Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Gatto (anti-Pedemontana) chiama Bottos di Coldiretti: «Salvate l’agricoltura»

CASTELFRANCO. «Come cittadino “dentista” chiedo al Bottos “agricoltore”: cosa penserebbe di un dentista che facesse buchi in denti sani come coloro che fanno buchi nella nostra campagna, cioè cave e autostrade? Da che parte starebbe? Vuole collaborare con noi per la difesa della terra e smettere di perseguitare con lusinghe e minacce i liberi cittadini “agricoltori”?».

Così Elvio Gatto, portavoce trevigiano del Covepa, il comitato anti-Pedemontana, replica al direttore della Coldiretti trevigiana Enzo Bottos che ha chiamato in causa Gatto non citandolo per nome e cognome bensì per… professione in merito agli espropri e alla tutela degli agricoltori.

«Non conosco Bottos, ma mi basta osservare dall’esterno il comportamento di questa associazione per dare un primo giudizio, non “da dentista”, ma da cittadino», spiega Gatto, «innanzitutto la Coldiretti non è l’unica associazione di agricoltori; è una che ha fatto un accordo con l’assessore regionale Chisso, noto sostenitore della Spv. Se la Coldiretti fa accordi con la politica che distrugge l’ambiente si mette, di fatto, contro l’ambiente e proprio con uno dei suoi importanti componenti: l’agricoltura. Verranno distrutti migliaia di ettari di terreno fertile, e molte abitazioni rurali e civili e penalizzati i terreni attigui anche se non direttamente percorsi dall’autostrada».

L’esponente del Covepa non risparmia colpi alla Coldiretti: «Stiamo assistendo in questi giorni, a Mussolente e Trissino, ad un inizio di rivolta contro la Coldiretti, da noi non programmata, ma che auguriamo si estenda anche in altri comuni presso i quali stanno per arrivare le lettere d’esproprio. Di fronte all’arroganza e all’arbitrio dei tecnici della società costruttrice dell’autostrada, accompagnati da impiegati della Coldiretti, che penetrano nelle proprietà private senza averne titolo, sono stati chiamati i carabinieri che li hanno allontanati».

(d.n.)

link articolo

 

Ieri alla stazione di Polpet si sono ritrovati amministratori e associazioni per rivendicare il diritto alla mobilità

PONTE NELLE ALPI. Costruire un’organizzazione che riesca a dare battaglia sul territorio con lo scopo di far riaprire la tratta ferroviaria Ponte nelle Alpi-Calalzo. È l’obiettivo (affisso su due striscioni) che si propone il nuovo comitato del “Sì regionale al passaggio a Nord-Est”, nato ieri pomeriggio nel corso dell’assemblea pro-treno che si è svolta nella stazione di Ponte nelle Alpi. I promotori, appartenenti ai comitati pro treno e ad associazioni a favore della mobilità sostenibile, sostenuti dall’amministrazione comunale di Ponte nelle Alpi e da qualche sindaco e assessore di altri Comuni presenti alla riunione, si sono rifatti alla priorità emersa nell’incontro del 22 febbraio riguardo alla chiusura della tratta per manutenzione.

Il nuovo comitato, a cui hanno aderito quasi tutti i presenti, rilancia la necessità di un prolungamento ferroviario a nord e il primo passo è quello di costringere la politica a fare i conti, oltre che con Trenitalia, anche con gli utenti di un servizio sempre più scadente, con pochi treni e mai certi e un parco macchine obsoleto. Nell’insistita chiusura della tratta ferroviaria Ponte nelle Alpi-Calalzo per manutenzione (c’è un autobus sostitutivo), dopo i disastri del maltempo (ieri sono stati visti i primi camion che caricavano i tronchi che minacciavano i binari), i comitati vedono la volontà politica di smantellare del tutto quel binario. C’è chi sospetta che non far arrivare il treno nemmeno Longarone, cosa che sarebbe possibile, sia un sintomo di una tale volontà.

La richiesta del movimento alla Regione e all’assessore Chisso va nella direzione contraria. «Riaprire la Ponte nelle Alpi-Calalzo e sbocco ferroviario a Nord», è la parola d’ordine di chi intende porsi di fronte alla politica come interlocutore, espressione del territorio, «utilizzando anche la disobbedienza civile se necessario», è stato ribadito in alcuni interventi. Tra gli intervenuti all’assemblea (circa il doppio di quelli presenti alla riunione precedente) c’è chi ha sottolineato il sostegno a questo movimento anche da parte degli altoatesini pro-treno (ma anche del presidente della Provincia di Bolzano), mentre la prima scadenza di lotta è stata individuata il 13 aprile con la Festa del treno delle Dolomiti (il 17 maggio ricorre il 50° della chiusura della Calalzo-Cortina), per riaffermare pubblicamente l’obiettivo di un’inversione di tendenza che veda nel treno una risorsa al servizio di tutti invece che un esemplare a rischio sparizione.

Tra le altre e numerose istanze legate ai binari c’è anche la reintroduzione dell’Unico Studenti e l’opportunità che il treno (magari delle motrici nuove) “trascini” con sé anche la bicicletta, mentre anche questa possibilità di agganciare un settore turistico di interesse tagliato su misura per la montagna, come l’escursionismo a due, ruote sembra non fare breccia nel cuore della Regione.

Il nuovo comitato intende inoltre formulare delle proposte concrete e dei progetti, frutto di studi già in atto, che riguardano l‘assetto ferroviario e l’integrazione gomma-rotaia su cui ieri si sono appuntate critiche severe riguardo l’approssimazione con cui viene affrontato questo aspetto fondamentale della mobilità e il discusso ruolo di Dolomitibus sul quale si è soffermato più di qualche intervento, anche in relazione all’emendamento di Reolon bocciato in Regione.

L’attenzione principale è comunque rivolta alla tratta cadorina a rischio. In attesa che passino i quattro mesi stimati come necessari a sistemare la galleria e valutare gli sviluppi, il confronto e le iniziative passano anche per i portali dedicati, i siti dei comitati, delle associazioni e le pagine facebook.

Ezio Franceschini

link articolo

 

Confindustria contro la Regione: «Il trasporto integrato tra gomma e rotaia è indispensabile per lo sviluppo del turismo»

BELLUNO. «Una ferrovia tutta bellunese è fondamentale per lo sviluppo turistico di questa provincia». Nel palazzo di Confindustria c’è rabbia dopo la bocciatura dell’emendamento Reolon da parte del consiglio regionale. Una sorta di tradimento alla tanto sbandierata specificità della provincia sancita dallo Statuto regionale. Un articolo che poche volte viene tradotto in realtà da chi di dovere: «Ci sono prove e controprove circa l’importanza del servizio di trasporto pubblico integrato in zone di montagna», spiega Sandro Da Rold, membro della giunta esecutiva degli industriali bellunesi, con delega al turismo e alla mobilità.

«Come Confindustria Belluno Dolomiti, quattro anni fa abbiamo presentato uno studio di fattibilità per una linea ferroviaria tutta bellunese, pensata per il trasporto dei pendolari e per portare in montagna migliaia di turisti».

Per tale studio, Confindustria ha preso come punti di riferimento due linee che danno ottimi risultati, la Trento-Malè e la Malles-Val Venosta, che ha chiuso il 2013 con quatro milioni di passaggi: «Lo studio effettuato dalla Ibv Husler», spiega Da Rold, «ha documentato le grandi potenzialità attrattive della linea bellunese, quindi spiace il no del consiglio regionale all’emendamento Reolon. La nostra ferrovia deve avere una sua specificità montana; per avere un futuro deve essere integrata al trasporto su gomma e per fare ciò è necessario che gomma e ferro siano gestite dallo stesso operatore. Spero che i sindaci, Massaro in primis, si facciamo sentire. Come Confindustria», aggiunge Da Rold, sostenuto dal direttore Marco Melchiori, «andremo a bussare in Regione. Vogliamo capire chi ha detto no allo scorporo della tratta bellunese dalla gara regionale per il trasporto ferroviario. No, nessuna vendetta, ma dovranno dirci il perché del loro voto».

«È importante che Confindustria sia con noi in questa battaglia». Parole del sindaco Massaro, che non ha ancora perso la speranza di avere una linea ferroviaria tutta bellunese: «È vero, il voto del consiglio regionale è stato negativo, ma è stato importante aprire la discussione politica in merito a questo punto. Nei giorni scorsi ho sentito il governatore Zaia e prossimamente lo incontrerò per consegnargli una relazione con le necessità della provincia di Belluno in materia di trasporto. Farò l’impossibile per fare capire al governatore che quella legata al trasporto integrato è un’opportunità che la nostra provincia non può farsi sfuggire. Noi non siamo la pianura; in montagna bus e treni non stanno in piedi se scollegati e lo studio ordinato da Confindustria quattro anni fa testimonia il tutto».

A giorni Massaro incontrerà anche i soci di Deutsche Bahn, l’azienda tedesca interessata a gestire la ferrovia della montagna bellunese: «E spero che poi vadano a Venezia per parlare con Zaia», commenta il sindaco, che conclude sottolineando l’importanza di una linea integrata tra bus, treno e piste ciclabili: «Dietro la mobilità sostenibile si celano svariati contributi europei. Starà a noi riuscire a intercettarli».

Francesco Saltini

link articolo

 

emendamento reolon

Chisso: «Ecco perché ha detto di no»

BELLUNO. «Ho votato contro l’emendamento che prevedeva una gara a se stante per il servizio ferroviario nel bellunese e voglio spiegare il perché». L’assessore Renato Chisso va dritto sul tema e spiega i motivi che ha portato alla bocciatura del cosiddetto “emendamento Reolon”: «Capisco, condivido e sostengo le esigenze di autonomia dei bellunesi», afferma, «ma chi fa seriamente politica deve anche tenere i piedi ben saldi in terra, evitando che le buone intenzioni diventino cattive soluzioni. Tutti sanno che sono un sostenitore della liberalizzazione del sistema del trasporto pubblico, non solo regionale, e ricordo che il Veneto è stata l’unica regione ad assegnare con gara europea parte del proprio servizio ferroviario, una decina di anni fa. Vinse Trenitalia, e ottenemmo interessanti vantaggi economici, salvo poi dover ritornare al contratto di servizio ordinario per avere dallo Stato qualche soldo in più per il trasporto pubblico, proprietario delle ferrovie».

«Ed è questo il punto: al di là delle sigle, l’intero sistema ferroviario italiano fa capo a Ferrovie dello Stato, che è di proprietà del ministero delle Finanze e gestisce con società diverse il trasporto passeggeri e merci, le infrastrutture e qualche decina di altre spa. Quando la proprietà del servizio è di fatto la stessa dei binari, l’effetto immediato, più volte ribadito, alla notizia di voler andare in gara è: “In attesa di vedere come va a finire io, Ferrovie dello Stato, non investo più. E magari poi mi tengo i treni che oggi corrono su quei binari”. Nel Bellunese, che di investimenti ne ha bisogno sempre, vedi il caso della Calalzo – Ponte nelle Alpi, è un rischio che non voglio far correre ai cittadini».

«Ma c’è un’altra questione oggettiva da sapere e riguarda i costi. Lo si voglia o no, le linee bellunesi non sono tecnicamente produttive e per far funzionare i treni: o si hanno risorse pubbliche a iosa, che non ci sono perché non ci vengono trasferite, o si devono aumentare le tariffe. È un peso che non voglio far gravare sui bellunesi, mentre oggi riusciamo a diluirlo dentro il contratto di servizio regionale».

link articolo

 

Mogliano. Linea per Trieste

MOGLIANO – Carola Arena, candidato sindaco del centro sinistra, in questi giorni, è ingessata per un piccolo incidente domestico al piede. Ma la sua corsa verso il voto di maggio e le sue battaglie politiche non si sono certo arrestate. L’esponente Pd, ieri, è tornata ad incalzare la Regione e l’amministrazione comunale sui disagi relativi ai pendolari. Il “casus belli” è offerto dall’ultima presa di posizione dell’assessore regionale alla mobilità Chisso, che, in una nota, ha voluto ribadire i benefici introdotti per i pendolari grazie all’orario cadenzato e precisare che la riforma del servizio ha comportato un aumento delle corse disponibili.

«Ormai l’assessore Chisso ripete sempre la stessa filastrocca », dice Arena, «Il servizio non c’è ed è del tutto inutile che ad ogni episodio più eclatante rispetto alla quotidiana precarietà, la Regione si senta in dovere di dire che tutto va bene, che si tratta di problemi circoscritti, che i treni sono aumentati e che chi si lamenta lo fa soltanto per mettersi in mostra».

«I problemi», continua Carola Arena, che a gennaio ha promosso una raccolta firme tra i pendolari «ci sono tutti e a Mogliano li patiamo in maniera assolutamente rilevante soprattutto per ciò che concerne le corse dei lavoratori della mattina presto e della sera dopo le 23. È imbarazzante, poi, costatare come nessuno dei pezzi di centrodestra della maggioranza uscente, si preoccupi di rappresentare i disagi di lavoratori e studenti presso i propri referenti politici in Regione. Sentir parlare», conclude la candidata sindaco, «di Metropolitana di superficie, oggi, appare ormai surreale: la Regione fa questi annunci mentre da anni tira a campare lasciando i pendolari a piedi o costringendoli a viaggiare in condizioni assolutamente disagevoli ».

Matteo Marcon

 

I sindaci di Salzano e Spinea tornano alla carica dopo i disservizi di martedì

SALZANO-SPINEA – «Modifiche all’orario ferroviario a partire dal mese di aprile».  A chiederle sono ancora una volta i sindaci di Salzano e Spinea, Alessandro Quaresimin e Silvano Checchin, spinti da centinaia di pendolari furiosi per il nuovo orario avviato a dicembre. Da gennaio Quaresimin chiede un incontro all’assessore Renato Chisso e agli altri referenti regionali, risposte concrete non sono ancora arrivate e allora nei giorni scorsi è tornato alla carica con una nuova mail inviata anche all’ingegnere regionale Domenico Menna e al dirigente Bruno Carli. Spinto da studenti e lavoratori, alla vigilia di Natale Quaresimin ha spedito a Regione e Trenitalia un documento con una proposta di riorganizzazione degli orari sulla linea Venezia-Bassano.

«La riorganizzazione prevede un maggior numero di corse tra le 7 e le 8 del mattino, ma i pendolari invocano più treni anche al sabato e nel periodo delle vacanze scolastiche. Non chiediamo un aumento di convogli, solo alcune variazioni d’orario» spiega Quaresimin.

Nei mesi scorsi Regione e Trenitalia hanno fatto sapere che, per motivi di organizzazione, le variazioni d’orario sarebbero possibili solo da aprile. La prossima settimana sarà decisiva, un miglioramento degli orari è chiesto a gran voce anche dalle associazioni di categoria. «Condividiamo la richiesta partita da Salzano – aggiunge il sindaco di Spinea -. Il Miranese è un’area molto ricca di pendolari, non si può più aspettare».

(g.pip.)

 

Nuova Venezia – Cancellati i treni dei pendolari

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

19

mar

2014

Guasto sulla linea Venezia-Bassano. Mattina d’inferno

Un guasto manda in tilt oltre 20 treni

Altra mattinata difficile per i pendolari della linea Venezia-Bassano: sei convogli cancellati e 14 hanno subito ritardi

Il problema si è verificato all’alba a Castello di Godego. La circolazione normale dopo mezzogiorno.

NOALE – Altra mattinata difficile ieri per chi si è mosso in treno sulla Venezia- Castelfranco-Bassano. Una scena vista già altre volte: l’ultima non più tardi di venerdì scorso. I problemi sonostati causati da un guasto al sistema di distanziamento dei convogli fra le stazioni di Castello di Godego e di Castelfranco, nel Trevigiano. A rimetterci migliaia di pendolari, con 24 treni regionali coinvolti che hanno causato ritardi anche di oltre sessanta minuti. Per quasi tutta la mattina, gli utenti di uno dei tratti più trafficati d’Italia a binario unico hanno dovuto armarsi di pazienza o studiare delle alternative per raggiungere gli uffici e le scuole. Il bilancio di Rete ferroviaria italiana (Rfi) parla di 14 convogli che hanno subito ritardi, sei treni non hanno proprio viaggiato e altri quattro hanno coperto solo parte del percorso. Interessati centinaia di passeggeri del Miranese, con le stazioni di Spinea, Maerne, Salzano e Noale. E dall’inizio dell’anno, la storia si è ripetuta più di una volta. Caos verso Venezia. Che non fosse una mattina facile, lo si è capito sin dalle prime luci dell’alba, quando il treno 5700 è arrivato a Castelfranco con 10 minuti di ritardo, alle 6.36 anziché le 6.26. Di lì a poco, la situazione ha iniziato ad aggravarsi. Così, per Venezia Santa Lucia, il regionale 5701 ha accumulato 31 minuti di ritardo, 38 per la corsa successiva, la numero 5703, addirittura un’ora e mezza per il 5705 da Bassano, 26 minuti per il 5711, un’ora e 10 minuti per il 5713, mentre il regionale 5717 è arrivato a Mestre con un ritardo di 40 minuti, ma non ha proseguito la corsa per Venezia. Problemi anche per il treno 5721, che sarebbe dovuto partire da Bassano alle 10.25malo ha fatto con 33 minuti di ritardo ed è arrivato a Venezia 38 minuti dopo. CaosdaVeneziaeMestre.Anche per chi doveva andare a Castelfranco, sede di molte scuole, e Bassano, non è stato semplice. Anzi. I ritardi sono stati notevoli, partendo dal regionale 5706 per la città vicentina, arrivato 38 minuti dopo. Quello successivo, per Castelfranco, ha viaggiato con 22 minuti di ritardo, il 5714 da Venezia a Bassano con 44 minuti, 20 quelli accumulati, invece, per il treno 5716. Non è andata meglio per chi da Santa Lucia doveva andare a Bassano alle 11.56 prendendo il regionale 5726: nella città vicentina ci è arrivato 53 minuti dopo. Soppressioni.Molti utenti si sono trovati a terra o il tragitto del loro convoglio non è stato completato. Questo ha riguardato i casi dei regionali 5709 da Castelfranco (partenza ore 7.25), il 5710 cancellato da Venezia a Castelfranco e che ha effettuato solo il tratto dalla città trevigiana a Bassano. Niente da fare per i treni 5718 e il 5725, mentre il numero 5722 è partito da Mestre per Bassano e non da Venezia come previsto. Problemi a non finire. Anche lunedì ci sono stati degli inconvenienti, stavolta sulla Treviso- Venezia. Il treno delle 9.25, mentre quello delle 9.07 è stato soppresso. Inoltre i monitor della stazione di Treviso accusavano dei problemi. Questo sta a significare che la vita dei pendolari è sempre più dura.

Alessandro Ragazzo

 

la rabbia corre sul web «Siamo stufi di questi disservizi»

La gente non ne può più: cancellate perfino le navette sostitutive

NOALE – La rabbia dei pendolari si fa sentire anche questa volta. Il 2014 si è già portato via diverse giornate di disagi; oltre al guasto della scorsa settimana tra Piombino Dese e Castelfranco, a febbraio sono state abbattute le sbarre di Noale, con l’intera tratta da e per Bassano rimasta bloccata per una mattina, con ritardi anche di un’ora e passeggeri costretti a salire sugli autobus e o farsi accompagnare per arrivare a destinazione.

«È ora di dire basta», dice una donna al telefono, «perché addirittura neppure si mettono le comunicazioni nel monitor. Sono stanca di continuare a segnare ore di lavoro perse che poi mi vanno a scalare i giorni di ferie. Ma è giusta una cosa simile?Ma che servizio è questo? Se lo avessi saputo, sarei andata in ufficio in macchina».

E i commenti dei pendolari si sono letti anche nei social network. Nel gruppo «Pendolari Salzano-Robegano» di Facebook e Twitter sono corse le notizie nel corso della mattinata, informando come i treni dopo mezzogiorno avessero ripreso il normale orario mentre «hanno cancellato la navetta delle 12.54». E poi ancora «Altra mattinata da dimenticare», si legge in un altro commento «dove tutti i treni hanno subito pesanti ritardi anche di 92 minuti (solo il 5707 per Venezia delle 7.31 è arrivato regolarmente a destinazione). Cancellate le navette delle 6.48 e 7.48. E la situazione è ancora critica. Non si sa al momento il motivo. Forse la nebbia?! Qualcuno sa la causa? . Comunque le navette per Venezia delle 9.48 e 10.48 sono state cancellate e ritardi e cancellazioni ci sono anche da Venezia verso Salzano.

(a.rag.)

 

SULLA LINEA VENEZIA-PORTOGRUARO

Solo caos con l’orario cadenzato

Il comitato di Quarto ha presentato un esposto alla magistratura

QUARTO D’ALTINO – Tutti contro il nuovo orario cadenzato. Se per alcune tratte del Veneto il cadenzamento, introdotto il 15 dicembre, ha portato benefici con l’aumento dei collegamenti, la linea Venezia-Portogruaro è quella che ha subito indubbiamente le maggiori penalizzazioni. Non a caso è su questa tratta che si sono concentrate le proteste dei viaggiatori, riuniti negli attivissimi comitati pendolari di Quarto d’Altino e del Veneto Orientale.

Affiancati da Legambiente, qualche settimana fa, i comitati hanno anche presentato un esposto alla magistratura, ricostruendo la battaglia condotta negli ultimi mesi e le problematiche causate dal nuovo orario cadenzato che, secondo i pendolari, concentra eccessivamente il servizio in alcune fasce orarie, lasciandone scoperte molte altre. I pendolari, in particolare, lamentano difficoltà per i lavoratori turnisti, a causa della rimodulazione dei servizi con il taglio dei collegamenti tra le 22 e le 6 del mattino, ma anche per la drastica riduzione dei collegamenti di sabato e nei giorni festivi. Senza contare le proteste suscitate dai nuovi regionali lenti Portogruaro-Mestre che, attestandosi al «binario giardino», costringono chi deve andare a Venezia a fare le corse per non perdere la coincidenza. A fianco dei pendolari, scesi anche in piazza, si sono schierati pure i sindaci dei Comuni attraversati dalla tratta ferroviaria, che più volte hanno incontrato l’assessore Chisso. Ma il ripristino di alcuni dei collegamenti, richiesti a gran voce dai pendolari,per il momento, è rimasto solo negli annunci sulla carta.

 

LA LINEA VENEZIA-UDINE – Carrozze sempre sovraffollate e sporche

MOGLIANO – Ritardi e guasti sempre più frequenti, soppressioni, ma soprattutto il sovraffollamento dei convogli, con i viaggiatori costretti a viaggiare in piedi in alcune delle ore di punta, anche a causa dell’impiego di materiale rotabile non sufficientemente capiente.

Ecco le problematiche che assillano le migliaia di pendolari che ogni giorno si spostano lungo la tratta Udine-Treviso-Venezia,una delle più frequentate del Veneto dopo la Padova-Venezia. Si tratta di problemi che si trascinano ormai da anni, a cui si sono aggiunti per i pendolari i disagi dovuti all’introduzione dell’orario cadenzato. Su quest’ultimo fronte, le proteste maggiori hanno riguardato la soppressione dei convogli a tarda sera, in particolare del regionale in partenza da Venezia Santa Lucia alle 23.56, per il cui mantenimento erano state raccolte oltre mille firme. Uno dei problemi che si trascina da più tempo, sulla Treviso-Venezia, è quello del sovraffollamento di alcuni convogli, in particolare nelle ore di punta per i pendolari. In passato non sono mancate le denunce da parte dei viaggiatori, con dossier fotografici sui convogli in cui gli utenti sono costretti a viaggiare stipati. Né sono mancate anche proteste clamorose, con tanto di occupazioni dei binari, frutto dell’esasperazione dei pendolari anche per i continui ritardi.

(g.mon.)

 

Appello al presidente Zaia: costerebbe la metà di quanto indicato

CHIOGGIA  «Chioggia snobbata dalla Regione, è giunta l’ora che i nostri i consiglieri regionali pretendano dal presidente della regione Luca Zaia il rispetto dovuto alla sesta città del Veneto».

Punta i piedi il comitato promotore per la legge speciale regionale a favore di Chioggia, in seguito al rifiuto della Regione di partecipare all’incontro pubblico per presentare lo studio di fattibilità della nuova ferrovia, programmato per il 21 marzo.

Dopo che l’assessore regionale alla mobilità, Renato Chisso, si era espresso contro il progetto della nuova ferrovia, adducendone a giustificazione la sua esosità, il comitato non ci sta e dà battaglia.

«La Regione, per annullare l’incontro», spiega l’avvocato, «ha addotto il pretesto che la presentazione dello studio potrà essere tenuta in considerazione solo avendo come unico interlocutore un ente pubblico. A nulla è valsa la considerazione che l’iniziativa è sempre stata condotta in stretta collaborazione con il Comune. La decisione della Regione fa in realtà seguito alla diffusione della nostra lettera aperta a Chisso in cui contestavamo i suoi dati».

Chisso sostiene infatti che la ferrovia fino a Padova e Venezia costa un miliardo, con rientro dei biglietti del 10% del costo, ma- secondo il comitato – i dati dei progettisti dello studio di fattibilità indicano un possibile costo di meno della metà, con rientro dei biglietti quasi del 50%.

«Dobbiamo ritenere», conclude Boscolo, «che l’assessore abbia timore del confronto pubblico sui dati provenienti dai suoi uffici».

Andrea Varagnolo

 

La stazione di Montebelluna ieri pomeriggio al centro dell’ennesimo disservizio per pendolari e studenti Montebelluna

Treni a pezzi: dal ritardo alla beffa

Cancellata la corsa per Padova, gli studenti dirottano su Treviso ma devono scendere: altro guasto

Giornata da incubo per gli studenti e i pendolari che ieri, alle 12.10, avrebbero dovuto prendere il treno proveniente da Belluno per recarsi all’Università di Padova. Dopo i contrattempi del giorno prima, quando erano stati registrati ritardi superiori ai 55 minuti per motivi non del tutto chiariti, ieri gli studenti, una volta giunti alla stazione ferroviaria di Montebelluna, sono stati raggelati dal display: la loro corsa era stata cancellata per un danno meccanico del treno proveniente da Belluno, rimasto miseramente fermo sui binari.

Gli studenti, tuttavia, avevano in alternativa la possibilità di poter usufruire della tratta alternativa per Treviso con susseguente coincidenza per Padova. Una volta timbrati gli abbonamenti e saliti sul treno diretto a Treviso, i pendolari, per lo più studenti, sono stati nuovamente beffati.

«Una donna addetta ai controlli del biglietto -racconta una delle vittime dell’ennesimo disservizio- ci ha invitati a scendere dalle vetture in quanto anche questo treno aveva problemi tecnici e pertanto non poteva muoversi. Con grande rabbia siamo scesi, costretti ad aspettare il treno successivo proveniente da Belluno previsto per le 14.10, quando a Montebelluna sarebbe invece transitato alle 14.22. Molti di noi hanno perso lezioni fondamentali, ma sicuramente non verremo risarciti. La cosa più preoccupante è che noi pendolari continuiamo a pagare l’abbonamento (il mio ammonta a 58.60 euro) mentre il servizio che ci viene offerto non è assolutamente adeguato. Senza contare il sovraffollamento dei vagoni. Per noi pendolari costretti ad usare il treno i problemi continuano ad aumentare con ulteriori danni economici che aggravano il bilancio economico delle nostre famiglie».

Da rilevare che il guasto di ieri mattina tra Belluno e Montebelluna ha appiedato anche una colorita comitiva di bambini dell’asilo Sanguinazzi di Feltre che aveva programmato una gita a Bribano: la loro prima esperienza di viaggiatori è naufragata miseramente nel viaggio di ritorno, costretti a scendere e a proseguire verso Feltre solo grazie alla sensibilità di un autista della Dolomitibus.

 

LA PROTESTA – Sbarre abbassate, città paralizzata: anche il sindaco esige spiegazioni

MONTEBELLUNA – Sbarre abbassate e città paralizzata: il sindaco è sul piede di guerra. In un primo momento aveva annunciato una diffida alle Ferrovie dello stato, poi è prevalso l’animo pacifico di Marzio Favero, che ha deciso di limitarsi, per ora, a scrivere in Regione e alle Ferrovie chiedendo un incontro urgente.

Ieri mattina, infatti, il problema dell’abbassamento a oltranza, per un guasto meccanico a una motrice, delle sbarre del passaggio a livello di via Piave ha determinato code e ingorghi, in particolare in via Gazie e in via Galilei. Sbarre giù dalle 8.10 alle 8.25, ma molto di più c’è voluto per smaltire le lunghe code.

«Già da tempo -dice Favero- i cittadini si vanno lamentando dei tempi d’attesa al passaggio a livello. Ma questa mattina le cose sono andate addirittura peggio del solito. Le code generate dal passaggio a livello si sono estese per chilometri, generando inesorabilmente inversioni a U e riversamento su vie laterali. Le code sono arrivate oltre i Pilastroni e fino al sottopasso ferroviario dalla strada provinciale 100».

Sulla questione Favero si era già mosso, ma non è bastato. «Assieme agli altri sindaci -aggiunge Favero- ho sottoscritto un documento per segnalare all’assessore regionale Chisso il perdurare di una situazione di disagio che, però, ormai, pare addirittura aggravarsi, anche al passaggio a livello di San Gaetano».

Secondo il sindaco, invece, la situazione potrebbe migliorare con una razionalizzazione delle centraline in attesa che sia realizzato il sottopasso ferroviario. «Mi chiedo -conclude- se siano sempre dell’avviso che non serve coloro che mi attaccarono un anno e mezzo fa».

Laura Bon

 

TRENI E DISAGI » I DIFETTI DELL’ORARIO CADENZATO

Disavventura tra sabato e ieri: una trentina di viaggiatori e pendolari attende oltre un’ora alle stazioni di Venezia e Mestre

I due autobus sostitutivi diretti a Portogruaro sono arrivati a Mestre già pieni e così viaggiatori e pendolari in attesa sul piazzale della stazione sono stati costretti a rimanere a terra. In tutto una trentina di persone, tra coloro che sono stati lasciati a terra a Mestre e chi sembra non abbia trovato posto neppure in partenza da piazzale Roma. Il Carnevale è ormai alle spalle, ma continuano i disagi per i pendolari costretti a usare gli autobus in sostituzione dei treni notturni, cancellati dall’introduzione dell’orario cadenzato. L’ultimo pesante disservizio si è verificato nella notte tra sabato e ieri. A denunciare quanto è accaduto sono i Comitati pendolari del Veneto Orientale e di Quarto d’Altino. A loro, tramite posta elettronica e sul profilo Facebook, sono arrivate già nella notte le segnalazioni dei viaggiatori inviperiti. I problemi hanno riguardato sia l’autobus sostitutivo VE801, che passa da Mestre alle 23.24, che il VE803, in transito alle 0.35. Secondo le testimonianze raccolte, ad attendere il primo bus, giunto con un po’ di ritardo, c’erano non più di 5 persone. Eppure per nessuna di loro è stato possibile salire, perché l’autobus sostitutivo (un pulmino da circa 25 posti) è arrivato da Venezia già al completo. Di fronte all’impossibilità di accogliere viaggiatori in piedi per motivi di sicurezza, l’autista avrebbe gentilmente chiesto alle persone a terra di attendere per trequarti d’ora l’arrivo del pullman successivo, di capienza doppia. «Attendiamo quindi fiduciosi il pullman successivo, che finalmente arriva a mezzanotte e mezzo», racconta un testimone, residente a San Donà. «Ad aspettarlo siamo circa una ventina di persone». Tra i viaggiatori in attesa, c’è anche un giovane che, dopo aver atteso invano il passaggio a Carpenedo del primo autobus, è riuscito a raggiungere la stazione di Mestre, nella speranza di prendere il bus delle 0.35. È lui stesso a raccontare su Facebook la disavventura: «Il pullman delle 0.35, da 50 posti circa, è pieno. Scendono due persone e l’autista, il quale comunica che ci sono solo due posti e gli altri devono attendere un pullman di rinforzo in arrivo in circa 10 minuti», racconta il primo testimone. «Inutile dire che dopo un’ora nessun pullman è passato. Da alcuni ragazzi siamo venuti a conoscenza che a Venezia c’era un’altra quindicina di persone ad attendere il pullman di rinforzo». Alcuni pendolari, secondo le testimonianze, si sono rivolti alla polizia ferroviaria, ricevendo, dopo le necessarie verifiche, la conferma che non era previsto alcun pullman di rinforzo. Appiedati in piena notte, ai pendolari diretti nel Veneto Orientale non è rimasto che cercare un modo alternativo per tornare a casa, facendosi venire a prendere da parenti e amici. Ma qualcuno avrebbe atteso in stazione fino ai primi treni del mattino, l’Intercity delle 5.50 (partito peraltro alle 6.27 con mezz’ora di ritardo) e il Regionale Veloce delle 6.53.

Giovanni Monforte

 

I COMITATI

«Va ripristinata ogni giorno la corsa delle 0,21 da Venezia» 

«È necessario il ripristino del treno delle 0.21 da Venezia il prima possibile, con la garanzia che circoli tutti i giorni dell’anno». I Comitati pendolari del Veneto Orientale e di Quarto d’Altino lo vanno ripetendo già da quando, a inizio dicembre, si seppe che i treni notturni sarebbero stati cancellati con l’introduzione dell’orario cadenzato. E adesso, dopo quanto accaduto l’altra notte, rinnovano la richiesta.

«Situazioni di collasso si verificano proprio il sabato sera, in quanto ai pendolari si aggiungono anche ragazzi e turisti che vanno a Venezia per passare la serata. È chiaro che non è una situazione che può ripetersi ogni sabato», ribadiscono i comitati, «deve essere affrontata e risolta dall’assessore Chisso, che da troppi mesi promette, promette, ma di fatti concreti non se ne vedono».

Eppure i comitati, insieme a Legambiente Veneto Orientale, hanno anche presentato nelle scorse settimane un esposto alla magistratura, contro i disservizi patiti dall’introduzione dell’orario cadenzato.

«È necessario che l’opinione pubblica, i sindaci e gli amministratori del territorio si rendano conto della gravità e del perdurare della situazione, poiché coinvolge direttamente loro cittadini», aggiungono i pendolari.

I comitati chiedono anche che Trenitalia si attrezzi per affrontare le situazioni di emergenza come quella dell’altra notte. «Tutti quelli che hanno pagato un biglietto o l’abbonamento devono vedersi garantita la possibilità di rientro con il mezzo, se questo è previsto», concludono i comitati, «deve pertanto esserci una soluzione alternativa in tempo reale per far fronte a situazioni di questa gravità».

Nell’ultimo tavolo di confronto con i sindaci e gli amministratori locali, l’assessore Chisso aveva annunciato la reintroduzione di alcuni dei convogli soppressi. Ma per il momento restano i tanto discussi autobus sostitutivi.

(g.mon.)

 

Gazzettino – Pendolari “abbandonati” in stazione

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

10

mar

2014

MESTRE – La denuncia: «Ci avevano garantito un’altra corsa, ma in realtà non c’era». E c’è chi ha dormito nello scalo

Bus sostitutivi per San Donà ancora strapieni: sabato notte decine di persone rimaste a terra. Chisso: «Inaudito»

POLEMICA – L’assessore regionale ai Trasporti Renato Chisso accusa Trenitalia per i continui disagi subiti dai pendolari

PRIMO SABATO DI CARNEVALE – Era già successo 15 giorni fa. Lo stesso inconveniente era avvenuto il 16 febbraio, primo sabato di Carnevale. Anche allora i pendolari non riuscirono a salire sul bus sostitutivo del treno delle 0.20 per San Donà già strapieno e furono costretti ad arrangiarsi.

DOPO MEZZANOTTE – Costretti a passare la notte in panchina o a trovare ospitalità da amici e parenti

BEFFATI  «C’è un’altra corsa»: ma in realtà non era prevista

DISSERVIZI – Sabato notte in 35 non sono riusciti a salire sul mezzo sostitutivo per San Donà

Bus pieno, pendolari ancora a piedi

DISAGI – Ancora proteste dei pensolari: sabato notte non sono riusciti a raggiungere S.Donà

Ennesimo sabato notte a piedi per i pendolari. Per tornare da Venezia a San Donà gli autobus sostitutivi erano pieni e un autista ha ingannato i turnisti. Circa 35 persone abbandonate all’addiaccio in stazione a Mestre, che hanno dovuto contattare familiari ed amici per chiedere un tetto dove passare la notte o un trasporto fino a casa. A denunciare il disservizio e il comportamento del conducente sono i Comitati del Pendolari del Veneto Orientale e di Quarto d’Altino, su tutte le furie perché «la questione deve essere risolta dall’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso che da troppi mesi fa solo promesse. È necessario il ripristino del treno delle 0.21 da Venezia prima possibile con la garanzia che circoli tutti i giorni». A rimanere appiedato come altre 20 persone davanti alla stazione ferroviaria di Mestre è stato Nicola Nucera di San Donà che ha tentato di tornate con gli autobus sostitutivi delle 23.24 e 00.35.

«L’autista della corsa delle 23.24 ha spiegato che il bus da 25 posti era completo – si sfoga Nucera- non poteva imbarcare nessuno perché non si può viaggiare in piedi, ma dopo 45 minuti sarebbe passato un pullman più grande».

Ma anche il pullman da 50 posti era pieno. Ad attendere c’erano 20 persone, tra cui un giovane Carlo Simonetto, di San Stino, fattosi portare a Mestre poiché il bus non era passato a Carpenedo dove lo aspettava.

«L’autista del secondo bus ci ha spiegato che c’erano solo 2 posti – continua Nucera – gli altri dovevano attendere un pullman di rinforzo in arrivo dopo 10 minuti. Alcuni ragazzi sono saliti, ma l’autista in malo modo ha cercato di farli scendere, assicurando l’arrivo del bus seguente. Ma dopo un’ora niente. Abbiamo saputo che a Venezia c’erano altre 15 persone. Una volta allertata, la Polizia Ferroviaria ci ha informato che il pullman di rinforzo non era in realtà previsto. C’è chi è andato in stazione a stendersi su una panchina fino al mattino, poiché il primo treno per San Donà è alle 6.53, invece che alle 5.25 in servizio da lunedì al venerdì. Qualche altro si è seduto ed ha atteso invano per ore, chi ha deciso che per scaldarsi era meglio camminare. I più fortunati sono stati ospitati da amici o si sono fatti venire a prendere. Il messaggio è chiaro: usate i mezzi privati».

I pendolari rimasti a terra hanno presentato reclamo contro Trenitalia per il pesante disservizio subito, mentre per i Comitati dei Pendolari «non è ammissibile che l’autista inganni la gente solo per poter proseguire il viaggio, per chi paga un biglietto o un abbonamento deve essere garantito il rientro. Ed è necessario che sindaci ed amministratori si rendano conto della gravità della situazione».

Davide De Bortoli

 

LE REAZIONI – L’assessore regionale accusa Trenitalia: «La corsa era prevista ne dovrà rispondere»

La rabbia di Chisso: «Fatto di una gravità assoluta»

«Il fatto è di una gravità inaudita. Non so se la colpa sia dell’autista dell’autobus, che ha raccontato una bugia ai pendolari o se sia di Trenitalia che offre l’ennesima dimostrazione di inefficienza. Quel che so per certo, però, è che è intollerabile che succeda una cosa del genere. La corsa bis è prevista e, se non c’era, Trenitalia dovrà rispondere anche di questo». Così l’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso, a proposito dell’ennesimo “pasticcio” creato da Trenitalia che ha lasciato a terra 35 pendolari all’una di notte e fino all’alba. Non è chiaro se l’autista abbia detto in buona fede che c’era il bis o se sapesse che non c’era, fatto sta che è incredibile – ragiona Chisso – che non ci sia un minimo di attenzione da parte di Trenitalia per le esigenze dei pendolari. «Forse un colpo di telefono l’autista lo poteva fare, no? Quando si vedono tante persone in difficoltà, che sai saranno costrette a dormire in stazione, forse un po’ di attenzione, anche se non è previsto dal regolamento… Comunque io non ho l’intenzione di mollare l’osso e, appena approvato il Bilancio della Regione, ricominceremo gli incontri con i Comuni per trovare una soluzione. Si inizia dal bellunese e poi a seguire tutti gli altri, ovviamente senza dimenticare la zona di San Donà. Dico dopo il Bilancio perchè in questo momento è più importante lavorare per recuperare e mettere in campo risorse aggiuntive e, comunque, a breve chiuderemo questa partita una volta per tutte. Mi si deve dare atto di non aver fatto mai sconti a Trenitalia e questo episodio dimostra non la criticità del sistema, ma della gestione da parte di Trenitalia.»

(m.dia.)

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui