizione attorno alle polemiche suscitate da presunte indicazioni su economie di cure o prestazioni sanitarie. «Il nostro obiettivo da sempre è quello di rispondere al meglio ai bisogni di salute dei cittadini, al di là di possibili strumentalizzazioni – dichiarano i primari che operano negli ospedali di Dolo e Mirano -. Pur riconoscendo la delicatezza del momento dovuta alla crisi economica e ai tagli della spesa imposti dall’applicazione della normativa sulla Spending review, vogliamo ribadire che non abbiamo mai ricevuto indicazioni, né tantomeno pressioni, che vedessero minacciate la sicurezza del paziente, la qualità delle prestazioni o la nostra professionalità. È dovere del medico, sia etico che deontologico, – dichiarano i primari – porre attenzione all’utilizzo delle risorse e all’appropriatezza delle prestazioni soprattutto in un contesto di grave difficoltà economica, d’altra parte la nostra Azienda risulta tra le più virtuose».
L.Gia.

 

Nuova Venezia – “L’Asl 13 non ha tagliato le cure”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

17

nov

2012

Mirano. Il direttore generale Orsini: «Più garanzie per medici e pazienti». La Cgil: «Servizi più poveri»

MIRANO. Anche la Cgil contro la nota dell’Asl 13 che impone ai chirurghi di non sforare i limiti di spesa se non autorizzati e solo se la salute del paziente è a rischio. Il segretario generale della Fp-Cgil Sergio Chiloiro e quello provinciale Marco Busato chiedono al direttore generale Arturo Orsini di fermarsi: «Denunciamo da tempo scelte basate solo su tagli lineari che stanno portando a un impoverimento dell’offerta socio-sanitaria dell’Asl 13», affermano i due, «l’ultimo provvedimento va però oltre ogni immaginazione, perché impone ai chirurghi di non operare oltre i limiti di spesa se non autorizzati prima e solo se i pazienti rischiano la vita. La direzione non può nascondersi dietro il velo della revisione della spesa: invece di impedire ai chirurghi di operare dovrebbe procedere a qualificati processi di riorganizzazione finalizzati al miglioramento dei servizi. Invece si sta perseguendo solamente il rigore finanziario».

Chiamato di nuovo in causa, tocca allo stesso Arturo Orsini spiegare i motivi della circolare e capovolgere la questione: «La nota non mira a limitare, semmai a garantire lo svolgimento delle cure: indica ad alcuni medici incaricati di procedure particolarmente dispendiose, le modalità da seguire per sviluppare i percorsi di cura necessari, in deroga alle restrizioni della spending-review. A loro è richiesto solo di fare una semplice attestazione dell’effettiva appropriatezza e necessità della prestazione. Con questi medici l’argomento è stato discusso e concordato prima. Se infatti la logica dei tagli lineari introdotta dalla spending-review è penalizzante, perché non distingue tra quei servizi che possono realizzare economie e quelli che invece devono mantenere inalterato il finanziamento, altra cosa è l’appropriatezza delle cure. Le procedure introdotte servono proprio a garantire la perfetta tracciabilità delle risorse impiegate, a garanzia del paziente e del medico».

Intervengono con una nota anche i primari dell’Asl 13: «Non abbiamo mai ricevuto indicazioni né pressioni che vedessero minacciate la sicurezza del paziente, la qualità delle prestazioni e la nostra professionalità. È dovere del medico, sia etico che deontologico, porre attenzione all’utilizzo delle risorse e all’appropriatezza delle cure, soprattutto in un contesto di grave difficoltà economica e d’altra parte la nostra azienda risulta tra le più virtuose. Il nostro obiettivo è da sempre quello di rispondere al meglio ai bisogni di salute dei cittadini, al di là di possibili strumentalizzazioni».

Intanto il comitato Carlo Salvioli di Mirano scrive una lettera aperta al presidente della Regione Luca Zaia sottolineando come l’Asl 13 di Mirano-Dolo «continua a essere punita nel finanziamento» mentre adesso si aggiunge «la mancata trasparenza negli atti, altrettanto inaccettabile». Sono andati a vuoto tutti i tentativi del Salvioli di ottenere i tabulati con i dati base dell’Asl 13 per elaborare il rapporto sulle attività ospedaliere.

Filippo De Gaspari

link articolo

 

Nuova Venezia – “Altri tagli all’Asl 13? Ora basta”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

6

nov

2012

Dolo. Comitato Marcato e sindaco Gottardo: l’ospedale non si tocca

DOLO. Proseguono le azioni in difesa dell’ospedale di Dolo e dell’Asl 13. A mobilitarsi ancora una volta sono Antonino Carbone, Francesco Sacco, Giovanni Urso, Gino Bedin e Walter Mescalchin del comitato “Bruno Marcato per la salvaguardia dell’ospedale di Dolo”, che hanno anticipato di voler inviare una lettera aperta all’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto. Il tema riguarda i trasferimenti procapite e i progetti per la sistemazione dell’ospedale di Dolo.

«Chiediamo all’assessore regionale Coletto che i cittadini dell’Asl 13 vengano trattati nelle stesso modo dei cittadini di altre Asl perché abbiamo gli stessi diritti e la sanità pubblica deve essere uguale per tutti». I membri del comitato analizzano le cose da sistemare. «I distretti sociosanitari vengono fatti a carico dei Comuni e gli investimenti sulle strutture ospedaliere, come il Pronto soccorso di Dolo, sono a carico del bilancio delle stesse Asl. Ed ora dopo aver ridotto le spese sulle attrezzature e nei servizi, viene chiesto di diminuire ancora del 5 per cento». Viene preteso un intervento ai sindaci del territorio. «Le forze politiche e le istituzioni del territorio non possono più tacere. Si tratta di difendere la salute dei cittadini che è un diritto fondamentale».

Di ospedale si è discusso anche nel Consiglio comunale di Dolo della scorsa settimana nel quale il sindaco Maddalena Gottardo, in risposta ad un’interrogazione di Giorgio Gei sul futuro delle strutture dell’Asl 13, ha confermato che il patrimonio storico dell’ospedale di Dolo non si tocca e che il Comune, «si opporrà in tutti i modi alla dismissione del patrimonio storico dell’ospedale di Dolo per scopi non compatibili con le finalità pubbliche per le quali è stato costituito a spese e con i sacrifici della comunità».

Giacomo Piran

link articolo

 

Grido d’allarme dei sindacati per le conseguenze locali della spending review A rischio i tanti servizi in appalto negli ospedali di Dolo, Mirano e Noale

DOLO. I tre ospedali di Dolo, Mirano e Noale rischiano di funzionare sempre meno a causa degli effetti della spending review che impone nuovi risparmi da parte dell’Asl 13. E così è partito il taglio delle donne delle pulizie (24 licenziate) e da mercoledì anche gli operai manutentori (tre trasferiti ), mentre da gennaio è in arrivo un taglio di 30 persone nel campo della ristorazione ospedaliera.

Mense, corridoi e servizi igienici rischiano di essere sempre meno a norma e così come pure gli impianti degli edifici. La direzione dell’Asl 13 con il direttore generale Arturo Orsini allarga le braccia: interverrà solo se le aziende in appalto che ora tagliano il personale, non saranno più in grado di erogare in modo efficiente il servizio previsto. «La situazione nei tre ospedali» spiegano Gianfranco Rizzetto della Filcams Cgil ,Giuseppe Minto della Fiom Cgil e Marco Busatto della Cgil Funzione pubblica, «è pesantissima». Prima la Coop Service che si occupa del servizio di pulizia degli ospedali ha comunicato ai lavoratori la messa in mobilità di 24 dipendenti su 130. Poi ieri mattina un’altra tegola per l’organico dell’ospedale. A tre e operai manutentori di una azienda che si occupa del funzionamento degli impianti dell’ospedale di Dolo (su 12 complessivi) è stata comunicato il trasferimento a Vicenza. Ma a rischio trasferimento ce ne sono altri due. Infine da gennaio è in arrivo un taglio di 30 persone alle mense gestite dalla Sodexho (sono 70 in tutto i dipendenti) che ha preannunciato gli esuberi». Per i sindacati gli ospedali potrebbero non funzionare più. La Coop Service ha comunicato di aver deciso il licenziamento di 24 persone senza nemmeno trattare altre forme di ammortizzatori sociali. Taglierà 2.016 ore lavoro all’anno. I sindacati delle donne delle pulizie sono pronti anche allo sciopero. «Se ad esempio succede un’emergenza elettrica in ospedale» – si chiede Minto per la Fiom Cgil, «con un personale di manutentori ridotto all’osso come si risolverà il problema in tempi rapidi?». Preoccupato il presidente della Conferenza dei sindaci dell’Asl 13 Fabio Livieri. «Bisogna assolutamente evitare», dice, «che le strutture sanitarie entrino in emergenza per carenza di personale visto che l’organico anche di chi lavora in appalto, si assottiglia sempre più». I sindacati hanno chiesto un incontro con il direttore dell’Asl 13 Arturo Orsini. «Ritengo», ha risposto Orsini, « non sia opportuno incontrare i sindacati . A decidere non è stata l’Asl 13 ma le aziende in appalto. Proprio per questo vigilerò con il massimo scrupolo affinchè il servizio fornito non scenda in alcun modo di livello qualitativo, tagli o non tagli al personale».

Alessandro Abbadir

link articolo

 

DOLO «L’ospedale di Dolo va salvaguardato e potenziato. Per questo lancio la proposta di istituire un tavolo di confronto tra le parti sociali e i sindaci della Riviera. Il mio è un appello che rivolgo a tutte le forze politiche per salvare la Sanità in Riviera, uno dei gioielli del nostro territorio». A dirlo è Giovanni Conte, segretario Cisl della Riviera del Brenta, che interviene in prima persona sottolineando la necessità di unirsi tutti assieme per evitare il depauperamento delle strutture e dei servizi ospedalieri di Dolo. «In questi anni abbiamo assistito al trasferimento di molti servizi a Mirano, oltre alla partenza di specialisti e medici in grande valore. Questo è un fatto sotto gli occhi di tutti e non si può negare». Per Giovanni Conte non c’è tempo da perdere e bisogna muoversi prima dell’approvazione delle schede ospedaliere. «Noi siamo disponibili al confronto con tutti i sindaci, partiti politici e forze sociali, oltre che a supportare ogni iniziativa per salvare l’ospedale prima che sia troppo tardi. La prossima azione che vogliamo realizzare è volta alla salvaguardia del Tribunale di Dolo». Giacomo Piran

link articolo

 

Nuova Venezia – La riorganizzazione sanitaria

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

31

ott

2012

La prima scossa alla sanità veneta giungerà entro la fine dell’anno e comporterà la riduzione di un migliaio di posti letto, con chiusura (con accorpamento) di una quindicina di reparti e la dimissione di un ospedale privato. La manovra che impone al Veneto di ridurre la sua percentuale di posti letto a 3,7 per mille abitanti (3,2 riservati ai pazienti acuti, i restanti alla riabilitazione) per un totale di circa mille unità, metà delle quali dovranno includere interi reparti. A ciò si aggiungerà l’acquisizione di un ospedale privato di Mestre. La cura dimagrante investirà, nell’immediato, le aziende sanitarie di cinque province: “graziate” Treviso e Vicenza (le più virtuose) ma solo temporaneamente; a partire dal 2013, tagli e fusioni investiranno anche loro. Nel dettaglio, per il Veneziano si prospettano una serie di fusioni; sull’asse San Donà di Piave-Portogruaro è prevista l’unificazione dei reparti di Medicina (assegnata al polo sandonatese) e Chirurgia (portogruarese); stessa sorte per il punto nascita, che sopravviverà nel solo ospedale di San Donà. Analogo processo riguarderà Mirano e Dolo: Chirurgia sarà monopolio del primo, la Medicina diventerà dolese. Non è tutto. In ballo c’è anche la spedalizzazione privata: obiettivo della Regione è giungere all’acquisizione di Villa Salus (o in subordine, del Policlinico San Marco) per dismetterne l’attività di degenza e dirottarne le risorse umane e materiale sul vicino ospedale dell’Angelo.

link articolo

 

Consiglio Comunale martedì 30 ottobre alle ore 17, in seconda convocazione. Un Consiglio che procederà all’approvazione dei verbali delle sedute del 18 settembre e del 25 settembre e si occuperà del prelevamento dal fondo di riserva da parte della Giunta Comunale in data 27 settembre oltre alle modifiche del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale. All’ordine del giorno anche due interrogazioni presentate dal consigliere comunale Giorgio Gei riguardanti Il “Patrimonio dell’ASL 13 in Comune di Dolo” e la “Riapertura del casello di Roncoduro”. (L.Per.)

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui