Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

VENEZIA – Passante di Mestre, l’autostrada più rapida e cara d’Italia: rischiano di saltare le opere complementari di fascia B attese dai Comuni e concordate con le province di Venezia e Treviso nel protocollo firmato nel 2004 con il commissario straordinario Vernizzi.

A lanciare l’allarme è Lucio Tiozzo, capogruppo Pd, che chiede il rispetto degli impegni all’assessore veneto alla Mobilità Renato Chisso, «La Giunta vuole far approvare un disegno di legge con il quale sopprime i protocolli di intesa stipulati con le Province di Venezia e Treviso e con i Comuni attraversati dall’opera. È un provvedimento inaccettabile» dice Tiozzo.

L’allarme è scattato dopo che ieri la prima commissione regionale ha approvato un disegno di legge con cui «di fatto verrebbero sospesi, e forse cassati definitivamente, tutti gli interventi di mitigazione di fascia B che dovevano essere realizzati da Veneto Strade». «L’assessore Chisso ha il dovere di spiegare il dietrofront, sul quale solleviamo dubbi di illegittimità. Bisogna fare chiarezza sul perché una serie di interventi di fascia B siano stati spostati in fascia A, ovvero a carico di Cav e già realizzati. Vogliamo capire con quali criteri sia stata fatta questa operazione, speriamo che non abbia pesato l’appartenenza politica di ogni singola amministrazione comunale. Resta il fatto che si tratta di un provvedimento contro il quale ci batteremo duramente, perché sconfessa gli impegni assunti dalla Regione nei confronti dei cittadini, che giustamente reclamano il diritto ad essere tutelati dagli effetti di un’opera che, per quanto utile, ha il suo prezzo in termini di impatto ambientale».

L’assessore Chisso dal canto non replica e annuncia di portare tutto il dossier al più presto in seconda commissione, ma la più delusa è il sindaco di Mirano Maria Rosa Pavanello, che rischia di uscire dalla lista delle priorità del protocollo firmato il 27 agosto 2004. Allora per le opere prioritarie furono stanziati 103 milioni di euro in fascia A e B. Si dalla messa in sicurezza della provinciale 81, alla circonvallazione sud-est di Martellago, alla tangenziale ovest di Zero Branco. Per poi continuare con lo svincolo di Marcon, la variante Roncoduro a Mira-Pianiga, il collegamento tra la provinciale 67 e il casello di Quarto d’Altino. C’è poi Spinea e anche Robegano di Salzano, e Scorzé con la variante alla nuova Castellana e provinciale di Cappella.

Resta il nodo di Mirano: la rotonda Porara è stata realizzata. Mentre la tangenziale Sud Ovest, la tangenziale Nord variante di via Luneo e la Ovest di via Bollati sono in lista d’attesa: si tratta di interventi per 19 milioni di euro, ma dal capitolo fascia B mancano all’appello 35 milioni che sarebbero stati dirottati alla fascia A: da qui la richiesta di variazione di bilancio con un disegno di legge regionale della giunta.

 

 

Interrogazione parlamentare dei deputati veneti del Pd al ministro Lupi «Dopo che anche Zaia ha preso posizione, non perdiamo altro tempo» 

SAN DONÀ «Ora che finalmente anche Zaia e la giunta regionale sembrano aver definitivamente cassato il progetto litoraneo della Tav, il ministero deve prendere in esame l’alternativa costituita dalla proposta di potenziamento e adeguamento della linea ferroviaria esistente».

È quanto sostengono i deputati veneti del Partito Democratico, che hanno presentato un’interrogazione parlamentare al ministro Maurizio Lupi. Al titolare del dicastero delle Infrastrutture, i deputati democratici chiedono un intervento urgente per interrompere la procedure di Valutazione d’impatto ambientale sul tracciato litoraneo tuttora in corso al ministero dell’Ambiente. Oppure, in subordine, che il ministro si assicuri che in commissione si svolga un’effettiva comparazione dei diversi tracciati ipotizzati.

L’interrogazione parlamentare ha come prima firmataria l’onorevole Simonetta Rubinato, ma è stata sottoscritta anche dai deputati veneziani Michele Mognato, Andrea Martella, Delia Murer, Davide Zoggia e Sara Moretto. Alla sua stesura hanno contribuito, fornendo la loro consulenza tecnica, i volontari dell’associazione Ferrovie a Nordest.

«Il tracciato litoraneo ha trovato l’opposizione pressocché unanime di sindaci, associazioni e cittadini, essendo estremamente costoso e impattante, tagliando tra l’altro in due una delle poche aree di campagna veneta ancora integre, la tenuta di Ca’ Tron», si legge nell’interrogazione, «ora che finalmente anche il governatore e la giunta regionale sembrano aver definitivamente cassato questo progetto (che da ultimo Zaia ha ammesso avere un impatto imbarazzante e per il quale non c’è alcun stanziamento), il ministero deve prendere in esame l’alternativa costituita dalla proposta di potenziamento e adeguamento della linea ferroviaria esistente, sottoutilizzata al 60 per cento, avanzata dal commissario straordinario Bortolo Mainardi. Soluzione sostenibile sul piano finanziario che consentirebbe di dare risposta ai bisogni dei pendolari, ragionando in termini di reali servizi».

Nell’interrogazione i deputati democratici, memori di quanto accaduto nel Veneto Orientale, chiedono al governo di varare una legge che introduca anche in Italia il modello di «democrazia partecipata» già attuato in altri Paesi europei. Quest’ultimo prevede che per le grandi opere, già nella fase precedente la progettazione, sia sviluppato un preventivo confronto con il territorio.

Giovanni Monforte

link articolo

 

Gazzettino – Il Mose debutta senza il governatore

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

5

ott

2013

Stretta tra un Consiglio dei ministri e le condizioni “di quadratura” della marea, la prima prova dell’innalzamento di una paratoia del Mose slitta di un giorno e rischia di creare un “incidente diplomatico” istituzionale per l’assenza del governatore del Veneto, Luca Zaia, il quale – dice chi gli sta vicino – malgrado il galateo di circostanza non avrebbe per nulla gradito lo spostamento della cerimonia in laguna da venerdì 11 a sabato 12 ottobre, che gli impedirà di essere presente.

Spostamento necessario, informa il Consorzio Venezia Nuova, regista dell’evento, per un Consiglio dei ministri che proprio l’11 ottobre costringerà a Roma il titolare dei Lavori pubblici, Maurizio Lupi. Ma poichè la presenza del ministro è considerata fondamentale, è scattata la corsa a una nuova data. E qui il Consorzio ha dovuto fare i conti con sole, luna e marea, visto che per mettere in funzione la paratoia, che si alza grazie all’ingresso di acqua, è necessario riprodurre le condizioni che preludono all’acqua alta in laguna, vale a dire marea entrante dal mare verso il bacino veneziano. Se la marea non entra, le paratoie non si alzano. E lo “stargate” la prossima settimana sarà ristretto: si va da giovedì 10 (condizioni appena appena accettabili, finestra temporale troppo stretta) a lunedì 14, quando la marea entrante si avrà dalle 15.30 alle 19. Brutto orario, in prossimità del crepuscolo. E così, tolti di mezzo venerdì 11 per l’impegno del ministro e la domenica per ovvi motivi, non è rimasto che scegliere il sabato, con conseguente “sacrificio” di Zaia, la più alta autorità politica della Regione, ma impegnato a Torino nella manifestazione federale della Lega sull’immigrazione, alla quale non può rinunciare.

L’innalzamento della paratoia è previsto alle 14.30, dopo una mattinata in cui la delegazione di autorità, ministro in testa, sarà stata impegnata in un tour ai cantieri del Mose, tra Malamocco e il Lido. «Ho parlato io stesso con Zaia – spiega Mauro Fabris, presidente del Consorzio Venezia Nuova – e gli ho comunicato la variazione, spiegandogli la situazione. Nessun problema da parte sua. Mi ha detto che gli dispiaceva non esserci, ma che comprendeva le esigenze del ministro e dell’organizzazione».

Zaia, che ha fatto buon viso ma in privato non ha nascosto la sua irritazione, manderà in ogni caso l’assessore ai Lavori pubblici, Massimo Giorgetti a rappresentare la Regione. Ma la foto ricordo sarà comunque ben diversa da quella scattata il 14 maggio 2003, quando la posa della prima pietra del Mose venne celebrata con la benedizione da parte dell’allora patriarca Angelo Scola di un masso da 10 tonnellate su cui era stata collocata una pergamena firmata dall’allora premier Silvio Berlusconi, sotto lo sguardo dell’allora governatore Giancarlo Galan.

 

Il partito sfida il centrodestra: «Si ribellino pure loro alle schede della giunta Zaia che penalizzano gli ospedali veneziani»

Emergenza sanità, pressing sulla giunta Zaia che la prossima settimana deve ratificare o meno il parere della quinta commissione regionale sulle schede ospedaliere. «Ribellatevi, ora tocca anche a voi insorgere contro queste scelte», è l’appello del Partito Democratico veneziano ai consiglieri del Popolo delle Libertà.

«Quel parere non è vincolante, si può cambiare e chiediamo al centrodestra veneziano di andare fino in fondo . Li sfidiamo a prendere posizione contro la Regione e le sue scelte». Lo hanno ribadito ieri a Mestre Gabriele Scaramuzza e i consiglieri regionali Pd Bruno Pigozzo e Gianpietro Marchese.

I numeri delle schede: 106 posti letto in meno al Civile ( il 25 per cento); forte sottovalutazione dei posti letto delle strutture intermedie, con Venezia unica azienda a quota zero in virtù di 213 posti “virtuali” che la Regione già prevede nelle residenze sanitarie e a cui si è rimediato, nel confronto duro in quinta commissione, concedendo 50 posti; il mantenimento in extremis dell’ortopedia del Policlinico San Marco, in un primo momento dirottata su villa Salus, ma con venti posti letto spostati (5 su lungodegenza e 15 al multidisciplinare). «Il nostro giudizio resta negativo, così si mette sotto stress la qualità dei servizi sanitari di Venezia. Il piano del giugno 2012 riconosceva la specificità del capoluogo ma queste nuove schede sono incoerenti e non rispettano quel principio», dicono Scaramuzza, Pigozzo e Marchese. Dopo i tagli al trasporto pubblico, e il Ptrc che va contro le indicazioni del Pat, la Regione “penalizza” Venezia sul fronte della sanità.

«O c’è una radicale ignoranza oppure esiste un evidente pregiudizio nei confronti di Venezia», tuonano i consiglieri. Venezia vede ridotti i posti letto, Mestre rischia di andare in fortissima sofferenza. «La conseguenza sarà la crisi dei servizi all’Angelo, polo di riferimento provinciale dalla alta specialità, che vedrà un aumento delle richieste dei cittadini».

Pigozzo ammette: «In commissione noi abbiamo votato contro. Nonostante i tanti emendamenti, abbiamo ottenuto poco. Cassato, ad esempio, il ripristino dei posti letto a Dermatologia, Malattie infettive, Reumatologia, Pneumologia, Oncologia. In questa situazione per Venezia, il Civile non riuscirà a dare risposte ai veneziani e l’hub provinciale dell’Angelo rischia grosso. Questa manovra sconfessa platealmente il principio di equità economica e continuità assistenziale».

Marchese avverte: «Le scelte della giunta producono, in particolare, un fallimento totale. Chi governerà il Veneto nel 2015 dovrà mettere mano con urgenza alle schede sanitarie. Non è possibile vedere l’ospedale Civile con numeri inferiori a quello di Chioggia e non far funzionare l’Angelo che deve servire un bacino di 870 mila persone».

Anche l’Idv fa sentire la sua voce contraria: «La Diabetologia di Mestre», dicono Gennaro Marotta e Antonino Pipitone , «da Unità Operativa Complessa passa a Unità Semplice Dipartimentale. Un dimagrimento inaccettabile, che diminuisce strutture, personale, budget e declassa professionisti e pazienti. La giunta deve modificare questo errore».

Mitia Chiarin

link articolo

 

SINIGAGLIA E TIOZZO

Il Pd boccia la giunta «Da rifare le schede per gli ospedali»

VENEZIA «La Regione ha messo il carro davanti ai buoi. Ha tagliato posti letto negli ospedali senza rafforzare i servizi sul territorio. Sarà inevitabile. Entro breve tempo bisognerà rimettere mano alle schede. Tante, troppe sono infatti le contraddizioni, le disparità che si sono create tra i territori».

Pollice verso del partito democratico nei confronti della riorganizzazione della sanità targata Regione Veneto. «Di fatto», hanno evidenziato Claudio Sinigaglia, vice presidente della Commissione Sociosanitaria, ed il capogruppo Lucio Tiozzo, «la maggioranza si è limitata ad accontentare singole realtà, aumentando così la confusione».

«Da un lato infatti aumentano le apicalità, 15 in più rispetto alle schede ospedaliere adottate dalla Giunta, vengono addirittura introdotti in misura copiosa i cosiddetti “primarietti”, con 30 unità semplici dipartimentali di nomina dei direttori generali».

I consiglieri democratici hanno quindi puntato il dito sulla individuazione e collocazione dei posti letto delle strutture intermedie: «C’è il buio pesto. Tutto è stato rinviato ai direttori generali e alle Conferenze dei sindaci, ma solo se si otterranno risparmi dalla riduzione dei posti letto ospedalieri».

Altro nodo evidenziato dal Pd, quello dell’integrazione-separazione delle funzioni: «Anche qui la confusione regna sovrana. In alcuni ospedali a ‘due gambe’ è stata scelta l’integrazione, come ad esempio a Piove di Sacco, Vittorio Veneto, Camposampiero, Castelfranco dove è stata reinserita chirurgia generale. I cittadini avranno risposte di diversa qualità a seconda del luogo dove abitano».

Poi la denuncia: «C’è stato il capovolgimento totale delle decisioni sul futuro di due ospedali,il Codivilla-Putti di Cortina e quello di Motta di Livenza. Sul primo era stato deciso che dovesse essere pubblico ed invece si terrà la gara per l’individuazione di un gestore privato; sul secondo è stata abbandonata la strada della sperimentazione pubblico-privata e nelle schede si parla solo di pubblico».

(fa.p.)

 

Gazzettino – Tav via dalle spiagge, il territorio esulta.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

4

ott

2013

Tav, ora il territorio dice sì

Delibera regionale archivia il tracciato litoraneo. Esultano sindaci e agricoltori

Alta Velocità, la regione stoppa il contestato tracciato Litoraneo e il territorio esulta. Ieri la Giunta del Veneto, su proposta del presidente Luca Zaia, ha approvato la delibera che, di fatto, boccia il tracciato basso e conferma la scelta di realizzare l’Alta Capacità/Alta Velocità da Mestre in affiancamento alla linea ferroviaria esistente. Contro il tracciato basso si erano espressi, in modo trasversale, otto deputati del territorio: «Era una ipotesi di tracciato già bocciata dalle amministrazioni locali, categorie economiche, movimenti civici e associazioni ambientaliste», sottolineano. Soddisfazione è stata espressa da Andrea Cereser, da pochi giorni alla guida della Conferenza dei Sindaci del Veneto Orientale.

 

Tav via dalle spiagge, il territorio esulta

Zaia mantiene la promessa: la Giunta veneta approva la delibera che boccia il tracciato litoraneo

Alta Velocità, la regione stoppa il contestato tracciato Litoraneo e il territorio esulta. Non serviranno più le manifestazioni eclatanti e i trattori portati fin sotto alla sede del governo regionale: ieri la Giunta del Veneto, su proposta del presidente Luca Zaia, ha approvato la delibera che, di fatto, boccia il tracciato basso e conferma la scelta di realizzare l’Alta Capacità/Alta Velocità da Mestre in affiancamento alla linea ferroviaria esistente.
Una scelta che il Governatore aveva anticipato in un’intervista al Gazzettino dopo che proprio il nostro giornale aveva evidenziato il corto circuito: la proposta di tracciato voluto dal territorio – elaborata dal commissario straordinario Mainardi – non è mai arrivata a Roma.

Intervento – quello di Zaia – necessario dopo che nei giorni scorsi, a sorpresa, il gruppo istruttore della Commissione Via del Ministero per l’Ambiente, a dispetto di tutte le prese di posizione del territorio, aveva dato un primo avvallo al tracciato cosiddetto litoraneo.

«Quel tracciato – ha sottolineato Zaia – era ambientalmente insostenibile e aveva un impatto elevatissimo». Spingendo per la linea in affiancamento a quella esistente. «Sarà una linea cosiddetta Ac/Av, cioè realizzata per migliorare il trasporto di merci e persone lungo un corridoio strategico – ha concluso Zaia – che ci connette con i grandi quadranti europei».

Contro il tracciato basso si erano espressi, in modo trasversale, otto deputati del territorio, ovvero Andrea Martella, Michele Mognato, Sara Moretto, Delia Murer, Davide Zoggia (Pd), Giulio Marcon (Sel), Emanuele Prataviera (Lega) e Enrico Zanetti (Scelta Civica).

«Era una ipotesi di tracciato già bocciata dalle amministrazioni locali, categorie economiche, movimenti civici e associazioni ambientaliste», sottolineavano.

«Zaia ha fatto bene a fare approvare questa delibera – commentava ieri Prataviera – ora non ci sono più alibi. Spiace solo che dei sindaci abbiano voluto speculare, visto che il Governatore aveva sempre espresso chiaramente la sua posizione, ora ribadita con la delibera della Giunta».

Soddisfazione è stata espressa da Andrea Cereser, sindaco di San Donà, da pochi giorni alla guida della Conferenza dei Sindaci del Veneto Orientale, pronta a dare nuova battaglia. «Questa è una vittoria dei cittadini e ripristina una situazione di giustizia, oltre a normalizzare una questione che pensavamo già scontata. Non bisogna, però abbassare la guardia».

Dello stesso parere anche il collega di Musile ed ex parlamentare, Gianluca Forcolin. «Diffido sempre dei ministeri romani e di uno Stato centralista che poco considera il territorio, figuriamoci di una piccola area come il Veneto Orientale. Zaia ha rispettato ancora una volta gli impegni e messo un sigillo sulla questione».

«Tre anni e 14 milioni di euro spesi inutilmente. Tanto c’è voluto al presidente Zaia e alla sua Giunta per capire quanto noi semplici sindaci di campagna avevamo detto sul progetto di tracciato litoraneo della Tav fin dall’autunno 2010, ovvero: che non s’aveva da fare».

È l’intervento di Simonetta Rubinato e Silvia Conte, sindache di Roncade e Quarto d’Altino. «Il fatto che la Giunta veneta abbia cambiato idea – è una buona notizia. Tanto più che dalle parole di Zaia pare di capire che anche l’idea di una nuova infrastruttura potrebbe essere per il momento accantonata a favore dell’adeguamento e potenziamento dell’attuale linea ferroviario, oggi sotto utilizzata, come da tempo chiedono i nostri Comuni».

 

LA BACCHETTATA – Le sindache di Quarto e Roncade: «Finalmente ci arriva anche il Governatore»

Evitata la nuova rivolta dei trattori

SODDISFAZIONE – Prataviera: «Non ci sono più alibi». Cereser: «Vittoria dei cittadini»

I rappresentanti del comitato «L’altra Tav» avevano annunciato una eclatante mobilitazione. «La decisione del presidente Zaia è una risposta alle tante, e praticamente unanimi, istanze venute dal territorio: ma la nostra attenzione non cala, vigileremo finché il progetto non andrà definitivamente in porto».

È il commento di Paolo Quaggio, presidente di Cia Venezia. «Si tratta senz’altro di una vittoria, è stata premiata la serietà e la compattezza con cui si sono mosse Cia Venezia, Confragricoltura Venezia, Copagri e Legambiente. Avevamo richiamato più volte alla sue responsabilità la Regione perché sapevamo che la nuova ipotesi di percorso predisposta dal commissario straordinario Bortolo Mainardi era nella fase di uno studio di pre-fattibilità. E che senza un pronunciamento chiaro, non sarebbe potuta essere portata avanti e contrapposta al tracciato basso, l’unico finora ufficiale».

 

VENETO – La giunta regionale approva delibera che boccia l’alta velocità “litoranea”

Tav, tracciato lungo la ferrovia

Zaia: «Abbiamo formalizzato una decisione nota. Ora progetto e risorse»

BINARI – La Regione Veneto ha messo nero su bianco: la Tav deve essere affiancata all’attuale linea ferroviaria. Secco no al tracciato lungo le spiagge

E adesso a Roma nessuno potrà più dire che non si sapeva: a Venezia il tracciato litoraneo della Tav non va bene. Si vuole un progetto alternativo. E non uno a caso: dovrà essere affiancato all’attuale linea ferroviaria.
Queste cose il governatore del Veneto Luca Zaia sostiene di averle dette e ridette a Roma, ma siccome nella capitale l’unico progetto esistente è tuttora quello della Tav lungo le spiagge veneziane, ieri la Regione è intervenuta: Zaia ha portato una delibera all’esame della giunta, convocata in mattinata, e il provvedimento è passato. Il deliberato – come peraltro la mozione votata dal consiglio regionale nel 2012 – è chiarissimo: “Atto di indirizzo per lo sviluppo della progettazione della linea ferroviaria AV/AC Venezia-Trieste, di richiedere a Rfi spa, nell’ambito della procedura di Via in corso, di procedere con l’alternativa progettuale in affiancamento alla linea ferroviaria esistente Venezia-Trieste, ponendo particolare attenzione sotto il profilo ambientale all’attraversamento dei centri abitati”.

«Abbiamo formalizzato una decisione già nota – ha detto Zaia – per confermare una scelta già discussa e fatta, così da evitare che qualcuno a Roma possa imbastire speculazioni sulle recenti decisioni statali sulla questione, che fanno riferimento ad un percorso definito litoraneo che non ha né senso né consenso. Il cosiddetto tracciato basso avrebbe tagliato in due la campagna delle bonifiche, era ambientalmente insostenibile. La linea in affiancamento a quella esistente dovrà essere approfondita allo stesso livello di progettazione di quanto predisposto da Rfi. E dovrà prevedere soluzioni in galleria artificiale in corrispondenza dei centri abitati».

Ora qualcuno (il Governo? il ministero dell’Ambiente?) dovrà ordinare a Rfi di realizzare il progetto del tracciato alternativo. Ma il vero problema sarà trovare i soldi per fare la Tav in Veneto: «La grande farsa nazionale è quella di una Roma che parla di grandi infrastrutture, ma chi paga le tasse non ha queste infrastrutture: qualcosa non mi quadra – ha detto Zaia – In assenza di risorse, bisognerebbe prendere in considerazione la assai ragionevole proposta degli industriali di un project financing».

Dall’opposizione, intanto, un piccato appunto: «La delibera – hanno detto Lucio Tiozzo e Bruno Pigozzo, Pd – Zaia doveva farla un anno fa, dopo che il Consiglio gli aveva dato un preciso mandato».

Alda Vanzan

 

Nuova Venezia – La Regione: Tav lungo la vecchia linea.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

4

ott

2013

Alta Velocità ferroviaria, no al tracciato litoraneo.

Mainardi: «Bene così».

L’opposizione: «Zaia incapace, persi due anni»

VENEZIA «È una buona notizia, chapeau alla Regione del Veneto che prende una posizione chiara». Bortolo Mainardi, commissario straordinario per l’Alta Velocità/Alta Capacità sulla linea Venezia – Trieste, incassa soddisfatto la delibera con la quale la giunta regionale del Veneto, ieri mattina su proposta del presidente Luca Zaia, ha approvato un atto di indirizzo a favore del tracciato lungo l’attuale linea ferroviaria. Praticamente quello che aveva detto due anni fa, all’atto dell’insediamento, lo stesso Mainardi.

Il Pd accusa: «La Regione conferma la sua incapacità programmatoria: sul tema Zaia ha perso praticamente due anni» sibilano i sindaci di Roncade e Meolo.

La Regione del Veneto manderà nelle prossime ore questa delibera al commissario di governo. «Fin dal primo giorno – ha ricordato Zaia – abbiamo detto al commissario di metterci in condizione di valutare progetti alternativi al tracciato litoraneo, oggetto di una delibera del 2006: non una brutta idea, ma dall’impatto imbarazzante. I progetti alternativi erano due: quello complanare al sedime ferroviario e quello complanare all’A4. E quel che è venuto fuori in maniera macroscopica dalla nostra analisi è da un lato la totale indisponibilità del territorio alla soluzione litoranea, che taglia in due l’ultima parte della campagna veneta ancora integrale, dall’altro una ferrovia utilizzata solo per il 40% – ha rilevato -, che quindi va portata a regime, recuperando il 60% inutilizzato e valutando il raddoppio».

Fautore del tracciato litoraneo era l’assessore regionale Renato Chisso, adducendo motivi di impatto sui centri abitati esistenti e i costi più elevati. Adesso, la scelta della Regione taglia definitivamente la testa al toro: lo scenario , per questa grande infrastruttura che corre su due corridoi europei (il Baltico/Adriatico e il Lisbona/Kiev) è di giungere al potenziamento della linea esistente.

«Il cosiddetto tracciato basso – ha ribadito Zaia – avrebbe tagliato in due la campagna delle bonifiche, era ambientalmente insostenibile e aveva un impatto elevatissimo. La linea in affiancamento a quella esistente dovrà essere approfondita allo stesso livello di progettazione di quanto predisposto da Rfi».

Per Zaia è chiaro che questa soluzione «dovrà prevedere peraltro soluzioni prevalentemente in galleria artificiale in corrispondenza dei centri abitati, di Marcon, Quarto d’Altino, Meolo, Fossalta, di Piave, Musile di Piave, San Donà di Piave, Ceggia, San Stino di Livenza, Portogruaro e Fossalta di Portogruaro, allo scopo di minimizzare l’impatto ambientale sui centri interessati».

Caustico il Partito Democratico: «Tre anni e 14 milioni di euro spesi inutilmente – spiegano i sindaci di Roncade e Quarto d’Altino, Simonetta Rubinato e Silvia Conte –. Tanto c’è voluto al presidente Zaia e alla sua Giunta per capire quanto noi semplici sindaci di campagna avevamo detto. In questa vicenda di imbarazzante c’è l’incapacità con cui il governo regionale di centrodestra da anni pianifica lo sviluppo infrastrutturale del territorio».

Quanto al commissario, Mainardi parla di «situazione in movimento in Friuli», dove ancora non si è raggiunta un’intesa dei territori sul tracciato, ma certo la decisione del Veneto consentirà, finalmente, di passare dallo studio di fattibilità alla progettazione preliminare. Ben sapendo che, sull’Alta Velocità nel Nordest, per ora, non c’è una lira (e costerà 7 miliardi di euro).

Daniele Ferrazza

 

SERRACCHIANI  «Soluzione condivisa»

UDINE. Anche la Regione Friuli plaude alla delibera della Regione Veneto: «Un passaggio importante – spiega il governatore Debora Serracchiani – perchè il tracciato lagunare è una minaccia complessiva alla realizzabilità dell’opera, sia per i costi sia per l’impatto ambientale».

Serracchiani auspica quindi che in sede di Via «le due Regioni possano assumere una posizione comune, scegliendo la strada del potenziamento dell’esistente, dello scioglimento dei colli di bottiglia e del raddoppio, dove necessario e possibile».

Serracchiani ricorda che anche il Fvg ha chiesto di avere indicazioni più precise sul tracciato che dovrebbe attraversare il territorio regionale, Serracchiani annuncia che «in sede di Valutazione di impatto ambientale si chiederà che le integrazioni di Rfi possano riguardare il potenziamento e l’eventuale raddoppio della linea attuale». Con questo passaggio, dunque, viene sepolto definitivamente il tracciato lungo il litorale.

 

 

«Tav, è una vittoria degli agricoltori»

La scelta di Zaia di bocciare il tracciato litoraneo accolta con soddisfazione. «Ma adesso vigileremo fino in fondo»

SAN DONÀ – La giunta regionale, su proposta del governatore Luca Zaia, ha messo nero su bianco la scelta di realizzare la Tav Venezia-Trieste lungo il tracciato dell’attuale ferrovia, con l’eventuale raddoppio che attraverserà in galleria i centri abitati.

«Abbiamo formalizzato con un atto di indirizzo una decisione già nota, per confermare una scelta già discussa e fatta», ha commentato Zaia, «così da evitare che qualcuno a Roma possa imbastire speculazioni sulle recenti decisioni statali sulla questione, che fanno riferimento a un percorso litoraneo che non ha né senso né consenso».

La delibera ripercorre l’iter del progetto dal 2003 in poi, ricorda il lavoro svolto dal 2011 a oggi dal commissario Mainardi e sottolinea la necessità di approfondire il tracciato alternativo in affiancamento alla linea esistente, così da consentire una comparazione con il percorso litoraneo.

«Il cosiddetto tracciato basso», ha aggiunto il governatore, «avrebbe tagliato in due la campagna delle bonifiche, era ambientalmente insostenibile e aveva un impatto elevatissimo. La linea in affiancamento a quella esistente dovrà essere approfondita allo stesso livello di progettazione di quanto predisposto da Rfi».

Come si ricorderà, la proposta di Mainardi è articolata in due fasi. La prima prevede il potenziamento della linea storica, adesso ampiamente sottoutilizzata. E solo in una seconda fase Mainardi ha ipotizzato un possibile raddoppio. Quest’ultimo ha sollevato le perplessità dei cittadini che risiedono a fianco dell’attuale ferrovia, preoccupati per le proprie case. Ma la delibera regionale rilancia l’ipotesi dell’attraversamento in tunnel dei centri abitati.

«Questa proposta alternativa», ha precisato Zaia, «dovrà prevedere soluzioni prevalentemente in galleria artificiale in corrispondenza dei centri abitati di Marcon, Quarto d’Altino, Meolo, Fossalta di Piave, Musile, San Donà, Ceggia, San Stino, Portogruaro e Fossalta di Portogruaro».

«La decisione del presidente Zaia è una risposta alle tante istanze venute dal territorio: ma la nostra attenzione non cala, vigileremo finché il progetto non andrà definitivamente in porto». Paolo Quaggio, presidente di Cia Venezia, commenta così l’approvazione della delibera che sconfessa l’ipotesi litoranea. «Si tratta senz’altro di una vittoria, è stata premiata la serietà e la compattezza con cui si sono mosse Cia Venezia, Confagricoltura Venezia, Copagri e Legambiente, riunite nel comitato «L’altra Tav». Avevamo richiamato più volte alla sue responsabilità la Regione perché sapevamo che la nuova ipotesi di percorso predisposta dal commissario straordinario Bortolo Mainardi era nella fase di uno studio di pre-fattibilità. E che senza un pronunciamento chiaro, non sarebbe potuta essere portata avanti e contrapposta al tracciato basso, l’unico finora ufficiale. Il tracciato basso ha forti impatti ambientali. Per lo stesso motivo ha ricevuto il radicale dissenso dei comuni attraversati. Il percorso litoraneo devastava aree importanti per l’agricoltura, da quella della pera tipica veneziana ai vigneti della Doc Piave e della Doc Lison.

Giovanni Monforte

link articolo

 

«Il risveglio dopo un lungo sonno» Il Pd attacca il governatore e Chisso

SAN DONÀ. «Zaia si risveglia dopo un lungo sonno». Al Pd non basta la delibera approvata dalla giunta regionale per «assolvere» Zaia e Chisso. «Perché Zaia ha dormito fino a oggi? La delibera conferma la posizione che il Pd aveva tenuto fin dall’inizio e doveva essere approvata dalla sua giunta a metà dello scorso anno, immediatamente dopo che il Consiglio gli aveva dato un preciso mandato in questo senso», attaccano Lucio Tiozzo, capogruppo democratico in Consiglio regionale, e Bruno Pigozzo, vice presidente della commissione trasporti. I due esponenti del Pd bocciano come assai tardivo il giudizio negativo espresso da Zaia sul tracciato litoraneo in favore dell’affiancamento alla linea ferroviaria già esistente. «Sono lacrime di coccodrillo. Nel 2006, quando la giunta deliberò a favore di questa soluzione, Zaia ricopriva il ruolo di vicepresidente della Regione», rilevano Tiozzo e Pigozzo, «negli anni successivi le osservazioni critiche e l’opposizione degli enti locali, dei territori e del Pd sono state crescenti e incessanti. Zaia dov’era?». Per il Pd, infine, «resta molto preoccupante questa situazione di incomunicabilità di Zaia dal commissario Mainardi e dai livelli di governo. Sulla Tav è doveroso il confronto istituzionale, cosa che Zaia dimostra di non aver ancora compreso».

(g.mon.)

 

PORTOGRUARO – «Il progetto della Tav nel Nord Est è uno spreco di denaro e di territorio. Zaia si occupi delle vere priorità, a partire dal problema della disoccupazione».

Il dibattito di questi giorni sull’Alta velocità/Alta Capacità ha indotto la lista rossoverde “La città futura” a chiedere chiarezza in primis alla Regione. I rossoverdi hanno ricordato che il progetto presentato dal commissario Mainardi prevedeva il solo potenziamento della linea esistente, utilizzata ora al 40 per cento, rinviando un’eventuale aggiunta di due binari, solo se necessario e per un effettivo aumento del traffico ferroviario, a dopo il 2040.

«In base a questo abbiamo fortemente chiesto, e la maggioranza ci ha appoggiato, di togliere il tracciato litoraneo anche dalla cartografia del nostro Pat – spiega la consigliera Patrizia Daneluzzo -. Abbiamo dato un segnale forte che il nostro Comune ritiene quest’opera insensata e inutile. Ora, da una parte si scopre che quel progetto non è mai arrivato al Ministero, e che quindi non è servito a bloccare l’iter del tracciato litoraneo. Dall’altra Zaia rilancia pesantemente la proposta della Tav definendola addirittura una priorità. Se la Regione e gli industriali hanno soldi da investire – conclude Patrizia Daneluzzo – li investano sul mantenimento dell’occupazione e per creare posti di lavoro duraturi».

 

LUPI: IL MINISTERO ATTENDE LA REGIONE

SIMONAGGIO «Per gli imprenditori non è conveniente»

IL DOSSIER – In agosto il vertice con Mainardi. La relazione sul lavoro del commissario per il tracciato della Tav a Nordest è stata consegnata ai primi d’agosto al ministro delle Infrastrutture

IL CONSENSO – Anche in Friuli 18 Comuni hanno chiesto un altro progetto

LA PROPOSTA – Spetta alla Regione sollecitare l’alternativa

“L’ALTRA TAV” – Agricoltori, sarà protesta in caso di tracciato litoraneo

TRACCIATO –  Per ora l’Alta velocità si ferma alla stazione di Mestre

SAN DONÀ DI PIAVE – Trattori in piazza in tutta la provincia e una grande manifestazione a Venezia, sotto le finestre della Regione. I rappresentanti del comitato “L’altra Tav”, che riunisce Cia Venezia, Confagricoltura, Copagri e Legambiente, hanno annunciato la mobilitazione contro l’inerzia sul progetto Tav.

«A parole – spiegano – sono tutti contrari al progetto litoraneo, ma nei fatti ne stanno avallando la realizzazione. Se da qui al 20 ottobre non ci sarà un pronunciamento ufficiale della regione Veneto a favore del tracciato lungo la ferrovia esistente, torneremo nuovamente in piazza e per strada con i nostri trattori».

L’idea è di interessare tutti i Comuni attraversati dal tracciato, manifestando con i trattori. «Ma siamo pronti a portare – garantiscono – con forme che stiamo studiando, la protesta fino a Venezia: il rombo dei nostri trattori (anche se solo metaforicamente, in questo caso) si sentirà fino a Palazzo Balbi)».

La nuova presa di posizione è stata avallata anche dal sindaco Andrea Cereser. «Siamo tutti indignati per quanto sta avvenendo, anche perché sta portando ad un nuovo quanto inutile dispendio di soldi dei cittadini».

I rappresentanti delle varie associazioni di categoria hanno ribadito la contrarietà al tracciato basso, ricordando che non sono contrari alla Tav (non a caso il comitato si chiama “L’altra Tav”) ma solo a quel tracciato. Un tracciato che, come esordisce Franco Menazza di Copagri, è devastante per il territorio, anche dal punto di vista turistico.

«Il governatore Zaia – gli fa eco Paolo Quaggio della Cia – ogni volta che interviene parla di difesa del territorio: meno campagna elettorale e più fatti concreti».

Per Sergio Magoga, di Confagricoltura, sembra ci sia una precisa strategia per lasciare fuori altre soluzioni e andare avanti con il tracciato litoraneo.

Luigi Lazzaro, di Legambiente Veneto, ricorda come il Veneto stia continuando con la cementificazione «E la Tav, così com’è stata proposta, rientra nelle grandi opere inutili». Tutti hanno chiesto all’unisono alla Regione di interrompere quel percorso.

Fabrizio Cibin

 

I SINDACATI – E la Cgil boccia la finanza di progetto

VENEZIA – Dopo le dichiarazioni del presidente della Regione Luca Zaia («Mai la Tav sulle spiagge; farò un decreto per chiarire la situazione sull’alternativa. Incarico agli industriali») il segretario generale di Filt Cgil Veneto Ilario Simonaggio interviene per bocciare l’idea di sposare la Tav di Confindustria Veneto da costruire in finanza di progetto:

«Le linee ad alta velocità e capacità ferroviaria sono state concepite negli anni 70 come possibile sviluppo complementare alle autostrade. In questi decenni nessuna linea ha visto passare gli industriali dalle parole ai fatti, perché non è conveniente».

Il motivo, spiega Simonaggio, è semplice: «Il numero di treni all’ora è decisamente insufficiente a risarcire l’investimento iniziale. Nemmeno il loro raddoppio consente di costruire un piano economico finanziario appena accettabile da finanza di progetto. Per essere sostenibile e conveniente questo deve poggiare su non meno del 90% dell’investimento pubblico a fondo perduto».

Il segretario Filt Cgil sostiene il progetto di Mainardi: «È decisamente più adeguato e mirato all’effettiva realizzazione concreta di migliorare la rete, velocizzare la tratta, eliminare i colli di bottiglia». Inoltre viene giudicato conveniente: «È decisamente più semplice chiedere al Governo a Roma 800 milioni di euro, con il concorso del gruppo FS Spa, che chiedere inutilmente il finanziamento di oltre 5 miliardi di euro».

Tav, il piano B è già a Roma

Costi dimezzati e consenso dei Comuni nel dossier presentato da Mainardi al ministro Lupi

Costa meno della metà del tracciato litoraneo, non comporta il consumo di nuovo territorio agricolo e, soprattutto, è sostenuto dalla maggior parte dei Comuni interessati, dalle associazioni ambientaliste e dalle categorie agricole e imprenditoriali. Sta scritto tutto questo nel dossier sul tracciato alternativo alla Tav che è già sul tavolo del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. A consegnare la relazione sul piano B per l’Alta velocità nel tratto fra Venezia e Trieste è stato, ai primi d’agosto, lo stesso commissario Bortolo Mainardi. Si tratta di una sorta di promemoria per spiegare, a chi è lontano dal Nordest, come il lavoro condotto in poco più di un anno abbia consentito di raggiungere un obiettivo finora mai raggiunto.

«A differenza di quanto avvenuto in Val di Susa – spiega Mainardi – i Comuni non hanno detto di no al tracciato alternativo, proprio perché questo è stato individuato con un percorso condiviso».

A Lupi il commissario ha spiegato che il tracciato in affiancamento alla linea esistente, che prevede in primo luogo il potenziamento di questa, è stato approvato dalla maggior parte dei Comuni interessati, pur con la richiesta di alcuni chiarimenti nei tratti più urbanizzati. Ma il piano B ha trovato il consenso anche degli industriali, delle associazioni ambientaliste e degli agricoltori, oltre ad essere supportato da un parere favorevole del Consiglio regionale e da una risoluzione approvata alla commissione Ambiente della Camera lo scorso novembre. Senza contare che in primavera la maggior parte dei Comuni friulani coinvolti nel progetto della Tav (18 su 20 per l’esattezza) ha chiesto un’ipotesi alternativa al progetto preliminare di Rfi presentato alla fine del 2010.

Ma il potere di chiedere formalmente un altro progetto preliminare, com’è noto, spetta alle Regioni, come previsto dal decreto legislativo 163/2006 che contempla i casi di dissenso rispetto a un progetto esistente. Per questo, considerato lo stallo politico di questi giorni, è la Giunta regionale che, con un’apposita delibera, dovrà chiedere a Rfi e Italferr di redigere un altro progetto. Lo stesso governatore Zaia ha annunciato al “Gazzettino” l’intenzione di procedere in tal senso. Quindi la palla, dopo le polemiche di questi giorni e le prese di posizione di esponenti politici di vari schieramenti, torna alla Regione. A far pendere la bilancia dalla parte del percorso parallelo alla linea esistente sono soprattutto considerazioni economiche: il piano B, stando allo studio Mainardi, costa meno della metà rispetto al tracciato litoraneo (il cui budget è di 43,6 milioni di euro al chilometro). Ma il costo sarebbe anche inferiore se ci si limiterà a potenziare la linea esistente, come suggeriscono le scelte di altri Paesi – Francia in primis – e la situazione della finanze pubbliche.

 

 

Associazioni agricole e Legambiente appoggiate anche dal sindaco di San Donà

«Zaia e Chisso adottino l’ipotesi Mainardi, meno impattante per il territorio»

SAN DONÀ – Chiedono che in tempi strettissimi, non oltre il 20 ottobre, la Regione si pronunci bocciando definitivamente il tracciato litoraneo della Tav Venezia-Trieste ed esprimendosi a favore del percorso che si sviluppa lungo la ferrovia. Altrimenti sono già pronti a tornare in piazza con i loro trattori. Stavolta, però, non solo a San Donà, come già avvenuto nel febbraio 2011. Ma coinvolgendo tutti i Comuni attraversati dal tracciato e promuovendo anche una grande manifestazione a Venezia, sotto le finestre della Regione. A rilanciare la mobilitazione sono i rappresentanti del comitato «L’Altra Tav», che riunisce le organizzazioni del mondo agricolo (Cia Venezia, Confagricoltura e Copagri) e Legambiente.

Ieri mattina si sono ritrovati a San Donà, dove hanno incassato già l’adesione del sindaco Andrea Cereser: «È stata una sorpresa anche per noi apprendere che a Roma l’iter stia andando avanti, non tenendo conto della volontà espressa dai territori».

Gli agricoltori ribadiscono la netta contrarietà al tracciato basso. «Verrebbe ad attraversare il territorio in modo irrazionale, tagliando in due parti il paesaggio di bonifica, intaccando le nostre aziende agricole, causando anche danni ambientali e idrogeologici», attacca Franco Menazza di Copagri, «ma questo tracciato non sarebbe funzionale neppure al turismo».

Per le organizzazioni agricole va proseguita la valutazione sulla contro proposta di Mainardi. «Chi ha paura del tracciato proposto da Mainardi? Perché un percorso meno invasivo, che consentirebbe di conservare il territorio di bonifica, non è stato nemmeno preso in considerazione?» chiede Sergio Magoga, segretario di zona Confagricoltura.

«Un tracciato devastante per le nostre zone agricole», aggiunge il presidente di Cia Venezia, Paolo Quaggio, che parla di «assurda cecità nel non voler vedere le problematiche di un’opera simile». E lancia un appello alle forze politiche e ai partiti, «perché prendano atto della situazione e si diano da fare».

Sul banco degli imputati finiscono soprattutto il governatore Zaia e l’assessore Chisso. «Dopo due anni e mezzo siamo ancora punto e a capo» ricorda il presidente di Legambiente Veneto, Luigi Lazzaro, «è come se la politica tutta non si fosse mai espressa. Chiediamo alla Regione di far interrompere l’iter della Valutazione ambientale e riattivare un confronto. Noi intanto ci mobiliteremo con la gente, come stiamo facendo con il digiuno, perché non possiamo più aspettare che la politica faccia proclami».

Giovanni Monforte

link articolo

 

Mentre Luca Zaia dichiara necessaria una giusta riflessione sui tanti Project Financing ereditati dall’era Galan – noti e condivisi da Zaia ma che oggi gravano sulle spalle di una finanza regionale esausta -, il governatore del Veneto decide di estrarre il coniglio dal cappello, proponendo di affidare la ferrovia Venezia-Trieste in Project financing, ai privati di Confindustria. Quello stesso tracciato che, con una sequenza decennale di decisioni, la Regione Veneto ha infilato nei territori agricoli orientali della bonifica novecentesca. L’eco dei no che si è levato pare, però, non sia giunto sino a Roma, il che conferma del peso che il Nordest esercita sulla capitale, ma anche di un possibile gioco delle parti per far perdere nelle vituperate nebbie romane una scelta irricevibile dai territori. Così si congela anche la tratta orientale della cosiddetta Tav del Nordest, dopo che la parte occidentale, da Verona a Padova, ferma lo è già da venti anni.

Per un decennio  il Project Financing è stato il mantra ossessivo per risolvere ogni problema di investimento infrastrutturale del Veneto, almeno fino alla scoperta del sistema Baita che ha aperto un nuovo scenario di serie riflessioni. Ma se le strade si pagano con tariffe stimate su proiezioni di traffico ventennali, dentro cui è racchiuso l’utile di impresa comunque garantito dal contraente pubblico con la propria cassa anche nel caso di minori entrate,  nel caso della ferrovia così non è.
Se la prospettiva è di addossare sui privati quota parte degli oneri di realizzazione dell’opera, bisogna sapere che i tempi di ritorno dell’investimento ferroviario sono molto più lunghi di quello stradale e i tassi bancari che un privato può spuntare sul mercato internazionale non sono diversi da quelli che le Ferrovie dello Stato sono in grado di ottenere. Come la Svizzera ci insegna. Se invece si trattasse di pagare il solo costo di un nuovo progetto della Venezia-Trieste scrollandosi per giunta gli oneri del consenso, occorre chiedersi perché non si ricorra allo stesso cofinanziamento europeo da cui è sortito l’improbabile progetto balneare. La finalità è la stessa e non si capisce perché cambiare strada. Forse che affidando alla finanza privata un progetto su cui la Regione ha fallito tutto si sistema in virtù dell’abbinata legge obiettivo e project financing, grazie ad una procedura coatta? Una strada da sconsigliare a chiunque. Ancorchè sviscerato a dovere, con la ragionevole proposta di Bortolo Mainardi di potenziare prima l’esistente per poi pensare ai nuovi binari affiancati entro l’orizzonte del 2030, il tema della ferrovia veloce e capace a Nordest meriterebbe più attenzione e meno improvvisazione.

La partita non è, infatti, la ferrovia, ma la strategia di cui il Nordest deve dotarsi, mettendo insieme due regioni dentro un unico disegno condiviso di crescita sul quadrante internazionale: Veneto e Friuli Venezia Giulia, un ponte tra Mediterraneo e Mittel Europa.
I primi e più diretti interessati sono i porti, gli aeroporti e gli interporti, che necessitano di uno  scenario metropolitano di riorganizzazione di quest’area policentrica, ricca di potenziali, cui offrire nuove prospettive per uscire dalla crisi. La nuova ferrovia, più veloce e più capace, è il legante necessario perché consente un potenziamento di tutte le relazioni terrestri, transpadane e transalpine, verso Nord e verso Est. E’ difficile spiegare perché ogni progettualità inciampi continuamente in cose banali. Verrebbe da pensare che a più di qualcuno tutti questi inciampi siano graditi.

Franco Migliorini

link articolo

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui