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Gazzettino – Treni lumaca, indaga l’Authority

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22

gen

2014

SOTTO INCHIESTA – Troppi ritardi per il servizio trasporto passeggeri sulla linea Padova-Feltre

VENETO Partono due inchieste conoscitive sullo stato del servizio del trasporto passeggeri

Feltre-Padova è la linea “cenerentola”: in un anno oltre quattromila minuti di ritardo

VENEZIA – Era ora. Oltre quattromila minuti di ritardo in un solo anno del Feltre-Padova, una delle peggiori tratte del nostro Paese. Treni più lenti che nel dopoguerra. Carrozze da terzo mondo. I pendolari del Nordest alla notizia che l’Autorità di Regolazione dei Trasporti ha avviato un’indagine conoscitiva sui servizi di trasporto passeggeri, «con particolare riferimento a quelli di trasporto pubblico locale e regionale e a quelli diretti ad assicurare la continuità territoriale» non faranno salti di gioia.

Ma almeno entra in campo un altro soggetto che potrà fare chiarezza su una delle piaghe locali. Per capirci il Veneto ha disdetto il contratto con Trenitalia ed è pronto a nuove gare per far ripartire il trasporto su rotaia.

L’avvio dell’indagine, spiega l’Autorità, è una delle tre prime delibere prese dal neonato organismo nella seduta del 16 gennaio insieme al regolamento che disciplina i procedimenti per la formazione delle decisioni dell’Autorità e per la partecipazione ad esse dei soggetti portatori d’interesse e all’avvio di un’indagine conoscitiva sull’accesso alle infrastrutture, con particolare riferimento a quelle ferroviarie e aeroportuali.

Ambedue le indagini conoscitive deliberate dall’Autorità sono volte tra l’altro a identificare le azioni prioritarie da intraprendere; a tale scopo, saranno avviate consultazioni con le parti interessate per acquisire dati, informazioni e documenti utili per le finalità dell’indagine. Il termine di conclusione del procedimento è fissato in dodici mesi dalla pubblicazione della delibera.

L’indagine conoscitiva sui servizi di trasporto passeggeri sarà rivolta anche ad analizzare le condizioni economiche, la qualità dei servizi nonché ai diritti degli utenti, ivi compresa la definizione degli ambiti di servizio pubblico e degli schemi dei bandi di gara per l’affidamento dei servizi di trasporto. L’indagine conoscitiva sull’accesso alle infrastrutture, con particolare riguardo a quelle ferroviarie ed aeroportuali, è pur essa indirizzata a identificare le prime concrete azioni prioritarie da adottare, tenendo conto anche delle problematiche emerse nei singoli mercati. In entrambe le indagini, le procedure per le misure regolatorie potranno essere adottate in qualunque momento, anche prima della conclusione dell’indagine conoscitiva, su temi specifici o profili rilevati durante l’indagine che richiedono un intervento immediato.

«Davvero – ha commentato il presidente del Veneto Luca Zaia – si sentiva il bisogno di un’autorità indipendente che giudichi con imparzialità il livello del servizio ferroviario reso ai pendolari da Trenitalia, ma anche e soprattutto riorienti le regole ‘di sistema’ che rendono difficile, per non dire impossibile, aprire il settore del trasporto locale ferroviario alla concorrenza. Mai decisione di intervenire fu più tempestiva, dopo la decisione del Veneto e della Toscana di disdire il contratto di servizio con Trenitalia. Credo anche che l’Autorità saprà e vorrà intervenire sulla questioni che ancora non hanno trovato soluzione – conclude – fra cui assoluta priorità deve essere la separazione rete infrastrutturale e gestori, elemento cardine di tutti i sistemi che vogliono dirsi davvero liberalizzati».

 

L’INTERVENTO – Mobilità, il Veneto una regione ferma all’Ottocento

Il disservizio del trasporto ferroviario in Veneto, complice anche una Regione che non pianifica e controlla, ha messo in evidenza il ritardo della Regione in materia di mobilità. Da alcuni anni, infatti, in Europa – e in altre regioni italiane – stiamo assistendo a serie politiche di utilizzo dei mezzi pubblici, car-sharing e mobilità urbana oltre all’avvio dei grandi progetti internazionali, come i corridoi europei, di cui alcuni previsti in Veneto. Non risulta che in Regione si siano mai affrontati questi problemi con una visione organica e programmatica, preferendo soluzioni che prevedono la costruzione di strade e superstrade. Insomma, il cemento, ancora una volta, a scapito della valorizzazione e salvaguardia del territorio, invece di strutture già esistenti – come le ferrovie – più ecologiche ed economiche.

Nuove tecnologie consentono di assicurare spostamenti più sicuri e veloci e meno inquinanti e, complice anche la crisi e stili di vita nuovi, garantiscono collegamenti su lunghi e medi percorsi che facilitano pendolari e turisti. Una seria politica di trasporti ferroviari in Veneto, ad esempio, dovrebbe prevedere – e pretendere – treni da e per le nazioni vicine, come Germania, Austria e Slovenia, a favore di turisti, integrandosi con i vettori tedeschi e austriaci già presenti. Ma soprattutto occorre pensare alla mobilità di chi ogni giorno deve recarsi al lavoro o a studiare, attraverso una politica a lungo termine che preveda soluzioni anche nuove e che, per le città, trovi integrazione con fenomeni in forte crescita, ad esempio quello del car-sharing.

Oltre ai treni occorre pensare a un sistema integrato di trasporto pubblico su gomma – autobus e bus urbani – aprendosi agli operatori stranieri del settore che possono garantire servizi moderni ed efficienti. Indispensabile, poi, pensare al ‘biglietto unico’. Il Veneto oggi soffre di carenze di un sistema moderno e all’altezza della sua collocazione strategica di corridoi nord-sud e est-ovest e di méta turistica anche nell’ottica di un ‘turismo low cost’ e aperto alle famiglie che sempre più spesso privilegiano viaggi in bus e in treno. Anche tutto il sistema di taxi e bus urbani deve ricevere il necessario supporto per uno sviluppo degno di una regione europea che affronta il futuro stando attenta alle necessità della sua popolazione, all’ecologia, alla sicurezza e alle norme antinquinamento.

Non si vedono all’orizzonte esempi come quelli messi in atto all’estero che prevedono prenotazione on-line o via smartphone di taxi e bus suburbani dagli aeroporti con scelta di percorso e analisi dei costi. Si tratta, quindi, di arrivare a una soluzione globale che questa amministrazione regionale non ha ancora elaborato, che consenta ai pendolari e ai viaggiatori di dotarsi di strumenti innovativi per accedere a mezzi di locomozione altrettanto innovativi, facilitando quella mobilità che è sinonimo di crescita sia sociale che economica. In Veneto, invece, sembra di assistere allo sconcerto del primo Ottocento con l’arrivo dei primi “mostri a vapore su rotaia”, quando l’uomo è già stato sulla Luna. I giorni della rabbia, fra autostrade venete rincarate sopra ogni media nazionale e treni nel caos, dovrebbero essere il ricordo di un tempo ormai lontano. In una parola, fenomeni di un’altra epoca.

Rosanna Filippin –  Segretaria Pd Veneto

 

Occhi puntati su diritti dei passeggeri, costi del servizio e garanzie di concorrenza

Nuove regole per la gara regionale. Zaia: «Finalmente c’è un giudice imparziale»

VENEZIA – La tutela dei diritti dei passeggeri, la verifica dei criteri di economicità aziendale: l’Authority dei trasporti ha deciso di avviare un’indagine conoscitiva sulla circolazione ferroviaria in Veneto per accertare la qualità del servizio offerto dai treni regionali finiti nell’occhio del ciclone per la lunga serie di ritardi e i disservizi che affliggono i 200 mila pendolari nostrani.

È il primo atto della neonata agenzia, divenuta operativa da pochi giorni: il presidente Andrea Camanzi, peraltro, fa sapere che l’inchiesta coinvolgerà anche altre regioni e si estenderà ai collegamenti aeroportuali.

In calendario, le audizioni dei principali soggetti coinvolti: da Trenitalia ai sindacati delle ferrovie, dagli amministratori locali ai rappresentanti dell’utenza.

Non è tutto. La mission prioritaria dell’Authority consiste nel ridefinire le regole del gioco, assicurandone il rispetto, a cominciare dalla definizione degli schemi dei bandi di gara, di sua diretta competenza. È il caso della gara europea per l’assegnazione delle corse regionali conseguente alla disdetta del contratto a Trenitalia da parte della Regione Veneto: vale 150 milioni di euro l’anno e sarà proprio l’autorità garante a definire, in via preliminare, i criteri del bando, ispirati a standard di qualità, rispetto dei princìpi della libera concorrenza, salvaguardia dei servizi minimi essenziali e vantaggi economici per la collettività. Nelle intenzioni del governatore Luca Zaia la gara internazionale dovrebbe assicurare un partner all’altezza nella gestione della mobilità su rotaia («Invieremo il capitolato d’appalto da Stoccolma in giù») e l’auspicio è che a farsi avanti siano – anzitutto – i colossi ferroviari di Svizzera, Austria e Germania. A frenarli concorre l’indubbio privilegio di partenza cui gode Trenitalia (costola delle Ferrovie di Stato, dispone di tratte, infrastrutture e personale in loco negate ai concorrenti) ma a ripristinare la par condicio potrebbe provvedere la stessa Authority: «Entro sei mesi ci esprimeremo sulla separazione tra Trenitalia e Rfi», ha annunciato Camanzi in merito all’anomala concentrazione di rete e gestore che ha già determinato ricorsi all’Antitrust.

Ancora: per rendere più «abbordabile» l’operazione, non si esclude la suddivisione della mappa ferroviaria veneta in lotti da appaltare singolarmente. «C’è finalmente un giudice a Berlino capace di esprimere una valutazione imparziale, il commento favorevole di Zaia «mai decisione di intervenire fu più tempestiva, confidiamo che l’Authority valuti con obiettività e rigore il livello del servizio ferroviario reso ai pendolari da Trenitalia, ma anche e soprattutto ridefinisca le “regole di sistema” che rendono difficile, per non dire impossibile, aprire il settore del trasporto locale ferroviario alla concorrenza». Tutto ciò riguarda l’immediato futuro. Il presente, però, si chiama orario cadenzato e oggi l’assessore alla mobilità Renato Chisso e l’ingegnere Maia Annunziata Giaconia, laresponsabile della divisione passeggeri Trenitalia, interverranno alla commissione Trasporti di Palazzo Ferro-Fini per una prima valutazione dell’esperimento che tante polemiche ha suscitato.

Filippo Tosatto

 

DOLO – Il gruppo consiliare “Il Ponte del Dolo”, tramite il suo capogruppo Giorgio Gei, chiede al sindaco Maddalena Gottardo di intervenire, come fatto da altri sindaci di tutta la provincia di Venezia, per ottenere adeguate modifiche sugli orari dei treni sulla tratta Padova-Venezia, risultati incompatibili con gli orari di lavoro. La richiesta è inserita in un’interrogazione che sarà discussa nel consiglio comunale di giovedì.

«Con l’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario sono aumentati i disagi dei pendolari», spiega Gei, «molte corse sono state cancellate e le modifiche degli orari rendono difficile il raggiungimento del luogo di studio o del posto di lavoro in tempi ragionevoli».

Il consigliere cita un esempio. «Il treno delle 7.09 a Dolo, che permetteva agli studenti di arrivare in tempo per l’inizio delle lezioni a Venezia, è stato soppresso. Ora gli studenti devono ad anticipare la partenza alle 6.54, ma al sabato questo treno viene cancellato, costringendo ad un ulteriore anticipo alle 6.39, che significa però arrivare a Venezia un’ora prima delle lezioni o del lavoro. Sono molte decine gli studenti e i lavoratori coinvolti tra le stazioni di Dolo, Vigonza e Mira».

(g.pir.)

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I rimedi alle troppe polveri sottili ci sono, ma bisogna agire su più fronti. La ricetta, secondo associazioni e comitati di cittadini che aderiscono all’Assemblea Permanente di Marghera «non può puntare solo sulla messa in sicurezza e una diversa viabilità di singole aree come quella di via Beccaria può alleviare il problema dell’aria inquinata ma non risolverlo alla radice».

Secondo loro l’inquinamento di Marghera «segnala il fallimento di un sistema della mobilità pensato attorno alla costruzione di grandi infrastrutture, dal passante ai progetti della Romea Commerciale, che alimentano quel sistema politico e affaristico corrotto la  cui natura di devastante speculazione finanziaria costruita sulle tasche di tutti noi è chiaramente emersa prima con l’arresto  del presidente della Mantovani spa poi con i folli rincari dei pedaggi autostradali, chiaro segno del fallimento del project financing.

Il tutto a discapito del trasporto su rotaia merci e passeggeri sempre più declassato da politiche di disinvestimento che fanno lievitare i costi dei biglietti e causano malfunzionamenti».

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Dopo averne lette di cotte e di crude su questo nuovo orario cadenzato dei treni, mi sono deciso a dire anch’io la mia. Mi presento: sono un lavoratore di Trenitalia, per essere precisi un macchinista, ma soprattutto sono un pendolare “atipico”. In che senso “atipico” direte voi? Semplice, con il lavoro che svolgo devo viaggiare su treni a varie fasce orarie, sia di mattina presto che di sera tardi e quindi credo di capire molto meglio di altri i problemi che questo nuovo orario ha provocato. Il signor Chisso continua a esaltare la sua convinzione che mettendo più treni si risolvono i problemi di sovraffollamento e si invoglia la gente che prima non prendeva il treno a rivalutare questo mezzo. Non c’è niente di più falso di quello che continua a sostenere. Da viaggiatore e da lavoratore sui treni conosco bene la situazione che questo nuovo orario ha creato. Si, è vero che adesso ci sono molti più treni di prima, ma è anche vero che i treni in più che ci sono non servono a nessuno. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, 2 treni che partono a 7 minuti di distanza, che poi arrivano a 15 minuti di distanza a Venezia, e poi per un ora e 20 minuti neanche un treno verso la stessa località. Fosse quello il solo problema, poi. È inutile mettere 3 treni con pochi posti in un ora. Se il primo dei tre è in ritardo i viaggiatori che dovevano prendere il secondo o il terzo, saliranno tutti sul primo che arriva creando sovraffollamento, mentre gli altri 2 saranno praticamente vuoti e comunque in ritardo. Poi questa idea di togliere i primi treni la mattina e l’ultimo della sera non so da dove possa essere scaturita. Se l’intento di Chisso era togliere auto dalle strade, direi che ha sbagliato strategia. Oltre ai lavoratori che cominciano presto a Venezia o Mestre che ora sono obbligati ad andare in auto (come il sottoscritto), anche i turisti che devono prendere i primi treni verso Milano o Roma o che arrivano tardi adesso devono per forza andare in auto. La soluzione non è poi così complicata da mio punto di vista. Intanto ripristinare i treni del mattino e della sera. Poi basta con quest’idea di più treni = più qualità del servizio! Meno treni ma più lunghi, con più posti a sedere. 2 treni in un ora possono bastare al pomeriggio, dove c’è meno clientela. Al mattino va bene più treni ma senza esagerare. Gli arrivi a Mestre devono coincidere con le partenze dei treni per Milano, Roma, Padova, ma non per 5 minuti. Facciamo arrivare sti treni 15 minuti prima della partenza degli altri!

Questo orario in definitiva non funziona, aumenta le auto nelle strade e crea più affollamento di prima. E’ ora di far capire che 3 treni di 3-4 vetture non possono sostituirne uno di 9-10. Un macchinista ma soprattutto un pendolare.

 

SALZANO – La stazione di Salzano è scomparsa. Questo il grido d’allarme che lanciano i pendolari della stazione Salzano-Robegano dopo l’entrata in vigore dell’orario cadenzato. Gli utenti della zona sono stati tra i più penalizzati, con una frequenza di convogli, soprattutto verso Venezia, che è stata ridotta. E il loro disagio lo vogliono rendere pubblico attraverso un foglio, affisso all’interno della stazione, dove chiedono di far conoscere i disservizi.

«A pochi giorni dal suo avvio», si legge, «invece dei tanto sbandierati miglioramenti, si scopre che la stazione di Salzano-Robegano è scomparsa e noi veniamo considerati pendolari di serie B, pur pagando lo stesso abbonamento di Noale. Fai qualcosa anche tu per far cambiare l’orario cadenzato».

L’invito rivolto ai passeggeri, è quello di mandare una e-mail agli indirizzi di posta nuovorariocadenzato@venetotreno.it, oppure a quello realizzato ad hoc in comune pendolarisalzanorobegano@gmail.com. Gli stessi utenti, poco prima di Natale, avevano organizzato un’assemblea in municipio, dove avevano snocciolato tutti i problemi per chi doveva andare al lavoro o a scuola. Tra i disagi emersi, i regionali che verso Venezia Santa Lucia non partono prima delle 6, mentre dopo le 20.30, da Venezia, non ci sono più corse.

Altri problema sono i convogli pieni, le coincidenze da prendere e che non sempre vengono rispettate, la mancanza di treni nel fine settimana, che penalizza chi deve andare al lavoro e non ha altri mezzi di trasporto.

(a.rag.)

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Muri esterni sporcati da writer scatenati a Noale, obliteratrice ostruita a Mirano. Cartelli illeggibili a Maerne, macchina delle informazioni presa a martellate

MIRANO. Le stazioni sono il biglietto da visita delle città. Quando un pendolare scende da un treno o arriva allo scalo ferroviario, capisce subito dove si trova. E nel Miranese non è che trovi il massimo della pulizia, anche se, va detto, negli ultimi mesi sono stati eseguiti degli interventi per sistemare i posti più malandati, come Mira-Mirano e Salzano. Invece nelle stazioni di recente costruzione o restauro, quali, ad esempio, Spinea, Noale-Scorzè e Maerne, iniziano ad affiorare segni di degrado. Colpa dei soliti ignoti che si “divertono” a imbrattare i muri. E questo non fa che peggiorare il biglietto da visita. Vediamo, dunque, come e cosa si trovano davanti i passeggeri del comprensorio. In generale, i parcheggi sono abbastanza pieni, a dimostrazione che la gente usa il treno.

Mirano. Nei mesi scorsi sono state dipinte le mura lungo i binari dei sottopassi e la sala d’attesa. In precedenza c’erano scritte un po’ ovunque che rendevano evidenti tutti i segni del degrado e della sporcizia. Ora si è cercato di dare una sistemata, anche se l’edificio presenta, però, i segni degli anni. Nei sottopassaggi sono state disegnate delle sagome da una cooperativa, per rendere più vivibile il luogo e lo spostamento degli utenti da un binario all’altro o nei parcheggi scambiatori. Le obliteratrici funzionano, eccetto una perché ostruita.

Noale. La situazione è diversa, perché continuano ad essere imbrattati i muri esterni e sotterranei. Anche le coperture per accedervi sono state sporcate con lo spray. E dire che la stazione di Noale è stata sistemata da pochi anni. Invece qualcuno si è divertito, e continua a farlo, scrivendo slogan, dichiarazioni varie e dando l’idea, per chi ci arriva, di un posto in degrado.

Maerne. Anche in questo caso molti muri sono stati sporcati. Fino a poco tempo fa non era così, mentre oggi, invece, si possono leggere scritte sia all’accesso al binario numero uno che al binario due. Sono stati imbrattati i cartelli di divieto di oltrepassare i binari, mentre la macchinetta per le informazioni è guasta perché il vetro è stato mandato in mille pezzi. Anche il corridoio del sottopassaggio è stato sporcato.

Spinea. È l’ultima nata tra le stazioni del Miranese, essendo entrata in funzione a giugno del 2008. All’inizio nessun problema, poi ignoti hanno iniziato a imbrattare con dello spray l’accesso dei disabili e quello degli altri utenti. Già in passato c’erano queste scritte, che ora sono confermate. Anche in questo caso si va dalle dichiarazioni agli slogan vari in molte pareti.

Salzano. Lo scalo è molto piccolo ed è quello che ha meno problemi, non fosse altro perché di recente sono stati risistemati i muri esterni, con le associazioni locali che ne hanno fatto un murales, e sistemata anche la sala d’aspetto, che in passato presentava scritte e panchine rovinate. A Salzano, però, si protesta per il nuovo orario cadenzato entrato in vigore a metà dicembre e sull’unico binario è stato affisso un cartello per raccogliere eventuali disservizi sul trasporto.

Alessandro Ragazzo

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MOGLIANO – Saranno anche aumentati i posti e i treni a disposizione dei pendolari moglianesi ma secondo il candidato alle primarie del centro sinistra Carola Arena il servizio ferroviario continua a peggiorare. E lo ribadisce rispondendo alle bacchettate dell’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso, che l’accusava ieri di cavalcare il malcontento dei pendolari solo a scopi elettorali.

«Che l’assessore Chisso» risponde Carola Arena «dica che la situazione dei pendolari moglianesi sia migliorata grazie al nuovo orario cadenzato è francamente surreale».

In realtà Chisso aveva semplicemente risposto ad una sua affermazione puntualizzato che, dati alla mano, dal 16 dicembre 2013 i treni in transito e i posti offerti sono molti più che in passato: rispettivamente +43,21% e +68,79%. Carola Arena invita Chisso a verificare sul campo quale sia l’opinione dei diretti interessati, i pendolari:

«Se l’assessore regionale ogni giorno per recarsi da casa a Palazzo Balbi» attacca «prendesse un treno sarebbe in grado di verificare da solo come il trasporto su rotaia, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della pianificazione viabilistica veneta, sia precario, carente, spesso anti igienico e in continuo peggioramento. Fortunatamente per lui, e purtroppo per tutti noi cittadini normali, non è costretto a farlo, quindi comprendo che gli basti esaminare qualche numero per stabilire che “tutto va bene, madama la marchesa”.

Se vuole» conclude rivolgendosi direttamente all’assessore regionale «in uno qualsiasi dei prossimi giorni, possiamo andare insieme alle 6 del mattino in stazione ad ascoltare dalla viva voce dei pendolari, cosa ne pensano del servizio ferroviario».

Arena segnala infine che anche il presidente regionale Zaia, ha criticato duramente il livello del servizio di Trenitalia.

 

 

Spinea. Il primo cittadino “armato” di telecamera sul treno Bassano-Venezia. «Un errore togliere la nostra fermata»

SPINEA – Il sindaco fa il pendolare. È una battaglia a tutto campo quella di Silvano Checchin per riavere i suoi quattro treni nelle ore di punta del mattino, dopo che l’entrata in vigore del nuovo orario cadenzato ha ridotto le corse, cancellando in particolare quella delle 7.21, la più frequentata dai pendolari di Spinea. Lo scorso 10 gennaio Checchin si è alzato di buon’ora, precisamente alle 4 del mattino, per raggiungere Bassano del Grappa e salire sul treno regionale veloce 5705 delle 6.25 per Venezia. Armato di telecamera e blocco per gli appunti, Checchin ha preso nota, contandoli uno per uno, dei pendolari saliti in ogni stazione, verificando il numero complessivo dei passeggeri in arrivo a Maerne e l’affollamento del convoglio nei singoli segmenti di percorso. Obiettivo: dimostrare che pochi pendolari che salgono a Bassano arrivano in realtà fino a destinazione, percorrendo tutta la tratta. Molto più richiesta è invece la fermata di Spinea, che il nuovo orario cadenzato ha invece cancellato.

Il video girato da Checchin è già diventato un successo in internet, dove il sindaco veste i panni del pendolare-reporter. Ecco dunque il viaggio all’alba del primo cittadino di Spinea, da Bassano del Grappa fino a Maerne di Martellago. Il treno regionale veloce parte puntuale da Bassano alle 6.25. Subito con Checchin, salgono 37 persone. Poco dopo il treno ferma a Cassola. Alle 6.46, superata anche la fermata di Castello di Godego, quando il treno sta per arrivare a Castelfranco Veneto, Checchin conta a bordo 73 pendolari. In stazione a Castelfranco ne scendono alcuni e ne salgono 27. In totale, il treno riparte da Castelfranco con 97 viaggiatori. Alle 7.14 il regionale arriva a Maerne di Martellago, con una manciata di minuti di ritardo. Checchin scende e tira le somme: il convoglio riparte alla volta di Venezia-Mestre con 322 persone a bordo, raccolte nelle altre fermate intermedie (Piombino Dese e Noale-Scorzè). Mancano, nel totale, i passeggeri saliti a Maerne, ma a Checchin basta e avanza per dimostrare la sua ipotesi.

«Ho potuto evidenziare che la tratta più utilizzata è quella da Castelfranco a Venezia», spiega il sindaco, «quella da Bassano a Castelfranco è utilizzata poco: i passeggeri sono infatti in numero inferiore rispetto a quelli che oggi non possono più prendere lo stesso treno a Spinea».

La fermata spinetense infatti è stata cancellata dal nuovo schema di orario cadenzato e da dicembre Checchin si sta battendo per riattivarla. «Dalle 7 alle 8 la stazione di Spinea necessita di più treni», continua il sindaco, «perché il numero di pendolari è alto. Quella dei bus sostitutivi è una risposta parziale e il pullman che parte alle 7.20 dalla stazione, non è sufficiente».

Filippo De Gaspari

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Linea per Treviso bloccata due ore

Portogruaro. Mattinata d’inferno ieri mattina per un guasto risolto solo alle 10

PORTOGRUARO – Disagi ieri mattina per i pendolari sulla tratta Portogruaro-Treviso: un guasto ha bloccato la linea per oltre due ore. Il treno regionale 5900 in partenza da Portogruaro alle 6.56 a causa di un guasto meccanico si è fermato a Pramaggiore bloccando la linea per oltre due ore. La circolazione ferroviaria è ripresa regolarmente verso le 10. È stata una mattinata di passione quella che hanno vissuto studenti e lavoratori pendolari ieri mattina, in particolare per quelli che da Portogruaro e Annone Veneto dovevano raggiungere Oderzo e Treviso. Il Minuetto partito regolarmente qualche minuto prima delle 7 alla volta di Treviso si è infatti fermato a causa di un guasto in località Belfiore, a Pramaggiore. La corsa è quindi stata recuperata con un autobus, che è stato sufficiente per trasportare i circa 50 viaggiatori, mentre per il treno successivo si sono contati 11 viaggiatori. Da Trenitalia fanno sapere che a causa del guasto sono state limitate tre treni nei tratti tra Pramaggiore e Motta di Livenza, sostituiti con autobus. Verso le 10 del mattino il traffico è stato regolarmente ripristinato. Tra il nuovo orario cadenzato e imprevedibili guasti, non c’è pace per i pendolari della linea Portogruaro-Treviso. Per quanto riguarda il nuovo orario, lunedì 27 gennaio si terrà un nuovo incontro in merito tra l’assessore regionale competente Renato Chisso e i sindaci della tratta che porteranno in Regione le diverse istanze dei propri cittadini-utenti. Riguardo alle vecchie automotrici diesel 668 segnalate dagli utenti, Trenitalia afferma che hanno sempre circolato sulla linea Portogruaro-Treviso e che le scelte dei treni sulle varie linee sono effettuate dalla Regione in base ai flussi di traffico.

Claudia Stefani

 

DOPO LE PROTESTE DEI PENDOLARI PER RITARDI E DISSERVIZI

Treni: il Consiglio convoca Chisso

Riferirà sull’orario cadenzato. Da Bottacin e Reolon critiche a Zaia

VENEZIA – I disservizi e i ritardi ferroviari sulle linee regionali approdano al Consiglio del Veneto. Ad un mese dall’entrata in vigore del nuovo orario cadenzato, la commissione Urbanistica e Trasporti intende fare il punto della situazione e verificare quanto segnalato in queste settimane da pendolari, amministratori locali, associazioni di categoria. «Nella seduta di mercoledì 22 gennaio», annuncia il presidente Andrea Bassi (Lega) «incontreremo l’assessore Renato Chisso e la responsabile regionale di Trenitalia Maria Giaconia per discutere le tante criticità segnalate dagli utenti». I consiglieri Diego Bottacin (misto), Bruno Pigozzo (Pd) e Piergiorgio Cortelazzo (Ncd) hanno chiesto di dedicare un’apposita seduta alla disdetta del contratto con Trenitalia e di messa in gara del servizio ferroviario decisa dal governatore Zaia, sollecitando un confronto diretto tra la commissione e lo stesso Zaia: «Dobbiamo sapere se il governatore pensa davvero di affrontare un impegno così lungo e gravoso con gli uomini e le teste che fino ad oggi hanno sempre affermato, in commissione e fuori, che la gara non solo non si poteva, ma nemmeno si doveva fare», dichiara in proposito Bottacin. E Sergio Reolon (Pd) individua nella volontà di bandire una gara europea una «chiara ammissione di colpa» da parte di Chisso e Zaia: «La Regione non fa attività di programmazione, manca una politica dei trasporti che migliori il servizio: chi viaggia in treno e autobus necessita di un biglietto unico e serve assolutamente la riorganizzazione delle tratte gomma-rotaia che in alcune zone sono percorse da entrambi i trasporti. Il Veneto investe nel servizio ferroviario appena lo 0,31% del bilancio regionale. Risultato? Sulle linee bellunesi dal 18 novembre 2013 fino ad oggi i treni hanno già accumulato più di 1200 ore di ritardo, l’equivalente di circa 53 giorni».

 

Gazzettino – Spinea. Treno semivuoto e pendolari in bus

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16

gen

2014

IL CASO – Il sindaco di Spinea Checchin con un video denuncia l’assurdità

Il treno, questa volta, non è sovraffollato. Anzi, circola semivuoto in un orario a misura di lavoratore. Peccato che i pendolari di Spinea e Salzano non ci possano salire perché il treno, in quelle stazioni, non ferma più. Lo denuncia lo stesso sindaco di Spinea, Silvano Checchin, che è salito di persona sul Regionale veloce delle 6.25 che da Bassano arriva a Venezia. A bordo una novantina di passeggeri, molto meno di quanti a Spinea, privati della fermata, si vedono costretti a salire sugli autobus stracolmi diretti in centro storico. La video-denuncia di Checchin è stata pubblicata sul sito internet del Comune di Spinea.

 

IL CASO – Il sindaco di Spinea Checchin con un video denuncia l’assurdità

Treno semivuoto e pendolari in bus

SPINEA – Il sindaco in viaggio all’alba con i lavoratori diventa un video nel sito del Comune

«Treno semivuoto, pendolari a piedi»

«Perchè non ferma anche a Spinea e Salzano? I posti ci sarebbero»

Il sindaco in viaggio all’alba con i pendolari, per chiedere ancora una volta alla Regione delle modifiche al nuovo orario cadenzato dei treni. Il video, girato lo scorso 10 gennaio, è stato diffuso ieri sulla pagina Facebook del Comune di Spinea. Il filmato si apre con il buio della stazione di Bassano per poi mostrare tappa per tappa il tragitto del treno «Regionale Veloce» diretto a Venezia. La partenza è alle 6.25 del mattino, il treno ferma a Maerne alle 7.08 ma non ferma né a Salzano né a Spinea, dove tanti pendolari lo invocano. Per ogni fermata il sindaco conta il numero di pendolari che salgono, con il chiaro intento di dimostrare una cosa: i viaggiatori di questa corsa non sono un numero così consistente da motivare una «esclusione» di salzanesi e spinetensi.

«Tra Bassano e Castelfranco sono saliti 97 viaggiatori, un numero inferiore rispetto ai 130 che ogni mattina vorrebbero prendere quel treno a Spinea ma sono costretti a riversarsi su altre soluzioni. Questo deve far riflettere – spiega Checchin -. Nel prossimo incontro con la Regione sosterrò le richieste dei pendolari per aumentare il numero dei treni nella fascia oraria 7-8. Il pullman che parte alle 7.20 dalla stazione non è sufficiente, quell’autobus è una risposta parziale ma non può essere la soluzione. L’assessore regionale Chisso si è impegnato a valutare eventuali modifiche, noi appoggiamo e condividiamo la proposta fatta da Comune e pendolari di Salzano. Attendiamo la risposta da Regione e Trenitalia».

Prima di capodanno, infatti, da Salzano è stata inviata alla Regione una proposta di riorganizzazione dell’orario: non sono previste corse in più, ma secondo i pendolari ci sarebbe una miglior distribuzione degli orari. Intanto si apre anche un altro fronte: «Se il treno viene soppresso e io sono costretta al bus Actv, perché devo pagarmi il biglietto?» ha chiesto una pendolare e Trenitalia. «È allo studio un’integrazione per il trasporto pubblico locale» la risposta delle Ferrovie. Ma ora i pendolari del Miranese premono soprattutto per risolvere i problemi di orario.

 

COMMISSIONE TRASPORTI DEL VENETO

Orario cadenzato un mese dopo, convocata Trenitalia

VENEZIA – A un mese dall’entrata in vigore del nuovo orario cadenzato dei treni la commissione Trasporti del Consiglio veneto intende fare il punto della situazione. «Nella seduta di mercoledì 22 gennaio – annuncia il presidente Andrea Bassi (Lega) – incontreremo l’assessore regionale Renato Chisso e la responsabile regionale di Trenitalia Maria Giaconia per discutere le tante criticità segnalate dagli utenti del servizio regionale». Sul tema i consiglieri Diego Bottacin (Gruppo Misto), Bruno Pigozzo (Pd) e Piergiorgio Cortelazzo hanno chiesto di poter dedicare un’apposita seduta anche alla proposta di risoluzione del contratto e di messa in gara del servizio ferroviario avanzata dal presidente Luca Zaia, sollecitando un confronto diretto tra la commissione e lo stesso governatore. «Dobbiamo sapere – ha detto Bottacin – se Zaia pensa davvero di affrontare un impegno così lungo e gravoso con gli uomini e le teste che fino ad oggi hanno sempre affermato, in Commissione e fuori, che la gara non solo non si poteva, ma nemmeno si doveva fare. Mettere a gara, seriamente, non per finta, il servizio ferroviario è un’autentica impresa. Ci chiediamo se possa esser guidata da chi non ci crede».

 

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