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COMITATO MARCATO

DOLO. Che fine farà l’ospedale di Dolo? Se lo chiedono Antonino Carbone, Francesco Sacco, Giovanni Urso, Gino Bedin e Walter Mescalchin del comitato “Bruno Marcato, per la salvaguardia dell’ospedale di Dolo”. «A pochi giorni dalla consegna delle schede ospedaliere non si conosce ancora la sorte che spetterà agli abitanti della Riviera e delle zone limitrofe», spiegano i membri del Comitato, «non vogliamo fare polemiche, né porre Dolo e Mirano in contrapposizione tra loro o privilegiare una parte di territorio rispetto ad un’altra che potrebbe sembrare campanilismo». Viene quindi lanciata una proposta per far convivere i due plessi alla luce del nuovo piano socioanitario. «Crediamo che possano coesistere i due ospedali, mantenendo Dolo nelle funzioni che ha sempre avuto e valorizzando Mirano in quelle che in questi anni ha saputo sviluppare. Dolo ospedale di rete e Mirano ospedale nodo di rete, con la specialità di Cardiologia e la Cardiochirurgia unita a Mestre. Per far questo, non occorrono modifiche di piano, ma una sua piena attuazione e non servono grandi investimenti, se non utilizzare al meglio quello che c’è a Mirano e a Dolo, compreso il patrimonio immobiliare. Ci sembra ovvio pensare che il patrimonio immobiliare esistente a Dolo dovrà essere utilizzato per il suo ospedale e non per altre soluzioni».

Giacomo Piran

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Gazzettino – Ricoveri insufficienti, ospedali nel mirino

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5

set

2012

LA SALUTE & I NUMERI

Tra gli ospedali con più servizi sotto il limite, per l’Agenas, quello di Jesolo (a sinistra) e di Chioggia (sopra). Sotto il Santi Giovanni e Paolo di Venezia

L’ANALISI – L’Agenas ha stilato gli elenchi dei servizi poco utilizzati

LE STRUTTURE – Sette i nosocomi con uno o più reparti sotto i limiti previsti

Pochi ricoveri, sotto il volume di lavoro ritenuto garanzia di efficienza per un’equipe sanitaria. Sono tanti i reparti del veneziano caduti nella rete del “Piano nazionale esiti” dell’Agenas, l’agenzia nazionale per la salute del ministero, che partendo dall’analisi delle schede di dimissioni ospedaliere, ha stilato le liste dei reparti troppo “vuoti”. Ce ne sono negli ospedali di Portogruaro, San Donà di Piave (al Civile come al Rizzola), Jesolo, Chioggia, Dolo, Venezia. Un disastro!
La rete, per carità, ha molti limiti. E sono proprio i ricercatori dell’Agenas a sottolinearlo. «Non è una classifica di strutture buone e cattive – spiegano da Roma – piuttosto uno strumento di auditing interno. Ha limiti legati alla compilazione stessa delle schede che possono essere errate. Per il pubblico, poi, non è di facile comprensione, si rischiano sperequazioni ancora più grandi». Tant’è. É comunque uno strumento di analisi, per la prima volta reso pubblico nella sua versione del 2010 (quella del 2011, appena completata, dovrebbe essere consegnata al ministero a giorni). E a sentire i vertici della Regione può essere una base utile per le nuove “schede” ospedaliere in via di definizione. Ne hanno parlato sia il segretario generale della sanità del Veneto, Domenico Mantoan, che il presidente della commissione sanità, Leonardo Padrin. Insomma carte importanti.
Che dicono, allora, dei nostri ospedali? Quattro le principali tipologie di reparto esaminate dall’Agenas, tutte per una sola patologia, quella giudicata più significativa come indicatore: per cardiologia l’infarto al miocardo, per chirurgia la colicistectomia per via laparoscopica, per la neurologia l’ictus, per l’ortopedia la frattura del collo del femore. Ebbene, per queste quattro specialità, finiscono negli elenchi 2010 ben undici strutture del veneziano. Alcune, però, vanno scartate subito: Villa Salus e Policlinico San Marco di Mestre, l’ospedale di Mirano e l’istituto Calvi di Noale. Con uno, due ricoveri all’anno per specialità, si tratta di classificazioni palesemente errate. Ad esempio, infarti capitati a ricoverati in strutture riabilitative. Restano sette ospedali, alcuni decisamente in bilico. A cominciare dal Veneto orientale. Sotto il limite in tutte le specialità c’è Jesolo: la cardiologia si ferma a 14 infarti all’anno, chirurgia a 15 colicisti, neurologia a 36 ictus, ortopedia a 22 femori. L’ospedale civile di San Donà di Piave è citato per le 76 colicisti e i 41 ictus; poche anche quelle del vicino Rizzola, rispettivamente 33 e 41. L’ospedale di Portogruaro è citato per gli infarti (53) e le colicisti (38). L’ospedale di Chioggia è sotto il limite per le 16 colicisti, ma anche per i 48 ictus e i 36 femori fratturati. In lista i 19 infarti di Dolo. E con un’unica citazione anche l’ospedale civile di Venezia, dove le colicisti si fermano a 47.
Numeri insufficienti per mantenere aperte le strutture? Non necessariamente, sottolineano da Roma. Numeri, di certo, su cui si incomincerà a ragionare. E a battagliare.

 

IL RIPARTO 

Trenta milioni in piu’ all’Ulss 12

La metà dovrà essere riservata a Venezia. Marotta (Idv): «Ora la politica dovrà controllare»

Il riparto sanitario 2012 approda domani in commissione regionale sanità. E stavolta non dovrebbe portare brutte sorprese all’Ulss 12, che anzi dovrebbe godere di un aumento i fondi, con una quota ad hoc per Venezia. Lo anticipa il segretario e consigliere regionale dell’Idv, Gennaro Marotta, che polemizza a distanza con i politici veneziani che si limitano solo ai proclami. «Che la specificità di Venezia resti solo sulla carta è un rischio. Che i soldi adesso ci siano è invece una realtà – premette -. Dovrà essere la politica, sia in Comune che in Regione, a controllare che vengano effettivamente utilizzati e spesi al meglio per Venezia, centro storico ed isole». Marotta dà anche i numeri dell’aumento in arrivo. «É cosa nota, spero anche ai politici locali, che l’Ulss 12 si è vista assegnare una quota di finanziamento molto maggiore rispetto all’anno passato. Da 529 milioni di euro si passa a oltre 559 milioni, con la quota pro capite per abitante che è comunque la seconda più elevata del Veneto, dopo la montana Belluno».
Ma la vera «notizia positiva è un’altra – prosegue Marotta –. L’aumento di 30 milioni va benissimo, ma giustamente un abitante del centro storico si chiede se i servizi sanitari restino efficienti vicino a lui o si spostino sempre più verso Mestre. E qui c’è la novità, perché 15 di questi 30 milioni di euro saranno riservati esclusivamente per la sanità nella città di Venezia. L’altra metà dell’aumento andrà all’Ulss 12 nel suo complesso (centro storico e terraferma), ma questi 15 milioni, lo ripeto, servono solo per il disagio di chi sta in laguna. Si tratta del 30% in più rispetto agli anni precedenti, e questo può essere un primo vero risultato, così le lacune potranno essere sistemate e le parole tradursi prima in cifre, poi in fatti. Noi di Italia dei Valori saremo presenti e ben attenti alle valutazioni che verranno operate».

 

LE REAZIONI

Pigozzo: «Attenzione a come usare i dati». Furlanetto: «Partiamo da qui»

Numeri che fanno già discutere, quelli dell’Agenas. Il primo a commentare è il consigliere regionale dell’Idv, Antonino Pipitone, che è anche medico: «Sono numeri troppo puntuali, assolutamente parziali. Non sono la cartina di tornasole dell’efficienza di un reparto. Bisogna certamente razionalizzare, ma non certo sulla scorta di questi dati parziali, che mi sembrano utili unicamente per farci ragionare. Temiamo, invece, che tabelle e numeri vengano usati come pretesto per fare una carneficina di servizi e strutture, evitando analisi approfondite e respinsabilità». In linea anche il consigliere regionale del Pd, Bruno Pigozzo: «Stiamo attenti a non fare come con l’applicazione della spending review che sta diventanto una scure inesorabile. Questi sono dati preziosi, ma vanno incrociati con il primo criterio che ci siamo dati, e cioè quello di partire sempre dal fabbisogno del territorio». La pensa diversamente il collega leghista, Giovanni Furlanetto: «Sono dati che lasciano veramente esterrefatti. Ha ragione il presidente della commissione Padrin, bisogna partire anche da questi numeri, se sono reali. Per non buttare via i soldi, che sono pochi, ma anche per la sicurezza delle strutture: un medico che opera una tantum non è più uno specialista».

 

SANITÀ

Non finisce la polemica a distanza fra il Comitato Salvioli di Mirano e il “Bruno Marcato di Dolo”. Quest’ultimo contesta le ultime affermazioni di Tonolo del comitato miranese. «Noi abbiamo preferito usare un pò d’ironia tentando di sdrammatizzare, lui invece continua con l’arroganza che lo contraddistingue.» Così inizia un comunicato stampa del Comitato Marcato, che prosegue. «I problemi però restano e si aggravano sia a Dolo che a Mirano anche perché chi dovrebbe intervenire, tace e non si pronuncia. Ci riferiamo al direttore generale Arturo Orsini ed al presidente della Conferenza dei sindaci Franco Livieri. Loro, non altri, hanno titolo ad esprimersi sia sulla gestione dei servizi che sull’attuazione della programmazione e finalmente spiegarci dove e quando questa sarà fatta, chiarendo. Non mantenendo ed alimentando dubbi e disinformazione». Tornando alla polemica con Tonolo, il comitato dolese osserva. «Ai cittadini della Riviera interessa capire se è vero o no la previsione di spostare a Mirano il reparto di Ostetricia nonostante i 900 parti avvenuti mediamente negli ultimi anni e di conseguenza lo spostamento a Mirano del reparto Materno infantile con Pediatria, Patologia Neonale e Ginecologia presenti e consolidati a Dolo e che negli anni sono diventati un punto di riferimento non solo nella Riviera del Brenta». Il Comitato dolese chiede lumi anche perché nel 2009 era stato concordato di mantenere Ginecologia a Dolo mentre l’accorpamento dei reparti di Neurologia e Otorinolaringoiatria doveva essere indifferentemente assegnato ad uno dei due ospedali garantendo un servizio di 12 ore nell’altro. «La scelta è stata unidirezionale verso Mirano» – Contesta il comitato dolese. (L.Per.)

Continua la guerra tra i due comitati

Continua il botta e risposta fra il Comitato Bruno Marcato ed il Comitato Salvioli sul futuro degli ospedali. Il Salvioli stavolta interviene attraverso il coordinatore Aldo Tonolo. “Ci eravamo imposti di non polemizzare con il Comitato Bruno Marcato, convinti che la polemica non avrebbe prodotto niente di costruttivo per la nostra Ulss in quanto è evidente che il Comitato Marcato ha una conoscenza relativa dell’organizzazione ospedaliera e delle regole di programmazione regionale ma soprattutto perché è affetto da un campanilismo sfrenato”. Il comitato miranese torna sull’argomento del Punto Nascite. “La programmazione del Piano Socio Sanitario regionale 2012-2014 prevede un punto nascite unico in base ad un parametro oggettivo e cioè il superamento del limite dei 1000 parti anno, il Comitato Marcato propone di creare la Maternità Unica al 6° piano del monoblocco di Dolo, a prescindere dal fatto che a Dolo nascono in media solo 600-650 nati all’anno mentre a Mirano i parti sono da tempo sui 1.400 all’anno in naturale continuo aumento”. Tonolo sposta poi l’attenzione sulla sistemazione delle sale operatorie a Dolo. “Lo stessa astrazione dalla realtà vale per le 11 sale operatorie perfettamente a norma e funzionanti a Mirano: se ne devono costruire altrettante a Dolo per farne un ospedale chirurgico (per inciso a Dolo abbondano le specialità mediche) mentre Mirano deve essere un Ospedale medico. Una classificazione che non esiste da nessuna parte, un vero e proprio parto della fantasia dolese”. E prosegue…”Come Comitato Carlo Salvioli ci aspettiamo per Mirano l’inizio della costruzione, in sostanziale autofinanziamento, del De Carlo 3 futura sede della Maternità unica”. (L.Per.)

 

Il comitato Salvioli difende la divisione ostetrica del civile: garantisce 1.400 parti l’anno contro i 650 di Dolo. E a Noale si potenzi la Lungodegenza.

MIRANO. «Per l’ospedale di Mirano ci aspettiamo l’inizio della costruzione del De Carlo 3 futura sede della Maternità Unica, l’attivazione della Dialisi e della Unità di cura dell’ictus in Neurologia. A Dolo devono essere rinnovati il Pronto Soccorso, la Rianimazione e le sale operatorie mentre a Noale va potenziata la Lungodegenza Medica e la Medicina dello Sport». Queste sono alcune proposte di Aldo Tonolo, coordinatore del comitato Salvioli, che ritorna a parlare delle necessità delle strutture dell’Asl 13 proponendo investimenti su tutti i plessi.         Tonolo “boccia” la proposta del comitato “Bruno Marcato” di creare a Dolo la nuova Maternità Unica. «Il Comitato Marcato propone di creare la Maternità Unica a Dolo con buona pace della programmazione del Piano Socio Sanitario regionale 2012-2014 che prevede un punto nascite unico in base ad un parametro oggettivo e cioè il superamento del limite dei 1.000 parti anno», dice Tonolo, «A Dolo infatti nascono in media 600-650 nati all’anno mentre a Mirano i parti sono da tempo sui 1.400 all’anno in continuo aumento».           Il coordinatore del Salvioli analizza poi la richiesta del “Marcato” di costruire nuove sale operatorie a Dolo. «A Mirano ci sono 11 sale operatore perfettamente a norma e funzionanti, e se ne dovrebbero costruire altrettante a Dolo per creare un ospedale chirurgico. Forse 5 nuove sale operatorie moderne potrebbero essere sufficienti, dato anche la scarsità delle risorse». Il comitato Salvioli espone poi i suoi progetti per i tre plessi dell’Asl 13: «A Mirano vanno iniziati i lavori del De Carlo 3, l’attivazione della Dialisi e della Unità di cura dell’ictus in Neurologia, il potenziamento della Oncologia e la realizzazione dell’Hospice, il rafforzamento dell’attività di Orl, di Chirurgia Generale nonché dell’Ortopedia oltre al potenziamento dei budget di tutte le Unità Operative». Si passa poi a Dolo. «Vanno rinnovati il Pronto Soccorso, la Rianimazione e le Sale Operatorie, vanno potenziati i budget di tutte le Unità Operative presenti e va completata la riorganizzazione del Laboratorio di Analisi». Infine l’ospedale di Noale. «Vanno rafforzate la Lungodegenza Medica, da trasferire in parte a Mirano quando sarà pronto il De Carlo 3, e la Medicina della Sport. Dovrà essere attivata la Riabilitazione semintensiva a valenza interprovinciale per creare un punto di riferimento per tutto il circondario. Per questi progetti serve un finanziamento adeguato dal Riparto del Fondo Sanitario Regionale oltre ai finanziamenti specifici per l’edilizia ospedaliera».         Giacomo Piran

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Nuova Venezia «Subito i lavori per il pronto soccorso»

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22

ago

2012

DOLO. IL COMITATO  BRUNO MARCATO

DOLO. «Abbiamo appreso con soddisfazione che sono arrivati i finanziamenti da tempo attesi per la sistemazione del Pronto Soccorso di Dolo. Adesso però bisogna attivare subito le procedure per la realizzazione dei lavori». A dirlo sono Antonino Carbone, Francesco Sacco, Giovanni Urso, Gino Bedin e Walter Mescalchin del comitato “Bruno Marcato, per la salvaguardia dell’ospedale di Dolo” che propongono una serie di interventi per migliorare le dotazioni e le strutture del nosocomio rivierasco. Si parte dal sesto piano del vecchio monoblocco. «Proponiamo che in quegli spazi, attualmente liberi, venga ospitato l’intero Settore Materno Infantile rispettando i parametri del nuovo Piano Sanitario» spiegano i portavoce del comitato, «il reparto di Ostetricia potrebbe essere ospitato degnamente e offrire, assieme a Patologia Neonatale, Pediatria e Ginecologia, una risposta qualificata ad un bacino di utenza che potrebbe coinvolgere anche il Piovese». Si parla poi delle sale operatorie di Dolo. «Vanno sistemate quando prima perché le sale operatorie sono la condizione irrinunciabile per la sopravvivenza dell’ospedale di Dolo». Viene poi lanciata una richiesta al direttore generale Arturo Orsini e al presidente della Conferenza dei Sindaci, Fabio Livieri. «Dato che è stato affermato varie volte che l’ospedale di Dolo non chiuderà», concludono, «chiediamo a chi di dovere che siano avviati urgentemente i progetti per la sistemazione dell’ospedale della Riviera del Brenta».  Giacomo Piran

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Gazzettino – «Subito i lavori per il Pronto Soccorso»

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22

ago

2012

OSPEDALE DI DOLO

LA PROPOSTA – Maternità unica al monoblocco

DOLO – «inizieranno finalmente i lavori di sistemazione all’Ospedale di Dolo?» Se lo chiedono i componenti del Comitato Bruno Marcato dopo aver appreso che per il nosocomio dolese sono stati finanziati i fondi per la sistemazione del Pronto Soccorso. «Ne sollecitiamo l’attivazione immediata affinché non venga perso ulteriore tempo per l’avvio delle procedure per la realizzazione dei lavori e dare finalmente dignità a tale reparto.» Antonino Carbone, Valter Mescalchin, Francesco Sacco, Giovanni Urso e Gino Bedin preoccupati delle voci di chiusura dell’ospedale dolese, temono che i fondi destinati siano stornati ad altre sedi e insistono. «Chiediamo di sollecitare anche l’utilizzo del sesto piano del vecchio monoblocco. Proponiamo venga assicurato in tali spazi, ora liberi, lo sviluppo e sistemazione dell’intero settore materno infantile rispettando i parametri del nuovo Piano sanitario. Ostetricia assieme a Patologia neonatale, Pediatria e Ginecologia può offrire una risposta qualificata ad un bacino di utenza ottimale. Un punto nascite unico da Mestre a Padova per offrire una risposta al Piovese, in un unico contesto, assieme ai reparti e servizi già esistenti a Dolo». Quanto alla sistemazione urgente delle sale operatorie, il comitato aggiunge: «La Regione mantenga fede a una programmazione che, a parole, sembra sia stata già fatta a suo tempo». (L.Per)

 

Continua la polemica a distanza fra il Comitato Bruno Marcato di Dolo e Tonolo del Comitato Savioli di Mirano sul problema dell’Asl 13. Il Comitato Bruno Marcato non ha gradito le affermazioni di Tonolo che ha definito “le richieste campanilistiche per l’ospedale di Dolo” e replica in modo seccato:

«Ci dispiace che Tonolo del Comitato Savioli abbia percepito le nostre richieste che riguardano la salute dei cittadini a difesa di un loro diritto primario e sancito dalla Costituzione come “richieste campanilistiche”. Ebbene Tonolo, su questo siamo campanilistici! Non ci riferiamo al campanile di Dolo ma ad un’area più vasta che comprende anche Mirano e sta guardando alla nuova Area Metropolitana. Questo è il confine del nostro campanilismo, a differenza di Tonolo che è rimasto ancora al campanile di Mirano che è superato dai tempi, purtroppo».

Il Comitato dolese composto da Antonino Carbone, Francesco Sacco, Valter Mescalchin, Giovanni Urso e Gino Bedin guarda avanti.

«Abbiamo l’esempio positivo di come funzionano nell’area da decenni i servizi dell’acquedotto, delle fognature, dei rifiuti, delle bonifiche ed altri. Anche la sanità dovrà scegliere questa economia di scala per erogare servizi qualificati. È vero, però, come dice Tonolo che Dolo senza Mirano potrebbe morire. Gli vogliamo ricordare però che Mirano oggi sta vivendo grazie a Dolo ed a quello che fino ad ora il nostro ospedale ha ceduto per la sopravvivenza dell’ospedale di Mirano. La guerra tra poveri non porterà a nulla».

(L.Per.)

 

Il comitato Bruno Marcato di Dolo replica al presidente della V Commissione Padrin

«Se è vero che l’ospedale di Dolo non chiude, perchè non finanziano i lavori necessari per pronto soccorso e sale operatorie anziché prorogare di due anni i finanziamenti?».

Il comitato Bruno Marcato replica al presidente della V Commissione regionale Sanità Leonardo Padrin, che nei giorni scorsi aveva seccamente smentito le ipotesi di chiusura e ridimensionamento dell’ospedale. Il comitato si dice soddisfatto per l’approvazione, da parte del consiglio comunale di Mira, del documento a salvaguardia dell’ospedale, ma esprime anche una forte preoccupazione per la mancanza di conferme sul futuro del plesso dolese.

«Il mancato accoglimento dei nostri emendamenti da parte del Piano socio-sanitario non allontana i dubbi che avevamo sul futuro dell’ospedale – spiegano i portavoce Antonino Carbone, Francesco Sacco, Gino Bedin e Giovanni Urso – Dire che le schede attuative del Piano ovvieranno a ciò che il Piano non ha previsto è solo un modo poco trasparente per nascondere la verità ai cittadini. La nostra richiesta era chiara: dichiarare l’ospedale di Dolo struttura per acuti, classificandolo come “ospedale di rete” insieme a Mirano».

Il comitato rivolge, poi, delle richieste precise al direttore generale Orsini.

«Perché non valutare lo spostamento di Cardiochirurgia a Mestre, risparmiando risorse per gli altri reparti dell’Asl 13? Perché Otorino è ancora a Mirano quando era stato garantito che sarebbe tornato a Dolo? Perchè spendere 600.000 euro all’anno per affittare i padiglioni di Mirano, invece di utilizzare quelli vuoti di Dolo?».

Il comitato ne ha anche per il presidente della Conferenza dei Sindaci Fabio Livieri, che aveva parlato di due milioni di euro in arrivo dalla Regione per l’acquisto di materiale tecnico. Alcuni dei macchinari di Dolo sono, di fatto, obsoleti: basti pensare ad una lampada salidrica del 1982 e a un ecografo vecchio di 13 anni.

«A quanto ci risulta questi due milioni sarebbero destinati unicamente all’ospedale di Mirano – ribattono i portavoce – Da 17 anni non si investe un centesimo in ristrutturazione, strumenti ed ambiente. Sollecitiamo i sindaci della Riviera ad interventi più incisivi».

 

Padrin incontra i medici dell’Asl 13 e dà rassicurazioni sull’ospedale di Dolo

«I Primari dell’Asl 13 non hanno nulla da temere. L’azienda è virtuosa e ha bisogno di essere maggiormente finanziata». Leonardo Padrin presidente della V Commissione Regionale Sanità ha incontrato i primari dell’ospedale di Dolo. Un’incontro informale patrocinato dall’Anpo aziendale nella sala riunioni del Presidio Ospedaliero di Dolo per parlare del futuro della sanità del Miranese, alla luce del nuovo piano socio-sanitario della Regione Veneto recentemente approvato. Dall’incontro è emerso ancora una volta come l’Asl 13 Dolo-Mirano, sebbene sottofinanziata con 1.418 euro rispetto alla media di 1.600 euro delle altre aziende del Veneto, abbia comunque centrato l’obiettivo, riuscendo a garantire ai suoi cittadini tutti i servizi sanitari e a raggiungere il pareggio di bilancio. «Con il loro lavoro i primari – ha sottolineato Padrin – hanno limitato al massimo le fughe dei propri cittadini verso altre aziende sanitarie e con le loro eccellenze sanitarie sono riusciti ad attrarre pazienti da altre Asl venete. Per raggiungere migliori performance e realizzare una vera integrazione ospedale-territorio, così come delineato dal nuovo piano socio-sanitario regionale, l’Asl 13 – ha dichiarato Padrin – ha bisogno di essere maggiormente finanziata». Padrin ha illustrato alcuni punti salienti e innovativi del Piano Sanitario Regionale che verrà presto reso operativo.

 

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